CINQUE. Non uccidere. [Miseria e nobiltà della piccola borghesia]

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DandElion
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CINQUE. Non uccidere. [Miseria e nobiltà della piccola borghesia]

Messaggio#1 » giovedì 8 novembre 2018, 23:07

“Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non uccidere, chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio” (Mt 5-21)

Cazzo!
Ho sognato di seguire una donna da lontano. Imitare l’ondeggiare sinuoso del suo passo. Dio! Era così bella che il cuore mi rimbalza ancora in testa e in gola.
Chi è questa donna bellissima che ha disturbato il mio sonno?
Aveva delle scarpe rosse di vernice. Delle gambe stupende. Una cerbiatta. Il mondo ad un tratto è sparito si è fatto distante. Ossessione: il rumore dei suoi passi. Ho mollato tutto. L’ho seguita. Non so nemmeno io cosa volessi. Non ricordo più nulla. Appena cerco di aggrapparmi ad un dettaglio non ricordo più nulla. Provo solo una gran nostalgia. Come era bella.

“Il corpo di una giovane è stato trovato orribilmente mutilato in via..”
“La prostituta a cui sono stati strappati entrambi i… apparentemente a morsi..”


La mattina quando bevo il caffè, appena suonata la sveglia, il notiziario mi fa compagnia, come questo vecchio cactus smunto non me ne fa più da tempo. Il pesce rosso che galleggia nella boccia non vuol saperne di risorgere: è il quarto, questo mese, che non mi sopporta e se ne va, come d’altra parte se ne è andato Carlo. La sua assenza è così presente che tutto quello di cui dovrei prendermi cura muore. La mia solitudine è un macigno. Avrei voluto potessimo parlarne, capire cosa non andava, ma una mattina non c’era più. Non una spiegazione. Non una sola parola. Nemmeno una valigia. Nessuno ha notizie. Ogni mattina la mia monotonia è stabile. Ma non oggi. Stamattina trovo ipnotica la televisione: il vicolo che stanno inquadrando non mi è nuovo. E quelle scarpe, dove le ho viste già?

Cazzo! È successo di nuovo.

Anche stavolta ho sognato di seguirla da lontano. Imitare l’ondeggiare sinuoso del suo passo. Dio! Ogni volta è così bella che il mio cuore mi rimbalza in testa e in gola in una partita di ping pong frenetica, dove la pallina sono io e il giocatore è sempre lei. La mia ossessione.

Non so ricordarmi il nostro primo incontro. Aveva delle scarpe rosse di vernice, da puttana. La linea nera delle autoreggenti mi ipnotizzava, come una spirale. Il mondo ad un tratto è sparito si è fatto distante. Il rumore dei suoi passi. Nuova ossessione. Ho mollato tutto. L’ho seguita. Non so nemmeno io cosa volessi. Ha girato in un vicolo. La vocina nella mia testa mi ha sussurrato: “che succulenta occasione”. Non sapevo però, “occasione” di far cosa? Si è girata, mi ha visto. Ha aperto le braccia, spalancando la pelliccia. Non ricordo di più. Non ricordo più nulla. Appena cerco di aggrapparmi ad un dettaglio del sogno i contorni svaniscono e adesso, appena l’ho detto, non ricordo più come è stato.

“Nuovo ritrovamento in via..”
“La giovane spogliarellista a cui sono state.. Si crede in un gesto di gelosia folle..”


Di nuovo quella sensazione di deja-vû. Quando ho visitato quel luogo? Il viso di lei, in quella fototessera non mi è nuovo. Era una donna bellissima. Forse sarà passata al negozio e l’ho vista li?

Cazzo! Un’altra volta.
Anche stavolta l’ho seguita da lontano. Ho imitato senza consapevolezza l’ondeggiare sinuoso del suo passo. Dio! Ogni volta è così bella la tachicardia mi divora, figlia troia del mio desiderio.

Come fosse il nostro primo incontro. Scarpe rosse di vernice, da puttana, una arrizzacazzi di prima categoria. La linea nera delle autoreggenti ipnotica. Irresistibile. Il mondo non esiste, esiste solo il rumore dei suoi passi. La inseguo. Corre la puttana, si rompe quasi una caviglia su quelle scarpe! Tentenna, forse ha preso una storta. “Che succulenta occasione”. Ed è un istante, la raggiungo, le prendo un angolo della pelliccia. Apre le braccia, spalancandola, mostra il seno purpureo per la corsa. Due tette sode, come mele. Le infilo una mano sotto il mento, la strangolo con le mie mani. È buffo quanto sia fragile la vita, viene da ridere a pensare che la si possa recidere in una sola assenza di soffio. La voglio, la desidero, con le mani scavo nel suo corpo, con le dita le entro dove solo un uomo potrebbe entrare. Le mordo il seno. Per spezzare un dito con i denti bisogna imprimere la stessa forza che si usa per una carota. Asportare un capezzolo è molto più facile. Non sono sazia, ma devo andare. Carlo forse è tornato a casa.. da me?

“Un’altra ragazza mutilata..”
“La russa dilaniata.. è caccia al serial killer”


Carlo non è tornato. Ieri mi sono licenziata dal negozio di scarpe. Ho deciso di aspettarlo a casa. È troppo rischioso tornare la sera a casa per i vicoli, chissà chi è il pazzo la fuori che riduce queste donne così. Di nuovo quella sensazione strana, di essere li, con la polizia a fare le ricerche. Questa era bellissima, sarebbe proprio il tipo di Carlo. Bellissima, giovane, soda come non sono più io. Come non era più lui che per farlo a pezzi ci ho messo una vita, demolendo di giorno in giorno le sue certezze e nell’ultima sua settimana anche il suo corpo. Carlo che non tornerà e tutte le puttane con cui mi ha tradito, tutte stanno morendo. Giovani, bionde, russe, con le scarpe rosse e le calze nere. Puttane!
“Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non uccidere, chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio” (Mt 5-21)

Ed io il giudizio lo assaporo. Lo merito, lo attendo. Lo aspetto con ansia come un amico da incontrare ad una festa. Chi potrà giudicarmi per il mio operato? È mia la decisione? Me l’ha detto Dio, non l’ho voluto io. È quella vocetta sarcastica nella mia testa che non mi fa dormire. È stata lei, solo lei.
Io lo sapevo che non avrei dovuto farlo. Lo sapevo davvero, ma è più forte di me. C’è sempre quella vocina che striscia dietro il mio collo come una lingua e si insinua nel mio orecchio e mi dice: “Fallo”.. Mi dice: “Fallo, cosa ti costa?”.. Mi ripete: “Fallo, lo sai anche tu che lo vuoi fare”.
E io cerco di ingannare me stessa dicendo che è una cosa brutta, che non si fa.. E tutte le volte alla fine prevalgo su me stessa e succede che mi arrabbio, succede che mi incazzo di brutto, che comincio a stare male, succede che lo devo fare, succede che urlo in silenzio se non lo faccio, che non riesco a fare nient’altro. Succede.. che immagino tutto quello che vorrei fare, mentre non lo faccio. Succede che sono a lavoro e mi continua a battere il dannato piede sul pavimento al ritmo della musica che in testa mi dice: “Fallo.. Fallo.. FALLO”.
Succede che non penso ad altro. Succede.. Succede che succede.
Succede che lo faccio.. E finalmente, quando lo faccio, cala il silenzio e per alcuni istanti posso sentire la pace. È una pace calda, avvolgente.
È una pace odorosa e saporita. È una pace che non annaspa più, è affogata nel sangue.
È una pace che dura sempre meno perché ogni volta è più doloroso, ogni volta mi sale più in fretta il senso di colpa. Io lo sapevo che non avrei dovuto farlo. Lo sapevo davvero, ma è più forte di me. E adesso c’è quella vocina che dietro il mio orecchio ridacchia e mi dice: “L’hai fatto di nuovo!”
E adesso capisco, che il mostro della televisione sono io, costretta troppi anni in una vita borghese, con un uomo mediocre.
Fanculo tutti. Tutti. Anche il pesce rosso: a me è sempre piaciuta la carne, possibilmente al sangue.
Ultima modifica di DandElion il domenica 18 novembre 2018, 20:23, modificato 1 volta in totale.


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DandElion
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Re: CINQUE. Non uccidere. [Miseria e nobiltà della piccola borghesia]

Messaggio#2 » giovedì 8 novembre 2018, 23:10

Ciao a tutti! Questa è la "long & original version" del racconto, vivisezionato e compresso nell'ultimo minuti contati.
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alexandra.fischer
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Re: CINQUE. Non uccidere. [Miseria e nobiltà della piccola borghesia]

Messaggio#3 » domenica 11 novembre 2018, 19:25

Ciao DandElion, ho avuto il piacere di leggere questo racconto nella Arona Edition e ora apprezzo questa tua nuova versione della storia. Qui la protagonista è delineata in modo anche più incisivo e si capisce da subito il destino del marito Carlo (morto anche lui insieme alle donne di piacere uccise da lei). Da brividi la moria di pesci rossi a casa di lei. E anche la sua follia (una commessa di negozio di scarpe dalla natura di serial killer).



Attenzione a:
questa vecchio cactus (scrivi: questo)


Fatto questo, Chiedo la grazia.

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DandElion
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Re: CINQUE. Non uccidere. [Miseria e nobiltà della piccola borghesia]

Messaggio#4 » domenica 18 novembre 2018, 20:22

Grazie Alex <3 sei sempre un tesoro <3
Ups non mi ero accorta, lo correggo subito :* grazie
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Marco Travaglini
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Re: CINQUE. Non uccidere. [Miseria e nobiltà della piccola borghesia]

Messaggio#5 » martedì 1 gennaio 2019, 17:39

Ciao Dand,
dopo molto tempo torno a leggere questo racconto nella sua versione originale.
La mia opinione però è la stessa: sinceramente la parte biblica rimane secondaria, e a me non fa impazzire nemmeno la fine. È un racconto stupendo nel modo in cui introduce il lettore, nel modo in cui piano piano si conosce questo carnefice che crediamo sia uomo e poi scopriamo essere una donna tradita e vendicativa. E per me la fine perfetta stava lì in quella frase:
"Giovani, bionde, russe, con le scarpe rosse e le calze nere. Puttane!"
Punto. Abbiamo capito tutto della storia, abbiamo risolto il mistero di questa donna, che a poco a poco ha ricordato tutto quello che ha fatto e che ci avevi comunque fatto ben intuire per gradi.
Ma perché la vocina? Perché la citazione biblica? Per me così perde tanto. Probabilmente colpa di un mio gusto personale, ma ecco, a me senza quella parte finale e senza le citazioni, il racconto piace e pure tanto.

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DandElion
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Re: CINQUE. Non uccidere. [Miseria e nobiltà della piccola borghesia]

Messaggio#6 » martedì 6 agosto 2019, 0:04

Marco Travaglini ha scritto:Ciao Dand,
dopo molto tempo torno a leggere questo racconto nella sua versione originale.

Oddio Scusami: mi accorgo adesso che mi hai scritto MESI FA.
Chiedo venia. Userò agosto anche per mettere in cottura questo racconto seguendo i tuoi e gli altrui consigli. scusa-scusa-scusa
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Il Dottore
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Re: CINQUE. Non uccidere. [Miseria e nobiltà della piccola borghesia]

Messaggio#7 » venerdì 10 gennaio 2020, 11:48

Ciao, Dand.

Questo racconto è fermo da un po'. Che vuoi farci? Vuoi lavorarci ancora o lo mettiamo via?
Sono pronto a vivisezionare i vostri racconti... soffriranno, ma sarà per il vostro bene!

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