E adesso urlate di Emiliano Maramonte
- emiliano.maramonte
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E adesso urlate di Emiliano Maramonte
L’anemica lampadina tremolò ed esalò un ultimo rantolo di luce.
Valeria rabbrividì e annaspò nella densa penombra della soffitta. La botola si era chiusa all’improvviso alle sue spalle. «Cazzo! E adesso?»
Rossella fece spallucce e provò a forzare la maniglia. Niente.
«Chiama tua madre, tuo fratello, tuo padre… Ci sarà qualcuno in casa!» esclamò Valeria, in preda all’agitazione. Maledetto libro di grammatica del nonno! Poteva pure marcire lì dov’era! Quasi si morse la lingua per averlo chiesto all’amica.
«I miei non torneranno prima dell’una» dichiarò Rossella con voce tremula. «Sono andati al teatro e Michele tira sempre tardi con la sua morosa.»
Valeria si sentì svenire. Quattro ore in quel postaccio buio e lercio. Pensò a qualcosa. «Abbiamo i cellulari.» Li accesero. Il segnale era assente. La luminosità dei display rischiarò un ambiente cupo e desolato, ingombro solo di quattro scatoloni addossati alla parete giù in fondo. «Che ore sono?» chiese Valeria.
«Le 21.17» rispose l’amica, alzando gli occhi dallo smartphone.
«Ho freddo» si lamentò Valeria, stringendosi le braccia al petto. «E c’è puzza di… che schifo. Che diavolo combinava qui dentro tuo nonno?»
«Boh» rispose Rossella. «So solo che ci passava molto tempo qui. Mia nonna mi raccontava di averlo sentito urlare più di una volta, ma non era matto. Anzi, quando scendeva sembrava più tranquillo… più rilassato.»
«Perché urlava?» volle sapere Valeria. In quel momento i cellulari andarono in standby. L’oscurità si mangiò tutto. Poi ci fu uno schiocco, rapido e intenso. Il dolore le esplose nella guancia. «Che stronza! Mi hai dato uno schiaffo!» s’arrabbiò Valeria. Pigiò sul tasto di accensione del cellulare e glielo puntò in faccia. Il volto cosparso di chiaroscuri dell’amica sembrava dispiaciuto. Aveva ancora il braccio a mezz’aria. «Non l’ho fatto apposta. Però era da un po’ che volevo mollartelo!»
Il bagliore dei cellulari andò di nuovo via. Valeria provò l’impulso di dare a Rossella un calciò. Glielo sferrò.
«Ahia!» sbottò l’altra.
«Questo è per sabato» le sputò in faccia. «Credevi che me ne fossi scordata?»
Rossella attivò il display del suo smartphone. Ora aveva un’espressione arcigna e sofferente. Si slanciò verso di lei e le diede una spallata. Valeria cadde all’indietro e l’impatto le tolse il fiato. «Cazzo ti prende? Smettila!» Uno, due, tre respiri profondi e si rizzò in piedi. Si lanciò contro Rossella senza esitare. «Ti faccio vedere io! Bella amica del cazzo che sei!»
Diede inizio a una zuffa inattesa.
Poi ci fu una risata beffarda e sguaiata. Le due amiche smisero di accapigliarsi. «Chi c’è?» chiese Valeria, ansante e indolenzita.
«Continuate! Mi diverto un mondo!» esclamò una voce né maschile né femminile che proveniva da ogni direzione.
Le due amiche si guardarono impaurite, poi fissarono il nero granuloso di fronte a loro. Scorsero bianche volute di fumo disposte a formare un viso evanescente.
«E adesso urlate.»
Urlarono. A lungo.
«Tuo nonno Giovanni sapeva farlo meglio, Rossella. Era un gran lavoratore. Si è meritato tutto il bene che ha avuto» spiegò la voce. Poi: «Come state?»
Si erano accasciate sul pavimento, esauste. Valeria, però, si sentiva bene. Nell’abbraccio di quel momento di benessere, chiese: «Perché è successo? Cosa sei?»
«Una sorella, severa ma benevola.Vogliatevi bene.»
Uno scatto. La botola si aprì.
Valeria rabbrividì e annaspò nella densa penombra della soffitta. La botola si era chiusa all’improvviso alle sue spalle. «Cazzo! E adesso?»
Rossella fece spallucce e provò a forzare la maniglia. Niente.
«Chiama tua madre, tuo fratello, tuo padre… Ci sarà qualcuno in casa!» esclamò Valeria, in preda all’agitazione. Maledetto libro di grammatica del nonno! Poteva pure marcire lì dov’era! Quasi si morse la lingua per averlo chiesto all’amica.
«I miei non torneranno prima dell’una» dichiarò Rossella con voce tremula. «Sono andati al teatro e Michele tira sempre tardi con la sua morosa.»
Valeria si sentì svenire. Quattro ore in quel postaccio buio e lercio. Pensò a qualcosa. «Abbiamo i cellulari.» Li accesero. Il segnale era assente. La luminosità dei display rischiarò un ambiente cupo e desolato, ingombro solo di quattro scatoloni addossati alla parete giù in fondo. «Che ore sono?» chiese Valeria.
«Le 21.17» rispose l’amica, alzando gli occhi dallo smartphone.
«Ho freddo» si lamentò Valeria, stringendosi le braccia al petto. «E c’è puzza di… che schifo. Che diavolo combinava qui dentro tuo nonno?»
«Boh» rispose Rossella. «So solo che ci passava molto tempo qui. Mia nonna mi raccontava di averlo sentito urlare più di una volta, ma non era matto. Anzi, quando scendeva sembrava più tranquillo… più rilassato.»
«Perché urlava?» volle sapere Valeria. In quel momento i cellulari andarono in standby. L’oscurità si mangiò tutto. Poi ci fu uno schiocco, rapido e intenso. Il dolore le esplose nella guancia. «Che stronza! Mi hai dato uno schiaffo!» s’arrabbiò Valeria. Pigiò sul tasto di accensione del cellulare e glielo puntò in faccia. Il volto cosparso di chiaroscuri dell’amica sembrava dispiaciuto. Aveva ancora il braccio a mezz’aria. «Non l’ho fatto apposta. Però era da un po’ che volevo mollartelo!»
Il bagliore dei cellulari andò di nuovo via. Valeria provò l’impulso di dare a Rossella un calciò. Glielo sferrò.
«Ahia!» sbottò l’altra.
«Questo è per sabato» le sputò in faccia. «Credevi che me ne fossi scordata?»
Rossella attivò il display del suo smartphone. Ora aveva un’espressione arcigna e sofferente. Si slanciò verso di lei e le diede una spallata. Valeria cadde all’indietro e l’impatto le tolse il fiato. «Cazzo ti prende? Smettila!» Uno, due, tre respiri profondi e si rizzò in piedi. Si lanciò contro Rossella senza esitare. «Ti faccio vedere io! Bella amica del cazzo che sei!»
Diede inizio a una zuffa inattesa.
Poi ci fu una risata beffarda e sguaiata. Le due amiche smisero di accapigliarsi. «Chi c’è?» chiese Valeria, ansante e indolenzita.
«Continuate! Mi diverto un mondo!» esclamò una voce né maschile né femminile che proveniva da ogni direzione.
Le due amiche si guardarono impaurite, poi fissarono il nero granuloso di fronte a loro. Scorsero bianche volute di fumo disposte a formare un viso evanescente.
«E adesso urlate.»
Urlarono. A lungo.
«Tuo nonno Giovanni sapeva farlo meglio, Rossella. Era un gran lavoratore. Si è meritato tutto il bene che ha avuto» spiegò la voce. Poi: «Come state?»
Si erano accasciate sul pavimento, esauste. Valeria, però, si sentiva bene. Nell’abbraccio di quel momento di benessere, chiese: «Perché è successo? Cosa sei?»
«Una sorella, severa ma benevola.Vogliatevi bene.»
Uno scatto. La botola si aprì.
Re: E adesso urlate di Emiliano Maramonte
Ciao Emiliano! Al pelissimo con il tempo! Tutto ok anche con i caratteri, buona Tribuiani Edition!
- Polly Russell
- Messaggi: 812
Re: E adesso urlate di Emiliano Maramonte
Ciao Emiliano e ben trovato. Purtroppo questo racconto non mi convince a sufficienza. Non lo stile, quello è fresco, veloce. È la trama, secondo me, a fare acqua. Perché non so di cosa stiamo parlando, e invece da come scrivi dovremmo averlo bene in mente. Perché alla fine, la cosa, fa riferimenti al nonno che noi dovremmo poter cogliere. È una specie di entità che li fa sfogare dalle frustrazioni giornaliere? Un terapeuta occulto? Ok, ma ci arrivo proprio trascinata per i capelli. Il fatto che si sputino addosso cose che si erano tenute per loro stesse, anche fa parte della terapia? E perché questa sorella maggiore se ne rimane in soffitta ad aspettare il prossimo cliente? Insomma, credo ti ci vogliano almeno altrettanti caratteri per definire questa entità che altrimenti rimane in ombra.
Alla prossima.
Alla prossima.
Polly
- Laura Cazzari
- Messaggi: 266
Re: E adesso urlate di Emiliano Maramonte
Ciao Emiliano. Allora il tema della soffitta c’è e anche il limite spazio-temporale.
Passando al tuo racconto devo farti i complimenti per come hai realizzato la scena. Sembrava di assistere alla scena di un film. La luce del cellulare intermittente l’ho trovata una scelta geniale per la rappresentazione del momento concitato.
Per quanto riguarda la storia devo dirti che non mi ha conquistata del tutto. Non sono riuscita a farmi un’idea delle protagoniste e dello spirito che abita la soffitta. Forse sarebbe servito qualche dettaglio in più.
Occhio ai refusi “un calciò”.
Passando al tuo racconto devo farti i complimenti per come hai realizzato la scena. Sembrava di assistere alla scena di un film. La luce del cellulare intermittente l’ho trovata una scelta geniale per la rappresentazione del momento concitato.
Per quanto riguarda la storia devo dirti che non mi ha conquistata del tutto. Non sono riuscita a farmi un’idea delle protagoniste e dello spirito che abita la soffitta. Forse sarebbe servito qualche dettaglio in più.
Occhio ai refusi “un calciò”.
Laura Cazzari
Re: E adesso urlate di Emiliano Maramonte
Ciao Emiliano,
tema centrato: soffitta e orario.
Il ritmo è buono, scorre bene. In alcuni punti sono rimasto un po’ perplesso; ad esempio quando usi la luce dello schermo come fonte luminosa; non so, penso che chiunque avrebbe accesso il led super- luminoso della fotocamera del cellulare, mi sembra una cosa un po' "old".
Cambierei lo stile del periodo: “Il bagliore dei cellulari andò di nuovo via. Valeria provò l’impulso di dare a Rossella un calciò. Glielo sferrò.” Quel “glielo sferrò” dopo il punto non mi piace.
Buon lavoro ma, secondo me, manca l’idea forte che faccia da collante a tutto.
Ciao
Adriano
tema centrato: soffitta e orario.
Il ritmo è buono, scorre bene. In alcuni punti sono rimasto un po’ perplesso; ad esempio quando usi la luce dello schermo come fonte luminosa; non so, penso che chiunque avrebbe accesso il led super- luminoso della fotocamera del cellulare, mi sembra una cosa un po' "old".
Cambierei lo stile del periodo: “Il bagliore dei cellulari andò di nuovo via. Valeria provò l’impulso di dare a Rossella un calciò. Glielo sferrò.” Quel “glielo sferrò” dopo il punto non mi piace.
Buon lavoro ma, secondo me, manca l’idea forte che faccia da collante a tutto.
Ciao
Adriano
- Andrea Lauro
- Messaggi: 596
Re: E adesso urlate di Emiliano Maramonte
Ciao Emiliano: l’idea è buona, ma c’è qualcosa che non mi convince. La soffitta è posseduta, e si diverte a vedere le due picchiarsi. I dialoghi ci sono, l’atmosfera anche. Cosa non mi torna? Forse la personificazione della soffitta: da quando entra in gioco presentandosi alle due, quella sensazione da thriller psicologico che avevi creato si perde. E se la soffitta non avesse parlato del tutto? Mi rendo conto che è un punto saliente del tuo racconto, ma aspetta: secondo anche senza manifestarsi apertamente avrebbe lasciato comunque la sensazione di esistere. Le due amiche avrebbero tratto comunque le loro considerazioni. Forse varrebbe la pena di provare a riscrivere il racconto eliminando l’incursione, hai visto mai, potrebbe funzionare. Ed il titolo “e adesso urlate” potrebbe reggere lo stesso!
«Non l’ho fatto apposta. Però era da un po’ che volevo mollartelo!» qui l’amica si accorge d’aver tratto piacere dal gesto compiuto. Non le avrei fatto dire “però era da un po’ che volevo mollartelo!”, suona un po’ artificioso ai fini della narrazione. Piuttosto, avrei messo qualcosa tipo “Si lasciò sfuggire un sorriso.”, che rende la stessa idea senza metterle in bocca una dichiarazione.
da sistemare: “un calciò.”
Spero d’esser stato d’aiuto, a presto
andrea
«Non l’ho fatto apposta. Però era da un po’ che volevo mollartelo!» qui l’amica si accorge d’aver tratto piacere dal gesto compiuto. Non le avrei fatto dire “però era da un po’ che volevo mollartelo!”, suona un po’ artificioso ai fini della narrazione. Piuttosto, avrei messo qualcosa tipo “Si lasciò sfuggire un sorriso.”, che rende la stessa idea senza metterle in bocca una dichiarazione.
da sistemare: “un calciò.”
Spero d’esser stato d’aiuto, a presto
andrea
- emiliano.maramonte
- Messaggi: 165
Re: E adesso urlate di Emiliano Maramonte
Grazie a chi, finora, ha commentato con severità e giusto equilibrio, risultando sicuramente di sprone e aiuto a migliorarmi.
Con questo racconto ho sicuramente toppato. Forse non avevo le idee chiare, forse, preso dalla smania di non risultare banale poi sono riuscito a esserlo. Per onore di cronaca, dico che il mio intento era quello di inscenare la leggenda della "Signora della casa" o "Dell'Aja della casa", ossia quegli spiriti che anticamente si pensava proteggessero le dimore, riservando fortune benevole a chi dimostrava di essere operoso, amorevole e ben disposto verso la casa. Ma, evidentemente, è stato un tentativo maldestro.
Con questo racconto ho sicuramente toppato. Forse non avevo le idee chiare, forse, preso dalla smania di non risultare banale poi sono riuscito a esserlo. Per onore di cronaca, dico che il mio intento era quello di inscenare la leggenda della "Signora della casa" o "Dell'Aja della casa", ossia quegli spiriti che anticamente si pensava proteggessero le dimore, riservando fortune benevole a chi dimostrava di essere operoso, amorevole e ben disposto verso la casa. Ma, evidentemente, è stato un tentativo maldestro.
- roberto.masini
- Messaggi: 408
Re: E adesso urlate di Emiliano Maramonte
Ciao Emiliano.
Devo dire che il racconto della soffitta posseduta a me è piaciuto molto. Qualche commentatore ha parlato di "terapeuta occulto"che mi sembra una buona denominazione per uno spirito "tutelare! Forse qualche evento che si riferisse all''entità poteva essere aggiunta insieme a qualche accenno a cosa succedeva al nonno ma, tutto sommato, secondo me, il racconto scorre. Lo stile è buono.Soprattutto sono rispettate le indicazioni del tema: personaggi solo in soffitta dalle nove all'una di notte. E sono queste che condizionano il giudizio!
Devo dire che il racconto della soffitta posseduta a me è piaciuto molto. Qualche commentatore ha parlato di "terapeuta occulto"che mi sembra una buona denominazione per uno spirito "tutelare! Forse qualche evento che si riferisse all''entità poteva essere aggiunta insieme a qualche accenno a cosa succedeva al nonno ma, tutto sommato, secondo me, il racconto scorre. Lo stile è buono.Soprattutto sono rispettate le indicazioni del tema: personaggi solo in soffitta dalle nove all'una di notte. E sono queste che condizionano il giudizio!
- emiliano.maramonte
- Messaggi: 165
Re: E adesso urlate di Emiliano Maramonte
Grazie Roberto per gli apprezzamenti! Lieto che ti sia piaciuto!
Buona Edition!
Buona Edition!
- Andrea Partiti
- Messaggi: 1039
- Contatta:
Re: E adesso urlate di Emiliano Maramonte
Tema perfetto e non sembra neanche innaturale dirci l'ora precisa, grazie alle premesse della salita in soffitta (appena un pochino strano il libro di grammatica come pretesto, per chi ha uno smartphone in mano!)
Però mi lasci diviso, molto diviso.
Da una parte, per me, è il racconto scritto meglio del girone. L'azione è molto chiara, non ci sono ambiguità, tutto è facile e immediato e ti trascina riga dopo riga senza una mezza parola di intoppo.
Dall'altra, sono arrivato alla fine aspettandomi una chiusura, una spiegazione se non esplicita almeno decifrabile, ma non mi è arrivata. Anche con il tuo commento, continua a sfuggirmi il finale con il vogliatevi bene e la botola. Forse perché il nonno entrava da solo e non riesco a creare un parallelo con le due amiche che risolvono i loro problemi mettendoli in chiaro e pestandosi in maniera catartica? Non lo so.
In ogni caso, mi spiacerebbe davvero se abbandonassi il racconto senza dargli una seconda possibilità!
Però mi lasci diviso, molto diviso.
Da una parte, per me, è il racconto scritto meglio del girone. L'azione è molto chiara, non ci sono ambiguità, tutto è facile e immediato e ti trascina riga dopo riga senza una mezza parola di intoppo.
Dall'altra, sono arrivato alla fine aspettandomi una chiusura, una spiegazione se non esplicita almeno decifrabile, ma non mi è arrivata. Anche con il tuo commento, continua a sfuggirmi il finale con il vogliatevi bene e la botola. Forse perché il nonno entrava da solo e non riesco a creare un parallelo con le due amiche che risolvono i loro problemi mettendoli in chiaro e pestandosi in maniera catartica? Non lo so.
In ogni caso, mi spiacerebbe davvero se abbandonassi il racconto senza dargli una seconda possibilità!
- emiliano.maramonte
- Messaggi: 165
Re: E adesso urlate di Emiliano Maramonte
Grazie Andrea per le parole benevole.
Ribadisco che il tentativo di dare un'impronta soprannaturale ma diversa dal solito è stato maldestro.
Grazie per l'incoraggiamento. Terrò da conto questo canovaccio per un eventuale racconto lungo futuro.
Buona Edition!
Ribadisco che il tentativo di dare un'impronta soprannaturale ma diversa dal solito è stato maldestro.
Grazie per l'incoraggiamento. Terrò da conto questo canovaccio per un eventuale racconto lungo futuro.
Buona Edition!
Re: E adesso urlate di Emiliano Maramonte
I racconti che abbracciano generazioni perdute e parenti non più tra noi mi risvegliano sempre un molle senso di dolcezza. nel caso specifico, però non è ben chiaro a cosa si debba riportare l'entità superiore e fumosa che ama cibarsi del rancore inespresso. è una sorta di benefica stanza della rabbia? è un analista? è un nume tutelare? è lo spirito di qualcuno che è venuto prima del nonno? Insomma tutto resta un po' troppo fumoso per poter meritare la piena sufficienza..
#AbbassoIlTerzoPuntino #NonSmerigliateLeBalle
#LicenzaPoeticaGrammatica
Adoro le critiche, ma -ve prego!- che siano costruttive!!
#LicenzaPoeticaGrammatica
Adoro le critiche, ma -ve prego!- che siano costruttive!!
Re: E adesso urlate di Emiliano Maramonte
Non posso che ripetere osservazioni già espresse: racconto scritto non bene, benissimo. Buoni i dialoghi, ottima la gestione delle scene. Poi il finale e il tracollo. Sono assolutamente d'accordo con il commento di Lauro, mostrare l'entità ammazza il pathos e chiede nuove spiegazioni che non puoi dare. Forse il problema è che sei rimasto troppo avvinghiato alla leggenda da cui sei partito e il tempo non ti ha aiutato a cambiare in corsa. Pollice ni tendente verso l'alto con invito a provare a rimodularlo.
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