Gruppo LA BELVA: Lista racconti e classifiche

Appuntamento per lunedì 16 marzo 2020 dalle 21.00 all'una con un tema scelto da Francesca Bertuzzi!
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antico
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Gruppo LA BELVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#1 » martedì 17 marzo 2020, 2:05

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BENVENUTI ALLA FRANCESCA BERTUZZI EDITION, LA SETTIMA DELLA SETTIMA ERA DI MINUTI CONTATI, LA 139° ALL TIME!

Questo è il gruppo LA BELVA della FRANCESCA BERTUZZI EDITION con FRANCESCA BERTUZZI nella veste di Guest Star.

Gli autori del gruppo LA BELVA dovranno commentare e classificare i racconti del gruppo IL CARNEFICE.

I racconti di questo gruppo verranno commentati e classificati dagli autori del gruppo IL SACRILEGIO


Questo è un gruppo da NOVE racconti e saranno i primi TRE ad avere diritto alla pubblicazione immediata sul sito e a entrare tra i finalisti che verranno valutati da FRANCESCA BERTUZZI. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, verranno a loro volta ammessi alla vetrina del sito, ma non alla finale. Ricordo che per decidere quanti finalisti ogni gruppo debba emettere cerco sempre di rimanere in un rapporto di uno ogni tre approsimandolo all'occorrenza per eccesso.

Per la composizione dei gruppi ho tenuto conto del seguente metodo: per primi ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti RANK DELLA SETTIMA ERA (il primo nel gruppo A, il secondo nel gruppo B, il terzo nel gruppo C, il quarto nel gruppo A e così via), coloro che non hanno ancora ottenuto punti nel corso della SETTIMA Era sono stati assegnati a seguire (primo a postare gruppo X, secondo a postare gruppo Y, terzo a postare gruppo BETA, quarto a postare gruppo X e così via).

E ora vediamo i racconti ammessi nel gruppo LA BELVA:

Crisi di coppia, di Wladimiro Borchi, ore 23.38, 3292 caratteri
Occhi grigi come i miei, di Andrea Partiti, ore 23.50, 2226 caratteri
Amanda, di Gabriele Dolzadelli, ore 22.39, 3295 caratteri
lummog, di Laura Cazzari, ore 23.35, 2469 caratteri
Occhi verdi, di Agostino Langellotti, ore 23.15, 3269 caratteri
Pietra, di Dario Cinti, ore 00.23, 3295 caratteri
Sale in sala, di Davide Di Tullio, ore 00.54, 2862 caratteri
Cinque mesi, di Arianna D’Angelo, ore 00.19, 2926 caratteri
I ponti di Roma, di Filippo De Bellis, ore 01.24, 3137 caratteri Malus 4 punti

Avete tempo fino alle 23.59 di giovedì 26 MARZO per commentare i racconti del gruppo IL CARNEFICE. Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Per i ritardatari ci sarà un'ora di tempo in più per postare le classifiche e i commenti, quindi fino alle 00.59 del 27 MARZO, ma si prenderanno un malus pari alla metà del numero di autori inseriti nel gruppo approssimato per difetto. Vi avverto che sarò fiscale e non concederò un solo secondo in più. Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, posterò la mia e stilerò quella finale dei raggruppamenti.
NB: avete DIECI giorni per commentare e classificare i racconti del gruppo IL CARNEFICE e so bene che sono tanti. Ricordatevi però che Minuti Contati, oltre che una gara, è primariamente un'occasione di confronto. Utilizzate il tempo anche per leggere e commentare gli altri racconti in gara e se la guardate in quest'ottica, ve lo assicuro, DIECI giorni sono anche troppo pochi. E ancora: date diritto di replica, tornate a vedere se hanno risposto ai vostri commenti, argomentate, difendete le vostre tesi e cedete quando vi convinceranno dell'opposto. Questa è la vostra palestra, dateci dentro.

Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti assegnati al suo gruppo con il corretto numero minimo di caratteri.
– 13 punti malus per chi commenta tutti i racconti assegnati al suo gruppo, ma senza il numero minimo di caratteri.
– ELIMINAZIONE per chi non commenta anche solo un racconto di quelli assegnati al suo gruppo.


Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo IL CARNEFICE.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.

BUONA FRANCESCA BERTUZZI EDITION A TUTTI!



luca.pagnini
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Re: Gruppo LA BELVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#2 » giovedì 19 marzo 2020, 20:11

Crisi di coppia di Wladimiro Borchi
Il racconto mi ha ricordato “Tito Andronico” e questo mi è piaciuto, poi però c’era qualcosa che mi stonava e dopo due riletture ho capito: la voce narrante. Non so se è una scelta voluta, ma il narratore non è un testimone oggettivo, prende posizione, il che, mancando un’indicazione diversa su chi potesse essere, mi ha indotto a pensare che la sua voce si potesse sovrapporre a quella della protagonista. Premesso ciò, ci sono allora delle espressioni così dure che, almeno per me, stonano con il contesto di una donna così ferita e sofferente. Per esempio: “Lui voleva un figlio e lei non era in grado di dargliene” (concetto ribadito anche più avanti) annulla di colpo decenni di battaglie per l’emancipazione e ci può stare anche nelle valutazioni di un narratore e/o anche nei pensieri di una donna, ma magari riportato in maniera meno cruda, smussata. Ancora di più la “stonatura” l’ho percepita per frasi come “Aveva affrontato tutto il travaglio, ma solo per generare un morto, per espellere un cadavere” oppure “Il terzo sembrava un coniglio appena spellato”, che dimostrano uno spregio davvero eccessivo: perché il narratore si esprime così? In conclusione la mia impressione è stata che queste frasi potessero andare bene in un racconto horror e non in questo, invalidando quasi tutto eccetto, appunto, il finale: molto azzeccato, spiazzante e ben riuscito, con il tema (la gelosia per il cane) che esce giusto in conclusione.

Occhi grigi come i miei di Andrea Partiti
Non ho niente da dire se non bravo. In effetti così non raggiungo i 300 caratteri quindi motivo un po’ di più. Anzitutto mi è piaciuta la struttura, anch’io quando sono in vena e la storia me lo permette cerco di giocare con i punti di vista e il narratore, quindi voto pieno per la scelta e la realizzazione. Poi abbiamo la storia e il personaggio, terribile e definitivo. Infine il colpo di scena, che in questo caso, almeno per me, non è nemmeno così importate, la storia era costruita talmente bene che avresti potuto concludere in qualsiasi modo. Non mi fraintendere, non dico che il finale è banale, tutt’altro, dico solo che il resto non è inferiore come spesso accade in tanti racconti che si reggono solo su quello. Chapeau.

Amanda di Gabriele Donzelli
In questa sessione di MC ho già letto di un altro viaggiatore nel tempo per gelosia, si vede che è un binomio che si sposa bene. Detto questo, questo racconto mi è piaciuto molto per la storia, un po’ meno per la realizzazione, troppo raccontato. Se le morti l'autore le avesse fatte vedere (e credo che lo spazio ci fosse) invece di raccontarle, lasciando le descrizioni per tutto il resto, almeno su di me avrebbe avuto tutto un altro impatto. Se il racconto verrà inviato a concorsi o editori ci penserei. In conclusione resta comunque un bel lavoro.

lummog i Laura Cazzari
Il titolo mi aveva insospettito, però credevo/speravo fosse solo un caso, invece… Il racconto è scritto bene, anche se l’assenza di dialoghi o scene diverse dalla salita un po’ mi ha pesato. L’abuso di “lui” immagino sia voluto e quindi l’effetto irritante che ne deriva, almeno con me, è pienamente riuscito. Purtroppo il difetto più grande, a mio parere ovviamente, è che non aggiunge nulla alla storia che già sappiamo, è come se fosse stata scritta una semplice scena di contorno. Peccato perché l’idea non era male, avrebbe dovuto esserci qualcosa di più dell'autrice.

Occhi verdi di Agostino Langellotti
In quanto teatrante e scrittore di teatro non posso che apprezzare la prova: anzitutto per la citazione (inizialmente ci avevo pensato anche per il mio racconto) e poi per la realizzazione. Scena ottimamente costruita, personaggi credibili, storia un po’ abusata (ultimamente) ma sicuramente più che realistica. Scritto magistralmente. Bella anche la chiusura, nessun colpo di scena, solo la gelosia, bravo.

Pietra di Dario Cinti
Confesso che fino all’entrata in scena dell’Elohim non avevo capito dove stavamo andando a parare, poi ho capito e allora mi sono aspettato (ho sperato in) un colpo di scena che invece non c’è stato. Il che non è un male in assoluto, solo che così il racconto è rimasto una versione, scritta molto bene, di qualcosa arcinoto. Come ho scritto a Laura, che per certi versi ha fatto la tua stessa scelta, avresti dovuto metterci qualcosa di più tuo, oltre che nell’immaginare e descrivere la scena, anche nello svolgimento degli eventi, peccato.

Sale in sala di Davide Di Tullio
La scena è resa perfettamente, sono stato lì tutto il tempo e per almeno metà racconto, visto il tono che è stato dato, mi aspettavo per il finale qualcosa di esageratamente insolito e spiazzante. Purtroppo così non è stato, ma direi che la storia non fa comunque una piega. Secondo me è un buon punto di partenza che necessità di qualche trovata, sennò rimane una bella fotografia che comunque, a pensarci, non è poco.

Cinque mesi di Arianna D’Angelo
Tema ampiamente centrato, ma il racconto è senza sussulti, si parte dal punto A per arrivare a B senza intoppi. La storia è ormai diventata cronaca giornaliera, la gran parte di quelli che poi diventano veri e propri stalker iniziano così, secondo loro, per il troppo amore. A mio parere l’idea, benché poco originale, aveva delle possibilità, ma così com'è raccontata si riduce all’insistenza molesta di Ivano e al sogno, davvero troppo poco. Per esempio, non ho capito perché i due siano lontani oppure quali sarebbero i pregi di questa storia per farla durare addirittura cinque mesi, invece di usare tanti caratteri per ribadire l’insistenza di Ivano, qualcuno poteva essere usato per questo.

I ponti di Roma di Filippo De Bellis
Il racconto ha il pregio della sorpresa finale, ma è troppo pesante. Un dialogo così lungo deve essere più asciutto, magari anche crudo e diretto, invece leggere quelle lunghe frasi e qualcosa di “finto” come, ad esempio, “…questa storia ti compiace! Se non ti compiacesse…” oppure “…so che menti spudoratamente” mi ha seriamente spiazzato. Quello che i due protagonisti dicono, loro lo sanno già, quindi non ha senso che se lo ripetano. Ovvio che le informazioni devono arrivare anche al lettore ma va trovato un modo, sia nel parlato dei due, sia in qualche incursione del narratore, che possa aiutare senza sembrare uno spiegone ripetitivo e innaturale. Sulla storia mi sorge un dubbio sull’età dei due, non che sia essenziale, però se si capisse non sarebbe male, così come non sarebbe male capire quanti anni sono passati dal 1978. Attenzione all’uso dei trattini, per i dialoghi si usano quelli lunghi che si mettono solo all’inizio della frase (seguiti da uno spazio) e non anche alla fine.


Non partecipavo a MC da anni, devo dire che il livello si è alzato davvero i maniera sorprendente. La classifica fa parte del gioco quindi qualcosa dovevo decidere, comunque bravi a tutti.
1. Occhi grigi come i miei di Andrea Partiti
2. Occhi verdi di Agostino Langellotti
3. Amanda di Gabriele Donzelli
4. Crisi di coppia di Wladimiro Borchi
5. Sale in sala di Davide Di Tullio
6. Pietra di Dario Cinti
7. lummog i Laura Cazzari
8. Cinque mesi di Arianna D’Angelo
9. I ponti di Roma di Filippo De Bellis

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maurizio.ferrero
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Re: Gruppo LA BELVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#3 » giovedì 19 marzo 2020, 20:23

Crisi di coppia
Ben giocato. Gli elementi disseminati lungo tutta la narrazione portano a un finale non imprevedibile, ma sapientemente studiato. Sei riuscito a giocare bene il senso di gelosia che la protagonista prova per il povero cane, che la sua sensazione di totale alienazione per gli aborti subiti.
Riformulerei leggermente una delle frasi finali («Mi domandavo se oggi pensavi di scendere col cane, almeno facciamo due passi assieme!»
Lisa udì la voce del fratello dal pianerottolo e pensò allo stufato appena finito.) dicendo che prima Lisa udì la voce del fratello, poi la frase pronunciata, poi lo stufato. Lì per lì ho creduto che fosse stata Lisa e pronunciare la frase (prima di leggere la riga successiva), ma mi è rimasta una sensazione di straniamento che non sono ancora riuscito a togliermi.
In ogni caso, si tratta di un dettaglio. Complimenti!

Occhi grigi come i miei
Che pugnalata! Il finale prende veramente alla sprovvista e getta una nuova luce su tutta la vicenda. Ben ritmata, con frasi brevissime e un'alternanza che rende vivo il racconto.
Ho avuto qualche difficoltà durante la prima lettura a capire chi fosse l'io narrante della parte in prima persona (non capivo se fosse Anna o il marito), forse avresti dovuto aggiungere un elemento che lo rendesse subito comprensibile.
In ogni caso un buon racconto, dalla narrazione chiara e ben dosata. Complimenti!

Amanda
Ottimo l'esempio di gelosia retroattiva del tuo racconto, che va a colpire il passato della persona amata e che io considero una vera e propria "malattia" per chi ne soffre. Vai a fare il punto su un pensiero che ho sempre avuto: una persona è la summa delle sue esperienze passate, e modificarle farebbe sì che quella persona non fosse più la stessa.
La narrazione è scorrevole nonostante sia tutta raccontata, buoni i dettagli sui cibi preferiti che fanno intuire al protagonista i cambiamenti di Amanda.
Una cosa proprio non m'è piaciuta: "Io sono l'inventore della macchina del tempo." BAM, lapidario, un'informazione gigantesca che viene buttata in mezzo alla narrazione senza alcun tipo di contorno che dia una storia o motivi la cosa. Possibile che il costruttore di una cosa così grossa come una macchina del tempo la utilizzi per uno scopo così futile? Non lo so, capisco che un pretesto per rendere fattibili le "modifiche del passato" da parte del protagonista fosse necessario, ma buttarlo in scena così "senza se e senza ma" mi ha fatto pesantemente deragliare l'immersione nel racconto (che però s'è ripresa alla grande sul finale).

lummog
Beh, che dire, durante la prima lettura, arrivato all'ultima frase, sono rimasto piuttosto sorpreso. Primo, perché non avevo minimamente intuito dove saresti andata a parare (non avevo colto il titolo), secondo, perché mi è sembrato un modo piuttosto originale di trattare il tema, nonostante lo stile da fanfiction della storia che proponi.
Alla seconda lettura, sapendo già a quello che sarei andato incontro, ho fatto più attenzione. Secondo me, a meno che tu non abbia appositamente voluto stravolgere le carte in tavola, c'è un errore: il protagonista di cui parli dovrebbe rivolgersi a sé stesso sempre al plurale ("noi", mai "io").
Però probabilmente, se l'avessi fatto, l'effetto sorpresa dato dalla prima lettura sarebbe stato meno efficace. Non lo so. In linea di massima credo sia scritto bene, ma di base non aggiunge nulla rispetto all'opera da cui è tratto, quindi lascia un po' il tempo che trova.

Occhi verdi
Buona la tua narrazione e ben gestito il POV di Cinzia (occhio: dopo "Tommaso si rialza" ti è uscito un Cinza). Il soggetto della propria gelosia che diviene un amore impossibile (per questioni di preferenze sessuali) è abbastanza un classico, ma sei riuscito a gestirlo bene con l'ambientazione teatrale ben sviluppata e i richiami/riferimenti all'Otello.
Non mi è piaciuto molto quel "Sussurra, poi si alza" come penultima frase, spezza un po' la narrazione e il climax del racconto.
"Dio d'ebano, Angelo nero" reiterato due volte all'interno di una narrazione così breve forse è un po' troppo ripetitivo, i sinonimi c'erano, forse avresti potuto dosarli senza ripeterli.
Per il resto direi tutto molto buono.

Pietra
C'era stato chiesto di raccontare una storia di gelosia e tu hai deciso di raccontare quella più antica. Non so se fosse tua intenzione creare una sorta di fattore-sorpresa rivelando solo all'ultimo chi fosse il protagonista, ma nel momento in cui hai parlato di un agricoltore e un allevatore ho subito mangiato la foglia.
La narrazione non mi dispiace, ma l'ho trovata un po' lenta, specialmente considerato che avevo capito dove sarebbe andata a parare. Interessante l'idea di rappresentare Caino come un albino, anche se non ne ho ben capito il significato nell'economia del racconto. L'ultima frase, su Adamo ed Eva, secondo me era evitabile. Spezza un po' il finale che si sarebbe potuto chiudere con la scena precedente.

Sale in sala
Non lo so, credo che con questo racconto tu sia andato un po' fuori tema rispetto a quanto richiesto. Viene intesa come il timore che un rivale ottenga l'affetto di qualcuno a noi caro. Ora, da come hai impostato il racconto, non mi pare che tra Lino e Peppe ci sia un grande sentimento, anche fosse di amicizia (parlano semplicemente come un padrone e un dipendente che si conoscono da molto tempo). A me quella di Peppe pare tutta invidia per qualcosa che lui non ha: cultura, velocità e padronanza del mestiere, che in Ciro sono ben chiarite e rappresentate.
A parte questo, la narrazione è buona, con frasi brevi e troncamenti tipici di una parlata più volgare. Ci sta, in alcuni frangenti strappa anche un mezzo sorriso.
Non sapevo che il sale facesse scivolare. Lo dico sinceramente.

Cinque mesi
La costruzione della storia funziona, una classica relazione con un partner affetto da gelosia morbosa, l'incubo di ogni persona "sana". Le scene che descrivi funzionano, compreso il sogno, ma sembrano essere un poco sconnesse tra loro. Ciò che intendo è che se il filo conduttore è sempre lo stesso, il cambio di registro risulta troppo repentino (realtà/messaggi/flusso di pensiero/sogno/realtà). In una narrazione così breve è meglio, se proprio si vuole dare un'alternanza al registro, sceglierne un paio e dividere il racconto in due tranche, oppure alternarli in maniera repentina. Ti farebbe ottenere un risultato più organico.
Una piccolezza che però ho notato: la parte sui messaggi e le chiamate è molto schematica, impostata, e ci sta perfettamente. Stona subito all'occhio che tutte le chiamate e i messaggi siano stati inviati a un orario "tondo" (6 e mezza, 9 e mezza, mezzogiorno, ecc). Per dare una maggiore idea di schematicità avresti forse dovuto inserire anche dei minuti meno ritmati. (6.39, 9.27, ecc.)
Ah, ultimissima cosa: occhio alle D eufoniche. Ne ho beccate un paio.

I ponti di Roma
Il racconto è molto interessante, mischi il concetto della gelosia retroattiva con lo stress psicologico subito dai figli d'arte, mai all'altezza dei loro genitori. L'idea funziona, ma il dialogo su cui si regge non mi ha convinto del tutto: troppo impostato, quasi teatrale, con le sue lunghe frasi e termini "alti" che durante una litigata disperata difficilmente verrebbero fuori. Insomma, la storia di per sé funziona, ma ho percepito poco sentimento.
Avrei aggiunto qualche azione in più tra le frasi, e dialoghi più botta e risposta, per rendere il tutto più vivo.

CLASSIFICA
1. Occhi grigi come i miei di Andrea Partiti
2. Crisi di coppia di Wladimiro Borchi
3. Occhi verdi di Agostino Langellotti
4. Amanda di Gabriele Dolzadelli
5. Sale in sala di Davide Di Tullio
6. I ponti di Roma di Filippo De Bellis
7. Pietra di Dario Cinti
8. lummog di Laura Cazzari
9. Cinque mesi di Arianna D'Angelo

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Puch89
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Re: Gruppo LA BELVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#4 » venerdì 20 marzo 2020, 0:57

Classifica:

1) Crisi di coppia - Wladimiro Borchi
2) Occhi grigi come i miei - Andrea Partiti
3) Amanda - Gabriele Dolzadelli
4) Occhi verdi - Agostino Langelotti
5) Sale in sala - Davide di Tullio
6) Iummog - Laura Cazzari
7) Pietra - Dario Cinti
8) I ponti di Roma - Filippo De Bellis
9) Cinque mesi - Arianna D'angelo




Crisi di coppia - Wladimiro Borchi
Ciao Wladimiro, lieto di rileggerti, è sempre un piacere.
Come al solito i tuoi racconti sono tra i più scorrevoli e al contempo intensi che si possano trovare su Minuti Contati, per me sei una garanzia, insieme a pochi altri.
Il racconto mostra sin da subito un grande senso di inadeguatezza e crudezza da parte di Lisa nel descrivere la sua situazione, si evince d'immediato che il contesto è davvero aspro. L'utilizzo di determinati vocaboli mirati funzionano perfettamente nell'indirizzare il lettore verso i sentimenti della protagonista; il vissuto e il presente si intrecciano in modo perfetto, scandendo a buon ritmo tutto il testo, che arriva alla sua conclusione davvero degnamente. Mi è piaciuto molto. Tema centrato.
Ottimo lavoro, alla prossima!

Occhi grigi come i miei - Andrea Partiti
Ciao Andrea, lieto di leggerti.
Allora, devo dire che questo racconto per quanto mi riguarda si salva soprattutto per il colpo di scena finale, che spiazza piacevolmente (nonostante l'orrore, sia chiaro) facendo rivalutare il tutto con un'ottica nuova. Dico questo perché, per il resto, non mi è piaciuto molto il modo in cui hai strutturato il racconto, ma considerando gli elogi degli altri io credo sia una questione puramente soggettiva, visto che a tutti è piaciuta l'intera struttura, non solo il finale. Il continuo ripetere il nome del soggetto ad ogni frase mi ha infastidito, il ritmo è serrato ed è un bene, ma forse troppo. L'alternarsi dei tempi è buono. Il tema è centrato, il racconto è valido, quindi ti faccio i miei complimenti.

Amanda - Gabriele Dolzadelli
Ciao Gabriele, lieto di leggerti.
Il testo è davvero bello, mi è piaciuto. Il tema è centrato, descrivendo il tutto con una certa fluidità, nonostante sia tutto raccontato, il che è un peccato. Mi spiego, la storia va che è una meraviglia, quindi non dovrei fartelo questo appunto, ma anch'io sono una di quelle persone che non digeriscono molto l'assenza di dialoghi in tutto ciò che dovrebbe mostrare le vicende più importanti, o quasi. Ma questo è un problema mio, di per sé in questo caso il racconto va alla grande così, perché sei riuscito a conferirgli il giusto ritmo e la giusta struttura. Una bella prova, la storia è il punto forte. Alla prossima!

Iummog - Laura Cazzari
Ciao Laura, ben trovata.
Sicuramente hai spiazzato un po tutti con questo racconto, perché in tutte le innumerevoli congetture trovo difficile si possa arrivare a Gollum e all'Unico. Questo è un punto di forza, perché sorprende con matematica certezza. Ma anch'io come Luca Pagnini devo ammettere che mi sarebbe davvero piaciuto vedere qualcosa in più, qualcosa di tuo, qualcosa che potesse donare alla scena una visione rinnovata o anche stravolta, perché no, magari osando un pochino. Lo dico perché il tutto è reso bene, nonostante l'assenza di dialoghi, metterci un po di pepe avrebbe reso il tutto molto più apprezzabile. Così è solamente un buon compito eseguito a dovere, niente di più e niente di meno. Tema centrato, chiaramente. Alla prossima.

Occhi verdi - Agostino Langelotti
Ciao Agostino, ben ritrovato anche qua.
Il tema è centrato, senza ombra di dubbio. Il modo in cui hai strutturato il testo è davvero piacevole e ben fatto, e le parole che hai scelto di utilizzare sono eleganti, azzeccate, che accompagnano per mano il lettore nello scenario teatrale in cui si svolge tutta la faccenda, questo l'ho apprezzato moltissimo. Per me la parte dolente in tutto questo è la storia, un po' sottotono, in fondo è una classica vicenda di gelosia uomo-donna-uomo (intendo classica come sistema, in verità rendere l'uomo omosessuale è un discreto colpo di scena), un triangolo dove un terzo elemento immancabilmente soffre per il rapporto tra gli altri due.
So che questo tema è stato infido per tutti, ma trovare qualcosa di davvero originale è per me fondamentale in questo caso, per distinguersi e poter dire: cazzo, questo SI che è qualcosa di diverso, parlando di gelosia.
Per il resto rimane un buon racconto, ben scritto e ben svolto. Alla prossima.

Pietra - Dario Cinti
Ciao Dario.
Devo essere onesto, non avevo capito dove volessi andare a parare con questo racconto, non avevo colto minimamente l'intenzione, forse per distrazione semplicemente perché non c'ero arrivato. L'inizio mi ha lasciato un po interdetto, perché continuando a leggere le idee mi si facevano sempre più confuse, soprattutto all'arrivo dell'Elohim, che le ha eclissate del tutto.
Poi è arrivato il finale, e finalmente ho capito. Per scrupolo l'ho riletto, e il tutto acquisiva più senso, ma non è riuscito ad entrarmi molto nelle corde questo racconto, sebbene riconosca la buona idea dell'alieno, forse è stato il modo in cui l'hai utilizzata a non avermi convinto molto. Il tema c'è, il racconto è discreto, di sicuro più originale di altri che ho letto. Alla prossima!

Sale in sala - Davide di Tullio
Ciao Davide, piacere di leggerti.
Che dire, in questo racconto hai reso perfettamente e con incredibile fluidità l'ambientazione tipica di un ristorante del Vomero, Peppe è fenomenale e traspare tutta la sua gelosia verso il nuovo arrivato. È tutto molto bello e allegrotto, il che è un bene perché in questo contest ho letto quasi tutta roba tendente all'oscura introspezione, forse com'è giusto che sia considerando il tema. Il problema, però, è che è un po troppo fine a sé stesso. Bello tutto, ma alla fine si rimane forse un pelo delusi per come si chiude il tutto. Ma capisco che è un testo che nasce con l'intenzione di rimanere leggero, e quindi finisce in modo coerente.
Non è per forza un male, non deve esserci necessariamente il colpo di scena spacca mascella, a volte va bene anche così.
Il tema tutto sommato è centrato, in maniera sottile e spensierata quasi, quindi anche qui è coerente col resto.
Bella prova, io l'ho gradita. Mi piacerebbe vederti su qualcosa di più impegnativo! Alla prossima.

Cinque mesi - Arianna D'angelo
Ciao Arianna, benvenuta nell'arena!
Il tema è centrato. Però ecco, ci fermiamo qui. Non prendere le critiche a cuore, ma sfruttale per migliorare sebbene spesso sia difficile. Il problema è la storia, l'ho trovata davvero troppo banale. Narra semplicemente della possessività (più che della gelosia, ma si percepisce anche quella) di un ragazzo che non si rende conto di soffocare la persona che ama, mentre quest'ultima vive sulla sua pelle tutta la situazione in maniera pesante ed edulcorata inconsciamente all'interno dei propri sogni. Ecco, questo è anche reso bene, per carità, ma non c'è altro. Nessun colpo di scena, nessun intrigo o qualcosa che spinga il lettore a leggere il testo fino alla fine con interesse. Peccato.
Gli errori ortografici e di sintassi non te li riporto perché sarei ridondante, ma fai attenzione anche a quelli, ce ne sono parecchi.
A presto rileggerti!

I ponti di Roma - Filippo De Bellis
Ciao Filippo. Il racconto di per sé ha una storia anche carina, il finale a sorpresa regge il gioco ma devo dirti che non ho gradito molto il modo in cui l'hai strutturata. C'è ridondanza nella sintassi, ed una teatralità forse troppo calcata, capisco l'intenzione ma ti è sfuggita di mano. Manca il ritmo, l'enfasi, la sofferenza dell'uomo. Spesso si tende a rifugiarsi nei dialoghi pur di non saturare il tutto con troppo testo raccontato, ma occorre bilanciamento per entrambe le cose. In questo caso occorreva qualcosa in più per rendere i sentimenti dell'uomo, ed un ritmo diverso tra i dialoghi per trasmettere il dovuto realismo. Il tema è centrato.
Alla prossima!

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Andrea Lauro
Messaggi: 596

Re: Gruppo LA BELVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#5 » sabato 21 marzo 2020, 15:02

CLASSIFICA:
1. Occhi grigi come i miei, di Andrea Partiti
2. Crisi di coppia, di Wladimiro Borchi
3. Amanda, di Gabriele Dolzadelli
4. Occhi verdi, di Agostino Langellotti
5. Sale in sala, di Davide di Tullio
6. Pietra, di Dario Cinti
7. lummog, di Laura Cazzari
8. I ponti di Roma, di Filippo De Bellis
9. Cinque mesi, di Arianna D'Angelo

Occhi grigi come i miei, di Andrea Partiti
Oddio Andrea, tu e Wladimiro volete farmi morire: anche qui il finale mi ha sconvolto.
Ergo, visto che era questo il tuo spregevole intento, la tua è un’ottima prova. Le due scene si rincorrono su piani temporali diversi fino ad unirsi sul finale, un po’ come le sequenze a colori e in bianco e nero di quel film di Nolan (solo che là una delle due andava anche all’indietro). Proprio bravo.
Detto questo, non lascerò più la figliolanza a casa da sola con mia moglie.
in bocca al lupo!

Crisi di coppia, di Wladimiro Borchi
Ciao Wladimiro, una bella prova, bravo. Inizialmente il racconto mi aveva impressionato, mi chiedevo se fosse proprio necessario introdurre tutti quegli elementi cruenti. Poi invece torna tutto, da Bianchina al twist finale che non mi aspettavo. Sullo stile (c’è bisogno di dirlo?) nulla da eccepire.
Avrei solo spostato una frase sul finale, perché son dovuto tornare indietro per rileggerlo. Mi riferisco all’entrata in scena del fratello: se il lettore sa subito che è lui a pronunciare la frase (e non il marito), secondo me gira meglio. L’avrei messa così:
Lisa udì la voce del fratello dal pianerottolo: «Mi domandavo se oggi pensavi di scendere col cane, almeno facciamo due passi assieme!»
Pensò allo stufato appena finito.
Che ti sembra?

Amanda, di Gabriele Dolzadelli
Ciao Gabriele, mi è piaciuto il tuo racconto. Il tema ovviamente c’è, raccontato in modo lineare e scorrevole. Immaginavo che la storia andasse a parare sul progressivo cambiamento di Amanda, ma non ti sei fermato lì e hai trattato in modo egregio le diverse implicazioni (complicazioni?) a cui portano le azioni del protagonista. Bella prova, a presto

Occhi verdi, di Agostino Langellotti
Ciao Agostino, il tuo racconto è perfettamente in tema e scritto in modo ineccepibile, non c’è davvero nulla da dire. Ho apprezzato molto il momento in cui Cinzia si costringe a guardare nuovamente la coppia, e come una pietra tombale sui suoi sogni arriva quel “sembrano felici”. Volendo proprio trovare il pelo nell’uovo, e avendo letto i tuoi altri testi, questo forse non mi ha solleticato particolarmente, forse è un po’ più sottotono. Insomma, non da primi posti nella mia (personalissima) classifica, ma ben fatto, c’è tutto quello che serve per una buona prova.

Sale in sala, di Davide di Tullio
Ciao Davide,
noto un netto miglioramento rispetto al Macellaio di via Torino dell’edizione scorsa. Bene! Si vede che hai fatto tesoro dei suggerimenti e comunque preso le misure sul contest.
Questo testo è molto più scorrevole e lineare, hai azzerato i possibili fraintendimenti su chi-fa-cosa.Secondo me hai un bel talento nel caratterizzare personaggi e ambienti (fantastico il tizio bovino che poi muggisce), avanti così.
L’unico neo è proprio sul finale, dove mi aspettavo i fuochi d’artificio. Forse quella frase:
«E che ho fatto? Niente! Ho solo portato un po' di sale sui tavoli, ma deve essermene caduto un po' sul pavimento... Non ti ho detto che quello c'aveva le suole lisce?»
è troppo lunga, dovrebbe essere ripensata.

Pietra, di Dario Cinti
Ciao Dario, la storia più antica in un piacevole racconto. Non mi ha particolarmente colpito, ma questo è un gusto personale che non toglie nulla al tuo buon scrivere. Ad una seconda rilettura, mi sono soffermato sul ruolo che il montone e le pecore hanno sulla coscienza dell’assassino. Sono ingenui eppure lui li vede con il dito (l’unghia?) puntata. Questa immagine mi è piaciuta molto.
C’è una questione tuttora irrisolta sul termine ebraico Elohim (che è un plurale) confrontato con El (che invece è al singolare): avrei apprezzato maggiormente la decisione di usare uno o l’altro termine, ma visto che nemmeno teologi e traduttori sanno mettersi d’accordo, tant’è.
Nel complesso una buona prova.
attento a: di fronte a se (a sé)

lummog, di Laura Cazzari
Ciao Laura, il testo è scorrevole e ben ideato. Non avendo (in un primo tempo) indizi dal titolo, durante la lettura mi son lambiccato in una serie di congetture. Ero arrivato a convincermi che la versione più verosimile fosse quella di una madre che rapiva il figlio che le era stato allontanato. E invece toh, guarda chi era! E il titolo, mi chiedo? Tre secondi tre… aaaaaah, ecco!
Piacevole, molto, una bella citazione (inattesa).
Tema centrato, ovviamente.
nota: Fashback

I ponti di Roma, di Filippo De Bellis
La gelosia verso il proprio genitore: l’idea è decisamente interessante. Peccato per la trattazione, anch’io come gli altri ho sentito i dialoghi troppo impostati e irreali per la situazione. Son sicuro che dando una sfoltita e accorciando i periodi tu li possa migliorare sensibilmente.
Questa frase, ad esempio:
“Volevo sapere cosa facevate assieme, volevo sapere come fosse il sesso, che cosa ti avesse detto di tanto travolgente per farti innamorare di lui.”
potrebbe essere tolta. Sa di infodump, specialmente se letta al periodo seguente, molto più incentrato sul personaggio e efficace.
Come ti ha già evidenziato Luca, occhio alla chiusura dei dialoghi a fine riga: il “-” non serve (e risparmi caratteri, soprattutto!)

Cinque mesi, di Arianna D'Angelo
Leggo che Alexandra ti ha già segnalato tutta una serie di sviste sulla punteggiatura, quindi non mi dilungo; vedo che hai consegnato perfettamente in orario, quindi per le prossime prove il consiglio è una bella rilettura finale per togliere tutte le imprecisioni.
Una nota: tutto il testo è incentrato su Myriam. C’è solo un passaggio dove a volo d’uccello riassumi la situazione e salta fuori il pensiero (personale) di Ivano, e il narratore mi diventa onnisciente: “Ivano sente di vivere la relazione più bella del mondo, ma non riesce a comprendere le grida della propria compagna.”
È una frase che toglierei (tanto il concetto è chiaro), oppure rimodulerei centrandola sul punto di vista di Myriam.

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Luca Nesler
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Re: Gruppo LA BELVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#6 » domenica 22 marzo 2020, 11:24

Eccomi finalmente! Io non avevo la minima idea di come scrivere qualcosa di minimamente originale per questa edizione, quindi m'inchino a tutti voi per le idee che avete avuto.

CLASSIFICA
1- Crisi di coppia, di Wladimiro Borchi
2- Occhi grigi come i miei, di Andrea Partiti
3- Amanda, di Gabriele Dolzadelli
4- Occhi verdi, di Agostino Langellotti
5- Sale in sala, di Davide Di Tullio
6- Pietra, di Dario Cinti
7- lummog, di Laura Cazzari
8- I ponti di Roma, di Filippo De Bellis
9- Cinque mesi, di Arianna D’Angelo

COMMENTI

Crisi di coppia
Ciao Wladimiro! Comincio da te perché è facile: mi è piaciuto un sacco!
Ottima la mescolanza tra presente e passato, liscia come l'olio. Bellissimo il finale. L'ho intuito finito il discorso del coniglio, ma è un finale davvero ben costruito e seminato in soli 3k caratteri. C'è la gelosia pura e un finale d'impatto, originale, che colpisce e rimane nella memoria. Ottimo lavoro davvero!
Sulla tecnica ho poco da dire, solo due cose: per me metti ancora troppi esclamativi (ha ha ha) e l'uso di "constatò" nell'incipit. Lo trovo stridente perché lo intendo come un venire a conoscenza di un fatto certo, mentre lei lo sapeva già che tornava tardi, perché non c'era. Forse se avesse guardato l'orologio l'avrei trovato più sensato, boh.
Ovviamente è una sciocchezza, ma rientra tra quelle cose che si fanno notare fuori dalla storia.
Per me il racconto migliore (ma me ne mancano ancora un paio).
Alla prossima!

Occhi grigi come i miei
Ciao Andrea! Sei spesso sperimentale con la forma e l'intreccio e penso che questo ti sia venuto splendidamente. Due time line che si sviluppano parallelamente e s'incontrano nel finale pongono la difficoltà di svelare il giusto quantitativo di informazioni ciascuna senza rimanere indietro o prevenite l'altra. In questo sei stato molto bravo. Il finale non è scontato ed è di forte impatto. Penso che tu e Wladimiro abbiate avuto le migliori ispirazioni per il tema. Il tuo racconto ha una connotazione leggermente più fredda a causa dei periodi brevi che però sono funzionali al taglio del racconto.
Mi complimento per l'originalità che riesci così spesso a trovare nella struttura dei tuoi pezzi.
Ottima prova!

Amanda
Ciao Gabriele!
Buona idea anche stavolta. L'idea di inserire un po' di SCI-FI per la declinazione del tema è stata una buona trovata e l'hai sfruttata benissimo integrandola col messaggio del racconto (alcune cose vanno solo accettate) e non rimane solo di contorno.
Se devo trovare un difetto visto che non ti metterò primo, è la relativa debolezza del finale, non tematicamente, ma narrativamente. Non c'è una vera esplosione, ci si arriva con lo stesso ritmo e il racconto si conclude (parlo del "non sei più la mia Amanda"). Non male, ma nemmeno memorabile.
Stessa cosa per il passaggio "Fortuna che non sono mai stato un uomo qualunque. La mia intelligenza è sempre stata oltre il normale e deve essere per questo che Amanda si era innamorata di me. Io sono l'inventore della macchina del tempo" che mi sembra una rivelazione molto forte per il racconto, ma che non viene "incorniciata" in modo da risaltare. Sicuramente è una questione di gusti personali, quindi prendila così.
Mi è piaciuto molto come sei passato tra i due Roberti per introdurre la parte finale: lui è riuscito a cambiare la forma, ma non la sostanza della cosa.
Molto bello anche l'incipit.
Insomma, bella prova. Forse meritava un po' di sofferenza in più. Più avvertita, non so se mi spiego. Qualche passaggio per aumentare l'empatia e la drammaticità della cosa, ma penso che avrebbe richiesto più caratteri.
Alla prossima! (che è di là nella Sfida a... che mi spaventa come mole di lavoro!)

Lummog
Ciao Laura. Mi piace l'idea del tuo racconto, l'ho trovata buffa. Non per la realizzazione, ma per l'effetto che ha il finale di farmi dire "ah! Ma è lui!" svelato dalla sua celebre battuta. Non so se era l'effetto che cercavi, ma il ribaltamento imprevisto mi ha divertito.
Nel complesso l'ho trovato un po' lungo per il suo proposito, anche se la divisione degli a capo è perfetta. Ci sono parti che mi fanno pensare a qualcuno con un bimbo (naturalmente) poi parti che confondono quest'idea e incuriosiscono, e tutto questo va bene, poi ci sono molti periodi che sono soliloquio e domande retoriche che, invece, rallentano senza apportare nulla al racconto. L'idea è carina, ma nella trama non c'è bisogno di tanto testo e sarei stato più essenziale.

Ti segnalo alcuni passaggi che, secondo me (ovviamente), sono un po' difettosi.

"Le mie mani sono piene di tagli, ma abbraccio il dolore e continuo a salire. Anche se i muscoli tremano sfiniti sotto il mio peso."
Usando una prima persona narrante hai due scelte: o è viviamo direttamente il PDV del personaggio oppure è lui che lo racconta a noi. Sei partita con il primo caso, ma questa parte è più una narrazione, perché nessuno penserebbe della propria situazione "i muscoli tremano sfiniti sotto il mio peso", ma qualcosa di più diretto.

"Fashback degli anni passati insieme mi affollano la mente. Istantanee di ricordi dove siamo solo io e lui e nessun altro."
I termini Flashback e Istantanee stridono molto col contesto e il personaggio, sopratutto alla seconda lettura quando so di chi si tratta. Inoltre è una parte un po' tell che avresti potuto rendere meglio mostrando qualcosa di emotivo.

"Lo so, me lo ha detto." Io userei i due punti (tanto per fare scambio di idee per quanto piccole)

"Non riesco a ragionare lucidamente." anche questo pensiero è un po' sopra le righe e sarebbe meglio mostrarlo che dirlo, specie dal PDV di lui che non è lucido.

"È merito suo se ho avuto una vita lunga, perché loro non lo capiscono?"
Questa frase non l'ho capita. Perché si preoccupa che "loro" non capiscano che è merito suo che ha una lunga vita? E perché dovrebbe essere una cosa che a "loro" interessa?

"I miei occhi brillano folli nell’oscurità."
Eh no. Lui non vede i propri occhi e non ha senso che ce lo racconti, o?

"- È mio, il mio tessssoro -"
Se usi il trattino la fine della battuta andrebbe terminata solo con la punteggiatura.

Ad ogni modo simpatico e la scrittura è buona, eccezion fatta per qualche cosa che ti è sfuggita.

Curiosità: perché Lummog e non Mullog?

Occhi verdi
Ciao Agostino!
Comincio dalla fine: apprezzo il fatto che stavolta tu non abbia fatto a pezzi nessuno! :D
Il racconto è ben gestito, l'idea non molto interessante. Come compare Andrea sappiamo come andrà a finire e non è una cosa che mi colpisca molto. Sicuramente più del mio racconto comunque (idee zero).
Il ritmo è un po' lento, credo a causa delle continue descrizioni di Cinzia. Sono buone e rendono, ma sono numerose, statiche e simili tra loro. Nel senso che la scrittura è buona, ciò nonostante il pezzo mi è risultato lento.
Comunque bravo.
Ti segnalo qualcosa di migliorabile, secondo me.

"Si dà della stupida: non è andata alle sue prove solitarie per spiarlo, ma per dichiararsi."
Quel "ma per dichiararsi" è poco elegante. Sa un po' di info dump. Forse la situazione è abbastanza chiara per fermarsi a "spiarlo" o si potrebbe trovare un modo diverso per spiegare le intenzioni di Cinzia senza che sia lei a spiegarselo.

"L’immagine di quel bacio resta impressa nei suoi occhi chiusi. La ferisce come se le fosse stata impressa a fuoco sulle retine."
Un po' ridondante ed è una situazione che merita attenzione visto l'impatto emotivo. Che ne pensi di "L’immagine di quel bacio la ferisce come fosse stata impressa a fuoco sulle retine"?

"Fatica a non singhiozzare."
Troppo tell e la cosa è aggravata per il fatto che siamo nel pieno del momento più forte del racconto. Questa frase non colpisce la mia immaginazione nel modo giusto. Potrebbe portarsi la mano alla bocca e sussultare. Boh

"Assecondando un impulso disperato, accenna a osservare di nuovo oltre la colonna"
Non accenna, ma guarda. Perché se accenna non lo fa e questa differenza tra termini e situazione mi risuona.

"Esce dal teatro senza mai guardarsi indietro."
Questi finali sono terribilmente difficili. Per me sono davvero irrisolvibili. Oltre la retorica poco elegante del guardarsi indietro (che non capisco se sia simbolica e, se lo è, cosa significa) c'è quel "mai" che non mi spiego e mi sembra un po' assurdo. Quanto ci mette a uscire? E se è simbolico si riferisce anche al futuro, ma lei non vede nel futuro. Insomma, hai capito.

Che ne pensi Agostino? Sbaglio?
Alla prossima!

Pierta
Ciao Dario.
Ho capito dove andavi a parare quando Caino nomina il grasso del montone. Ottima trovata! Amo molto la storia di Caino e Abele perché mette in luce alcune interpretazioni capziose e perché la trovo molto divertente, se confrontata con la dottrina. Questo per dire che conosco bene il passo che usi.
Mi è piaciuto l'intreccio che hai costruito, non lineare ma ben comprensibile (forse anche perché avevo compreso il passo), ma trovo la scrittura del racconto un po' pesante in diversi punti. Niente di grave, si può alleggerirla senza sforzo, poi ti mostro cosa, secondo me, risulta di troppo. La narrativa non è poesia, secondo me, e usa regole diverse (non secondo me, ma secondo persone con le quali mi trovo d'accordo, diciamo).
Per quanto riguarda il finale non capisco bene il discorso della bramosia. Caino uccide Abele perché geloso delle attenzioni che riceve da Dio, ma mai si parla di bramosia, o?

Arriviamo all'aspetto più tecnico. (provo a usare i colori per i commenti)
So che notare le correzioni nel proprio testo non fa un bell'effetto, ma lo faccio perché spero che poi tu lo farai con me quando ti capiterò sotto. Il trucco è distaccarsi emotivamente dal proprio pezzo e considerare la propria scrittura come un percorso e non come un'abilità.
Insomma, non ce l'ho con te :D

L’agricoltore fissò la pietra lorda. qui è il presente, poi cominci ad andare a ritroso e la cosa è faticosa da assimilare
Era rotolata poco lontano dai suoi piedi, dopo averla lasciata cadere in uno dei tanti aggettivo inutile che appesantisce la lettura. Nessuno si aspetta che un campo seminato abbia pochi solchi. solchi del terreno fresco di semina.
“Andiamo in campagna!” aveva proposto a suo fratello. ancora a ritroso e poi balzi in avanti
Così avevano fatto spiegazione che arriva un po' da fuori ed ora si ritrovavano entrambi ovvio che erano entrambi sui campi così ben coltivati da poter ricompensare in frutti del suolo non è che se un campo non è così ben coltivato non ricompensa l'agricoltore. Capisci che intendo? Il "così ben coltivato" risulta un di più che però non ha in sé una spiegazione della sua presenza. il duro lavoro dell’agricoltore.
Frutti però indesiderati e sgradevoli…
Capisco che il discorso dei frutti del suolo sia un rimando esplicito alla Bibbia e, dopo che l'ho compreso, l'ho apprezzato. Altrimenti lo troverei retorico e pesante.

L’agricoltore si allontanò dalle piantagioni da solo. Qui fai un altro salto temporale, ma io userei nuovamente il rimando alla pietra per collegarlo con l'incipit, perché, nonostante la riga vuota, non l'avevo immediatamente capito. Se ci pensi, a livello contestuale, potrebbe essere un proseguo naturale del paragrafo precedente.
Passò accanto ad un grosso aggettivo di troppo recinto incorniciato da un fiero aggettivo di troppo steccato di legno materiale prevedibile che ospitava il gregge di suo fratello.
Fissò le bestie: le pecore ruminavano fili verdi specificazione ovvia e declinazione strana ed D eufonica che si fa notare il montone dalle corna arcuate mai visto un montone con le corna dritte aveva appena scelto una compagna e si era erto termine inusuale che si fa notare. Avrei usato alzato o eretto. In più, forse, erto è se si trova già in piedi e non se passa da una posizione diversa e quella eretta. Forse, non so su due zampe, ghermendola.
Non cominciò nemmeno l’atto. Quello ritornò su quattro zampe e rivolse il suo sguardo pronome di troppo di infinita ingenuità animale bastava "ingenuo" (che è un animale lo sappiamo), inoltre infinita è decisamente troppo verso l’agricoltore.
«Cosa vuoi, bestia? Non vedi l’ora di sentire la lama fredda di mio fratello aprirti la gola ed offrire la tua carne ed il tuo grasso?» berciò l’uomo, seccato.
L’agricoltore notò che in quel momento anche tutte di troppo le pecore lo stavano fissando. Con stizza è manifesto dall'azione e dallo sbuffare successivo. Potresti toglierlo diede un calcio ad uno dei pali del recinto e se ne andò sbuffando.

Quando raggiunse la casa di suo fratello, brandelli del passato si agitarono nella sua mente. Immagine poetica, bella, ma poco chiara
Vecchi contrasti dipanati altro termine strano che si fa notare tra quelle quattro mura riemersero come catene montuose al ritirarsi della nebbia. similitudine poetica, ma un po' poco aderente e, per questo, si fa notare un po' troppo
“Elohim ha scelto me come sposo di nostra sorella Aclima, accetta la sua decisione…” perché i puntini di sospensione?Poi, qui siamo tornati al momento dell'omicidio, ma io avevo lasciato Caino davanti casa. Questa volta non hai separato con una riga
“Non puoi esserne certo!”
“Il fuoco ha bruciato la mia offerta ed ignorato la tua…” di nuovo non colgo i puntini
“Ma sono io il primogenito! Sono io il fratello più vecchio, spetta a me avere Aclima!”
“Mettiti il cuore in pace…” di nuovo non colgo i puntini
Il petto dell’agricoltore sussultava frenetico aggettivo di troppo, scuotendo le vesti insanguinate. Qui fai un nuovo balzo in avanti. Non abbiamo visto l'omicidio, quindi è passato del tempo tra il dialogo e questo momento. Confonde.
La casa che si ergeva di fronte a se sé. La casa si erge di fronte a lui, altrimenti sembra che la casa si erga
di fronte alla casa
gli sembrò più indifesa ed D eufonica di troppo secondo l'uso moderno e comune invitante di quanto gli era mai sembrato prima, così facilmente conquistabile… qui manca uno spazio. Di nuovo un salto temporale non evidenziato con tutto quello che conteneva.
Non aveva nemmeno compiuto il terzo passo verso l’edificio, quando un forte rumore come di cascata sarebbe meglio mettere "scroscio" per essere fedeli alla regola dello "show, don't tell"lo sorprese alle spalle e lo fece trasalire. Si tratta di finezze, ma qui la E congiunzione, fa supporre una consequenzialità, mentre la sorpresa lo fa trasalire istantaneamente. Sarebbe meglio usare un gerundio per rendere la contemporaneità delle due cose o eliminarne una.
Una colonna di fuoco e vento era giunta era giunta suona un po' strano. Anche perché non è vero: è comparsa e stava piegando con la forza dell’aria in realtà piega con la spinta generata dal suo vortice (immagino), non con la forza dell'aria. Capisci che intendo? La forza dell'aria è un po' fantasy come concetto. Un po' magia elementale più che effetto fisico ogni albero e cespuglio dei dintorni. Da essa, emerse camminando non mi sembra necessario o utile specificare che stia camminando l’Elohim.
«Dov’è tuo fratello?» chiese l’El.
«La cosa non mi riguarda.» rispose l’agricoltore.
El estrasse dalla sua veste argentata una pietra dai bordi aguzzi, contaminata da vivide aggettivo superfluo chiazze scarlatte rese ancora più cangianti non trovo che sia un termine adatto al contesto dalla colonna di fuoco retrostante.
«Il sangue su questa roccia mi ha raccontato molte cose.»
L’agricoltore arretrò di un solo, faticosissimo passo. perché è faticosissimo? Non trovo un nesso nemmeno simbolico
«Perché hai sempre preferito lui a me? Hai toccato con le tue fiamme il suo animale ignorando le mie colture! Eppure, guardami! Il colore della mia pelle, dei miei occhi e dei miei capelli sono più simili ai tuoi di quanto non siano quelli di mio padre!» bello
L’El manca virgola dal corpo e dalla chioma totalmente aggettivo superfluo bianca manca virgola strinse la pietra, incrinandola in più punti. non serve scrivere "in più punti"
Gli occhi rosei del dio erano divenuti due fessure ferine.
«Ti avevo ordinato di dominare la tua bramosia e tu invece l’hai assecondata!»
L’El puntò un dito verso la fronte di Caino e questa prese a bruciare…

[…] questa punteggiatura indica una citazione mancante di testo. Qui è sbagliata e prima hai usato solo una riga vuota che, invece, va benissimo.

Quando Eva e suo marito Adamo sollevarono da terra il corpo esamine refusino di Abele, percepirono nel loro animo per la prima volta inutile se poi usi sconosciuto. Direi anzi che rovini una buona intuizione con una ridondanza un dolore sconosciuto su quella Terra… forse era maglio un punto fermo

La mia filosofia è di dire tutto ciò che ho da dire a costo di dire troppo. Non prendertela, siamo tutti sulla stessa barca!
Alla prossima!

Cinque mesi
Ciao Arianna. Rinnovo il benvenuto!
La gelosia nel tuo racconto c'è, anche se la mostri senza grande originalità (tema difficile anche per me che probabilmente ho fatto peggio!). Secondo me, però, il racconto potrebbe essere molto migliorabile con qualche accorgimento tecnico.
Personalmente penso che qui su MC i racconti sono sempre esercizi più o meno riusciti, vista la modalità del contest, quindi non te la devi prendere troppo se qualcosa non funziona, anzi. Si cerca sempre di cogliere la possibilità di avere qualche parere su cui riflettere e, per questo, cerco sempre di dire tutto ciò che noto o che penso. Ma non per questo ho ragione, magari dico un mucchio di stronzate. A te la decisione.

Veniamo al racconto.

“La gelosia ti farà diventare matto”. forse avrei usato il corsivo, così da non confonderla con la frase di un personaggio in scena.
All’interno della camera di Myriam suona in loop “El Tango de Roxanne”, un po' di musica per scaricare le tensioni che le comprimono il cervello. qui il punto di vista potrebbe essere quello di Myriam, potremmo sentire i suoi pensieri, le sue emozioni e vivere la vicenda da dentro di lei.
è giovane, ma si sente stanca, ogni giorno di più. qui invece siamo fuori e il narratore fa commenti sul personaggio. Si tratta di un narratore esterno, ma potrebbe essere limitato, nel senso che non conosce più di quanto già non conosca il personaggio e non vede più di quanto non accada in scena. La frase è comunque molto "tell" e ci racconta qualcosa che sarebbe meglio ci venisse mostrato per avere un maggior impatto sul lettore.
Ha soli ventiquattro anni e un fidanzato in che senso "solo"? e perché avere ventiquattro anni è collegato ad avere un fidanzato? Non ha anche delle pantoffole e un apribottiglie? Ironizzo, ma è per evidenziare la stranezza della frase. Inoltre hai già detto che è giovane, l'età non è così importante e suona come una ripetizione, Ivano, che ogni giorno cerca di farle capire il suo amore. Farle capire l'amore è un'espressione che mi suona un po' strana. In ogni caso anche questa frase è troppo tell. Il racconto soffre proprio di questa cosa: racconti tutto dall'esterno e non mostri nulla sulla scena e questo lascia il lettore in disparte, lontano dagli eventi e non permette alcuna immersione diretta e personale.

La giornata di Myriam, da cinque mesi, è scandita dalla perenne vibrazione del cellulare.
Ore 06.30. Chiamata. «Amore, buongiorno, scusa l’orario ma sei la prima persona con cui voglio parlare la mattina»
Ore 09.30. Messaggio. «Amore, sei arrivata a lavoro? Perché non mi scrivi?»
Ore 12.00. Chiamata. Nessuna risposta. Messaggio. «Ti avevo chiamato per un saluto, ma va bene!»
Ore 14.00. Messaggio. «Amore, ma ci sentiamo questa sera?»
Ore 15.00. Messaggio. «Amore perché non rispondi?»
Ore 16.00. Messaggio. «Non mi pensare troppo eh?»
Ore 21.00. Messaggio. «Divertiti con gli amici, ma ci sentiamo questa sera?»
Ore 23.00. Videochiamata. «Ciao amore, dobbiamo parlare!»
Due cose: in primis avrei levato gli orari e la dicitura "messaggio" ecc., perché appesantiscono un casino la lettura, mentre sarebbe più esasperante leggere una lista di "Mi pensi?" "Mi chiami?" ecc., che è una bona trovata. In secondo luogo, rispondigli a sto povero Cristo! Magari per un po' la finisce di tormentarsi. Questo lo dico anche per un punto successivo.

Cinque mesi dove la lontananza e la tempesta in che senso la tempesta? La passione? Il tormento? sono state il filo conduttore del loro rapporto. qui il narratore potrebbe essere Myriam se stesse ripensando al proprio rapporto, ma è più probabile che sia una terza persona che spiega al lettore. Non fa bene alla narrativa.
Myriam si sente prigioniera, si sente nelle mani del Minotauro.
Ivano sente di vivere la relazione più bella del mondo qui c'è un repentino cambio di focus che ci fa capire che non siamo affatto vicini alla vicenda, come se una voce esterna narrasse un prologo all'inizio di un film, solo che lo fa con tutto il racconto, ma non riesce a comprendere le grida della propria compagna.
Due antipodi, due versioni diverse. lapalissiano
La vittima e il carnefice. Qui ho qualche dubbio, perché dalla parte precedente a me sembra che Ivano ci tenga a Myriam, ma lei lo tiene sulle spine, non gli risponde al telefono per tutto il giorno. La vittima potrebbe essere lui, ma non lo specifichi e mi chiedo se l'autore/autrice del testo abbia un'idea specifica che non è riuscita a farmi arrivare. Questo lo dico perché ogni volta che il lettore si sofferma a pensare all'autrore/autrice e al perché delle sue scelte, si allontana dalla storia perdendo coinvolgimento emotivo e interesse nella prosecuzione.

Il telefono comincia a squillare, sul display del cellulare «Orsacchiotto», Myriam rifiuta, un’altra discussione sarebbe insostenibile. Qui la punteggiatura non aiuta Lei vorrebbe solo uscire e divertirsi, senza nessuna ansia, ma soprattutto vivere una relazione sana, senza gelosie e tormenti. Di nuovo, il tormento coinvolge entrambi. Perché Myriam non risponde al telefono? Perché non ne parla con Ivano di questo fastidio? Non c'è nulla nel racconto che ci faccia pensare che lei affronta il problema, ma solo che ne soffra passivamente. Se così fosse, però, il principale problema di Myriam sarebbe il suo atteggiamento verso la relazione e non la gelosia (che fin'ora non c'è nemmeno) di Ivano.
Non passano cinque minuti dall’inizio di queste riflessioni che Myriam si addormenta, ma neanche i suoi sogni riescono ad essere sereni. qui il narratore è onnisciente, perché è fuori da Myriam, la gurada dormire, giudica i suoi sogni prima ancora di vederli. Questo narratore è adatto a pochi tipi di narrazione (ottimo per le favole) e facilmente rovina irrimediabilmente la narrazione.
Si ritrova, tra un leone ed una tigre, in una gabbia e davanti ad essa Ivano con un cilindro sulla testa. Questa frase potrebbe essere costruita meglio. Si ritrova in una gabbia, tra un leone e una tigre. Davanti a lei vede Ivano... Io non userei mai "essa" o "esso", non perché siano sbagliati, ma più vado avanti e più mi accorgo che scrivere narrativa per emozionare significa capire quali parole della tua lingua NON devi usare. Essa è così avulso dalla nostra routine che si fa notare subito come artificio dell' autore. Io sono un fanatico di queste cose.
«Attenta ai corteggiatori!» dice lui
«Non ne ho e anche se qualcuno ci provasse direi di no!» ripete Myriam
«Si, ma con una bella ragazza come te si fa subito!»
«Ma quante volte volte te lo devo dire? A me non interessano gli altri!»
«Almeno durante la serata ci possiamo scrivere?»
«Se Alex mi sta parlando non mi metto a giocare con il cellulare!» ma chi è Alex? Arriva di sorpresa e com'è compars(a?) se ne va. Passi da un narratore onnisciente a dettagli presenti solo nella mente del personaggio e che lì restano. Questo confonde.
«Attenta, se menti ti do in pasto ad D eufonica contraria all'uso moderno in narrativa. Si fa notare da chi scrive e fa incespicare un po' chi leggeuna di loro!»
«Non ti mentirei mai, lo sai!»
«Amore, io ti amo! E se mi lasci io sono sicuro di non potere amari nessun’altra! Ti voglio portare sull’altare (manca il punto)»
I due animali ruggiscono, si avvicinano a Myriam e cominciano, a (un) poco (meglio po' sempre per una questione di leggerezza) alla volta, a mangiarne le carni. Ivano non le ferma, ma si siede davanti ad eufonica osservare la scena. Questa scena è così tell da fare male. Myriam viene divorata e noi non abbiamo nemmeno la possibilità di vederla sgranare gli occhi, dimenarsi, urlare... Nemmeno Ivano che le sta di fronte ci fa reagire, visto che non reagisce nemmeno lei.
Myriam si risveglia in una pozza di sudore, non riesce a credere a ciò che ha sognato, strano. Si sogna qualsiasi cosa. Capisco cosa intendi, che il sogno la sorprende rimandandola alla realtà che vive, ma messa così mi fa di nuovo riflettere e uscire Ivano riesce a sopprimerla anche nei sogni.
«Devo salvarmi da lui! Assolutamente!» questa battuta è un po' irrealistica, specie per una ragazza che parla a se stessa. Intendo la forma, naturalmente.
«La gelosia ti farà diventare matto» si sente nuovamente dal pc prima avevi usato le virgolette
«Certo, ma l’unica a impazzire tra i due sono io!» esclama Myriam

Dopo scrive un messaggio ad eufonica Ivano
«Dobbiamo parlare» e tra se (sé) pensa «per l’ultima volta, spero» quel "e tra sé pensa" è poco elegante. Opterei per una cosa come:

Scrive un messaggio a Ivano: "Dobbiamo parlare".
Posa il telefono sul letto.
«Per l’ultima volta, spero.»


E io spero di non averti rovinato il weekend. Ti vendicherai quando ti passerò sotto ;)
Alla prossima!

Sale in sala
Ciao Davide, scusa se ti ho fatto attendere.
Lo stile che usi si adatta bene al racconto comico. Si fa notare la presenza dell'autore con la scelta di termini particolare e, in questo caso, anche gergali. Eri tu che mi raccontavi che la comicità ha bisogno di allontanarsi dalla situazione per poterci ridere sopra? In questo caso l'effetto è piacevole. Una cosa però si fa notare molto in questo modo e, forse, potresti farci caso nel prossimo racconto. Scrivendo in questo modo le voci dei personaggi e dell'autore si somigliano troppo. La voce narrante usa lo stesso stile ed espressioni dei personaggi che parlano, bene o male, tutti allo stesso modo. Questo forse potrebbe essere migliorabile per dare più carattere ai personaggi e distinguerli meglio all'interno del testo.
La tua scrittura lapidaria è d'effetto, ma molto complicata da usare: si rischia spesso di non dire abbastanza e di "saltare di palo in frasca" lasciando il lettore confuso. In questo racconto hai fatto meglio del precedente, ma in un paio di situazioni (che, ovviamente, riporto) mi sono un po' perso.
Il tema del cameriere anziano geloso di quello giovane e bravo è al limite con l'invidia per il miglior posto che quest'ultimo sta guadagnando, ma se lo leggo come gelosia del fatto che il suo vecchio amico/capo mostra preferenze per l'ultimo arrivato, la gelosia c'è.
La parte meno riuscita penso sia il finale. L'idea di una subitanea ripicca non è male, ma l'hai esposta in modo un po' strano. Noi sentiamo il cameriere cadere e seguiamo Lino che, evidentemente, comprende meglio di me lettore cosa sia accaduto e accusa Peppe che, giustificandosi, fa intuire anche a me cosa è successo. Ma è tutto un po' troppo indiretto e risulta un po' confuso. E non so se il sale faccia scivolare... nel senso che, magari lo fa, ma non è una cosa nota che crea un collegamento istantaneo di senso. Potevi far rovesciare l'olio! Quello è notoriamente sdrucciolevole ed è proprio accanto al sale sui tavoli.
Insomma, il racconto è declinato in modo abbastanza originale per quanto riguarda l'ambiente e i personaggi, ma in modo un po' piatto come riflessione sul tema (io non ho certo fatto meglio).

Ora ti segnalo le incomprensioni.

"Lino strinse gli occhi bovini, alzò la manona e, quasi supplicando, chiese la parola."
Qui non ho molto chiaro il perché Lino chiede la parola come a scuola. Inoltre sono solo in due, perché alza la mano?

«Ma guardalo, il vanesio. Si muove come un femminiello»
Mescoli una parlata schietta credibile a termini che non sentiamo mai in un dialogo (vanesio). In questo i personaggi parlano come scrive il narratore e sembrano simili tra loro e abbastanza finti. Io terrei così solo il narratore.

"Peppe roteò la mano come a enfatizzare il momento"
è la seconda volta che mostri un gesto e ne spieghi l'intensione con "come a". Non penso sia necessario, perché si comprende dal contesto e arriva più diretto al lettore.

"«Booono, Peppino», muggì Lino, che si sventolava con un tovagliolo di carta."
Bella immagine, efficace. Ma il tovagliolo arriva un po' repentino. Funzionerebbe meglio mostrarci che lo prende o scrivendo "cominciando a sventolarsi con un tovagliolo" invece di "che si sventolava" come se proseguisse a farlo da un "prima" che noi non abbiamo visto e ci costringe a riorganizzare l'immaginato.

"Intanto, in sala, Ciro"
Toglierei "intanto" che fa didascalia da Topolino. Oltretutto così passi da dentro la sala di Peppe e Lino all'interno del ristorante creando degli sbalzi forti per il lettore.

"C'aveva la carogna."
Penso sia un mio limite culturale, ma questa espressione mi confonde un po'. Spiega come si sente Peppe? Ma è chiaro dalle sue battute, non penso ti serva questa botta di onnisciente.

"Peppe sputava sentenze."
come sopra.

"e per giunta un po' naïf"
Questo lo trovo uno scivolone. Non è verosimile come pensiero di Peppe che è già incazzato come un'ape. In più perché lo giudica naif? Noi non abbiamo elementi né per crederci né per capire la motivazione dell'accusa. Fa storcere il naso.

"aggiunse quello, col fiatone."
Io interpreto "aggiunse" sempre come qualcuno che aggiunge qualcosa a qualcosa che ha appena finito di dire. Qui invece Lino parla per la prima volta dopo Peppe. Non penso che serva l'introduzione alla battuta, perché l'attenzione era rivolta a Lino e il contenuto del dialogo mostra chiaramente chi dice la battuta.

"giacca d'ordinanza"
L'hanno anche i camerieri? Non ho un'alternativa valida, ma questo mi ha portato un po' alle forze dell'ordine distraendomi.

"Lino, seduto spalle alla porta"
L'avevamo lasciato col faccione unto spalmato sui vetri. Dovresti mostrarlo mentre si sposta, altrimenti l'immagine che provochi discorda troppo con quella che ho e mi devo sforzare ad aggiornarla. E io sono PIGRO!

"Lino, 'sto zotico c'ha pure le suole consumate"
Capisco che ti serva per il finale, ma lui come fa a sapere una cosa del genere? E se è una bugia, come fa a pensare che qualcuno gli creda? Inoltre, avere le suole consumate non è un reato. Non grave, almeno.

"sulle sue zampe da pollo"
Lino è un grassone, dovrebbe avere zampe da ippopotamo.

"Di là Ciro era disteso, muso a terra e tra i resti di una carbonara, che sembrava dormisse."
Vero che c'è la virgola, ma mi è arrivata una carbonara che dorme. Colpa mia, ma potresti aiutarmi con frasi più dirette e semplici. Si potrebbe anche levare "che sembrava dormisse". Se levi l'inciso viene "Ciro era disteso che sembrava dormisse". Più semplice da capire per un burino come me sarebbe "Ciro era disteso come stesse dormendo".

Comunque molto simpatiche le immagini e divertenti dialoghi e situazioni. So che hai fatto tutto ghermito dal sonno che neanche Lino... quindi non male.

Alla prossima!

I ponti di Roma
Ciao Filippo. La gelosia sembra quella di Gegè verso Anna in modo retrospettivo, ma probabilmente è la gelosia verso il successo del padre a pesare di più. Risvolto interessante, ma forse un po' troppo strano per essere semplicemente buttato sul finale. Gegè ha sposato l'ex moglie di suo padre, attore di successo che continua a tormentarlo con tutto ciò che lui non sarà mai. I due argomenti si sovrappongono creando un po' di confusione, nel senso che già il fatto che abbia sposato la sua matrigna è una cosa da digerire, poi la sua gelosia e senso di inadeguatezza prende il sopravvento nella vicenda lasciando indietro un argomento non sviluppato.
Nei dialoghi Anna sembra un po' troppo passiva e tranquilla rispetto alla situazione. Sembra anche strano che la foto sia ancora lì, non per Anna che gode nel vedere la sofferenza di Gegè (almeno secondo lui), ma per Gegè che non si è mai occupato di quella foto prima, tanto sconvolgente da interrompere un amplesso. Questo è un po' inverosimile dal mio punto di vista.
Il finale non l'ho capito. Gegè si incazza, va a casa e guarda il film di suo padre senza particolari reazioni. Non ho capito dove volessi arrivare.

Parlando di tecnica, trovo i dialoghi un po' artificiali in alcuni punti e un po' confusi in altri.

Ti segnalo alcuni punti:
"Le dita allentarono la presa delle spalle"
sarebbe meglio "sulle spalle"

"tentando di voltargli la testa per guardarlo."
Sarebbe meglio di "sollevargli" visto che l'aveva affondata nel suo petto

"La voce era rotta, difficile dire se dal fiatone o da un improvviso pianto."
Questo sembra scritto dal punto di vista di Anna e non è concorde con la voce narrante. Avevi cominciato col PDV di Gegé. In questo particolare racconto non crea problemi di comprensione, visto il contesto, ma allontana emotivamente dalla vicenda.

-Ancora? Ne abbiamo parlato così tante volte… Credevo che…
-Cosa? Che fosse dimenticata? Se avessi voluto farmi dimenticare l’avresti tolta da lì quella maledetta foto, l’avresti tolta!-
Questo dialogo è un po' stridente. Se ne hanno parlato tante volte anche ad Anna dovrebbe essere chiaro il punto di vista di Gegè. Oppure dovrebbe sorprendersi perché la verità, nonostante ne abbiano parlato tanto, viene fuori solo ora. E anche Gegè, in quel caso, lo dovrebbe finalmente ammettere.

"Anna sentì le dita affondarle nuovamente nelle spalle."
Di nuovo il punto di vista di Anna.

"-Pensavo che non avesse più importanza… Ehi, perché non mi guardi?"
vedi sopra

"vuoi bearti del mio pianto!"
questa battuta mi suona un po' finta, come quella successiva di Gegè.

"La foto di cui Gegè si lamentava era piazzata sul comò"
qui c'è un narratore esterno che spiega per chi non è presente sulla scena. Prima di tutto è una nuova voce narrante che ha l'effetto di levarmi dalla narrazione, e in secondo luogo è un espediente un po' grossolano che viola la "show, don't tell".

"coi capelli tutti tirati indietro"
quel "tutti" sarebbe da levare per alleggerire (lo cito solo per esempio e completezza)

"-Mi sembra di sentire il profumo che aveva sempre addosso!-
-Non pensarci, ti prego… Non mi sarei dovuta lasciare convincere a dirti certe cose… Perché me le hai domandate?"
Qui, di per sé, non ci sarebbero grossi problemi, solo che questo dialogo messo così funziona solo nella mente dell'autore che conosce tutta la verità dietro a questa storia. Il lettore tende a collegare con una consecutio logica gli elementi e si fa un'idea distorta. Qui sembra che Gegè senta il profumo di Armando perché avvinto dai racconti di Anna. La cosa sembra strana ed esagerata e mi fa pensare che sia un errore dell'autore. Poi si scoprirà che non è così, che Gegè conosceva Armando e quindi che i due parlano di cose diverse, ma ormai siamo a fine racconto e io mi ero già staccato emotivamente a causa di una riflessione sulla tecnica del testo. Questo perché non mi aspettavo certo che Gegé conoscesse Armando, fino a lì non ne avevo nessun indizio.

"perché no, insomma che non ci fosse alcuna ragione per innamorarsi proprio di lui e solo di lui!-"
Qui la punteggiatura l'avrei usata diversamente. "perché no? Insomma, che ci fosse..." E, a dirla tutta, quel "insomma" non concorda molto con la concitazione del momento (secondo me).

"Anche questo segno mi ha lasciato!"
Questa frase a una prima lettura mi è risuonata molto, perché non vi trovavo alcun senso. Alla seconda rilettura capisco che si riferisce a un'eredità, tuttavia il senso completo mi è ancora oscuro.

"Ed io inadeguato al suo passo, come ora inadeguato alle tue gambe."
Frase strana in un dialogo emotivamente coinvolgente come questo.

"Tornò a casa, si sdraiò sul letto ancora vestito [...] prese una videocassetta qualsiasi dalla libreria e la infilò nel registratore."
A meno che non abbia il videoregistratore sul comodino con dei lunghissimi cavi, avrebbe dovuto prima infilare la cassetta e poi sdraiarsi. Un'incongruenza come questa richiede uno sforzo per riadattare la mia immaginazione e mi leva dalla narrazione.

"Che ironia, la sorte"
In che senso?

Infine, se usi i trattini per i dialoghi, quando chiudi una battuta va solo la punteggiatura senza il trattino.

Ecco, Filippo. Io cerco di dire sempre tutto quello che ho da dire sui racconti (siamo qui per aiutarci). Può essere che sbagli, questo lo lascio giudicare a te.
Alla prossima!
Ultima modifica di Luca Nesler il mercoledì 25 marzo 2020, 12:50, modificato 1 volta in totale.

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giancarmine trotta
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Re: Gruppo LA BELVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#7 » domenica 22 marzo 2020, 18:35

Ciao a tutti, classifica e commenti:

1. Crisi di coppia di Wladimiro Borchi
2. Occhi grigi come i miei di Andrea Partiti
3. Amanda di Gabriele Donzelli
4. Occhi verdi di Agostino Langellotti
5. Sale in sala di Davide Di Tullio
6. Cinque mesi di Arianna D’Angelo
7. Lummog di Laura Cazzari
8. Pietra di Dario Cinti
9. I ponti di Roma di Filippo De Bellis



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Crisi di coppia

Ciao Wladimiro, piacere di ritrovarti.
Il racconto è scritto bene, scorre. Ci immergiamo in questa coppia "sfortunata" con dovizia di particolari; ecco, potrebbero sembrare troppi e pesanti durante la lettura, ma col finale ci stanno benissimo e sono coerenti. Questo perché con un finale lieto avrebbero stonato e non poco, mentre così sono elementi in continuum di una prosa noir, per "stomaci forti".
La costruzione è, al solito, sontuosa: bravo. L'indizio della coniglietta, inserita e collegato all'aborto, che torna utile alla fine: complimenti.
Per me sei al primo posto!
Alla prossima,
G.
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Occhi grigi come i miei

Ciao Andrea,
ho letto tanti tuoi racconti e noto sempre con sorpresa l'originalità delle strutture e delle narrazioni.
Il racconto vola alto, sia chiaro, perché è costruito magistralmente, nascondendo il finale che pure aspettavo perché, appunto, ho letto molti tuoi scritti. Le note dolenti riguardano la ripetitività delle scene alternate, che così costruite possono sembrare "pesanti"; è una scelta che hai fatto e portato avanti e che, da quanto ho letto, ha dato fastidio a pochi di noi.
Io avrei preferito un intermezzo diverso, con un flashback di poche righe ma simboliche, narrate come tu sai fare.
In definitiva è un buonissimo lavoro, originale, che merita il podio.
Alla prossima,
G.
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Amanda

Ciao Gabriele, bel racconto.
L'idea di base c'è, il modo di raccontarla pure. Sei molto bravo nella narrazione e non ho sofferto l'assenza di dialoghi.
Gli unici appunti che ti faccio riguardano il finale, deboluccio, e alcuni passaggi che potevano essere rafforzati inserendo semplicemente degli spazi, una frase corta, un accapo, tipo:
Rimasi di sasso. Non sapevo fosse mai andata a Londra e non sapevo di Francesco. Le chiesi se fosse stato prima o dopo di Kevin, ma lei non conosceva nessun Kevin.
Meglio, per me:
Rimasi di sasso.
Non sapevo fosse mai andata a Londra e non sapevo di Francesco. Le chiesi..

Anche la frase della macchina del tempo è un po' un pugno nello stomaco: perché non usare una o più allusioni e diminuire i fidanzati? Es:
Il tempo è mio.
Lo domino.
E' il mio servo, il mio schiavo.
In definitiva è un buon racconto con potenzialità enormi.
Alla prossima,
G.
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Lunmog

Ciao Laura,
il mio commento sarà "leggermente" diverso da quelli di chi mi ha preceduto.
Ho visto Il Signore degli Anelli tempo fa, probabilmente nemmeno fino alla fine perché non è un genere che amo. Lo so, starai pensando: "che ci fai su questo sito?". In effetti spesso mi sono trovato in diffcoltà proprio perché ciò che leggo e scrivo è molto lontano dal fantasy, ma così è e quindi ti dico cosa ho provato leggendo il tuo racconto inconsapevole della trama.
Innanzitutto c'è tecnica narrativa. Ho apprezzato le frasi corte e sono entrato dentro la storia grazie prorpia alla narrazione chiara.
Purtroppo, allo scuro di ciò che raccontavi, sono rimasto a bocca asciutta sul finale e ho dovuto leggere tutti i commenti e documentarmi un minimo.
In definitiva ho apprezzato la tecnica e l'abilità narrativa e quindi se non sarai tra i primissimi è solo perché ti è capitato un lettore "non-fantasy", ma non è colpa di nessuno!
Alla prossima,
G.
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Occhi verdi

Ciao Agostino,
sono in difficoltà nel commentare questo tuo racconto, perché da un lato si vede che gestisci perfettamente i personaggi, il POV della protagonista, i tempi "teatrali£ applicati alla narrativa.
Dall'altro lato mi è parso un racconto rigidamente raccontato, in cui non ho colto l'enfasi che forse alcune scene meritavano.
Entrambi gli aspetti credo dipendano dal rispetto della teatralità (intesa come narrazione di alcune frasi, ad esempio) che hai voluto/dovuto raccontare.
Per me bene, invece, le frasi ripetute (dio d'ebano, ecc..), proprio perché enfatizzano un pensiero o uno stato d'animo.
Tema ovviamente centrato, nella maniera più classica, ma efficace.
In definitiva vedo più luci che ombre, alla prossima,
G.
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Pietra

Ciao Dario,
scegliere di raccontare questa "Storia" l'ho trovata una buonissima idea. Sullo sviluppo, però, ho trovato troppe cose che non vanno.
Tanti aspetti tecnici li ha sviscerati Luca Nesler e quindi è poco utile ritornarci sopra, ma almeno una cosa vorrei evidenziarla: i tempi.
E' necessario rispettarli perché altrimenti si crea confusione durante la lettura, ancor più importante in questa tipologia, dove l'attenzione è già massima sui nomi non comuni e sulle situazioni. Optare per un tempo presente con la finalità di un bell'effetto sorpresa era possibile, ma difficoltoso (perché i nomi hanno rivelato in anticipo, per forza di cose, il finale), allora forse sarebbe stato conveniente un racconto al passato, scoprendo subito le carte, ma raccontando la storia di gelosia più antica in una chiave moderna.
Alla prossima,
G.
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Sale in sala

Ciao Davide, piacere di leggerti.
La linea che permette al tuo racconto di stare in tema è sottile, ma la vedo: è facile sconfinare nell'invidia in certi dialoghi, ma non mi sento di penalizzare il tuo racconto per questo (te lo dice uno che ha sconfinato molto di più a quest giro!).
Veniamo quindi al dunque: bene l'ambientazione, dalle porte a vetri al pavimento liscio e bene anche i dialoghi con frasi corte, colorite, ricamate su misura per i personaggi.
Il finale mi ha lasciato un po' perplesso, forse perché mi era piaciuta tanto la prima parte e le aspettative erano alte: non vedo un errore, solo non mi ha colpito (immaginavo uno scatto d'ira e le dimissioni con scenata).
Per me un buon lavoro, ciao,
G.
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Cinque mesi

Ciao Arianna, piacere di leggerti!
Ho letto il tuo racconto e i commenti e, senza ripetere quanto ti hanno già fatto notare sulle sviste, vorrei sottolineare le potenzialità a cui ho pensato dopo avelo letto.
Potenzialità del racconto e di chi l'ha scritto: un buon incipit, buona scelta dei messaggi per focalizzare la gelosia e incubo premonitore. Hai le idee chiarissime sulla costruzione di un mini-racconto, sulle percentuali da utilizzare nelle varie "parti".
Ti immagino come se fossi un diamante da levigare: segui i consigli di chi mi ha preceduto nei commenti perché il diamente c'è, deve solo venire fuori.
Alla prossima,
G.
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I ponti di Roma

Ciao Filippo,
l'idea c'è, il tema è centrato:
la gelosia è nel proprio DNA, contro il proprio DNA in questo caso.
E' lo sviluppo che non mi ha entusiasmato perché risulta piatto, senza enfasi nei momenti topici, quasi surreale o teatrale considerato il "momento" in cui avviene.
Certo il limite di caratteri conta, allora forse potevi farli parlare meno e pennallare le situazioni con poche righe ma ad effetto.
Alla prossima, piacere di averti conosciuto,
G.
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Gennibo
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Re: Gruppo LA BELVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#8 » lunedì 23 marzo 2020, 0:55

Ecco la mia classifica:
1 Occhi grigi come i miei
2 Amanda
3 Crisi di coppia
4 I ponti di Roma
5 Sale in sala
6 Occhi verdi
7 Pietra
8 Lummog
9 Cinque mesi


Crisi di coppia
Ciao Wladimiro, il tuo racconto è scritto bene, sia come stile che come struttura, il tema della gelosia è ben sviscerato. Il marito si è affezionato al cane e lei vive in un disperato isolameto che lui volutamente ignora, per lei si avverano i peggiori timori legati alla gelosia e alla solitudine. Si capisce bene quello che è il ragionamento deviato della moglie che è uno dei pregi del racconto.
La dettagliata descrizione degli aborti mi ha disturbato, anche se capisco che sia coerente con lo sviluppo della storia.
A rileggerti!
Occhi grigi come i miei
Ciao Andrea e un piacere di leggerti, ho apprezzato molto questa doppia storia gestita magistralmente e con un finale spiazzante. Ho faticato un momento alla chiusura della porta, su chi faceva cosa, ma andando avanti tutto si è chiarito. Mi è piaciuto particolarmente il cambio di prospettiva che arriva piano al lettore; prima quando capisce che il corsivo non è riferito al marito e poi quando si capisce chi è la vittima. Per me uno dei racconti migliori di questa edizione.
Molto bravo.
A rileggerti!
Amanda
Ciao Gabriele, ho cominciato a leggere questa storia chiedendomi come potessi trasformare una situazione così scontata in un racconto originale e con mio piacere ho constatato che ci sei riuscito. Che bella idea quella della macchina del tempo!
Ma non è finita, perché sarebbe così facile eliminare gli ex e sentirsi l’unico uomo, riuscire ad averla in esclusiva, senonché la vita non va mai come ce l'aspettiamo, tanto meno se si pensa di poterla controllare e così il protagonista si trova una donna che avendo fatto esperienze diverse è diversa.
Molto bello.
A presto e Buona Edition!
Lummog
Ciao Laura, ho trovato il racconto interessante e ben scritto, anche se la mancanza di indizi riguardo cosa la protagonista si portasse dietro mi ha disturbato, e qui apro una parentesi, il tuo racconto mi ha fatto riflettere. Se una parte di me ha pensato che la cosa giusta su cui focalizzarsi fosse l’attaccamento della protagonista per la “cosa” mettendo il resto in secondo piano, mi rendo conto che invece definire la“cosa” mi avrebbe aiutato ad entrare di più nella storia, magari avresti potuto farlo con indizi tali da portarci sulla strada sbagliata così da arrivare alla sorpresa finale. Devo dire comunque che anche se ho capito la citazione alla fine, non ho idea di cosa sia un Lummog, mia ignoranza.
Occhi verdi
Ciao Agostino
Il tuo racconto mi è piaciuto dal punto di vista stilistico, ma debole dal punto di vista del tema gelosia. La protagonista ha un’infatuazione per il bel Tommaso, e quando si accorge che lui ha già un altro ci rimane male, sarebbe stato più bello se avessi usato un parallelo tra la storia di Otello e quella messa in scena a teatro. Ad esempio: Tommaso e la protagonista stanno insieme, lei spia Tommaso che sta provando e pensa che lui abbia una tresca con l’“altro”, ma è solo una supposizione, si scopre che lei accecata dalla gelosia li ha avvelenati ed è lì per vederli morire.
Pietra
Ciao Dario
Ho letto il tuo racconto e al "fratello" ho capito di cosa stavi parlando e perché avevi usato l'aggettivo "lorda" riferito alla pietra.
Mi pare che tu abbia cercato di scrivere usando un linguaggio adeguato alla storia che hai voluto scrivere, con un lessico “biblico”.
Concordo sul fatto che i tempi potevano essere usati meglio, ma siamo qui per imparare, e credo che una delle finalità di questi racconti sia di sviscerare i nostri punti deboli per avere più consapevolezza e migliorare la scrittura.
Non ho trovato particolari elementi originali o che dessero una marcia in più alla storia. Magari c’erano ma per mio limite non li ho colti.
Trovo che la frase finale raffredda il senso del racconto basato sulla gelosia, perché la cosa nuova per loro è il dolore che provano per la perdita del figlio, o almeno quella è la sensazione che arriva a me.
Sale in sala
Ciao Davide e piacere di rileggerti, mi è piaciuto il titolo, il taglio umoristico e la continua ricerca di stile originale. Per me il tema è centrato. Per certi versi ho apprezzato di più l’originalità di stile del racconto precedente, molto essenziale e particolare, anche se da affinare.
Anche io mi sono chiesta perché il padrone del locale alza la mano, e perché fa notare che l’altro ha le scarpe lisce, tu dici a Luca che non serve giustificare tutto e hai ragione, ma ci sono alcune cose che è bene motivare, per due ragioni: non tutti hanno servito come camerieri e non hanno idea dell'atmosfera e delle dinamiche di "sala". Se non trovi dei modi per farcele capire, finisce che il lettore non riesce ad immergersi e ad apprezzare in pieno la storia.
Il sale che fa scivolare è anche per me una cosa nuova, e io ho pensato, ma sarà vero?
E anche perché, inciampando nella lettura, ho dubitato dell'attendibilità di quello che hai scritto, rovinando così il ritmo della lettura.
Magari, visto che il sale fa scivolare, il titolare potrebbe chiedere al cameriere se ha avvisato il nuovo arrivato di stare attento a non versare il sale visto che fa scivolare, perché ultimamente sono caduti troppi camerieri che erano altrettanto bravi come il nuovo arrivato, dando a noi l'informazione che il sale fa scivolare, che sia vero o meno non importa, in quel racconto succede così. E aggiungi il dubbio che il cameriere "geloso" sia responsabile degli infortuni successi ai suoi colleghi.
A quel punto il finale sarebbe scontato, ma tu potresti stupirci facendo in modo che sia il cameriere “cattivo” a finire male, visto che far cadere il sale porta sfortuna a chi lo “versa”.
Devo dire che è sempre interessante leggerti. Alla prossima!
Cinque Mesi
Ciao Arianna e benvenuta! Dopo la risposta che hai dato a Luca penso che tu abbia grandi potenzialità qui su MC, perché hai l'atteggiamento giusto per migliorare in fretta.
Di questo racconto mi piacciono i messaggi, rendono bene il desiderio del ragazzo di avere continue rassicurazioni in contrapposizione al desiderio di libertà della protagonista che reagisce con ansia al comportamento di lui. E fino qui io non ho notato un comportamento geloso, piuttosto un desiderio di possesso e di controllo da parte di lui. La gelosia l'ho avvertita nel sogno, che dà voce ai timori di lei piuttosto che a una realtà oggettiva. Durante il sogno mi sono un po’ persa nei dialoghi e la fine l’ho trovata un po’ debole.
Comunque spero di rileggerti presto perché trovo che ci siano dei punti interessanti.
I ponti di Roma
Ciao Filippo, nonostante le varie criticità del testo che già ti hanno fatto notare e che per la maggior parte condivido, il racconto mi è piaciuto molto. Mi sono sentita coinvolta dalla storia. Il tema della gelosia lo trovo ben sviscerato. Un figlio che si sente inadeguato per non aver avuto lo stesso successo del padre, e ne è doppiamente geloso. È geloso del successo del padre ed è geloso del rapporto che c’era tra lui e sua moglie, in una specie di complesso di Edipo. Un figlio non ancora cresciuto, in balia dei suoi sentimenti, con la foto che porta a galla le sue insicurezze, che lei non comprende.

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giulio.marchese1
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Re: Gruppo LA BELVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#9 » mercoledì 25 marzo 2020, 1:13

Ciao a tutti, ecco i miei commenti e la soffertissima classifica. Come si capisce dai commenti mi sono basato molto sulle sensazioni che i racconti mi hanno dato alla lettura e sulle riflessioni che mi hanno suscitato. Ne consegue che la classifica è estremamente contingente; magari se li avessi letti tra una settimana e con un altro stato d'animo sarebbe stata completamente inversa.


CRISI DI COPPIA di Wladimiro Borchi
Ciao Wladimiro,
Ottimo racconto! Scorre bene dall'inizio alla fine! Peccato proprio per le ultime due frasette che, come ti hanno già fatto notare, non sono chiarissime. In effetti ho dovuto leggerle più volte e poi cercare conferma nei commenti. Ma una volta capito il senso anche il resto del racconto ha guadagnato spessore, la narrazione ti porta lenta nella follia di questa donna, e tu lettore le dai in un certo senso ragione, la comprendi, ti sembra tutto razionale. Ma così forse non è. C'è la gelosia nei confronti del cane, ma la domanda che sorge è: la gelosia l'ha portata alla follia? O è un "sintomo" della stessa?
Complimenti, in 3k sei riuscito a porre diversi livelli di lettura, una forte componente emotiva e pure il colpo di scena sul finale!

Occhi grigi come i miei, di Andrea Partiti
Ciao Andrea,
All'inizio del racconto mi sono sentito un po' spaesato, credo riguardi alcuni tempi verbali che mi hanno un po' disorientato (pur essendo corretti dal punto di vista della consecutio). Poi però mi sono lasciato trasportare e sono cascato a peso morto nel tranello. Il finale è stato un pugno nello stomaco. Ed è lì che risiede la bellezza del racconto. Il raccordarsi delle due linee temporali è un tocco di classe; il racconto avrebbe funzionato anche senza ma il fatto che sono in rapida successione mette in evidenza la presa di coscienza della protagonista e le ragioni, a caldo, della sua folle decisione. Per quanto riguarda il tema c'è e non c'è. Durante tutto il racconto il lettore pensa la donna stia agendo per gelosia, ma il finale smentisce tale tesi che, diciamolo, sarebbe stata un po' banale. Però a quel punto la gelosia manca, o meglio non c'entra.
A parte queste, soggettivissime, osservazioni riguardo al tema il racconto è davvero bello! Sul finale ho letteralmente sentito un brivido lungo la schiena, complimenti!

Amanda, di Gabriele Dolzadelli
Ciao Gabriele,
che dire? Ottima idea! Talmente ottima che l'ho avuta anch'io! ahahah Colombo e vichinghi dicevi? Scherzi a parte, il racconto fila liscio come l'olio. Quello della gelosia retroattiva è un tema che mi affascina parecchio, è un sentimento ancor più irrazionale della gelosia in senso classico, e, per questo, ancor più ostico da interpretare. Il tuo racconto, a differenza del mio, si incentra maggiormente su ciò che ognuno di noi è; il prodotto di una serie di esperienze e di incontri che ci hanno resi, appunto, ciò che siamo. Amare una persona significa, quindi, amare il risultato di tali esperienze ed incontri senza i quali quella persona non esisterebbe. Ciò rende ancora più insolita la gelosia retroattiva, che può essere figlia di un insicurezza (paura del confronto) oppure possessività ( mia è solo mia in ogni spazio e tempo). Nel racconto si parla di questa seconda tipologia, il protagonista ritiene di essere superiore alle precedenti relazioni, e, evidentemente, la gelosia ha natura patologica.
Non ho amato come hai introdotto la macchina del tempo, la butti lì senza altra spiegazione. "Sono l'inventore della macchina del tempo". Forse non ho apprezzato la schiettezza, forse la mancanza di ulteriori dettagli, forse il fatto che l'inventore della macchina del tempo non abbia mai visto o letto niente riguardo ad essa per cui ignora i pericoli del modificare il passato, butterfly effect ecc.
La gelosia del protagonista è patologica ma il fatto che fosse abbastanza lucido da inventare la macchina e non abbastanza per usarla con criterio mi stona un po' .
Comunque sia capisco che il numero di caratteri è limitante (eccome se lo capisco!), e il racconto mi è piaciuto molto.
Complimenti!

lummog, di Laura Cazzari
Ciao Laura,
il tuo racconto mi ha divertito, strappandomi un sorriso sul finale. Purtroppo non riesco a non vederlo come un semplice esercizio di stile. Il tema è rispettato, dopotutto stiamo parlando di quello che, per antonomasia, è il personaggio "geloso" di un oggetto, anche se sarebbe meglio dire ossessionato. Tu ci offri il suo punto di vista, che non ricordo essere manifestato direttamente nel romanzo di Tolkien. Sicuramente un racconto simpatico che, però, lascia un po' il tempo che trova. Non ho capito il perché del titolo, cioè l'anagramma mi da l'idea di qualcosa di scomposto e ricomposto diversamente, nel racconto c'è un cambio di prospettiva ma non una vera reinterpretazione del personaggio, another joke?
Sicuramente l'obiettivo è divertire e, nel finale, ci riesci. Quindi buona prova, anche se avrei preferito ci mettessi più del tuo,
comunque complimenti!

Occhi verdi, di Agostino Langellotti
Ciao Agostino,
Il tuo racconto ha un che di epico, teatrale, le parole proferite sul palco che preannunciano in qualche modo i sentimenti di Cinzia, il linguaggio sempre forte e perfetto per il contesto.
Stilisticamente è ineccepibile, personalmente non sono tanto avvezzo ai "colpi di fulmine", lei sembra innamorata dell'idea di lui, o forse solo del suo corpo ma, a quel punto, non me la sento di chiamarlo amore. Se avessero condiviso qualcosa saprebbe della sua omosessualità e dell'inutilità di una dichiarazione, a meno che la relazione con l'altro ragazzo non fosse segreta. La protagonista sembra venirne a conoscenza in quel momento e questo la devasta. Sinceramente però non riesco a provare empatia per lei, quindi dal punto di vista emozionale il racconto non ha pizzicato le mie corde.
Anche se non mi ha convinto complimenti per lo stile e per la fluidità e naturalezza con cui racconti questa scena, forse sarebbe più efficace contestualizzata in qualcosa di più lungo. Mi da l'idea di una parte più che di un racconto fatto e finito.

Pietra, di Dario Cinti
Ciao Dario,
Del tuo racconto ho apprezzato l'epicità, seppur macchiata dall'utilizzo di alcuni termini non proprio azzeccati. Non parlo di stile, ne so quanto di canottaggio, ma semplicemente di personalissimo gusto estetico quindi non entrerò nel dettaglio e quello che dico va preso con le pinze. Il tema sicuramente è centrato ma, reinterpretando una storia vecchia come il mondo (letteralmente secondo alcuni), il racconto non mi ha lasciato molto. Il ritmo è lento e una volta capito dove si va a parare non ci sono grandi rivelazioni. Ma non credo l'intenzione fosse quella, quindi non posso nemmeno dire sia un punto a sfavore.
Il vero problema è che, purtroppo, la lettura MI ha lasciato indifferente. Malgrado ciò la sensazione di "epico" è perfettamente coerente con la vicenda narrata.

Sale in sala, di Davide Di Tullio
Ciao Davide,
il tuo racconto è molto divertente, "intrattenente" per così dire. I personaggi sono molto veri, il modo di parlare è molto realistico e li caratterizza benissimo. Malgrado questo non sono sciocchezze quelle che si dicono, si vede che hai passato al setaccio ogni frase per evitare noiose chiacchiere. Il finale un po' deboluccio, quella del sale è una bambinata che sicuramente gli farà perdere punti con il capo. Il fatto che manchi una vera e propria risoluzione mi ha lasciato con l'amaro in bocca, perché il racconto mi suona un po' come un'aneddoto poco divertente: "ti ricordi di quella volta in cui Tizio a fatto cadere Caio?", l'effetto che mi fa è un po' questo. Ma personaggi così caratterizzati in così pochi caratteri e senza spigoni di alcun tipo sono un traguardo cui, francamente, posso solo aspirare. Complimenti!

Cinque mesi, di Arianna D’Angelo
Ciao Arianna,
nel tuo racconto affronti il tema in maniera molto classica, scegli però il punto di vista dell'oggetto della gelosia mettendo in evidenza come questo sentimento finisca per essere un peso per entrambi. La protagonista, Myriam, si sente ingabbiata da questa relazione ma non riesce ad uscirne. Non c'è niente d'esterno che lo impedisca; possiamo solo immaginare che abbia provato a tirarsene fuori invano, a causa dei comportamenti ossessivi di lui. In realtà quello che emerge è una ragazza fragile che odia la sua relazione ma ne è in qualche modo dipendente in modo morboso; non riesce a pensare ad altro oltre che al suo disagio ma non fa niente per eliminarlo.
Il racconto scorre bene, la parte dei messaggi all'inizio è ben costruita è rende perfettamente l'idea. Poi i sentimenti di lei vengono un po' raccontati più che mostrati. Sicuramente non si tratta di un difetto bensì di una scelta che però, a mio avviso, porta ad avere poco trasporto emotivo per la situazione.
Comunque è un buon lavoro, complimenti!

I ponti di Roma, di Filippo De Bellis
Ciao Filippo,
ho trovato il tuo racconto originale nell'idea, semplice ma per niente banale. La scoperta, sul finale, che si trattasse del padre spiega l'amarezza con cui il protagonista miri quanto meno a raggiungerlo. Penso che per ogni uomo il padre sia il primo punto di riferimento, la persona che si tende a voler compiacere ed imitare. In questo caso addirittura è una figura mitizzata e, diciamolo, sarebbe in ogni caso squallido far l'amore davanti alla foto di un genitore sapendo della sua relazione - addirittura matrimonio - con la nostra partner. Nonostante l'idea abbia un grande potenziale non mi sono mai sentito, nel racconto, molto coinvolto. Non c'era niente o quasi nella prima parte a preparazione del finale. Questo arriva inaspettato; letteralmente! I dialoghi un po' prolissi e poco caratterizzanti misti alla mancanza "d'attesa", rendono la lettura un po' pesante. Malgrado si tratti di un racconto breve io tendenzialmente mi aspetto sempre una domanda drammaturgica principale forte. Questa arriva quando si parla del fatto che siano due gocce d'acqua, ma la risposta arriva troppo in fretta. Non so se i miei dubbi siano espressi in modo chiaro, sicuramente è un buon racconto, "quadrato", con alcune piccole ingenuità e potenziale inespresso.
Secondo me è migliorabile, comunque complimenti!

Classifica
1 Occhi grigi come i miei di Andrea Partiti
2 CRISI DI COPPIA di Wladimiro Borchi
3 Sale in sala di Davide Di Tullio
4 Amanda di Gabriele Dolzadelli
5 Cinque mesi di Arianna D’Angelo
6 I ponti di Roma di Filippo De Bellis
7 Occhi verdi di Agostino Langellotti
8 lummog di Laura Cazzari
9 Pietra di Dario Cinti

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antico
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Re: Gruppo LA BELVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#10 » mercoledì 25 marzo 2020, 13:13

Domani sera scade il tempo per l'invio dei commenti e delle classifiche e vi manca solamente quella di Polly Russell!

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Polly Russell
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Re: Gruppo LA BELVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#11 » giovedì 26 marzo 2020, 21:26

Commenti e classifica



1) Occhi grigi come i miei, di Andrea Partiti,
2) Crisi di coppia, di Wladimiro Borchi,
3) Amanda, di Gabriele Dolzadelli,
4)Occhi verdi, di Agostino Langellotti,
5) Pietra, di Dario Cinti,
6)Sale in sala, di Davide Di Tullio,
7) I ponti di Roma, di Filippo De Bellis,
8)lummog, di Laura Cazzari
9)Cinque mesi, di Arianna D’Angelo

Commenti sparsi

Crisi di coppia
Ma... no! Ci ho messo un po’ lo ammetto. Anzi ci ho messo un bel po a capire che qui c’era guerra dei Rose! Ma ora è tutto chiaro, cristallino. Probabilmente, nella mia testa avevo deciso tutt’altro, e cioè che il marito, che diciamocelo è uno stronzo, avesse una relazione, e quindi ero lì a cercare di capire cosa c’entrasse il cognato in tutto questo. Poi s’è accesa la lampadina.
Labrador laccato a parte, la discesa nella disperazione di lei e il seguente calcio di lui, per farla scivolare più in fretta, è descritta in modo magistrale. Complimenti, ma ormai sei una certezza,


I ponti di Roma
Accidenti! Qui abbiamo una combo di gelosie! Figlio d’arte inadatto, che poi alla fine non lo sono mai, anche se non è vero. Ripiego come amante. Una gran buona idea. Il dialogo è troppo lungo, fondamentalmente è tutto un dialogo se escludiamo quando cimdici dove è posta la foto e come è vestito il soggetto. Avrei intervallato con più risposte di lei, o con delle azioni. Un monologo tanto lungo è surreale, basta poco, un gesto tra una battuta e l’altra. Magari fagli tirar via le lenzuola, poi rivestirsi, poi dare un pugno o al muro. Qualcosa che intervalli il parlato, per il resto un buon lavoro.


Amanda
Ma ciao! Certo che per essere tanto intelligente sinè perso in un bicchier d’acqua, è da Wells che si sa che il passato non si cambia, e se ci si prova, finisce peggio! Buon racconto, lineare, liscio, scivola tutto d’un fiato. Unico appunto il fatto che lui la rintracci, una volta tornato. Sarebbe più vecchio, lei potrebbe essere ovunque, ma alla fine: chi se ne frega? Noi volevamo arrivare alla realtà alternativa e alla sua giusta “punizione”, e ci siamo arrivati bene!

Occhi verdi
Ari-ciao! L’alternanza tra l’Otello e la vicenda degli attori protagonisti è davvero ben gestita, epica in alcuni punti, ma tu sei nel tuo stagno, qui. Ottima anche la realizzazione dell’angoscia di lei, soprattutto quando si sforza di guardare di nuovo. Non ci vedo troppo l’attinenza al tema, più che gelosia è un amore impossibile e lei non è tanto gelosa di Tommaso, quanto disperatamente consapevole che non potrà mai averlo. Detto questo un bel lavoro, ben scritto e giustamente dosato.

Pietra
Una gran buona idea, quale gelosia se non la più antica? Vero che si capisce dove si andrà a parare abbastanza presto, ma non credo affatto tu puntassi sull’effetto sorpresa. Un buon racconto, il tuo stile ricercato, qui, calza a pennello. Poco da segnalare se non che mi è piaciuto abbastanza. Una storia che conoscono tutti può ricevere una nuova sferzata di freschezza e, magari, come già fece (mi sembra) Baricco con il Minotauro, esplorare altri punti di vista. Una buona prova

Sale in sala
Ciao anche di qua, oggi è tutto un leggere e commentare, stasera farò sogni in technicolor. Mi piace l’atmosfera familiare che hai creato, e mi piace l’uso colloquiale e gergale neo dialoghi. Meno nel narrato “c’aveva la carogna” non può dirlo il narratore, perché io non so cosa voglia dire. A parte questa stupidaggine, il lavoro è ben fatto e il tema centrato. Trovo che si possa tranquillamente essere gelosi di un collega, a prescindere da quanto si stimi o meno, il principale. Una lettura davvero piacevole.

I ponti di Roma
Accidenti! Qui abbiamo una combo di gelosie! Figlio d’arte inadatto, che poi alla fine non lo sono mai, anche se non è vero. Ripiego come amante. Una gran buona idea. Il dialogo è troppo lungo, fondamentalmente è tutto un dialogo se escludiamo quando cimdici dove è posta la foto e come è vestito il soggetto. Avrei intervallato con più risposte di lei, o con delle azioni. Un monologo tanto lungo è surreale, basta poco, un gesto tra una battuta e l’altra. Magari fagli tirar via le lenzuola, poi rivestirsi, poi dare un pugno o al muro. Qualcosa che intervalli il parlato, per il resto un buon lavoro.


Lummog
Ciao Laura, considerando che ho una figlia quattordicenne appassionata di Harry Potter, immagini quanto io ami le fan fiction? XD
Ovviamente scherzo. Che non si tratti di una coppia classica si capisce quasi subito, però pensavo a un animale domestico e al suo proprietario, infatti mi chiedevo come avresti giustificato la parola “mani”, poi arriva la sorpresa finale. Complimenti, ben gestito. Alla fine ti viene da fare “ahhh, ecco chi era!” E anche a voce alta. M’hanno presa per scema, sappilo.
Attenta alle ripetizioni, hai usato la parola “lui” millemila volte.


Cinque mesi
Ciao Arianna: tema centrato, ovviamente. Come già ti hanno fatto notare però, ci fermiamo qui. Nel senso che non c’è alcun guizzo, non accade nulla che non debba accadere. Si sa da dove si parte e si sa con esattezza dove si andrà a parare, anche se il fatto che lei lo abbia registrato come “orsacchiotto” mi ha fatto propendere per una vena masochista.
Lui è stressante, lei non lo sopporta più e lo lascia. Magari se non ci avessi raccontato questa parte, cioè che lei aveva voglia di libertà, di poter tirare il fiato, ma ce lo avessi mostrato, forse sarebbe stato meglio. Anche perché era chiaro che non ne potesse più. Buona la parte onirica, ben descritta, evocativa.
Polly

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Re: Gruppo LA BELVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#12 » venerdì 27 marzo 2020, 9:03

Avete ricevuto tutte le classifiche, posso procedere con i miei commenti.

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Re: Gruppo LA BELVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#13 » domenica 5 aprile 2020, 19:03

Scusandomi per il ritardo, ecco a voi la mia classifica. Gruppo notevole, complimenti a tutti.

1) Occhi grigi come i miei, di Andrea Partiti
Penso che questo sia uno dei migliori racconti della storia di Minuti Contati: sperimentale e funzionale pertanto innovativo e originale, tema che lo permea fin nelle fondamenta, conflitto presente a 360 gradi, contesto delineato perfettamente, finale che, pur potendoci arrivare, giunge come una pugnalata in virtù di come hai saputo renderlo. Pollice su con lode.
2) Crisi di coppia, di Wladimiro Borchi
Prova davvero pregevole per un racconto ottimo che colpisce duro riuscendo a delineare un contrasto eccezionale al contempo disegnando con una corretta semina un contesto estremamente vivo nella sua drammaticità. Il tema non è affrontato di petto, ma presente e questa può essere l'unica, piccola, debolezza di un testo cui assegno volentieri un pollice su.
3) Occhi verdi, di Agostino Langellotti
Molto bello e perfettamente coerente con quello che voleva essere, non vedo difetti evidenti in questo testo e anche il tema mi sembra ben trattato e affrontato. Il tutto si sorregge su questa immagine statica divisa tra la scena (nel quale si muove l'attore e poi gli amanti) e il proscena (nel quale si annida il desiderio e infine l'astio causato dalla gelosia) e il tutto funziona alla grande. Pollice su per me e finisci dietro ai racconti di Wladimiro e di Andrea solo perché, per come sono arrivati a me, riescono a esprimere, nell'eccellenza, ancora più brillantezza. Che gruppo!
4) Sale in sala, di Davide Di Tullio
Racconto decisamente godibile e ben scritto con un paio di nei: 1) personaggi che potrebbero essere caratterizzati in modo più netto e 2) quel torto di cui parla Lino in apertura lo vedo più azzeccato indirizzato verso Peppe in quanto l'ultimo arrivato, pur bravo, merità di meno di chi è lì da una vita (insomma, la valutazione di Lino è tesa a massimizzare il proprio profitto e non a non arrecare torti). Chiaramente, la seconda annotazione pesa meno sulla valutazione rispetto alla prima. Sottilineo anche un finale che, credo, potrebbe essere più brillante mentre qui appare meno incisivo di quanto potrebbe essere. In conclusione, per me è un pollice tendente verso l'alto in modo bello convinto.
5) Amanda, di Gabriele Dolzadelli
Occhio al paradosso temporale perché c'è una possibilità pari a quella di vincere l'enalotto intergalattico che il protagonista e Amanda stiano insieme dopo avere cambiato così tanto della sua vita passata (che poi, a dire il vero, già solo all'uccisione del quindicenne è sufficiente a cambiarle la vita e pertanto quelle degli altri sono state superflue, poveracci). Insomma, considerando il paradosso, l'errore è grande. Tralasciando questo aspetto e quindi facendo finta che non esista il problema, invece, il racconto è d'alto livello e l'idea molto buona, oltre che perfettamente in tema. Direi un pollice tendente verso l'alto mediando tra le due valutazioni.
6) Cinque mesi, di Arianna D’Angelo
Qui sento una voce bella chiara, molto bene, considerato anche che è la prima cosa che leggo di te. Vero che procedi linearmente, ma non lo vedo come un problema, semmai manca un contrasto interiore perché questo ragazzo sembra solo un aguzzino mentre, invece, qualcosa le darà di positivo, no? In pratica, se tu avessi lavorato di più sul suo conflitto interiore tra pro e contro avresti reso la decisione finale molto meno sicura e, probabilmente, avresti evitato quel tipo di critica. Detto questo, per me è comunque un pollice tendente verso l'alto. Ti aspetto nei prossimi mesi!
7) Pietra, di Dario Cinti
Sai che penso? Che si percepisce poco la forza del sentimento di Caino. La sua bramosia nell'impossessarsi di ciò che è del fratello risulta, alla fine, più evocata che vissuta dal lettore e questo, a mio modo di vedere, perché non ti sei concentrato tanto sul rapporto tra i fratelli quanto sul contesto, sei rimasto molto "fuori". Detto questo, la lettura è stata piacevole anche se ho trovato difficoltà nell'intro. Per me un pollice tendente all'alto, ma al pelo.
8) I ponti di Roma, di Filippo De Bellis
Un buon lavoro anche questo, ma con diverse criticità. Quindi il padre era sposato con lei, ma prima ancora anche con un'altra, che quindi era la madre del ragazzo? Ovvio, altrimenti si cadrebbe nell'incesto, ma buttato così mi è sembrato troppo di fretta. In pratica, sarebbe stato necessario più contesto, ho sentito la mancanza della figura del padre nel racconto, sempre evocata, ma da distante, poco "toccata" quasi che bastasse che ci dicessi che ne era geloso per farci entrare nella storia. Penso che il focus dovesse essere più sul contrasto padre/figlio mentre, come detto sopra, il padre risulta distante e la dialettica è più con l'amante e questo ci porta a domandarci il senso del finale. Da rivedere, insomma. Allo stato attuale, un pollice tendente verso il positivo, ma non al pelo.
9) Lummog, di Laura Cazzari
L'erroretto nel titolo l'ho notato, ma ho pensato fosse voluto per non svelare troppo al lettore. L'idea è buona, il pensare all'anello e a Gollum è stato decisamente brillante. Ho qualche dubbio sull'esprimersi del protagonista che sembra più un Gollum primo stadio che quello che rappresenti, ovvero l'essere ormai corrotto che ha vissuto oltre gli anni che altrimenti gli sarebbero stati concessi. Insomma, non sembra essere lui e se è vero che l'imitarlo troppo avrebbe rischiato di compromettere l'effetto sorpresa è anche vero che la sfida stava proprio lì: nell'imitarlo riuscendo comunque a non svelare il poker in mano fino alla fine. Lo giudico un pollice tendente verso l'alto in modo non brillante perché puoi lavorarci molto in quanto ci vedo margini ancora notevoli. Purtroppo devo posizionarti ultima perché, a pari valutazione, i racconti di De Bellis e Cinti mi sembrano più coerenti con le loro premesse. Detto questo, credo sia la prima volta che in un gruppo da nove un mio pollice tendente al positivo finisca in fondo. Gran bel gruppo dove le differenze si sono giocate elementi tutti positivi.

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