Il pianoforte del re folle

Maurizio Mannoni
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Il pianoforte del re folle

Messaggio#1 » sabato 17 ottobre 2020, 18:42

Carissimi, gradisco consigli, grazie in anticipo.

Il pianoforte del re folle



[i]Madrid, 10 agosto 1759.[/i]

Matteo cammina avanti e indietro. «Basta, ci vado da solo al castello.» Prende la borsa ma proprio in quel momento bussano alla porta.
Il viso dello zio è cereo, lo sguardo cupo.
«Perdonami... mi hanno trattenuto a teatro. Ti devo parlare.»
«Cosa è successo?»
«Re Ferdinando sta male.»
Matteo sgrana gli occhi. «È grave?»
«Temo di sì. Non mangia da una settimana. Il medico non l’ha potuto neanche visitare.»
«Di nuovo gli scatti d’ira?»
Lo zio si mette le mani sulla fronte. «Ieri ha morso il ministro.»
Il ragazzo tira un calcio alla borsa. «Maledetti! Lo stanno facendo impazzire!».
«Sì, stanno facendo di tutto per farlo abdicare, ora la matrigna sarà contenta.»
Matteo sbuffa allargandosi il colletto della camicia. Va al catino e si fa scorrere l’acqua sul collo e sul bavero della giacca. Prende un lungo respiro ma il refrigerio non frena i ricordi. Non doveva allontanarsi da Madrid. Lo aveva lasciato con gli occhi sereni, da un mese senza quella stupida sangria del dottor Purcell.


Madrid, 27 giugno 1759.

Matteo è alla finestra e si tasta il ciuffo sulla nuca. La carrozza ancora non si vede, suo zio arriverà a momenti, fra poco saliranno al castello. Ha già le mani sul pianoforte...No, il re non storcerà il naso. Lo zio dice che non è come tutti i sovrani; da tredici anni che gli organizza spettacoli, difficile non credere al grande Farinelli. Il re aveva un fratello piccolo, una volta, a cui spiegava le scale. E un tempo metteva le ali alle note, poi la regina Barbara è volata in cielo e s’è rintanato nel verde di Villaviciosa. Matteo lo capisce. Capita anche a lui di suonare col cuore in petto, mentre lo zio prova con i tenori. Ecco finalmente la carrozza. Farinelli tiene sottobraccio il nuovo progetto.
Matteo è al tavolo della sala reale, suo zio a fianco che illustra il melodramma. Il Re si regge il mento fra le mani, poi fissa la trama del tappeto. D’un tratto entra l’inserviente col vassoio d’argento. Il re sobbalza, gli occhi puntati sulla busta accanto alle tazze da tè; il sovrano si leva di colpo, la poveretta perde l’equilibrio e il fragore dei cocci risuona nella stanza; poi con uno scatto fulmineo si avventa sulla lettera e la strappa in mille pezzi. Matteo deglutisce. Ancora lei... Elisabetta Farnese, la matrigna. Lo vuole accanto la maledetta, facile per lei ora che la Regina Barbara non c’è più. Aveva ragione lo zio. Non gli darà tregua finché non vedrà la corona di Spagna sulla testa di suo figlio Carlo. Povero re.

Il pianoforte è magnifico. Lo zio raccoglie la borsa e saluta in tutta fretta. Matteo sente il cuore pulsargli in gola, non gli aveva detto che sarebbe andato via.
Il re incrocia i suoi occhi.
«Puoi provarlo. Fammi sentire qualcosa»
Il ragazzo annuisce. Suona il Minuetto in Sol minore di Bach, il pezzo che gli viene meglio.
Giunto agli ultimi accordi, il Re gli poggia una mano sulla spalla.
«Devi diminuire la rapidità e tenere il busto più dritto. Ecco, così.» Ferdinando gli spinge indietro la spalla e con l’altra mano preme sulla schiena.
«Fatemi sentire voi ora» prorompe Matteo con entusiasmo.
Il sovrano esegue un altro brano di Bach a occhi chiusi. Le sue dita lunghe e affusolate volano sulla tastiera.

***********


Matteo entra in carrozza, devono fare fretta. Dio, speriamo che sia ancora vivo. Accidenti, a Parma lo zio poteva andarci da solo, non doveva accompagnarlo. Tanto avrebbe comunque trovato l’alloggio. Toglie dalla tasca il taccuino. C’è ancora la terzina appuntata dal re. Un brivido gli sale lungo la schiena. Gli accende le immagini e i fremiti del mese passato. Ferdinando che gli mostrava le note nel pentagramma; lui che sorrideva, incurante degli occhi d’un sovrano. E poi le sinfonie che vibravano sui polsi, fino a sfiorare le stelle... Neanche la nobildonna dall’abito turchino, braccetto allo zio, lo scorso mese, aveva saputo donargli quel po’ di luce. Matteo sgrana gli occhi... «Perché non mi avete detto la verità?» incalza, afferrandogli il braccio.
Farinelli lo guarda con sguardo interrogativo. Matteo insiste.
«Già dall’inizio mi avete condotto dal Re per farlo riprendere a suonare, è così?»
Farinelli abbassa lo sguardo, e gli posa la mano sulla nuca. «Cerca di capire. La morte della Regina lo ha distrutto. Solo tu potevi aiutarlo. Quando mi hai detto di Bach ho pensato che fosse davvero la volta buona. L’ho fatto anche per te, per migliorare.»
«Ma allora perché abbiamo mollato tutto e siamo partiti così sul più bello!?»
Lo zio scuote il capo. «Ho sbagliato, non immaginavo si lasciasse andare in questo modo». Sospira. «Devo dirti una cosa», mormora tenendogli la mano.
«Non mi dite che avete rinunciato allo spettacolo al teatro ducale?»
«No, l’opera si farà. Ma a Parma andrò per sempre.»
«Fate sul serio? Come mai così all'improvviso?»
Lo zio incrocia le mani. «Matteo, l’aria al castello s’è fatta pesante. Ormai è Re Carlo di Napoli che comanda. Ci sarà tempo per le spiegazioni, ora pensiamo a lui.»

Matteo osserva i cavalli e gli scorrono nella mente i volti delle mezze carogne che ronzavano attorno al re. Ricardo Wall, il primo ministro, col suo tono garbato... più volte l’aveva visto confabulare in giardino con quel verme di Tanucci, il fiduciario di Re Carlo. Ma anche il medico di corte Purcell non gli piaceva affatto. Danzava alle feste con Elisabetta. Stringe i pugni. Lo avranno imbottito di oppio e sangria quei maledetti, altro che musica! Di colpo spalanca gli occhi. Il boulevard del palazzo reale pullula di gente. Il cocchiere si ferma. Dall’altra parte una dama robusta è circondata da gigli, camelie e braccia alzate. «Elisabetta», mugugna lo zio. «Quindi il Re è morto?» sussurra Matteo con voce tremante. Farinelli abbassa gli occhi. Matteo sospira. La musica è finita per il suo Maestro. Un velo di lacrime gli appanna la vista.
Entra nella sala reale. Il feretro di Re Ferdinando è al centro, mani giunte, pianoforte di lato.
Il ministro Wall si avvicina alla bara, ha una ferita sulla mano. Matteo si morde un labbro, abbassa il capo e serra le palpebre. Sente scuotere il braccio. L’inserviente in lacrime gli porge una busta.
Il ragazzo esce e legge la lettera.

Caro Matteo, non sono stato il Re che tutti avrebbero voluto... per il mondo resterò l’inetto figlio di Filippo V, Ferdinando VI il pazzo. E sia così. Ho amato il sorriso di Barbara e volteggiato con la musica sino alle stelle, come dicevi tu. Non piangere. È stato bello conoscerti, ti lascio il mio pianoforte, che ti accompagni lungo il tuo cammino. Non smettere mai di sognare.
Ultima modifica di Maurizio Mannoni il mercoledì 31 marzo 2021, 12:19, modificato 33 volte in totale.



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Alessio
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Re: Re Ferdinando VI, il pazzo

Messaggio#2 » domenica 18 ottobre 2020, 13:19

Ciao Maurizio, grazie per aver condiviso il tuo racconto.

Ci proponi un racconto che ruota attorno ad un episodio storico, la morte di Re Ferdinando VI di Borbone, visto tramite gli occhi, i pensieri, i ricordi e le emozioni di questo giovane, Matteo, che da quanto capisco prendeva lezioni di piano direttamente dal re.
Secondo me il tentativo è riuscito al 30%. Mi arrivano l'affetto e la stima che Matteo nutre nei confronti del Re, però penso che ci siano diversi problemi.

Innanzitutto, ho trovato diversi anacronismi. All'inizio citi Scarlatti. Se, come immagino, stiamo parlando di Domenico Scarlatti, mi ricordavo che fosse vissuto in un periodo storico precedente, così sono andato a controllare e questo ha aperto un vaso di Pandora.
1) Su Scarlatti, in effetti, mi sbagliavo. Però Wikipedia mi dice che è morto due anni prima della vicenda narrata, quindi dovrai trovare un'altra scusa per il ritardo di Farinelli all'inizio :)
2) Sul pianoforte, ci muoviamo su un terreno minato. Lo strumento è stato inventato alla fine del 1600 e venne perfezionato per tutto il 1700, quindi non è irrealistico che ce ne fosse uno in una residenza reale. Tuttavia il pianoforte "a coda" è una denominazione ottocentesca.
3) Controlla la sangria. Non sono sicuro che il re a metà del 1700 ne bevesse, visto che è una bevanda di origini contadine e secondo me posteriore. Penso che si possa sostituire efficacemente con qualche vino.
4) La Primavera di Vivaldi. Non è proprio un anacronismo, però è un brano per violino. Per carità, nulla vieta che girassero degli arrangiamenti per pianoforte, tuttavia mi pare molto strano che un pianista abbia come cavallo di battaglia un pezzo scritto per un altro strumento.
5) L'Ave Maria di Bach. Non ho presente quale sia, ma una breve ricerca su Wikipedia mi dice che si tratta del Preludio n.1 in DO Maggiore, sul quale Charles Gounod scrisse la melodia della parte cantata (facendola diventare un'Ave Maria) nel 1859. Quindi il brano esisteva, ma non come Ave Maria.

Per quanto riguarda la scrittura, francamente, ho notato parecchia confusione. Spesso usi frasi con soggetto sottointeso, ma non è chiaro se ti riferisci a Matteo, al Re, allo Zio o ad altre persone che vengono nominate. Stessa cosa quando il soggetto è "lui": spesso mi sono chiesto "lui chi?". Non ti segnalo le singole istanze perché sono veramente tante. Ti suggerisco di fare una revisione di tutto il testo considerando questo aspetto, magari lasciandolo decantare qualche giorno.
Il flashback indicato con le date, per me, non è molto efficace. Non so se vale per tutti, ma di solito, quando ci sono le suddivisioni temporali con date esplicite, io leggo la prima data e poi le altre le scorro di sfuggita, quindi non mi sarei mai accorto che era un flashback se non lo avessi detto tu all'inizio. Io lascerei perdere la suddivisione in parti e proverei ad annegare il flashback nei pensieri e nei ricordi di Matteo, come fai già con altre sequenze.
Nel penultimo paragrafo, secondo me, tutti quei nomi creano ulteriore confusione e in più sembra esserci un vuoto di informazione tra quando il cocchiere si ferma e quando entrano nella sala reale. Sembra che ci entrino in carrozza.

Spero che queste mie considerazioni ti siano utili.
Buona scrittura.

Maurizio Mannoni
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Re: Re Ferdinando VI, il pazzo

Messaggio#3 » domenica 18 ottobre 2020, 16:10

Ciao Alessio, come cantava Renato Zero, il triangolo non l'avevo considerato, ahah, mi riferisco alla difficoltà nel gestire tre personaggi che caspita non è facile per niente. Sono qua per imparare e quindi sì, userò meno il soggetto sottinteso sperando di non essere eccessivo col nome del protagonista. Per Scarlatti hai ragione, non ho fatto caso che fosse morto due anni prima. Grazie anche per avermi fatto notare la questione del pianoforte a coda. Invece ho fonti che la sangria fosse stata proprio utilizzata per lenire la malinconia del Re. Per i brani troverò qualcosa di specifico per pianoforte. Ti ringrazio! Buona scrittura anche a te :)

alexandra.fischer
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Re: Re Ferdinando VI, il pazzo

Messaggio#4 » lunedì 19 ottobre 2020, 9:18

Ciao, per quel che riguarda le date, io ti consiglio di controllare quelle sulla vita di Farinelli e del sovrano (ma non dovrebbe esserci una grossa discrepanza) questo, perché alla fine della storia parli del decesso del sovrano (e bisogna vedere l’età di Farinelli). Mi è piaciuto questo nipote del tenore castrato che arriva a ridare al sovrano un po’ di gioia nella vita di solitudine attraverso la musica. Poetico il finale con il lascito del pianoforte a Matteo. La carrellata di personaggi storici nel finale è inquietante. Questi personaggi altolocati legati al sovrano e alla moglie di lui forse andrebbero citati anche a inizio storia (per motivare le azioni folli del Re: appunto perché si parla di sangria e oppio. Io scriverei qualcosa tipo: “Ha morso il servitore dopo la festa di ieri. Gelosia per la moglie? Ma no, avvenne dopo che gli servirono il vino. Il guaio è che si è lasciato trascinare dai gusti di…e qui menzionerei questi personaggi corrotti”, pur se con un alone di dubbio: “Almeno così si vocifera, ma io non vi ho detto nulla”. Metterei subito il nome del re a inizio storia per togliere dubbi. Va bene citare il successore, ma prima chi c’era?
Scriverei: “Il Re Ferdinando VI sta male. Molto male”.
Per il titolo: “Serenata alle stelle da una reggia”, oppure “Una corona di note stellate nel buio della follia”, ultima idea: “Pazzo? Storia di un re musicista troppo solo”.

alexandra.fischer
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Re: Re Ferdinando VI, il pazzo

Messaggio#5 » lunedì 19 ottobre 2020, 9:19

Per me, fatti questi aggiustamenti storici è ben scritto e merita la Grazia.

Maurizio Mannoni
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Re: Re Ferdinando VI, il pazzo

Messaggio#6 » martedì 20 ottobre 2020, 8:42

Grazie Alexadra. Sono contento che tu abbia colto l'aspetto sentimentale del racconto. Sulle date, ho controllato e non ci sono problemi. Hai ragione, devo creare un collegamento tra la scena del morso e il ministro falso che gli ronza attorno che appare nella parte finale. La scena della gelosia non può andare poiché la moglie Barbara era già morta... e il ballo neanche perché con quello stato psicologico non ce lo vedo partecipare alle feste. Il ministro lo cercava solo per apporre le firme e questo potrebbe averlo innervosito, anche perché di sicuro i documenti provenivano da Re Carlo.
Poi, il nome del re nel dialogo iniziale può servire a far capire al lettore di chi si tratta ma lo zio dà per scontato che il nipote lo conosca bene quindi ho un po' di dubbi se metterlo proprio in apertura. Grazie dei consigli sui titoli, dopo la rielaborazione del tutto, ne terrò conto... :)

alexandra.fischer
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Re: Re Ferdinando VI, il pazzo

Messaggio#7 » martedì 20 ottobre 2020, 18:00

Grazie a te, sono stata felice di averti letto. E' stato un piacere darti qualche spunto.
Complimenti per l'ottima storia.

Maurizio Mannoni
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Re: Re Ferdinando VI, il pazzo

Messaggio#8 » giovedì 22 ottobre 2020, 19:08

Salve a tutti. Ho scelto la strada del flashback spezzato in questa maniera "atroce" delle date nei paragrafi, tipo telenovela :) dopo aver chiesto a Rotte Narrative la maniera ottimale per gestirli, la risposta è stata questa (a proposito della necessità di ricorrere al ricordo) :

"Dipende dalla lunghezza e complessità dei ricordi. Se per portarli in scena compiutamente bastano due schegge sensoriali e il fraseggio interiore del PdV, allora sì. Se invece è una vera e propria scena, quella che deve riaffiorare, allora conviene spezzare la consecutio e descrivere direttamente tale scena istante per istante, così come è accaduta nel passato - che è poi l'accezione corretta di flashback - per poi spezzare di nuovo e tornare al presente, con il lettore che ora è sincronizzato con le informazioni del PdV".
Qualcuno ha idea di come si faccia? Vorrei evitare che questo mio sfortunato protagonista :) divenga un mero contemplatore di ricordi e di abissi dell'animo; se invece sapessi come diamine si fa a descrivere istante per istante magari riesco a far emergere il suo lato dinamico e salvare il secondo paragrafo :D Un grazie in anticipo

Maurizio Mannoni
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Re: Re Ferdinando VI, il pazzo

Messaggio#9 » giovedì 22 ottobre 2020, 19:28

stando a quella risposta dovrei togliere la suddivisione in paragrafi e usare l'imperfetto nel flashback (con uno spazio dopo l'incipit) ?

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Alessio
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Re: Re Ferdinando VI, il pazzo

Messaggio#10 » giovedì 22 ottobre 2020, 20:58

Maurizio Mannoni ha scritto:Salve a tutti. Ho scelto la strada del flashback spezzato in questa maniera "atroce" delle date nei paragrafi, tipo telenovela :) dopo aver chiesto a Rotte Narrative la maniera ottimale per gestirli, la risposta è stata questa (a proposito della necessità di ricorrere al ricordo) :

"Dipende dalla lunghezza e complessità dei ricordi. Se per portarli in scena compiutamente bastano due schegge sensoriali e il fraseggio interiore del PdV, allora sì. Se invece è una vera e propria scena, quella che deve riaffiorare, allora conviene spezzare la consecutio e descrivere direttamente tale scena istante per istante, così come è accaduta nel passato - che è poi l'accezione corretta di flashback - per poi spezzare di nuovo e tornare al presente, con il lettore che ora è sincronizzato con le informazioni del PdV".
Qualcuno ha idea di come si faccia? Vorrei evitare che questo mio sfortunato protagonista :) divenga un mero contemplatore di ricordi e di abissi dell'animo; se invece sapessi come diamine si fa a descrivere istante per istante magari riesco a far emergere il suo lato dinamico e salvare il secondo paragrafo :D Un grazie in anticipo


Hai fatto benissimo. Come si fa a descrivere istante per istante? Ti direi che vuol dire esattamente quello che c'è scritto, nel senso che ci devi descrivere ciò che succede nella corretta sequenza come se succedesse qui e ora. Non deve sembrare che lo stai raccontando a posteriori (cioè ce lo devi mostrare). Inoltre, quello che scrivi non deve sembrare "esterno", ma ce lo devi far vedere con gli occhi del personaggio punto di vista. Immagina proprio di essere tu il personaggio. Cosa vedi? Cosa senti? A dirlo è facile, a farlo ci vuole un po' di pratica. Per una trattazione un po' più dettagliata di questi argomenti ti consiglio di guardare il corso base del Duca di Baionette.

Maurizio Mannoni ha scritto:stando a quella risposta dovrei togliere la suddivisione in paragrafi e usare l'imperfetto nel flashback (con uno spazio dopo l'incipit) ?

Ti direi di no. In un flashback il tempo della narrazione si sposta e diventa il tuo "nuovo presente", quindi devi usare lo stesso tempo del resto della narrazione. Devi costruire la scena in modo che si capisca che è un flashback.

In tutto questo, se qualcuno con più esperienza di me vuole intervenire per integrare o smentire, è bene accetto :D se no ce la cantiamo e ce la suoniamo in due.

Maurizio Mannoni
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Re: Re Ferdinando VI, il pazzo

Messaggio#11 » sabato 24 ottobre 2020, 9:30

Grazie Alessio comunque in attesa di sapere come si può organizzare il flashback in modo da non affondare il protagonista nei ricordi, ho corretto il racconto rielaborato e asciugato. Spero che ora si comprenda meglio, avevo esagerato con i personaggi, neanche fosse un romanzo ;)
Ultima modifica di Maurizio Mannoni il mercoledì 28 ottobre 2020, 20:10, modificato 38 volte in totale.

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Alessio
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Re: Re Ferdinando VI, il pazzo

Messaggio#12 » domenica 25 ottobre 2020, 22:19

In generale direi meglio. Mi sembra che ci sia molta meno confusione, anche se continuano ad esserci dei punti in cui non è chiaro chi parla o agisce.

Rimane molto raccontato. Su questo c'è un po' da lavorare.
Ti faccio un esempio non esaustivo:
Alla fine, il Re gli poggia la mano sulla spalla.
«Devi diminuire la rapidità e tenere il busto più dritto, ecco, così» gli dice mostrando il portamento.

Questo è raccontato. Ci dici che Matteo ha finito e che il re gli mostra il portamento corretto.
Una versone più mostrata potrebbe essere:
Matteo esegue gli ultimi accordi e il Re gli poggia una mano sulla spalla.
«Devi diminuire la rapidità e tenere il busto più dritto. Ecco, così.» Ferdinando spinge indietro la spalla del ragazzo e con l'altra mano gli preme sulla schiena.

Cioè, descrivici cosa succede invece di dirci che la cosa succede. In questo modo mi posso creare delle immagini più precise e vivide di quello che leggo. Prova ad applicare questa tecnica a tutto il tuo testo.
Oh, intendiamoci, io sono scarso e sto imparando, quindi non prendere la mia versione come oro colato. Cerco anch'io di fare del mio meglio ma non è detto che ci riesca, come dimostra il fatto che io ti avevo consigliato di annegare il flashback nei ricordi, metre da Rotte Narrative ti hanno detto l'esatto contrario! :D

Altra cosa, il dialogo iniziale tra Matteo e lo zio è un po' "voci nel vuoto", aka "teste parlanti": uno scambio di battute e basta, senza che i personaggi facciano nulla di significativo. Poi, come regola generale, se un personaggio dice qualcosa e compie un'azione, metti le frasi nella stessa riga.
Matteo tira un calcio alla borsa.
«Ancora con la storia dell’abdicazione!»

Fallo diventare Matteo tira un calcio alla borsa. «Ancora con la storia dell’abdicazione!»
Così è chiaro che è sempre Matteo che parla. Esattamente come hai fatto con la prima battuta di Matteo, quando molla la borsa. Tra l'altro, nel caso di questa prima battuta, non ci vanno i due punti, perché non la stai enunciando (se fosse "dice: «Che avete?»", allora andrebbe bene coi due punti). Ci sono altre occasioni in cui puoi riunire sulla stessa riga azione e battuta dello stesso personaggio, così rendi più chiaro chi sta parlando (e sempre col punto, non coi due punti).

Per quanto riguarda il flashback, ora lo introduci esplicitamente: non saprei dire se è una buona soluzione narrativa, ammetto che mi sembra poco elegante ma non sono in grado di suggerirti migliorie. Resta il fatto che almeno è più chiaro. Forse ciò che può creare confusione è che nella prima scena Matteo sta per andare al castello con lo zio, mentre nel flashback lo vediamo effettivamente al castello, quindi può sembrare che sia semplicemente la scena successiva e che non ci sia un salto temporale nel passato.
Non so se è necessario, ma metterei in corsivo i titoli dei brani.

Spero che le mie osservazioni ti possano essere utili.
Buona scrittura!

Maurizio Mannoni
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Re: Re Ferdinando VI, il pazzo

Messaggio#13 » lunedì 26 ottobre 2020, 10:09

Grazie Alessio! Consigli preziosi davvero :) ogni tanto scivolo sul raccontato, è vero. Lo sforzo di utilizzare il mostrato spero che comunque compaia nei punti chiave. Ho fatto diverse modifiche ai dialoghi e alla punteggiatura. Ho scoperto l'opzione modifica un po' in ritardo così non occorre incollare nuovamente il testo. Buona scrittura anche a te!

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Alessio
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Re: Il pianoforte del re folle

Messaggio#14 » martedì 17 novembre 2020, 22:40

Ciao Maurizio,

ti riporto qui degli ulteriori commenti :)

quasi quasi prende la borsa e al castello ci va da solo. Qualcuno bussa, finalmente.
  • Qui la questione non è immediata. Usando la terza persona, con queste frasi sembra che stiamo leggendo nella mente del protagonista e non va bene. C'è un recente video del Duca proprio su questo. Dagli un'occhiata!
Matteo molla di colpo la borsa.
  • Prima "quasi quasi prende la borsa", ora la molla. Ma 'sta borsa l'aveva presa o no?
«Re Ferdinando VI sta male, molto male.»
  • Quel "Re Ferdinando VI" è lì per il lettore e rende il dialogo poco credibile. E' più naturale se dice "Il Re sta male" o "Re Ferdinando sta male", perché loro sanno benissimo di chi stanno parlando.
Il capo dello zio su e giù senza pace.
  • Manca un verbo. Ma comunque il capo dello zio che va su e giù senza pace è un'immagine un po' strana, mi fa pensare a un autistico.
In un lampo la borsa è tra le caviglie dell’uomo.
  • Cosa vuol dire? Matteo dà un calcio alla borsa? Non si capisce.
«Maledetti!» grida Matteo, inginocchiato, mano sulla scarpa.
  • Ok l'azione inframezzata alla battuta per far capire chi parla (aka "dialogue tag"), però sembra fine a sé stessa e non è chiaro perché si mette in quella posizione (si sta mettendo le scarpe?)
Non doveva allontanarsi da Madrid. Lo aveva lasciato con gli occhi sereni, da un mese senza sangria per buona pace del dottor Purcell.
  • Anche qui stiamo leggendo nella mente del personaggio. Hai capito, non ti segno più le altre istanze, anche perché non saprei darti consigli per fare diversamente.
  • "con buona pace di Tizio" significa che Tizio se ne dovrà fare una ragione, quindi l'uso corretto sarebbe in una frase del tipo "Il Re si sfonda tutte le sere di sangria, con buona pace del dottore (che gliela aveva vietata)".
Al Re piacciono i ragazzini.
  • Questa è una frase che mi ha disturbato fin dall'inizio. La prima volta che l'ho letta ho pensato che fosse un pedofilo!
anche lui suona col cuore in petto.
  • Cioè?
fissa ipnotico le tele del tappeto.
  • Ipnotico è qualcosa che ti ipnotizza.
  • Le tele del tappeto?
tazze da the
  • tè :)
si avventa sulla lettera e la strappa in mille pezzi.
  • Senza leggerla?
Prima ancora di provarlo, lo zio raccoglie la borsa e saluta in tutta fretta.
  • Qui sembra che sia lo zio che sta per provare il pianoforte.
Finalmente il re incrocia i suoi occhi.
  • Aboliamo gli avverbi di modo!
Il ragazzo annuisce. Suona Il minuetto in Sol minore di Bach, il pezzo che gli viene meglio.
  • Il Minuetto in Sol minore. "Il" non fa parte del nome :)
Accidenti, a Parma lo zio poteva andarci da solo. Tanto avrebbe comunque trovato l’alloggio.
  • Non è chiaro. Con chi è che deve andare a Parma?
Neanche la nobildonna dall’abito turchino, braccetto allo zio, aveva saputo donargli quel po’ di luce. Matteo sgrana gli occhi... «Perché non mi avete detto la verità?» incalza, afferrandogli il braccio.
  • Di chi stiamo parlando? Lo zio è dentro la carrozza? La donna è in carrozza con loro? E' un altro ricordo?
«Ho sbagliato, non immaginavo si arrivasse a questo punto».
  • A quale punto? Alla morte del Re? non è chiaro cosa c'entra col fatto di riprendere a suonare.
Osserva i cavalli e gli tornano alla mente i visi dei mezzi uomini che ronzavano attorno al Re.
  • Qui ci sta bene il soggetto della frase.
  • "mezzi uomini" non mi suona granché bene. Cercherei un termine più specifico.
Matteo stringe i pugni.
  • Se metti il soggetto prima, qui lo puoi togliere.
Lo avranno imbottito di oppio e sangria quei maledetti, altroché musica!
  • In questo caso è "altro che", non "altroché".
Di colpo spalanca gli occhi. Il boulevard del palazzo reale pullula di gente. Il cocchiere si ferma. Dall’altra parte una dama robusta è circondata da gigli, camelie e braccia alzate.
«Elisabetta», mugugna lo zio.
«Quindi il Re è morto?» sussurra Matteo con voce tremante.
Farinelli abbassa gli occhi. Matteo sospira. La musica è finita per il suo Maestro. Una lacrima gli scivola lungo la guancia. Entra nella sala reale. Il feretro di Re Ferdinando è al centro, mani giunte, pianoforte di lato.
  • Un po' di a capo :)
  • "Una lacrima gli scivola lungo la guancia" è fuori dal pdv.
Egli esce fuori e legge avidamente la lettera.
  • "Egli esce fuori" non si può sentire :D
  • Avverbio in -mente che non ci piace.

per il mondo resterò l’inetto figlio di Filippo V, il pazzo.
  • Sembra che il pazzo sia Filippo. Qui potresti esplicitare il nome intero del Re. "per il mondo resterò l'inetto figlio di Filippo V, Ferdinando VI il pazzo."

Come vedi ci sono ancora diverse cose che secondo me si possono sistemare, ma comunque un po' alla volta mi sembra che la direzione sia quella giusta. In generale c'è molto raccontato, soprattutto nei ricordi, però francamente non so come gestirli.
Se hai considerazioni sui miei commenti, mi farebbe piacere se li volessi condividere.

Buona scrittura!

Maurizio Mannoni
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Re: Il pianoforte del re folle

Messaggio#15 » giovedì 19 novembre 2020, 7:27

Ciao Alessio, ti ringrazio per i suggerimenti, finalmente (qua si può dire :) ) qualcuno che mi ha aperto gli occhi sugli aspetti maggiormente critici. L'unica frase che non ho variato è il re che si avventa sulla lettera senza leggerla. E' stata proprio una scelta, volevo trasmettere l'immagine di un re perseguitato dalla matrigna al punto che si attendeva che fosse sempre lei a scartavetrargli le scatole (magari riconoscendo la grafia sulla busta). Ammetto però che non ho messo nessun appiglio per far comprendere questa cosa e se riesco modificherò qualcosa. Invece sull'aspetto del Duca che raccomanda di non far leggere la mente del protagonista, mi riprometto di visionare il video, per adesso non ho capito con un racconto in terza come si faccia a far emergere le riflessioni (e i ricordi!). Il tutto non può essere limitato ai pensierini brevi in forma diretta, come ho appreso ascoltando le lezioni. Sicuramente sbaglierò ma ho l'impressione che il mostrato puro ci stia soprattutto nelle narrativa d'azione, forse in quella introspettiva, negli aspetti interiori un po' di raccontato ci vuole, oppure boh vedremo se riuscirò a comprendere meglio come si fa :) Se a qualcuno venisse in mente di suggerire la lettura di un romanzo in cui è possibile cogliere la tecnica del mostrato applicata all'interiorità, domani sto ordinando il libro! Grazie ancora

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Alessio
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Re: Il pianoforte del re folle

Messaggio#16 » domenica 29 novembre 2020, 20:36

Ecco tornato il tuo rompiballe preferito!
Ho aspettato a commentare perché ho visto che stavi modificando ancora il testo dopo il tuo ultimo post e non sapevo quando avresti finito... Ora è passata una settimana dall'ultima modifica, quindi penso di poter intervenire :)

In generale:
  • c'è ancora del raccontato qua e là, ma non mi va di fare troppo il puntiglioso. Alla fine non ritengo necessario che un racconto debba essere immersivo come un romanzo.
  • Sono riapparsi alcuni pronomi "volanti", che non si capisce a chi si riferiscono.
  • In alcuni punti dove hai effettuato dei tagli, poi non hai ricucito in maniera fluida.

Ecco le mie nuove considerazioni dettagliate:

Lo zio si mette le mani sulla fronte.
  • Questa azione non mi sembra molto rilevante. Immagino che tu voglia mettere qualcosa che ci faccia comprendere lo stato d’animo dello zio ma secondo me questo non basta.
Il ragazzo tira un calcio alla borsa. «Maledetti! Lo stanno facendo impazzire!». Lo zio allontana la valigia tra i suoi piedi. «Sì, stanno facendo di tutto per farlo abdicare, ora la matrigna sarà contenta.»
  • Continuo a trovare un po’ goffa questa descrizione della scena del calcio alla borsa.
da un mese senza quella stupida sangria del dottor Purcell.
  • Ora, io ho letto le versioni precedenti e sono confuso. Adesso mi par di capire che era proprio il dottore che gli aveva prescritto di bere sangria. Forse manca questo dettaglio.
Matteo è alla finestra e si tasta il ciuffo sulla nuca.
  • Perché si tasta il ciuffo? Sembra scorrelato dal resto.
da tredici anni che gli organizza spettacoli, difficile non credere al grande Farinelli.
  • È da tredici anni…
Il re aveva un fratello piccolo, una volta, a cui spiegava le scale.
  • Anche qui, introduci il fratello piccolo e poi parli di altro. Secondo me dovresti legare un po’ meglio questa frase col pensiero successivo.
Ecco finalmente la carrozza.
  • Finalmente!
Matteo è al tavolo della sala reale, suo zio a fianco che illustra il melodramma.
  • Secondo me è meglio senza il “che”.
Il pianoforte è magnifico. Lo zio raccoglie la borsa e saluta in tutta fretta. Matteo sente il cuore pulsargli in gola, non gli aveva detto che sarebbe andato via.
  • Ok, hai tolto “Prima ancora di provarlo”, però così le due frasi non c’entrano più niente l’una con l’altra.
Matteo entra in carrozza, devono fare fretta.
  • Fare in fretta
Neanche la nobildonna dall’abito turchino, braccetto allo zio, lo scorso mese, aveva saputo donargli quel po’ di luce. Matteo sgrana gli occhi... «Perché non mi avete detto la verità?» incalza, afferrandogli il braccio.
  • ”Donargli” è riferito a chi? E “Afferrandogli”?
Ci sarà tempo per le spiegazioni, ora pensiamo a lui.
  • ”Lui” sarebbe Ferdinando?
Matteo osserva i cavalli e gli tornano alla mente i volti di tutte le mezze carogne che ronzavano attorno al re. Ricardo Wall, il primo ministro, col suo tono garbato... più volte l’aveva visto confabulare in giardino con quel verme di Tanucci, il fiduciario di Re Carlo. Ma anche il medico di corte Purcell non gli piaceva affatto. Danzava alle feste con Elisabetta. Stringe i pugni. Lo avranno imbottito di oppio e sangria quei maledetti, altro che musica! Di colpo spalanca gli occhi. Il boulevard del palazzo reale pullula di gente. Il cocchiere si ferma. Dall’altra parte una dama robusta è circondata da gigli, camelie e braccia alzate. «Elisabetta», mugugna lo zio. «Quindi il Re è morto?» sussurra Matteo con voce tremante. Farinelli abbassa gli occhi. Matteo sospira. La musica è finita per il suo Maestro. Un velo di lacrime gli appanna la vista.
  • Come già ti dicevo, tutta questa parte non sta bene nello stesso paragrafo, si fa fatica a seguire. Secondo me dovresti separare per lo meno le parti dove parla uno e dove parla l’altro.
Egli esce e legge la lettera.
  • Non ci siamo capiti: è “egli” che non si può sentire :D Mi rendo conto che è il corretto pronome dal punto di vista grammaticale, ma non si usa praticamente più. Fa suonare la frase inutilmente aulica.

Daje che ci arriviamo!

Buona scrittura!

Maurizio Mannoni
Messaggi: 55

Re: Il pianoforte del re folle

Messaggio#17 » venerdì 4 dicembre 2020, 17:57

Grazie Alessio, sì la sangria era somministrata dal dottore come terapia, non sono riuscito nelle versioni precedenti a render chiara l'idea che non fosse il re a distruggersi con l'alcol. Ho intenzione di dare maggiore risalto alla figura di Elisabetta Farnese che nel racconto è solo citata un momento. Vorrei dare maggiore respiro al racconto, la mia idea iniziale si è imbrigliata con scene troppo brevi, insomma non sono soddisfatto, ritirerò il pezzo dal laboratorio, poi con calma, se rientrerò nel limite dei caratteri, magari lo rimetterò. Grazie ancora, i tuoi suggerimenti mi son stati utili, alla prossima!

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Alessio
Messaggi: 195

Re: Il pianoforte del re folle

Messaggio#18 » sabato 5 dicembre 2020, 12:03

Non lo so, alla fine il racconto è focalizzato su Matteo e sulle sue emozioni. Mi dà l'idea che in questa storia l'approfondimento su Elisabetta c'entri poco e rischi di distrarre dal tema di base.
In ogni caso buon lavoro, attendo di leggere questa storia nella nuova veste che vorrai dargli!

Buona scrittura!

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