1 Horrorlimpiadi
2 La lotta
3 Alzare la testa
4 Stanco morto
La corsa campestre si svolse in un terreno molto irregolare e pieno di sorprese. Il gruppo St. Louis 1904 si presentò in batteria con quattro racconti ruspanti.
In realtà, la corsa era composta da varie tappe, una per ciascun giudice. Questa è la breve cronaca della tappa da me presieduta.
Horrorlimpiadi ha mantenuto la testa del gruppo in quasi tutte le fasi della gara, grazie alla forza di un’idea originale che gli ha sempre dato energia, nonostante una gestione non ottimale del punto di vista e il fardello di certi dialoghi artefatti. La sua ironia, non sempre riuscita, gli ha permesso di alternare scatti brillanti a improvvisi inciampi. Alla fine guadagna l’oro nonostante un’andatura non proprio regolare, ma che fa pensare che con un po’ di allenamento e un grosso lavoro di rifinitura dello stile, sia il racconto col maggior potenziale per competere nelle semifinali.
La lotta è partito molto bene, insidiando fin da subito la prima posizione a Horrorlimpiadi. Una buona scelta di strategia gli ha permesso un buono sprint iniziale. Durante la gara, però, è emerso qualche problema e ha perso terreno. Forse un problema di tenuta fisica. Per sua fortuna i concorrenti hanno mancato del passo necessario per insidiargli l’argento. Sicuramente con un allenamento costante potrà raggiungere una performance più regolare anche su lunghi percorrsi.
Alzare la testa ha sofferto l’aver mancato il percorso iniziale, dove ha rischiato di perdersi. Ha corso una maratona energica ma lenta, appesantita dal proprio stile. Un grande cuore gli ha permesso di fare comunque una gara convincente. Ha mostrato un passo potente: con un po’ dieta di descrizioni, e una maggior attenzione al tema del percorso, potrà ambire a traguardi molto elevati.
Stanco morto ha fatto la propria gara, sfoggiando un passo particolare e ricercato, che però non gli ha permesso di seguire quello degli altri né di accattivarsi il tifo di una certa parte del pubblico. Arriva buon ultimo nonostante la tenacia profusa in una strategia di gara peculiare, ricca di coraggioso orgoglio.
Si è conclusa così una tappa a tratti disordinata e muscolare, che ha visto sul proprio terreno tante diverse qualità.
Il giudice firmò il documento e lo ripiegò con cura. “Gruppo St. Louis 1904, i miei complimenti per l’impegno; ho visto molto potenziale. Ma sto per dire una cosa che non vi piacerà.” Si schiarì la voce. “Mi rivolgo a chi tra voi accederà alle semifinali. Si troverà di fronte concorrenti molto forti... alcuni più di voi, in questo momento. Se vorrà batterli e arrivare alla finale, dovrà prepararsi con molto impegno.”
Scrutò i concorrenti uno a uno. “Fate tesoro dei consigli che avete ricevuto, valgono più di qualsiasi medaglia.”
Si inchinò. “Grazie per questa bella esperienza. Vinca il migliore!”
Commenti dei thread
Horrorlimpiadi
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Il punto di forza di Horrorlimpiadi è l’idea, originale e simpatica, che ne sta alla base. Permette di colorare un’ambientazione e una storia da esplorare e seguire con curiosità e divertimento. L’ironia sempre presente tra battute e camei, e l’adrenalina data sia dalle competizione che dagli aspetti “gore” che emergono, mi hanno fatto trovare Horrorlimpiadi molto godibile.
Partendo da questa base molto buona, l’opera è molto migliorabile.
Ecco dove consiglio di lavorare.
1) Protagonista sfuggente.
Viene da tifare per Fiorenzo perché sì, perché è il protagonista. Piace la sua ambizione, ma poco altro. Avrei voluto sapere di più sulle sue paure, perché non è riuscito a farcela. Si accenna a sotterfugi. Ha subito qualche ingiustizia? “Hai fatto i tuoi errori” dice Caronte. Quali sotterfugi ed errori? Come lettore, voglio saperli, se devo tifare affinché questa volta ce la faccia.
2) Punto di Vista.
Anche maggiore immersione aumenterebbe l’empatia del lettore verso Fiorenzo, e una maggior partecipazione alla sua gara. La “telecamera” si sposta continuamente tra zoomate su Fiorenzo, a una visione più distante di lui e del suo avversario, per poi staccarsi completamente e passare sul Conte; ritorna sui due, poi arriva l’autore a spiegare che “fu allora che accadde l’impensabile”. Questo alimenta una certa confusione, e quindi distacco, dalla vicenda.
Capisco sia difficile in un racconto dalle battute limitate, ambientato in un mondo di fantasia, fare del tutto a meno dello spiegone iniziale: però andrebbe ridotto. Certe informazioni dovrebbero emergere da ciò che Fiorenzo percepisce, pensa e dice; evitando degli “as you know Bob” come questo:
“Sono contento per tutte le medaglie ottenute finora dalla nostra nazionale. L'oro nella scherma col machete, nell'hockey su lava e in tutti gli sport acquatici nella piscina di sangue.”
3) Le battute.
Caronte parla in modo troppo artefatto, es.
“Con questo atteggiamento non solo non combinerai nulla, ma nemmeno ti godrai la splendida esperienza di essere qui a Nuova Londra ed abbracciare in pieno lo spirito sportivo che trasuda questo lugubre stadio”.
Durante la gara, non è credibile che Fiorenzo parli ad alta voce, eppure nel virgolettato sembra che lo faccia. Probabilmente sono pensieri. Se la narrazione si immerge nel personaggio punto di vista, non ci sarebbe nemmeno bisogno di esplicitare che lo sono. Elaboro un esempio raffazzonato, ma per capirci.
Il lupo jamaicano azzannò per primo il suo umano. Era veloce, così veloce che la vittima ormai morta gli scappò dalle fauci. Il jamaicano ringhiò di frustrazione e si girò per tornare a prenderla. Fiorenzo morsicò le natiche della sua preda e ne mantenne salda la presa senza mai smettere di correre. Poteva farcela!
Meglio far vedere cosa succede, che far pensare a Fiorenzo cosa succederà e perché – un pensiero a beneficio del lettore, ma che suona strano. Vista l’azione, che il jamaicano debba recuperare la preda per vincere diventa intuibile.
4) L’ironia a volte è riuscita, a volte no.
So che alcune osservazioni ti sono già stata fatte, ma non credo sia un male ripetersi.
"Va bene anche quella di bronzo, amico mio. L'importante è non vincere quella d'argento, che per te diventa un casino". Mi raccomando perché questa non è brutta, ma messa all'inizio ti penalizza: giocatela a sorpresa alla fine, dove renderà molto meglio.
…ribattezzato “il lupo mannaro americano a Nuova Londra”, citando un vecchio film pre-apocalisse.”
Non spiegarla, come hai fatto per il resto; chiudi con Nuova Londra.
Era il miglior corridore del PieMORTE.
Non un granché ma ci può stare… evita però le maiuscole. Piemorte andrà bene. Potresti anche sfruttarla di più, es.coi supporter piemortesi che tifano per Fiorenzo.
Giocando con le parole potrenno venirti in mente altre assonanze anche per altre regioni. Non ti faccio qualche esempio perché a volte agli autori piace arrivarci da soli, e non riportare cose suggerite da altri (ma se vuoi te li faccio). Per lo stesso motivo ti segnalo un’altra battuta dove avresti l’occasione di fare un altro dei tuoi giochi di parole:“ ‘ngul a mammt”. :)
Accanto a lui, sugli spalti, sedeva l'amico Caronte, vincitore indiscusso di canottaggio, kayak e vela nella categoria demoni. Un campione assoluto.
L’ultima frase è inutile… la battuta si è già capita, calcarci sopra l’appesantisce.
"oh mon dieu! Quelle dolor-aaaarggh".
A parte il maiuscolo di Dieu, se è francese dovrebbe essere “Douleur” : ma diventa di difficile comprensione per il lettore italiano. Cambierei la battuta, anche solo in un semplice “Oh mon dieu-argh!”
In ogni caso evita le infilate di vocali.
Nota a margine.
A livello stilistico, ti consiglio di limitare il più possibile i gerundi. Puoi fare le prove con queste frasi, vedrai che miglioreranno.
“Non sarà la paura di finire in qualche rivistaccia sportiva a compromettere la tua performance." Mormorò sbuffando fiamme dalle sue fauci. "Io ho fiducia in te.”
“In un lampo gli atleti si trasformarono, stracciando le proprie vesti, e corsero dietro i disperati umani in fuga.
Conclusioni
Già fin dal titolo Horrorlimpiadi ha saputo stupirmi, divertirmi, in definitiva emozionarmi. Parte da una base forte, per cui credo che abbia il potenziale per migliorare molto.
Non la confronterò in questa sede con le altre opere del gruppo St.Louis 1904, (lo farò quando si parlerà di classifica, su cui non ho ancora deciso), ma posso dire che mi ci sono affezionato e mi farebbe piacere vedere una seconda versione più rifinita, grazie ai commenti che stai ricevendo, Roberto.
Comunque, complimenti per la fantasia e l’ironia.
La lotta
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Di "La Lotta" mi è piaciuta l’idea di base, dove vengono accentuate alcune tematiche attuali (epidemie, disoccupazione, spersonalizzazione dei rapporti) in un insieme coerente. Un buon mix di elementi che, singolarmente presi, non richiederebbero un grande sforzo di fantasia. In questo contesto si colloca con naturalezza il tema delle Olimpiadi abolite. L’introduzione rende l’idea, con alcuni dettagli ben messi.
Già molto è stato detto per migliorare questo racconto, il che mi rende arduo aggiungere qualcosa di originale. Che sia nuovo o no, ecco cosa ho notato.
Cerco di non entrare nel merito delle singole frasi, perché mi sembra che i problemi più rilevanti siano a livello di costruzione della storia e dei personaggi.
Ma una nota stilistica ce l’ho, e riguarda il dare vita agli oggetti e rendere macchine le persone.
Un oggetto scuro e informe si gettò nella zona proibita, rotolando giù dalla pila di libri che avevo urtato, e diversi altri lo rincorsero.
Ne approfitto per far notare che “oggetto scuro e informe” è vago.
Eh ma se il personaggio non ha capito cos’è?
È rilevante, ai fini della storia, che il personaggio non lo abbia capito? No. Dunque, meglio fornire al lettore un dettaglio concreto.
“Il colloquio sta per iniziare!” civettò il computer.
China ai piedi della scrivania, raccattai i libri e i fogli in tutta fretta, annaspando. Li spinsi fuori dal recinto, dentro una pila di vestiti, ma loro se ne andarono di malavoglia, lasciandosi dietro foglietti e cartacce.
La vidi entrare in campo, dritta e fiera, con la sua criniera africana domata a stento e la pelle lucida come bronzo. Nell’afa del mezzogiorno, sembrava fatta lei stessa di metallo. Misurata come una macchina, si preparò al primo salto. […] Con una potenza meccanica accelerò e puntò l’asta nella buca.
Non so se è questo il caso, ma tali frasi hanno suscitato in me una riflessione. È uno stile può essere visto come “ispirato”, ma l’idea che ne ho ricevuto come lettore è stata invece di confusione.
A volte l’ispirazione è in realtà perdere il controllo di quanto si sta scrivendo, oppure pigrizia. Ecco, “La lotta” mi ha trasmesso un senso di pigrizia. Come se partendo da un’idea buona, si fosse perso interesse o energia nel portarla avanti.
Ci sono due storie. La storia presente parte con un’atmosfera interessante, ma non si concretizza in nulla, fa solo da contorno a quella che dovrebbe essere la “vera” vicenda, la storia passata. Questa invece inizia con uno spiegone, un tell che andrà avanti anche nella narrazione e non ti farà entrare veramente nelle vicende.
Il trigger iniziale della fotografia mi fa pensare che le due storie si sarebbero ricongiunte, che alla fine del flashback ci sarebbe stato un collegamento alla situazione attuale. Invece no, lo scollamento rimane, mentre il senso di “tirato via” prosegue con la parte della retata, descritta in un modo rapido e vago che non ti lascia senso di conflitto; per poi concludere con il cheap trick della citazione trovata sul retro della fotografia, da parte di un personaggio mai introdotto prima.
Anche dei personaggi non si scopre nulla.
C’è un accenno di empatia iniziale, ma poi non ci si entra veramente, perché quella che sembrava la protagonista sparisce nell’elucubrazione e diventa una voce narrante.
Ma allora chi diventa il protagonista… la “lei” del ricordo? Ma non si saprà nulla di “lei”. C'è una visione mitizzata ma disumanizzata in cui non si approfondisce nulla di “lei”, né della voce narrante, né del rapporto tra le due.
"La lotta" mi lascia insomma l’amaro in bocca e la maligna supposizione di una storia con ottimi presupposti, ma gestita con un approccio da compitino da svolgere: tema, bonus, citazione. Messi senza troppa costruzione a priori. In ogni caso, una narrazione fredda, che andava benissimo per l'atmosfera iniziale, ma che è poi perdurata tenendomi emotivamente lontano dalle vicende e dai personaggi. Un po come se mi si dicesse: "sì, c'erano emozioni, speranze, sentimento... ma posso solo accennarne, non sono fatti tuoi."
Peccato perché la storia è molto in tema, e lo affronta da una prospettiva interessante. Ho notato una scrittura con margini di miglioramento, ma buone basi. Scelte curate dei dettagli. L’inizio mi aveva fatto ben sperare. E anche così, ai miei occhi "La lotta" mantiene il suo fascino.
Mi piacerebbe che facesse da base per una nuova storia, riscritta completamente, che leggerei con alte aspettative.
Alzare la testa
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Alzare la testa (metto solo una maiuscola) mi è piaciuto per questi personaggi umanizzati, la vividezza delle descrizioni, il coinvolgimento nel conflitto. La combinazione di questi elementi ha portato a qualcosa che sembra una fiaba per bambini, ma non lo è affatto, anzi degenera presto in cruda violenza. Non entrerò nel merito dell’originalità di tale scelta, ma è azzeccata.
Veniamo a cosa suggerisco per migliorare questo racconto. Ho molte cose da dire. Mentre mi odierai ti prego di tenere a mente che, se “Alzare la testa” mi avesse lasciato emotivamente indifferente, probabilmente sarebbero assai meno.
1 - Punto di vista indefinito troppo a lungo
Ricordo che te lo hanno già detto. Non credo che questo possa poi sorprendere piacevolmente. Si tratta semplicemente di qualcosa di poco chiaro. Come lettore vorrei essere stupito dalla storia che si svela, non dagli artifici del narratore per gettarmi fumo negli occhi: non so se sono riuscito a spiegarmi.
2 - Eccesso di dettagli
Seppur buoni, sono troppi. In generale costringono a una lettura lenta, col risultato che l’immaginazione rimane sospesa e, quando si arriva all’azione, i personaggi sembrano muoversi alla moviola.
3 -Spiegazioni delle intenzioni dei personaggi
Normalmente non occorre spiegare che un personaggio compie una determinata azione per raggiungere un certo scopo. Lo scopo dovrebbe essere intuibile dall’azione. E qui, spesso, lo è.
4- Alcune battute con troppe parole
Ce ne sono un po’, ma ne indico un paio in particolare perché portano anche ad altri ragionamenti.
«Batti la fiacca? Perché l’Agnello non è ancora sgozzato e cucinato? Quanto ci vuole per preparare uno spezzatino? Sai cos’è successo all’ultimo cuoco che ha lasciato Bogdan affamato?»
Posso capire l’intenzione della Iena di essere pedante per irritare il Maiale. Ma volevo comunque metterti in guardia perché quel che vuole volontariamente dare un’idea di fastidio, comunque infastidisce anche il lettore. Valuta se la iena può parlare di meno e usare un’azione per provocare, anche un banale pugno sul tavolo.
«Teo, andiamo. Non sono affari nostri.» Invece lo erano eccome. La nostra vita era così penosa a causa del Duca Bogdan e del suo branco di Lupi famelici. Florian era stato imprigionato e quasi cucinato, io ero l’ultimo sopravvissuto della mia famiglia, trucidata solo perché non avevamo di che pagare le tasse.
Qui il Ratto sta parlando a se stesso. E dice troppo: è il tentativo del Narratore di far fare pensieri ingombranti al personaggio, allo scopo di informare il lettore. Se ritieni di dare quell’informazione, puoi farlo in altro modo. Es. Il sangue di Florian che scatena un flash della morte di un parente, o la Iena che lo esorta ad andarsene e il Ratto si oppone, e le spiega il perché in una rapida battuta.
“Fu l’ultima volta che lo vidi.”
Cliché. E quel che è peggio, mi allontana dal qui e ora della narrazione. Troppe parole perché qui non ce ne andava nessuna ;)
I punti 2,3,4 hanno in comune una cosa: sovrabbondanza. Se non hai mai sentito della Teoria dell’Iceberg di Hemingway potresti trovare suggerimenti lì.
5 - Finale troppo sospeso
Un gusto personale, se vogliamo. Avrei preferito un colpo di scena (e poi ti avrei amichevolmente odiato, per questo!). Così è stato semplicemente troncato.
6- Accadimenti (perplessità personali)
Aprì l’anta alla sua destra, profumo di spezie, timo e salvia, rosmarino e basilico, coriandolo e maggiorana, inondarono la cucina.
Come fa a percepire contemporaneamente ma in modo distinto sei odori diversi? (mi ha fatto pensare a Ratatouille! . E poi, se dici spezie, timo, salvia… è un po’ come se dicessi: in coda c’erano auto, Cinquecento, Golf… mi sono spiegato?
Spezie va bene se sente tanti odori, mischiati. Se invece c'è un odore definito, che sia uno di questi.
Sgattaiolai più in alto possibile, dove speravo non mi avrebbe raggiunto. Il Maiale sollevò da terra la mia lama stringendola tra pollice e indice. […] «Dove ti sei cacciato?» Il maiale si guardò attorno, gli occhi pieni di rabbia.
Se ho capito bene… dopo che il Maiale ha tentato di agguantare il topo, la sua priorità non è vedere dove il Ratto fugge, ma recuperarne l’arma (insignificante), per poi infuriarsi e ribaltare tutto, dopo, perché non lo trova?
Se era così importante per lui (a differenza dello Stuzzicadenti), perché non ha seguito con lo sguardo dove andava?
Il Maiale allentò la presa. Si girò verso la voce che lo aveva interrotto, nascondendo le mani dietro la schiena come se fosse stato colto nel mezzo di una marachella.
Perché? Di cosa si vergognava? Se anche fosse per il fatto che si vergognava di avere un Ratto in cucina (però, la trovo troppo debole per essere lasciata all’interpretazione del lettore), avrebbe potuto continuare a stritolarlo mentre lo teneva dietro la schiena.
Oltre al fatto che l’arrivo della Iena fa Deus Ex Machina. Guarda caso arriva proprio mentre il Ratto sta per essere ucciso, e risolve tutto lei.
Brache a sbuffo a righe gialle e viola infilati negli stivali alti fino al ginocchio, cotta di maglia sul petto e basco abbassato sulle orecchie larghe.
Ma poi di orecchio ne aveva uno solo.
Ora, il combattimento.
In generale l'ho trovato poco comprensibile, ma sono poi i dettagli a suscitarmi perplessità.
Teneva bloccate le due armi incrociate della Iena sopra la testa con la sua mannaia.
Uhm. Il Maiale è più grosso e forte. Perché la Iena avrebbe dovuto incrociare le lame dall’alto, permettendo al Maiale di parare con una sola arma (e un solo braccio?)
Sembra più plausibile che il Maiale abbia calato un fendente dall’alto, che ha costretto la Iena a incrociare le lame per resistere. Me lo immagino così (ma ho dovuto farlo io, non va bene) e andiamo avanti.
La Iena perdeva terreno, stringeva le zanne per lo sforzo. Un istante prima di cedere sfilò dall’intrico di lame lo stiletto e tentò un affondo per bucare il ventre gonfio del Maiale.
La Iena sta usando due armi (e braccia) e già cede. In più ne sfila una per contrattaccare. A questo punto non è plausibile che mentre attacca, con l’altra mano continui a tenere bloccata la mannaia, se già non ce la faceva con due. Piuttosto, nel momento in cui la Iena attacca con lo stiletto, l’altro braccio cede e la mannaia cala su di lei: avrebbe dovuto schivare mentre contrattaccava. E invece…
Con la mano libera il cuoco intercettò il colpo e gli torse il polso per disarmarlo. La Iena guaì ma non cedette. Districò anche l’altro coltello dallo stallo,
E quindi la mannaia rimane sospesa nel vuoto?
si chinò sulle zampe e balzò con una gomitata verso il gozzo del Maiale per liberarsi dalla sua presa.
Mentre la Mannaia sta calando, ha un braccio torto nella presa del Maiale, si china e gli dà una gomitata? Per quanto possa essere veloce, mi sembra troppo. Ma c’è un altro problema. Rileggo:
balzò con una gomitata verso il gozzo del Maiale per liberarsi dalla sua presa.
Perché? Ha un coltello in mano con cui può colpire in modo molto più rapido ed efficace. Perché invece deve raccogliersi sulle zampe e balzare con una gomitata (mentre ha un braccio torto e bloccato, ricordiamolo) verso la gola? Il tutto mentre la Mannaia dovrebbe essere già calata da un pezzo.
Dopo tutto questo, ho finito? Ahimé no.
La considerazione per me più spiacevole da fare è che trovo "Alzare la testa" fuori tema, un punto già sollevato da altri. “Tutto ciò che ha una rilevanza anche solo soggettiva può essere un momento storico. Il bello dei temi è che potete interpretarli come meglio credete. Sta a voi convincere il lettore.”
E io non lo sono. Ho letto le tue risposte, e anche se mi ha interessato il tuo punto di vista, non le ho trovate convincenti. Ma anche se lo fossero state, non avrebbero risolto il problema. Dovrebbe essere il racconto ad avermi già convinto. Invece no, non sul tema. Per me un evento storico può anche essere un ratto che alza la testa, se questa vicenda scrive la storia futura. Invece no, chissà: in ogni caso non si può chiedere al lettore di colmare queste lacune con delle supposizioni che non trovano fondamenti su cui poggiarsi.
Mi sono piaciuti molto l’ambientazione e i personaggi, le descrizioni erano sì sovrabbondanti ma ben fatte, e in generale la vicenda mi ha incurisito e emozionato. Insomma sono rimasto in quella cucina a domandarmi cos’altro sarebbe successo. E se fossi solo lettore, potrei farmelo bastare. (Esortandoti ovviamente a scrivere il seguito, e già lo faccio!)
Invece non basta. Devo mettermi nei panni di giudice e stilare una classifica. E “Alzare la testa” mi sta mettendo in crisi.
Senz’altro ha lasciato il segno.
Mannaggia a Bogdan!
Stanco morto
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Narrazione evocativa; e anche se non so se fosse nelle intenzioni dell'autore, il finale l'ho trovato molto divertente.
Non sono uno storico, ma "Stanco morto" mi ha trasmesso l'approfondimento e la passione dell'autore per il tema.
L'ho trovata un'opera ostica, che ha richiesto più di una lettura per essere apprezzata. Più che invogliare i lettori ad approfondire, sembra intenda selezionare i casuali da chi è già appassionato del genere.
Se è così, si tratta di un approccio molto particolare da parte dell'autore.
Ma se lo scopo era quello di avvicinare il lettore casuale a Erodoto, credo che avrebbe funzionato meglio una narrazione di stampo diverso.
Una storia aperta a tutti, più facile da seguire, che apriva scorci su dettagli chiari. Allora il lettore, scoperto l'argomento e appassionatosi, avrebbe potuto approfondire per curiosità e sete di conoscenza.
Ma allusioni senza approfondimenti, non chiamare luoghi e personaggi col loro nome (a che pro, poi, se vengono spiegati sotto in una nota?), non alimenta il mistero. Si ottiene piuttosto di rendere la vita difficile al lettore. Che, tendenzialmente, si allontanerà dall'opera e dal suo messaggio.
Per quanto riguarda la risposta dell'autore data ai commenti degli altri giudici, specifico che nel mio ruolo valuterò "Stanco morto" da un punto di vista narrativo, e non storico. Altrimenti dovrei bocciare tutte le opere di fantasia.
E con questo concludo i miei commenti del gruppo St.Louis 1904.
"Salve, ho finito!"
*sbam*