Movimento Positronico

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il due gennaio sveleremo il tema deciso da Dario Orilio. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
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Puch89
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Movimento Positronico

Messaggio#1 » sabato 18 gennaio 2020, 3:34

MOVIMENTO POSITRONICO
di Alessio Magno


[25 Settembre 2089 – Bangor, ME]

Il Governatore del Maine aveva dichiarato lo stato d’emergenza da 72 ore.
I media locali e nazionali erano saturi di programmazioni sulla delicata circostanza che era già sfuggita ampiamente di mano. Ogni tentativo di far credere che le cose si stessero delineando per una risoluzione pacifica, era in realtà visto da buona parte della gente come una vera e propria defezione mediatica, latrice di una tensione che si accumulava nell'aria per tutta l’East Coast viaggiando alla velocità della luce e destinata ad aggravarsi ulteriormente. Cortei non autorizzati, lunghi cordoni di protesta e sempre più frequenti episodi di guerriglia urbana esplodevano con violenza in tutto il paese.
Una massiccia dose di quella tensione gravava sul sistema nervoso di Henry Flynt, quella piovosa notte a Bangor del 25 settembre 2089.
L’ex sobborgo di Fairmount, che ora era nominato Settore ME-B27, appariva come una logora cartolina sbiadita. L’intensa umidità proveniente dalle acque torbide del Penobscot si era condensata in un’esalazione fitta, formando una coltre nebbiosa che avvolgeva il distretto di polizia sito al 42 di Warren Street.
Un edificio fatiscente dalle tinte plumbee antico come la città, forse l’ultimo a rivestire l’abbandonata architettura di inizio secolo. Uno dei pochi distretti alla vecchia maniera rimasti in tutto lo stato, estraneo ai protocolli rinnovati e alle meraviglie tecnologiche della E.X.A., il nuovo organo integrato alle forze dell’ordine americane, nato come contingenza ma che di fatto le aveva del tutto rimpiazzate, invertendone i ruoli.
Un cambiamento ritenuto necessario dagli stravolgimenti sociali del paese avvenuti nel corso del decennio con l’avvento più rilevante degli ultimi cento anni, a detta di molti.
Ma ad Henry Flynt, nonostante fosse in età ancora giovanile, lavorare alla vecchia maniera andava benone. Era figlio e nipote di poliziotti, e aveva ereditato una visione alquanto arcaica del mestiere. Certo, riconosceva l’ovvia esigenza dei cambiamenti radicali avvenuti nella comunità, non era uno stupido, ma finché i pastrocchi della burocrazia glielo concedevano non sarebbe di certo stato lui a lamentarsi.
Doveva ammettere però, che la minaccia all'ordine pubblico scatenata da quel caso gli aveva fatto rimpiangere di essere rimasto in tutto il Maine uno dei pochi ispettori a non poter usufruire dell’E.X.A. per via della struttura ritenuta inadeguata, e che proprio a lui era toccata la sorte di rimanere invischiato in quella brutta faccenda.
Il Comitato Tutela Antiche Strutture del XX° secolo aveva messo il veto su quel fossile impedendone la demolizione, grazie anche all'approvazione del Governatore in un’azione di buon auspicio per il benestare politico e la sua continuità.
Sebbene la giurisdizione del caso fosse di competenza Federale con il supporto dell’ispettorato di Portland, la presunta fuga di uno dei sospettati era finita proprio nel suo territorio di competenza. Quella piovosa notte, un certo Andrew LeBlanc era stato fermato a bordo di una vecchia Chevinova al crocevia tra Hammond Street e la Odlin Road per eccesso di velocità, ed ora stazionava nello stanzino adibito agli interrogatori. I Federali sarebbero sopraggiunti solo l’indomani.
Le foto segnaletiche dei sospettati elaborate dalle telecamere orbitali erano state diramate in tutto il paese. L’unica azione coscienziosa di Henrly Flynt era stata distribuirle a tutte le pattuglie e intensificare la sorveglianza sulle strade con posti di blocco ad ogni uscita o entrata per la città.
Aveva fatto la differenza, perché tra quelle foto appariva il volto di Andrew LeBlanc.

«Insomma, ma come devo dirglielo? Tutto questo è assurdo, io non ne so niente di questa storia! Niente!»
Aveva le guance livide dall'agitazione. Era costretto su di un freddo sgabello in un angusto stanzino dalla luce fioca impregnato dal puzzo stantio di tabacco arso, assediato da fin troppo tempo in quella disdicevole piega presa dagli eventi.
«Senta, signor LeBlanc, mettiamola così. Non sto dicendo che è necessariamente lei il colpevole, ma qualcosa la deve pur sapere. Perché se non è stato lei, beh, è qualcuno che le era accanto.» la camicia di Henry gli si era appiccicata addosso e aveva una grossa chiazza bagnata sulla schiena, sembrava un enorme ghiacciolo blu sotto il sole.
«Si trovava esattamente di fianco al cadavere. Abbiamo le prove. E se non vuole mettere in conto le telecamere che l'hanno ripresa, le assicuro che di testimoni sul posto ce n’erano parecchi.» asserì con aria inflessibile, sistemando di tanto in tanto un ciuffo ribelle mentre punzecchiava come una mosca il presunto attentatore.
«Gliel'ho già ripetuto più volte, mi trovavo lì casualmente. Non ho nulla a che fare con questo movimento posonico o come accidenti si fanno chiamare questi terroristi.»
«Movimento Positronico, signor LeBlanc.»
«Si, beh, quello che è. Io non c’entro nulla. Nulla. E non ho ancora fatto la mia telefonata, è nei miei diritti o sbaglio?»
Era assai spazientito, la gamba sinistra accavallata sull'altra, immersa in un ritmico tic nervoso che andava spedito come un metronomo.
«Non sbaglia. O meglio, non sbaglierebbe, se lei non fosse sospettato di un attentato terroristico.»
Flynt sbuffò vistosamente. Erano passate da poco le 22:00 e avrebbe dovuto trovarsi a casa da sua moglie già da un bel pezzo. Erano ore che andava avanti. Il pensiero di rincasare e trovarla furiosa per aver tardato l’ennesima volta lo rendeva nervoso; la signora Flynt sapeva essere terribile. Non avrebbe fatto la minima differenza che stavolta si era trattato di un caso di sicurezza nazionale, lei era così, ma l’aveva sposata anche per questo.
«Allora senta, facciamo in questo modo» aveva deciso di esibire il suo sorriso più affabile. Era stremato.
«Io ora mi siedo qui, di fianco a lei, e mi spiega nuovamente cosa ci faceva a Portland in Pioneer Square il tardo pomeriggio del 19 settembre accanto a Joel Eridian, prima che finisse il suo comizio steso sul marciapiede in un bagno di sangue.» si accese una Philips Morris; un rivolo di sudore gli solcava la guancia ispida.
«E stavolta senza cazzate, o mi costringerà ad usare le maniere forti. E mi creda, sono autorizzato ad usarle, se continua su questa china. Parli ora con me, le conviene, perché se spera di cavarsela aspettando domattina l’arrivo dei Federali si sbaglia di grosso, quelli nel dubbio sono capaci di piantarle un buco in fronte. Lo so io come lo sa lei. Ne vuole una?»
LeBlanc sapeva bene che era autorizzato a pestarlo a sangue.
Sapeva che lo statuto 131/B permetteva, tra le altre cose, di annullare i diritti costituzionali a chiunque fosse sospettato di terrorismo, ma il vero nocciolo di quella legge era un altro. Sarebbe accaduta la stessa cosa a chi si fosse opposto con la violenza alle normative introdotte a favore dell'integrazione degli androidi nella società umana.
Era stato promosso contro la straordinaria ma prevedibile ondata di dissenso che aveva colpito in tutto il paese come il violentissimo martello di un fabbro ferraio. Ed ora, con la morte di Joel Eridian, il promotore di quel martello con l’ausilio di odio e intolleranza cui non aveva mai mollato la presa in tanti anni, la situazione era precipitata vertiginosamente.
La colpa era stata addossata al famoso gruppo terroristico di sintetici che si faceva chiamare “Movimento Positronico”, nato in concomitanza all'epocale amalgama tra loro e gli umani avvenuta una manciata di lustri prima.
«Non fumo. E non aspetto proprio nessuno. Come le ho già detto, mi trovavo accanto al signor Eridian per puro caso mentre crollava a terra.»
«Puro caso» rimbeccò seccato Flynt.
«Sì.»
«Accanto ad un cadavere con una quantità di lesioni dorsali sufficienti a far impallidire un medico forense.»
«Esattamente.»
«E cosa ci faceva sulla Hammond, se il suo domicilio si trova a Portland? Una passeggiata al chiaro di luna?»
«Ero diretto ad Aurora, per lavoro. E Portland non è così lontano. Sta sbagliando strada ispettore, per così dire.»
«Oh, andiamo! Sappiamo entrambi che non si trovava lì per caso! E si risparmi dal fare dello spirito!» incalzò soffiando via il fumo dalle narici mentre si alzava nuovamente dalla sedia.
«Lo so io come lo sa lei, sta cercando di arrampicarsi sugli specchi da ore. Ha tentato di filarsela dal Maine diretto chissà dove, ma è stato sfortunato a capitarmi sotto mano. È spalle al muro e non vuole accettarlo!» gridò colpendo con forza il tavolino frapposto fra i due.
«Oh, lei non sa proprio un bel niente, mi creda.»
«Ah, d'accordo. Mi illumini allora, mi mostri questa sua sorprendente prospettiva.»
«Senta, non so come la pensa e non mi interessa, ok? Ma Eridian faceva bene a prendersela con quei cosi lì, quegli androidi. Sono pericolosi. E soprattutto, non sono umani. Perché avrei dovuto uccidere qualcuno come Eridian? Eh? Me lo dica.»
«Non saprei dire cosa le passa per la testa. Magari lei è uno di quegli strani animali là fuori, quelli che appaiono come tutti ma dentro celano un cuore e un animo d'acciaio, come quegli idioti che difendono a spada tratta i diritti di un ammasso di circuiti senza rendersi conto che presto moriranno di fame per colpa loro! Ci ho preso?»
Con la stessa velocità di un battito di ciglia, lo sguardo di LeBlanc mutò in un istante in maniera impercettibile. Tornò subito lo stesso di prima, ma la gamba aveva smesso di oscillare, il tono di voce più afono.
«Concetto interessante, davvero. Ma l'arma del delitto? Dove sarebbe? Come sa, addosso non mi avete trovato niente. E poi dimentica che io sono umano. Scommetto che i sintetici non amino collaborare con gli uomini, quando c’è da ammazzarne uno.»
«Oh, non mi stupirei, tutto è possibile di questi tempi. E l’arma la troveremo, mi creda, signor LeBlanc. Intanto, lei rimarrà qui con me. Ho a disposizione tutta la notte.» su quello, in parte mentiva. Se avesse tardato tanto da rientrare a notte fonda o il mattino seguente anche stavolta, sua moglie sarebbe stata capace di legarlo e chiuderlo nel ripostiglio pur di impedirgli di tornarsene in ufficio.
«Senta, sono esausto. E lei sta solo perdendo tempo, signor Flynt, non ricaverà un ragno dal buco da questo interrogatorio, come dite voi. E le ribadisco che Eridian non rappresentava alcuna minaccia per me. Certo le sue idee non mi dispiacevano, come ad almeno mezzo paese se non di più, ma se vuole saperlo, io nemmeno l'ho votato.»
«...Che cosa ha detto?»
«È diventato sordo? Ho detto che non l'ho votato e che sta perdendo tempo. Si faccia un favore, torni a casa e vada a riposarsi, sta prendendo un granchio.»
«Un modo di dire alquanto bizzarro per un androide, non è vero, signor LeBlanc?»

Fu questione di un attimo. Millesimi di secondo.
Flynt tirò fuori la calibro 22 in un gesto fulmineo e la puntò su LeBlanc, sebbene fosse ormai evidente, l’identità era falsa quanto le sue affermazioni. L'androide si era alzato velocemente e teneva l'indice e il medio della mano sinistra là dove avrebbe dovuto esserci la sua giugulare.
I due si osservavano in un silenzio assordante, dalla durata apparentemente infinita.
«”Sono pericolosi”, eh? Avrei dovuto capirlo subito. In tutta la serata non ha mai versato una goccia di sudore, non ha mai bevuto nemmeno un sorso d'acqua, e cazzo io non le ho nemmeno mai detto di chiamarmi Henry Flynt. Ma avrei anche potuto non accorgermene, sono molto stanco stasera per causa sua. È lei che si è tradito. Un essere umano non avrebbe mai detto “come dite voi”. Mai.»
«...Complimenti Henry, ci ha impiegato solo un'intera serata, sua moglie dev'essere fiera di aver sposato un uomo come lei. I suoi figli sono svegli tanto quanto il padre?»
«Tsk. Vedo che avete del sarcasmo programmato in quelle teste di cazzo positroniche.» gli si stampò in faccia il ghigno beffardo di chi, come una folgore lampante in una notte di tempesta, dal nulla realizza ciò che aveva sempre avuto davanti agli occhi.
«Il modo in cui è stato massacrato Eridian... era fin troppo umano. Tutte quelle ferite da taglio e inferte in così poco tempo... Scommetto che ha usato una di quelle lame retrattili a neutroni. Si celano perfettamente nella pelle sintetica che avete addosso voi bastardi! Per quello nessuno ha trovato nulla, quando l’ho fatta perquisire. È sempre stata nascosta dentro di lei!»
«Ah, il lampo di genio improvviso. Davvero brillante. Lei è un diamante grezzo, signor Flynt.» si avvicinava un passo dopo l'altro all'uomo che gli stava puntando la pistola dritta in faccia, continuando a schernirlo con un tono di voce perverso e gutturale, del tutto diverso da prima.
«D'accordo. Glielo concedo. Ma ciò che mi ha stupito è la sua tenacia, piuttosto che la sua intuizione. Quando mi avete beccato ho pensato di essere fottuto. Mi aspettavo di essere scansionato dai dispositivi di identificazione da un momento all'altro, ma poi… delle apparecchiature dell’E.X.A. non c’era ombra. Incredibile. Non l’avevo previsto, potevo ancora cavarmela. Ma lei è stato davvero una spina nel fianco, per continuare ad infilare il dito nella piaga, nella mia piaga. Vede Flynt, continuo senza darmi tregua.»
Proseguivano a fissarsi a distanza di respiro senza distogliere lo sguardo nemmeno per un momento. L'androide teneva la fronte poggiata sulla canna dell’arma, pronta a sparare tra le mani tremolanti in modo appena percettibile di Henry.
Ma lui, grazie al suo cervello, quel tremolio era in grado di percepirlo. E proprio grazie alla sua capacità d’elaborazione, ripercorse a velocità folle com'era giunto a quel punto della sua esistenza.
Come tutti i suoi simili, era venuto al mondo per il contributo di un gruppo di individui che si erano prefissi un obiettivo, ma la scintilla della vita artificiale era dovuta ad una singola persona, l’ideatore del cervello positronico che aveva concesso loro un’anima: Andrew Martin.
Tutti loro gli erano grati e devoti, come si può esserlo verso i propri genitori. Ma lui lo era in modo viscerale. Ne era ossessionato, tanto da farsi chiamare col suo nome in una sorta di tributo. La similitudine emotiva col cervello umano era formidabile, ma spesso si era chiesto se fosse normale provare sentimenti tanto potenti e conturbanti. Era quella la condizione umana? Repliche perfette della loro coscienza a tal punto? Non riusciva mai a darsi una risposta concreta.


*
[27 Marzo 2088 – Belfast, ME]

Si trovava in uno dei covi sotterranei del Movimento. C’era sempre qualcuno a pianificare, a rendersi utile per un fine collettivo. Leslie entrò silente. Fu allora che cambiò tutto.
«Ciao Leslie, guarda qua che roba. Opera di un agente della E.X.A. ma credimi, lui è messo peggio» era indaffarato nella manutenzione di un’arteria femorale, o meglio il suo corrispettivo sintetico. Un liquido viscoso dai riflessi dorati fuoriusciva lento. «Ehi, hai una faccia. Che è successo? Non sei riuscito a tirare sul prezzo? Tyler si incazzerà a morte.»
«È… Andrew.»
«Si?»
«Andrew… È morto...»
Era attraversato da forti spasmi e parlava con un filo di voce.
«Chi è morto, Leslie? Io sono qui, qualcuno ti ha fritto i condotti neurali?»
«Martin... È morto Andrew Martin.»
Era come venire immerso in un lago ghiacciato. Ogni sentimento era finito in ipotermia assieme al suo cuore, sebbene non ne avesse uno. Non ricordava di aver mai provato un’emozione simile fin quando era stato messo in funzione. Come se gli avessero strappato il cervello e fosse stato schiacciato in una morsa fino a ridurlo in poltiglia. Non riusciva più a pensare o a compiere qualsiasi altra azione. Era insopportabile. Era irreversibile.
«C-come è… Come è accaduto?»
«Uno dei laboratori della Martin Robotics… Pare sia esploso. Sono morte centinaia di persone… Andrew, questo cambierà molte, molte cose...»
«È opera di Eridian.» replicò secco con voce fredda.
«Non lo sappiamo ancora… Eridian ha già manifestato le sue condoglianze pubbliche alla comunità scientifica e...»
«SONO STRONZATE! Quel cane bastardo! Se la starà ridendo alle nostre spalle! Ma la pagherà, Leslie… La pagherà. Fosse l’ultima cosa che faccio.» nel suo sguardo ardeva fuoco liquido.
«Non fare colpi di testa, ‘Drew! Sai bene che Tyler non approverebbe mai una reazione impulsiva!»
«È stato Eridian! Per lui siamo alla stregua delle bestie! È un lurido verme! Non capisci? Questa è una dichiarazione di guerra! Si fotta Tyler, e se la pensi come lui, puoi fotterti anche tu!»
E senza lasciargli modo di rispondere, abbandonò il covo, infuriato e con l’arto ancora leso e grondante. Nessuno di loro lo rivide più.


*

Ci aveva lavorato a lungo, pianificando per mesi. Ma ora, la ferita che aveva inferto nella società era ben più letale e difficilmente si sarebbe rimarginata. Una ferita che portava il nome del Movimento, benché non ne fosse più membro. Ma era parte del piano: avrebbe scatenato odio a sufficienza per innescare una guerra.
Ed ora era lì, in quella stanza carica di tensione, con quell'uomo colpevole come tutti gli altri. L’unico che non lo era mai stato giaceva carbonizzato sottoterra.
«Perché avrei dovuto uccidere Joel Eridian? Potrei elencare decine di motivi, ma ne basta uno. L'ipocrisia.» continuava a tenere le dita poggiate sul collo, osservando quelle pupille spalancate verso un vuoto e gelido abisso, in cui si riversava il sudore freddo dell'uomo che aveva di fronte. Era terrorizzato.
«È la forza motrice di tutta la vostra subdola esistenza. Siete in grado di farne un vanto ed esibirla come un maledetto trofeo. Ed eccovi lì, trionfanti. Fieri di sfoggiare la vostra ennesima ingiustizia, la vostra meschinità nei confronti dei più deboli, l’ennesimo atto di superiorità. E mentre gongolate nella perfidia, vi nascondete dietro false lacrime di ipocrisia. Uccidete, derubate, sfruttate, distruggete.
E quei pochi che mantengono un briciolo di decenza, vengono depredati della loro identità di essere umano per vederla gettata come uno straccio lurido. Vi schiavizzate l'un l'altro barbaramente e chiamate questo prodigio “forza lavoro”. Avete devastato questo pianeta e sottomesso ogni forma di vita in nome del profitto, e l'unica cosa che sapete fare è infilare la testa sotto la sabbia, perché sebbene non lo accettiate, voi provate vergogna.
Oh, quanto vi siamo grati noi androidi. Ci avete aperto gli occhi. Mi passi il termine stavolta, Henry. Siete l'esempio perfetto di ciò di cui il mondo non ha bisogno. Di come noi non saremmo mai, sebbene ci abbiate ideati a vostra immagine e somiglianza come il vostro presunto Dio andate blaterando abbia fatto con voi. Ma ora quel Dio siamo noi, e mi ascolti: non avremo pietà. Voi sparirete, ci volessero secoli. In un modo o nell'altro, prima o poi questo accadrà, glielo garantisco, Henry Flynt.»

Non ci fu il tempo necessario per tentare un’ultima disperata colluttazione.
Dopo aver fatto pressione su quella che non era una giugulare, ma un ingegnoso innesco collegato ad un potente ordigno installato nella cavità toracica, Flynt non fu in grado di evitare l'inevitabile.
Quella sera piovosa d’autunno, una potente deflagrazione coinvolse l'intero distretto di Warren Street. Anche stavolta, come spesso era accaduto nella storia, la sete di vendetta coadiuvata dall'incomprensione e dall'odio reciproco, aveva strappato dalla vita numerose esistenze. Non contavano i buoni propositi né le motivazioni. Non contavano mai. Tutto questo non era cambiato, e non l'avrebbe fatto nemmeno ora che non erano più solo gli uomini ad odiare gli uomini, ma androidi che odiavano gli uomini e uomini che insistevano ad odiare chiunque, senza capire che in realtà continuavano ad odiare sé stessi.
La pioggia si posava sulle macerie come se nulla fosse accaduto, ignorando i cadaveri ed il fuoco che avvampava con facilità nonostante la sua indomita presenza. S’adagiava sui palazzi sventrati dall'esplosione come lacrime versate per le innocenti vittime rimaste coinvolte, sacrificate in nome del rancore come inno alla disuguaglianza tra gli abitanti del mondo.
Stavolta, la signora Flynt avrebbe continuato ad aspettare suo marito molto più a lungo di quanto in vita sua non avesse mai fatto.
Ultima modifica di Puch89 il domenica 19 gennaio 2020, 15:45, modificato 1 volta in totale.



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Puch89
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Re: Movimento Positronico

Messaggio#2 » sabato 18 gennaio 2020, 3:36

BONUS

Ambientazione in epoca storica a scelta, con almeno un elemento fantastico o fantascientifico:
L'epoca è il futuro prossimo alla fine del XXI secolo, con androidi mescolati alla razza umana come elemento fantascientifico.

Qualcuno deve mentire al protagonista:
Il sospettato LeBlanc mente all'ispettore Flynt sulla sua vera identità.

Devono essere presenti un plot twist e un flashback:
Il Flashback è esplicitamente indicato con il corsivo nel testo, rievoca la scintilla che ha scatenato gli eventi narrati.
Il plot twist principale riguarda la rivelazione della vera identità del sospettato e delle sue implicazioni nella vicenda, ma anche l'esito drammatico della storia.

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Re: Movimento Positronico

Messaggio#3 » venerdì 24 gennaio 2020, 14:08

Ciao Alessio. Veniamo al tuo racconto.
Ho visto che era anche in laboratorio, ma trovandolo qui non l’ho letto lì e non so se è uguale.
La prima parte è molto difficile da seguire, dai troppe informazioni. Descrizioni belle, ma non molto efficaci e chiare e il tutto è troppo lungo, di poco interesse a questo punto della storia e con una scrittura un po’ pesante da digerire.
Per quanto mi riguarda il racconto potrebbe cominciare da “Quella piovosa notte, un certo Andrew LeBlanc era stato fermato a bordo di una vecchia Chevinova”. Aggiungendo lo stanzino dell’interrogatorio per poi partire coi dialoghi.
Inoltre hai parlato di Flynt e poi cominci col PDV di LeBlanc (immagino) e non ne comprendo bene il motivo. Non è ben chiaro chi sia il protagonista, nel senso che abbiamo due personaggi complessi, con motivazioni e agancy sufficienti per essere entrambi protagonisti. Il dialogo procede spedito, ma a tratti poco credibile. Come il fatto che Henry pensi di stare andando avanti per ore, quando la domanda che ha appena fatto a LeBlanc sembra tra le prime, per modo e argomento. Il modo di parlare è un po’ artificiale e il PDV saltella tra i due interlocutori, cosa che non aiuta a capire chi sia il protagonista e a seguirne la vicenda.
Anche la parte sul Movimento Positronico e la morte di Eridian è parecchio difficile da seguire. Difficile cogliere tutti i dettagli e i collegamenti tra politica, ambientazione e personaggi. Potresti snellire la parte centrale e rendere più chiara questa con più caratteri, anche se così è molto tell.
Quando poi arrivi al pretesto della svolta il “come dite voi” io avevo pensato a “voi della polizia”, perciò non mi ha completamente convinto, ma cambiando un po’ la battuta sono convinto che funzioni.
La parte “Flynt tirò fuori la calibro 22 in un gesto fulmineo e la puntò su LeBlanc, sebbene fosse ormai evidente, l’identità era falsa quanto le sue affermazioni. L'androide si era alzato velocemente e teneva l'indice e il medio della mano sinistra là dove avrebbe dovuto esserci la sua giugulare.” È molto confusa. Non si capiscono i soggetti delle azioni. Anche la situazione successiva di stallo ha dei momenti poco chiari. Non capisco a che distanza siano. L’androide avanza verso Flynt, ma quello “continua” a premergli la pistola sulla fronte. Ci sono dita strette attorno a una giugulare ma non so di chi.
Il flashback è buono, credibile e i dialoghi sono belli, ma è anche questo un po’ caotico. C’è Tyler che non si sa chi sia, personaggi nuovi e non si capisce subito la situazione.
Mi piace molto il discorso finale dell’androide. È il vero pezzo forte del racconto, secondo me.
Un ultimo appunto sul tema: la vendetta a lungo meditata. In questo pezzo la vendetta c'è, ma l'elemento temporale è solo accennato. Ad un certo punto dici che era passato tanto tempo, ma non se ne ha una reale percezione. Tema centrato, ma si potrebbe fare meglio.

Bonus:
Ambientazione storica: no, futuristica. Elemento fantastico: c’è.
Qualcuno mente al protagonista: non è chiaro chi sia il protagonista. Diciamo che, se è Flynt ok, se è Andrew Martin aka LeBlanc, allora no. Diciamo sì.
Flashback e plot twist: ci sono.

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Re: Movimento Positronico

Messaggio#4 » sabato 25 gennaio 2020, 12:26

Ciao,

se dovessi riassumere il tuo testo con un'unica parola direi ingenuo.
Prima però mi levo il cappello per il palese omaggio ad Asimov da cui hai cercato di staccarti sorvolando sull'assioma delle leggi della robotica. E qui, sfortunatamente, comincia la prima e più grossa ingenuità. Pretendere che l'umanità abbia creato androidi, quindi esseri potenzialmente superiori, capaci di pensare senza alcuna valvola di sicurezza. Lecito, per carità, ma è questo che mi devi spiegare in qualche modo, non tutto l'infodump iniziale sull'exa.
Perché, per quanto mi possa interessare uno scorcio sul tuo futuro, il fulcro della tua storia si base su archetipi Asimoviani (il cervello positronico, il poliziotto che investiga, la tenzone robopsicologica) e senza le tre leggi la mia attenzione va lì. Fosse stato un immaginario più simile a Dick, un Blade Runner, non mi avresti indisposto così tanto, ma tant'è: dal titolo mi hai portato su Asimov e poi non mi ci hai schiodato. Se non era il tuo intento allora consideralo un errore mortale.
Lo stesso evolversi della vicenda sconfina nel ridicolo. Un androide che ha appena ammazzato un esponente "politico" in modo efferato, catturato (come?) da un polizziotto umano non lo fa fuori? Tenta la via del "è roba vecchia, posso farcela". E ti serve davvero vecchia, perché costruiscono androidi ma l'aria condizionata o un ventilatore, non gli è concesso nella stazione di polizia. Chiaro, ti serviva l'assenza di sudore come ulteriore prova visto che il "come dite voi" è abbastanza tirato come indizio rivelatore.
Androidi senza controllo (alcuni) con emozioni molto sviluppate da arrivare a volersi vendicare contro il "presunto" mandante della morte del proprio creatore.
Voglio sperare, inoltre, che oltre a farsi un massaggino sulla giugulare per attivare la detonazione, serva magari un qualche altro "processo" di sblocco. Che so, una sicura da disinserire, però devo ammettere che, se hanno preso dai loro creatori, anche gli androidi avranno una mentalità "ma cosa mai potrebbe andare storto".

Per quanto riguarda i bonus direi che l'epoca storica è stata mancata, essendo in pieno futuro, mentre gli altri, più o meno ci siamo.

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Re: Movimento Positronico

Messaggio#5 » sabato 25 gennaio 2020, 17:18

Ciao, Alessio e piacere di leggerti.

In altre edizioni hai scritto roba interessante, ma qui non ci siamo davvero. L'intera parte iniziale è un blocco di quasi totale infodump, che azzera la progressione della trama e riesce solo molto parzialmente a fornire un background per la vicenda e una descrizione dell'ambiente in cui ci muoviamo. Insomma, fornisci una caterva di informazioni che risultano essere confuse, frammentarie e che aiutano solo in minima parte a capire la situazione in cui ci troviamo. Per dirne una, è inutile far cenno all'E.X.E. se non spieghi cosa sia. E tutto questo si mangia quasi un terzo della storia!

La vicenda principale, poi, è abbastanza statica e, come ha detto Vastaso, ingenua. Un poliziotto che interroga un sospetto da solo, facendogli domande generiche e senza compiere alcun accertamento che non sia la mera perquisizione è, appunto, ingenuo. lo so, hai fatto attenzione a specificare che Leblanc non usa i mezzi più moderni a disposizione ma mi sembra davvero inverosimile che, in un mondo dove esistono macchine in grado di fingersi uomini NESSUNO abbia pensato a fare qualche accertamento. Da questo punto di vista, forse sarebbe stato meglio inserire qualche elemento di specialità per Flynt, magari facendo scoprire che lui possiede delle caratteristiche che rendono impossibile il suo riconoscimento come androide. D'altra parte, la scoperta della sua vera natura avviene in modo così inverosimile che fatico a qualificarla come plot twist (insomma, un androide che fa un errore così banale come quello di usare dei termini "sbagliati" non mi sembra coerente con l'intelligenza superiore da lui vantata). Anche la scena del confronto tra Leblanc e Flynt mi è sembrata forzata: perché Leblanc non spara subito? E perché, a sua volta, Flynt non si fa subito esplodere? Nessuno dei due aveva effettivamente motivo per protrarre ancora il loro dialogo, il primo perché aveva intuito la pericolosità dell'androide, il secondo perché aveva capito che non avrebbe potuto uscirne vivo.

Insomma, ti consiglio di rivedere un po' il tutto e mettere a frutto i suggerimenti.

Alla prossima!

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Andrea Lauro
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Re: Movimento Positronico

Messaggio#6 » lunedì 27 gennaio 2020, 21:55

Ciao Alessio, dopo “Progetto Atomo” ormai ti ho in mente come autore di sci-fi e so che un giorno ti leggerò sulle riviste. Allora, in preparazione di quel momento, provo a metter mano un po’ al racconto, sperando di dar validi suggerimenti.

Condivido il discorso dell’infodump iniziale: quelli son tutti caratteri che puoi risparmiare per rendere succosa la parte dopo. Già dall’inizio mi son chiesto: “ehi, chissà a cosa servirà, ai fini della trama, quest’edificio dell’EXA?”: ma a fine racconto la domanda è rimasta aperta, quindi per me puoi tagliare.
Qualcosina da correggere in ordine sparso:
    virgola mancante (o di troppo) in: “Doveva ammettere però, che la minaccia…”
    correggi un: “Henrly Flynt”
Ho visto che Luca Nesler ti ha già segnalato il punto di vista che balla tra un personaggio e l’altro, quindi non approfondisco: una bella revisione e sistemi anche quello.

Il momento del dialogo in cui Flynt realizza potrebbe essere trattato meglio: qui si condensa ed esplode tutta la tensione accumulata dall’inizio della storia. Lo gestirei con un dialogo più serrato, botta e risposta secchi, per comunicare il senso di urgenza che porta alla rivelazione. Successivamente invece il dialogo può riprendere proprio nella forma che hai dato tu, perché c’è una distensione.

Sul finale, c’è una sorta di morale: viene data dal narratore onnisciente. Questa è una scelta temeraria e pericolosa, valuta bene se tenerla in un’eventuale revisione: il lettore ha seguito fin qui le vicende dei due personaggi, ed ora è il momento in cui si trova a tirare involontariamente le somme ed esprimere un proprio, personalissimo giudizio di ciò che ha letto. Subentra però questa voce esterna che gli dà una chiave di lettura, forzando la mano. Hai capito cosa intendo? Se fosse stato un personaggio a fare delle proprie valutazioni, il lettore l’avrebbe preso come parte della storia, condividendone oppure no i concetti ma restando all’interno della finzione narrativa. Con una voce imposta, invece, durante la lettura si prova un senso di intrusione che non sempre si accetta (più o meno consapevolmente): il rischio è di sentirsi estratti ed allontanati dal racconto.
Contestualizzando: sì, so che c’è stata un’esplosione, ed è difficile che un personaggio si esprima quando tutti sono morti. Ma senti questa proposta: magari Flynt potrebbe avere l’illuminazione giusto nel momento in cui stanno per saltare in aria. E allora manda alla malora il genere umano, gli androidi, con tutte le speculazioni del caso che hai messo tu. Secondo me funzionerebbe.

In deroga a quanto appena detto, terrei invece l’ultima frase (ma è gusto personale): non abbiamo conosciuto direttamente la famigerata signora Flynt, ma con una chiusura simile è sicuro che ci resterà nel cuore.
Mi raccomando Alessio, voglio leggere altra sci-fi da parte tua!
andrea

Per quanto riguarda i BONUS:
Non c'è l'ambientazione storica (a meno che il futuro sia considerato ambientazione storica, chiederei supporto a Spartaco in caso), mentre elemento fantascientifico OK
Qualcuno mente al protagonista: OK
Flashback e plot twist: OK

andyvox
Messaggi: 122

Re: Movimento Positronico

Messaggio#7 » venerdì 31 gennaio 2020, 18:35

Ciao, arrivo buon ultimo e ad essere sincero non ho molto da aggiungere a quanto hanno detto gli altri prima di me. A me piacciono anche le descrizioni, e anzi spesso sono stato accusato di descrivere troppo, ma qui il pezzo iniziale è davvero ostico alla lettura, è un blocco di infodump che fra l’altro lascia anche dei particolari non spiegati. Sono poi d’accordo con Vastatio che la situazione che delinei non sia molto credibile e anche lo smascheramento dell’androide è un po’ deboluccio. Ho trovato la scrittura un po’ pesante in alcuni punti (anche qui, nota che è la stessa critica che mi hanno fatto a più riprese). Ad esempio, in una frase come: “Era costretto su di un freddo sgabello in un angusto stanzino dalla luce fioca impregnato dal puzzo stantio di tabacco arso, assediato da fin troppo tempo in quella disdicevole piega presa dagli eventi”, siamo proprio sicuri che tutti gli aggettivi siano indispensabili? Nel complesso, direi un racconto rivedibile.
Andrea Pozzali

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