Inverno - di Viviana Tenga

viviana.tenga
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Inverno - di Viviana Tenga

Messaggio#1 » martedì 21 aprile 2020, 0:29

Ai piedi della montagna, una profonda crepa segna una linea irregolare sul terreno. Subito dietro si ergono scheletri di alberi inceneriti dalla furia dei fulmini. Solo più in alto inizia una foresta tinta dei colori dell’autunno, anche se gli alberi si fanno ogni giorno più spogli. Presto arriverà un nuovo inverno, il decimo nella vita di Euthymos. E, come gli inverni che l’hanno preceduto, anche questo sarà un inverno senza fuoco.
Alla caverna, solo Varsos è abbastanza vecchio da ricordare il fuoco. Abbastanza vecchio da aver conosciuto un tempo felice, in cui ai mortali era concesso banchettare insieme agli dei sulla cima dell’Olimpo. Al crepuscolo, quando i membri della comunità si stringono gli uni agli altri sotto le pelli di animale per combattere il freddo della notte, Varsos racconta di quei giorni. Del banchetto durante cui gli uomini offesero Zeus e di come il padre degli dei tolse loro il fuoco.
Euthymos cammina poggiando i piedi scalzi sul terreno accanto alla crepa. Sa che quello è il confine che gli dei hanno posto al reame degli uomini. Guarda in alto, verso le nuvole scure, verso i lampi che squarciano il cielo. È mattina presto, ma il padre degli dei è già arrabbiato. Euthymos si chiede cosa possa scuotere la felicità di una vita divina.
Il vento gli scompiglia i capelli, l’aria rimbomba di tuoni e odora di fulmini. Gli altri ragazzi della caverna hanno paura a venire lì, così vicino al confine. Euthymos non riesce a farne a meno. Da che a memoria, è sempre stato attratto da quella montagna proibita.
C'è una sagoma che scende lungo le pendici del monte.
Euthymos la vede e fa un passo indietro. Nella sua breve vita, ha imparato a temere tutto ciò che viene dalla montagna. Le gambe vorrebbero fuggire verso la caverna, ma qualcos’altro lo frena. Non riesce a sopportare l’idea di scappare senza aver visto da vicino quell'essere immortale.
La sagoma somiglia a quella di un uomo. Ma è molto più alto, più massiccio, più imponente di qualsiasi uomo mortale. Porta qualcosa in mano, forse un bastone. Euthymos vuole fuggire e vuole rimanere.
Ma ormai l’altro è vicino. I loro sguardi si incrociano, gli occhi grigi del bambino in quelli azzurri della divinità. Euthymos pensa che dovrebbe almeno abbassare il capo, rendere omaggio a quell'essere. Invece rimane immobile.
L’altro è pochi metri oltre il confine. Gli sorride e con un cenno della mano lo invita ad avvicinarsi.
Euthymos ha paura. Guarda la crepa sul terreno, guarda la divinità che continua a sorridergli. Le gambe gli tremano.
Euthymos fa un passo avanti.
L’altro gli porge ciò che ha in mano. Non è un bastone, ma una canna. Appena la prende in mano, Euthymos sente un calore improvviso. Guarda dentro e vi vede qualcosa di rosso e lucente.
“Va’” gli dice l’altro. “Torna a casa. Di’ agli uomini che Prometeo non li ha dimenticati.”
Euthymos sgrana gli occhi. Guarda il titano di cui tante volte ha sentito raccontare. È così simile e così diverso da come l’ha sempre più immaginato. Molto più divino. Molto più umano.
“Va’!”
Euthymos si gira e comincia a correre. Dietro di lui, i tuoni rimbombano più forti che mai. Ma invece che aver paura, Euthymos si mette a ridere. Ride perché è felice come non ha mai immaginato si potesse essere felici. Ride perché quest’inverno gli uomini avranno il fuoco.



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antico
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Re: Inverno - di Viviana Tenga

Messaggio#2 » martedì 21 aprile 2020, 0:31

Ciao Viviana! Tutto ok anche per te con tempo e caratteri, divertiti in questa Patrizia Rinaldi Edition!

Lorenzo Diddi
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Re: Inverno - di Viviana Tenga

Messaggio#3 » martedì 21 aprile 2020, 13:24

Inverno di Viviana Tenga

Ciao Viviana,

Il modo in cui hai pensato di presentare la tematica mi ha convinto.
Ho trovato particolarmente affascinante l’immagine di questa crepa che allontana e avvicina, allo stesso tempo, l’accessibile dall’inaccessibile. Questa linea interminabile, inoltre, sembra consentire al lettore uno sguardo verso il proprio ignoto che, talvolta lo inquieta e, talaltra, lo esalta.
Il tuo pensiero, colorato di epicità e realtà, mi ha entusiasmato.
Il racconto è ben scritto. Parte invitando chi legge a immergersi nella storia senza né anticipare né offrire eccessive spiegazioni. Lo stile lo trovo nitido, pulito, sicuro e coerente dal principio alla fine.
Non trovo criticità, onestamente, e non vedo perché debba necessariamente inventarmele.
Mi complimento con te e ti auguro una buona Edition!

alexandra.fischer
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Re: Inverno - di Viviana Tenga

Messaggio#4 » martedì 21 aprile 2020, 17:28

INVERNO di Viviana Tenga Bello questo racconto: dove si vede Prometeo offrire di nuovo il fuoco agli uomini colpevoli di aver offeso Zeus; il personaggio di Euthymos è accattivante: chi, se non un bambino, poteva accettare un dono tanto pericoloso e importante al tempo stesso oltrepassando il limite costituito dalla paura dell’ira divina (che si vede sotto forma di temporale). Il tema è centrato e la tecnica letteraria è impeccabile: rendi con molta cura l’atmosfera mitologica della Grecia classica (atmosfera montana). E l’incontro fra il piccolo e Prometeo (del quale Euthymos scorge le caratteristiche di Titano dallo sguardo).

costellazione di bacco
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Re: Inverno - di Viviana Tenga

Messaggio#5 » mercoledì 22 aprile 2020, 0:25

Ciao Viviana, piacere di leggerti,
ho apprezzato il tuo modo di intendere la tematica: è molto affascinante la descrizione di questa linea che separa il mondo divino e da quello umano e la curiosità dell'infante di andare oltre, di conoscere molto di più sulla vita dell'Olimpo e su "cosa può fare arrabbiare una divinità".
Il testo e ben scritto e rapisce il lettore, con la tua scrittura riesci a far calare completamente il lettore in ciò che sta leggendo (qualità non da poco). Non trovo nessun errore di forma.
A rileggerti.

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maurizio.ferrero
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Re: Inverno - di Viviana Tenga

Messaggio#6 » mercoledì 22 aprile 2020, 8:34

Ciao Viviana, leggerti è sempre un piacere

Racconto pulito e dalla forma nitida, nonostante sia in gran parte raccontato e con pochissime battute di dialogo hai la capacità, già vista in altri tuoi lavori, di non farlo mai diventare pesante.
Bella l'idea di rappresentare il tema come un confine fisico (ma anche metaforico) tra il mortale e il divino, con il momentaneo contatto di questi due.
Non ho nulla di particolare da segnalarti: il racconto mi è piaciuto molto e non ho rilevato errori. Data la qualità altissima degli altri racconti del girone, che ho già letto, stilare una classifica sarà durissima.

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Polly Russell
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Re: Inverno - di Viviana Tenga

Messaggio#7 » giovedì 23 aprile 2020, 19:43

Ciao Viv. Non mi dilungherò sulle cose che già sai: ottimo stile, pulito, senza fronzoli... lo sai. :)
La visione del mito di Prometeo dagli occhi di un bambino, una buona idea, che però, secondo me non decolla. Mi spiego: il tuo racconto aggiunge poco o nulla a quello che già sapevo del mito. Conosco troppo poco Euthymos per affezionarmi, o interessarmi alle sue vicende e dalle prime sue righe so che Prometeo gli donerà il fuoco. Certo, quando ho letto “canna” con qualcosa di rosso, ho pensato che prendesse una piega squisitamente humor ma non è andata così! :) Insomma, per quanto ben scritto, è “solo” il mito di Prometeo è il fuoco. Non so se sono riuscita a spiegarmi. Più che un racconto, mi sembra un ottimo esercizio di stile.
Polly

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daniele.mammana-torrisi
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Re: Inverno - di Viviana Tenga

Messaggio#8 » venerdì 24 aprile 2020, 13:32

Ciao, Viviana!

Via le esperienze delle passate edizioni, devo dire che partivo un po' prevenuto; da parte tua mi aspettavo un qualcosa di bello e con più significati e alla prova dei fatti non sono rimasto a bocca asciutta. Il che vuol dire un round di complimenti, ma anche una doverosa premessa.
Con Prometeo colpivi un mio punto debole! xD Già la sua figura, prima della crepa simbolica, rappresenta in un certo senso l'oltrepassare il limite tra umano e divino, il mezzo per cui passare dai limiti di una essenza alle, in pratica, illimitate capacità di un'altra. Il suo dono del fuoco, che hai ripreso, segnala l'inizio dell'erosione del potere degli dei. Con il fuoco, e quello che ne verrà, l'Uomo potrà sempre più avvicinarsi alle capacità del divino e un giorno le supererà.
E averlo contrapposto ad Euthymos, l'eterno e il giovane, è un bel ricalco del tema. Un bambino scavalca il limite sacro, il crepaccio, e riporta il fuoco agli uomini. Per come hai giocato con il tema, insomma, complimenti da parte mia. Mi è piaciuto molto!


Non temere, Prometeo. Di tutti, sei quello che l'Uomo non dimentica.

viviana.tenga
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Re: Inverno - di Viviana Tenga

Messaggio#9 » venerdì 24 aprile 2020, 22:29

Polly Russell ha scritto:Ciao Viv. Non mi dilungherò sulle cose che già sai: ottimo stile, pulito, senza fronzoli... lo sai. :)
La visione del mito di Prometeo dagli occhi di un bambino, una buona idea, che però, secondo me non decolla. Mi spiego: il tuo racconto aggiunge poco o nulla a quello che già sapevo del mito. Conosco troppo poco Euthymos per affezionarmi, o interessarmi alle sue vicende e dalle prime sue righe so che Prometeo gli donerà il fuoco. Certo, quando ho letto “canna” con qualcosa di rosso, ho pensato che prendesse una piega squisitamente humor ma non è andata così! :) Insomma, per quanto ben scritto, è “solo” il mito di Prometeo è il fuoco. Non so se sono riuscita a spiegarmi. Più che un racconto, mi sembra un ottimo esercizio di stile.


Ciao Polly,
Capisco cosa intendi e in parte hai ragione. Una settimana prima dell'edizione, avevo lavorato sulla figura di Prometeo in un altro contesto, avevo ancora tutto il materiale che avevo letto/ascoltato che mi frullava in testa e ho voluto fare l'esperimento (o esercizio) di guardarlo sotto un altro punto di vista. Di sicuro avevo (e ho ancora) una gran voglia di continuare a lavorare su questo mito, visto che il tema si prestava bene ho preso la palla al balzo.
Tutto per questo per dire che capisco la tua obiezione e la trovo del tutto legittima.

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Luca Nesler
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Re: Inverno - di Viviana Tenga

Messaggio#10 » lunedì 27 aprile 2020, 14:57

Ciao Viviana. Hai scelto di mostrarci un pezzo di mito che stabilisce bene un limite nell'evoluzione dell'uomo. L'idea mi pare azzeccata. Anche il titolo mi piace, perché un inverno col fuoco è decisamente diverso da uno senza. Una bella sottolineatura.
Però penso che avresti potuto declinare meglio la storia che, messa così, ha uno sviluppo un po' lento e piatto. L'incipit è un po' faticoso, con una descrizione minuta di un paesaggio che, pur dicendo molto del contesto, scoraggia un po' un lettore pigro come me. L'arrivo del titano è l'unico elemento che porta tensione e curiosità e arriva proprio in chiusura e senza destare sorpresa in chi conosce il mito (mi chiedo se il racconto risulti chiaro a chi non lo conosce). Diciamo che, secondo me, questa lentezza e relativa linearità rende un po' povero il racconto.
Forse il problema è anche che raccontare qualcosa di già noto, se non c'è un qualche punto di vista innovativo della vicenda, non desta grande interesse. Non so, sto cercando di ragionarci sopra per aiutarti a capire il testo. Magari è solo e meramente una questione di gusti: lascio a te la riflessione.
Insomma, penso che potresti scrivere cose più intense, vista la tua abilità. Ma non so se era il tuo scopo.

Sulla tecnica volevo chiederti se hai scelto un narratore esterno al presente per un motivo particolare. Penso che sarebbe più immediato, scegliendo il presente come tempo verbale, un punto di vista interno. Suonerebbe meno onnisciente e sarebbe più vicino all'azione. Era per una questione di caratteri? Cosa ne pensi?

"È così simile e così diverso da come l’ha sempre più immaginato" Questo è un refuso, vero?
Alla prossima!

viviana.tenga
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Re: Inverno - di Viviana Tenga

Messaggio#11 » lunedì 27 aprile 2020, 18:26

Luca Nesler ha scritto:Ciao Viviana. Hai scelto di mostrarci un pezzo di mito che stabilisce bene un limite nell'evoluzione dell'uomo. L'idea mi pare azzeccata. Anche il titolo mi piace, perché un inverno col fuoco è decisamente diverso da uno senza. Una bella sottolineatura.
Però penso che avresti potuto declinare meglio la storia che, messa così, ha uno sviluppo un po' lento e piatto. L'incipit è un po' faticoso, con una descrizione minuta di un paesaggio che, pur dicendo molto del contesto, scoraggia un po' un lettore pigro come me. L'arrivo del titano è l'unico elemento che porta tensione e curiosità e arriva proprio in chiusura e senza destare sorpresa in chi conosce il mito (mi chiedo se il racconto risulti chiaro a chi non lo conosce). Diciamo che, secondo me, questa lentezza e relativa linearità rende un po' povero il racconto.
Forse il problema è anche che raccontare qualcosa di già noto, se non c'è un qualche punto di vista innovativo della vicenda, non desta grande interesse. Non so, sto cercando di ragionarci sopra per aiutarti a capire il testo. Magari è solo e meramente una questione di gusti: lascio a te la riflessione.
Insomma, penso che potresti scrivere cose più intense, vista la tua abilità. Ma non so se era il tuo scopo.

Sulla tecnica volevo chiederti se hai scelto un narratore esterno al presente per un motivo particolare. Penso che sarebbe più immediato, scegliendo il presente come tempo verbale, un punto di vista interno. Suonerebbe meno onnisciente e sarebbe più vicino all'azione. Era per una questione di caratteri? Cosa ne pensi?

"È così simile e così diverso da come l’ha sempre più immaginato" Questo è un refuso, vero?
Alla prossima!


Ciao Luca,
Parto dicendo che, da persona a cui dicono spesso che "descrivo troppo poco", questa tua critica a suo modo mi rende felice XD
In realtà in questo caso mi affascinava proprio l'idea di mostrare un mondo senza fuoco e in cui le divinità sono percepite come esseri ostili; la lentezza è stata una scelta consapevole, ma è legittimo non apprezzare e se mai ci rimetterò mano proverò a inserire un po' più di dinamicità.
La terza persona presente è stata una scelta su cui non ho ragionato più di tanto, legata anche a un mio gusto personale (in generale, trovo che il presente dia più immediatezza e la terza persona permetta più controllo sulla scena). Può darsi che qui ci stesse meglio la prima.
Il refuso sì, ovviamente è un refuso, grazie della segnalazione. :)

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DandElion
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Re: Inverno - di Viviana Tenga

Messaggio#12 » mercoledì 29 aprile 2020, 23:42

Ciao Viviana!
Il tuo racconto, come sempre, è molto ben strutturato. La parte iniziale, con poche frasi ben delineate, consente subito al lettore di calarsi nel contesto; il passaggio da spettatore a umano accucciato al freddo della caverna è immediato.
Nel punto in cui Euthymos si avvicina alla crepa, però, mi sarei aspettata un cambio di voce narrante, per far immedesimare ulteriormente il lettore, parere mio, nulla di assoluto.
A parte questo, che mi ha convinto meno del resto, è una buonissima prova ;)
#AbbassoIlTerzoPuntino #NonSmerigliateLeBalle
#LicenzaPoeticaGrammatica
Adoro le critiche, ma -ve prego!- che siano costruttive!!

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antico
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Re: Inverno - di Viviana Tenga

Messaggio#13 » lunedì 4 maggio 2020, 21:16

Delinei un gran bel contesto dai colori ben definiti e dall'immagine forte che ben si imprime nella mente del lettore. Inutili certi accenni come quello a Varsos, tutto quanto si allontana dal giovane protagonista è, a mio parere, negativo. Sento anche il bisogno di un maggiore spazio per Prometeo, del resto quel suo gesto ne segna il destino e quindi andrebbe sottolineato più solennemente. E occhio a quella CANNA messo in quel modo che, sulle prime, porta davvero al sorriso. Per me un pollice tendente all'alto che può ancora essere migliorato di molto.

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