Una historia de malgusto et brutte genti

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david.callaghan
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Una historia de malgusto et brutte genti

Messaggio#1 » domenica 19 aprile 2020, 23:39

I - Delli scontri et delli incontri

«Alto!» intimò una delle due guardie al terzetto, puntando la picca.
I tre compagni, sorpresi, si arrestarono a un lato della strada sterrata.
«Alto? Valdemaro dice a te testaferrata qui» esclamò Renzo che alto di certo non era.
Valdemaro spinse l’amico a un lato e si fece avanti.
«Che la vóle, bonomo?» rispose Valdemaro, che dai suoi due metri di altezza si sentiva più in diritto di parlare.
«Chi siete?»
«Mah e siamo io, Renzo e Fra’ Domenico, detto Mimmo...»
«Dove andate?»
«Eh giù di lì s’andava» disse indicando il sentiero.
«Perché?»
Valdemaro si girò verso i suoi compari con aria incerta «Mah, perché?» borbottò.
Renzo e Fra’ Domenico fecero spallucce.
«Ma, perché è discesa» disse quindi Valdemaro.
«Tre scudi» ingiunse la guardia.
«Pasquite! Pasquite sic stantibus rebus, o miserabile!» si fece avanti il frate.
«Miserabile!» gli fece eco Valdemaro.
«Come ti permetti di chiedere pecunia a tre campioni della fede in missione santa per sua santità reverendissima Terenzio Secondo!»
«Reverendissima!» fece eco Renzo questa volta.
«Sono gli ordini del Magistro...»
«Ma quale Magistro, ho nientemeno che una bolla papale che mi autorizza a ricevere i pegni di passaggio» esclamò Domenico mostrando una pergamena unta e bisunta, in realtá una semplice ricetta per un balsamo.
A questo punto anche l’altra guardia puntò loro la picca, ma il frate imperturbabile si fece avanti lo stesso.
«Leggi tu stesso, villico!» intimò porgendo lo scritto.
«Si ma io...» rispose l’uomo, ovviamente analfabeta, a questo punto incerto sul da farsi.
«Ti neghi a dare a Dio ciò che è di Dio? E allora sia la Sacra Pugna!»
Valdemaro si inginocchiò.
«Ego te benedico Valdemaro Borchiatus en nomine Patri et Fili et Spiritus Sancti et Papa Terenzi en la pugna contra el villico Satanás».
Valdemaro si alzò, e rimase impettito con una mano sull’elsa dello spadone.
«Et vobis...» disse con tutto il disprezzo di cui era capace brandendo la pergamena e un crocefisso di legno «Scomunicatus!»
Le due guardie rimasero a bocca aperta.
«Scomunicatus tutti e due! Agli inferi! Con Fili… Filiberto e tutti i filiberti!» concluse Domenico.
«Nooo Filiberto noo!»
«Allora dateci li denari, prestamente!»
Sarà stata la paura della scomunica o quella dello spadone di Valdemaro, ma le due guardie acconsentirono a cedere il magro frutto del pedaggio quotidiano pur di scansare la dannazione eterna.
«Per che località si procede in questa direzione?» chiese poi Domenico.
«Ciancelle di sotto» rispose un soldato a voce bassa.
«Vi è una locanda in codesta Ciancelle?»
«Ovviamente sant’uomo, v’è anche una chiesa con una reliquia di San Pancrazio!»
«E troie?» intervenne Renzo «Un bordello?»
«Certo che no! Sia mai!»
«Madon… Sia mai!» rispose Renzo, palesemente seccato.
Il terzetto si rimise in cammino. La strada in leggera discesa, qualche moneta truffata e la bella giornata estiva aiutavano il buonumore dei tre amici.
Dopo una ventina di minuti, arrivarono in vista di un piccolo villaggio di una ventina di case: sicuramente Ciancelle.
Non c’era molta gente per strada, ma un personaggio vestito di stracci, con barba lunga e capelli arruffati si fece incontro al gruppetto appena lo vide.
«Penitenziagite! Li morti torneranno a camminare sulla terra!» gridò loro.
«Amen» gli risposero.
«E solamente coloro che sono stolti e sapienti potranno combatterli!» continuò.
«Certo, certo. Amen» risposero di nuovo i tre, per niente disposti a perdere di vista il loro obiettivo: la locanda del paese.
«Là, una insegna con boccale» indicò Valdemaro, segnalando una costruzione dopo un piccolo ponte in pietra.
Affrettarono il passo e poco dopo varcarono la soglia della locanda, entrando in un ambiente ampio e luminoso con un bancone sulla sinistra e diversi tavoli con panche alla loro destra.
Il posto era molto semplice ma quasi pulito.
Dietro il bancone un uomo calvo e piuttosto grosso li stava osservando guardingo.
«Mimmo, Mimmo fagli un Pasquite» sussurrò Renzo al frate.
«Mah questo non mi sembra un sempliciotto come la guardia, io non m’arrischierei… Dopotutto due denari adesso li abbiamo» rispose l’amico.
«Che volete?»
«Desinare, se si puote, oste».
«Pasticcio di cinghiale e cavolo nero. Prima li denari gente.»
Il denaro passò di mano senza tante storie e il terzetto si sedette in attesa del pasto.
Mentre l’oste era intento a portare loro le pietanze, cinghiale e cavolo nero bollito come abbiamo detto, accompagnate da pane di segale e una caraffa di vino, lo strano personaggio che avevano visto per la strada entrò nella locanda e senza dire niente prese posto a un tavolo.
«Chi è costui?» chiese sottovoce Valdemaro all’oste.
«Costui è Franzisco Da Nucera, non fate caso al suo vaneggiare. È convinto di prevedere lo futuro.»
«Mah, deve prendere roba bona» disse Renzo alzandosi «pare fuori come un pergolato».
«Renzo dove vai» disse Domenico con fare serio «fatti li cazzi tuoi.»
«Ora torno» rispose Renzo, dirigendosi verso il tavolo dell’altro.
«Ernesto!» lo apostrofò l’uomo con uno sguardo spiritato.
«No, ma che Ernesto, io son Renzo.»
«Ernesto!» insistette l’altro.
«E dai. Mi chiamo Renzo. Renzo!»
«Renzo»
«Ecco, meglio. Senti, ma te non è che hai preso qualcosa… Delli funghetti o che so?»
«Ahh» fece l’altro ritraendosi «di che mi favelli? Solo quella strega e meretrice facere uso di cotali sostanze!»
«Meretrice?» chiese Renzo «Quale meretrice?»
«Colei che vive nel bosco. Una donna di incomparabile bellezza, ma immonda e lussuriosa peccatrice.»
«Lussuriosa?» disse Renzo.
«Molti uomini hanno perso la vita et il senno per di lei colpa. Non ti avvicinare a lei Ernesto! Giammai!»
«Giammai!» ripeté Renzo con enfasi. «Ma per sicurezza… Dov’è nel bosco che non debbo andare giammai?»
«Uscendo da Ciancelle, non prendere il bivio a sinistra e alla grossa quercia non andare a est.»
Francisco afferrò con forza il braccio a Renzo e lo guardò fisso negli occhi.
«Stai lontano dalla casa con il tetto di paglia» disse.


II Cum verga dura sine paura



Dopo il pasto e dopo qualche sonoro rutto, i tre ripresero il cammino verso la ventura, unica loro meta al momento.
Era metà pomeriggio quando in mezzo ai profumi della primavera si addentrarono in un bosco di castagni. Non tardarono molto nel giungere a un bivio.
«A mano sinistra» disse Renzo senza esitare.
«Ma sei certo?» Chiese Domenico «Lo sentiero principale pare essere l’altro»
«Certissimo» rispose Renzo «E alla grande quercia a est. È una scorciatoia che mi ha consigliato l’oste.»
E a sinistra e a poi a est andarono , fino a giungere nei pressi di una casetta di pietra bianca con un tetto di paglia.
Fiori rossi e gialli erano piantati in alcuni vasi che adornavano le finestre.
«Sono un po’ accaldato vado a chiedere un po’ d’acqua, adesso torno.» disse Renzo.
«Ven...» cominciò Domenico.
«Non vi importunate, io ve la porto» rispose Renzo affrettandosi verso la casa.

Bussò.
«Bona gente, v’è alcuno?» chiese.
La porta si aprì leggermente, e una donna bellissima dai capelli rossi e due tette enormi gli sorrise.

Era ormai passato un po’ di tempo. Sufficiente per chiedere un po’ d’acqua e anche per tagliare un po’ di legna o cucinare qualcosa se è per questo, per cui Valdemaro e Domenico si stavano spazientendo.
«Valdemaro andiamo a vedere che combina Renzo. Capace s’è messa a parlare e non si stacca» disse Fra’ Domenico.
«Vai pure tu. Ne approfitto per andar di corpo, che il cinghiale m’ha un po’ smosso» rispose Valdemaro.
«Va bene» rispose.

Mimmo bussò.
«Con permesso» disse.
La porta si aprì leggermente, e una donna bellissima dai capelli rossi e due occhi verdi gli sorrise.

Valdemaro era intento a cercare un posto adatto per alleggerirsi, quando vide una margherita solitaria che faceva bella mostra di sé in mezzo all’erba.
Pensò che cacarci sopra sarebbe stato proprio perfetto, per cui si calò i calzoni e si sistemò in posizione.
Una volta terminato, controllò il fumante risultato e, soddisfatto, si pulì con dell’erba.

Ancora nessuno era uscito dalla casa.
Da Renzo c’era da aspettarsi di tutto, ma Mimmo era molto più avveduto.
Decise quindi di andare a controllare più da vicino senza dare nell’occhio, e quatto quatto, per quanto un tipo di due metri con corazza di cuoio e spadone a tracolla possa esserlo,
si avvicinò alle finestre sul retro.

Su un giaciglio vide Renzo. Legato come un salame, nudo come mamma l’avevo fatto e col cazzo ritto.
In un angolo della stanza una vecchia megera con delle tette che toccavano terra era intenta in una fellatio al frate. Anche lui nudo come un verme.
Normalmente non avrebbe avuto nulla da ridire, nemmeno sulla scelta della loro compagnia, anche se la trovava un po’ estrema, ma d’altra parte si sa, in tempo di guerra ogni buco è pertugio.
Però era stato in troppi bordelli coi suoi amici per sapere che il loro sguardo non era normale.

Irruppe spada in pugno dalla porta: «Vade retro!» gridò brandendo l’arma.
Purtroppo uno spadone non è però adatto a piccoli ambienti e sbatté contro il soffitto.
La megera si voltò e gli lanciò contro un vaso.
Per farsi scudo Valdemaro si copri con le mani lasciò cadere l’arma.
«Frustami, scopami!» gridava nel mentre Renzo dal letto.
Mimmo gli morse un polpaccio.
Valdemaro urlò.
La vecchia gli si era attaccata alla schiena, e Valdemaro tentava di liberarsene.
«Scopami, frustami!» continuava a gridare Renzo.
Mimmo gli mise un dito in un occhio.
Valdemaro inciampò, e lui e la vecchia finirono a terra.
«Sono tuo porca!» continuava l’altro.
Mimmo gli leccò una guancia.

Valdemaro si infuriò, dette un destro al frate facendogli perdere i sensi; quando la megera gli si fece contro urlando e brandendo un coltello, Valdemaro l’afferro per le tette e la fece volteggiare fino a mandarla a sbattere contro il muro.
Poi la prese di peso e urlando la lanciò dalla finestra. Non si rialzò.

***


«Dai Valdemaro, sono stanco non ce la faccio più» disse Renzo.
«Zitto e trotta, infingardo e vile» rispose Valdemaro in groppa all’amico «che a Ciancelle ancor manca, e tra un po' è lo turno di Mimmo»



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Wladimiro Borchi
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Re: Una historia de malgusto et brutte genti

Messaggio#2 » lunedì 20 aprile 2020, 15:46

Che bello rileggerti, Gallo!
Mi hai condotto in questa landa ben dodici mesi or sono e mi ci hai abbandonato. Ho imparato un botto di cose e mi ci sono divertito come un matto, ma la tua mancanza iniziava a farsi sentire.
Detto questo, il tuo racconto è bellissimo, ma con me gioca sporco!
I tuoi personaggi li conosco tutti personalmente, non sono pertanto in grado di capire se sono perfetti (soprattutto quel bellimbusto di Valdemaro) perché li hai scritti bene e se lo sono perché sono belli a prescindere.
La scrittura è perfetta al solito, asciutta e senza fronzoli e il "brancaleonico" non appare affatto sforzato come in altri racconti di questa sfida.
La storia è assolutamente divertente e devo dire che in più punti mi ha fatto proprio sbellicare dal ridere.
Da anarchico quale sei hai cacato un po' poco l'incipit dato, in cui si presumeva che il protagonista fosse solo con i compari smarriti. Forse potevi far rincontrare Renzo, Fra' Domenico e Valdemaro dopo essersi dispersi con la disavventura col Bigatto, giusto perché il collegamento con la sfida fosse più lineare.
Questo è l'unico appunto che mi sento di farti, per il resto mi hai fatto godere un monte!
A rileggerci presto.
Wladimiro
IMBUTO!!!

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david.callaghan
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Re: Una historia de malgusto et brutte genti

Messaggio#3 » lunedì 20 aprile 2020, 17:01

Ciao Valdem... Wladimiro!
Sono contento ti abbia fatto ridere, l'intento era proprio quello.
Spero la caratterizzazione sia sufficiente anche per gli altri,
io mi vedo proprio le espressioni e rido da solo come un cretino.
Mah per l'intro ho letto che non importava seguirla, come non importava seguire l'ambientazione.
E quindi ho fatto cazzo mi pareva. :D
Grazie per le buone parole.

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Davide Di Tullio
Messaggi: 298

Re: Una historia de malgusto et brutte genti

Messaggio#4 » giovedì 23 aprile 2020, 12:52

Ciao David

piacere di leggerti! Il racconto mi ha divertito. Chiara la eco de "l´armata brancaleone". Il richiamo all´idioma, ai personaggi stilizzati, ad un certo paraculismo italico é tutto del capolavoro di Monicellli. Un buon intreccio, dialoghi convincenti.
Se proprio devo imbastire una critica, di tanto in tanto indugi un po nell´onniscienza. Per esempio nella frase

«Si ma io...» rispose l’uomo, ovviamente analfabeta, a questo punto incerto sul da farsi.

Secondo me é superfluo. lo si capisce benissimo dallo svolgimento della scena, dai dialoghi, che sono ben costruiti.
Ecco, secondo me queste incursioni dell´autore disturbano il fluire di una trama ben impostata.

a parte questo non ho altre osservazioni. Nel complesso una buona performance

a rileggerci!

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roberto.ferrarese
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Re: Una historia de malgusto et brutte genti

Messaggio#5 » venerdì 24 aprile 2020, 11:03

Ciao David,
hai scritto una storia molto divertente e assolutamente in perfetto stile brancalonesco!
Potrebbe essere un difetto, ma non lo considero tale, il fatto che il racconto sembri un episodio da inserirsi in una serie più lunga delle vicende di queste tre canaglie. Tra l'altro se ho capito giusto dai commenti precedenti, i tre non sono alla loro prima avventura...
Mi è piaciuta anche l'idea si suddividerlo in due parti, con la prima che mi è piaciuta più della seconda che a mio parere si chiude un po' in fretta, ma è un problema comune a molti racconti, visti i limiti di spazio.
L'unica nota che secondo me ha stonato con il registro è il riferimento all'uso di droghe da parte di Renzo, che usa un linguaggio un po' troppo moderno.
Sei in un girone veramente difficile e mi dispiace dover alla fine ordinare tutti in una classifica. Comunque, complimenti per la bella storia!
Ro.

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Pretorian
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Re: Una historia de malgusto et brutte genti

Messaggio#6 » venerdì 24 aprile 2020, 20:14

David, io sono una macchina da citazioni. Se me ne spammi così tante, soprattutto legate a persone che fanno parte di questo forum, io rischio di infartare. Il racconto è divertente ed è davvero "brancalonesco", nel senso che la comicità è molto legata a quel tipo di umorismo, anche se con l'aggiunto di una maggiore dose di sconcezze (sempre bene accette). La trama, in verità, non è proprio il massimo, ma immagino che non avresti potuto fare molto di più con questo numero di caratteri. In complesso, i personaggi sono esilaranti.
Buona prova. Alla prossima!

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invernomuto
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Re: Una historia de malgusto et brutte genti

Messaggio#7 » venerdì 24 aprile 2020, 22:24

Ciao David, ben ritrovato.
Il tuo racconto mi ha obbligato a prendere una pausa notevole dopo aver sciorinato le prime valutazioni nei due giorni successivi alla gara – l'ho trovato un racconto piacevole che mi ha ricordato Monthy Piton e il sacro graal – ma mi sono anche reso conto che molto probabilmente contiene un sottotesto che non sono riuscito a cogliere al meglio.

Mi limiterò a commentare, quindi, la lettura “superficiale” della tua storia, sperando che tu non me ne voglia se ho mancato qualche citazione – magari evidentissima (Ho colto il buon Franzisco da Nucera e Valdemaro, ma davvero non riesco a collegare gli altri nomi).
I dialoghi filano bene e il tuo “brancaloniano” è più forbito di molti e la storia funziona come un episodio di tanti.
Proprio per questo, a livello di trama vera e propria l'ho trovato un po' poco incisivo – magari in virtù del fatto che è un racconto poco “contenuto” e sembra quindi richiedere una buona dose di informazioni esterne per essere goduto al meglio,
Comunque una buonissima prova che riconferma la tua abilità con la parola scritta.

PS. Mi ha incuriosito molto la tua scelta di usare “dette un destro” al posto di “diede” - non è certo un errore ma una forma molto singolare e poco usata!

AnDrITomma
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Re: Una historia de malgusto et brutte genti

Messaggio#8 » domenica 26 aprile 2020, 23:43

Personalmente il racconto che ho preferito, non tanto per i contenuti che ho trovato tutti validi, quanto per lo stile che incarna. Un dialogo del genere lo si potrebbe trovare a tutti gli effetti durante una sessione di D&D, così come i personaggi e le citazioni che rimandano a quelle fonti di ispirazione per Brancalonia. L'ho trovato in assoluto il racconto più in linea con il tema proposto.
Complimenti

alexandra.fischer
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Re: Una historia de malgusto et brutte genti

Messaggio#9 » martedì 28 aprile 2020, 8:27

Che dire? Nella tua storia c’è un po’ di tutto: dal riscuotitore di pedaggi con la falsa bolla papale (in realtà ricetta per un balsamo) ai nostri tre eroi che cercano una locanda e un rifugio (e anche il classico bordello). L’atmosfera è medievaleggiante di sicuro e il linguaggio arcaico e molto studiato, con espressioni latine ha qualcosa delle storie di Evangelisti. Simpatico il riferimento a Francesco Nucera, che hai inserito in un cameo sotto forma di frate bizzarro. E momenti di colore ci sono anche in altri momenti (vedi la scena della defecazione sulla margherita e del rapporto sessuale con la meretrice ultra stagionata finita oltre la finestra). Sì, hai ben appreso la lezione del buon Puddu. Ora, leggendoti, spero che mi resti nella mente. Il tema di fondo, però, ossia l’attenersi alla traccia e proseguirla con quel che c’era, è appena accennato.

Attento:
«Come ti permetti di chiedere pecunia a tre campioni della fede in missione santa per sua santità reverendissima Terenzio Secondo!» (meglio riscrivere: «Come ti permetti di chiedere pecunia a tre campioni della fede in missione per Sua Santità Reverendissima Terenzio Secondo?»)
«Si, ma io.» («Sì, ma io»). Perché questo appunto? Ti spiego: Si è forma impersonale (esempio: “Si passa di qui”); Sì è affermazione (esempio: «È lui Renzo?» «Sì»).
«Sono tuo porca» («Sono tuo, porca»).
L’afferro per le tette (l’afferrò per le tette)

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