Una notte da rospetto

AnDrITomma
Messaggi: 11

Una notte da rospetto

Messaggio#1 » domenica 19 aprile 2020, 23:46

Dal fitto della vegetazione si intravedeva appena la luce fioca di una casa emergere in lontananza. “Oh bene, vediamo se si riesce a rimediare un pasto e magari un giaciglio” - disse Gerardo improvvisamente felice dopo una giornata che viverne una basta per tutta la vita. Riprese la sua bisaccia e nascose il suo pugnale tra le pieghe dell’abito, lì dove teneva custodito il simbolo che lo identificava come uno dei membri della Banda della Giarrettiera: di quei tempi era sempre meglio tenerlo ben lontano dalla vista, con tutti i nemici che erano riusciti a farsi con le scorribande dell’ultimo anno. Avvicinandosi alla fonte luminosa con ritrovato vigore, prima tra gli alberi e poi tra le sterpaglie, gli occhi ormai stanchi di Gerardo ebbero modo di notare che si trattava proprio di un bel casale. Ma che dire, più che una casa, era proprio una villa, adagiata in un’enorme vallata in continuità con il bosco da cui giungeva l’ormai esausto Giarrettiere. Fuori dallo stabile si scorgeva sul retro una grossa stalla, da cui di tanto in tanto si udiva perdersi nella notte il nitrire e lo sbuffare dei cavalli. Appena fu davanti alla porta Gerardo bussò tre volte. Si udì un parlottare dalla stanza al piano inferiore, subito seguito dal rumore di una sedia allontanata dal tavolo, poi di nuovo rumore di passi, sempre più vicini alla porta.
“Chi è? Chi disturba a quest’ora della notte?”
Lo spioncino restò ben chiuso. “Brutto segno” - pensò Gerardo – “sembrano molto diffidenti verso i viandanti”.
“Salve voi del casale, sono un viandante che si è smarrito. Mi stavo dirigendo ai Mercati Generali qua vicino, quando io e i miei compagni siamo stati assaltati nei pressi del villaggio Quattropani. Io sono riuscito a scappare, ma mi hanno preso tutto. Da allora sto continuando a vagare in cerca di aiuto e di un rifugio”.
Il chiavistello dello spioncino scattò. Sicuramente un buon segno, se l’erano bevuta. L’occhio attento e giudicatrice di una vecchia, sulla settantina a giudicare dalle rughe e dai capelli canuti che si intravedevano, si fissò sul volto di Gerardo. Lo squadrò per un buon giro di clessidra, durante il quale lui non batté ciglio. Giunse il suono della serratura della porta che scattava… A quanto pare anche quell’esame poté dirsi superato.
“Prego si accomodi, il padrone è nella sala principale”.
Dopo una breve camminata in un corridoio in penombra, con le pareti rivestite di moquette e qua e là appeso qualche quadro, probabilmente ritratti di famiglia o qualcosa del genere, non si capiva troppo bene vista la scarsa luce. I due entrarono nella stanza illuminata che aveva individuato all’esterno, che altro non era che il salone della casa. Seduto a un tavolo, con in grembo un gatto e con davanti un bel calice di vino, lo attendeva un uomo sulla cinquantina, vestito di velluto rosso, con una lunga barba che scendeva sul petto e una cicatrice da ustione che deturpava il lato sinistro del volto. Legato a una collana che pendeva dal suo collo, Gerardo intravide un simbolo in oro raffigurante una rana sopra una ninfea, con dietro due spade incrociate. Il simbolo della Banda del Rospo, indossato da niente di meno che Eustachio Mezzafaccia, il capo dei razziatori che qualche giorno indietro avevano ammazzato una buona metà dei suoi compagni giarrettieri. Proprio mentre stava per estrarre il pugnale e avventarglisi al collo, Gerardo pensò che tutto ciò non gli avrebbe portato a niente, se non, al massimo, una morte rapida. Tanto valeva approfittare della situazione e trarne i migliori benefici possibili, come era solito fare.
“Salve, mi chiamo Gerardo dei Mezzavalle. Vengo dalla lontana Pertugia. Ero diretto con la mia carovana ai Mercati Generali di Castel Notturno, quando siamo stati assaltati. Più di metà dei miei compagni sono morti, l’altra metà dispersa”.
Per accentuare l’enfasi del racconto, continuò singhiozzando:
“Sono rimasto senza un soldo, non ho idea di dove mi trovi né di come tornare. Tutto quello che vi chiedo è una ciotola di zuppa calda e un giaciglio, me ne andrò domattina presto senza disturbare”.
Tenendo ancora la faccia nascosta tra le mani, tra un falso singhiozzo e una lacrima finta, buttò uno sguardo sull’uomo che lo fissava con sguardo imperscrutabile. Improvvisamente quest’ultimo si alzò di scatto ed esclamò, sempre senza uno straccio di emozione sul volto: “Bene, che gli sia servito un pasto e che gli venga preparata la stalla per dormire”.
La signora che l’aveva fatto accomodare nella casa iniziò a sistemare la tavola per una cena frugale, apparecchiando con stoviglie vecchie di argento ossidato e con una scodella in legno poco consona agli sfarzi della casa. Non appena ebbe finito di apparecchiare lo fece accomodare e scomparve nell’altra stanza, tornando poco dopo con un pentolone mezzo pieno di zuppa di pane, palesemente un avanzo di quella che era stata la cena della servitù. Gerardo non se ne lamentò e con sguardo fiero e affamato cominciò a servirsi. Proprio mentre stava terminando la terza scodella, dalle scale si udì rumore di passi. Dal pianerottolo si affacciò il viso giovane e pulito di una donna, di bianco vestita e con i capelli biondi un po’ arruffati. “Babbo, o chi era?” - disse stropicciandosi gli occhi ancora un po’ assonnata. Un attimo dopo notò l’ospite, trasalì e si mise impettita come fosse di fronte a un qualche duca d’altri tempi, mentre le sue gote si coloravano di un rosso acceso.
“Salve, mi scusi… Non l’avevo notata. Perdoni questa mia negligenza. Mi scuso se non la riconosco, con chi ho il piacere di parlare…”
“Gerardo dei Mezzavalle, giungevo dalla lontana Pertugia per affari, quando sono stato assalito da dei briganti e tutti i miei compagni uccisi o dispersi”
“Oh, ma è terribile, che tragedia. Deve essere stato orribile, menomale lei è riuscito a salvarsi e a giungere qua da noi. Sa, qua da noi non giungono spesso visitatori, specie uomini…”
Mezzafaccia la fulminò con lo sguardo. “Per forza non venivano” - pensò Gerardo – “con il padre che si ritrova. Come minimo farà di tutto per tenergli gli uomini lontani finché non avrà trovato un pretendente giusto e comodo per lei”.
“Fortunatamente suo padre è stato molto gentile con me. Mi ha offerto del buon cibo” – disse indicando la minestra rinsecchita – “e anche un ottimo giaciglio nella stalla per la notte”.
“Nella stalla? Ma perché babbo? Non potrebbe dormire nella stanza degli ospiti?”
Eustachio la fulminò nuovamente con lo sguardo: “Cara, vai pure a riposarti, lascia che sia io a parlare”
La ragazza arrossì di nuovo, salutò cordialmente i due uomini e si avviò nuovamente su per le scale, non prima però di aver lanciato un ultimo sguardo a Gerardo.
“Bene, con permesso, se mi è concesso andrei ad accomodarmi nella stalla. È stata una giornata molto difficile e vorrei solo riposarmi”.
I due si squadrarono un’ultima volta, entrambi con una faccia imperscrutabile. Dopo di che Gerardo si avviò verso la stalla, scortato dalla signora.
“Ecco qua il suo giaciglio, può riposare quanto vuole. Il signore mi ha detto di servirle la colazione domattina e poi sarà libero di andarsene. Purtroppo, lui è molto impegnato e non riuscirà a salutarla nuovamente”.
Al che si congedarono e dopo qualche giro di clessidra Gerardo era già steso sulla paglia a fissare il soffitto, a riflettere, con lo scalpiccio degli zoccoli dei cavalli a disturbare i suoi pensieri. Proprio mentre stava per sprofondare nel mondo dei sogni, udì una voce:
“Messere, messere”. Si drizzò su. La figlia di Mezzafaccia lo fissava dalla porta della stalla.
“Presto venga con me e faccia silenzio”
Lui la seguì. I due sgattaiolarono nuovamente fino alla casa, ma questa volta sul retro. La fanciulla aprì il vecchio lucchetto rugginoso di una piccola porta, che si aprì su una rampa di scale. Le salirono lentamente, imboccarono in un corridoio, attraversarono un’altra stanza e si ritrovarono in una bella stanza da letto, arredata con mobili in mogano e con il pavimento ricoperto da eleganti tappeti.
“Ecco, ho pensato che fosse indecoroso far dormire un’ospite nella stalla. Se vuole può dormire qua, è la camera di mia madre, ma tanto lei è fuori da settimane per affari”.
Gerardo si chiese che affari potessero essere, ma non domandò oltre. Ringraziò la giovane donna, che arrossì nuovamente, e i due si dettero la buonanotte. Prima di dormire Gerardo arraffò tutti i gioielli che riuscì a trovare nella stanza. Poi, non contento, cominciò a prendere anche candelabri in argento, posate e perfino un grosso quadro con raffigurato Eustachio, nudo, impettito, con una lunga spada in pugno. “Appeso al rifugio avrebbe fatto un figurone” - pensò. Prima di andarsene decise di stendersi, giusto un attimo, per riposare un po’ le stanche membra. Si adagiò sul letto e si addormentò.

Gerardo si svegliò. Mentre si tirava su, stordito, il sole che filtrava dalla finestra lo accecò leggermente. Sembrava tarda mattinata inoltrata. Davanti a lui c’erano cinque guardie, tutte armate fino ai denti. Davanti a loro Eustachio Mezzafaccia. Gerardo si portò istintivamente la mano dentro le vesti. Il pugnale e il simbolo non c’erano più.
“Cercavi questi?” – sussurrò sornione il capo della Banda del Rospo, esibendo i due oggetti – “Bene, bene, bene, cosa facciamo adesso?”

CHICCHIRICHIIII

Gerardo si tirò su di scatto. Doveva aver sognato qualcosa di strano, perché percepiva ancora un vago senso di inquietudine insieme ad uno strano sapore metallico in bocca… O forse era solo l’eccitazione per il colpo che avrebbero portato a termine quel giorno. Nessuno era mai riuscito a sgraffignare l’oro del Bigatto, ma d’altra parte loro non erano nessuno, erano la Banda della Giarrettiera. Si alzò. Anche gli altri membri della banda erano in fermento, tutti un po’ inquieti visto che le loro ultime scorribande non erano andate benissimo, ma sicuri della bontà del loro piano. Dopotutto, che altro sarebbe mai potuto andare storto?



Pippo Abrami
Messaggi: 13

Re: Una notte da rospetto

Messaggio#2 » martedì 21 aprile 2020, 12:13

INTERROTTO
Lo stile è buono e scorrevole, ma Il racconto predispone e predispone senza arrivare alla meta promessa. Anche quando sembra raggiungere finalmente un climax la narrazione sterza bruscamente resettando le carte in tavola. Mi è rimasta un’impressione spuria, come se avessi letto solo metà storia.

Avatar utente
Diobrando900
Messaggi: 12

Re: Una notte da rospetto

Messaggio#3 » mercoledì 22 aprile 2020, 0:32

Ciao!
La storia scorre bene, nonostante qualche errore di grammatica. Sembra però che manchi una parte del racconto, che si conclude a mio avviso un po' bruscamente.
Nonostante ciò, il racconto è una buona base per sviluppare una vicenda più lunga e più articolata, e spero che sia così in futuro.

Avatar utente
Laura Cazzari
Messaggi: 266

Re: Una notte da rospetto

Messaggio#4 » mercoledì 22 aprile 2020, 17:38

Ciao, come ha già notato chi ha commentato prima di me la storia ha un buon ritmo narrativo, ma sbanda sul finale brusco e non in linea con il resto del racconto. Con il finale che hai scelto sembra solo una persona che sogna di rubare in una casa e si addormenta, la storia avrebbe potuto avere un po’ di carattere in più con un finale adeguato. Poi, ma ammetto che, è solo un mio parare personale, è poco credibile che un signore nobile incontri un viandante personalmente.
Laura Cazzari

Avatar utente
el_tom
Messaggi: 82

Re: Una notte da rospetto

Messaggio#5 » mercoledì 22 aprile 2020, 18:24

Ciao AnDrITomma, piacere di leggerti.
Fondamentalmente sono in linea con la critica che ha sollevato Pippo Abrami, sembra ci sia un infinito rimandare, compare il terribile capo dei razziatori, dovrebbe essere uno spietato brigante ma da asilo al protagonista. Compare la giovane figlia con tanto di incontro nelle stalle e se ne va mandandoci in bianco.
Parte la ruberia e lo sgammo di Mezzafaccia ma è un sogno. Come lettore ci con rimasto un po' così.
Farei attenzione anche ad alcune descrizioni che inquinano l'atmosfera, ad esempio moquette alle pareti… in un palazzo magari mi aspetterei arazzi ma non moquette.
La frase più pericolosa in assoluto è: Abbiamo sempre fatto così.

Avatar utente
Eugene Fitzherbert
Messaggi: 486

Re: Una notte da rospetto

Messaggio#6 » venerdì 24 aprile 2020, 17:31

Ciao, AndrDiTomma,
il racconto è un po' monco da più parti, come ti hanno fatto già notare più su.
Purtroppo l'effetto è quello di avere per le mani tante promesse non mantenute. Mi aspettavo il confronto con Mezzafaccia, ma non me l'hai dato, mi aspettavo un po' di sano sesso con la ragazza, visto anche come si approcciava al protagonista, e mi hai fatto andare in bianco. Considera che con il finale che ti eri riproposto, e cioè che fosse tutto un sogno, potevi davvero lanciarti in ogni direzione e dare sprono a tutta la follia che ti viene in mente: è un sogno, vale tutto! Vedi di rimettere in fila tutte le idee e cerca di portare la tensione sempre più su fino a un climax di qualche genere, una scena madre, qualcosa che lasci soddisfatto il lettore.
A presto!

costellazione di bacco
Messaggi: 77

Re: Una notte da rospetto

Messaggio#7 » domenica 26 aprile 2020, 18:56

Ciao AnDrITomma, piacere di leggere,
anche ne tuo caso arrivo dopo tanti altri commenti quindi non leggerai nulla che non ti sia già stato detto.
Lo stile è fluido e la narrazione si legge bene, ma mi aspettavo molto di più e sono rimasta con l'amaro in bocca: mi aspettavo almeno del sesso con la giovane donna o una fuga del protagonista con tutto l'oro arruffato e invece… sicuramente potevi osare di più. Il racconto, comunque, non è da buttare ma solo da rivedere.
A rileggerti

Torna a “La (mini)Sfida a Brancalonia”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 4 ospiti