1.Trenta minuti all'impatto - Giulio Marchese

Giulio_Marchese
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1.Trenta minuti all'impatto - Giulio Marchese

Messaggio#1 » domenica 2 agosto 2020, 12:06

Capitolo 1
Trenta minuti all’impatto


Appoggio la mano destra sullo scanner, la porta mi scorre davanti. Il suono che emette è simile a quello di unghie che grattano su una lavagna.
Dieci anni a bordo della Bucefalo e ancora non mi ci sono abituato.
Entro nella sala reattori, la luce è già accesa, Randall deve essere arrivato prima di me.
Dal ponte di comando mi hanno segnalato un problema con il controllo energetico, una vera seccatura.
Davanti a me i due reattori, contenuti in due grandi silos in titanio e divisi dalla postazione di controllo. Mi avvicino e digito la matricola sul tastierino numerico, 1 6 4 2. Il sistema emette un bip e lo schermo olografico mi appare davanti con la scritta: ACCESSO EFFETTUATO.
Sfioro l’ologramma con le dita, tocco: STATO REATTORE, sfarfalla, nella schermata seguente tocco : CALCOLO ENERGIA RESIDUA.
Stesso responso della sala di comando: CALCOLO IMPOSSIBILE.
Vaffanculo.
Giro attorno al silo di destra, Randall sarà qui dietro, speriamo abbia buone notizie.
Mi trovo davanti James.
Che ci fa qua sotto?
«Ti aspettavo, Harry, dobbiamo parlare.»
C’è anche Randall, se ne sta appoggiato alla parete alle sue spalle, non sembra interessato a controllare il reattore; accanto a lui, seduto sul pavimento schiena al muro, c’è il ragazzo nuovo, non ricordo come si chiama.
Sbuffo.
«Non sapevo l’area ricreativa fosse qui, devo controllare lo stato del reattore.»
Randall si spinge coi gomiti per mettersi dritto.
«Ho già fatto, il sistema è perfettamente operativo, è il sensore che è andato. Lo sistemo subito. Intanto ascolta cosa abbiamo da dirti.»
In pochi passi è accanto a James, gli posa la mano sulla spalla.
James lo guarda, annuisce e si gira verso di me.
«Harry, così non va. Sono stato il primo ad accettare la rotta del Deep Black, io ho reclutato questi ragazzi. Ma pensavo di stare sotto il comando di Mattew Brolin, non della sua ombra ubriaca.»
Stringo la base del naso tra pollice e indice.
«Vai dritto al punto, eh? Flannigan?»
«Vaffanculo i formalismi, chiamami per nome. Questo ci fa ammazzare.»
Lo guardo dritto negli occhi: «Cosa mi stai dicendo, James?»
«Lo hai capito.»
Certo che l’ho capito, vorrei aver capito male però. Questi stronzi si vogliono ammutinare. Il capitano non sarà un santo, ma sotto di lui siamo sempre tornati a casa.
«E da me cosa volete?»
«Per prima cosa sapere se sei dei nostri.» Guarda Randall che annuisce, «Inoltre sei l’unico ad avere abbastanza esperienza per riportarci a casa.»
Perfetto, ci mancava solo questa.
«Tu hai più esperienza di—»
«Io sono un vecchio, Harry, prenditi le tue responsabilità.»
Certo, come no.
«Chi altri è coinvolto?»
«Nicol, sarà lei a pilotare. Elisa è titubante ma non opporrà resistenza»
Resta solo Dora. Non tradirà mai il capitano.
Chiudo gli occhi, riempio d’aria i polmoni e lascio che si svuotino in un soffio costante.
«Il Capitano Brolin ci ha sempre riportati a casa, non fosse stato per lui su Marte ci saremmo rimasti.»
«Non è il Mattew di una volta, Harry, lo sai benissimo anche tu.»
Mi porto entrambe le mani tra i capelli.
«Ci devo pensare. Non vi assicuro niente.»
Gli volto le spalle, una mano mi afferra.
«Lo faremo con o senza di te. Scegli da che parte stare»
Che situazione…

***

Commino tra i sedili disposti in due file del ponte due.
Sono decisamente troppi per noi, ma il Deep Black fa paura a molti.
Appoggio la mano sullo scanner, la porta stride. Entro nella sala di comando. Dora e Nicol sono intente a guardare gli schermi olografici che hanno di fronte, alle loro spalle c’è la postazione del capitano.
Mattew Brolin se ne sta stravaccato, con la gamba sinistra a penzoloni dal bracciolo. Mi avvicino e il puzzo d’alcool mi investe.
Un punto per i congiuranti.
«Harry Breadbort, a rapporto signore.» Batto due volte il pugno destro al petto.
«Come è la situazione» singhiozza, «con il reattore?»
«Era solo un mal funzionamento ai sensori, Randall se ne sta occupando.»
Il capitano si mette composto, «E i reattori secondari?»
Reattori secondari? Nessuno mi aveva detto di controllarli.
«Veramente, signore—»
Gli schermi si colorano di rosso, una sirena urla nella sala di comando.
Salvato dalla campanella.
«Capitano,» Dora armeggia con gli ologrammi che ha di fronte, «il computer segnala un ammasso di asteroidi di fonte a noi, tempo d’impatto previsto trenta minuti.»
Nicol sventola la mano sugli ologrammi, come se cercasse di scacciare una mosca, «Nessuna segnalazione dal Profeth, è strano non era mai successo che—»
«Tutta a dritta,» il capitano si afferra ai braccioli della sua postazione, «ci passeremo attraverso. Scudi al massimo, apri l’interfono generale.»
Come tutta a dritta? Cos’hai in mente?
«Sissignore», Dora percuote con le dita il tastierino numerico sulla consolle, poi tocca qualcosa sull’ologramma, «Interfono generale aperto, parli pure, capitano.»
Nicol si volta nella mia direzione, dal suo sguardo è chiaro che pensa sia impazzito. E forse è così.
«Comunicazione del Capitano alla ciurma, codice 546, ammasso di asteroidi a dritta, tempo impatto stimato: trenta minuti. Eseguire manovre di ancoraggio sui ponti tre e quattro, poi posizionarsi sui sedili del ponte due. Ripeto, impatto previsto tra trenta minuti, datevi una mossa.»
Dora armeggia ancora con l’ologramma. «Comunicazione terminata, signore».
Prendere l’ammasso di petto: se non ci lasciamo le penne salutiamo lo scudo.
Spero solo che il resto della ciurma non decida di ammutinarsi proprio ora.

***

Guardo sotto di me. Poggio il piede sul piolo della scala che conduce al ponte tre. Balzo giù, con un tonfo sono sul pavimento metallico. Mi volto e mi trovo davanti Randall e il ragazzo di cui non ricordo il nome, imbracciano i fucili.
Questa, adesso, non ci vuole proprio.
Alle loro spalle c’è James, sta armando la pistola.
«Te lo avevo detto che lo avremmo fatto con o senza di te. Questo è stato l’ultimo chiodo sulla bara. Lanciarsi contro un ammasso di asteroidi, per Dio, Harry, lo capisci che anche tu è completamente fuori.»
Ripone la pistola nella fondina che porta sul fianco.
Mi inclino in avanti e chiudo gli occhi.
«Gli scudi reggeranno, James»
Il ragazzo si volta nella mia direzione.
«È come aprire un ombrello in una tempesta!»
Sbuffo.
Questa dove l’ha sentita?
James mi mette una mano sulla spalla, lo guardo negli occhi: sono azzurri, in dieci anni non lo avevo mai notato.
«Magari gli scudi reggeranno, ma resteremo senza per il resto del viaggio. Lo sai meglio di me, Harry, nel Deep Black senza scudi saremo una preda facile per i pirati. Siamo solo in otto. E non dirmi che superato l’ammasso cambierà rotta, non ci credi neanche tu.»
Cazzo quanto parla.
«Ha sicuramente qualcosa in testa.»
«Già,» toglie la mano dalla spalla, «qualcosa che non va.»
Randall è già salito sul ponte due e il ragazzo si sta arrampicando sulla scala con non poche difficoltà, non sembra abituato a muoversi con un fucile a tracolla.
James mi fa segno di seguirlo e comincia a salire.
Agile il vecchietto.
Afferro il piolo davanti a me e comincio a salire, passo dopo passo, tac dopo tac. Metto le mani sul pavimento freddo, lo spingo per issarmi e tirò su il ginocchio. Mi metto in piedi e li seguo.
Perché proprio adesso? Almeno il capitano avrà un piano, perché dare quell’ordine altrimenti? Potremmo ancora tornare indietro. Certo, consumeremmo tutta l’energia dei reattori principali, ma, con un po’ di fortuna, potremmo raggiungere una rotta commerciale e farci rimorchiare nel pianeta abitato più vicino. No, le probabilità di essere recuperati sono scarse. Ne abbiamo di più fiondandoci sull’ammasso. Il capitano ci ha visto giusto. Però se becchiamo una nave pirata è finita… Maledizione.
Camminiamo tra i sedili, di fronte a noi la porta della sala di comando, James supera gli altri due e poggia la mano sullo scanner. Mi viene la pelle d’oca, chiudo gli occhi.
Perché diavolo il Profeth non ci ha avvertiti della presenza dell’ammasso? Solitamente ha una portata dalle trentadue alle quarantotto ore a velocità MAC3. Maledizione. Proprio stavolta doveva fare cilecca.
Attraverso la porta della sala di comando. Dora ha la pistola in mano, Randall e il ragazzo la tengono sotto tiro con i fucili. Nicol armeggia con i comandi alla consolle, come su nulla fosse. James tiene la pistola all’altezza della vita e la punta sul capitano.
Che razza di situazione.
Nicol mi guarda, si aspetta che sia io a prendere il comando. Magari James l’ha convinta ad ammutinarsi così.
Mi avvicino al Capitano, è impassibile nella sua postazione, lo guardo e mi sorride.
«Capitano Mattew Brolin –»
Il capitano scoppia a ridere.
Non riesco a continuare la frase, è come se il collegamento tra cervello e lingua sia stato interrotto. Tutti mi guardano, mi stanno affidando le loro vite, e io non riesco a spiccicare una parola.
James si mette davanti a me; mi lancia un’occhiataccia.
Che delusione che devo essere per lui.
«Capitano Mattew Brolin,» sta parlando al mio posto, «la sollevo dal comando di questa nave, gli uomini la scorteranno ai suoi alloggi.»
Il capitano ride ancora, di gusto.
«Dora, metti giù la pistola,» alza le mani, «mi arrendo».

***

La porta degli alloggi del capitano ci scorre davanti. Randall da un colpetto con la canna del fucile alla schiena del capitano, che entra senza fare storie. Li seguo.
Mattew Brolin si lancia sul letto, mette le mani dietro la testa e ci guarda con un gran sorriso stampato sulla faccia.
Metto una mano sulla spalla di Randall.
«Lasciaci soli.»
Annuisce. Esce dalla camera e la porta si chiude dietro di lui stridendo.
Il capitano mi fissa.
Quanto vorrei sapere a cosa sta pensando.
«Perché il Profeth non ha rilevato la presenza degli asteroidi?»
Scoppia a ridere.
«Sei intelligente, ma non ti applichi.»
Non ho tempo per farmi prendere per il culo.
«Mattew, lavoro con te da dieci anni, sei davvero andato fuori di testa? Questa rotta a qualcosa di strano, dov’è che stiamo andando di preciso?»
Si tira su a sedere.
«Lo vedrai. Certo che lo vedrai.»
Ride ancora.
Quanto mi dà sui nervi.
“Sessanta secondi all’impatto.” La voce nell’interfono è quella di James. “Recarsi al ponte due, ripeto recarsi al ponte due.”
Maledizione.
Metto la mano sullo scanner e la porta si apre, il ragazzo di cui non ricordo il nome ha disabilitato le credenziali del capitano. Dovrà starsene lì buono.
Esco in corridoio e comincio a correre verso il ponte due.
Avrei dovuto prendere il comando e portare la nave su una dannata rotta commerciale.
Corro a più non posso, sento i muscoli irrigidirsi.
Era quella la scelta giusta, maledizione a me.
Sento frammenti di asteroide più piccoli che picchiano contro lo scudo, come grandine su una tettoia.
Adesso moriremo, se non sarà per gli asteroidi sarà per qualche nave pirata che ci aspetta oltre l’ammasso.
Raggiungo i sedili, Randall e il ragazzo sono già ben agganciati, c’è anche Elisa.
Ancora la voce di James: “Dieci secondi all’impatto”
Mi fiondo sul sedile più vicino e digito la matricola, 1 6 4 2. La cintura mia avvolge automaticamente formando una ics all’altezza del petto.
“Cinque secondi all’impatto.”
Moriremo tutti ed è colpa mia.
“Quattro.”
Non voglio morire così.
“Tre.”
Maledizione.
“Due.”
Maledizione!
“Uno.”
Impatto!
Ultima modifica di Giulio_Marchese il domenica 2 agosto 2020, 14:49, modificato 1 volta in totale.



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Re: 1.Trenta minuti all'impatto - Giulio Marchese

Messaggio#2 » domenica 2 agosto 2020, 14:49

Tutto ok con i caratteri. Se apporterai modifiche entro la chiusura del tempo utile per la prima traccia avvertimi che ripasso a controllare.

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Re: 1.Trenta minuti all'impatto - Giulio Marchese

Messaggio#3 » mercoledì 5 agosto 2020, 15:23

Primo appunto: qui ci sono più due due protagonisti. Mi sembra che tu voglia circoscrivere a Harry e a Brolin, ma quest'ultimo appare solo sul finale e quindi va parificato a tutti gli altri, troppi. Mi sembra anche che tu insista troppo sul ragazzo di cui non ricorda il nome. In generale, manca contesto. La tempesta qui è metaforica, ma viene fuori meno che il altri testi. Inoltre, non si capisce perché Harry abbandoni il ponte comando per accompagnare il capitano nella "cella" e in tal modo non evitando gli asteroidi. Vero è che la curiosità per la seconda parte c'è. Direi un pollice tendende verso l'alto, questo è sicuro, ma in modo poco brillante. Vediamo come prosegue. L'errore più grave, in questa prima parte, lo riscontro proprio nell'introduzione di troppi personaggi, sia rispetto a quanti ne sarebbero serviti sia, soprattutto, rispetto a quanti ne erano richiesti.

Giulio_Marchese
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Re: 1.Trenta minuti all'impatto - Giulio Marchese

Messaggio#4 » mercoledì 5 agosto 2020, 15:48

Primo appunto: qui ci sono più due due protagonisti. Mi sembra che tu voglia circoscrivere a Harry e a Brolin, ma quest'ultimo appare solo sul finale e quindi va parificato a tutti gli altri, troppi. Mi sembra anche che tu insista troppo sul ragazzo di cui non ricorda il nome. In generale, manca contesto. La tempesta qui è metaforica, ma viene fuori meno che il altri testi. Inoltre, non si capisce perché Harry abbandoni il ponte comando per accompagnare il capitano nella "cella" e in tal modo non evitando gli asteroidi. Vero è che la curiosità per la seconda parte c'è. Direi un pollice tendende verso l'alto, questo è sicuro, ma in modo poco brillante. Vediamo come prosegue. L'errore più grave, in questa prima parte, lo riscontro proprio nell'introduzione di troppi personaggi, sia rispetto a quanti ne sarebbero serviti sia, soprattutto, rispetto a quanti ne erano richiesti.


Grazie mille del commento!
In realtà i protagonisti li intendevo come Harry e James, con Brolin antagonista (in vista dei prossimi capitoli). Purtroppo sarebbe risultato troppo irrealistico che una nave di questo tipo, che affronta una rotta pericolosa, avesse a bordo solo 3/4 persone. Ho limitato l'equipaggio al minimo indispensabile per farla camminare e perché avesse senso l'ammutinamento. Sono però personaggi secondari che hanno poco impatto sulla vicenda, pur prendendovi parte (sennò sarebbero comparse).
Il perché della difficoltà a comandare (o prendere decisioni in generale) si dovrebbe capire nei capitoli successivi.
Adesso cerco di risolvere il problema evidenziato, sperando di non fare ancora più danni XD

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