Lo oscuro monastero del mistero

MarcoMengoli
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Lo oscuro monastero del mistero

Messaggio#1 » domenica 19 aprile 2020, 11:42

'È un lavoretto di tutto riposo', dicevano.
'Vedrai, sarà una scampagnata lungo il fiume', dicevano. 'C'è un bel mucchio d'oro da arraffare, su alla tana del bigatto...'
Certo, come no? Una scampagnata...
Siete finiti in una valle dimenticata da Domineddio.
Vi hanno preso a bastonate i briganti, i tagliagole della Banda del Rospo e perfino le guardie.
Vi siete persi tra burroni e selve infestate di bestiacce.
Avete perfino svegliato il Bigatto in carne e ossa, che dormiva sul suo mucchio d'oro... Quel ramarro troppo cresciuto vi ha sbattuto via con due colpi di coda, facendovi disperdere in tutte le direzioni, e addio tesoro, addio missione di tutto riposo, addio anche ai tuoi compagni... Eh, ma il capo ti sentirà, quando ritornerai al covo! Gliene canterai quattro, sissignore... otto, perfino!
Sempre se ritornerai al covo...
A dire il vero, per adesso tale previsione non sembra molto realistica: hai perso la strada, la direzione e la sacca da viaggio, i tuoi compari sono morti o smarriti peggio di te, non hai il becco di un quattrino in tasca e sta per calare la notte.
Forse è meglio che trovi un posto tranquillo dove riposare le ossa ammaccate: lì davanti, oltre l'ultimo filare di alberi, intravedi qualcosa che sembra proprio fare al caso tuo...
Dopotutto, che altro potrebbe mai andare storto...?
Emergi dal frutteto e ti rendi conto che la luce che avevi intravisto proveniva dalla stanza più elevata di un monastero protetto da mura. Subito dopo noti qualcos’altro che ti provoca un senso subitaneo di stupore e paura: una serie di figure oscure che viaggiano veloci lungo il bordo delle mura producendo uno strano rumore come di campanellini scossi dalle intemperie.
Dalla torre noti una figura emergere e gridare qualcosa alle ombre rapide che però non paiono darle peso e proseguono nel loro percorso circolare attorno all’eremo. Un dolore lancinante alla base del collo ti fa rendere conto di non essere solo, cadi mugolando e intravvedi un villico vecchiaccio munito di randello che sta sacramentando nei tuoi confronti. Il colpo ti causa onde lancinanti di dolore e riesci a cogliere soltanto alcuni degli strepiti con cui ti si sta rivolgendo: ‘… homo jovine … convento … beate sorelle della immacolata vergine fustigata …’.
‘Mmmmgghh!!!’ riesci appena a dire, ed ecco che vedi lo sguardo del vetusto villico accendersi: ‘Muto siete? E magari sordo pure?’. D’un tratto un nuovo piano geniale ti passa per la cervice, gesticolando come un matto e indicandoti le auricole e la favella emetti soltanto grugniti degni di un porco alla fiera di Bismantova.
Il villano ti solleva, chinandosi per rimuoverti la fanghiglia con cui la caduta ti aveva inzaccherato, e, cercando lo sguardo più penitente e sofferente possibile, ti conduce verso le ombre che si rivelano essere sorelle immacolate vergini fustigate utilizzanti una qual sorta di velocipede a due ruote su cui sono abili a destreggiarsi quali circensi equilibriste.
La prima si ferma scavallando dal velocipede e tu resti sorpreso dal notare che stavasi in precario equilibrio su un unico nerboruto bastone qual falco assiso sulla trampoliera.
‘Suor Addolorata, ogni volta penso che dovreste utilizzare un arnese a guisa di picciol sellame.’
‘Ridurrebesi il nostro sollazzo, oh vecchio castaldo; che ci porti costì? Un giovane che potrebbe minare con le sue vulgar orazioni la santa liceità delle nostre novizie più giovani?’
‘Giammai lo penserei, dopo lo scorso aiutante e i suoi osceni motteggi che ci constrinsero a indicar ei la via per altri lidi dove licenziare discorsi di peccato, ma costui è un povero mutolo e sordo che par forte e vigoroso e potrebbe porgere rimedio e conforto ai dolori che la veneranda età lancina le mie terga.’
‘E sia! Vediamo che riterrà la badessa superiora!’
Facendo attenzione a non voltarti verso il rumore d’uscio sbattuto segui l’Addolorata suora fino alla base del torrione da cui era emersa la figura urlante, una porticina si apre per farne uscire il corpo enorme di colei che supponi essere la badessa.
‘Suor Addolorata, sai che quando suona il vespro tu e le altre velocipidiste dovete rientrare per le vostre mansioni. Un’altra siffatta mancanza e mi troverò costretta a reintegrare cotali mezzi di picciol sellame. Pensi che portarmi codesto giovine peccatore possa raffreddare la mia ira nel confronto del vostro ritardo?’
‘Questo è un pover mutolo e sordolo, madre badessa, che cerca misericordia e carità offrendo in cambio soltanto la sua virile possanza a beneficio del convento e del vecchio castaldo.’
‘Sine, fiat.’ concede la madre superiora, puoi entrare.
Passi alcuni giorni rimettendoti in forze e cercando di capire dove le immacolate vergini fustigate celino le offerte che certamente devono aver ricevuto, nel mentre le consorelle più giovani, come spesse volte facevi pure tu all’incontro con un sordomuto, non ritenendo di essere da te intese ti rivolgono le più sconce e scellerate parole del mondo, dimostrandosi più fustigatrici che fustigate.
Stai quasi per abbandonare ogni progetto di ricchezza che un pomeriggio, stanco e accaldato per il pesante lavoro, ti sei sdraiato all’ombra del frutteto a sonnecchiare; due monache intente alla raccolta di funghi devono essere nei paraggi, in quanto le senti vociare e contare i porcini raccolti ‘Un funghetto per amor di Dio! Due funghetti per amor di Dio!’.
Essendo le voci particolarmente vicine fingi di dormire profondamente. Riconosci la voce di suor Perspicace (giovane novizia da te soprannominata “suor Procace” per motivazioni su cui è poco lecito approfondire) affermare: ‘Se io credessi che tu mi tenessi credenza, io ti direi un pensiero che ho avuto più volte, il quale forse anche a te potrebbe giovare.’
‘Di’ sicuramente, ché per certo io nol dirò mai a persona.’ risponde la vicina, suor Povera, tra tutte le monache forse quella più ricca di battute salaci sulle tue terga.
Allora suor Perspicace cominciò: ‘Io non so se tu t’hai posto mente come noi siamo tenute strette, né che mai qua entro uomo alcuno osa entrare se non il castaldo ch’è vecchio e questo mutolo; e io ho più volte a più donne che a noi son venute udito dire che tutte l’altre dolcezze del mondo sono una beffa a rispetto di quella quando la femina usa con l’uomo. Per che io m’ho più volte messo in animo, poi che con altrui non posso, di volere questo mutolo provare se così è; egli è il migliore del mondo da ciò costui, perché egli, pur volesse, non potrebbe né saprebbe ridire. Volentieri udirei quello che a te ne pare.’
‘Oimé!’ risponde la povera Povera, ‘non sai tu che abbiamo promessa la verginità nostra a Dio?’
‘Oh’, dice Procace, il cui discorso tu stai intimamente sperando possa avere ragione delle remore della compagna, ‘quante cose gli si promettono tutto il dì, che non se ne gli attiene niuna!’
Convinta la vicina le suore ti destano e portano in un capannetto nei pressi donde, tra atti lusinghevoli e risatine, menato all’interno concedi alle due ignoranti la conoscenza desiderata.
Tutto sommato, con le mura che ha questo convento, ci deve essere un bel tesoro nascosto, da qualche parte, provi a raccontarti per darti diversa ragione allo restare, anche se, tra le fatiche del lavoro dei cambi, le fatiche delle attività nel capannetto e i sonni che ti sono necessari per ristorarti, il tempo per cercare il nascondiglio pare essere sempre troppo limitato, per non dire assente.
Avviene poi che, un pomeriggio, anche suor Federica scopra il passatempo delle due consorelle e, superato il primo desiderio di denunzia del peccato, decida di soprassedere a patto di ricevere anch’ella la conoscenza interiore.
Difficile tenere un segreto entro un luogo come un convento e, tempo una settimana, ti diviene sostanzialmente impossibile uscire dal capannetto ove quotidianamente si forma una fila più lunga di quelle della questua natalizia.
Simulando un mal di capa riesci finalmente, dopo un mese di questa vita, a fuggire un attimo nel boschetto accasciandoti a terra per cercare ristoro. Ti eri appena addormentato quando un’ombra, come di temporale, ti riscuote desto. Ti accorgi che il vento malandrino ha scoperto le tue pudenda arrossate dal lavorio incessante proprio nel momento in cui l’enorme badessa stava passandoti vicino. Ella ti invita tosta a recarti nella sua camera badessale per assaporare in segreto il frutto del peccato originale.
Quello che doveva essere un assaggio si rivela più corposo di un prandium di sposalizio del mezzogiorno; di notte odi i lamenti delle altre monache che, come spiriti erranti, ululano il loro dolore all’ecumene; di giorno, le rare volte che la badessa acconsente al rientro nei tuoi alloggi, di fronte alla tua cella si forma una coda che paiono le partenze dei villici durante il santo giorno dell’annuncio di risurrezione.
Una sera, stremato dall’ennesima richiesta badessale, non ne puoi più e sbotti: ‘Madonna, io ho inteso che un gallo basta assai bene a diece galline, ma che dieci uomini possono male o con fatica una femina sodisfare, ove a me ne convien servirne nove; al che per cosa del mondo io non potrei durare, anzi son io, per quello che infino a qui ho fatto, a tal venuto che io non posso fare né poco né molto; e perciò o voi mi lasciate andar con Dio o voi a questa cosa trovate modo.’
La madre superiora stordisce tutta e dice: ‘Che è questo? Io credeva che tu fossi mutolo!’
‘Madonna, io era così non per natura ma per infermità, ma tanta cura mi avete dato che la salute mi avete restituito.’
Tutto il convento erompe a festa per il miracolo di conferma dell’amor di Dio; dopo nove volte nove giorni di festeggiamenti riesci infine ad allontanarti, stanco ma soddisfatto. Ne avrai di cose da raccontare, al tuo capo, anche se, forse, potresti omettere alcuni particolari e comunicargli soltanto che, in quel monastero fortificato, deve trovarsi un ben grande tesoro, viste le dimensioni delle mura…



alexandra.fischer
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Re: Lo oscuro monastero del mistero

Messaggio#2 » lunedì 20 aprile 2020, 19:18

LO OSCURO MONASTERO DEL MISTERO di Marco Mengoli Storia che deve molto al Decamerone di Boccaccio. Originale però la trovata del velocipede di legno sul quale si spostano le sorelle del monastero. Carini i nomi delle giovani monache (Perspicace/Procace) e Povera. Apprezzabile l’astuzia con la quale ti sei attenuto aderente al testo, rivedendo la traccia dal punto di vista del Nostro, finto muto e divenuto aiutante in un convento dalla moralità piuttosto elastica (prima scacciano un aiutante perché di lingua troppo mordace e poi costringono a scappare il Nostro per via di certi…appetiti). Ironico il finale con il paragone gallo-galline uomo-donne. Da ridere anche il fatto che intenda consigliarlo al capo come luogo contenente un possibile tesoro.

Attento a:
bigatto in minuscolo nella prima frase (Bigatto)

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lval21
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Re: Lo oscuro monastero del mistero

Messaggio#3 » martedì 21 aprile 2020, 11:31

Le monachelle che girano senza sellino sui velocipedi, la raccolta dei funghetti, i nomi fantastici delle suore… Ho riso di gusto, e mi hai ricordato ogni possibile barzellettaccia sui conventi che abbia mai sentito! L’ispirazione boccaccesca poi fa sempre brodo, per il lettore che cerchi riferimenti letterari aulici alla sua zappa & spada. Divertentissimo come gioco goliardico, secondo me funziona un po’ meno bene come racconto, sia per la scrittura in seconda persona, sia perché il nostro protagonista è fino alla fine un semplice spettatore delle insaziabili voglie delle suore.

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Luca Nesler
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Re: Lo oscuro monastero del mistero

Messaggio#4 » sabato 25 aprile 2020, 18:38

Ciao Marco, piacere e benvenuto!
L'idea alla base del racconto mi è piaciuta molto. Mescolare la religione al fantasy è un'ottimo modo per rendere il tutto italico. Mi piace l'ironia e l'irriverenza alla base del racconto. Non ho gradito molto lo stile che hai scelto, troppo verboso e incoerente in se stesso, nel senso che fai un mix un po' arbitrario di parlate e modi di dire. Trovo buona l'idea di usare l'italiano arcaico solo per i dialoghi, ma spesso lo mescoli anche al narratore e questo ha poco senso e ti fa scoprire come autore. In generale la lettura è faticosa adottando questo registro. Inoltre usi periodi molto lunghi che affaticano ulteriormente.

Il villano ti solleva, chinandosi per rimuoverti la fanghiglia con cui la caduta ti aveva inzaccherato, e, cercando lo sguardo più penitente e sofferente possibile, ti conduce verso le ombre che si rivelano essere sorelle immacolate vergini fustigate utilizzanti una qual sorta di velocipede a due ruote su cui sono abili a destreggiarsi quali circensi equilibriste.

Capisco l'ironia, ma è davvero faticosa. Inoltre il velocipede è una bicicletta e, tralasciando la coerenza con la presunta evoluzione tecnica dell'ambientazione (proprio perché è solo presunta) quando dici "velocipede a due ruote" risulta lapalissiano.
La scrittura potrebbe essere più curata, ma penso sia anche un problema legato al tipo di esperimento che fai con questo testo.
Alla prossima!

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daniele.mammana-torrisi
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Re: Lo oscuro monastero del mistero

Messaggio#5 » sabato 25 aprile 2020, 21:07

Ciao, Marco! Eccomi da te!


Allora, non è stata una lettura immediata o velocissima. In sé, non perché quello che sta succedendo sia particolarmente difficile da seguire, anzi su quel piano fila, ma per una fatica del testo. La scelta stilistica che hai fatto ha del merito, questo non mi sognerei mai di scavalcarlo, perché tenerla dall'inizio alla fine non deve essere stato facile e ti ha richiesto di pensare il testo e poi renderlo in una forma diversa da quella odierna.
Insomma, di tradurlo in questo sunto di regionalismi e antichese ispirato, che di per sé è uno sforzo che apprezzo e vorrei premiare.
Il problema sta nel come è venuto il testo.
Tra le evoluzioni che dovevi fare per stare in tono al gusto che li avevi dato e qualche dicitura non comunissima, viene un risultato che un po', secondo me, ti penalizza. E' più faticoso di quel che potrebbe essere e questo lo rende appena un po' meno accessibile.
La trama, di suo, è stata una trovata esilarante. Passando l'assoluta bizzarria di un monastero dove vanno in giro su dei velocipedi, ha un tono divertente e che mi ha divertito. Di questo voglio tenerne conto al che di fare la classifica, perché la storia è riuscita, almeno per me, a fare ridere.
Quindi i miei complimenti, sotto questo punto di vista!

Carondimonio
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Re: Lo oscuro monastero del mistero

Messaggio#6 » domenica 26 aprile 2020, 9:07

Questo racconto ricorda le storie del Decameron, con degli elementi che strappano spesso delle risate, grazie alle avventure amorose del protagonista.
Lo stile linguistico adottato nel parlato però rende a volte la storia difficile da seguire, al punto che in alcune parti diviene meno scorrevole, ma è un difetto che gli si perdona grazie alle continue risate che suscita nel lettore.
Alla fine è una storia piacevole e divertente, che con qualche correzione potrebbe decollare.

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