Tom Struker

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Michael Dag
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Tom Struker

Messaggio#1 » sabato 29 agosto 2020, 16:13

ciao a tutti.
questo è il primo capitolo di un lavoro che ho iniziato un po' per allenamento, un po' per noia, essendo totalmente al di fuori dei miei campi di competenza.
è un poliziesco "vecchio stile", con tutti gli stereotipi del caso, ma più di ciò non so dirvi, visto che di thriller e simili me ne intendo davvero poco.
per il momento ho (sorprendentemente) scritto 15.000 parole, e sono ancora lontano dalla fine.
la scaletta che avevo buttato giù all'inizio era piuttosto povera, ma via via che scrivevo arricchivo sempre di più, e non so come, mi sono trovato per le mani un qualcosa di ben più corposo del previsto.
Devo ancora pensare al titolo, non riesco a trovarne uno attinente che non spoileri la trama.
qualsiasi commento è benaccetto, ovviamente.
grazie del vostro tempo.

AVVERTENZA
il racconto nel suo svolgimento presenta un linguaggio volgare, scene crude, riferimenti più che espliciti al sesso, alla droga e un sacco di cose brutte. se preferite l'educazione e l'eleganza, Tom Struker vi farà storcere il naso.
buona lettura




21-10-2019 06.57
Tom appoggiò il caffè bollente sulla sua scrivania, la terza dall'ingresso, già invasa da quattro o cinque cartelle gialle. Si sfilò il lungo cappotto e la sciarpa, li appese al gancio nell'angolo e si sedette.
Il beep del computer lo salutò, mentre prendeva posto sulla sedia in pelle. In attesa che la foto del Colosseo romano apparisse sul desktop, sfogliò pigramente i fascicoli, con gli occhi ancora pesanti.
Era parecchia roba.
La porta che dava sulla sala d'ingresso si aprì, lasciando entrare per un attimo voci indistinte, passi affrettati e telefoni incalzanti. Poi tornò il silenzio.
Il Capitano Phillmore attraversò la stanza a rapide falcate, dritto verso il fondo, dove una vetrata coperta da veneziane impolverate divideva il suo ufficio personale da quello dei poveri plebei. Non indossava il suo impermeabile grigio, né il Fedora abbinato. Senza fermarsi, fece cenno di seguirlo.
Tom raccolse i fascicoli, prese il bicchiere facendo attenzione a non scottarsi e obbedì.
La puzza di portacenere, chiuso e moquette marcia da arredamento anni settanta lo colpì allo stomaco. Stomaco vuoto, perché erano le 7.00 del mattino. Un'ora e mezzo prima del solito.
«Buongiorno capo. C'è fermento stamattina...»
«Non ti sfugge nulla, eh? Hai letto?» indicando la pila di scartoffie con la testa brizzolata.
«Sono appena arrivato...»
«Cinque cadaveri stanotte. Tre di overdose, due ammazzati.»
«Cinque morti in una sola notte? Collegamenti possibili?» chiese Tom tenendo davanti agli occhi il primo foglio di ogni risma.
«Cazzo, Tom. Ti paghiamo apposta.»
Il Capitano Brian Phillmore sarebbe stato amato da tutti quanti, se fosse stato il personaggio di una serie tv. Scontroso e irascibile, non perdeva mai occasione di sfoggiare il suo sarcasmo. Purtroppo, nella vita vera, tipi del genere erano una rottura di coglioni. Specialmente alle sette del mattino, prima del caffè, e con in mano quella che sembrava essere una rogna gigante.
Tom buttò giù una golata di arabica, fissando i rettangoli rossi nei quali erano scritte le principali informazioni di ogni caso. «Tre morti di overdose... una partita tagliata male. Uno ai moli, due alle fabbriche. Gli omicidi sono avvenuti uno alle fabbriche, l'altro a Preston Park. Tutti postacci pieni di gentaglia. Gente troppo povera per permettersi la cocaina. L'eroina, per quanto sia diluita, non ti da certo voglia di lanciarti in una rissa, quindi no. L'LSD non da overdose, e poi non va più di moda da quarant'anni.»
«Cosa rimane?»
Il Capitano Phillmore era un rompicoglioni, ma non uno stupido. Lo sapeva fare il suo lavoro, e anche bene, o non lo avrebbe fatto per trentasei anni. Cazzo voleva?
«Direi Crack. Oppure anfetamine. Vanno parecchio, ultimamente. Facili da produrre, costano poco e funzionano. Abbiamo già i tossicologici?»
«Soltanto uno. Non è meth.»
Tom aggrottò la fronte.
«O per lo meno, non la solita meth che conosciamo.» Il Capitano aprì un cassetto della scrivania, e Tom pregò che non tirasse fuori una delle sue granate al catrame e nicotina. Per fortuna era solo una cartella, l'ennesima, che conteneva il referto dell'autopsia preliminare della prima vittima.
Un tossico di ventisei anni lo fissava dalla foto segnaletica, con aria annoiata. John Woran non aveva fissa dimora, ed era stato schedato più volte per reati minori. Una vita passata per strada, tra droga e furtarelli, fino a (secondo il coroner) le ultime ore del 20 ottobre. Poco dopo la mezzanotte, un gruppo di portuali lo aveva trovato accasciato dentro una vecchia rimessa. Avevano chiamato l'ambulanza, ma quello era già stecchito da un pezzo.
«Insomma capo, cosa dovrei fare di preciso? Senza i tossicologici di tutte le vittime non possiamo neanche azzardare ipotesi. Si, ok, c'è una partita di anfetamina tagliata male, e allora? Non è certo la prima volta che una manciata di tossici crepano tutti insieme.»
«Ecco, non si tratta di una manciata di vermi. C'è di mezzo anche Emma Redler, figlia di...?» Il capitano si portò la mano all'orecchio.
« Andrew Ivan Redler? Il colosso delle vetrerie?»
«Esatto. Capisci perché il sovrintendente mi ha buttato giù dal letto appena ha saputo?»
«E lei ha buttato giù dal letto me...»
«No. Prima sono andato al cesso. Comunque, pare che la nostra principessa si trovasse nei quartieri delle fabbriche, e sia in qualche modo coinvolta nell'omicidio di...» sfogliò rapidamente i fogli sparsi sul tavolo.
«...Nicolas Dweinn. Forse è testimone di qualcosa. In ogni caso, visto com'era conciata quando è arrivata qui, direi che non è stata la sua serata migliore.»
«Emma Redler è qui?» Strano immaginarsi una del genere nella stanzetta degli interrogatori. Si sarebbe messa a rifarsi il trucco nel finto specchio.
«Tieni giù l'uccello, Tom. Non ha detto una parola, ha chiamato gli avvocati di papà, che l'hanno portata via perché "in evidente stato confusionale". Hanno pure fatto storie perche avremo dovuto "portarla in ospedale e bla bla bla...".»
«La legge è il peggior dito in culo alla giustizia, giusto?»
«Giusto. Studiati i fascicoli, vai dalla Fomm e digli di muoversi con le autopsie. Voglio che parli con tutti i testimoni, e ti guardi i video degli interrogatori di stanotte. E senti quel tuo contatto, quel giapponese sfigato, li....»
«Yzawa? Ci proverò, ma non è proprio il suo genere di cose.»
«Non me ne frega un cazzo, compragli un dvd con le dodicenni che se la leccano vestite da gundam e fallo parlare.»
Il telefono scolorito sulla scrivania squillò.
Il capitano sbuffò quando lesse il nome sull'interfaccia. Frugò nel primo cassetto e fece cenno a Tom di uscire. L'agente raccolse la sua roba e si richiuse la porta alle spalle, appena in tempo per schivare la nube di fumo che invadeva l'ufficio.
Si sedette al suo tavolo e, dando il colpo di grazia al caffè ormai tiepido, lesse i cinque documenti, che riportavano più o meno le stesse cose.

John Woran.
Ventisei anni, pregiudicato (furto, ubriachezza), tossicodipendente, senza fissa dimora.
Trovato da quattro portuali alle 00.40, senza vita, in una rimessa del molo 14f.
Decesso avvenuto intorno alle 23.30, arresto cardio-respiratorio causato da sostanze stupefacenti e farmaci.

Darnel Brown.
Quarantuno anni, pregiudicato (rapina a un banco pegni), in libertà vigilata.
Trovato dai netturbini alle 04.20, senza vita, tra i cassonetti della fabbrica di ceramiche "BestPotter".
Decesso avvenuto intorno alle 01.00, arresto cardio-respiratorio causato da sostanze stupefacenti e farmaci.

Arthur Case.
Trentatre anni, incensurato, tossicodipendente in riabilitazione.
Trovato dagli agenti della pattuglia 7, ore 05.25, senza vita, nella discarica della fabbrica di ceramiche "BestPotter", durante il sopralluogo per il ritrovamento del corpo di Darnel Brown.
Decesso avvenuto intorno alle 15.00 di ieri (20.10.2019), arresto cardio-respiratorio causato da sostanze stupefacenti e farmaci.

Boris Bozilis
Trentasette anni, pregiudicato (spaccio, furto con scasso, aggressione a un agente).
Trovato dai netturbini, ore 4.50, Preston Park est, zona "Jefferson Monument".
Numerose coltellate al torace e al collo. Arteria giugulare recisa. Probabili lesioni ai polmoni.

Nicolas Dweinn
Trentatre anni, pregiudicato (spaccio, possesso illegale di armi, guida in stato alterato) tossicodipendente.
Aggressione da parte di ignoti alle ore 03.30, Lincoln Street, quartiere delle fabbriche.
Interrogata una presunta testimone.
Deceduto in ambulanza ore 04.17 durante il trasporto in ospedale. Emorragia celebrale interna. Ferite di contusione alla testa e al volto. Sbattuto ripetutamente contro un lampione.

Proprio una bella serie di sfortunati eventi. Cinque morti in una notte, tutti nel raggio di pochi chilometri dalla zona industriale. Sicuramente anche i due omicidi erano legati alla droga. Sperando che il medico legale avesse finito almeno le analisi preliminari, uscì dall'ufficio.
C'era fermento, nella sala comune. Tom la attraversò con calma, tra un "ciao Tom" e un "buongiorno Agente Struker". Tre lampadine rosse dall'altra parte indicavano che le stanze degli interrogatori erano tutte occupate.
Una donna grassa con un bambino per mano parlava agitatamente, gesticolando all'italiana, e strattonando il bimbo nell'agitazione. L'agente Swann era la metà di lei, forse meno, e cercava di farla calmare, col collo piegato all'insù di quarantacinque gradi.
Due ceffi barbuti e sporchi stavano ammanettati alle panche d'acciaio, vicino al banco di registrazione.
Tom imboccò il corridoio che portava ai laboratori.
Vari ritratti di eroi del Dipartimento di Polizia Di Dyersburg-Tennessee tappezzavano le pareti come i condottieri delle famiglie nobili, negli antichi castelli europei. L'unica differenza era che questi non avevano compiuto chissà quali grandi imprese. Si, qualcuno si era beccato una pallottola, qualcun altro aveva risolto dei casi importanti, ma la maggior parte era li solo per aver leccato culi e organizzato banchetti di beneficenza. Li superò, senza che a loro fregasse minimamente della sua presenza.
Quando spinse i maniglioni del laboratorio, una fredda ondata di puzzo ospedaliero lo accolse. Il pavimento lucido lo condusse ad un portellone metallico con due piccole finestrelle in plexiglas. Una targa d'ottone sopra al campanello recitava "Medico Legale Dottoressa Caroline Fomm".
Suonò e attese.
Jane Evans, l'assistente venticinquenne della dottoressa gli aprì la porta un minuto dopo. I capelli ricci neri come l'inchiostro erano infilati sotto il camice, la carnagione olivastra e lo strano taglio degli occhi tradivano qualche sottile discendenza pellerossa.
«Buongiorno Agente Struker.»
Era di quelli che ancora non avevano troppa confidenza.
«Immagino siate qui per i referti. Beh, abbiamo finito gli esami preliminari. Non c'è dubbio, overdose, tutte e tre. E si direbbe la stessa sostanza. Abbiamo notato una stranezza anche nei due morti per omicidio: i muscoli erano molto contratti, come sottoposti a un grosso sforzo. Si, la contrazione muscolare è comune nelle overdose, e anche negli omicidi perché si presume che la vittima si sia difesa, ma qui è a livelli molto alti, e la cosa fa coagulare prima il sangue. Poi abbiamo notato che....»
Chiunque al distretto avesse passato più di tre minuti con Jane Evans aveva lo stesso pensiero: sigillarle la bocca col nastro segnaletico.
Strano per una ragazza carina ed estroversa trovare entusiasmante sezionare cadaveri, o analizzare culografie di trafficanti di droga, ma si diceva in giro che fosse molto competente.
«Ciao tom.» Nemmeno Caroline era molto in tema col suo lavoro. Alta, bionda, i capelli lisci raccolti in una coda, gli occhiali rettangolari senza montatura sui lineamenti dolci. Un fisico che faceva invidia a tante donne quindici anni più giovani la categorizzava come porno dottoressa.
«Ehilà, Caroline. Mi servono quelle autopsie. E già che ci siamo, anche i tossicologici.»
«Si, Phillmore ha buttato giù dal letto anche me, stamattina.» Le occhiaie le davano ragione. «Ho già inviato i campioni di sangue al laboratorio, tra qualche ora dovrebbero mandarveli direttamente di la. Ho finito l'autopsia Nicolas Dweinn. Mi hanno detto che andava fatta per prima.» Dopo qualche click di mouse la stampante cominciò a sibilare, sfornando fogli pieni di scritte e immagini. «Per gli altri, ho compilato il rapporto iniziale, ma mi serviranno un paio di giorni per finire tutto. Però una cosa voglio fartela vedere.»
Caroline aprì una cartella del pc, una carrellata di foto invase il desktop. Ne selezionò una.
Un braccio muscoloso e gonfio stava appoggiato sul lettino metallico dell'obitorio. Scorrendo con la tastiera, l'immagine non cambiava di molto, il soggetto era sempre lo stesso. Cinque braccia destre, qualcuna tatuata, una più scura, un altra molto chiara, tutte coi muscoli in tiro.
«È strano. Tutti i muscoli del corpo sono contratti fino allo spasmo. Sembrano i risultati di un'attività fisica molto, molto intensa.»
«Cosa significa?»
«Beh, sei tu il detective. Io analizzo le cose. Se vuoi la mia opinione, si tratta di anfetamina mischiata a qualche tipo di steroidi. Ne girano di parecchi tipi nelle palestre, e anche in strada.»
Jane fu di ritorno con un vassoio, e tre tazze di caffè fumante.
«Se è troppo caldo, può metterlo in mano a un cadavere per un po'!»
Le due ridacchiarono. Che cazzo di battuta era?
«Me lo farò andare bene. Grazie, Jane.» disse Tom sforzandosi di sorridere.
Qualcosa sotto lo sterno gli ricordò che era il secondo della mattinata, e non aveva ancora fatto colazione. Si sarebbe fermato al subway una volta uscito.
«Come è morto Nicolas Dweinn?»
«Emorragia interna al cranio. Un oggetto cilindrico, molto grosso. Probabilmente lo hanno sbattuto contro il lampione.» Gli mostrò uno dei fogli sputati dalla stampante. Era la radiografia di un cranio. «Tre colpi alla nuca, uno parecchio forte.»
La parte posteriore del cranio vista di profilo risultava bombata verso l'interno. Non serviva avere una laurea per notare che nel reticolo di ombra azzurrine del cervello c'era una macchia troppo marcata nella zona del cervelletto che si estendeva verso l'interno, affievolendosi fino a mescolarsi col resto della foto.
«Una bella botta. Aggiungici la pressione arteriosa e capillare aumentata dalle anfetamine, ed eccolo qui sul mio tavolo.»
«Anche Nicolas Dweinn era fatto, quindi. Caroline, perché hai pensato subito alle anfetamine? Hai trovato qualcosa o...?»
«Esclusione.» rispose lei portandosi il caffè alle labbra color porpora. «Secondo le foto e i rapporti, nessuno dei tre morti di overdose ha vomitato, ne presenta segni di disidratazione. Non è ecstasy o mdma.»
«E in quanto al crack?»
«Nemmeno. Nessuno dei cinque ha le mucose irritate. Se prendi una dose così forte da stenderti, ne rimangono le tracce nel naso e nella gola, oltre che nel sangue. Non erano fumatori di crack, o cocainomani. Niente buchi, quindi niente eroina. Rimangono solo le anfetamine in pasticche, ma se credi che abbiamo ristretto il cerchio, ti sbagli.»
«Un'intera galassia multicolore di eccitanti, calmanti, scoppianti, esilaranti.»
Jane Evans piegò la testa di lato sospirando rumorosamente con gli occhi socchiusi. La collega le lanciò un sorriso malizioso. Evidentemente Johnny Deep era uno dei loro argomenti preferiti.
«C'è di mezzo un pezzo grosso, vero?» chiese la dottoressa. «Non è normale che il Capitano svegli mezzo distretto. Non l'avrebbe fatto solo per qualche drogato.»
«No, infatti. Dicono che Emma Redler era presente al momento dell'omicidio di Nicolas Dweinn. Pare che l'abbiano portata qui per testimoniare, stanotte, ma gli avvocati l'hanno portata via subito.»
Jane sbuffò. «Come non la sopporto. È una troia svergognata. Fa tanto la brava ragazza in tv, poi la trovi nei locali a misurare il pacco ai ragazzi.»
Due paia di occhi perplessi prima si incrociarono, poi si voltarono verso l'assistente in cerca di spiegazioni.
«Si, davvero.» continuò. «Si mette una parrucca, va nei locali in periferia, e si mette a fare la scema con tutti. Si porta i ragazzi in bagno e gli misura il coso. Se è abbastanza ubriaca lo fa in pista davanti a tutti. Ci sono anche delle foto, su internet.»
Gli occhi si fecero da perplessi a sospettosi.
«Sicuri che è lei?»
«Beh, è travestita. E le foto non sono perfette...è buio, e tutto quanto...»
Tom e Caroline si guardarono, felici di far parte di una generazione e di un ceto sociale che non aveva problemi di social network.
«Ognuno ha i suoi feticci, mia cara, non è certo problema mio occuparmi di quelli degli altri. Vi ringrazio del caffè, adesso devo andare. Ho da interrogare dei testimoni, e se riesco, anche la Santa Emma.»
«Di nulla Tom, ti faccio avere i risultati finali appena possibile.» Occhiolino. «Buona fortuna al colloquio con la misuratrice.»
Guardami di nuovo in quel modo, e non sfigurerò di certo.



alexandra.fischer
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Re: Tom Struker

Messaggio#2 » domenica 6 settembre 2020, 21:27

La storia è interessante. Per come è scritta, ricorda certi sceneggiati polizieschi nello stile di “Miami Vice”, la celebre serie Anni Ottanta. Il contesto USA va bene, in questo caso, visto che è un lavoro lungo e quello che hai postato qui è un assaggio. Certo, poi dovrai americanizzare il tuo nome per venderla. Oppure scegliere uno pseudonimo americano.
Contiene anche belle scene (quella della dottoressa che scherza a proposito del caffè da far raffreddare…dai cadaveri) e le schede dei deceduti sono molto credibili. Ma c’è qualcosa da rivedere che ti segnalo qui sotto.
Attento:
Alla data, te la scrivo corretta: 21/10/2019
Il bip del computer.
Il Fedora? Borsalino, semmai. Il Fedora è da donna.
Anni Settanta.
Buongiorno, capo.
Correggi così: serie TV
Correggi così: non ti dà certo voglia di lanciarti…
Correggi così: Sì, O.K.
Correggi così: Trentatré anni.
Ciao, Tom.
Buongiorno, Agente Struker.
Via la frase: non serviva una laurea per notare che… (invece sì, altrimenti il Nostro cosa ci va a fare dal medico legale?)
Rivedi la frase: “Come non la sopporto…”, così: “Oh, non la sopporto…”
Attento all’uso del Sì. Se è un’affermazione devi accentarlo, se è il si impersonale (esempio: si dice) no, se è riferito a un verbo riflessivo no (esempio: si trucca).
Sì, Philmore ha buttato giù anche me.
Sì, davvero…
Si mette una parrucca.
C’è un’incongruenza: se l’ereditiera maniaca di misure di organi genitali maschili si traveste e mette la parrucca e le foto sono sfocate, come fanno a sapere che è lei? Io vivacizzerei di più il dialogo fra il medico legale e la collega: ad esempio facendo dire a quest’ultima che l’ereditiera è stata raggirata da un giovanotto che le ha scattato delle foto perfettamente nitide dopo averle tolto la parrucca e magari in una posa oscena. Certo, il padre può averle oscurate, ma in parecchi le hanno viste.
La storia mi sa di incompiuto: dovresti anticipare qualcosa al lettore sul colloquio fra lui ed Emma, stabilire un contatto fra lei e i morti, anche per spiegare di che tipo di droga si tratta e cosa ci faceva lei con loro. Legherei la droga a questo suo esibizionismo. Toglierei l’apprezzamento finale del detective nei riguardi della dottoressa e il riferimento a Johnny Deep e a una presunta frivolezza di lei e della collega.
Mi concentrerei su Emma, l’ereditiera.
Lei può essere l’assassina e quindi l’inventrice della misteriosa droga con dentro anabolizzanti.
Ecco, se è per incuriosire il lettore io introdurrei nel dialogo con il burbero superiore a proposito dell’ereditiera un talento legato alla chimica, per meglio legare il tutto (il padre re dei vetri va bene, ma siccome il personaggio chiave è lei, perché non fargliela studiare?) Ti servirebbe per continuare con più scorrevolezza la storia. Il burbero superiore può concludere dicendo qualcosa tipo: “Per stavolta paparino l’ha aiutata, ma la faremo tornare qui e tu la torchierai con la scusa della testimonianza. E ora scendi a vedere cos’ha Jane per te”.

alexandra.fischer
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Re: Tom Struker

Messaggio#3 » domenica 6 settembre 2020, 21:27

Aspetto sviluppi.

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Michael Dag
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Re: Tom Struker

Messaggio#4 » martedì 8 settembre 2020, 15:48

ciao! grazie del commento, hai trovato tutti quei piccoli dettagli che mi erano sfuggiti essendo un lavoro improvvisato
in quanto ad americanizzare il mio nome, ci hanno già pensato i miei genitori :)
e poi, è ancora presto per pensare a queste cose
il fedora è da donna? non lo sapevo...

sul discorso delle foto...beh, nessuno ne ha la certezza, sono voci che girano ma si sa, sui vip, ne girano parecchie di cazzate. forse è vero, forse no.
il personaggio di emma redler lo sviluppo più avanti. questo è solamente il primo capitolo.
ti sei guadagnata la seconda parte
grazie ancora!

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Michael Dag
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Re: Tom Struker

Messaggio#5 » martedì 8 settembre 2020, 15:54

Il pane croccante lasciava una spolverata di briciole sul tavolo ad ogni morso. Erano quasi le due, e Tom bramava quel panino da ore. Un cookie alla vaniglia scroccato a un collega non era sufficiente per stare tutta la mattina ad ascoltare la solita frase in loop.
"L'abbiamo trovato così. Abbiamo chiamato l'ambulanza. Non so niente."
Al distretto si stavano dando da fare per rintracciare i familiari dei cinque morti di quella notte, che dieci a uno, avrebbero ripetuto le stesse cose.
"Che notizia terribile. Perche proprio lui. Se avete bisogno, chiamatemi".
Rimaneva la testimonianza di Emma Redler, che se ne stava barricata nella sua villetta nei quartieri alti, trincerata dietro un muro di avvocati e bodyguard.
Finito di sbranare il secondo panino, Tom scolò ciò che restava della coca cola, e si alzò. Uscì dal Subway, passeggiando per i marciapiedi di Dyersburg incrostati di chewing gum calpestati milioni di volte. Un cane pisciava contro una macchina mentre il padrone lo strattonava fingendo che gli importasse. Nel parcheggio, un tizio dai vestiti logori rimbalzava da un passante all'altro tendendo un cappello rovesciato.
Tom salì in macchina prima che quell'accattone arrivasse da lui, fece manovra e imboccò la strada principale.
Bruce Springsteen cantava gracchiando da una stazione radio mal sintonizzata. Come fare a far parlare la Redler? Gli avvocati l'avevano già istruita bene su come comportarsi in certe situazioni. Nega, nega e nega. Al resto pensa papà.
Dopo una sosta al semaforo, la salita sulla destra si arrampicava su Hoak Hill, con le villette che diventavano via via più sfarzose ad ogni tornante. Dopo un buon quarto'ora, una cancellata in ferro battuto correva lungo un rettilineo pianeggiante, spezzata a metà da un cancello rientrato.
Tom parcheggiò fuori. Non che gliene fregasse che la sua Ford sfigurasse tra la collezione di Lamborghini e Ferrari, ma se per sbaglio ne avesse sfiorata una, si sarebbe trovato a lavorare tre anni senza stipendio.
Si avvicinò al cancello a piedi, e suonò il campanello.
Una voce maschile gli rispose dell'interfono.
«Sono l'agente Struker» disse mostrando il distintivo alla telecamera in alto. «Ho bisogno di parlare con Emma Redler. Dovrebbe firmare alcuni documenti.»
La risposta fu immediata e banale.
«La signorina Redler ha già deposto la sua testimonianza stanotte. Se ci sono dei documenti da firmare, i nostri legali passeranno al dipartimento nei prossimi giorni.»
«Mi permetto di insistere. Si tratta solo di una formalità di pochi minuti, risparmieremo tempo sia noi che voi.»
Silenzio.
«Attenda, prego.»
Passarono una decina di minuti, poi il cancello più piccolo si aprì con uno scatto.
«Prego, entri.»
Tom attraversò il vialetto di ghiaino bianco, che tagliava in due un prato verde curatissimo. In una fontana, una statua greca versava acqua da un otre in una vasca di marmo. Alcuni alberi gettavano la loro debole ombra su cespugli di rose e aiuole, contornati da pietre macchiate d'umidità. Sulla sinistra del parco, un gruppo di operai alzava la cupola invernale su un campo da tennis.
Essere la figlia di uno dei più ricchi industriali dello stato aveva i suoi vantaggi. Si diceva che di tutte le bottiglie di vetro del Tennessee, una su tre era prodotta nelle fabbriche di Andrew Ivan Redler. Che fosse vero o meno, erano di sicuro impaccati di soldi.
Un pinguino sui sessant'anni lo attendeva verso l'ala destra della villa, vicino a una porta a vetri. Niente ingresso principale per gli sbirri.
Lo salutò con un accenno di inchino, tenendogli la porta aperta.
«Prego, si accomodi. Le posso portare un caffè, nell'attesa?»
«Grazie, Accetto volentieri.»
E tre.
Tom entrò in un salotto, le cui pareti erano tappezzate di vinili. Spartiti di canzoni famose erano dipinti sui muri bianchi, un pianoforte prendeva polvere in un angolo insieme a un vecchio grammofono e due chitarre. Un amplificatore collegato a un computer sembrava l'unica cosa utilizzata di recente. La stanza della musica. Ogni casa di ricchi ne aveva una.
Appoggiò la valigetta sul tavolo al centro della stanza, tirando fuori dei fogli che confermavano la presenza di Emma Redler alla centrale quella notte.
Il pinguino fece ritorno con un vassoio di legno, carico di caffè, latte, panna, zucchero, cacao e miele.
«Troppo gentile, grazie.» Bastava solo il caffè.
Aveva appena finito di zuccherare l'elegante tazza di ceramica, quando una discreta figa entrò nella stanza.
Pelle abbronzata, capelli scuri, maglioncino blu attillato su un paio di tette al silicone. Jeans e stivali. Niente male.
Decisamente meglio di come l'aveva trovata nel video dell'interrogatorio di quella notte, sconvolta, tremante e col trucco devastato da lacrime e sudori freddi. Un esperto lavoro di make-up aveva nascosto bene quel livido allo zigomo che spuntava a malapena da sotto il fondotinta e l'escoriazione alla mano destra.
Un passo avanti a lei, un tristissimo omino in completo grigio e cravatta color vomito tese la mano con fare spocchioso.
«Lionel Hurz, primo legale della signorina Emma Redler.»
« Agente Scelto Thomas Struker, Dipartimento di Polizia Di Dyersburg.»
«Emma Redler, molto piacere». Stretta di mano decisa, la pelle liscia di chi non ha mai lavorato.
«Ho alcuni documenti che la signorina dovrebbe firmare. Ho letto sul rapporto che lei non era presente al momento dell'aggressione quindi, se non c'è altro che può dirci, considereremo conclusa la sua testimonianza.»
Tutti si sedettero, l'avvocato prese i fogli e iniziò a leggere a testa bassa.
«Allora, signorina Redler...»
«Mi chiami Emma.»
«Va bene, Emma, puoi ripetermi cos'è successo stanotte?»
L'avvocato le lanciò un'occhiata.
«Sono uscita di casa verso le 22.00. sono stata al RedFox, una discoteca sulla Memorial Street. Sono stata lì fino alle 02.00, quando hanno chiuso. Ci sono le foto della serata su internet.»
Tom si sforzò di trattenere un sorriso. «Eri con Nicolas Dweinn?»
«No, l'ho incontrato all'uscita. Mi ha proposto di continuare la serata in un bar che conosceva lui, e ho accettato.»
«Avevi assunto droghe o alcol, durante la serata?»
«Avevo bevuto un po', sì...» confessò lei.
«Poi cos'è successo?»
Emma fece spallucce. «Siamo andati in questo locale, il Claim. Non c'ero mai stata. Siamo stati lì un oretta a bere un paio di birre. Poi, verso le tre e mezza, siamo usciti per chiamare un taxi. Nicolas è andato a dare pipi in una zona buia nel parcheggio. Quando ho visto che non tornava sono andata a cercarlo e l'ho trovato a terra.»
«Sei stata tu a chiamare l'ambulanza?»
«No. Ho gridato, ero spaventata. Sono arrivati dei ragazzi... da lì in poi, non ricordo molto. Ero ubriaca. Comunque, siamo rimasti lì fino all'arrivo della polizia. Mi ricordo che uno dei ragazzi ha provato a fare la rianimazione a Nicolas.»
E fin qui, tutto ok.
«Nicolas Dweinn aveva assunto droghe, durante la serata?»
«Non lo so, lo conoscevo appena. L'avrò visto due o tre volte, non c'ero in confidenza. Le mie amiche erano andate via tutte dopo il RedFox, io volevo fermarmi ancora e mi sono messa a parlare con lui.»
«Ti è sembrato...strano...durante la serata?»
«Era parecchio ubriaco, quello si. Andava in bagno di continuo. Non so cosa andava a fare.»
«Nient'altro?» Avanti, sai che sappiamo. Non cadere dalle nuvole.
«Mi ha offerto una pasticca, ma ho rifiutato.»
«Hai rifiutato anche di testimoniare sul momento. E di sottoporti all'esame antidroga.»
L'avvocato si irrigidì un istante. «La mia assistita ha rifiutato perché è suo diritto farlo. Era in evidente stato di shock dovuto alle circostanze, e la sua testimonianza in quel momento non sarebbe stata affidabile. In quanto all'esame tossicologico, è obbligatorio solo nel caso in cui ci siano gli estremi per pensarlo.»
«La sua assistita si trovava in compagnia di un pregiudicato, tossicodipendente, spacciatore. Personalmente, credo che gli estremi ci siano eccome.»
L'omino fece su i fogli sbattendoli di costa sul tavolo. «Devo informarla che la sua opinione non è disposizione di legge, quindi non verrà presa in considerazione. Qui abbiamo finito. In quanto alle firme che cercate, passerò io o un mio collega nei prossimi giorni, appena riceveremo una notifica ufficiale. Buona giornata.»
«Ha ragione, avvocato, chiedo scusa.» Figlio di puttana. «Un'ultima domanda... ci sono stati contatti fisici tra te e Dweinn?»
«Agente, lei non ha diritto di venire qui a fare domande. Le abbiamo concesso un po' del nostro tempo, ma ora basta. Se ha qualcosa da chiedere, lo faccia per vie ufficiali, convocandoci alla centrale. Buona giornata.»
Emma Redler allargò le braccia, forzando gli angoli della bocca verso il basso.
Dopo una serie di saluti glaciali, Tom uscì, richiudendosi la porta a vetri alle spalle.
Il ghiaino scricchiolava sotto il cuoio delle scarpe, il sole del pomeriggio lottava con un banco di nuvole grigie.
Se non avesse sentito il vento appiattirgli i capelli, avrebbe giurato che erano stati Emma e l'avvocato a tirargli quella manciata di foglie secche nella schiena, mentre attraversava il cancello. Così, a spregio.
Salì in macchina e si avviò sulla dolce discesa che l'avrebbe riportato al traffico della città, tra clacson, odore di fritto e insegne con i led bruciati.
...Mi ha offerto una pasticca...
Non era di grande aiuto. C'è n'erano a decine di tipi di pasticche, che venivano contrabbandate ovunque. Era più che possibile che venissero prodotte in un altra città o addirittura, in un altro stato. Ne arrivavano parecchie anche dal Messico, persino dal Canada. L'unico elemento comune dei cinque casi era la droga sintetica, e forse la zona industriale.
...Ci sono le foto della serata su internet...
Bene. Se una cosa è su internet, c'era qualcuno che l'avrebbe trovata.
Giunto al semaforo in fondo a Hoak Hill, ovviamente rosso, Tom tirò fori dalla tasca il vecchio Samsung. Prese a ditate la rubrica attraverso lo schermo venato, fino ad uno degli ultimi numeri.
"Vengo da te per le 17.00"
Due spunte blu valevano un "si".
C'era ancora tempo per passare in centrale. Chissà cosa avevano scoperto sull'omicidio di quel polacco, quello accoltellato a Preston Park.
Ultima modifica di Michael Dag il venerdì 11 settembre 2020, 14:50, modificato 1 volta in totale.

alexandra.fischer
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Re: Tom Struker

Messaggio#6 » mercoledì 9 settembre 2020, 21:15

Fatto, grazie della fiducia:

Direi che il capitolo si lega bene con il resto. Ora si vede il lusso in cui vive Emma (vedi il giardino della villa ultrasorvegliata, la sala da musica, il maggiordomo che con il caffè ti porta anche miele e cacao oltre alle panna e allo zucchero, nonché il ritocchino al seno di lei, al suo trucco da diva e alle mani lisce, per non parlare dell’avvocato presente a quello che dovrebbe essere un incontro informale con l’agente: ) contrapposto al degrado della città (dal mendicante al padrone del cane maleducato per poi passare ai rifiuti). Come personaggio da “cattiva ma con stile” Emma mi piace: è ricca, ha avvocati, un padre mastino, ma se la sera dell’omicidio era ubriaca e in compagnia del pusher e in più ha rifiutato di deporre e di testimoniare, ha commesso due azioni che la mettono nella lista dei sospettati. Forse in corso di narrazione si vedrà cosa le costano in termini di libertà personale. Poco verosimile: il particolare della presunta pasticca che l’agente Struker dovrebbe rintracciare su Internet (non ce lo vedo il selfie del pusher con la roba in mano), né che Emma dica: «Oh, sì, voleva offrirmi quella. L’ho rifiutata perché ero ubriaca, ma la riconosco benissimo.» Facendole evitare il test tossicologico ti sei giocato una possibilità narrativa. Puoi rimediare (forse lo hai fatto più in là) facendole curare l’escoriazione in centrale da Jane (avrebbe così i campioni di sangue analizzati, magari c’è un indizio e il Nostro dovrebbe solo farglielo sputare fuori).
Attento:
riformulerei la frase così: «Una fontana a forma di statua greca versava da un otre acqua in una vasca di marmo»
Sotto ti riporto le parti corrette di altre frasi.
«Avevo bevuto un po’, sì.»
Da lì in poi…
Su Internet c’erano le foto della serata
Due spunte blu valevano un sì.

alexandra.fischer
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Re: Tom Struker

Messaggio#7 » mercoledì 9 settembre 2020, 21:16

Un ultimo appunto: attento alle virgolette dei dialoghi, usa i caporali.

alexandra.fischer
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Re: Tom Struker

Messaggio#8 » mercoledì 9 settembre 2020, 21:17

Per il resto: aspetto di vedere ulteriori sviluppi.

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Re: Tom Struker

Messaggio#9 » venerdì 11 settembre 2020, 14:58

purtroppo il copia-incolla da word a qui toglie i corsivi...cerano 2 righe di pensiero diretto alla fine, quando tom ripensa alle parole di emma.

non ho capito il discorso della pasticca e le foto...

«Sono uscita di casa verso le 22.00. sono stata al RedFox, una discoteca sulla Memorial Street. Sono stata lì fino alle 02.00, quando hanno chiuso. Ci sono le foto della serata su internet.»
Tom si sforzò di trattenere un sorriso. «Eri con Nicolas Dweinn?»
«No, l'ho incontrato all'uscita. Mi ha proposto di continuare la serata in un bar che conosceva lui, e ho accettato.»

le foto della serata sono quelle del RedFox, discoteca di classe in centro. poi DOPO è andata al Claim con Nicholas Dweinn.

Emma ammette che Dweinn si era drogato quella sera perché sa benissimo che la polizia gli ha trovato la roba nel sangue, quindi sarebbe sospetto se lei facesse la finta tonta.
«Era parecchio ubriaco, quello si. Andava in bagno di continuo. Non so cosa andava a fare.»
«Nient'altro?» Avanti, sai che sappiamo. Non cadere dalle nuvole.
«Mi ha offerto una pasticca, ma ho rifiutato.»


a presto il 3 capitolo

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Re: Tom Struker

Messaggio#10 » giovedì 17 settembre 2020, 19:39

chiedo scusa per l'attesa, è tempo di vendemmia e non ho un minuto libero...


Mercoledì 21-10-2019 17.00

Tom superò due colonnine di mattoni rossi, entrando nel piazzale asfaltato. Due palazzi alti sette o otto piani si guardavano, uno di fronte all'altro, come due pugili sul ring. La recinzione, un quadrato di mattoni sormontato da una ringhiera che presentava i primi segni di ruggine, fungeva perfettamente da corde. Il piccolo complesso residenziale terminava con un parcheggio interno. Le auto potevano essere il pubblico.
Andò al citofono a sinistra, promettendosi di smettere di fare le nottate su WWE Channel e premette il solito campanello.
Un clack aprì il portone, rivelando un piccolo atrio con un ascensore e una rampa di scale. Un po' di moto non fa mai male. Al secondo piano, le gambe gli ricordarono che faceva male eccome, se passavi tre quarti del tuo tempo a una scrivania.
Uno spiraglio di luce nel pianerottolo usciva da una delle tre porte identiche.
La varcò, richiudendosela alle spalle, entrando nel bizzarro mondo di Hiro Yzawa.
Un lieve profumo esotico di incenso si mescolava con l'aria calda. Un corridoio poco illuminato scorreva in mezzo a due file di statue a grandezza naturale di lupi mannari, zombi e mostri vari. Probabilmente il campanello urlava.
In piedi sul parquet lucido, con addosso pantaloncini e canottiera anonimi, stava Hiro Yzawa, che lo accolse con un profondo inchino.
<Agente Tom Struker-San! Sono onorato di averla nella mia casa!>
<Yzawa, sei l'unico giapponese che prende per il culo il Giappone.>
Yzawa assunse un'espressione platealmente triste. <Ho disonorato me, la mia famiglia e il mio clan.>
Simulò di sventrarsi con una wakizashi.
<Invece che le tue recite, potresti offrirmi da bere...> Disse Tom, spogliandosi del soprabito che già lo stava facendo sudare.
Il giovane fece strada fino alla cucina, spaziosa e perfettamente ordinata. Tirò fuori dal frigo una bottiglia a forma di drago, e versò un liquido denso e giallognolo in due bicchieri di legno, a forma di uova scagliose.
<Latte di riso e mandorle direttamente da Okinawa.>
Tom si controllò, per non buttarlo giù tutto d'un fiato. Diavolo se era buono.
<Allora, agente. Non credo tu sia qui per una visita di cortesia...>
<Vero. Anche perche tu odi le visite.>
<Esatto.> confermò Yzawa. <Anche se ho apprezzato il messaggio d'avvertimento. Di cosa hai bisogno? Ti avverto, se si tratta di quel tizio ammazzato stanotte a Preston Park, non so nulla.>
<Ok. E degli altri quattro?>
Il padrone di casa aggrottò le sopracciglia scure.
<Sono morte cinque persone stanotte. Tre alle fabbriche, uno ai moli e uno a Preston Park. Tutti quanti erano gonfi di droga, una roba che il laboratorio non è ancora riuscito ad analizzare. Sai niente? >
<Lo sai Tom, io non mi occupo di quella merda. Il solo fatto che tu possa ritenermi informato su certe cose è offensivo, e...>
<Ok, ok, scusa.> Tom alzò le mani. <Mi chiedevo se per caso, qualcuna delle tue ragazze abbia accennato a qualcosa, o magari si sia comportata in modo strano.>
<Mmm...le ragazze no, ma i ragazzi giù agli studi mi sono sembrati parecchio euforici ultimamente. Uno in particolare viene spesso. Una testa rasata, spesso strafatto, pieno di soldi.>
<Meno male che queste cose ti offendevano...> Tom si versò un altro bicchiere di latte.
<Hey, quello è un buon cliente e collaboratore, che non ha mai dato problemi e paga in anticipo. Non me ne frega un cazzo di cosa fa dopo il lavoro.>
Lavoro. Soltanto un Hikikkomori schizzoide come Hiro Yzawa poteva essersi inventato un business del genere. Farsi pagare per riprendere la gente mentre scopa con una prostituta spacciata per attrice. Convincere gente a "investire sulla propria immagine nel mondo del cinema erotico". Farsi pagare da degli sfigati per filmarli mentre vanno con una puttana. Genio.
<Ho bisogno di quel tizio. Puoi rintracciarlo? E devi anche cercarmi delle foto di un locale, il RedFox.>
Si spostarono nella stanza affianco, lo studio. L'aria fredda di fine ottobre entrava dalla finestra spalancata, attenuando l'odore di fastfood, fumetti e seghe. Un megaschermo occupava mezza parete, uno scaffale lungo due metri pieno di dvd e videogiochi l'altra metà. Sul lato opposto, un lungo tavolo ospitava diversi monitor, con un groviglio di cavi che correvano dappertutto. Mouse, case, tastiere, e hard - disk facevano sembrare quel posto un negozio di elettronica.
Yzawa si sedette su una poltrona in pelle sintetica a forma di diavolo coi braccioli che terminavano in due controller da videogiochi. Tutto quanto nella stanza era collegato ad una cassetta elettrica in un angolo, e la tecno-poltrona non faceva eccezione.
<Ah, dimenticavo che siamo in due. Vado a prenderti una sedia in cucina. Oppure puoi sederti sul letto.>
Il letto della stanza dei giochi di un hikikkomori venticinquenne che lavora nel mondo del porno.
<Non preoccuparti, vado io.>
Una volta sistematosi davanti al pc, Yzawa digitò velocemente sulla testiera il nome del locale.
Le foto con la Redler erano messe in primo piano nella pagina, ovviamente. Una vip del suo calibro avrebbe attirato folle di decerebrati pronti a pagare trenta dollari per un drink annacquato e una lesione ai timpani. Il viso non presentava segni di tumefazioni, anche se era difficile dirlo vista la quantità di trucco con cui si intonacava la faccia. Sembrava di porcellana. L'escoriazione alla mano però era più difficile da nascondere.
<Zooma sulla mano destra, per favore.>
<Le mani delle celebrità, eh? Si, vanno parecchio di moda, quasi quanto i piedi. Ho un amico a Chicago, se vuoi ti ...>
<È per un indagine.>
<Ok, ok. Sappi comunque, che non ti giudico.>
Mano candida e perfetta. Si è ferita dopo il RedFox, quando era con Dweinn.
<Ok, ho visto abbastanza> disse Tom allontanandosi dal monitor. <In quanto all'altro tizio...forse sa qualcosa su questa droga che gira. Cosa sai di lui?>
Yzawa aprì una cartella con delle foto.
<Non credo sia il tizio che chiacchiera volentieri con quelli come te.>
Un tizio rasato (o calvo?) sulla trentina posava mettendo in bella mostra i suoi muscoli invidiabili. Numerosi tatuaggi decoravano il corpo scolpito da anni di palestra e steroidi, alcuni molto interpretabili. Croci, Teschi e aquile erano i suoi soggetti preferiti. Nelle poche foto in cui era vestito indossava sempre abiti scuri, di taglio militare e anfibi. Alto, occhi azzurri, sguardo da duro. Il punto debole era il sorriso non proprio perfetto, la meth iniziava a farsi sentire. Compensava però con un uccello di dimensioni ragguardevoli.
<Quanto ci guadagni con lui?>
<Sui trecento dollari al mese.>
<Mille subito, se me lo fai arrestare.>
<Non se ne parla> disse il giapponese scuotendo la testa. <"Manganello ariano punisce negre disobbedienti" mi fa guadagnare bene. No, lui non te lo vendo.>
Tom sbuffò. Una serie di cd masterizzati era impilata ordinatamente vicino a una videocamera, i titoli scritti con una calligrafia elegante andavano dal ridicolo al grottesco. Meglio non indagare sulle copertine.
<Dimmi una cosa, Yzawa: quanto è intelligente questo tizio?>
<Quanto un sasso stupido. Perché?>
<Ti farò girare il tuo capolavoro. E lui sarà il nostro Johnny Deep.>

alexandra.fischer
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Re: Tom Struker

Messaggio#11 » giovedì 17 settembre 2020, 20:22

Ciao Michael, la parte del secondo capitolo va molto meglio così. Scusa per il fraintendimento pasticca-foto (credevo che l'investigatore fosse deciso a confrontare la pastiglia apparsa in foto con le foto internettiane delle pastiglie).

alexandra.fischer
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Re: Tom Struker

Messaggio#12 » giovedì 17 settembre 2020, 20:23

Non ti devi scusare di nulla. Buona vendemmia, ora passo a valutare la terza parte.

alexandra.fischer
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Re: Tom Struker

Messaggio#13 » giovedì 17 settembre 2020, 20:41

Questo terzo capitolo è molto avvincente. Il personaggio di Hiro Yzawa è il tipico antieroe (sa del mondo della droga, è un amico-informatore di Tom, ed è ambiguo. Vedi il suo uso della tecnologia da hotaku della quale si circonda: ossia aver trasformato in un affare la mania di apparire dei nostri giorni (qui estesa ai film porno con una prostituta spacciata per attrice). Molto bella l’ambientazione orientale, fra statue di manga e vino di riso e mandorle versato da una bottiglia in bicchieri dall’aspetto di drago. Per le indagini: interessante il particolare della mano in perfetto stato di Emma e la comparsa dell’attore dilettante calvo fra i clienti di Yzawa. Belli i paragoni palazzi-pugili, recinzione-ring, intelletto uomo calvo-sasso stupido.

Attento:
All'uso del sì affermativo (devi accentarlo)
Un po’ di moto non fa mai male, si disse Tom.
Ehi.
Attento ai gerundi (piacciono poco agli editori)
Ti propongo: La varcò, la richiuse alle spalle ed eccolo entrato nel bizzarro mondo di Hiro Yzawa.
Scrivi: schizoide.
Scrivi: stanza a fianco.
Scrivi: digitò velocemente sulla tastiera.
Sono curiosa di vedere come va il resto e come si lega con gli altri due capitoli, ma ora il lavoro sta prendendo forma (ed è ben congegnato)

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Re: Tom Struker

Messaggio#14 » venerdì 18 settembre 2020, 18:31

Giovedì 22-10-2019 13.00

Il Subway era parecchio affollato, come sempre all'ora di pranzo. Tom sentì a malapena i tacchi di Caroline che gli arrivavano alle spalle.
<Dai, mettiamoci in coda. Ho una fame che non ci vedo.>
Tacchi, pantaloni attillati, cascata di capelli biondi su camicia bianca. Pornodottoresa.
Si sedettero a un tavolo, il muro tappezzato di cartelloni pubblicitari che promuovevano panini alla plastica in offerta, e iniziarono a mangiare.
<Phillmore mi sta pressando. E quando saprà che ho provato ad interrogare la Redler facendo incazzare il suo avvocato, mi appenderà al ventilatore.>
<Raccontami.>
Tom spiegò brevemente la sua fallimentare visita alla villa, e di come la stronza gli aveva praticamente riso in faccia quando Cravatta-Di-Vomito si era messo in mezzo.
<E tu invece, cos'hai scoperto dalle autopsie?>
<Stesse cose su tutti quanti. Collasso cardiaco, classica overdose. I tossicologici lo confermano: alte dosi di efedrina e steroidi.>
<Efedrina...>
Tom tirò fuori il telefono, aprendo la pagina di Wikipedia che aveva salvato nei preferiti la sera prima.
"Il Pervitin è una droga derivata dall'efedrina e appartenente alla categoria delle anfetamine che fu brevettata il 31 ottobre 1937 e prodotta a partire dal 1938 nella Germania nazista dal gruppo farmaceutico Temmler."
<E del polacco, Boris Bozilis...che mi sai dire?>
<Anche lui positivo, ma in quantità minori. Lì la droga non centra, le coltellate che ha preso avrebbero ucciso un toro. L'aggressore era alto, forte, e incazzato nero.>
<E forse, anche lui strafatto. Che effetti da un mix di roba del genere?>
<Gli stessi della meth comune> disse lei azzannando un toast. <Iperattività, euforia, sensazione di benessere e onnipotenza. Di contro, a dosi così concentrate, nervosismo e perdita del giudizio. Tremori, vista annebbiata, crampi ai muscoli, addirittura. Il sangue scorre molto più veloce.>
<Emorragie più rapide, quindi...>
<Anche, sì. In condizioni normali, Dweinn si sarebbe salvato. Stai seguendo una pista?>
Pista. L'unica ipotetica fonte di informazioni era un energumeno puttaniere drogato.
<Ho una mezza idea. Sabato dovrei riuscire a parlare con qualcuno che ne sa qualcosa.> Il fatto era che se le cose fossero andate male, Phillmore ce lo avrebbe impiccato sul serio, al ventilatore.
La coca cola ghiacciata gli paralizzò il palato per un istante.
<E dimmi...questa Emma Redler, è davvero quella bomba sexy che dicono?>
C'era una sfumatura strana nella voce di Caroline.
<Beh, è una bella ragazza, senza dubbio...ma potrebbe essere mia figlia e...>
<Niente distrazioni in servizio, giusto agente Struker?> Caroline rise. Faceva caldo, per essere ottobre.
Dai, fallo.
<E poi, Tom...quanti anni hai?>
<Quarantadue.>
<Il trench ti invecchia, lo sai?>
<Lo so, ma è nel personaggio, come la tazza di caffè e la barba di tre giorni. Non puoi essere un bravo poliziotto senza queste cose.>
Dai, fallo.
Tom stava per farlo, stavolta per davvero, quando il telefono di Caroline squillò con un assolo di Bruce Springsteen.
<Dottoressa Fomm...si, arrivo subito...c'è la mia assistente, comunque, vi aprirà lei...> Alzò gli occhi color cielo su Tom. <C'è un altro cadavere, a Preston Park. Un senzatetto, si direbbe. Andiamo.>
Un istante dopo, anche il samsung scassato iniziò a vibrare. "Cpt Phillmore".
Si alzarono dal tavolo, finendo il pasto in rapidi bocconi mentre andavano verso il parcheggio.
<Hai la macchina? Io vengo al lavoro in metro.>
Quand'era l'ultima volta che aveva dato una pulita alla vecchia Ford? L'immagine di una vaschetta di ramen che sciabordava, inzuppando il tappetino gli attraversò la mente.
<Ho parcheggiato distante, stamattina. Passiamo a prenderne una in centrale.>
La prossima volta, l'avrebbe fatto.
***********************************************************************************
La solita folla di curiosi si accalcava contro il nastro segnaletico nero e giallo. Tom ci passò sotto sventolando il distintivo, seguito da Caroline.
Due ragazzi di vent'anni, con in mano un frisbee parlavano con l'agente Swann, che annotava tutto in un taccuino.
La siepe che cresceva lungo la cancellata nord del parco era scura e spessa, e non veniva potata da parecchio. Dei rami legati verso l'alto formavano una specie di ingresso, da consentire a un agente di stare inginocchiato verso l'interno della macchia e scattare foto.
I lampeggianti dell'ambulanza illuminavano un fagotto di stracci, raggomitolato su un letto di cartone.
Cinquant''anni portati malissimo, un berretto di lana dal quale spuntavano ciuffi unti e irregolari, un cappotto nero strappato in più punti e sporco dall'orlo al bavero.
Quando ebbero finito con le foto, lo tirarono fuori, insieme a una tanfata di sporcizia, merda e miseria.
La dottoressa si inginocchiò, tastandolo in più punti attraverso gli spessi guanti di gomma.
<È ancora caldo, la pelle non è deteriorata.> Armeggiò col cadavere, scoprendogli un fianco da sotto gli indumenti luridi. <Non sono ancora presenti macchie ipostatiche, quindi due ore, tre al massimo.>
<Il rigor mortis è molto avanzato...> fece notare un agente <...Ma io sono un fotografo, non un dottore> aggiunse quando Caroline lo guardò, sistemandosi gli occhiali sul naso.
Tom si affacciò tra le siepi, sulla residenza del barbone. Scatolette vuote, i cocci di qualche bottiglia di gin da discount, mozziconi, stagnole, una borsa di nylon con dentro un po' di oggetti recuperati dalla spazzatura.
<Non ci sono tracce di lotta. Un malore, o un'overdose. È venuto a morire a casa sua.>
Con una pinza di metallo, infilò uno ad uno tutti i pezzi di stagnola annerita nelle bustine di plastica delle prove. Un bel po' di lavoro per i ragazzi della scientifica.
Ci vollero un paio d'ore per sbrigare tutte le formalità. A parte una manciata di tabacco e qualche dollaro, l'uomo non aveva niente con se, nemmeno un documento.
L'ambulanza lasciò due solchi nel prato erboso mentre portava via il corpo. In due o tre giorni sarebbero scomparsi, proprio come il ricordo di quello sfortunato derelitto che di li a poco sarebbe stato sventrato da Caroline, con il caffè troppo caldo di Jane Evans stretto in mano.
<Procedi con l'autopsia, Caroline. Poi, se nessuno viene a reclamare il corpo, mandalo all'obitorio municipale.>
<Conosco la procedura, grazie> rispose lei senza alzare gli occhi dal quaderno dove prendeva appunti. <E poi, non sei il mio capo.>
<Ehy, scusa. Non ...>
Lei si voltò, rivolgendogli un sorriso scherzoso.
Una folata di vento autunnale le scompigliò i capelli.
<Bhe...io qui ho finito> disse infilando il quaderno nella valigetta con lo stemma della polizia. <Torniamo in centrale?>

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Re: Tom Struker

Messaggio#15 » venerdì 18 settembre 2020, 18:44

La trama si arricchisce con un nuovo delitto: il barbone trovato morto e ancora da sottoporre all’esame autoptico. Gli elementi interessanti che la rendono piacevole alla lettura sono i dialoghi: fra Struker e la dottoressa Caroline. Molto verosimili le sue descrizioni della droga. Anche la ricostruzione del delitto lo è quindi è preziosa a Struker per rafforzare i sospetti sul pornoattore dilettante nonché energumeno cliente di Yzawa. Sono incuriosita dal resto. Complimenti per il tipo di trama, molto complesso e articolato.

Attento:
ti scrivo qui le correzioni:
Pornodottoressa.
Riscriverei:
C’era una sfumatura strana nella voce di Caroline: «E dimmi…Quella Emma Redler è davvero la bomba sexy che dicono?»
Riscriverei:
«…niente distrazioni in servizio, giusto agente Struker?»
«Ehi, scusa. Non…»
«Beh, io qui ho finito»

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Re: Tom Struker

Messaggio#16 » martedì 22 settembre 2020, 11:09

Sabato 24-10-2019 22.30

<Diavolo, Hiro. Calmati.>
Da quando Tom l'aveva supplicato di levarsi gli enormi occhiali scuri e il cappuccio, Yzawa stava praticamente tremando. Chissà cosa dava più nell'occhio davanti a una discoteca, se un quarantenne con sciarpa e cappello e un ragazzo mascherato, o un quarantenne con sciarpa e cappello e un giapponese tremolante.
Il rullante della musica elettronica proveniente dall'altro lato della piazza si percepiva a malapena, ovattato dalle pareti insonorizzate e dal vociare della gente che affollava la strada pavimentata.
Una grossa volpe di gesso in abito da sera se ne stava in piedi su una terrazza sopra all'ingresso del RedFox con un Coppa Martini in mano.
<Andiamo a prendere una birra?> gli chiese, indicando con la testa il chioschetto poco distante. Il giapponese alzò gli occhi dal marciapiede, verso un bar che distribuiva bevande direttamente in mezzo alla strada.
<Vai tu. Io ti aspetto qui.> disse indietreggiando un po' fino ad appoggiare la schiena contro il muro di un palazzo.
<Va bene. Ma non fare cazzate, ok?>
Tom si mise in coda tra un gruppetto di adolescenti eccitati dall'inizio serata. Si mettevano in posa davanti agli smartphone, mostrando camicie e felpe dai colori improponibili su pantaloni che lasciavano le caviglie scoperte. Scarpe costate mezzo stipendio del padre operaio sottopagato completavano i vari "outfit" di coglionaggine e superficialità.
Le statistiche dicevano che tre quarti di loro consumava marijuana, più o meno abitualmente. La metà aveva già provato droghe pesanti. In due sarebbero finiti, almeno una volta, al suo tavolo degli interrogatori. Delle ragazze, forse una era ancora vergine. Grazie a dio, non aveva figli.
Ogni tanto, Tom lanciava un'occhiata a Yzawa, sperando di non vederlo correre via da un momento all'altro. Si era rimesso il cappuccio. Poco male, l'aria fredda della sera gli dava una scusa perfetta per farlo. Prese due birre e tornò all'ingresso del vicolo che separava due palazzi.
<C'è troppa gente, Tom. C'è troppa cazzo di gente.>
<Dai, calmati> disse Tom porgendogli il bicchiere di plastica. <Un'oretta al massimo e ce ne andiamo. Tranquillo.>
Quello fece di si con un movimento nervoso del collo, buttando giù mezzo bicchiere di birra.
Per fortuna non dovettero attendere a lungo. Un grosso suv nero coi finestrini oscurati si fece largo lentamente tra i gruppetti di persone, che si scansavano svogliate. Poco distante dall'ingresso si fermò, facendo scendere una stangona dai capelli neri arricciati, avvolta in un elegante abito scuro e giacca di pelle. Sculettando sui tacchi, andò incontro ad altre due tizie che, se fossero state in un quartiere meno chic, si sarebbero trovate un sacco di banconote puntate dai finestrini delle auto.
<A lei non dici niente degli occhiali, èh?>
<Lei è ricca, quindi è eccentrica. Tu no, quindi sei solo un coglione che gira con gli occhiali da sole di notte.>
La musichetta di super Mario tintinnò dalla tasca di Yzawa, che si portò il telefono all'orecchio.
<Ciao Robert...tutto ok? Bene...> Si voltò verso Tom mostrando il pollice. <Mi raccomando, cerca di non farti scaricare. Cosa?...No, non è troppo in alto per noi. È il nostro salto di qualità, amico. Te l'ho detto, hai tutto quello che ti serve per fare colpo su di lei. Segui il piano e andrà tutto a meraviglia. Sei o no il Manganello Ariano? E allora falle capire chi comanda! Avanti, cazzo duro e castigala come si deve!>
Tom aguzzò gli occhi, cercando una testa rasata che svettava tra le altre. La vide che superava i due buttafuori all'ingresso senza problemi. Il tizio non era in gessato di Armani, ma comunque abbastanza elegante da superate la selezione all'ingresso.
Dopo essersi esibita in qualche posa provocante per qualche idiota che l'aveva riconosciuta e le aveva chiesto una foto, Emma Redler entrò a sua volta.
<Ok, è fatta. È tutto in mano sua, ora.> Disse Tom incamminandosi nella stradina secondaria alle loro spalle.
Yzawa lo aveva preceduto di qualche metro, e camminava di fretta sul marciapiede sempre più deserto man mano che si allontanavano dalle vie della movida notturna. La strada per il motel in cui avevano prenotato due stanze era breve e lineare, così che anche un ubriaco a piedi potesse arrivare lì dal RedFox.
Il ragazzo si infilò in un fastfood, e attese Tom sulla porta.
<Non volevi chiuderti in camera?>
<Sono le undici. Le discoteche di solito chiudono alle tre, o anche più tardi. Ci verrà fame. Vuoi un kebab?>
Si, i giovani erano una gran rottura di palle.

***********************************************************************************
La camera del motel era spaziosa e accogliente, con un armadio a muro, un letto matrimoniale e un tavolo.
Sul pc di Yzawa, Brock Lesnar e Daniel Bryan si massacravano nella replica dello storico incontro di due anni prima.
Il risucchio della cannuccia diceva che il bicchiere era vuoto, e Tom lo lanciò nel cestino insieme alla carta dei kebab. Non era un sabato sera tanto diverso dal solito.
Erano quasi le tre, e ancora nessuno si era fatto sentire.
Yzawa ridacchiò quando Brock Lesnar mancò clamorosamente l'avversario con un calcio, finendo col infilarsi tra le corde con tutto il busto.
Finalmente, un trillo del telefono.
La luce blu illuminò i lineamenti dolci e sbarbati di Yzawa.
<Ci siamo, stanno arrivando.>
Dopo qualche minuto, un rumore di tacchi sulle scale si avvicinò.
Yzawa si mise al pc, chiudendo tutte le applicazioni e preparandosi a far partire le due telecamere che avevano piazzato la sera prima, nella camera di fianco alla loro. I passi si fecero più lontani, verso il piano superiore.
<Ma dove diavolo sono finiti? Vuoi vedere che il tuo amico impasticcomane ha sbagliato albergo?>
<Non credo. Era piuttosto concentrato quando gli spiegavo le cose. E sobrio, sono sicuro.>
<Hai già pensato a come fare a non farti ammazzare di botte dopo?>
<Beh, pagandolo per il suo lavoro> rispose lui, facendo spallucce.
Tom ridacchiò.
Yzawa si voltò, guardandolo con un'espressione difficile da decifrare.
<Vedi, agente Struker, posso non avere una divisa, e nemmeno la segretaria sexy chi mi porta caffè e ciambelle al mattino. Questo non significa che io sia una cattiva persona o un incompetente. So che per molti sono solo un giapponesino sfigato da usare quando fa comodo, ma non sono tutti come te. Anche se siamo relitti che vivono ai margini della società, non vuol dire che dobbiamo per forza buttarcelo nel culo a vicenda.>
Crudo. Cazzo, davvero era un bastardo opportunista? Aprì la bocca d'istinto per rispondere, ma non gli venne in mente nulla di sensato da dire.
Un nuovo rumore di passi nel vialetto lo salvò dall'imbarazzo. Si alzò e scostò le tende, lanciando un'occhiata verso il basso.
Nella penombra non si riusciva a scorgere bene. Due persone, un vestito nero che svolazzava intorno alle ginocchia di lei. I tacchi risuonarono nelle scale, poi oltrepassarono la loro porta, fermandosi a quella successiva. La serratura scattò.

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Michael Dag
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Re: Tom Struker

Messaggio#17 » martedì 22 settembre 2020, 11:11

vorrei approfondire un po' la discussione tra tom e izawa. è un punto importante per entrambi i pg...messa così mi sembra un poì sbrigativa, che ne pensi?

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Re: Tom Struker

Messaggio#18 » martedì 22 settembre 2020, 17:53

Ciao Michael e benarrivato.

Ti faccio notare che il Laboratorio, pur non essendo un Contest come gli altri, ha un suo regolamento.
Dagli una lettura:
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Sono pronto a vivisezionare i vostri racconti... soffriranno, ma sarà per il vostro bene!

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Re: Tom Struker

Messaggio#19 » venerdì 16 ottobre 2020, 16:36

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Sono pronto a vivisezionare i vostri racconti... soffriranno, ma sarà per il vostro bene!

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