Semi tra le fiamme
- maurizio.ferrero
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Semi tra le fiamme
Semi tra le fiamme
Santa si affacciò all’abbaino, facendo guizzare le iridi nell’oscurità di una sera di tarda estate. Il sole era sceso all’orizzonte da meno di un’ora. Tra i colli carichi di vigneti, in lontananza, vide una lunga scia di fiamme scarlatte. Si snodava come una serpe sul sentiero che portava alla casa in collina, scivolando silenzioso nelle tenebre.
Santa sapeva che quel silenzio non sarebbe durato a lungo.
«Arrivano di notte, come predatori. Hanno aspettato che i bambini dormissero, così da non dover sopportare il loro sguardo carico di biasimo» sussurrò a chiunque potesse udirla in quella soffitta, valeva a dire topolini di campagna e qualche ragno.
Fece correre lo sguardo sui cesti colmi di granaglie del raccolto estivo – segale, fagioli e lenticchie, sistemati in grosse botti sigillate. Un prezioso sacchetto di semi di lino. Gli attrezzi da lavoro nei campi di suo marito, che era volato in cielo in seguito a una brutta malattia ai polmoni. Il ricordo del suo sorriso affiorò alla sue mente. Era quello il potere delle soffitte, custodivano ricordi.
Anche quelli più spiacevoli.
La pietra macchiata di sangue rappreso era appoggiata su una vecchia panca di legno.
«Strega!» le aveva urlato il giovanotto che gliel’aveva lanciata, colpendola a una tempia.
Solo una settimana prima, Santa aveva salvato la sua sorellina da un morbo che le aveva provocato pustole rosse in tutto il corpo. La gratitudine iniziale si era presto trasformata in diffidenza, poi in paura, che non può venire contenuta come i ricordi. Si diffonde come una malattia.
Dopo la morte del marito, Santa aveva giurato di sconfiggere i morbi, a qualsiasi costo, anche a quello di rivolgere le sue preghiere a qualcuno di diverso da Dio.
Guardò di nuovo fuori. Il serpente di fuoco era quasi giunto alle porte di casa sua. I latrati dei cani e le urla di odio della gente del villaggio ora sovrastavano il silenzio della campagna.
«Vieni fuori, strega!» gridò qualcuno.
«Ho salvato i vostri figli! Senza di me sarebbero morti!» gridò Santa.
«Esci, cagna! Non vogliamo la puttana di Satana nella nostra terra!»
I cani abbaiarono inferociti. Santa strinse i denti e accettò la realtà. Aveva imparato come contrastare le malattie della carne, ma non quelle dello spirito.
«La peste si sta diffondendo a ovest! Fate in modo che vi possa aiutare, e vi assicuro che nessuno dei vostri figli ne verrà toccato!»
«Minaccia i nostri figli!»
«Li vuole donare al Diavolo!»
«Amo i vostri bambini! Non farò loro del male!»
«Bruciamola! Non vogliamo simili blasfemie nella nostra terra!»
«Sì, a morte!»
Le torce vennero scagliate e colpirono il tetto di paglia della sua abitazione.
Guarire i bambini era il dono che il Diavolo le aveva concesso, ma tutto aveva un costo.
Le soffitte erano il luogo migliore per custodire i ricordi, specialmente quelli dolci e semplici come quelli infantili, talmente piccoli da poter essere trasformati in semi di lino. Un piccolo prezzo da pagare per la vita, un tesoro preziosissimo da custodire in un sacchetto di pelle, che ora stava per bruciare come il resto della sua casa.
Prese il sacchetto, lo strinse al cuore e accettò il calore che la circondava.
Quando i genitori sarebbero tornati a casa e i loro pargoli non li avrebbero riconosciuti, avrebbero compreso cosa significava perdere qualcuno.
Il qualcuno più importante.
Santa si affacciò all’abbaino, facendo guizzare le iridi nell’oscurità di una sera di tarda estate. Il sole era sceso all’orizzonte da meno di un’ora. Tra i colli carichi di vigneti, in lontananza, vide una lunga scia di fiamme scarlatte. Si snodava come una serpe sul sentiero che portava alla casa in collina, scivolando silenzioso nelle tenebre.
Santa sapeva che quel silenzio non sarebbe durato a lungo.
«Arrivano di notte, come predatori. Hanno aspettato che i bambini dormissero, così da non dover sopportare il loro sguardo carico di biasimo» sussurrò a chiunque potesse udirla in quella soffitta, valeva a dire topolini di campagna e qualche ragno.
Fece correre lo sguardo sui cesti colmi di granaglie del raccolto estivo – segale, fagioli e lenticchie, sistemati in grosse botti sigillate. Un prezioso sacchetto di semi di lino. Gli attrezzi da lavoro nei campi di suo marito, che era volato in cielo in seguito a una brutta malattia ai polmoni. Il ricordo del suo sorriso affiorò alla sue mente. Era quello il potere delle soffitte, custodivano ricordi.
Anche quelli più spiacevoli.
La pietra macchiata di sangue rappreso era appoggiata su una vecchia panca di legno.
«Strega!» le aveva urlato il giovanotto che gliel’aveva lanciata, colpendola a una tempia.
Solo una settimana prima, Santa aveva salvato la sua sorellina da un morbo che le aveva provocato pustole rosse in tutto il corpo. La gratitudine iniziale si era presto trasformata in diffidenza, poi in paura, che non può venire contenuta come i ricordi. Si diffonde come una malattia.
Dopo la morte del marito, Santa aveva giurato di sconfiggere i morbi, a qualsiasi costo, anche a quello di rivolgere le sue preghiere a qualcuno di diverso da Dio.
Guardò di nuovo fuori. Il serpente di fuoco era quasi giunto alle porte di casa sua. I latrati dei cani e le urla di odio della gente del villaggio ora sovrastavano il silenzio della campagna.
«Vieni fuori, strega!» gridò qualcuno.
«Ho salvato i vostri figli! Senza di me sarebbero morti!» gridò Santa.
«Esci, cagna! Non vogliamo la puttana di Satana nella nostra terra!»
I cani abbaiarono inferociti. Santa strinse i denti e accettò la realtà. Aveva imparato come contrastare le malattie della carne, ma non quelle dello spirito.
«La peste si sta diffondendo a ovest! Fate in modo che vi possa aiutare, e vi assicuro che nessuno dei vostri figli ne verrà toccato!»
«Minaccia i nostri figli!»
«Li vuole donare al Diavolo!»
«Amo i vostri bambini! Non farò loro del male!»
«Bruciamola! Non vogliamo simili blasfemie nella nostra terra!»
«Sì, a morte!»
Le torce vennero scagliate e colpirono il tetto di paglia della sua abitazione.
Guarire i bambini era il dono che il Diavolo le aveva concesso, ma tutto aveva un costo.
Le soffitte erano il luogo migliore per custodire i ricordi, specialmente quelli dolci e semplici come quelli infantili, talmente piccoli da poter essere trasformati in semi di lino. Un piccolo prezzo da pagare per la vita, un tesoro preziosissimo da custodire in un sacchetto di pelle, che ora stava per bruciare come il resto della sua casa.
Prese il sacchetto, lo strinse al cuore e accettò il calore che la circondava.
Quando i genitori sarebbero tornati a casa e i loro pargoli non li avrebbero riconosciuti, avrebbero compreso cosa significava perdere qualcuno.
Il qualcuno più importante.
Re: Semi tra le fiamme
Buonasera anche a te, Maurizio! Caratteri e tempo ok, divertiti in questa Tribuiani Edition!
- Polly Russell
- Messaggi: 812
Re: Semi tra le fiamme
Buongiorno! E ben trovato, e... caspita che bel racconto ho appena letto. Sembrava un finale scontato, come molte altre storie, ci fai empatizzate con la strega, muore, si scopre che in fondo era solo una che conosceva le erbe, ci disperdiamo. Fine.
Invece no, tu ci tiri fuori un novello pifferaio magico con i fiocchi! E lasci alla nostra immaginazione il dolore del giorno dopo. Bello.
La parte iniziale, forse è un pelo lenta ma ci serve s comprendere la psiche della strega e il perché delle sue scelte, quindi ci sta. Un buon lavoro.
Invece no, tu ci tiri fuori un novello pifferaio magico con i fiocchi! E lasci alla nostra immaginazione il dolore del giorno dopo. Bello.
La parte iniziale, forse è un pelo lenta ma ci serve s comprendere la psiche della strega e il perché delle sue scelte, quindi ci sta. Un buon lavoro.
Polly
- Laura Cazzari
- Messaggi: 266
Re: Semi tra le fiamme
Ciao Maurizio, devo ammettere che sono proprio contenta che questa volta tu abbia optato per un racconto stilisticamente diverso dai tuoi standard. Devo dirti che questo stile mi piace molto. È fluido e accompagna dolcemente verso il finale. Bella l’idea della strega e geniale la trovata dei ricordi dei bambini trasformati in semi. Una storia carina e senza buchi. Se devo trovare proprio un difetto ho trovato un po’ di buchi riguardanti il tema e la limitazione. Non riesco proprio a immaginarmi una casa al tempo delle streghe con il tetto di paglia e una soffitta abbastanza grande da contenere una persona in piedi e una finestra. Quindi questo mi ha fatto percepire una lieve forzatura nell’inserimento del tema. Inoltre, la limitazione temporale non è stata sviluppata appieno secondo me. Per il resto devo dire che è uno dei tuoi lavori che mi è piaciuto di più.
Laura Cazzari
- Andrea Lauro
- Messaggi: 596
Re: Semi tra le fiamme
Ciao Maurizio, racconto evocativo e così reale, sembra di essere in quella soffitta con lei. Nulla da eccepire, complimenti. Con immagini vivide riesci a rendere molto bene il passaggio tra (relativa) tranquillità della scena iniziale, bucolica direi, ed il caos della successiva, quando i dialoghi si fanno serrati e il tempo accelera.
Mi piace come ci insegni così bene il concetto di “nulla per nulla”.
andrea
Mi piace come ci insegni così bene il concetto di “nulla per nulla”.
andrea
Re: Semi tra le fiamme
Ciao Maurizio,
bel racconto.
Parliamo prima del tema: la forte limitazione temporale non sembra rispettata / accennata dal tuo racconto, e questo è un problema viste le regole del gioco.
In generale non amo le storie di streghe e maghi ma questo tuo racconto è originale e scritto con un ritmo ascendente che si fa leggere con molto piacere. Bravo!
A presto
Ciao
Adriano
bel racconto.
Parliamo prima del tema: la forte limitazione temporale non sembra rispettata / accennata dal tuo racconto, e questo è un problema viste le regole del gioco.
In generale non amo le storie di streghe e maghi ma questo tuo racconto è originale e scritto con un ritmo ascendente che si fa leggere con molto piacere. Bravo!
A presto
Ciao
Adriano
- maurizio.ferrero
- Messaggi: 529
Re: Semi tra le fiamme
Grazie a tutti dei commenti :)
Ciao Adriano! Do la collocazione temporale nelle prime righe! Essendo un'ambientazione antica non potevo certo dire "sono le 9 e mezza di sera".
Adry666 ha scritto:Parliamo prima del tema: la forte limitazione temporale non sembra rispettata / accennata dal tuo racconto, e questo è un problema viste le regole del gioco.
Santa si affacciò all’abbaino, facendo guizzare le iridi nell’oscurità di una sera di tarda estate. Il sole era sceso all’orizzonte da meno di un’ora.
Ciao Adriano! Do la collocazione temporale nelle prime righe! Essendo un'ambientazione antica non potevo certo dire "sono le 9 e mezza di sera".
- roberto.masini
- Messaggi: 408
Re: Semi tra le fiamme
Ciao, Maurizio.
Stile perfetto per una storia accattivante. Poco importa se è una maga o una semplice guaritrice: il popolo non ama chi non capisce. I ricordi dei bambini trasformati in semi sono un tocco poetico che rende questo racconto qualcosa di più di una semplice storia di streghe. Tutto perfetto sembrerebbe. E invece no perché le limitazioni del tema non sono tutte rispettate. Personaggi solo in soffitta. Ce n'è uno solo. Deve avvenire tutto in soffitta. I valligiani sono fuori. L'indicazione precisa dell'orario in un racconto antico forse era impossibile ma a tarda estate il sole tramonta alle 18.30 + mezz'ora= 19. Se non fosse ambientata in Italia ma più a nord sarebbe peggio.
Stile perfetto per una storia accattivante. Poco importa se è una maga o una semplice guaritrice: il popolo non ama chi non capisce. I ricordi dei bambini trasformati in semi sono un tocco poetico che rende questo racconto qualcosa di più di una semplice storia di streghe. Tutto perfetto sembrerebbe. E invece no perché le limitazioni del tema non sono tutte rispettate. Personaggi solo in soffitta. Ce n'è uno solo. Deve avvenire tutto in soffitta. I valligiani sono fuori. L'indicazione precisa dell'orario in un racconto antico forse era impossibile ma a tarda estate il sole tramonta alle 18.30 + mezz'ora= 19. Se non fosse ambientata in Italia ma più a nord sarebbe peggio.
- Luca Nesler
- Messaggi: 709
- Contatta:
Re: Semi tra le fiamme
Ciao Maurizio, questo è uno dei racconti Ferrero! Qui riconosco la tua cura dei dettagli e le tue buone idee che ottengono molto a braccetto col fantastico.
Proprio un bel racconto!
Proprio un bel racconto!
- Andrea Partiti
- Messaggi: 1047
- Contatta:
Re: Semi tra le fiamme
Io dopo aver letto la prima frase: "Oh, un racconto di Natale. E' presto, ma si abbina perfettamente alla soffitta. Vedrai che lo intrappola nella soffitta proprio la notte di Natale". No. :D
A parte questo, mi piace molto lo stile di questo racconto, l'attenzione al dettaglio e ai particolari. Hai deciso di sacrificare un po' di complessità nella storia per poter dare di più ad atmosfera e scena, e penso sia stata una scelta azzeccata. Perché la soffitta era una dei "protagonisti" obbligati, e farcela vivere nel dettaglio la rende molto più viva, soprattutto se questo dettaglio, i semi raccolti nella stanza, sono anche strutturali e tornano nel finale.
Ammetto che l'intervento degli aggressori, essendo una scena importante e lunga all'interno del racconto, sforano un po' le regole del gioco. Se fossero state meno battute non si sarebbe notate, ma così sposti proprio il focus dell'azione all'esterno. Forse calcare di più la mano sul punto di vista della protagonista, magari facendola chiudere nella soffitta esplicitamente, facendole ascoltare (con ansia? timore? rassegnazione?) l'avvicinamento e i rumori della folla, ci caleresti ancora di più nella scena senza dover fare la carrellata di distrazione sui forconi e le torce, che trovo un po' vintage come immagine per lo tuo stile che hai scelto e il finale verso cui vuoi andare.
A parte questo, mi piace molto lo stile di questo racconto, l'attenzione al dettaglio e ai particolari. Hai deciso di sacrificare un po' di complessità nella storia per poter dare di più ad atmosfera e scena, e penso sia stata una scelta azzeccata. Perché la soffitta era una dei "protagonisti" obbligati, e farcela vivere nel dettaglio la rende molto più viva, soprattutto se questo dettaglio, i semi raccolti nella stanza, sono anche strutturali e tornano nel finale.
Ammetto che l'intervento degli aggressori, essendo una scena importante e lunga all'interno del racconto, sforano un po' le regole del gioco. Se fossero state meno battute non si sarebbe notate, ma così sposti proprio il focus dell'azione all'esterno. Forse calcare di più la mano sul punto di vista della protagonista, magari facendola chiudere nella soffitta esplicitamente, facendole ascoltare (con ansia? timore? rassegnazione?) l'avvicinamento e i rumori della folla, ci caleresti ancora di più nella scena senza dover fare la carrellata di distrazione sui forconi e le torce, che trovo un po' vintage come immagine per lo tuo stile che hai scelto e il finale verso cui vuoi andare.
Re: Semi tra le fiamme
Ciao Maurizio!
Il tuo racconto è interessante, ma ammetto che non mi ha entusiasmato. La missione di vita della signora è lodevole e anche se i suoi compaesani la ghettizzano, ma il revival della caccia alle streghe non mi ha dato il brivido che invece il tema potrebbe darmi. mi piace però molto la svolta dei semi di lino che conservano i ricordi, questa è la vera parte geniale. mi piacerebbe leggere qualche sviluppo più ampio su questo tema!
Il tuo racconto è interessante, ma ammetto che non mi ha entusiasmato. La missione di vita della signora è lodevole e anche se i suoi compaesani la ghettizzano, ma il revival della caccia alle streghe non mi ha dato il brivido che invece il tema potrebbe darmi. mi piace però molto la svolta dei semi di lino che conservano i ricordi, questa è la vera parte geniale. mi piacerebbe leggere qualche sviluppo più ampio su questo tema!
#AbbassoIlTerzoPuntino #NonSmerigliateLeBalle
#LicenzaPoeticaGrammatica
Adoro le critiche, ma -ve prego!- che siano costruttive!!
#LicenzaPoeticaGrammatica
Adoro le critiche, ma -ve prego!- che siano costruttive!!
Re: Semi tra le fiamme
Molto bene. Un racconto solido, ottimamente gestito, non banale, profondo nel suo delineare contesto e storia e anche nel vivere oltre se stesso, nell'immaginazione del lettore su quello che sarà il giorno dopo. Vero è che sposti un po'mil focus fuori dalla soffitta, ma i semi di lino sono tutti lì dentro e quindi direi che, alla fina, questa pecca è relativa. Per me un pollice su.
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