Martha

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il primo luglio sveleremo il tema deciso da Marina Crescenti. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) I BOSS assegneranno la vittoria.
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DandElion
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Martha

Messaggio#1 » lunedì 22 luglio 2019, 12:00

Che non avrei dovuto cedere alla tentazione, lo so benissimo da sola. L’avevo chiaro in mente, era il mio personale decalogo:
1. mai più uomini innamorati di se stessi: deve amare più me che i suoi hobby.
2. mai più uomini separati con figli- che l’uomo di seconda mano può piacere o non piacere ma è come un divano usato: lo paghi poco, rischi che valga altrettanto.
3. Mai più uomini che vivano con mamma, perché “sto aspettando quella giusta” se a 40 anni davvero vivi con mamma, allo stesso modo davvero allora è il caso che tu resti da mamma.
4. Mai più uomini “separati-non-separati” Se si scrive “mamma”, ma si legge “Ivanka, 29 anni, Ucraina” ed è la madre dei tuoi figli, ma ‘davvero siete in grossa crisi..’ beh sappi che Ivanka ha un profilo Facebook, uno su Telegram, uno Instagram.. Uno su Tinder anche- non so se lo sapevi- e ringrazia che non ne abbia uno su Grindr altrimenti le avrei chiesto di uscire e invece di mandare a lei le nostre foto, ti avrei mandato le foto mie con lei. Ho l’impressione che il tuo avvocato ti costerà una fortuna. Immagina quanto mi possa dispiacere...!
5. Mai più uomini nervosetti e paranoici, amo woody allen proprio perché non me lo riporto la sera a casa.
6. Mai più uomini complicati.
7. Mai più uomini troppi belli è troppo paraculi.
8. Mai più uomini malaticci e fragili.
9. Mai più uomini psichiatricamente labili.
10. Mai più uomini.

Martha l’avevo incontrata per caso, dunque, nel momento giusto della mia vita. Aspettavo un bus navetta sostitutivo. Io, incazzata nera per il disguido e il ritardo accumulato, ero persa nel mio planning mentale. La mia Uno CS bianca tre porte ( da leggersi rigorosamente “uno ciesso”) mi aveva abbandonato meno di 24 ore prima: nonostante la mia meticolosa attenzione avevo dovuto affidarla alle cure di quel cretino del meccanico che me l’aveva ridata con il cofano anteriore chiuso, un tubo di alimentazione del motore non ben fissato e un paio di pinze poggiate sul radiatore.. avevo rischiato di andare arrosto, facendo veramente una morte orribile, ma qualcuno doveva aver deciso che non era ancora il mio momento. Così perdendo benzina lungo il tragitto, miracolosamente non mi ha preso fuoco la macchina. Quando ho aperto il cofano, superato un iniziale sgomento, ne ho tirate giù tante di quelle, al telefono con il meccanico, che non solo lui si è scusato sentendosi grande come un’unghia, ma mi farà alcuni lavori extra gratis.. che gente di merda gira.

Il mio tram super-diretto verso il lavoro invece, si trovava a dover passare in una zona della città dove erano previsti lavori di manutenzione straordinaria della rete idrica ed era stato sostituito, con percorso alternativo -ovviamente molto più lungo- da alcune navette obsolete e non condizionate.
Cosa di meglio in una città mediterranea a luglio?

Mentre elaboravo complesse maledizioni verso l’azienda dei trasporti, il meccanico, l’azienda municipale idrica, gli avversari politici, il lunedì, il caldo, il mondo e qualsiasi suo abitante, rimuginandole a cantilena nella mia testa come un mantra, una voce con un accento particolare ha interrotto la mia lamentatio: “schiusa, haai da acendere?”
“Maronn’ pure questa, mo’. Checcazz..”
ho frugato in borsa, non fumo, ma ho sempre un accendino sotto mano, dal primo dei miei amori folli ed improbabili per uomini “troppo-belli-troppo-ricchi-troppo-vuoti” e senza nemmeno guardare in faccia la fonte della richiesta ho steso la mano nella sua direzione.
“Grascie, vuoi uma?” Una mano sottile e affusolata mi porgeva una camel. Sono stata costretta ad alzare lo sguardo, sotto il sopracciglio a sua volta alzato, un po’ scoglionata in verità.
“no grazie, non fumo”
Un musetto buffo, pieno di lentiggini, con un naso piccolo e tondo mi scrutava perplesso, da dietro grandi occhiali neri, a incorniciare due zaffiri luminosi. Occhi. Occhi da gatto, mai visti prima.
“Kome non fiumi? Cosa hai ascendino tu?”
Ecco la’, già mi vede piromane.
Come spiegare alla versione tangibile di Lara Croft che mi sono persa tra i suoi occhi e i suoi shorts super stretti, che non mi ricordo più come mi chiamo e che l’accendino lo usavo per rimorchiare uomini quando ancora ne avevo voglia? Meglio inventarsi in fretta una scusa.
“Mi serve per lavoro”
“Cosa tu bruscia pe lavori?”
Ecco la’, conclamata piromane.. Martha. La sua bocca. Martha. I suoi occhi. Quagli occhi uguali ai suoi. Non so se davvero mi abbia mai creduta piromane, ma di sicuro quegli occhi lo sono : mi hanno accesa come nessuno prima, mi hanno infuocata. Mi hanno bruciata viva. Mi hanno ridotto in cenere. Maledetti i suoi occhi.
Mentre aspettavamo la navetta il suo buffo accento mi ha raccontato di lei, di come mai una brasiliana di passaporto canadese si trovasse nel luglio del 2003 su una panchina rovente, a Porta Maggiore.
Mi aspettavano per una riunione che stava iniziando mentre ero ancora in fermata. Nessuna speranza di arrivare in poco tempo. Ho guardato di nuovo verso le rotaie, sperando nell’apparizione del tram, ma in vano.. Rovistando nella borsa ho trovato il mio panasonic gd87. “Capo, scusa, la macchina mi ha mollata. Sto alla fermata del tram da mezz’ora. Ti servo oggi? Perché non è passato manco un taxi oggi..”
“Bella de zio(... oddio mo’ che ho detto? “Bell* de zio” ce lo diceva solo quando abbiamo fatto qualche cazzata!) oggi è venerdì, che non ce lo sai che ce sta sciopero er venerdì? Torna a casa, Lessie: lunedì fai ‘a lunga però.”
Click. Ecco qua, weekend lungo inaspettato e lunedì di merda alle porte. Ma avevo altro a cui pensare..
Mortacci de Pippo: a sta grandissima gnocca vestita di nulla glielo dico o no che è inutile aspettare?
Martha mi guardava come ti guarda un cane in canile. “Martha, mi sa che non passa: è venerdì. C’è sciopero. Ti va un caffè?” - “shi, ma devo salgare un attimo a casa, vivo qua, quella è finestra. Viene?”
Io pensavo ad un caffè.. lei evidentemente nella sua testa ha tradotto male, fatto sta che nelle successive cinque ore non c’è stato nessun caffè.

Martha viveva in un appartamento condiviso, cupo e polveroso, con un corridoio centrale e due lingue file di porte ai lati. Era difficile indovinare quanto fosse grande ma dal silenzio stantio, apparentemente l’unica forma di vita a metà mattina eravamo noi.
Mi ha accompagnato in cucina, il cigolio della porta vecchia ci ha salutato. Martha ha preso due bicchieri dallo stipo accanto al tavolo e ha fatto scorrere un po’ d’acqua. Come leggendomi bel pensiero me ne ha porto uno. Nella mia testa mi chiedevo cosa sarebbe stato opportuno o meno fare, ma il suo modo di muoversi era ipnotico. Mentre si avvicinava con un secondo bicchiere d’acqua ho teso la mano. Ha poggiato il bicchiere sul tavolo e ha preso la mia mano poggiando il mio palmo su una sua zinna. Devo aver fatto uno sguardo più che stupito. “No te piace? Eu gosto de vôce” sarà stato il portoghese inaspettato, sarà stato che “quando mi ricapita una così” ho annuito come quando da bambino non capisci nulla di quello che ti hanno detto, ma non vuoi che nessuno capisca che non hai capito. Al mio annuire si e trasfigurata. Una tigre, un pitone, un formichiere. Un balzo, un abbraccio, un metro di lingua in bocca che, come cantava Elio, “la lingua dell’amore”. Cinque ore a letto. Cinque. Nemmeno le lottatrici nel fango di Gigi Sabani. Io ne sono uscita morta. Sesso? Più difesa personale! Morsi, succhiotti, lingue, mani, occhi, bocche. Non sapevo più dove finisse il mio corpo, dove iniziasse il suo. La sentivo gemere e godere, fluida sotto i colpi calcolati della mia lingua, mentre le tenevo saldi i fianchi. Mi schiacciava la testa con le mani, tutt’altro che arresa finché un orgasmo non l’ha scossa. Dolce come il miele il suo sapore sulle mie labbra. Ah Martha.
Mentre giacevo prona a letto, la sua mano sui miei glutei, il suo viso tra i miei capelli, hanno bussato alla porta.
Mi sono irrigidita. Mi ha carezzato il viso, languida. “Meu Irmao, twin. Gemelo.” Prima che potessi rispondere senza quasi che me ne accorgessi era alla porta, aprendo uno spiraglio e bisbigliando qualcosa. Cercavo la mia maglietta per coprirmi un poco, ma nella penombra disegnata dai listelli della persiana non riuscivo a capire dove fosse finita.
“Tu, Sei fame?” In effetti sì, avevo fame. Ecco perché non trovavo la mia maglietta. Era su di lei. Il suo seno la disegnava diversa, molto,da come stava a me e i suoi capezzoli tendevano appena la stampa. Ero ancora molto eccitata o ero di nuovo molto eccitata? Si è avvicinata al letto e mi ha baciata, così, con i capelli arruffati, il viso arrossato, la mia maglietta addosso e senza mutande. Con le dita le ho iniziato a cercarle l’anima, credendo l’avesse nascosta nella fica.
La cena col gemello è stata un po’ come fare colazione da Tiffany. Mi sono sentita fuori posto con lui, ma a casa con lei. Tre tranci di pizza unta, due crocchette e tre supplì. Birra fredda per loro, coca ghiacciata per me. L’accento del fratello era diverso, meno marcato. Gli errori sintattici minori e poco frequenti. Quattro occhi verdi, identici mi osservavano, come quando di notte ti trovi a passare accanto ad un muro e ci sono più gatti a spiarti, e hai la sensazione di non capire in quanti ti stiano osservando in realtà. Forse avrei dovuto dare retta al brivido che mi stava scuotendo e sparire senza voltarmi indietro, ma ho lasciato il mio numero a Martha, promettendole uno squilletto appena arrivata a casa, per farle capire che era tutto ok.
L’indomani l’ho accompagnata a a comprare un costume da mare m e l’ho portata ad Ostia, col trenino da Piramide. Il suo gemello era a lavoro e io mi sentivo libera di disegnarla con i miei occhi, sebbene in pubblico in quegli anni si osservasse una rigida ed altera algidità di facciata. Una mano sul cavo del gomito. La sua testa sulla mi spalla. Due amiche sfinite su un treno. Chissà quante altre coppie fingevano di non esserlo, intorno a noi.
Ho scoperto quel giorno quanto a Martha piacesse piacere. Mostrava il suo culo latino e sodo al sole, strizzando il costume alto tra le chiappe. Tutti i ragazzetti che facevano lo struscio sul bagnasciuga la fissavano. La gelosia mi stava già rodendo da dentro, ma io non potevo ancora capirlo. La guardavo come si guarda un animale esotico e selvaggio, la sua pelle al sole si bruniva meravigliosamente. Tre ore dopo io ero già una aragosta nonostante la protezione. Al ritorno pensavo ci saremmo separate a Piramide, ma lei mi ha detto di aver timore a tornare a casa sola, non conosceva bene la strada, aveva paura di perdersi. L’ho portata fin sotto casa. Mi sentivo la febbre per il troppo sole. Mi ha chiesto di salire e se non avessi avuto paura di offenderla sarei stata più ferma nel declinare il suo invito. Diciannove gradini sono una tortura quando hai il cavo popliteo bordeaux, ma la promessa delle sue labbra mi ripagava. A casa, in cucina trovammo suo fratello, vestito solo da un boxer. Non mi piaceva come mi guardava. Non mi piaceva come ci guardava.
Martha si è resa conto solo allora di quanto fossi ustionata. Avevo i brividi. Ha deciso di prendersi cura di me. Mi ha portata in bagno e delicatamente mi ha spicciato i capelli arruffati dalla sabbia e dal sale. Ha aperto l’acqua della vasca e mi ha spogliata. Le sue dita leggere sul mio corpo mi hanno provocato dolore, fastidio, ma anche brivido e desiderio. Come si fa a non impazzire? Si è tolta i vestiti e non potendomi toccare o stringere, ha diretto le mie mani sul suo corpo, come in una danza, seguendomi nella vasca. Mi ha lavato i capelli, insaponandoli, sciacquandoli e stando attenta che non mi sferzassero la schiena arrossata.
Credo di non aver mai provato un senso di gratitudine così profonda. Dopo la doccia mi ha unto con una crema “de mio Pais” e mi ha messo una maglia di cotone leggero addosso. Avevo sonno. Avevo sete. Mi ha guidato verso la sua stanza, dove mi ha lasciata sul letto, col buio e il frinire delle cicale romane. Agosto era alle porte, le mie ferie, anche. Devo essermi addormentata. Mi sono svegliata la domenica mattina dolorante, un mal di testa terribile, nessuna bolla d’acqua, per fortuna, due chiamate sul cellulare. Nulla di importante. Martha non era in camera. Sono andata in cucina, prosciugata dalla sete. Martha non era in casa.
“Sei più rossa dei tuoi capelli” per poco non mi soffoco con l’acqua, bevendo. Due spere ipnotiche di giada verde mi stavano fissando da dentro il viso del gemello di Martha. Non l’avevo sentito, non l’avevo visto, non sapevo da quanto tempo fosse lì. Da dove era arrivato, visto che non aveva fatto rumore la porta? La maglietta di Martha mi copriva appena, non avevo indosso nient’altro. Me ne sono accorta nel momento in cui il suo sguardo ha iniziato a frugare nelle pieghe del mio corpo, si è insinuato dietro il mio orecchio, arrotolandosi tra i miei ricci ed è scivolato sulla curva del mio collo. Anche avessi avuto addosso un intero guardaroba mi sarei sentita nuda. “Martha le sceglie tutte con cura: anche tu sei bellissima.”
L’ho guardato perplessa: lusingata dal complimento e infastidita dal riferimento alle altre donne di Martha. Era proprio necessario condire di zucchero una frecciatina? O era più l’intenzione di avvelenare un complimento.
“Forse- riprese- la più bella finora.”
Avrei voluto guardarlo dritto in faccia, ma non riuscivo a sostenere il suo sguardo. Ho dovuto abbassare gli occhi. Sono diventata rossa, di timidezza e vergogna. Mi sono sentita fragile, impotente. “Sei ancora più bella così”
Dovevo andarmene. Ho realizzato che non potevo gestire la relazione con quest’uomo che mi turbava. Non potevo possedere il controllo sulla situazione, non sapevo nemmeno come si chiamasse: Martha l’aveva spersonalizzato, presentandomelo come “mio fratello”, sic et sempliciter.
Ero senza mutande, nella vecchia cucina di una casa che non mi apparteneva, con un uomo di cui non sapevo nemmeno il nome e che mi stava mettendo all’angolo. Non era un modo di dire: il suo sguardo penetrante mi aveva fatto indietreggiare verso il lavabo, così che ero rimasta incastrata tra il tavolo ed il muro, dalla parte opposta alla porta. “Devo andare” ho mormorato, lui ha scoperto in un sorriso dei denti incredibilmente diversi da come me li aspettavo, quasi femminili, piccoli bianchi e gentili: i denti di Martha, e mi ha detto “Dove? È domenica. Tu la domenica non lavori! Rilassati!” Come lo sapeva? Ne aveva parlato con Martha?
Si è fatto leggermente di lato, poggiando la schiena al pensile. Solo in quel momento l’ho visto nel suo insieme, tonico, affusolato, non eccessivamente alto. I capelli lunghi, neri gli cadevano appena oltre le spalle, morbidi senza privarlo della sua mascolinità, i suoi bicipiti non erano più grandi dei miei, ma erano torniti e scolpiti. La sua pelle era un mix di spezie, cannella e noce moscata e il viso, la bocca, gli occhi. Era il volto di Martha.
Rideva senza motivo, una risata calda. Come mai non riuscivo a muovermi? Parlava e non seguivo il discorso. Gli avrei detto “scusa, un attimo.” Gli avrei detto “lasciami andare” ma ero come in trance, intorpidita. Attribuivo il mio stato confusionale alle ustioni da sole, ma in realtà conoscevo bene la sensazione che stavo cercando di reprimere. Quell’uomo mi attraeva. Mi attraeva e mi infastidiva. E non potevo lasciarmi attirare: non poteva appartenermi, non potevo appartenergli. “Martha dove sei? Vieni a salvarmi, vieni a salvarci!”
Il gemello di Martha si è allontanato di qualche centimetro, dandomi le spalle per prendere una scatola di biscotti dal pensile in alto. La sua schiena tesa per lo sforzo mi ha troncato il fiato. Ci si può innamorare due volte nello stesso weekend? Dovevo andare via! Regola n.1, regola n.7 e regola n. 10! Non potevo infrangerne tre in una sola volta!
Dovevo aggiungere anche un corollario “mai fratelli delle mie ragazze!”
Mentre passavo dietro la sua schiena nel tentativo andare via si è girato. È stato un attimo. Il suo naso all’altezza della mia fronte. Ha lasciato cadere i biscotti e mi ha bloccato i polsi con le mani. “Non guardarmi ti prego” ho pensato, mentre mi guardava.
“Non andare via, non te ne andare. Lasciati guardare”
Mi sono bagnata come una ragazzina di eccitazione e di imbarazzo, mentre a pochi centimetri dal mio viso mi piantava ovunque questi occhi dalla fiamma verde. Mi sentivo scottare dove poggiava lo sguardo, mi sentivo preda, mi sentivo fragile, mi sentivo persa. Mi sentivo in colpa verso Martha, Martha dove sei? Torna!
Mi ha preso in braccio, di colpo e mi ha portato con mia sorpresa nella camera di Martha, superando tutte quelle porte cieche che in quel momento avevo la sensazione mi osservassero. Le serrature erano occhi rivolti al mio tradimento. Mi ha posata sul letto e senza che io potessi dire una parola mi ha tolto la maglietta con una sola mano. Sono rimasta vestita solo della mia peluria, un triangolo rosso a quanto pare più ambìto di ciò che pensassi all’epoca. Ho cercato di opporre una resistenza fasulla e inutile: ero eccitata, tanto quanto lui.
Con un calcio la porta si è chiusa, in un tonfo secco.
Il punto di non ritorno era arrivato. Infrante tutte le mie regole, infranto il corollario, infranta una relazione appena nata, infranto tutto.
In un batter di ciglia era su di me, affamato di me. La sua lingua dietro il mio orecchio, le parole peggiori le più efficaci. La sua bocca nell’incavo della mia clavicola. Le sue mani, a contenere il mio seno, i miei fianchi. La sua bocca dentro di me. Passionale come Martha. “Oh Martha. Perché mi hai lasciata sola? Perché hai permesso tutto questo?”
Una battaglia con le lenzuola. Lui le truppe austriache, io l’Italia a Caporetto. Nessuna possibilità di vittoria: godendo sotto le sue mani avevo già firmato la mia disfatta.
Mi ha invaso e conquistato, come un nuovo territorio. Ho perso la cognizione del tempo, dello spazio, dei confini del mio corpo. Sono diventata spuma del mare, stella pulsante. Ho aperto gli occhi. 4 dischi di smeraldo mi stavano guardando. Avrei voluto urlare, ma Martha con tutti i suoi denti sorrideva, accanto al fratello. Ho sgranato gli occhi. Cosa dovevo aspettarmi? Nel mio corpo ancora lui, accanto a lui, lei. Sotto i loro occhi io. Stavo godendo, mi vergognavo, stavo arrossendo, gemevo, soffrivo per quello che stavo facendo a Martha, non capivo il suo sorriso. Mi sono trovata Martha addosso, ma non scagliata contro come mi aspettassi. Seduta sul mio viso. “Gioca anca io” Martha a togliermi il respiro. Martha senza cuore. Il corpo di Martha senza l’amore. Non so quanto dura l’eternità, L’ho vissuta sul letto di Martha. Il suo seno sul mio viso, le mie mani nel suo corpo. Il corpo di lui a separare indelebilmente me e Martha. Io buttata sotto a tutto pancia all’aria sopra il letto. Martha tra me e lui. Lui nel corpo di Martha ed io impotente a sentirla strillarmi in facci il suo piacere. A sentirla gridare di dolore. Marta crocefissa a letto sul mio corpo. Martha abusata. “Basta!” L’impotenza, non posso alzarmi, mo tiene sotto e sopra tutto lui. Gli occhi di Martha spalancati. Martha bocconi sul letto resistere alla furia. Schiacciarmi il petto. Tossisco soffoco. Martha non si muove. Affogo nei suoi capelli. Soffoco sotto il suo seno. Un impeto, la rabbia. Martha soffocare. Martha strangolata da suo fratello. Martha esanime su di me a peso morto. Oddio.
Martha riversa di lato e lui che mi guarda. I denti una lama nella luce che trapassa la persiana della finestra. Che giorno è? Martha, torna. Martha, perché? Lo sento ridere e mi strattona le caviglie. Il peso di Martha su di me, scivola di lato, cade dal letto con un tonfo. L’impotenza. Non posso restare inerme
“Cosa cazzo sei!!” Urlo. L’eco della mia voce è innaturale rispetto alla fomentarne della stanza. Sto impazzendo?
lo guardo. Le sue mani sono artigli, i suoi denti sono tenaglie, la sua pelle è verde, dello stesso verde dei suoi occhi. Le pupille a fessura, la lingua sottile, lunga. Biforcuta. Un basilisco. Un basilisco ci ha scopate. Un basilisco ha uccido Martha.
Devo essere impazzita. Stallo. Se mi muovo peggioro la situazione? Se sto ferma, invece? La luce sta calando, nella stanza. Non posso restare ferma e lasciarmi ammazzare.
Mi schiaccia col suo peso. Ho aspettato troppo tempo per reagire. Non ho un piano efficace sono avvolta dal suo corpo verde. mi chiude la bocca. Mi stringe, mi tocca. Ma come può venirmi in mente Donatella Rettore mentre questa cosa mi sta stuprando e mi ucciderà come ha fatto con Martha? Martha, salvami tu. Ma Martha è morta. Martha non ascolta le mie grida, “per Martha sei stata uno splendido gioco, è stata carina a lasciare a me il dolce finale.” Lo sento, ma non lo ascolto. Non lo ascolto perché mi sta stritolando e non riesco più a sentire il mio corpo respirare. Mi lascia. Di botto. Ricado sul letto, sorda, con la testa che pulsa. Mi ribalta pancia sotto e mi ruba un grido, mentre mi apre le viscere con la grazia martellante di un fabbro. Il dolore è sordo. Sento il sangue lo sento, l’attrito, le ossa i muscoli. Mi costringe sotto di lui mi trattiene, mi usa, mi abusa. Mi regala lo stesso trattamento di Martha ma senza la grazia della morte. Scalcio peggiorando la situazione. Ogni muscolo teso è un dolore. La pelle arrossata dal sole adesso si spacca si stacca. La violenza. Lo sento accelerare. Ansimare. Venire. Mi crolla sulla schiena trafiggendomi. Vorrei morire, vorrei smettere di sentire tutto questo dolore. L’umiliazione. Sento nelle orecchie la risata di Martha. Devo essere morta, se posso sentirla. Apro un occhio contro il materasso sotto il suo corpo. Martha è in piedi con la testa in una posizione innaturale ma ride. Ride di gusto. Non capisco.
“Pensava sere importante? Ma tu vista? Tu bella fica de legno. Tu! Guarda che fine fatto. Tu non vale cazzo. Tu merita questo, no amore.”
Ho mille domande da farle ma la cosa su di me si alza e inizia a scuotermi come un cane col fagiano. Ho la nausea, sbocco. Vomito e affogo il viso nel mio vomito. Finalmente stavolta muoio.

1963, porta maggiore. Trovati impiccati un uomo e una donna, gemelli, nella loro abitazione, il primo piano di un vecchio palazzo. Secondo gli inquirenti hanno scelto i folle gesto quando hanno capito di non avere scampo. Adescavano donne alla fermata del tram e dopo averle violentate e torturate le uccidevano barbaramente. Anche la donna prendeva parte agli stupri e alle torture. Il vicinato, sconvolto. Il dirimpettaio: “erano brave persone, chi se lo aspettava? Salutavamo sempre.”


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Re: Martha

Messaggio#2 » lunedì 22 luglio 2019, 12:04

Non sono riuscita nemmeno a rileggerlo. Ci saranno mille errori di ortografia, l’ho scritto dal cellulare mentre stavo sul treno e poi mentre ero dal medico e per strada. L’idea merita qualche carattere in più. Insomma sono piuttosto insoddisfatta.
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Re: Martha

Messaggio#3 » martedì 23 luglio 2019, 23:08

Beh, Dand, complimenti!
Se l'hai scritto davvero nelle condizioni disagiate che ci hai rappresentato e non l'hai riletto, sei davvero un mostro!
Invero ci sono alcuni refusi nel finale, ma roba che puoi tranquillamente sistemare con una rilettura attenta prima del passaggio alla semifinale.
A fronte di questo il racconto si legge tutto d'un fiato, non si riesce a smettere e la tensione c'è per tutta la sua durata.
Lo stile l'ho trovato strepitoso, con alcuni passaggi degni di scrittori pulp di altissimo livello come Ammirati o Palaniuk.
Mi riferisco all'incipit con l'elenco in crescendo e la sua chiusa divertentissima: "mai più uomini!"
Mi riferisco a passaggi come: "Con le dita le ho iniziato a cercarle l’anima, credendo l’avesse nascosta nella fica", "Al mio annuire si e è trasfigurata.: una tigre, un pitone, un formichiere". Refusi a parte, che ho provato a segnalarti con i colori e le sottolineature, sono immagini assolutamente evocative, non volgari ed davvero esplicative, giocate senza interrompere la leggerezza del racconto.
Da maschietto sono rimasto incollato alla prima parte della storia, penso per l'innato spirito voyeuristico che ispira l'amore saffico a noi omaccioni pelosi. Siccome hai saputo giocare bene l'iniziale gioco di seduzione fra le due fanciulle, mi hai ingabbiato e intrappolato fino alla comparsa del fratello gemello. E lì è iniziata l'inquietudine, hai cambiato registro senza modificare nulla in leggerezza e mi hai irretito un'altra volta e fino alla conclusione.
Il finale non mi è dispiaciuto, seppur con la didascalia di chiusura. Forse avrei preferito tu rimanessi nel naturalistico perché "l'uomo basilisco" mi ha un po' fatto uscire dalla magia perfetta che avevi creato.
Che dire, un lavoro più che buono, che rasenta l'ottimo. C'è solo qualche refuso da sistemare e la necessità di una limatina qua e là.

Tema centrato
Serial Killer (ce l'abbiamo)
Sindrome narcisistica (il fratello - immagino -) Non di immediata comprensione ma esce fuori, per cui OK.
Scary Home - NO! Secondo me la scary home non può essere solo quella in cui si compiono dei delitti, deve sprizzare male e perversione: penso ai pezzi di cadavere utilizzati come soprammobili da Ed Gain o alla classica casa stregata in cui le sedie si spostano...
Mi pare sia tutto.
Baci e ancora complimenti!

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DandElion
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Re: Martha

Messaggio#4 » martedì 23 luglio 2019, 23:56

@Wladimiro
Wow! Davvero grazie!! Si purtroppo davvero non ho avuto modo di rileggerlo, anzi avevo fatto una mezza modifica al finale ma se l’è mangiata il sito alle 11/58 quindi ho ripostato la bozza senza correzioni ( e si vede)
L’uomo basilisco non è che diventa un mostro, ma lo shock e l’ipossia possono generare stranimenti e allucinazioni, questo era il senso.
La Scary home io la vedo nelle eccessive porte (nei 3/4mila caratteri che mi mancano volevo una scarna alla barbablù ma ho già sforato abbastanza...) e nel fatto che la storia è ambientata 40 anni dopo la doppia impiccagione. La casa è abitata dallo spirito dei gemelli, che essendosi impiccati restano nel loro loop.. insomma con 6/10mila caratteri in più e senza spiegonu ce la potevo fare -.-‘
Grazie per i complimenti che mi hanno fatto arrossire.. <3
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Re: Martha

Messaggio#5 » venerdì 26 luglio 2019, 22:58

Ehilà, Dandy.

Allora, per due terzi questo racconto mi ha fatto impazzire. è scritto bene, con la giusta tensione narrativa, personaggi affascinanti e una trama interessante. Le scene di vita quotidiane sono belle, quelle di sesso sono piene di una sensualità e di una carnalità che la gran parte degli autori censura, oppure fraintende. Poi arriva il finale e... boh. Giuro di non aver capito cosa succeda. I due gemelli sono fantasmi? Si? No? Il gemello stupra a morte Martha? Si? No? Il loro suicidio avviene prima o dopo gli eventi del racconto (in caso contrario, vuol dire che hanno poteri paranormali?). Insomma, se posso consigliarti, rivedi quest'ultima parte, perché fa perdere un sacco di punti ad una storia che, altrimenti, per quel che mi riguarda, avrebbe potuto tranquillamente puntare alla vetta di questo girone. Peccato.

A presto!

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Re: Martha

Messaggio#6 » domenica 28 luglio 2019, 13:50

Ciao Dand!
Anch'io ti faccio i miei complimenti per averlo scritto in quelle terribili condizioni. Dimostri anche di essere una guerriera della narrativa!
Anch'io come Wladimiro ho apprezzato molto alcune immagini che usi. In generale è un testo molto buono, anche se, a tratti alcune espressioni gergali o, comunque, molto personali dell'io narrante, distraggono un po. Non mi è piaciuta l'allusione a Caporetto nel bel mezzo delle scene di sesso. Si è spenta la magia...
Per il resto lo trovo molto compatto e fila bene fino al momento del gemello. Lì hai creato un po' di confusione, immagino, anche per empatizzare con il personaggio narrante, ma non traspare molto l'angoscia. Troppa cronaca, a mio parere.
E poi, continuo a dirlo, da lettore sono un po' deficiente e non avevo capito una mazza sui fantasmi e loro motivazioni. Credevo fossero due specie di mostri e non avevo capito la chiusa. L'idea non era male.

Sui bonus: il serial killer c'è, ma il resto non lo trovo. La scary home non mi è sembrata molto scary e il narciso è appena accennato dal fatto che viene citato il 3° punto del decalogo. Non basta essere belli per essere narcisisti (sennò io sarei... ).
Inoltre il tema della manipolazione non so se è preso, nel senso che non mi sembra che la nostra protagonista venga manipolata. Ingannata sì, ma è la stessa cosa?

Ti segnalo i refusi che ho trovato io per aiutarti nell'eventuale correzione.

- in vano
- due lingue file di porte ai lati.
- leggendomi bel pensiero
- da bambino (mi aspettavo "da bambina" ma vedi tu)
- Ah Martha
- Con le dita le ho iniziato a cercarle l’anima
- a quanto pare più ambìto di ciò che pensassi all’epoca.
- della mia voce è innaturale rispetto alla fomentarne della stanza (questa non so se è un refuso ma io non l'ho proprio capita)
- Sto impazzendo? lo guardo.
- hanno scelto i folle gesto

A presto!

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Re: Martha

Messaggio#7 » martedì 30 luglio 2019, 21:45

Pretorian ha scritto:Ehilà, Dandy.

Allora, per due terzi questo racconto mi ha fatto impazzire. è scritto bene, con la giusta tensione narrativa, personaggi affascinanti e una trama interessante. Le scene di vita quotidiane sono belle, quelle di sesso sono piene di una sensualità e di una carnalità che la gran parte degli autori censura, oppure fraintende.

Grazie * ___ *

Pretorian ha scritto: Poi arriva il finale e... boh. Giuro di non aver capito cosa succeda.
Oh :(

Pretorian ha scritto:I due gemelli sono fantasmi? Si? No?

Sì!!

Pretorian ha scritto:Il gemello stupra a morte Martha? Si? No?


Sì! La uccide di nuovo in un loop eterno uccidendola ogni volta che uccidono qualcuna

Pretorian ha scritto: Il loro suicidio avviene prima o dopo gli eventi del racconto (in caso contrario, vuol dire che hanno poteri paranormali?).

Sì! 1963!!!!



Pretorian ha scritto:Insomma, se posso consigliarti, rivedi quest'ultima parte, perché fa perdere un sacco di punti ad una storia che, altrimenti, per quel che mi riguarda, avrebbe potuto tranquillamente puntare alla vetta di questo girone. Peccato.
A presto!


Volentieri! Consigli bene accetti ma avevi capito tutta la trama! Considera che veramente non ho avuto tempo di rileggerlo per consegnarlo alle 12:00 spaccate. Complice il telefono.
In maniera ruffiana ti dico che se mi fate superare l’eliminatoria avrete il gusto di leggerlo risistemato xD xD xD

Grazie ;)
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Re: Martha

Messaggio#8 » martedì 30 luglio 2019, 22:03

Luca Nesler ha scritto:Ciao Dand!
Anch'io ti faccio i miei complimenti per averlo scritto in quelle terribili condizioni. Dimostri anche di essere una guerriera della narrativa!


Grazieeeeeeee <3 <3 <3

Luca Nesler ha scritto:Anch'io come Wladimiro ho apprezzato molto alcune immagini che usi. In generale è un testo molto buono, anche se, a tratti alcune espressioni gergali o, comunque, molto personali dell'io narrante, distraggono un po.

Ri-grazie <3
Il lessico gergale in questo caso è voluto, non volevo che fosse troppo marcato, ma sarebbe stato efficace scrivere:
“Io, molto contrariata”
invece di:
“io, incazzata nera”?
Oppure:
“accidenti! A questa bella ragazza”
invece di:
“mortacci de Pippo: a sta grandissima gnocca” ?
Penso che per entrare in una atmosfera verosimile in qualche modo sia necessario entrare nel pensiero della voce narrante.. anche quando non è lineare..

Luca Nesler ha scritto:Non mi è piaciuta l'allusione a Caporetto nel bel mezzo delle scene di sesso. Si è spenta la magia...


Mi spiace.. ma- ti confido un segreto- le donne mentre fanno sesso pensano anche a cose assurde.. che non sono come dice Cassini “chi è questo perché si muove dentro casa mia” ma cose del tipo “oddio ma Napoleone è morto a Sant’Elena o no? E se fosse effetto Mandela?” Ecco è incredibile crederci, ma non stacchiamo mai la testa, pensiamo a cose strane..


Luca Nesler ha scritto: Per il resto lo trovo molto compatto e fila bene fino al momento del gemello. Lì hai creato un po' di confusione, immagino, anche per empatizzare con il personaggio narrante, ma non traspare molto l'angoscia.

L’angoscia non c’è e non deve esserci fino alla morte di Martha. Nessuno mentre fa sesso a 3 prova angoscia, dai!! Il senso di colpa a quel punto deve essere la puntina che ti fa dire: “oh scusa ti ho tradito con tuo fratello, sono stata stronza, ma se ti unisci al party, saniamo tutto, no?”

Luca Nesler ha scritto: Troppa cronaca, a mio parere.

Come l’avresti reso? Così capisco e provo a migliorarlo.

Luca Nesler ha scritto: E poi, continuo a dirlo, da lettore sono un po' deficiente e non avevo capito una mazza sui fantasmi e loro motivazioni. Credevo fossero due specie di mostri e non avevo capito la chiusa. L'idea non era male.

Se mettersi la parte “1963” prima di tutto o dopo il decalogo migliorerebbe la situazione?


Luca Nesler ha scritto: Sui bonus: il serial killer c'è, ma il resto non lo trovo. La scary home non mi è sembrata molto scary e il narciso è appena accennato dal fatto che viene citato il 3° punto del decalogo. Non basta essere belli per essere narcisisti (sennò io sarei... ). Inoltre il tema della manipolazione non so se è preso, nel senso che non mi sembra che la nostra protagonista venga manipolata. Ingannata sì, ma è la stessa cosa?
non sono molto d’accordo. Nel senso mi sembra piuttosto manipolante trascinare una passante in un gioco di sesso incestuoso a tre nel giro di un weekend non facendole capire che il reale interessato sei tu e tua sorella è solo un’esca. I narcisi sono sia l’esca che il killer.. insomma se avessi dovuto scrivere “vado dalll psicanalista perché ho un disturbo narcisistico Della personalità” forse sputtanavo un po’ il gioco.. mi sembra che l’illusione sia decisamente ampia.
La casa l’idea era di insistere di più sugli spazi le porte i rumori, volevo inserirci anche una sorta di avvertimento alla barbablù ma ho già sforato di 2000 caratteri tipo..





Luca Nesler ha scritto: Ti segnalo i refusi che ho trovato io per aiutarti nell'eventuale correzione.

- in vano
- due lingue file di porte ai lati.
- leggendomi bel pensiero
- da bambino (mi aspettavo "da bambina" ma vedi tu)
- Ah Martha
- Con le dita le ho iniziato a cercarle l’anima
- a quanto pare più ambìto di ciò che pensassi all’epoca.
- della mia voce è innaturale rispetto alla fomentarne della stanza (questa non so se è un refuso ma io non l'ho proprio capita)
- Sto impazzendo? lo guardo.
- hanno scelto i folle gesto

A presto!


Oddio ti adoro!! Questa è la cosa che mi viene più difficile fare: nella mia testa ci sono pause e virgole che poi non traduco per iscritto mannaggia a me. Quelli di ortografia rientrano nel capitolo “scritto da telefono e consegnato senza rileggere” e quindi grazie mille, ne faccio tesoro <3
Grazie ancora
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Re: Martha

Messaggio#9 » giovedì 1 agosto 2019, 14:19

Ciao Dand,

piacere di leggerti. I complimenti per le condizioni in cui hai dovuto scrivere il racconto sono doverosi, alla fine una certa fretta emerge, soprattutto nel finale, ma nel complesso sei riuscita a produrre un lavoro più che buono. Con un po' di tempo in più, avresti potuto far emergere meglio il tema della Scary Home, che così risulta un po' sottinteso. In effetti, il fatto che i due siano fantasmi l'avevo capito solo dopo aver letto la tua spiegazione
Andrea Pozzali

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Re: Martha

Messaggio#10 » venerdì 2 agosto 2019, 16:57

Luca Nesler ha scritto: Troppa cronaca, a mio parere.

Come l’avresti reso? Così capisco e provo a migliorarlo.

Intendi nel momento in cui lei vorrebbe stuprata e capisce che qualcosa non va. La cronaca asciutta dà un buon ritmo alla scena, ma trattandosi del suo punto di vista io avrei aggiunto qualche sensazione terribile, qualche pensiero angosciante per trasmettere più ansia al lettore. Come la vedi?

Luca Nesler ha scritto: E poi, continuo a dirlo, da lettore sono un po' deficiente e non avevo capito una mazza sui fantasmi e loro motivazioni. Credevo fossero due specie di mostri e non avevo capito la chiusa. L'idea non era male.

Se mettersi la parte “1963” prima di tutto o dopo il decalogo migliorerebbe la situazione?

Per come sono io avresti dovuto mettere le due date vicine, magari farne parlare i personaggi, così l'avrei registrato. Lo so, sono una merdina... :(
Ti dico anche che mi ha confuso perché ad un certo punto dici "a quei tempi" o qualcosa del genere, perché lo ambienti 15 anni fa, ma questo mi ha portato a credere che la chiusa si riferisse all'epoca del racconto e non capivo perché i fratelli si fossero impiccati.

Ora te l'ho detto, però non prendermi in giro, ok?!

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Re: Martha

Messaggio#11 » lunedì 5 agosto 2019, 23:56

Luca Nesler ha scritto:
Intendi nel momento in cui lei vorrebbe stuprata e capisce che qualcosa non va. La cronaca asciutta dà un buon ritmo alla scena, ma trattandosi del suo punto di vista io avrei aggiunto qualche sensazione terribile, qualche pensiero angosciante per trasmettere più ansia al lettore. Come la vedi?

La vedo poco realistica. Una vittima di stupro tendenzialmente nei lunghissimi momenti pensa a come salvarsi la pelle, cosa fare/non fare come uscirne possibilmente viva. è un naturale meccanismo di straniazione, dovuto ad un ancestrale risposta all'adrenalina. O si bloccano totalmente stile animale-che-finge-la-morte o si estraniano. non c'è spazio per gli urletti da film americano..

Luca Nesler ha scritto:
Per come sono io avresti dovuto mettere le due date vicine, magari farne parlare i personaggi, così l'avrei registrato. Lo so, sono una merdina... :(Ti dico anche che mi ha confuso perché ad un certo punto dici "a quei tempi" o qualcosa del genere, perché lo ambienti 15 anni fa, ma questo mi ha portato a credere che la chiusa si riferisse all'epoca del racconto e non capivo perché i fratelli si fossero impiccati.

Ah uhm. ma metterle vicine non avrebbe fatto proprio perdere ogni escalation? se so che l'assassino è il maggiordomo, me lo leggo lo stesso il libro?

Luca Nesler ha scritto: Ora te l'ho detto, però non prendermi in giro, ok?!

Naaaah, magari un'altra volta, a tradimento, lo farò, ma stavolta, no!
:*
grazie dei chiarimenti :)
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Re: Martha

Messaggio#12 » martedì 6 agosto 2019, 0:56

Ragazzi lo butto nel laboratorio, se qualcuno vuole aiutarmi a limarlo..
grazie :)
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