Minuti Contati

Qui è dove la squadra "Team CEPU (Corrente Ermetica Padri Utopisti)" correrà la propria staffetta.

Ordine di scrittura:

1) Michele Casiero
2) Mauro Lenzi
3) Pietro D'Addabbo

Ogni pezzo di racconto sarà modificabile, una volta postato, fino alla traccia successiva. Per evitare fraintendimenti:
- il primo pezzo sarà modificabile fino alle 22.00
- il secondo pezzo sarà modificabile fino alle 23.00
- il terzo pezzo sarà modificabile fino alle 00.00.

Ogni autore scriverà la sua parte e, una volta postata, potrà collaborare con gli altri della propria squadra (entro il tempo limite) per modificarla (sempre rimanendo entro il limite massimo di 1000 caratteri spazi inclusi).

Seconda ora del lunedì, la De Rossi spiega grammatica latina. Oggi è appollaiata alla cattedra, giganteggia con la consecutio temporum.
“Prof. posso uscire? Urgente”.
“Torna presto”.
La scopa di Mimmetto si supera con un caffè e qualche video di YouPorn. Il laboratorio di informatica è vuoto. Il ronzio delle ventole taglia in due il silenzio. Stavolta si va a far casino nel Tennessee: un quartieraccio di fighettini con l’abitudine dell’aperitivo al Copacabana. Quelli della zona nord ancora mi bestemmiano per il giochetto dei semafori. Una giornata gloriosa! Raschiano i battenti della porta. Larry Forfora, la neve perenne sulle spalle, la camminata da bisonte.
Mi si pianta davanti.
“Oggi ti porto io a festeggiare”.
Mi alzo di scatto. “Non rompere. Ho l’esclusiva”.
Larry tira fuori la mano dalla tasca e fa scattare il serramanico.
Bastardo! Non ti basta quello che mi ha fatto?

Larry lancia in aria la lama e la riprende al volo.
“Dobbiamo parlare, fuori di qui. Muoviti.”
Stacco le mani dalla tastiera, le tengo bene in vista.
“Devo finire una cosa…”
“Non l’hai neanche iniziata.” Si sporge verso di me. “So cosa combini. Ti tengo d’occhio da un pezzo.”
Guardo lui, il coltello. Me lo agita davanti alla faccia.
Non credo abbia veramente intenzione di usarlo, ma è meglio fare come dice.
Mi dirigo all’uscita, le braccia sempre sollevate. “Mica dovremo andare in giro così?”
“Tutt’altro, non devono vederci ass—”
La porta si spalanca.
Merda, Oddoni!
Il preside mi fissa con gli occhi sbarrati. Batte col piede a terra. “Ma che fa? Ginnastica?”
Abbasso le braccia. “Io, ehm…”
Perché fissa me e non Larry? Mi giro.
Forfora è sparito.
“Ho perso una cosa,” abbozzo. Mi chino tra le scrivanie. “Un regalo, sa…”
Eccolo là dietro il bastardo, con l’indice sulle labbra. Mi porge una penna.
“Trovata!” dico.
Fingo di raccattarla, strizzo l'occhio e mi rialzo. “Ora possiamo andare.”
Oddoni sbuffa.

Oddoni chiude la porta, cerco Mimmetto alla fine del corridoio. La scopa in mano, sempre là. “Lo avviso che può richiudere.”
I passi del preside si allontanano: lo sguardo del bidello si è alzato su di me.
Mimmetto si tocca l’orecchio, sistema l’amplificatore. Lo chiamiamo Campana - e non solo perché schiaccia il pulsante del liberatutti-. Dovrò sprecare una buona scusa, non sono nemmeno certo che la sentirà.
La ramazza sposta un po’ di polvere, si solleva, sposta di nuovo la polvere, dov’era prima.
Lo pagano anche.
Ammicca “Larry ha finito con te. Niente più test. Ti dice addio.” stacca il dito dall’orecchio.
Ha un bluetooth!
“Scusa?”
“Promosso.”
Mi allunga un foglio verde, l’ennesima nota di biasimo.
A caratteri cubitali: RECLUTATO.
Sotto, più piccoli, una M, una I e un 6 vergati a mano.
L'hacker per la Regina! Devo avere la faccia di un idiota.
Mimmetto riprende il foglio. “Fila in classe.”
Dietrofront. La De Rossi pontifica ancora.
Siedo. Apro il cell.
Chat Anonymous.
*Sono dentro.*

Molto bene, avete tempo fino alle 00.00 per le ultime revisioni SOLO alla terza parte del racconto. E scrivetemi anche il titolo, mi raccomando.

Titolo: DAD -Didattica A Distanza-