Un virus diabolico

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Sara Ronco
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Un virus diabolico

Messaggio#1 » sabato 20 giugno 2020, 21:49

Dimmi tu se devo impiegare un intero pomeriggio per fare la spesa al supermercato. Per prima cosa è un dramma arrivarci: sono rimasto un quarto d’ora fermo a una rotonda perché per gentilezza c’era chi voleva far passare prima qualcun altro, anche se quest’ultimo ha rifiutato con un sorriso. Come se non bastasse, per buona educazione, qualcuno ha continuato ad insistere, finché si è finito col chiedere informazioni sulla salute delle famiglie dei vari automobilisti. Io ho detto che mia moglie stava partorendo e mi hanno lasciato passare. Ma io non ho una moglie. Ho l’EX moglie. E non è incinta, ma solo ripiena di cattiveria e arroganza.
Trovare un parcheggio è un dramma, perché c’è chi aspetta a infilare il muso della propria auto in un cazzo di rettangolo bianco: sia mai che un poveraccio a mezzo Km di distanza non voglia metterla proprio lì? Sarebbe ben scortese prendere il posto di qualcun altro.
Scegliere un qualsiasi prodotto è una tragedia. “Spaghetti o non spaghetti, questo è il problema!”.
E se acquisto un pacco di pasta? L’agricoltore che coltiva il grano per il diretto concorrente se la prenderà a male? E allora c’è chi compra pacchetti di tutte le marche e di tutti i tipi, e poi anche il riso, l’orzo, la segale… anche se non vengono consumati a casa.
I carrelli della gente sono pieni, c’è chi rimane come ipnotizzato per ore tra le corsie. E se arrivasse “tizio” come ospite? Sarebbe poco gentile non fargli trovare i suoi dolci preferiti.
Vi sembra strano tutto ciò? Il problema è nato quando si è compreso che la gentilezza avrebbe salvato il mondo. Gi scienziati hanno iniziato a creare un virus in grado di rendere tutti più gentili e premurosi nei confronti del prossimo, ma qualcosa è andato storto e il mondo… sta finendo.
Esatto: c’è chi ha smesso di respirare per non rubare ossigeno agli altri; chi di mangiare fino a quando la fame non sarà sconfitta. Beh, è stata sconfitta, ma adesso nel terzo mondo c’è chi è obeso. Un disastro! Esistono gli immuni, come la mia ex moglie, stronza era e stronza è rimasta. Tra di loro c’è anche mia suocera. Poi c’è il gatto, che continua a soffiarmi anche quando mi vede in videochiamata e ci sono io, un grezzo di quart’ordine interessato solo a birre e a partite, completamente immune a tutte ‘ste stronzate.
Insieme formiamo la squadra che salverà il mondo, ma non che lo ripopolerà, puntualizza la mia ex.
Abbiamo un piano. Io mi faccio assumere come inserviente nel laboratorio dove, secondo mia suocera, è stato prodotto il virus. Faccio entrare nottetempo la mia ex che porterà con se il gatto che servirà come cavia per trovare l’antidoto.
Io le ho detto che è il gatto più stronzo del mondo, ma secondo lei anche lui è mutato e fa le fusa con tutti. Tranne che con me, il bastardo. Verrà sacrificato dalla nonna umana per la salvezza del mondo. Vi ho detto che mia suocera è una scienziata? Una di quelle vere, non una scienziata laureata alla Facoltà della Vita o che pretende di sapere tutto dopo aver letto due post su Facebook. Sapeva da anni che i ricercatori stavano studiando un virus capace di ingentilire l’umanità, ma indovinate un po’, litigò con tutta la comunità scientifica dicendo che era una stronzata da buonisti hippy sotto LSD. Venne mandata via a calci in culo.
A mezzanotte scatterà il piano “I Tre stronzi e un gatto che salveranno il mondo!”.
Io rimarrò nascosto in uno sgabuzzino per tutto il tempo, farò entrare suocera ed ex moglie con il gatto nascosto nello zaino. Non ho idea se verrà drogato o altro, mi auguro di sì.

Siamo pronti, esco dal mio nascondiglio, vado verso l’uscita salutando cordialmente le persone che incontro, farfugliando qualcosa sulla luna, sulle stelle e su quanto siamo fortunati a lavorare di notte.
Le due megere entrano, ho consigliato loro di provare almeno a sorridere, ma mi hanno risposto con un vaffanculo. Da un mese lavo i cessi degli scienziati e loro nemmeno mi ringraziano.
Ho procurato due camici per camuffarle meglio, ma la loro espressione potrebbe tradirci.
Tengo lo zaino con il gatto, sento che ringhia e soffia.
“Scusate, devo pulire il laboratorio, potete gentilmente uscire un secondo” con questa scusa il team degli scienziati esce e appena do il via libera entra il resto della squadra.
“Levati dalle palle, ora facciamo noi!” ringhia la mia ex.
Ma rimango con lo spazzolone e il carrellino vicino alla porta.
“Ma sei cretino?!? Chiudi tutto!” il gatto è appena scappato dallo zaino, sta saltando sulle tastiere di alcuni computer. Sui monitor varie schermate di errore. Che il virus abbia reso cretini anche gli scienziati?
“Micio micio micioo! Vieni bello!”.
Cerco di acchiappare quel demone sotto forma di felino.
“Muoviti, idiota!” urla mia suocera.
Cerco di prenderlo, ma mi ritrovo tutto il braccio graffiato.
Ha il pelo gonfio e spruzza urina sui mega computer del laboratorio. Verrò anche licenziato. Provo a pulire ma scateno una reazione chimica che mi ricorda l’unione di bicarbonato e succo di limone. Dannata pipì acida dei gatti.
A schermo leggo che a causa di un errore il segnale verrà interrotto definitivamente, digitare sì o no, il micio schizofrenico clicca sì.
“Non era un virus, ma un segnale. Come al solito non hai fatto un cazzo ma hai salvato il mondo!” incredula urla mia suocera.
Quindi ritorneranno le baruffe, le vere assemblee di condominio, i troll e i flames nei social network!
Sto gioendo quando avverto una mano accarezzarmi la testa.
“Sei il mio eroe. Grazie!”.
Come? La mia ex mi sta ringraziando e mi chiama eroe? Mi sta baciando con passione???
Questa sì che è l’apocalisse!


Nonostante io scriva romanzi dall'età di 13 anni (con moooolta discontinuità) ho ancora bisogno della "badante letteraria".
Rimanete sintonizzati e vi stupirò.

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Andrea Partiti
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Re: Un virus diabolico

Messaggio#2 » lunedì 22 giugno 2020, 15:27

Due pro della storia:
farci credere che stai parlando del coronavirus in un qualche futuro più o meno probabile, puntando sull'esperienza condivisa delle spese caotiche e con tanta coda, per poi deviare verso lo strano morbo della tua ambientazione
far rientrare il complottismo dalla finestra con l'ammiccamento finale al 5g e ai segnali che alterano il comportamento delle persone.
Il contro è il modo in cui decidi di raccontarci questo mondo. Anziché l'occhio dell'uomo qualunque che possiamo seguire e con cui possiamo gioire e patire, scegli l'eroe che è destinato a creare il cambiamento. Di per se va bene come scelta, ma se mi racconto dell'eroe, mi serve una ragione forte per cui è lui l'eroe, cosa lo rende tale. Non "avere una ex stronza e un gatto", perché in quel caso mi sembra una forzatura e gli eventi diventano una lunga serie di coincidenze più o meno buffe e improbabili.
Penso che tu sappia scrivere bene, riesci a delineare i personaggi in maniera molto netta e a sbozzarli usando pochi dettagli incisivi, ma il racconto va ristrutturato pesantemente per funzionare bene.
Personalmente (ma è una questione di puro gusto personale) punterei sul dividere in scene la storia. La spesa. La vita domestica. Il lavoro. In ognuna mostrerei l'impatto dell'epidemia sulla vita del protagonista, senza accennare ad alcun piano. Solo alla fine ci metterei la scintilla di "posso fare qualcosa, ho l'accesso e le risorse giuste" ma senza raccontarlo davvero. Nel momento in cui lo racconti perdi ogni verosimiglianza, perché non importa avere uno scienziato con te, qualunque sabotaggio tu possa fare, con una bomba lo fai meglio, il tentativo di metterci della scienza può solo andare male e fare effetto film d'azione (e penso te ne sia accorta anche tu ripiegando sulla soluzione comica).

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Andrea Lauro
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Re: Un virus diabolico

Messaggio#3 » lunedì 22 giugno 2020, 18:55

Ciao Sara, è la prima volta che ti leggo.
Ho apprezzato molto il tuo stile, il protagonista è ben caratterizzato e fa sorridere per il tono cinico e insofferente. Anche la famiglia immune al condizionamento crea una cornice piacevole attorno a questa ambientazione completamente ribaltata. Devo dire che sono rimasto piacevolmente sorpreso.
In tutta quest'ottima premessa, è la scena finale a lasciarmi un po' di perplessità. Pur di arrivare alla scena del sabotaggio, si viene dirottati su una serie di circostanze create in un modo (forse) troppo artificioso (anche se ci fai capire che fanno parte di un piano ben congegnato). Mi spiego meglio: in poche righe il protagonista espone il piano dicendo che la suocera è scienziata e lui si è fatto assumere in quel centro di ricerca. Sembrano buttate lì proprio per arrivare al dunque, per avere le carte in regola e giustificare l'attentato. Se avessi seminato prima questi due indizi, si sarebbe arrivati in modo meno deciso a quel punto e la forzatura sarebbe stata meno evidente. Altro esempio: possibile che il gatto finisca proprio su QUEL computer e porti alla procedura di disinnesco?
Quindi: una bella idea, fresca e d'impatto, un personaggio vile con risvolti comici, secondo me qualcosa da mettere a posto a livello di sceneggiatura.
Ho preferito il tuo racconto a quello di Alastor, ma la storia di Decimo mi ha catturato di più.
grazie, a rileggerci!
andrea

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Polly Russell
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Re: Un virus diabolico

Messaggio#4 » lunedì 22 giugno 2020, 19:38

Ciao! E ben trovata.
Mi piace tanto il tono che ha il tuo narratore, mi piacciono i continui rimandi al passato e soprattutto alla moglie. Purtroppo in questa ottica mi viene difficile credere che abbia omesso di raccontarci da da subito cosa facesse la suocera. Anche farsi assumere nello stesso centro di ricerche è forzato, dai quante possibilità poteva avere? Soprattutto considerando che la suocera scienziata non ti è servita a niente, e poteva bastare un qualsiasi piano strampalato, magari per distruggere il centro. Insomma, anche nell’ottica di un racconto umoristico, vorrei un po’ più di plausibilità.
Detto questo è comunque un buon lavoro con un’ottima chiusa.
Polly

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wladimiro.borchi
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Re: Un virus diabolico

Messaggio#5 » giovedì 25 giugno 2020, 11:38

Ciao Sara, piacere di leggerti.
Idea carina, resa interessante, ma con un po' di ma...
Il tono scanzonato di tutto il racconto è molto gradevole.
L'idea di far credere, all'inizio, che si tratti del Covid-19 è anch'essa buona, come quella del virus assurdo che ti sei inventata.
L'unica cosa che lascia perplessi è il finale, davvero poco plausibile.
In ogni caso, almeno a mio parere, tale fatto, in un racconto di carattere umoristico, non può pesare che marginalmente.
A rileggerci presto
Wladimiro

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