Capitolo 1 “cane non mangia cane”

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Polly Russell
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Capitolo 1 “cane non mangia cane”

Messaggio#1 » venerdì 31 luglio 2020, 17:51

Tessa ha lo sguardo assonato, un vestito corto e un paio di anfibi ai piedi. Percorre il corridoio del terzo piano del Palazzo di Giustizia in fretta, a testa bassa; il viso coperto da un casco di ricci castani. Si ferma davanti a un militare in divisa, non lo guarda, nemmeno si volta verso di lui. Allunga la sinistra e apre la mano. «Caffè,» sentenzia.
L’uomo le porge la propria tazza alzando un sopracciglio. Lei lo trangugia d’un fiato, sul collarino di cuoio balugina lo stemma imposto ai Lupi. «Dove diavolo è Tony?»
«Emm... nella stanza degli interrogatori numero sei, credo. Ti stava cercando in effetti.»
Gli molla la tazza e prosegue.

Tony è, per la precisione, fuori dalla stanza degli interrogatori. Appoggiato con le spalle al muro, le braccia incrociate sopra alla pancia da birra e pasti precotti e l’aria di chi vorrebbe essere da un’altra parte. «Ti ho cercata per ore!» le urla quando la vede, poi si volta e dà diversi colpi alla porta. «Aprite! È arrivata!»
Lei scuote la testa per ravvivare il cespuglio nocciola e si concede uno sbadiglio. «Che diavolo vuoi a quest’ora, Tony? Ero in un night e mi stavo anche divertendo.»
La porta viene aperta, si affaccia un uomo sulla quarantina, spalle larghe e una camicetta inamidata piena di sangue. «Alla buon ora. Beh, a questo punto non ci serve più nessuna consulenza. Grazie tante Lupo,» Tessa arpiona la maniglia e spalanca la porta. Altri due uomini come il primo. Stesse camicie, stesse facce, stessi capelli sudati appiccicati alla fronte e tanto sangue.
Un quarto uomo è legato su una sedia di ferro, il viso è un impiastro cremisi e quel che resta della maglietta è in brandelli sulle cosce. «Ma che cazzo avete fatto?» sussurra.
«Il nostro lavoro,» sentenzia quello che aveva aperto, brandendo un tesserino, «è uno dei terroristi che ha fatto saltare il varco sedici, alle ventitré di oggi,» allunga il braccio per sollevare il polsino dall’orologio, «di ieri, ormai».
Tessa si avvicina al prigioniero, si inginocchia per guardarlo in viso. «È solo un sospetto terrorista, o non mi avreste chiamata.»
«Ha appena confessato.»
«Chi non lo avrebbe fatto?» raggiunge uno scaffale metallico, il primo sportello nasconde un frigo da cui estrae un paio di confezioni di ghiaccio. Ne arrotola una in un fazzoletto e torna dall’uomo legato. «Fuori dai piedi,» glielo appoggia con delicatezza sulla fronte facendolo sobbalzare. Si volta verso i tre agenti. «Fuori, ho detto.»
«Ascoltami bene, Lupo...» non riesce a finire la frase perché lei è scattata ed è già sotto al suo mento, il ghiaccio ancora nella destra e con la sinistra gli ha arpionato le palle. «No ascolta tu! La vostra confessione, in mano a un avvocato appena decente, non varrà un cazzo. La mia consulenza invece sì. E non posso farla se non vi togliete dai piedi.» Allenta la presa e si fa indietro di un passo, «confondete la mia traccia olfattiva, puzzate di adrenalina e steroidi e tu, di crema per disfunzioni erettili».
L’uomo accusa il colpo stringendo i pugni, si schiarisce la voce. «È di nostra competenza.»
«Vai dal tuo capo a raccontarglielo, se gli interessa, poi fatti dire quale è la mia di competenza,» chiama Tony con un gesto della testa, poi si rivolge di nuovo all’agente, «avvisa l’infermeria che mandino su qualcuno, mentre te ne vai.»
Appena la porta si chiude Tessa torna alla sua medicazione di fortuna. «Tony, le manette.»
L’uomo fruga in un paio di cassetti e quando gli libera i polsi, il detenuto rovina a terra, scivolando da un lato. Si mette dietro di lui, allora, e gli solleva la testa. «Che cosa senti?»
Tessa dà un’aspirata profonda. «Cosa vuoi che senta? Adrenalina, sangue, pau...» prende ancora un respiro. Gli sposta una ciocca sporca di sangue dal viso, dalla maschera tumefatta emerge un sorriso.
«Perché non hai paura?» lo sussurra soltanto, muovendo appena le labbra.
Tony si sfila la giacca e gliela appoggia sotto alla testa. «Non lo so cosa devi sentire! Odore di esplosivo, polvere da sparo. Di una qualunque cosa che lo colleghi all’attentato, o l’odore di qualche terrorista che hai già interrogato. Qualsiasi appiglio che mi dica che è colpevole».
«Perché vuoi che sia colpevole?»
«Per riuscire a dormire, visto che quelli li ho fatti entrare io.»
La donna si avvicina di più al prigioniero, gli appoggia il ghiaccio sulle labbra. «Beh, mi dispiace amico mio, ma non posso aiutarti.»
«Che vuoi dire?»
«Che puzza di sesso, di sudore e di fumo artificiale, probabilmente è stato a una festa. E la zona del varco sedici è piena di locali, se lo hanno trovato da quelle parti.»
Tony si passa il polso sulla fronte, lisciando indietro i radi capelli ingrigiti. «Ecco, perfetto. Sai dirmi almeno da che livello proviene?»
«A che ti servo? Scansiona il chip, no?»
«È contraffatto, ha mandato in tilt lo scanner.»
«Ha una trentina d’anni, non assume droghe, i jeans e quello che rimane della maglietta sembrano di marca... per il resto mi ci vuole un po’ di tempo, vai a chiamare il medico intanto, non credo che quegli stronzi lo abbiano fatto.» Imbibisce un fazzoletto d’acqua e glielo strizza sul viso. Il sangue scivola dalla fronte, sugli zigomi pronunciati scoprendo una porta organica sul sopracciglio. Ripete l’operazione un paio di volte, finché Tony esce. «Chi cazzo sei tu?»
Lui si solleva su un gomito, con la destra si stringe il torace per arginare un colpo di tosse; un conato e rovescia sangue e saliva sul pavimento. «Non glielo hai appena detto?» balbetta.
«Finiscila! Non so se hai fatto saltare il varco ma di certo hai fatto saltare qualcosa, e se lo dico sei fottuto. Quindi, ti ripeto la domanda, chi cazzo sei?»
«Io sono come te.»
Tessa si accuccia di nuovo, gli porge una benda pulita. «Non è vero. Ti riconoscerei se fossi un Lupo, tu non sei niente. Non odori nemmeno di umano e non sei un clone.»
Il prigioniero digrigna i denti e con uno sbuffo sommesso si siede. Solleva un ginocchio per poggiarci il gomito. «Sono come te invece, solo più evoluto,» prende un respiro abbastanza profondo, si interrompe a metà per stringersi il costato, «vieni da una serata divertente, un locale di lusso a giudicare dal tipo di rum che hai bevuto, un paio di uomini ti sono stati parecchio vicini,» tira ancora su col naso, «niente sesso; o avevi solo voglia di coccole o ti hanno interrotto.» Le sfiora il dorso della mano con due dita. «Ah... è questo il problema. Perdere i tuoi privilegi o seguire l’istinto? Tranquilla, Tony si inventerà qualcosa, ha una gran cotta per te.»
Tessa ritrae la mano di scatto, «cosa?»
Lui si appoggia sul suo braccio e forza per aiutarsi a raggiungere la posizione eretta. «Lo hai pensato da quando mi hai annusato, quindi fallo prima che torni, portami via da qui.»

Rimane ferma a fissarlo solo qualche istante, gli getta addosso la giacca che Tony aveva lasciato a terra, pigia il palmo sul display al lato della finestra blindata e la apre. «Copriti, dai nell’occhio conciato così.»
Lui serra la porta e rovescia a terra lo scaffale col frigo.
«Ma che fai? Vuoi farci sentire da tutti?»
La raggiunge sulla scala antincendio, «ti creo una scappatoia, penseranno che ti ho aggredito».
Scivolano giù per le scale, il tonfo della porta spallata li raggiunge quando sono arrivati a terra.
«Non riusciresti ad aggredirmi.»
«Fidati.»
L’allarme esplode ululando quando hanno raggiunto la macchina di Tessa, a un centinaio di metri. Lui si mette al posto del passeggero e apre lo sportello sotto al display del computer di bordo, stacca un jack dal groviglio di fili con presa sicura e lo inserisce nella porta sul sopracciglio, «sperando che non l’abbiano danneggiata,» si appoggia al sedile e le fa cenno di partire.
«Che stai facendo?»
«Disabilito il gps e le funzioni automatiche,» si porta l’indice alle labbra, «shhh...»

Lasciano la macchina nei pressi di un parco in una zona commerciale e raggiungono la fermata del fluttuabus a piedi. Il ragazzo perde l’equilibrio a un paio di metri dalla pensilina ma Tessa lo afferra al volo. «Dobbiamo trovare un posto dove possa medicarti come si deve.»
«Dobbiamo trovare un posto dove non facciano domande e a questo livello è complicato.» Ormai la voce è ridotta a un sussurro, fatica a riprendere fiato.
Tessa deve sostenerne il peso quasi completamente, «riesci a farlo con tutti i computer, quel giochetto che hai fatto in macchina?»
«Quasi.»
«C’è un hotel totalmente automatizzato qui vicino, pensi di riuscire a fargli credere che i nostri chip siano in regola?»
«Si, però mi serve un cavo.»
Lo aiuta a sedersi sulla panchina alla fermata, il chiarore lieve dell’alba riflette sui palazzi a specchio della via di fronte, in uno scintillio rosato. «Va bene, io vado a prendere in macchina, rimani qui,» si volta prima di attraversare, «ehi! Come ti chiami?»
«Zero.»

La stanza è grande e fresca, Zero è disteso sul letto disfatto, il torace stretto in un bendaggio ricavato dalle lenzuola e una federa piena di cubetti di ghiaccio pigiata sul lato sinistro del viso.
Tessa sfiora la parete di fronte al letto e dalla linea verde acido guizza uno schermo. Scrolla su un paio di canali di televendite, una telenovela in spagnolo e un paio di giochi a premi prima di trovare un canale di notizie. Una cronista con una scollatura abbondante indica il palazzo di giustizia alla proprie spalle “difficile che un Lupo tra i meglio addestrati in servizio in città possa essere stato sopraffatto dal sospetto, questa almeno la versione dell’antiterrorismo. La polizia non rilascia ancora dichiarazioni, anche se il commissario Antonio Loreti pone tutta la sua fiducia in quella che, ora, parrebbe essere divenuta una complice del...
Con un gesto secco della mano abbassa il volume fino a muto. «Te lo avevo detto, non avresti mai potuto sopraffarmi.»
«E io che Tony si sarebbe inventato qualcosa.»
Gli si siede accanto, con un pezzo di stoffa tampona la ferita sotto l’occhio, «ma che? Ero convinta fosse molto più grande».
«Probabilmente lo era. Le mie ferite guariscono in fretta, in un paio di giorni sarò come nuovo.»
«Per questo non sentivo la tua paura?»
Zero si sfiora il torace, raggiunge la quarta costola e stringe per girarsi da un lato. «No, perché qualsiasi cosa avrebbero potuto farmi quei tre idioti, mi era già stato fatto. Decine di volte e da persone più esperte.»
«Però hai confessato.»
«Veramente no, se lo sono inventato e comunque non sono stato io, non me ne frega un cazzo dei “liberisti” o come vogliono farsi chiamare. L’esplosivo che hai annusato non viene dal varco.»
«E da dove viene?»
«Non lo so, immagino che lo scopriremo seguendo il telegiornale.»
Tessa si sfila il collarino e lo getta sul letto, prende un paio di cubetti dalla federa e se li lascia sciogliere sul collo. «Che vuol dire che non lo sai, come fai a non saperlo?»
«Perché ci sono cose che non ricordo, ma non quella di cui mi accusano. Ci sono andato di proposito da quelle parti, dopo aver sentito l’esplosione.» Fa scivolare le gambe giù dal letto e si mette a sedere. «Beh, ti ringrazio, Lupo. Fino a qui avevo bisogno di aiuto, ora ce la faccio da solo. La tua macchina è visibilmente sabotata, ti posso dare un paio di ceffoni e con l’aiuto del tuo Tony, la storia dell’aggressione reggerà.»
«Ti hanno preso una volta, lo rifaranno.»
Zero infila una mano nella tasca posteriore dei jeans, sul palmo una scheda micro. «Veramente mi sono fatto prendere, dovevo riuscire ad avere questa,» un sorriso gli solleva l’angolo delle labbra evidenziando una fossetta sulla guancia, «solo che pensavo mi avrebbero pestato meno».
«È una scheda dati?»
«È la scheda del tesserino di uno dei tre coglioni. Mi serve per entrare nei loro server.»
«Per fare cosa?»
«Per scoprire quello che volevi sapere anche tu: chi sono,» si rimette la scheda in tasca. «Sono già entrato nei server di polizia, servizio sanitario e finanza. Non me ne mancano molti.»
Tessa prende il telecomando dal comodino, digita il numero della stanza e sfoglia il depliant del frigo bar. «Rum anche per te?» non aspetta l’assenso e digita il codice del liquore, per due. Pochi istanti e da una porta a scomparsa sulla parete, sopra al comodino, vengono serviti i due shot ghiacciati. Si siede sul letto con le spalle sulla testiera e incrocia le gambe, gli passa un bicchiere, «non credo proprio che la versione che hai in mente reggerà e comunque, nel migliore dei casi mi toglieranno la licenza. Un Lupo che non lavora per il governo non vive a lungo. Quindi,» si sfila gli anfibi facendo leva un piede con l’altro e li lascia cadere a terra, la moquette rosa chiaro attutisce il tonfo, «non mi resta che darti una mano e sperare di tirar fuori qualcosa di abbastanza grosso da farmi meritare la riabilitazione».

Ultima modifica di Polly Russell il domenica 2 agosto 2020, 17:02, modificato 2 volte in totale.


Polly

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antico
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Re: Capitolo 1 “cane non mangia cane”

Messaggio#2 » venerdì 31 luglio 2020, 18:25

Tutto ok con i caratteri. Se apporterai modifiche entro la chiusura del tempo utile per la prima traccia avvertimi che ripasso a controllare.

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Polly Russell
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Re: Capitolo 1 “cane non mangia cane”

Messaggio#3 » venerdì 31 luglio 2020, 19:50

Oook boss
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wladimiro.borchi
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Re: Capitolo 1 “cane non mangia cane”

Messaggio#4 » sabato 1 agosto 2020, 17:04

Molto carino, viene voglia di andare avanti.

Due cose.

1 - un refuso all'inizio (seconda parola) "ho" al posto di "ha".

2 - "Sentenzia" è un dialog-tag che suona carino, ma è inutile come "disse", non aggiunge nulla alle scena, come ad esempio urla o sussurra. Lo usi due volte in poche righe.

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Eugene Fitzherbert
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Re: Capitolo 1 “cane non mangia cane”

Messaggio#5 » sabato 1 agosto 2020, 21:10

Polly, il tuo cyberpunk con gli odori mi piace un sacco: la protagonista con il collarino e gli anfibi, il sospetto terrorista con il potere rigenerativo di Wolverine, l'hacking e gli alberghi automatici sono tutti ingredienti che mi incuriosiscono.
Quindi vorrei conoscere il seguito, se non ti dispiace. E ti chiedo se ci puoi mettere un gatto o una gatta, anche una lince va bene... Come nemesi del lupo, no? (Just kidding.)

Aaah, dimenticavo: ci sono alcune virgole impazzite e qualche ripetizione, se ti va, faccio il proof reading, me mi devi dare qualche ora...

Per il resto brava, ma che te li dico a fare?

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Polly Russell
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Re: Capitolo 1 “cane non mangia cane”

Messaggio#6 » sabato 1 agosto 2020, 22:24

wladimiro.borchi ha scritto:Molto carino, viene voglia di andare avanti.

Due cose.

1 - un refuso all'inizio (seconda parola) "ho" al posto di "ha".

2 - "Sentenzia" è un dialog-tag che suona carino, ma è inutile come "disse", non aggiunge nulla alle scena, come ad esempio urla o sussurra. Lo usi due volte in poche righe.

Grazie caro! Aspetto Eugene, poi correggo tutto insieme. ;)
Polly

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Polly Russell
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Re: Capitolo 1 “cane non mangia cane”

Messaggio#7 » sabato 1 agosto 2020, 22:27

Eugene Fitzherbert ha scritto:Polly, il tuo cyberpunk con gli odori mi piace un sacco: la protagonista con il collarino e gli anfibi, il sospetto terrorista con il potere rigenerativo di Wolverine, l'hacking e gli alberghi automatici sono tutti ingredienti che mi incuriosiscono.
Quindi vorrei conoscere il seguito, se non ti dispiace. E ti chiedo se ci puoi mettere un gatto o una gatta, anche una lince va bene... Come nemesi del lupo, no? (Just kidding.)

Aaah, dimenticavo: ci sono alcune virgole impazzite e qualche ripetizione, se ti va, faccio il proof reading, me mi devi dare qualche ora...

Per il resto brava, ma che te li dico a fare?

Eugene saresti un fiorellino!
Una lince dici, mmm... ci si può pensare. Agile, veloce, aggressiva, migliore visione notturna, c’è n’è. lol
Polly

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Andrea Lauro
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Re: Capitolo 1 “cane non mangia cane”

Messaggio#8 » domenica 2 agosto 2020, 16:48

Ciao Polly, alla fine ce l'ho fatta. Bello! Non ti avevo ancora letto in chiave sci-fi e mi piace molto.
Stavo per segnalarti un paio di cose che non tornavano, e invece durante la lettura sono andate a posto!
Allora mi limito a farti da correttore di bozze, visto che i contenuti van bene:

Accenti mancanti in: "volta e da diversi colpi alla porta" e "Tessa da un’aspirata profonda."

sciogli le subordinate in questa frase: "L’uomo fruga in un paio di cassetti e quando gli libera i polsi il detenuto rovina a terra, scivolando da un lato".

occhio, metti a posto questa frase che non è chiara: "Tony si sfila la giacca e gliela appoggia sotto alla testa, per potersi alzare (CHI?), «non (MAIUSCOLO) lo so cosa devi sentire! "

"Imbibisce un fazzoletto d’acqua" (USEREI IMBEVE)

"porta organica sul sopracciglio. Ripete l’operazione un paio di volte, finché Tony si chiude la porta" (ripetizione PORTA, magari elimina o rimodula la seconda)

Va’ a capo in: "«cosa?» lui si appoggia "

Virgola in “qualche istante poi gli getta”, già che ci sei, togli quel “poi”

controlla le virgole in “quella che ora, parrebbe “

Molto bello l'incipit dell'incipit, Tessa che si fa dare il caffè e mostra al lettore la sua autorità. Ciò che è tuo e anche mio, stronzo.

avanti tutta! aspetto il seguito
andrea

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Polly Russell
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Re: Capitolo 1 “cane non mangia cane”

Messaggio#9 » domenica 2 agosto 2020, 17:03

antico ha scritto:Tutto ok con i caratteri. Se apporterai modifiche entro la chiusura del tempo utile per la prima traccia avvertimi che ripasso a controllare.

Ho rimescolato un po’, grazie!
Polly

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Polly Russell
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Re: Capitolo 1 “cane non mangia cane”

Messaggio#10 » domenica 2 agosto 2020, 17:04

Andrea Lauro ha scritto:Ciao Polly, alla fine ce l'ho fatta. Bello! Non ti avevo ancora letto in chiave sci-fi e mi piace molto.
Stavo per segnalarti un paio di cose che non tornavano, e invece durante la lettura sono andate a posto!
Allora mi limito a farti da correttore di bozze, visto che i contenuti van bene:

Accenti mancanti in: "volta e da diversi colpi alla porta" e "Tessa da un’aspirata profonda."

sciogli le subordinate in questa frase: "L’uomo fruga in un paio di cassetti e quando gli libera i polsi il detenuto rovina a terra, scivolando da un lato".

occhio, metti a posto questa frase che non è chiara: "Tony si sfila la giacca e gliela appoggia sotto alla testa, per potersi alzare (CHI?), «non (MAIUSCOLO) lo so cosa devi sentire! "

"Imbibisce un fazzoletto d’acqua" (USEREI IMBEVE)

"porta organica sul sopracciglio. Ripete l’operazione un paio di volte, finché Tony si chiude la porta" (ripetizione PORTA, magari elimina o rimodula la seconda)

Va’ a capo in: "«cosa?» lui si appoggia "

Virgola in “qualche istante poi gli getta”, già che ci sei, togli quel “poi”

controlla le virgole in “quella che ora, parrebbe “

Molto bello l'incipit dell'incipit, Tessa che si fa dare il caffè e mostra al lettore la sua autorità. Ciò che è tuo e anche mio, stronzo.

avanti tutta! aspetto il seguito
andrea

Grazie Andrea! Sono contenta che ti sia piaciuto, la sci fi era la mia prima passione!
Mille grazie anche per le dritte!
Polly

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antico
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Re: Capitolo 1 “cane non mangia cane”

Messaggio#11 » lunedì 3 agosto 2020, 20:56

I due protagonisti ci sono e sono anche ben caratterizzati al netto di una mancata definizione del loro essere LUPI, che ancora mi sfugge. Di sicuro arriveranno più informazioni più avanti, ma credo sarebbe stato preferibile darne alcune già in questa prima parte invece di ripetere più volte LUPO per ricordare al lettore che sono lupi (detto questo, pronto a essere smentito sull'efficacia della tua scelta). Ho notato inoltre un rallentamento sulla fuga, quasi che gli avvenimenti messi di fila siano un pelo forzati, meno naturali delle più che buona intro. Infine si riprende una volta giunti nella stanza, ma va a confondere un po' il tutto con l'introduzione della "mission" di ZERO di recuperare info su se stesso che va ad allontanare il focus dall'attentato (che ci appare ancora più lontano perché non mi sono sentito portare dentro il contesto più allargato). Detto questo, l'attesa per la seconda parte è viva e la valutazione è un pollice tendente verso l'alto con pari merito in classifica con il racconto di Maramonte perché pesati problemi e pregi non riesco ancora a mettere uno dei due avanti all'altro.

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