Il prezzo del mio Silenzio

Appuntamento per lunedì 18 novembre dalle 21.00 all'una con il tema della guest star Giorgia Tribuiani! Nata a San Benedetto del Tronto nel 1985, attualmente vive a Bologna e lavora nel campo della comunicazione. Laureata in Editoria e giornalismo presso la facoltà di Lettere e filosofia, per cinque anni è stata responsabile della sezione letteratura per la rivista di arte e cultura “Re-volver”. Da ottobre 2017 collabora con la Bottega di narrazione di Giulio Mozzi. Nel 2008 ha pubblicato la raccolta di racconti Cronache degli artisti e dei commedianti (Tespi). Guasti è il suo primo romanzo ed è edito da Voland.
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DandElion
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Il prezzo del mio Silenzio

Messaggio#1 » lunedì 18 novembre 2019, 23:57

In realtà, non è stata proprio un’idea geniale, dirgli di sì.
Forse tutto questo si poteva evitare. Sarebbe bastato declinare l’invito: “no, grazie, non mi sembra il caso” e tutto questo non sarebbe successo. Semplicemente adesso sarei a casa, nel mio letto, senza nessun ricordo amaro da ingoiare a forza, come quando mia nonna si scorda di togliere le interiora al pesce prima di cuocerlo e tutta la bile ne inasprisce la morbida carne.
Se solo avessi detto: “No.".

...

E invece quel “no” non glielo avevo detto e avevo pagato la mia imprudenza - qui, in questo villino a schiera, col muro angolare sbreccato, per le troppe persone che hanno perso la vita incontrandolo- la mia faccia schiacciata sulla moquette di questo maledetto sottotetto un pomeriggio di novembre.
Stavamo studiando, io tutta presa- matematica, la mia passione!- Marcello invece no; si distraeva, sviava il discorso.
Il suo sguardo mi bruciava il viso. Mi fissava e io sentivo caldo nei punti dove i suoi occhi si posavano. Mi metteva a disagio.
“Lo sai che sul nostro muro si è schiantata un sacco di gente?” Mi diceva, mentre io cercavo di capire perché non mi corrispondevano i risultati.
L’avevo guardato di traverso, con poca attenzione, un occhio voleva restare sul libro, l’altro guardarlo per capire.
Mi mise una mano sul mento, girandomi il viso affinché lo guardassi. “Hai capito quello che ti ho detto? A casa mia la gente muore. Le loro anime abitano questa soffitta”
Oggi gli direi di smetterla. Oggi ho vent’anni in più di quel pomeriggio.
Mi strappò dai capelli il fermaglio, cosparso di rose di paillettes, le stesse che mia madre aveva cucito sul dolcevita nero che avevo indosso e che mi faceva sentire ancora più caldo.
“Ho caldo.” Dissi.
Quando un predatore punta una preda, non la attacca subito. Ne scruta i movimenti, ne indovina la traiettoria e solo quando è sicuro che il suo attacco non andrà sprecato, balza contro il suo corpo.
Mi sono ritrovata una mano sulla bocca,l'altra mi minacciava una forbice.
Il mio corpo schiacciato a terra, la mia bocca sulla moquette.

...

Ciò che accadde è solo una banale storia, la potrebbero raccontare centinaia di donne.
Oggi ricorrono vent’anni da quel giorno.

Qualche giorno fa l’ho incontrato sul bus. Strano parlare come se il tempo davvero possa cancellare ogni cosa.
“Ah non vivi più qui? E quando riparti? io? Vivo sempre lì. Perché non ci vediamo una sera di queste?”
E così stasera sono invitata a cena dal mio ex compagno di classe, che abita sempre i piani alti dello stabile di famiglia.
Varco il portone alle 21:00 e il tempo sembra essersi fermato: le stesse scale di legno che da ragazzina mi facevano timore.
Oggi gli chiedo io di mostrarmi gli spettri della sua soffitta. Accetta compiaciuto.
Quando un predatore punta una preda, non la attacca subito. Sono vent’anni che lo pedino, seguo ogni suo movimento, so ogni cosa che ha fatto, quante donne ha avuto.
Quante non hanno raccontato a nessuno i dettagli.
Appena varcata la porta le vedo, sono tutte li, sono quelle dopo, che hanno conosciuto questa soffitta, proteggendolo con lo stesso bruciante silenzio.
Balzo contro il suo corpo.

...

Esco da casa sua verso mezzanotte.
Purtroppo Marcello non ha voluto subire in silenzio lo stesso servizio che mi ha regalato vent’anni fa.
Sono stata proprio costretta ad usare la forbice che avevo portato con me.


#AbbassoIlTerzoPuntino #NonSmerigliateLeBalle
#LicenzaPoeticaGrammatica
Adoro le critiche, ma -ve prego!- che siano costruttive!!

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DandElion
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Re: Il prezzo del mio Silenzio

Messaggio#2 » lunedì 18 novembre 2019, 23:58

spero non ci siano troppi orrori di punteggiatura e sintassi. sono lessa. troppo per rileggerlo.
'notte.
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antico
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Re: Il prezzo del mio Silenzio

Messaggio#3 » martedì 19 novembre 2019, 0:00

Ciao Dand e complimenti per essere riuscita a scrivere nonostante la febbre! Tutto ok con caratteri e tempo, buona Tribuiani Edition!

caratina
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Re: Il prezzo del mio Silenzio

Messaggio#4 » mercoledì 20 novembre 2019, 1:14

Una vendetta servita fredda. Una ragazzina subisce violenza nella soffitta di una villetta a schiera da parte di un suo compagno. Lo segue, lo sorveglia, vede che continua ad attirare le sue prede nella villetta e a portare le sue vittime in soffitta con la scusa di vedere i fantasmi dei morti ammazzati negli scontri automobilistici contro l’angolo esterno della casa. Infine, da adulti, un nuovo incontro, evidentemente non casuale, e la vittima di allora riesce a consumare la sua vendetta. La trama è abbastanza semplice, lineare. C’è qualche refuso: manca un “con” nella frase “… sulla bocca, l’altra mi minacciava una forbice”; meglio usare “le forbici” anziché “la forbice”; nel dialogo, manca la maiuscola a “io”; “ad usare” ha una d eufonica di troppo. Inoltre la questione dell’angolo smussato dagli scontri mi ha lasciato un po’ perplessa: all’inizio pensavo che fosse vera, poi mi è venuto il dubbio che sia stato il predatore a smussare volontariamente il muro per crearsi una scusa per portare le ragazze in soffitta. Non sono sicura che tu abbia rispettato i limiti stabiliti: la prima parte vede la protagonista in soffitta di pomeriggio, la seconda parte rispetta l’ora di ingresso (le 21), ma la protagonista esce a mezzanotte, non all’una.

Grazie per la lettura!

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Luca Nesler
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Re: Il prezzo del mio Silenzio

Messaggio#5 » mercoledì 20 novembre 2019, 13:40

[premessa: per il rispetto di tutti e, sapendo che ognuno preferisce le critiche ai complimenti, ho deciso di commentare senza leggere gli altri commenti e di accantonare qualunque filtro cortese. Ti prego di non confondere questo atteggiamento con mancanza di stima e di ricordare che giudico il racconto e non l'autore/autrice.]

Ciao Dand!
Riguardo alla trama. Trovo encomiabile la denuncia al fatto e la riflessione sulla fatica delle vittime di parlare e sul fatto che queste diventino "complici" nell'ottica delle vittime successive. Però non mi è chiaro perché la protagonista abbia aspettato tanto a vendicarsi e perché faccia considerazioni così severe sulle donne che hanno taciuto quando, anche lei, lo ha fatto per tanto tempo. Mi sembra un imbroglioncino tessuto dalla malvagia mente dell''autrice. Cioè hai costruito un finale incoerente con alcuni aspetti del racconto, cercando una chiusa innaturale. O lei ha aspettato vent'anni per un motivo che non ci dice o non ha senso che lo abbia fatto e, inoltre, che dia un giudizio sulle donne dopo e sul loro silenzio.
La frase sul predatore che ritorna mi è piaciuta ed è efficace.

Per ultimo la limitazione dice che i personaggi devono muoversi unicamente in soffitta tra le 21 e le 01. E qui mi sa che te l'eri dimenticata (anch'io ho corretto alle 01:20 un'indicazione temporale)


Tecnica
- " Semplicemente adesso sarei a casa, nel mio letto" Quel semplicemente non aggiunge nulla al testo, nemmeno considerandolo un pensiero della protagonista. Inoltre lascia trapelare che lei consideri ciò che è successo con una spensieratezza che non esiste nel racconto.
- "e tutta la bile ne inasprisce la morbida carne." l'aggettivo "morbida" non solo non si sposa con l'idea che costruisci attorno al sapore, ma è proprio superfluo in questo contesto, risultando artificioso nel pensiero.
- "Mi strappò dai capelli il fermaglio, cosparso di rose di paillettes, le stesse che mia madre aveva cucito sul dolcevita nero che avevo indosso e che mi faceva sentire ancora più caldo.
“Ho caldo.” Dissi" Qui lui strappa, un gesto violento e invadente che mi coglie alla sprovvista e mi fa pensare che stia per scatenarsi un conflitto violento. Mi domando perché ti soffermi sui dettagli del fermaglio e dell'abito. Poi lei parla e sembra tranquilla. Questa reazione non è concorde con la parte precedente.
- "Mi sono ritrovata una mano sulla bocca" qui hai cambiato tempo verbale
- "l'altra mi minacciava una forbice" refuso, immagino
- "Balzo contro il suo corpo" è una frase strana che non si adatta (secondo me, ovviamente) alla concitazione della scena. "Gli balzo addosso" o una descrizione del come sarebbe stata più efficace. Intendo che il fatto che lei specifichi che balza sul suo corpo (perché non su di lui?) confonde un pochino perché sembra sottintendere un'intenzione particolare. Cosa che invece non è (spero di spiegarmi)

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Wladimiro Borchi
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Re: Il prezzo del mio Silenzio

Messaggio#6 » mercoledì 20 novembre 2019, 16:47

Il prezzo del mio Silenzio - Dand Elion

Rape & Revange dei più classici, gestito con originalità e discreta maestria.
La storia tiene incollati fino alla fine, anche se il twist finale è molto telefonato.
La forbice è un'ottima "pistola di Checov" che passa dalle mani dello stupratore e ritroviamo in mano alla vendicatrice a un paio di parole dal finale. L'ho trovata strepitosa ed è quello che, a mio parere, fa funzionare un finale altrimenti un po' scontato.
Il tuo stile mi piace molto e questo, ormai, dovresti averlo capito. Ti segnalo giusto due o tre cose che potrebbero essere sistemate.
1) L'aggettivo "morbida" prima della carne del pesce è inutile e dannoso, lo toglierei.
2) Manca un "con" prima di "forbice" - L'altra mi minacciava con una forbice.
2) "Balzo contro il suo corpo" - Sembra una traduzione letterale dall'inglese, molto più diretto e chiaro: "Gli salto addosso!"
A rileggerti presto
Wladimiro
IMBUTO!!!

Isabella Torazza
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Re: Il prezzo del mio Silenzio

Messaggio#7 » giovedì 21 novembre 2019, 17:29

Ciao Dand, piacere di leggerti!
Anche la tua è una storia decisamente forte e quanto mai attuale. Mi piacciono gli intermezzi temporali e poco importa se non hai rispettato il limite temporale imposto. Hai una scrittura fluida che si appoggia bene alla trama. Ho trovato alcuni errori sia di punteggiatura che sviste, sicuramente dovute alla fretta nel chiudere. Entrando in una sfera più soggettiva: la ripetizione "tutto questo" ,nella seconda riga,mi sembra appesantisca un po' il testo. Avrei tolto "tutta" la bile, mi sembra più incisivo senza (il sapore è chiaro, molto bene), manca un "con": mi minacciava con una forbice.
Un po' tirato il fatto che lei lo abbia seguito per vent'anni sapendo tutto di lui. se non ci fosse stato il maledetto limite dei caratteri, avresti potuto approfondire questa parte, che mi ha molto incuriosita.

Grazie!

Isa

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zorrozagni
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Re: Il prezzo del mio Silenzio

Messaggio#8 » giovedì 21 novembre 2019, 17:46

Ciao, una veloce precisazione visto che sono nuovo e non mi conoscete: quando faccio editing o commento un testo mi concentro sui punti deboli, credo sia questo il servizio più gradito per chi si vuole migliorare. Per questo i miei commenti potranno sembrare forse critici, ma non c’è nessun intento denigratorio, solo analitico.

Commento

Il racconto si regge su un assunto verosimile ma sviluppato in modo molto rigido, che non lascia margini al lettore per abbandonarsi alla sospensione dell’incredulità. Inizialmente batte troppo sul tasto dell’imprudenza, e del rimpianto della protagonista, quasi fosse stata colpa sua: “avevo pagato la mia imprudenza”. La ragazza è andata solo a studiare, pare. Non c’è imprudenza in questo, se non la introduciamo attraverso qualche analessi o ricordo che sottolinei segnali avvisatori ignorati.
Alcuni punti non scorrono bene, sono di difficile comprensione “ - qui, in questo villino a schiera, col muro angolare sbreccato, per le troppe persone che hanno perso la vita incontrandolo-” non mi è chiaro perché il muro angolare sbreccato sia collegato alle persone morte, o se è un refuso.
" la mia faccia schiacciata sulla moquette di questo maledetto sottotetto un pomeriggio di novembre", qui abbiamo un tempo di narrazione presente ma in generale il racconto parte da un racconto mnemonico della protagonista, e il suo tempo è in realtà molto posteriore, nella parte della vendetta.

Non mi è chiaro nemmeno se tante persone sono morte in quel villino perché lei sia stata risparmiata.
Anche il “Qualche giorno fa l’ho incontrato sul bus” non collima con “Sono vent’anni che lo pedino”, perché si presta al fraintendimento automatico dell'incontro casuale.
Il personaggio di lui si comporta in modo totalmente inconsapevole, ed è difficile pensare comunque che una donna sola possa averlo sopraffatto con una forbice.
Insomma un racconto un po’ funzionale al finale desiderato, che procede a scatti poco fluidi e alla fine lascia esposta l’architettura finzionale.

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lordmax
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Re: Il prezzo del mio Silenzio

Messaggio#9 » mercoledì 27 novembre 2019, 13:04

Genere: Rape and Revenge

Bella scelta anche se il tema è mancato visto che una parte dell'azione avviene fuori dalla soffitta (nell'autobus e nei ventanni intermedi).
Mi piace molto il dettaglio delle forbici (del refuso importa poco) e di come le hai usate in stile pistola di Checov. Mi chiedo perché non hai fatto la stessa cosa con il muro sbrecciato e il fermacapelli. Due elementi introdotti con molta forza e inutilizzati.
La parte iniziale funziona bene soprattutto dal punto di vista psicologico e crea un bell'effetto empatia. Forse introducendo qualche flashback sul comportamento di lui prima dell'invito avresti pottuto aumentare ancora di più tale comprensione dell'autocommiserazione e senzazione di colpa tipiche delle vittime di stupro.
La seconda parte, a mio parere, è invece troppo veloce (che detto da me è una barzelletta ^__^ ).
La situazione è lineare e ben presentata ma la struttura non è completa.
Mi è piaciuto il dettaglio che sia proprio lei ad accusare le vittime successive di non aver parlato quando è la sua stessa colpa.

Federico Martello
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Re: Il prezzo del mio Silenzio

Messaggio#10 » giovedì 28 novembre 2019, 13:56

Sicuramente uno dei testi migliori, almeno per la mia personalissima opinione. Ha colpito giusto dove voleva, ha fatto male, poi ha dato la sua soddisfazione, il tutto però irrimediabilmente sporcato dall'orrore che comunque racconta. Stilisticamente e nel coinvolgimento sono moltissimi i dettagli che me l'hanno fatto apprezzare così tanto, a cominciare dal tono assolutamente gelido con cui la protagonista affronta ogni cosa, caratterizzazione fatta e finite da 10 a lode e mostrata senza bisogno di sprecarci una sola parola. E "nessuna parola sprecata" è lo stesso che si potrebbe dire per qualunque descrizione presente, da quelle ambientali a soprattutto le scene, che pur se non mostrate sono assolutamente e dolorosamente chiare senza bisogno di impiegare una sola battuta di troppo. Non ho davvero molto da dire anche perché non sarebbe altro che un lungo elenco di apprezzamenti e spero che anche senza sentirli tutti il mio entusiasmo sia sufficiente a trasmettere a pieno che è un lavoro Eccellente. Complimenti

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antico
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Re: Il prezzo del mio Silenzio

Messaggio#11 » venerdì 29 novembre 2019, 20:36

La divisione in due parti distinte non credo abbia giovato al racconto. In primis, porta il testo pericolosamente ai limiti con il tema e questo deve essere tenuto in conto in fase di valutazione. Se, al contrario, il tutto fosse stato raccontato nella fase della vendetta, la compattezza sarebbe stata maggiore e il tema preso in pieno perché il riferirsi al passato dalla situazione del presente non avrebbe implicato, per me, il posizionare l'azione principale fuori dalla soffitta. Aggiungo che ci sono diverse imprecisioni che vanno rifinite (come il rimarcare la casualità dell'incontro quando sono vent'anni che tiene sotto controllo la preda). Per concludere: un pollice che terrei sul ni, ma più verso il positivo perché la validità dell'idea è più che buona.

alexandra.fischer
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Re: Il prezzo del mio Silenzio

Messaggio#12 » lunedì 2 dicembre 2019, 21:27

Tema centrato. Idea indovinata quella dell’assassino seriale di donne che ha cominciato la carriera da studente. Peccato termini per mano della vittima mancata di vent’anni prima, che fa giustizia a se stessa e alle vittime venute prima e dopo di lei. Come atmosfera fanta-horror per me è azzeccata e ci sta. Certo, molti cultori della verosimiglianza avrebbero da ridire: e i parenti delle vittime non hanno fatto nulla? E i vicini fingevano di nulla? Però capisco il personaggio (l’assassino tende a restare attaccato al luogo del delitto, in questo caso una soffitta alla Barbablù).

Attenta a:
Ah non vivi più qui? (Ah, non vivi più, qui?)

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