Un'altra vittima dell'allarmismo.

Appuntamento per lunedì 17 febbraio 2020 dalle 21.00 all'una con un tema scelto da Lorenzo Marone!
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antico
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Re: Un'altra vittima dell'allarmismo.

Messaggio#1 » martedì 18 febbraio 2020, 0:21

Ciao Valerio e benvenuto su Minuti Contati! Se ancora non sei dentro, ti invito a entrare a fare parte anche del gruppo fb di Minuti Contati, lo trovi QUI (farne parte non è obbligatorio, ma ti permetterebbe di goderti l'edizione insieme a tutta la community).

Venendo a noi, tutto ok con caratteri e tempo, buona Lorenzo Marone Edition!



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filippo.mammoli
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Re: Un'altra vittima dell'allarmismo.

Messaggio#2 » martedì 18 febbraio 2020, 22:22

Ciao Valerio,
Credo sia la tua prima volta qui su minuti contati.
Ti dico subito che il racconto secondo me non funziona e te ne illustro i motivi.
In questa arena si fanno critiche costruttive cercando di entrare nel merito. Ovviamente nulla è assoluto e definitivo, anche se credo che altri potranno condividere almeno in parte il mio giudizio.
Finito questo antipatico cappello per sgombrare il campo da equivoci, ti dico che come prima cosa ho avvertito il tuo stile come un po' datato, quasi ottocentesco, per usare un eufemismo.
Tale sensazione è rafforzata dall'uso continuo della "d" eufonica che, per quanto corretta in Italiano e insegnata nelle scuole, non si usa più da anni in letteratura. In un caso però, usando quel terrificante "ad il" hai commesso però un vero e proprio errore grammaticale. La preposizione articolata "al" esiste e va usata. La forma in generale è pervasa da aggettivi e avverbi che danno una patina di antico a tutto il racconto.
Quanto al contenuto mi manca uno spunto, un sussulto e tutto è detto e spiegato senza mostrare. Non si entra in empatia con la protagonista, si percepisce distanza e distacco. Il tema c'è ma è trattato in modo un po' pedissequo e con poca originalità, ma questo è un mio parere personale.
So che non fa piacere ricevere una stroncatura, magari gli altri avranno un altro punto di vista, ma questo è il mio.
Alla prossima

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Davide Di Tullio
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Re: Un'altra vittima dell'allarmismo.

Messaggio#3 » sabato 22 febbraio 2020, 15:36

Ciao Valerio

direi che il tema è in qualche modo centrato, tuttavia devo ammettere di aver fatto un po fatica ad arrivare in fondo. Ho compreso che la narrazione giunge ad una sorta di illuminazione della protagonista. Tuttavia rilevo dei limiti sintattici che appesantiscono la lettura.

1. l' uso di periodi molto lunghi: rende la lettura farraginosa e stancante.
2. L'impiego di termini eccessivi: per esempio

valeriocovaia2502 ha scritto:Era un gelido pomeriggio di novembre dell'anno 2020.
.

è un informazione che non fornisce niente di più al racconto. trattandosi di un racconto breve, diventa ancora più rilevante economizzare sull'uso di termini.

3. l'uso di espressioni contorte

valeriocovaia2502 ha scritto: trasportando a stento le buste che gravavano sulle sue mani


che tipo di buste portava? intendi buste della spesa? non è chiaro. Aggiungo che avresti potuto utilizzare un' espressione più immediata per esprimere la fatica di portare delle buste (della spesa?), tipo "grondava sudore portando le buste" o "barcollava portando le buste",per un esempio. Qualcosa che dia l'idea della pesantezza e non una mera descrizione.

In generale il tuo racconto è costellato di termini un po' vaghi ed astratti, che allontanano il lettore dalla storia, e non lo coinvolgono emotivamente. Per esempio dire
valeriocovaia2502 ha scritto:partiva un'ondata di psicosi collettiva
non rende l'idea. Questa prosa è più vicina ad un articolo giornalistico, che non ad un vero racconto, dove centrale è vedere la paura, la psicosi, l'isteria, non raccontarla in maniera un po' asettica. Tutto ciò non è questione di stile, ma rappresenta la dotazione minima per scrivere un racconto breve che valga la pena di essere letto.

Spero che i miei consigli possano esserti utili. A presto!

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emiliano.maramonte
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Re: Un'altra vittima dell'allarmismo.

Messaggio#4 » sabato 22 febbraio 2020, 16:21

Ciao Valerio! Lieto di incontrarti per la prima volta e di leggere e (valutare) un tuo scritto.
Non è assolutamente mia intenzione sedermi in cattedra e dispensare lezioni (e penso che non è l'intenzione di nessun altro partecipante qui a Minuti Contati), perché in fondo siamo qui per divertirci e per migliorarci a vicenda, dandoci reciproco sostegno. Ecco perché cercherò di essere franco ma equilibrato.
In sostanza il racconto non è scritto male, in fin dei conti veri inconvenienti formali non ce ne sono, il punto è un altro: ossia il modo di affrontare l'idea di racconto.
Stante la sacrosanta libertà di scrivere come uno vuole (e in questo non hai peccato), tuttavia ci sono delle strutture canoniche minime che andrebbero rispettate, se non altro per favorire la fruibilità del racconto. Ad esempio, un siffatto flusso di testo, per quanto interessante, può "desensibilizzare" il lettore e allontanarlo dall'immedesimazione, che poi è quella cosa che ognuno di noi cerca nella lettura.
La protagonista fa delle cose, compie delle azioni, riflette e giunge a delle conclusioni. Il problema è il come. Ci arriva sì, ma generando fatica nel lettore e tu, come autore, non faciliti il compito. Allora è importante partire da una "promessa" implicita (i principali manuali di scrittura ne parlano), soprattutto con un conflitto narrativo; cioè lo scrittore promette a chi legge di dargli una scossa emotiva, o di mostrargli un mondo fantastico, o di farlo innamorare, o di affascinarlo. Come lo fa? Introducendo un conflitto narrativo: una situazione critica (chessò la storia comincia proprio con la ramanzina da parte di Marta ai figli pigri), o addirittura un momento di tensione che sorge nel bel mezzo di un'emergenza sanitaria. In questo modo ottieni due risultati: accalappi l'attenzione del lettore e lo invogli a continuare la lettura.
Nel testo da te presentato, si può dire, il vero momento di interesse sta proprio alla fine, quando Marta prende coscienza e si sente "trasformata", purtroppo però è troppo tardi, perché il racconto finisce e si rimane con un grande "E quindi?" sulle labbra.
Magari avresti potuto iniziare anche con Marta che rimane fulminata dalla consapevolezza dell'emergenza, per poi sviluppare il resto dei 3333 caratteri come un unico flashback per farci vedere come arriva a quel momento.

Questione "d" eufoniche. Credimi, è ancora aperto un grandissimo dibattito su questo, e anche qui mi viene da dire che ognuno scrive come vuole, però se vogliamo ragionare in termini editoriali e di fruibilità di un testo narrativo, fidati se ti dico che meno ce ne sono e meglio è. Al limite si lasciano solo quelle per cui non si può fare a meno, come in "ad esempio". E per puntualizzare meglio, a te piacerebbe leggere una frase del genere in un libro comprato in libreria? "[...] ad il frenetico ed incessante fluire della vita". Vedi come è cacofonico? Rallenta la lettura!!!
Se vorrai proseguire l'infernale e straordinaria avventura di Minuti Contati, vedrai che potrai solo beneficiarne e i tuoi testi miglioreranno!

Per ora, in bocca al lupo!
Emiliano.

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Pretorian
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Re: Un'altra vittima dell'allarmismo.

Messaggio#5 » lunedì 24 febbraio 2020, 0:45

Ciao, Valerio e benvenuto su Minuticontati. Allora, il racconto soffre sostanzialmente di due problemi. Il primo verte sullo stile: lento, a tratti pomposo e molto faticoso da seguire per il lettore. Con il tempo, imparerai a centellinare la verbosità, fidati: sono errori dettati tipicamente dall'inesperienza e o ne so qualcosa.
Passando, poi, alla trama, il problema è che fatico a trovarne una. Le azione compiute dalla protagonista sono pochissime e servono solo ad introdurre i suoi ragionamenti, senza avere praticamente nessun impatto sulla storia. Avresti potuto praticamente inserire solo i pensieri e la storia non sarebbe minimamente variata, ma una collezione di riflessioni resta tale, non può diventare una storia. Di conseguenza, il finale scivola nel nulla, senza che vi sia nessuna conseguenza effettiva della realizzazione del protagonista. Le cose devono succedere, o un racconto non può essere tale!
Non ti preoccupare: anche questo è un errore tipico. Se resti da queste parti, imparerai presto a regolarti.

Alla prossima!

Daniel Travis
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Re: Un'altra vittima dell'allarmismo.

Messaggio#6 » lunedì 24 febbraio 2020, 17:25

Ciao e benvenuto.
L'idea dietro il tuo racconto è potenzialmente funzionale, ma si lascia intaccare dalla forma.
Partiamo dalle cose più semplici: ci sono, qui e là, veri e propri errori che rallentano la lettura: si fermò, immobile è ridondante in assenza di ulteriore contesto, la signora Marta Della Corte diventa la Signora Della Corte più avanti, e ad il va sostituito da al. Niente di terrificante, intendiamoci: roba che vien via con una rilettura a freddo.
Il secondo, e più grave, problema formale è la struttura del testo: con l'esperienza s'impara a variare la lunghezza e l'organizzazione dei periodi per dare ritmo a un racconto (esercizio in cui ho avuto risultati meno che ottimi anch'io, in questa edizione), ma fin da subito è bene allenarsi a evitare come la peste (pun intended) il famigerato wall of text, il muro di testo. Staccare argomenti, momenti, sensazioni tra loro permette di dare un ritmo alla lettura, che altrimenti raggiunge la testa del lettore come una messa letta dalla fedele più anziana nel dormiveglia. Qui sotto ti lascio un esempio di possibile divisione per il racconto, molto semplice e basilare, fondata sugli stacchi di argomento, momento, esperienza. Ci sono altre possibilità, naturalmente, ma già così puoi farti un'idea di potenziali miglioramenti.
Ultima nota dolente, il rapporto tra generale e particolare: la nostra protagonista è Una Signora. Si accorge di aver ceduto in prima persona all'allarmismo, ma non scende in esempi e dettagli che ci trascinano nella storia e ci fanno sperimentare il suo cedimento - ce ne informa, e basta. In questo caso vale appieno il principio show, don't tell, per evitare la sensazione di una lista della spesa; soprattutto, in questo o altri modi, andrebbe personalizzata ulteriormente la protagonista.
Voler creare un personaggio generico in cui il pubblico si possa immergere ci sta: è quello che hanno fatto, per dire, con Neo in Matrix, e quella sceneggiatura - per un film d'azione al volgere del millennio - aveva i controcoglioni. Però, nonostante Neo sia in buona sostanza un blank slate in cui rispecchiarsi, pensa a quante cose ci arrivano di lui: è bravo in qualcosa (hacking), è socialmente isolato, ha una vena ribelle, cede facilmente alla paura (all'inizio)... E tutti questi particolari non ci vengono spiegati, ma mostrati in specifiche scene. Certo, in un racconto non si può proiettare una scena cinematografica, ma si possono descrivere azioni e momenti, incorporare emozioni in specifiche reazioni fisiche, scrivere dialoghi e così via.
Ti consiglio di prendere questo punto di partenza e usarlo come cavia per sperimentare con le diverse tecniche di scrittura a tua disposizione, per capire quali dritte seguire, quali ignorare, e quali rigirare a tuo piacimento, con l'allenamento.
A presto.

PS: il cognome Della Corte, considerato il tema del racconto, è una scelta azzeccatissima, ed è proprio il genere di piccolo accorgimento che può migliorare il testo. Ti consiglio di costruire a partire da quel tipio di intuizioni/ragionamenti.

Era un gelido pomeriggio di novembre dell'anno 2020. La signora Marta Della Corte, avvolta da una pesante giacca color verde bottiglia, stava tornando al proprio appartamento nella periferia di Roma, trasportando a stento le buste che gravavano sulle sue mani.
I suoi figli erano molto pigri e continuamente fuori casa, quindi non poteva disporre di alcun aiuto per le faccende domestiche. Sapeva di dover fare loro un giorno una bella ramanzina, ma la sua indole la rendeva troppo permissiva e buona di cuore perché tale eventualità si concretizzasse.
Altri pensieri la turbavano, mentre camminava per la strada affollata da quelli che sembravano fagotti piuttosto che esseri umani per via della sovrapposizione a strati dei vestiti adottata come precauzione per le intemperie.
Le precauzioni- si soffermò a riflettere Marta- erano il vero problema della società in cui viveva. O meglio,lo era l'eccessiva importanza data ad esse, che spesso si trasformava in ostacolo più grande di quello da superare. Ogni volta che un telegiornale trasmetteva in diretta la notizia di una minaccia per la comunità, partiva un'ondata di psicosi collettiva e, nell'isteria generale, l'allarmismo prendeva il sopravvento sulle contromisure adeguate che si sarebbero dovute preferire ad esso, indipendentemente dal fatto che si dovesse far fronte ad episodi di terrorismo o alla diffusione di una grave malattia.
Giunta davanti al cancello del palazzo in cui era compresa la propria abitazione, intenta ad armeggiare con le chiavi per aprire la serratura, la Signora Della Corte lasciò che il flusso dei suoi ricordi corresse alle vicende più recenti.
Un terribile morbo dalle cause ancora ignote stava generando la preoccupazione del mondo intero. Le prime vittime erano state registrate in Africa e ciò aveva provocato il panico nei paesi occidentali. C'era chi non usciva di casa senza avere con sé un flacone di Amuchina, chi usufruiva dei mezzi pubblici soltanto in situazioni estreme ed indossando una mascherina e si trovavano poi numerosi altri individui che assumevano atteggiamenti a dir poco da folli nel compiere le azioni di tutti i giorni. Adesso in molti, quando s'imbattevano per strada in una persona dalla pelle scura, si scostavano, ponendosi ad una distanza di sicurezza di almeno un metro, oppure filavano via il più in fretta possibile.
Arrivata di fronte all'ascensore, Marta si fermò, immobile. Smise di schiacciare il pulsante rosso e di prestare attenzione ad il frenetico ed incessante fluire della vita. Dopodiché si chiese se anche lei avesse agito in modo simile.
A dare una risposta affermativa con sincerità e decisione fu la sua coscienza. La donna provò la sensazione che una maschera di porcellana indossata tanto a lungo sul proprio viso fosse appena caduta da lì, frantumandosi sul pavimento. Il cuore iniziò a batterle ad un ritmo più veloce, finché non vi fu un tonfo. Marta si rese allora conto di essersi trasformata, per via della paura che potesse succedere qualcosa di brutto a se stessa o, soprattutto, ad uno dei suoi cari (come i figli ed il marito), in ciò che più aberrava.
Era diventata l'ennesima vittima della massa informe sotto il comando del più riprovevole dei generali: l'allarmismo, il vero male invitto del suo secolo.
Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.

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Polly Russell
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Re: Un'altra vittima dell'allarmismo.

Messaggio#7 » giovedì 27 febbraio 2020, 20:26

Ciao Valerio. Hai ragione, ognuno può e deve scrivere come meglio si sente ma fidati se ti dico che, se mai passerai da un editor o da una CE seria, ti tritureranno talmente tanto le palle con le eufoniche che le eliminerai anche tu. Fallo subito e risparmi tempo. XD
Alcune frasi le ho trovate un po’ ampollose ma visto che te lo hanno già fatto notare non mi dilungherò. Il problema principale di questo racconto è che, di fatto, non accade nulla e non abbiamo idea del perché questa signora venga improvvisamente colta da illuminazione. Mi spiego: lei torna dalla spesa, le fanno male le mani, i suoi figli sono due scansafatiche e non l’aiutano. In che modo questi eventi le fanno scattare in testa che sta sbagliando il modo di rapportarsi col mondo? E se gli eventi sopra esposti non c’entrano nulla con la folgorazione, che ce lo hai detto a fare? Potevi usare quei caratteri per farci vedere qualcosa allora, che so, una tizia x che scansa un’africano, o un autobus pieno di gente con mascherina, guanti in lattice e spray disinfettante che le passa davanti e non avresti avuto bisogno di raccontarci come si era evoluta quest’ultima psicosi: l’avremmo vista. Comunque tranquillo, con un po’ di lavoro ne può venir fuori un buon racconto.
Polly

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antico
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Re: Un'altra vittima dell'allarmismo.

Messaggio#8 » lunedì 2 marzo 2020, 18:39

Molto ti è già stato detto e sappi che condivido ogni appunto che ti è stato mosso con particolare rilevanza per il fatto che non succede nulla, nel racconto, che possa giustificare la "rivelazione" vissuta dalla protagonista. Tu dirai che si tratta di riflessioni che ognuno può fare andando a far spesa ed è vero, ma perché proprio quel giorno questa signora è arrivata a questa conclusione e attraverso quali profondi pensieri? Anche perché quelli che ci mostri sono ragionamenti piuttosti lineari e sostanzialmente semplici, quindi nulla che possa procurarle uno scombussolamento interno tale da portarla a un punto di svolta nella sua vita. In più, vorrei porre anche il faretto sulla forma esteriore del tuo scritto: non un a capo, nulla che alleggerisca la lettura in tal modo schiacciando il lettore e non favorendogli certo la fruizione del pezzo. In buona sostanza, un pollice ni.

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