Le porte del mondo
- Gabriele Dolzadelli
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Le porte del mondo
Jimmy si sentiva come un portaspilli. La pioggia cadeva sulla sua pelle, appesantendo i vestiti. Perfino il paesaggio gravitava al suolo, con dei colori così spenti da far sembrare che la luce fosse stata assorbita dalle radici, lasciando la montagna come un ghiacciolo alla Coca Cola succhiato da un bambino. Stringeva le due sbarre d'acciaio fino a sbiancare le nocche. Il peso gli rendeva instabile l'appoggio dei piedi e ogni tanto vacillava.
«Non smetterà mai!» borbottò Nora, un paio di metri indietro. Lei era piegata in avanti per lo stesso motivo, ossia per le stesse sbarre d'acciaio che la univano all'amico. Se uno barcollava, lo faceva anche l'altro e, soprattutto, lo faceva il corpo grinzoso che trasportavano. Era avvolto da coperte impregnate e scurite. Il vecchio sorrideva, con la bocca aperta, dissetandosi di cielo.
«Finirà. E arriveremo!» rispose Jimmy, e proprio in quel momento slittò con un piede sul terreno bagnato, inclinando pericolosamente la barella..
«Attento!» esclamò Nora. «Così lo uccidi!»
Jimmy sentì dolere il braccio destro. Doveva averlo stirato. Gemette a denti stretti, sentendo la pioggia che gli picchiava sul viso. La vista era annebbiata.
«Jimmy» esclamò d'un tratto il vecchio. Il ragazzo temette di averlo spaventato.
«Jimmy, lasciami qui a morire.»
Il ragazzo non riuscì a guardare Nora negli occhi, ma sentiva il suo sguardo. Pesava ancor di più di tutta l'acqua di quel diluvio.
«No, non lo farò!»
Il vecchio alzò un braccio ossuto e fece cadere la coperta nel fango.
«Sto per morire. Mi basta così!» la sua voce tremava e faticava a imporsi al ticchettio dell'acqua sul terriccio e sulle foglie.
«Jimmy, forse...» disse Nora, incerta.
«No! Più pioggia c'è e meglio sarà!»
«Lui è abituato così» continuò lei. «Ha sempre apprezzato le cose a modo suo. Tutto questo non ha senso!»
Jimmy non l'ascoltò e proseguì nel cammino, costringendola a fare altrettanto. Camminarono per un altro quarto d'ora.
«Il punto è questo. Appoggialo qui» disse Jimmy d'un tratto, chinandosi insieme a lei per appoggiare il vecchio.
«Come lo sai?» chiese Nora.
«Lo so e basta. L'ho calcolato.»
Presero il vecchio: lui sotto le ascelle e lei per le caviglie. Sembrava gli si spezzasse in mano. Lo appoggiarono vicino a un sasso, con lo sguardo rivolto a una radura.
«Dove siamo?» chiese il vecchio.
Jimmy prese fiato, appoggiando le mani ai fianchi.
«Siamo alle porte del mondo, vecchio Sal. Sei pronto a varcarne la soglia?»
Sal annuì, muovendo a destra e a sinistra la testa. Gli occhi dalle orbite vuote cercavano qualcosa senza trovarla. Jimmy e Nora alzarono lo sguardo al cielo, vedendo le nuvole squarciate dai colpi di spada del sole.
Poi un gioco di luci. Un riflesso a mezz'aria, di più tonalità. L'arcobaleno percorse la traiettoria come un uccello morente. Cadde sulla pianura, sulla pietra e quindi sul vecchio Sal. I colori gli accarezzarono la pelle del viso e quelle palpebre che chiudevano il sipario di uno spettacolo mai recitato. L'uomo aprì la bocca e sorrise, allungando una mano verso quel tepore dai mille aromi.
«Li senti?» chiese Jimmy.
Sal si limitò a mantenere il sorriso. Poi, adagiò la testa sulla pietra, prendendo l'ultima boccata d'aria, mentre una goccia di pioggia salata solcò le pieghe della guancia, riflettendo un raggio di sole color indaco.
«Non smetterà mai!» borbottò Nora, un paio di metri indietro. Lei era piegata in avanti per lo stesso motivo, ossia per le stesse sbarre d'acciaio che la univano all'amico. Se uno barcollava, lo faceva anche l'altro e, soprattutto, lo faceva il corpo grinzoso che trasportavano. Era avvolto da coperte impregnate e scurite. Il vecchio sorrideva, con la bocca aperta, dissetandosi di cielo.
«Finirà. E arriveremo!» rispose Jimmy, e proprio in quel momento slittò con un piede sul terreno bagnato, inclinando pericolosamente la barella..
«Attento!» esclamò Nora. «Così lo uccidi!»
Jimmy sentì dolere il braccio destro. Doveva averlo stirato. Gemette a denti stretti, sentendo la pioggia che gli picchiava sul viso. La vista era annebbiata.
«Jimmy» esclamò d'un tratto il vecchio. Il ragazzo temette di averlo spaventato.
«Jimmy, lasciami qui a morire.»
Il ragazzo non riuscì a guardare Nora negli occhi, ma sentiva il suo sguardo. Pesava ancor di più di tutta l'acqua di quel diluvio.
«No, non lo farò!»
Il vecchio alzò un braccio ossuto e fece cadere la coperta nel fango.
«Sto per morire. Mi basta così!» la sua voce tremava e faticava a imporsi al ticchettio dell'acqua sul terriccio e sulle foglie.
«Jimmy, forse...» disse Nora, incerta.
«No! Più pioggia c'è e meglio sarà!»
«Lui è abituato così» continuò lei. «Ha sempre apprezzato le cose a modo suo. Tutto questo non ha senso!»
Jimmy non l'ascoltò e proseguì nel cammino, costringendola a fare altrettanto. Camminarono per un altro quarto d'ora.
«Il punto è questo. Appoggialo qui» disse Jimmy d'un tratto, chinandosi insieme a lei per appoggiare il vecchio.
«Come lo sai?» chiese Nora.
«Lo so e basta. L'ho calcolato.»
Presero il vecchio: lui sotto le ascelle e lei per le caviglie. Sembrava gli si spezzasse in mano. Lo appoggiarono vicino a un sasso, con lo sguardo rivolto a una radura.
«Dove siamo?» chiese il vecchio.
Jimmy prese fiato, appoggiando le mani ai fianchi.
«Siamo alle porte del mondo, vecchio Sal. Sei pronto a varcarne la soglia?»
Sal annuì, muovendo a destra e a sinistra la testa. Gli occhi dalle orbite vuote cercavano qualcosa senza trovarla. Jimmy e Nora alzarono lo sguardo al cielo, vedendo le nuvole squarciate dai colpi di spada del sole.
Poi un gioco di luci. Un riflesso a mezz'aria, di più tonalità. L'arcobaleno percorse la traiettoria come un uccello morente. Cadde sulla pianura, sulla pietra e quindi sul vecchio Sal. I colori gli accarezzarono la pelle del viso e quelle palpebre che chiudevano il sipario di uno spettacolo mai recitato. L'uomo aprì la bocca e sorrise, allungando una mano verso quel tepore dai mille aromi.
«Li senti?» chiese Jimmy.
Sal si limitò a mantenere il sorriso. Poi, adagiò la testa sulla pietra, prendendo l'ultima boccata d'aria, mentre una goccia di pioggia salata solcò le pieghe della guancia, riflettendo un raggio di sole color indaco.
Re: Le porte del mondo
Ciao Gabriele! Caratteri e tempo ok, divertiti in questa Pastor Champion Edition!
Re: Le porte del mondo
Ciao Gabriele,
Devo dire che ho fatto un po di fatica a seguire il racconto, se non altro per l'inizio e la fine, un po nebulosi.
Non era molto chiaro, ma poi ho capito che si tratta di due persone che trasportano un uomo in fin di vita su di una barella verso un punto ben preciso. La parte centrale è quella eseguita meglio, molto chiara nell'intento e nello svolgimento, ma poi arriva il finale. Devo essere sincero, non l'ho capito.
Perché il luogo dove viene scaricato infine il vecchio Sal si chiama "Le porte del mondo"? Quell'arcobaleno ha proprietà lenitive? Alla fine lo aiuta a salvarlo o semplicemente voleva arrivarci prima di morire e gli è bastato per trapassare in maniera lieta?
In caso, non c'è alcun elemento che aiuti il lettore a comprenderlo. Altrimenti perché tutta quella fatica per portarlo fin lì? Sfugge più di qualcosa. Non sono il tipo di lettore che ama essere preso per mano, mi piace ragionare su ciò che leggo quando lo scrittore non fornisce tutti gli elementi, ma in questo caso manca davvero più di qualcosa che mi aiuti a comprendere. Ho trovato molto ben descritte ed evocative le condizioni meteorologiche, il paesaggio, i giochi di luce.
Il tema c'è per la pioggia e per l'arcobaleno finale, sebbene non ne abbia trovato altri significati.
Devo dire che ho fatto un po di fatica a seguire il racconto, se non altro per l'inizio e la fine, un po nebulosi.
Non era molto chiaro, ma poi ho capito che si tratta di due persone che trasportano un uomo in fin di vita su di una barella verso un punto ben preciso. La parte centrale è quella eseguita meglio, molto chiara nell'intento e nello svolgimento, ma poi arriva il finale. Devo essere sincero, non l'ho capito.
Perché il luogo dove viene scaricato infine il vecchio Sal si chiama "Le porte del mondo"? Quell'arcobaleno ha proprietà lenitive? Alla fine lo aiuta a salvarlo o semplicemente voleva arrivarci prima di morire e gli è bastato per trapassare in maniera lieta?
In caso, non c'è alcun elemento che aiuti il lettore a comprenderlo. Altrimenti perché tutta quella fatica per portarlo fin lì? Sfugge più di qualcosa. Non sono il tipo di lettore che ama essere preso per mano, mi piace ragionare su ciò che leggo quando lo scrittore non fornisce tutti gli elementi, ma in questo caso manca davvero più di qualcosa che mi aiuti a comprendere. Ho trovato molto ben descritte ed evocative le condizioni meteorologiche, il paesaggio, i giochi di luce.
Il tema c'è per la pioggia e per l'arcobaleno finale, sebbene non ne abbia trovato altri significati.
- Gabriele Dolzadelli
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Re: Le porte del mondo
Ciao Puch.
Sicuramente è colpa mia. La stanchezza di quella sera mi ha giocato un brutto tiro. :)
L'uomo è cieco, non ha mai visto i colori. Jimmy ci tiene a fargli avere questa esperienza prima che muoia e lo porta nel punto esatto dove termina l'arcobaleno.
Se sia servito o meno a fargli percepire qualcosa non lo si può sapere, ma pare sia morto sereno.
Jimmy parla delle porte del mondo perché, vedendo i colori, a un cieco si può aprire letteralmente un mondo.
Scusami se non sono riuscito a trasmettere questi aspetti.
Sicuramente è colpa mia. La stanchezza di quella sera mi ha giocato un brutto tiro. :)
L'uomo è cieco, non ha mai visto i colori. Jimmy ci tiene a fargli avere questa esperienza prima che muoia e lo porta nel punto esatto dove termina l'arcobaleno.
Se sia servito o meno a fargli percepire qualcosa non lo si può sapere, ma pare sia morto sereno.
Jimmy parla delle porte del mondo perché, vedendo i colori, a un cieco si può aprire letteralmente un mondo.
Scusami se non sono riuscito a trasmettere questi aspetti.
Re: Le porte del mondo
Ciao Gabriele,
tema centrato in parte.
Il racconto è scritto bene ma non mi ha preso più di tanto; alcune parti l’ho dovute rileggerle perché mi perdevo un po’, sicuramente un mio problema. Ma comunque non si è accesa quella scintilla che fa appassionare ai personaggi. Secondo me manca un po’ di movimento, di ritmo.
Alla prossima
Ciao
Adriano
tema centrato in parte.
Il racconto è scritto bene ma non mi ha preso più di tanto; alcune parti l’ho dovute rileggerle perché mi perdevo un po’, sicuramente un mio problema. Ma comunque non si è accesa quella scintilla che fa appassionare ai personaggi. Secondo me manca un po’ di movimento, di ritmo.
Alla prossima
Ciao
Adriano
- emiliano.maramonte
- Messaggi: 165
Re: Le porte del mondo
Ciao Gabriele!
Sono molto contento di rileggerti... e in questo caso di valutarti.
Dunque, dopo un avvio nebuloso e faticoso, il racconto si riprende e viaggia spedito verso una meta ignota che desta sicuramente l'interesse. La situazione è abbastanza lineare: ci sono due persone, un uomo e una donna, che trasportano una barella con un vecchio moribondo. La narrazione è ben condotta, con ottime invenzioni linguistiche ("... dissetandosi di cielo", "le nuvole squarciate dai colpi di spada del sole"...), ma è ritagliata su una trama che, purtroppo, lascia molti buchi aperti, il finale soprattutto. Posso provare a ipotizzare che i due amici trasportino un parente o un compare di vecchia data ("Lui è abituato così", "Ha sempre apprezzato le cose a modo suo") per farlo morire felice in un posto che lui ama, però non ho afferrato il discorso della pioggia, perché, ad esempio Jimmy a un certo punto dice: "Più pioggia c'è e meglio sarà!"; e "la porta del mondo" è un luogo mistico, un luogo simbolico o affettivo? Non so. Larga parte degli elementi sono rimasti nella tua testa.
In generale, non mi è dispiaciuto il racconto, ma potevi seminare qualcosa in più per renderlo particolare e incisivo.
In bocca al lupo!
Emiliano.
Sono molto contento di rileggerti... e in questo caso di valutarti.
Dunque, dopo un avvio nebuloso e faticoso, il racconto si riprende e viaggia spedito verso una meta ignota che desta sicuramente l'interesse. La situazione è abbastanza lineare: ci sono due persone, un uomo e una donna, che trasportano una barella con un vecchio moribondo. La narrazione è ben condotta, con ottime invenzioni linguistiche ("... dissetandosi di cielo", "le nuvole squarciate dai colpi di spada del sole"...), ma è ritagliata su una trama che, purtroppo, lascia molti buchi aperti, il finale soprattutto. Posso provare a ipotizzare che i due amici trasportino un parente o un compare di vecchia data ("Lui è abituato così", "Ha sempre apprezzato le cose a modo suo") per farlo morire felice in un posto che lui ama, però non ho afferrato il discorso della pioggia, perché, ad esempio Jimmy a un certo punto dice: "Più pioggia c'è e meglio sarà!"; e "la porta del mondo" è un luogo mistico, un luogo simbolico o affettivo? Non so. Larga parte degli elementi sono rimasti nella tua testa.
In generale, non mi è dispiaciuto il racconto, ma potevi seminare qualcosa in più per renderlo particolare e incisivo.
In bocca al lupo!
Emiliano.
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Re: Le porte del mondo
Ciao Gabriele,
Ammetto di aver trovato il tuo racconto un po' disorientante. Non mi è chiaro il rapporto tra i personaggi, chi sia il vecchio rispetto a Nora e Jimmy, né l'ambientazione. L'elemento fantastico del finale (loro che depositano la barella ai piedi dell'arcobaleno) mi ha ulteriormente confusa. Per la questione della cecità/visione dei colori ho dovuto leggere il tuo commento, anche se rileggendo il racconto dopo riconosco che ci si poteva arrivare (ma, di nuovo, non è chiaro per quale magia l'arcobaleno dovrebbe ridare la vista).
Insomma, il racconto è scritto bene e probabilmente l'idea di base non era male, ma penso ci sia ancora da lavorarci su (forse con più caratteri a disposizione) per trasformarlo in qualcosa che funziona davvero.
Ammetto di aver trovato il tuo racconto un po' disorientante. Non mi è chiaro il rapporto tra i personaggi, chi sia il vecchio rispetto a Nora e Jimmy, né l'ambientazione. L'elemento fantastico del finale (loro che depositano la barella ai piedi dell'arcobaleno) mi ha ulteriormente confusa. Per la questione della cecità/visione dei colori ho dovuto leggere il tuo commento, anche se rileggendo il racconto dopo riconosco che ci si poteva arrivare (ma, di nuovo, non è chiaro per quale magia l'arcobaleno dovrebbe ridare la vista).
Insomma, il racconto è scritto bene e probabilmente l'idea di base non era male, ma penso ci sia ancora da lavorarci su (forse con più caratteri a disposizione) per trasformarlo in qualcosa che funziona davvero.
Re: Le porte del mondo
Ciao Filippo.
Un racconto delicato, dolce che si legge bene con piacevolezza. Strutturato bene e modulato con correttezza nei passaggi. L’unica pecca che ho trovato, ma che con poco si rimedia, sono le quattro ripetizioni del verbo “appoggiare” nelle varie forme: appoggialo, appoggiare, appoggiarono, appoggiando.
Tutto il resto è molto poetico e ben fatto. Mi è piaciuto.
Un racconto delicato, dolce che si legge bene con piacevolezza. Strutturato bene e modulato con correttezza nei passaggi. L’unica pecca che ho trovato, ma che con poco si rimedia, sono le quattro ripetizioni del verbo “appoggiare” nelle varie forme: appoggialo, appoggiare, appoggiarono, appoggiando.
Tutto il resto è molto poetico e ben fatto. Mi è piaciuto.
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Re: Le porte del mondo
Ciao Gabriele,
devo dire che il racconto non l'avevo affatto capito prima di leggere il tuo commento. L'idea era molto buona, ma forse troppo ambiziosa per così poco spazio. La descrizione iniziale non mi ha molto preso: ho subito sentito una difficoltà nell'entrare dentro al tuo racconto. Dopo si riprende, e anche molto bene. Il dialogo procede con buon ritmo e la descrizione finale dell'arcobaleno mi ha colpito. Riesco proprio a immaginarmi il movimento dei colori fino a raggiungere il vecchio.
In sintesi un racconto che potrebbe essere buonissimo, da aggiustare la descrizione iniziale che secondo me non arriva al lettore.
devo dire che il racconto non l'avevo affatto capito prima di leggere il tuo commento. L'idea era molto buona, ma forse troppo ambiziosa per così poco spazio. La descrizione iniziale non mi ha molto preso: ho subito sentito una difficoltà nell'entrare dentro al tuo racconto. Dopo si riprende, e anche molto bene. Il dialogo procede con buon ritmo e la descrizione finale dell'arcobaleno mi ha colpito. Riesco proprio a immaginarmi il movimento dei colori fino a raggiungere il vecchio.
In sintesi un racconto che potrebbe essere buonissimo, da aggiustare la descrizione iniziale che secondo me non arriva al lettore.
- AxaLydiaVallotto
- Messaggi: 24
Re: Le porte del mondo
Ciao, Gabriele!
Il racconto mi è piaciuto, è molto dolce, ed è anche scritto abbastanza bene. C’è solo qualche verbo filtro che un po’ disturba – tipo “vede”, “sente” e simili. Non mi è chiarissimo il finale, però, perché non ho capito se c’è un elemento fantastico o no – io ho interpretato che l’arcobaleno è una sorta di “porta del mondo dei morti” o qualcosa del genere, ma ammetto che non ne sono del tutto sicura. Anche il setting non è completamente chiaro: all’inizio parli di ghiaccioli alla Coca Cola, che fanno pensare a un setting moderno, ma non so come questo si possa conciliare con la storia – se fosse un setting moderno penso avrebbero portato Sal in ospedale o qualcosa del genere.
Forse è stato il limite di caratteri a penalizzarti, ma secondo me manca qualche dettaglio che faccia capire meglio cosa succede.
Il racconto mi è piaciuto, è molto dolce, ed è anche scritto abbastanza bene. C’è solo qualche verbo filtro che un po’ disturba – tipo “vede”, “sente” e simili. Non mi è chiarissimo il finale, però, perché non ho capito se c’è un elemento fantastico o no – io ho interpretato che l’arcobaleno è una sorta di “porta del mondo dei morti” o qualcosa del genere, ma ammetto che non ne sono del tutto sicura. Anche il setting non è completamente chiaro: all’inizio parli di ghiaccioli alla Coca Cola, che fanno pensare a un setting moderno, ma non so come questo si possa conciliare con la storia – se fosse un setting moderno penso avrebbero portato Sal in ospedale o qualcosa del genere.
Forse è stato il limite di caratteri a penalizzarti, ma secondo me manca qualche dettaglio che faccia capire meglio cosa succede.
- Andrea Partiti
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Re: Le porte del mondo
Le porte del mondo[/b], di Gabriele Dolzadelli
[spoil]Il racconto è scritto bene e suggestivo nel modo giusto per quel che racconti... però mi porti per mano lasciandomi questo mistero di chi sono, cosa fanno, dove vanno, e un'implicita promessa di, non dico rivelarmi tutto, ma almeno qualcosa della tua ambientazione. Ora sono due persone che portano un vecchio a morire sotto alla pioggia, e anche con tutta la ginnastica mentale possibile non sono riuscito a trovare una giustificazione. Mi bastava anche un appiglio piccolo piccolo. Vivono in un luogo dove piove sempre e i vecchi vogliono morire all'asciutto? Lo prendo. Sono anfibi immortali che possono morire solo seccandosi? Lo prendo. Basta che finisca la pioggia e ci sia qualcosa per me-lettore :D
[spoil]Il racconto è scritto bene e suggestivo nel modo giusto per quel che racconti... però mi porti per mano lasciandomi questo mistero di chi sono, cosa fanno, dove vanno, e un'implicita promessa di, non dico rivelarmi tutto, ma almeno qualcosa della tua ambientazione. Ora sono due persone che portano un vecchio a morire sotto alla pioggia, e anche con tutta la ginnastica mentale possibile non sono riuscito a trovare una giustificazione. Mi bastava anche un appiglio piccolo piccolo. Vivono in un luogo dove piove sempre e i vecchi vogliono morire all'asciutto? Lo prendo. Sono anfibi immortali che possono morire solo seccandosi? Lo prendo. Basta che finisca la pioggia e ci sia qualcosa per me-lettore :D
Re: Le porte del mondo
Oh, capita che un racconto non esca con il buco e questo è il tipico caso. Gabriele, ti è rimasto per buona parte nella testa e nella (virtuale) penna. Ripeto, ci sta e pace, si è comunque fatto esercizio e questo è un bene. Ti sottolineo solo l'incipit davvero difficoltoso (e già lì avevo capito che qualcosa non aveva funzionato perché tu sei estremamente chiaro nei tuoi testi). Detto questo, l'idea di base (compresa dopo aver letto la tua risposta), è sicuramente valida e meriterebbe una seconda chance. Allo stato attuale, un pollice ni perché a fronte della tua grande capacità di scrittura, si rimane, a fine racconto, proprio così, con un ni contorniato da punti interrogativi.
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