Fiorenzo e la Locanda dello Stivale

costellazione di bacco
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Fiorenzo e la Locanda dello Stivale

Messaggio#1 » domenica 19 aprile 2020, 23:29

«Senza un fiorino, senza compagni, cos’altro può succedere?» pensa Fiorenzo Amminale camminando tra i boschi di Cascione, ma non fa in tempo a pensarlo che quattro briganti incrociano il suo cammino.
«Tabac, ndi stai andando?» chiede Malacarne, colui che sembra il capo di quelle canaglie.
«So de Starzalonga, vorrei tornare al mi paese, ma prima cerco un posticino pe passà la notte» risponde in tranquillamente Fiorenzo, sicuro che ogni richiesta di quella banda non potrà essere assecondata.
«Ti faremo passare solo se ci darai i tuoi s’ghej!» Malacarne prende la pistola dalla fodera e la brandisce contro il malcapitato, guarda gli amici, accenna un ghigno di approvazione e guarda nuovamente Fiorenzo.
«Figlioli, cascate male, nun o né cibo, né fiorini» risponde il ragazzo ridendo e tirando fuori le tasche dei pantaloni «al momento o solo una missiva de la mi innamorata che mi sta aspettando pe sposarce» il giovane prende la lettera e la mostra alle quattro canaglie.
«Te stai peggio di noi, va via bell’innamorato che la notte s’avvicina!» Malacarne alza il cappello e lo china verso Fiorenzo, «Che la sorte sia con te». Proprio in quel momento grosse gocce di acqua cadono sui cappelli delle canaglie e di Fiorenzo che, ormai abituatosi a non avere la dea bendata dalla sua parte, esclama: «La sorte l’è roba da ricchi!» e comincia a correre nella boscaglia. Fiorenzo corre finché non trova un vecchio che cammina lentamente nonostante la pioggia.
«Oh buon uomo, mi saprebbe dire dove poter trovare un posto per dormire?»
Il vecchio guarda Fiorenzo e risponde «Sembra che tu abbia perso la via, arriva alla fine del bosco e troverai una locanda che fa al tuo caso!»
«Ma buon uomo, non ho più neanche un fiorino!»
«Non vedo quale sia il problema, tu dirai che ti manda il Conte Publio de Andes!»
«Grazie mille Conte, io le sono ma che dico devoto, ma che dico riconoscente, nun so manco io che le sono..»
«Va ragazzo e salutami la tua morosa»
Fiorenzo rimane perplesso, ma non fa in tempo ad aprire bocca che il vecchio sembra essersi volatilizzato. «Ma che bischerata sarà mai questa?» pensa il ragazzo, ma nel frattempo la notte comincia a far capolino da dietro gli alberi e Fiorenzo comincia a camminare a passo svelto verso la fine del bosco. In men che non si dica si ritrova di fronte alla Locanda dello Stivale, una topaia con un’insegna pendente in legno, il nome inciso e qualche tentativo di rappresentare dei fiaschi di vini. Il ragazzo entra e si ritrova di fronte la locandiera.
«E tu chi si?» chiede Fiammetta, la locandiera, al nuovo ospite
«Sono Fiorenzo mi manda il Conte Publio de Andes!»
Gli occhi azzurri di Fiammetta si accendono di una luce che le irradia il viso;
«Tu si? Nun sai pe quanto t’aggia aspettato, vieni cu me! Iamo addo lu padrone e re spiegamo tutto!»
«Mi scusi, ma lei mi conosce?» chiede stupefatto Fiorenzo
Fiammetta si carezza Il ragazzo e poi dice «Si, ma hai già bevuto?»
I due si guardano, negli occhi della ragazza c’è una grande speranza, in quelli di Fiorenzo una grande confusione. «Sarei davvero un grullo a non ricordare una donna così bella, o per Domeneddio, ma chi è codesta donna?» mentre nella testa del ragazzo frullano questi pensieri, Fiammetta ha aperto il portone della cantina in cui il padrone è alle prese con il Munacieddo, lo spirito domestico che da qualche mese invade la locanda.
«Menecuccio, t’aggia parlà!» dice Fiammetta al padrone che non sembra riuscire a tranquillizzarsi «Menecuccio me stai assente??» tuona nuovamente Fiammetta.
Menecuccio guarda Fiammetta e l’ospite, si siede su una grande botte di vino, ed esclama «Che c’hai da dì? Che nun lo vedi che c’ho da fare?»
«In questo momento n’ge so cose chiu importanti: è arrivato chi aspettavo?» dice Fiammetta allegramente.
«Daje, e dimme ha portato a termine la missione?» dice l’uomo pregustando il bottino del Bigatto.
«La cartaia ha detto che avrebbe sconfitto il Bigatto e sarebbe ritornato trionfante, ma nu pensà ai soldi!» sorride la locandiera e poi butta uno sguardo a Fiorenzo. Il ragazzo sentendo cessare la conversazione tra i due chiede «Signori, ma voi come mi conoscete?»
Fiammetta sorride, guarda Fiorenzo ed esclama «Ma non ti ricordi? Guardami e va indietro con la memoria» gli occhi di Fiammetta si fermano sul volto di Fiorenzo, il ragazzo cerca di andare indietro con la memoria, ma non riesce a trovare traccia di quella giovane, Fiammetta stanca di sperare, rivela la sua identità.
«Sono la tua Fata Madrina e sapevo che saresti arrivato trionfante!»
Fiorenzo comincia a ricordare i suoi anni da burattino, il suo vero nome e tutte le peripezie di quei tempi, ma poi si ricorda che è arrivato alla locanda come uno straccione che ha provato a combattere mostri e belve di ogni fattezza.
«Fatina non sono riuscito a distruggere il Bigatto e a prendermi il tesoro. Ho combattuto, ma ne sono uscito da vinto»
Al suono di queste parole Menecuccio comincia a ridere dal nervoso e a singhiozzare per non esternare verbalmente la rabbia che, piano piano, lo sta lacerando.
«Hai sentito Fiammetta? Il ragazzo non è arrivatooo…Sigh…trionfante!»
«Si, Menecuccio ho sentito! Nun n’ge pensa!»
«No ce devo pensare e ai debiti chi c’è pensa? Io ce penso!»
«Menecù, i soldi vanno e veneno, vuoi vedere che con quanto vino serviamo non riesci a ripagare i debiti»
Menecuccio non fa caso alle parole della locandiera e comincia a rigirare in lungo e in largo per la cantina «Manco un furto riesce ad andarmi a buon fine, vediamo se riesco a beccare quel furfante del Munaciello, magari togliendogli il cappello…»
«Ah, non far caso a ciò che dice quel panzone, piuttosto raccontami come sei arrivato fin qua!»
«Ma è una storio lunga da raccontare e manco così graziosa!»
«Tu narrala Pinoc...volevo dire Fiorenzo!» dice dolcemente Fiammetta carezzando il suo ex burattino
«Oh dato che insistete io ve la racconto, ma l’è lunga eh! Du mesi fa, Don Rodriguez, cercava omini per un lavoro dove si sarebbero avuti tanti quattrini e con Gasparotto e Orazio partimmo. Per arrivare al Bigatto ci sarebbe voluta una settimana di cammino…se fosse stato un lavoretto di tutto riposo. I primi du giorni sono stati tranquilli, ma poi come le suol dire “la vita l’è fatta a scale, c’è chi le scende e c’è chi le sale” e noi, nei pressi dei boschi di Cappellettonia, le abbiamo scese tutte, ma proprio tutte. Ci eravamo appena svegliati, quando Gasparotto sente il fiato de una quarta persona provenire da dietro un’albero, l’era un orco. Abbiamo provato a difenderci con arco e pistola, ma l’orco è riuscito ad ammazzare Gasparotto: gli ha strappato la testa e poi il resto del corpo» Fiorenzo si ferma, ma poi ricomincia a sputare quelle sue disavventure «io e Orazio siamo rimasti a dormire in quel posto per tre giorni, credevamo fosse inutile continuare e poi dei briganti ci avevano derubato. Al quarto giorno ripartimmo e raggiungemmo Cresciolandia, ma un’altra sorpresa ci attendeva, in quei boschi trovammo una vilupera, animale letali per l’uomo. Abbiamo provato a difenderci, ma la vilupera ha preso Orazio, lo ha strangolato e poi gli ha dato un morso sul collo. Sono rimasto a vegliare il suo corpo una notte intera, poi ho preso le sue armi e ho continuato la missione, sono arrivato al Bigatto. Fidatevi per sconfiggerlo ci vuole molto di più di armi e per arrivare al suo tesoro ci vuole un’intelligenza sopraffina, io mi sento fortunato ad aver portato a casa la pellaccia, il mio unico desiderio ora è di ritornare alla mi città e di sposare la mia Lisabetta Benetti.»
Fiammetta guarda commossa il ragazzo «Bene, credo sia giunto il momento di farti vedere la tua stanza!»
I due lasciano la cantina e salgono al secondo piano dove si odono bestemmie in tutte le parlate dello Stivale e puzze di scarpone troppo usati. Fiammetta accompagna Fiorenzo lungo tutto il corridoio e, arrivata all’ultima porta, la apre e fa entrare l’ospite.
«Questa è la tua stanza!»
«Grazie mille!»
«Fiorenzo, dimmi hai i soldi per la cerimonia?»
«Ah fatina, si spera di guadagnarne ancora col lavoro in bottega!»
«Capisco, sicuramente la tua Madonna sarà pacienziosa!»
«Oh fatina, Lisabetta ha più pazienza de tutte le donne de lo mondo»
«Allora buonanotte Fiorenzo!»
Fiorenzo entra nella stanza, poggia il cappello e il mantello su una sedia, toglie gli stivali e, infine, si stende sul letto. Proprio sul punto di addormentarsi sente una vocina di bambino, si alza e lo vede, è lì, nella sua toga da monaco e con il suo aspetto sgradevole, il Munaciello.
«Fiorenzo, sono qui! Prova a togliermi il cappello!»
Il ragazzo prova ad acchiappare lo spiritello che saltella per la stanza.
«Dai, prova a togliermi il cappello, lo sai cosa succede se lo fai!»
«Si, lo so! Ma perché hai scelto me?»
«Perché tu ne hai bisogno! Dai, prova a togliermi il cappello!» ripete con la sua voce stridula il Munaciello
Fiorenzo lascia divertire quello spiritello indemoniato.
Hop. Hop. Hop.
Il ragazzo prende il mantello, segue il saltellio del Munaciello.
Oh, oh.
Fiorenzo c’è riuscito, ha bloccato lo spirito e gli ha tolto il cappello.
«Ci sei riuscito, bravo! Guarda il letto!»
Sul letto è apparso un grande sacchetto, Fiorenzo si precipita lo apre e soldi, tanti soldi.
«Ora potrai sposare la tua donna, altro che tesoro del Bigatto!»
Il Munaciello scompare, Fiorenzo si addormenta.

Al suo risveglio i soldi sono ancora lì, insieme ad un biglietto «Prendi il cavallo per andare a casa»
Fiorenzo si riveste, scende nella taverna dove trova Fiammetta ad accoglierlo
«Vai Fiorenzo, il cavallo è pronto, il Munaciello è scomparso, la mia missione è finita!»
Il ragazzo esce dalla Locanda dello Stivale, sale in sella al cavallo e parte al trotto, più veloce che mai verso la sua Lisabetta, pronto a sposarla.

2 giorni dopo, Starzalonga
Fiorenzo arriva a Starzalonga in mattinata, pronto per sentire le notizie del banditore
«Attenzione, attenzione,
messeri e madonne
questa mattina, sono lieto di annunciarvi
lo sposalizio di Don Rodriguez e Lisabetta Benetti»

DI ARIANNA D'ANGELO



alexandra.fischer
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Re: Fiorenzo e la Locanda dello Stivale

Messaggio#2 » lunedì 20 aprile 2020, 20:28

FIORENZO E LA LOCANDA DELLO STIVALE di Arianna D’Angelo Ci sono molti ingredienti fiabeschi nella tua storia (dallo spiritello bambino dispettoso, ma in grado di fare doni. Ho letto il riferimento alla leggenda di spiriti simili in “Cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi); poi ho notato il riferimento a Pinocchio, ecco chi era Fiorenzo, prima di diventare un innamorato squattrinato e deciso a sposarsi a costo di infilarsi in avventure pericolose (vedi il Bigatto) per avere di che sposare la sua innamorata. Mi è piaciuto il riferimento alla vilupera (creatura usata anche dal bravissimo Luca Mazza). Ed ecco che la fortuna gira anche per lui (il suo aiutante magico è stato il misterioso Conte che lo ha indirizzato alla locanda). Fino all’amaro epilogo: la sua Lisbetta ha sposato un altro, Don Rodriguez. Ahimè. Simpatico il vernacolo. Ha qualcosa dello “Cunto delli Cunti” di Basile.
Attenta a:
Grazie mille Conte (rivedrei la frase, troppo legata al parlato attuale: Grazie infinite, Conte)
Sono Fiorenzo mi manda il Conte… (Sono Fiorenzo, mi manda il Conte…)
Si (non va bene: Si è impersonale.) meglio: Sì (affermazione)

costellazione di bacco
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Re: Fiorenzo e la Locanda dello Stivale

Messaggio#3 » martedì 21 aprile 2020, 0:10

alexandra.fischer ha scritto:FIORENZO E LA LOCANDA DELLO STIVALE di Arianna D’Angelo Ci sono molti ingredienti fiabeschi nella tua storia (dallo spiritello bambino dispettoso, ma in grado di fare doni. Ho letto il riferimento alla leggenda di spiriti simili in “Cristo si è fermato a Eboli” di Carlo Levi); poi ho notato il riferimento a Pinocchio, ecco chi era Fiorenzo, prima di diventare un innamorato squattrinato e deciso a sposarsi a costo di infilarsi in avventure pericolose (vedi il Bigatto) per avere di che sposare la sua innamorata. Mi è piaciuto il riferimento alla vilupera (creatura usata anche dal bravissimo Luca Mazza). Ed ecco che la fortuna gira anche per lui (il suo aiutante magico è stato il misterioso Conte che lo ha indirizzato alla locanda). Fino all’amaro epilogo: la sua Lisbetta ha sposato un altro, Don Rodriguez. Ahimè. Simpatico il vernacolo. Ha qualcosa dello “Cunto delli Cunti” di Basile.
Attenta a:
Grazie mille Conte (rivedrei la frase, troppo legata al parlato attuale: Grazie infinite, Conte)
Sono Fiorenzo mi manda il Conte… (Sono Fiorenzo, mi manda il Conte…)
Si (non va bene: Si è impersonale.) meglio: Sì (affermazione)


Grazie mille per i suggerimenti, ne farò subito tesoro!
Spero tu ti sia divertita nel leggere questo mio matto racconto! xD

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lval21
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Re: Fiorenzo e la Locanda dello Stivale

Messaggio#4 » martedì 21 aprile 2020, 11:34

Bella l’atmosfera e il linguaggio fiabesco! Sai chiaramente rispettare tutti i canoni della favolistica tradizionale e il tuo sequel di Pinocchio in salsa Brancalonica non sfigurerebbe su un’antologia di novelle classiche. Ho apprezzato l’inserimento del buon Munaciello, direttamente dal nostro folklore, e il finale un po’ amaro. Chissà che fine avrà fatto il buon Fiorenzo dopo questa batosta amorosa?

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Luca Nesler
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Re: Fiorenzo e la Locanda dello Stivale

Messaggio#5 » sabato 25 aprile 2020, 18:16

Ciao Arianna. Sono lieto di vederti sempre presente e prolifica.
Ho faticato un po' a seguire questo tuo racconto. La trama mi risulta poco omogenea e strampalata (perdona il termine). Prima i buoni briganti, il conte, la locanda, la fata turchina, pinocchio, il Munaciello, il matrimonio andato male... Non capisco bene quale sia il filo conduttore del racconto e mi sento un po' spaesato. Un minestrone, insomma, pieno di tell che lo rende un po' pesante da seguire.
Trovo la scrittura ancora un po' immatura (non nel senso di infantile, ma migliorabile), il che non è una cosa di cui risentirsi, ma è solo parte di un percorso.
Hai gestito molto bene la parte dialettale: arricchisce il testo ed è comunque facile da comprendere.
Continua a scrivere! La prossima volta spero di poterti aiutare di più coi commenti (chiedo venia).
Alla prossima!

costellazione di bacco
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Re: Fiorenzo e la Locanda dello Stivale

Messaggio#6 » sabato 25 aprile 2020, 19:14

Luca Nesler ha scritto:Ciao Arianna. Sono lieto di vederti sempre presente e prolifica.
Ho faticato un po' a seguire questo tuo racconto. La trama mi risulta poco omogenea e strampalata (perdona il termine). Prima i buoni briganti, il conte, la locanda, la fata turchina, pinocchio, il Munaciello, il matrimonio andato male... Non capisco bene quale sia il filo conduttore del racconto e mi sento un po' spaesato. Un minestrone, insomma, pieno di tell che lo rende un po' pesante da seguire.
Trovo la scrittura ancora un po' immatura (non nel senso di infantile, ma migliorabile), il che non è una cosa di cui risentirsi, ma è solo parte di un percorso.
Hai gestito molto bene la parte dialettale: arricchisce il testo ed è comunque facile da comprendere.
Continua a scrivere! La prossima volta spero di poterti aiutare di più coi commenti (chiedo venia).
Alla prossima!


Ciao Luca,
grazie mille per le tue "critiche".
Cerco di chiarirti un po' il filo conduttore della trama: inizialmente avevo buttato giù otto idee e tra queste c'erano "remake del Viaggio di Ulisse" e "remake della favola di Pinocchio" e, in qualche modo, le ho unite e ho formato ciò che hai letto. I briganti e il conte (nella mia testa doveva essere un po' un grillo parlante) mi servivano da incipit per trasportare il protagonista alla Locanda. Spero di averti reso le idee un po' chiare, so di aver azzardato ma d'altronde se non faccio qui non capirò mai fin dove posso spingermi.

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Luca Nesler
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Re: Fiorenzo e la Locanda dello Stivale

Messaggio#7 » sabato 25 aprile 2020, 20:41

costellazione di bacco ha scritto:so di aver azzardato ma d'altronde se non faccio qui no9n capirò mai fin dove posso spingermi.


Hai assolutamente ragione e hai fatto bene!

Carondimonio
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Re: Fiorenzo e la Locanda dello Stivale

Messaggio#8 » domenica 26 aprile 2020, 9:05

Un'interessante rivisitazione di un classico, che unisce degli elementi presi dal folklore con altri derivati anche dalla letteratura ottocentesca.
La storia a volte è complessa da seguire, ma è un difetto che passa in secondo piano grazie alle descrizioni dei personaggi e degli ambienti ben riuscite.
Complimenti per il finale sorprendente, che ai più cattivi strapperà più di una risata sadica.
Un buon lavoro, ma ho l'impressione che forse sia stata messa troppa carne al fuoco.

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daniele.mammana-torrisi
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Re: Fiorenzo e la Locanda dello Stivale

Messaggio#9 » domenica 26 aprile 2020, 13:40

Ciao, Arianna!

Fiorenzo e la locanda dello stivale è stata una lettura particolare. Sarò onesto, la prima volta i riferimenti nascosti a Pinocchio mi sono volati sopra alla testa fin quando la Fata Madrina non lo rende esplicito. Alla seconda lettura, di contro, è tutto un po' più chiaro.
Non scompare un certo senso di fretta nell'arrivare alla conclusione di un problema, il che è un po' un peccato. Più che una grande revisione, la storia gioverebbe tanto dal prendere uno o due respiri profondi prima di risolvere una situazione e presentarne una nuova. Il che, comunque, a pensarci non è nemmeno troppo strano: ha un sapore molto teatrale, forse per il pescare da elementi fiabeschi, che fa comunque funzionare la veloce sequenza di eventi.
Però rallentarla un pochino, ecco, secondo me non guasterebbe. Nel complesso, proseguire la storia del burattino più famoso del mondo continuando un po' sulla stessa riga dell'originale e un po' dandogli in mano situazioni diverse è stata un'idea coraggiosa e divertente.

Che, dire? Brava! Alla prossima!

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