Sì come sa di sale
-
- Messaggi: 24
Sì come sa di sale
Stefania staccò gli occhi dal microscopio. Era stanca, avvolta dal buio e dal silenzio del laboratorio. Aveva spento le luci, concedendosi solo la lampada sul suo bancone. Nel cono di luce vetrini istologici, una tazza, articoli stampati ed il PC. L’orologio segnava mezzanotte e tre quarti. Stefania si rimise ad osservare il campione. Era buono. L’ippocampo del topo era ben marcato. La fluorescenza era forte. Stefania segnò in verde sugli appunti l’animale numero 4. Restavano altri 6 vetrini. Poi sarebbe toccato al gruppo trattato con il farmaco. Altri 10 animali. Con un sospiro, Stefania riavvicinò gli occhi al microscopio. L’ammazzatopi.
Era il nomignolo che le dava Valeria. A volte sua sorella scherzava perchè non sapeva cosa dirle. La brava Valeria, rimasta a Bologna, al telefono con la strana Stefania dall’altra parte del mondo. Chissà cosa faceva la sua sorellina adesso. La perfetta Valeria, con la vita che i genitori si aspettano dalle loro figlie. Forse guardava un film con Marco sul divano … anzi no, a Bologna era appena tardo pomeriggio.
Pazienza.
Ciò che importava ora era l’animale 5. Mentre fissava negli oculari, Stefania sentì i fuochi d’artificio. Era la festa del Gnagnan. Ovviamente non era quello il nome. Era lì da due anni e ancora non riusciva ad ingranare con la lingua del posto. E tutto sommato chissenefrega, visto che tra due settimane avrebbe dovuto attraversare un altro oceano per ricominciare a lavorare altrove. Tutto da capo. Tutto di nuovo. Ma almeno non ci sarebbero state tutte quelle maledette spezie nel cibo. Certo, non sarà mai come l’Italia, ma forse si sarebbe mangiato meglio. Le mancava casa.
“Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui”
Le parole della Divina commedia ogni tanto le mulinavano in testa come un mantra. Stefania era convinta che fosse una valvola di sfogo del suo cervello. Come un criceto che corre sulla ruota.
Campione dell’animale 6. Questo era bruttino. Non lo poteva usare per la pubblicazione. Per fortuna il campione 4 era buono. Non poteva permettersi di ripetere l’esperimento prima di partire per gli USA. Non ne avrebbe avuto il tempo. Bisognava concludere. A volte la ricerca ha fretta.
“Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui”
Quella sera il suo cervello voleva correre via da un incontro inaspettato dai pensieri conseguenti. Quella mattina, andando al laboratorio era incappata in una persona che mai avrebbe pensato di incontrare lì. Un ragazzo incontrato anni prima ad un paio di congressi. Un bel tipo, piacevole parlarci, divertente farci giusto un pensiero. Nulla di più. Lui era una di quelle persone sfiorate. Un incontro che avrebbe significato forse qualcosa, se in quel momento però non ci fosse stato qualcosa che significava ben di più. All’epoca infatti, Stefania aveva Paolo.
Paolo che da Bologna l’aveva seguita a Milano per il dottorato. Che l’aveva aspettata mentre lei lavorava a Berlino… che poi l’aveva raggiunta a Londra. Il sognatore che aveva trovato un buon lavoro a Bologna, a casa, e che stava cercando un appartamento per loro due, per il futuro, mentre Stefania era a Dublino.
Paolo che però ad un certo punto non l’aveva più aspettata. Senza grida, senza rabbia, con tristezza lui l’aveva lasciata sfilare via. La ragazza di cui e con cui sognava, pensava cose diverse da ciò che lui sentiva. Stefania cercava traguardi in cui lui non sperava. Senza vere colpe, forse, si erano salutati. Paolo stava cercando di andare avanti. Di costruire finalmente la vita che voleva.
Stefania osservava il campione numero 7. Non male. Segno verde sugli appunti. La fluorescenza era annebbiata. L’ippocampo sembrava liquido attaverso l’oculare. La ricercatrice ricacciò le lacrime. E’ lo stress. Si disse.
Tolse un guanto e si asciugò la guancia. Stavolta non sarebbe ricaduta nel pozzo. Quello che la inghiottiva quando si svegliava da sola di notte, in un paese straniero. Quando pensava alle vite stabili dei suoi coetanei. Quando gli esperimenti fallivano senza apparente motivo. Quando temeva che Paolo fosse stato l’amore della vita.
Sei sicura dele tue scelte? Le chiedevano i parenti a Natale. Non capisco perchè lo fai dicevano gli amici, quando riusciva a tornare a casa.
Campione 8. Questo era perfetto. L’anticorpo fluorescente funzionava finalmente bene. Doppio segno verde su quaderno
Perchè lo fai, Stefania? Si chiese la ragazza segnando un. La risposta le emerse dall’inconscio. Un altro mantra del liceo.
“Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza"
Campione numero 9. Passabile. Mancavano pochi minuti all’una. Doveva e voleva finire tutto.
Stefania era lì, sola, nel buio con poca luce. E ed era lì per gettare anche sola almeno un po’di luce nel buio.
Era il nomignolo che le dava Valeria. A volte sua sorella scherzava perchè non sapeva cosa dirle. La brava Valeria, rimasta a Bologna, al telefono con la strana Stefania dall’altra parte del mondo. Chissà cosa faceva la sua sorellina adesso. La perfetta Valeria, con la vita che i genitori si aspettano dalle loro figlie. Forse guardava un film con Marco sul divano … anzi no, a Bologna era appena tardo pomeriggio.
Pazienza.
Ciò che importava ora era l’animale 5. Mentre fissava negli oculari, Stefania sentì i fuochi d’artificio. Era la festa del Gnagnan. Ovviamente non era quello il nome. Era lì da due anni e ancora non riusciva ad ingranare con la lingua del posto. E tutto sommato chissenefrega, visto che tra due settimane avrebbe dovuto attraversare un altro oceano per ricominciare a lavorare altrove. Tutto da capo. Tutto di nuovo. Ma almeno non ci sarebbero state tutte quelle maledette spezie nel cibo. Certo, non sarà mai come l’Italia, ma forse si sarebbe mangiato meglio. Le mancava casa.
“Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui”
Le parole della Divina commedia ogni tanto le mulinavano in testa come un mantra. Stefania era convinta che fosse una valvola di sfogo del suo cervello. Come un criceto che corre sulla ruota.
Campione dell’animale 6. Questo era bruttino. Non lo poteva usare per la pubblicazione. Per fortuna il campione 4 era buono. Non poteva permettersi di ripetere l’esperimento prima di partire per gli USA. Non ne avrebbe avuto il tempo. Bisognava concludere. A volte la ricerca ha fretta.
“Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui”
Quella sera il suo cervello voleva correre via da un incontro inaspettato dai pensieri conseguenti. Quella mattina, andando al laboratorio era incappata in una persona che mai avrebbe pensato di incontrare lì. Un ragazzo incontrato anni prima ad un paio di congressi. Un bel tipo, piacevole parlarci, divertente farci giusto un pensiero. Nulla di più. Lui era una di quelle persone sfiorate. Un incontro che avrebbe significato forse qualcosa, se in quel momento però non ci fosse stato qualcosa che significava ben di più. All’epoca infatti, Stefania aveva Paolo.
Paolo che da Bologna l’aveva seguita a Milano per il dottorato. Che l’aveva aspettata mentre lei lavorava a Berlino… che poi l’aveva raggiunta a Londra. Il sognatore che aveva trovato un buon lavoro a Bologna, a casa, e che stava cercando un appartamento per loro due, per il futuro, mentre Stefania era a Dublino.
Paolo che però ad un certo punto non l’aveva più aspettata. Senza grida, senza rabbia, con tristezza lui l’aveva lasciata sfilare via. La ragazza di cui e con cui sognava, pensava cose diverse da ciò che lui sentiva. Stefania cercava traguardi in cui lui non sperava. Senza vere colpe, forse, si erano salutati. Paolo stava cercando di andare avanti. Di costruire finalmente la vita che voleva.
Stefania osservava il campione numero 7. Non male. Segno verde sugli appunti. La fluorescenza era annebbiata. L’ippocampo sembrava liquido attaverso l’oculare. La ricercatrice ricacciò le lacrime. E’ lo stress. Si disse.
Tolse un guanto e si asciugò la guancia. Stavolta non sarebbe ricaduta nel pozzo. Quello che la inghiottiva quando si svegliava da sola di notte, in un paese straniero. Quando pensava alle vite stabili dei suoi coetanei. Quando gli esperimenti fallivano senza apparente motivo. Quando temeva che Paolo fosse stato l’amore della vita.
Sei sicura dele tue scelte? Le chiedevano i parenti a Natale. Non capisco perchè lo fai dicevano gli amici, quando riusciva a tornare a casa.
Campione 8. Questo era perfetto. L’anticorpo fluorescente funzionava finalmente bene. Doppio segno verde su quaderno
Perchè lo fai, Stefania? Si chiese la ragazza segnando un. La risposta le emerse dall’inconscio. Un altro mantra del liceo.
“Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza"
Campione numero 9. Passabile. Mancavano pochi minuti all’una. Doveva e voleva finire tutto.
Stefania era lì, sola, nel buio con poca luce. E ed era lì per gettare anche sola almeno un po’di luce nel buio.
Re: Sì come sa di sale
Mario, benvenuto a Minuti Contati! Ok il tempo, al pelo, ma sei decisamente fuori come caratteri, pertanto dovrò assegnarti un malus importante, ma quanto meno potrai ricevere i commenti e confrontarti con gli altri partecipanti!
-
- Messaggi: 24
Re: Sì come sa di sale
Ciao Antico,
probabilmente per leggerezza o per fretta non avevo trovato indicazione se il conteggio caratteri fosse a spazi inclusi o esclusi. Ora mi è chiaro che gli spazi fossero inclusi nel conteggio. ;)
Ad ogni modo nessun problema, aggiungi tutti i malus del caso o se sono troppo in esubero sposta pure il racconto nel laboratorio.
Come dici tu, quello che conta è il confronto con gli altri e il piacere di scrivere insieme.
A risentirci e buona giornata,
Mario
probabilmente per leggerezza o per fretta non avevo trovato indicazione se il conteggio caratteri fosse a spazi inclusi o esclusi. Ora mi è chiaro che gli spazi fossero inclusi nel conteggio. ;)
Ad ogni modo nessun problema, aggiungi tutti i malus del caso o se sono troppo in esubero sposta pure il racconto nel laboratorio.
Come dici tu, quello che conta è il confronto con gli altri e il piacere di scrivere insieme.
A risentirci e buona giornata,
Mario
- Massimo Tivoli
- Messaggi: 396
- Contatta:
Re: Sì come sa di sale
Ciao Mario. Piacere di leggerti. Il tema e il paletto ci sono: l’arrivo inaspettato del ragazzo su cui, tempo prima, Stefania aveva fatto un pensierino e i riferimenti alla Divina Commedia. Peccato solo che, poi, tu abbia voluto sfruttare questi riferimenti per passare necessariamente una morale al lettore. La situazione che hai scelto di raccontare mi sta particolarmente a cuore: sono un professore universitario e, prima di vincere il concorso, ho vissuto tre anni all’estero tra Svezia, Francia e USA tra svariati post-doc. Se poi ripenso al periodo precedente, al dottorato, e al "pensiero dell'opinione pubblica", ma anche della famiglia a riguardo, percepisco bene la situazione e lo stato d’animo della protagonista. Nonostante questo, però, il racconto non decolla, non mi ha appassionato più di tanto (ma, attenzione, potrebbe pure essere perché troppo vicino alla mia esperienza di vita e, in genere, a me appassionano i racconti che parlano di tutt'altro). Anche nel tuo caso ho notato una scrittura didascalica che toglie spazio alle suggestioni, alle emozioni. Inoltre, sempre per i miei gusti, non ho gradito molto la morale che il racconto cerca di passare citando gli illustri tre versi della Divina Commedia (e te lo dice uno che per mestiere fa ricerca). Non so, mi è sembrata troppo da morale spicciola, elementare, quasi un cliché di sostanza. Ma magari otterrà un largo “consenso popolare”.
A rileggerci con piacere e buona Edition.
A rileggerci con piacere e buona Edition.
Re: Sì come sa di sale
Ciao Mario e piacere di leggerti (non ho capito se questo è il tuo primo racconto qui o meno, nel caso, benvenuto).
Posso dire di aver apprezzato parecchio la tua storia, in quanto ritengo che tu sia riuscito a rendere al meglio la tensione narrativa necessaria, arricchendo il tutto con la gusta dose di malinconia, che però non scivola mai nel patetismo. In fondo, hai corso un rischio a prendere le parti di un ricercatore che pratica sperimentazione animale, una categoria che, in un periodo di animalismo fanatico e becera ignoranza, non incontra certo il favore generale. ANche il tema dei continui spostamenti è ben trattato, anzi, ti faccio i mei complimenti per come sei riuscito a coniugare il tutto senza sbavature e senza fretta. Se questo è il tuo esordio, allora si può dire che sia un esordio coi fiocchi!!
Alla prossima
Posso dire di aver apprezzato parecchio la tua storia, in quanto ritengo che tu sia riuscito a rendere al meglio la tensione narrativa necessaria, arricchendo il tutto con la gusta dose di malinconia, che però non scivola mai nel patetismo. In fondo, hai corso un rischio a prendere le parti di un ricercatore che pratica sperimentazione animale, una categoria che, in un periodo di animalismo fanatico e becera ignoranza, non incontra certo il favore generale. ANche il tema dei continui spostamenti è ben trattato, anzi, ti faccio i mei complimenti per come sei riuscito a coniugare il tutto senza sbavature e senza fretta. Se questo è il tuo esordio, allora si può dire che sia un esordio coi fiocchi!!
Alla prossima
Re: Sì come sa di sale
Ciao Mario!
Primo paragrafo 14 punti: sicuramente tanti per non pensare che si tratti di una scelta di stile su cui - quindi - non voglio sindacare. Tuttavia se può essere una scelta per caratterizzare la voce narrante, nell'incipit taglia davvero le gambe.
Avrei inoltre messo "L’ammazzatopi" nel paragrafo successivo, così non ha molto senso credo.
In generale forse il problema è proprio la voce narrante: è molto "fredda", a causa di scelte di termini ed espressioni non naturali ("chissenegrega", "si sarebbe mangiato megli"o - mi mette in dubbio la forma impersonale - ma soprattutto "Un bel tipo, piacevole parlarci, divertente farci giusto un pensiero. Nulla di più." nessuno parla/pensa così credo^^). Ed è un peccato perché è interessante in quello che avrebbe da dire! O meglio, al netto del tono moraleggiante, la storia con l'ex è molto interessante e quel "un incontro che avrebbe significato forse qualcosa, se in quel momento però non ci fosse stato qualcosa che significava ben di più." che apre un mondo che però non segui...peccato! Ti avrebbe permesso secondo me di seguire la voce narrante dicendo comunque quello che volevi dire.
una cosa tipo (scusa non voglio riscrivertelo è solo per fare un esempio XD):
"se in quel momento però non ci fosse stato qualcosa che significava ben di più.
All'epoca quella cosa si chiamava Paolo, ma poco importa.
C'era sempre stato qualcosa che significava ben di più: si chiamava India quello che ha fatto sparire Paolo, e adesso ci sarerebbe stato Washington che l'avrebbe fatta riniziare di nuovo da capo. Ormai iniziava a rinoscersi in questo nomadismo.
Non sente più neanche quel filo malinconico che la teneva legata a Bologna quando Paolo l'aspettava mentre lei lavora a Berlino..."
Scusa mi sto facendo trascinare:D
Occhio a un paio di typo tra cui la frase incompleta
"Si chiese la ragazza segnando un."
Ultimo grande appunto, non mi sembra rispettato il tema: l'incontro casuale citato di traverso con meno parole di quelle dedicate a tanti altri argomenti è veramente lasciaot ai limiti e ho anche il dubbio che "un arrivo inaspettato" sia diverso da un incontro fortuito.
Primo paragrafo 14 punti: sicuramente tanti per non pensare che si tratti di una scelta di stile su cui - quindi - non voglio sindacare. Tuttavia se può essere una scelta per caratterizzare la voce narrante, nell'incipit taglia davvero le gambe.
Avrei inoltre messo "L’ammazzatopi" nel paragrafo successivo, così non ha molto senso credo.
In generale forse il problema è proprio la voce narrante: è molto "fredda", a causa di scelte di termini ed espressioni non naturali ("chissenegrega", "si sarebbe mangiato megli"o - mi mette in dubbio la forma impersonale - ma soprattutto "Un bel tipo, piacevole parlarci, divertente farci giusto un pensiero. Nulla di più." nessuno parla/pensa così credo^^). Ed è un peccato perché è interessante in quello che avrebbe da dire! O meglio, al netto del tono moraleggiante, la storia con l'ex è molto interessante e quel "un incontro che avrebbe significato forse qualcosa, se in quel momento però non ci fosse stato qualcosa che significava ben di più." che apre un mondo che però non segui...peccato! Ti avrebbe permesso secondo me di seguire la voce narrante dicendo comunque quello che volevi dire.
una cosa tipo (scusa non voglio riscrivertelo è solo per fare un esempio XD):
"se in quel momento però non ci fosse stato qualcosa che significava ben di più.
All'epoca quella cosa si chiamava Paolo, ma poco importa.
C'era sempre stato qualcosa che significava ben di più: si chiamava India quello che ha fatto sparire Paolo, e adesso ci sarerebbe stato Washington che l'avrebbe fatta riniziare di nuovo da capo. Ormai iniziava a rinoscersi in questo nomadismo.
Non sente più neanche quel filo malinconico che la teneva legata a Bologna quando Paolo l'aspettava mentre lei lavora a Berlino..."
Scusa mi sto facendo trascinare:D
Occhio a un paio di typo tra cui la frase incompleta
"Si chiese la ragazza segnando un."
Ultimo grande appunto, non mi sembra rispettato il tema: l'incontro casuale citato di traverso con meno parole di quelle dedicate a tanti altri argomenti è veramente lasciaot ai limiti e ho anche il dubbio che "un arrivo inaspettato" sia diverso da un incontro fortuito.
- Gabriele Dolzadelli
- Messaggi: 335
- Contatta:
Re: Sì come sa di sale
Ciao Mario.
Racconto interessante che ben descrive le condizioni di alcuni cervelli in fuga e di coloro che nel loro piccolo vogliono fare la propria parte per risolvere grandi problemi. Mi è piaciuto, ma credo si sarebbero potute gestire meglio alcune parti. Questo perché si potevano tagliare molti spiegoni che hanno appesantito un po' la lettura.
Lo stile è buono. Attenzione soltanto alle eufoniche. Si potevano eliminare quasi tutte. Alla prossima.
Racconto interessante che ben descrive le condizioni di alcuni cervelli in fuga e di coloro che nel loro piccolo vogliono fare la propria parte per risolvere grandi problemi. Mi è piaciuto, ma credo si sarebbero potute gestire meglio alcune parti. Questo perché si potevano tagliare molti spiegoni che hanno appesantito un po' la lettura.
Lo stile è buono. Attenzione soltanto alle eufoniche. Si potevano eliminare quasi tutte. Alla prossima.
- Eugene Fitzherbert
- Messaggi: 486
Re: Sì come sa di sale
Ciao, Mario,
credo che sia il primo o il secondo racconto tuo che leggo qui su MC, se mi sto sbagliando, puoi tranquillamente pensare che sono rincoglionito... :D
Well, la storia è ben scritta, non c'è che dire, ma non è propriamente perfetta. Alcune cose sono troppo 'raccontate' e poco 'mostrate'. È il fottutissimo SHOW DON'T TELL con cui si rompe spesso l'anima a tutti gli scrittori. Il risultato è che tutto sembra quasi didascalico: è come se andassi al teatro e invece di vedere degli attori che si muovono sulla scene, ci fosse solo una voce fuori campo che descrive il copione. Sicuramente avere una sola persona per tutta la sequenza non rende le cose facili, ma ci sono dei sotterfugi per venire a capo di questo inghippo. Questo per il lato tecnico.
Sul lato contenutistico, che dire: è una vicenda drammatica, sicuramente e nonostante tutto, la corsa fuori dal paese natìo sembra spesso la sola soluzione. La difficoltà è riuscire a fare il salto, e cercare di volare nonostante tutto e tu hai saputo ben descrivere la malinconia, la solitudine e la frustrazione di essere una stranger in a stranger land. Magari sarebbe stato meglio specificare che certe volte è meglio così che sentirsi stranger in the homeland.
L'incontro casuale e inaspettato a me è sembrato poco incisivo e poco marcato all'interno dell'economia della trama, ma c'è, quindi sti cazzi, è ok!
credo che sia il primo o il secondo racconto tuo che leggo qui su MC, se mi sto sbagliando, puoi tranquillamente pensare che sono rincoglionito... :D
Well, la storia è ben scritta, non c'è che dire, ma non è propriamente perfetta. Alcune cose sono troppo 'raccontate' e poco 'mostrate'. È il fottutissimo SHOW DON'T TELL con cui si rompe spesso l'anima a tutti gli scrittori. Il risultato è che tutto sembra quasi didascalico: è come se andassi al teatro e invece di vedere degli attori che si muovono sulla scene, ci fosse solo una voce fuori campo che descrive il copione. Sicuramente avere una sola persona per tutta la sequenza non rende le cose facili, ma ci sono dei sotterfugi per venire a capo di questo inghippo. Questo per il lato tecnico.
Sul lato contenutistico, che dire: è una vicenda drammatica, sicuramente e nonostante tutto, la corsa fuori dal paese natìo sembra spesso la sola soluzione. La difficoltà è riuscire a fare il salto, e cercare di volare nonostante tutto e tu hai saputo ben descrivere la malinconia, la solitudine e la frustrazione di essere una stranger in a stranger land. Magari sarebbe stato meglio specificare che certe volte è meglio così che sentirsi stranger in the homeland.
L'incontro casuale e inaspettato a me è sembrato poco incisivo e poco marcato all'interno dell'economia della trama, ma c'è, quindi sti cazzi, è ok!
Re: Sì come sa di sale
Ciao Mario, trovo il tuo racconto scritto bene. Ci però sono dei particolari estetici che cambierei, ad esempio, quando scrivi L’ammazzatopi sulla stessa riga della frase precedente, secondo me perde di forza. Io andrei a capo, con la definizione e poi la spiegazione:
L’ammazzatopi.
Era il nomignolo che le dava Valeria.
Mi è piaciuto il taglio malinconico e la parte con Paolo, il fallimento della loro storia per i troppi chilometri di distanza, nonostante i tentativi di lui di inseguirla, una relazione a senso unico, con lei troppo impegnata a seguire e dare la precedenza al lavoro.
La parte che mi ha convinto meno è stato il finale con i versi di Dante e la spiegazione delle sue ragioni.
L’ammazzatopi.
Era il nomignolo che le dava Valeria.
Mi è piaciuto il taglio malinconico e la parte con Paolo, il fallimento della loro storia per i troppi chilometri di distanza, nonostante i tentativi di lui di inseguirla, una relazione a senso unico, con lei troppo impegnata a seguire e dare la precedenza al lavoro.
La parte che mi ha convinto meno è stato il finale con i versi di Dante e la spiegazione delle sue ragioni.
Re: Sì come sa di sale
Mario, manca un commento nella classifica che hai postato. Riesci a integrarlo entro giovedì?
Re: Sì come sa di sale
Ciao e benvenuto.
Mi spiace per la penalità dei caratteri, di solito sono io che sforo.
Il racconto narra di una vicenda molto interessante e attuale e inserisce molti elementi che fanno sperare in una storia al fulmicotone.
Purtroppo hai fatto due scelte che non mi quadrano.
Da una parte il limite di caratteri che palesemente non permette di seguire tutti gli spunti che introduci, anche il tema è presente solo di sfuggita.
Dall'altra parte la scelta di una narrazione puramente descrittiva che appiattisce molto e rende impossibile empatizzare con la protagonista.
Peccato perché sarebbe decisamente interessante seguire le vicende amorose e geografiche della protagonista e magari scoprire che trova anche una cura per una malattia importante o, ancora meglio, finalmente scatena la pandemia zombie.
Mi spiace per la penalità dei caratteri, di solito sono io che sforo.
Il racconto narra di una vicenda molto interessante e attuale e inserisce molti elementi che fanno sperare in una storia al fulmicotone.
Purtroppo hai fatto due scelte che non mi quadrano.
Da una parte il limite di caratteri che palesemente non permette di seguire tutti gli spunti che introduci, anche il tema è presente solo di sfuggita.
Dall'altra parte la scelta di una narrazione puramente descrittiva che appiattisce molto e rende impossibile empatizzare con la protagonista.
Peccato perché sarebbe decisamente interessante seguire le vicende amorose e geografiche della protagonista e magari scoprire che trova anche una cura per una malattia importante o, ancora meglio, finalmente scatena la pandemia zombie.
- alberto.tivoli
- Messaggi: 49
Re: Sì come sa di sale
Ciao Mordirossian, ecco il mio comment.
Il riferimento alla cultura italiana è palese, più sfumato invece l’incontro inaspettato.
La storia presente bene lo stato d’animo della protagonista, il punto debole è che la scrittura adotta prevalentemente il raccontato invece di creare una situazione in cui mostrare i contenuti del racconto. Il risultato è che il testo non risulta appassionante.
Il riferimento alla cultura italiana è palese, più sfumato invece l’incontro inaspettato.
La storia presente bene lo stato d’animo della protagonista, il punto debole è che la scrittura adotta prevalentemente il raccontato invece di creare una situazione in cui mostrare i contenuti del racconto. Il risultato è che il testo non risulta appassionante.
Torna a “129° ALL TIME - Special CIF Edition”
Chi c’è in linea
Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite