Akhab! - Capitolo I (Laggiù Soffia)

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Pretorian
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Akhab! - Capitolo I (Laggiù Soffia)

Messaggio#1 » domenica 2 agosto 2020, 23:59

Akhab!
Capitolo I: Laggiù soffia!

L’Ira di Fedallah ribolle di attività. Marinai e soldati si muovono in ogni direzione, senza sosta. Bestemmie e oscenità in dieci lingue diverse vengono masticate e sputate alle onde, mentre sul ponte si alza il caos dei piedi battuti sulle assi del ponte e delle armi.
Gabbano di pelo nero e giubba con bottoni dorati, Tarx sembra ovunque.
l suo sguardo torvo studia ogni dettaglio. Le sue risposte sono brevi, precise e nette. Nessuna domanda viene posta una seconda volta. Nessun dubbio resta inevaso. Alla fine, dopo aver parlato con il vecchio comandante del vascello dalla pelle olivastra e il volto sfregiato, ferma il suo giro e si appoggia alla fiancata di babordo.
Si copre la fronte con la mano.
È lì, al centro dell’orizzonte. Un’ombra nera appena sopra la linea dell’orizzonte.
Ogni volta che batte le ciglia, la vede farsi più grande.
La nave fa un rollio più forte degli altri: Tarx fa appena in tempo ad afferrare le assi e a non cadere. Quando si sente saldo sulle gambe, si guarda attorno: gli uomini sono indaffarati nei loro compiti e nessuno sembra badare a lui. Da una tasca del mantello estrae una borraccia. Ne svita il tappo e ne inghiotte furtivamente un sorso.
- Vacci piano con quelle. Le consumi più rapidamente di quanto io riesca a produrle.
Tarx nasconde la boccetta e si volta. Mordecai indossa una camicia bianca aperta sul torace e un pantalone scuro. Il vento che soffia dall’oceano agita i lunghi capelli brizzolati.
- Non mi piace il mare – risponde il mercenario, sputando in acqua. – Non ci sono abituato.
- Non ho bisogno che ti ci abitui. Mi basta che tu faccia il tuo lavoro.
Mordecai si avvicina a sua volta alla fiancata. I due osservano in silenzio il muro di nuvole e vento che si muove sempre più rapidamente verso di loro.
- È tutto pronto?
- Uomini ed equipaggiamento sono pronti – dice il Condottiero, indicando con la sinistra il movimento alle loro spalle. – Phariz dice che la nave sta filando come “una fiocina verso il culo di una balena”.
Mordecai ride. Tarx lo osserva in silenzio.
- Lo ha detto guardandomi negli occhi, mentre leccava la lama del suo arpone… dove hai trovato un pazzo come quello?
- Ho le mie fonti, Tarx. Quello che a Phariz manca a livello di sanità mentale, lo compensa con altre caratteristiche, che mi sono molto più utili in questo momento.
Il Condottiero scuote il capo e torna a guardare l’ombra, il grugno che diventa più cupo, mano a mano che la vede crescere.
- Sto affidando la vita dei miei uomini a quel demente e a quella roba che hai sistemato sottocoperta. Spero di non aver fatto un errore.
Mordecai alza le spalle. Tarx lo vede estrarre una pipa in avorio da sotto al tabarro cremisi che indossa. La carica con gesti lenti e volto sereno, anche se il vento che comincia a spirare dall’orizzonte sta agitando i loro vestiti.
- Non è la prima volta che me mie conoscenze riportano a casa i tuoi soldati. Perché stavolta dovrebbe essere diverso?
- Perché questo non è il mio elemento – sbotta Tarx, interrompendo la frase per bere un altro sorso dalla boccetta. – Se le cose andassero male, non sarei in grado di offrirgli una via di fuga.
Mordecai accende la pipa con un acciarino, poi comincia a fumare. Le figure simili a volti umani scolpite sul fornello cominciano a rilasciare un fumo sottile, simile a una bava di nebbia. Con la mano libera, estrae dal tabarro una boccetta simile a quella da cui Tarx sta bevendo e gliela offre.
- Tieni: il mal di mare ti rende nervoso.
Tarx afferra la boccetta e la nasconde. Il rollio della nave comincia a farsi più violento e il vento passa dall’essere un fastidio trascurabile all’essere una forza di cui tener conto. Tarx sente alle sue spalle l’urlo sgraziato di Phariz che ordina ai suoi uomini di ammainare le vele e di tener pronta la nave alla furia degli elementi. Quasi a voler rispondere a quelle parole, il Condottiero sente di tuoni in lontananza: aguzzando la vista tra le nuvole che avanzano verso di loro, intravede fulmini mostruosi, simili a immensi draghi marini. Li vede guizzare da una nuvola all’altra, oppure piombare in acqua con violenza inaudita.
Deglutisce.
- Se una di quelle saette ci colpisce… o se una di queste onde capovolge la nave…
- Da quando sei così menagramo? – sbotta Mordecai. – Ti ho visto affrontare intere orde senza fare una piega. Tu e i tuoi soldati avete massacrato abomini innominabili con la sola forza dei vostri fucili e delle vostre imprecazioni. Sei sopravvissuto persino a un colloquio con la Magna Mater in persona: perché ora sei qui a tremare come un agnellino davanti al macellaio?
- Perché la mia spada non può tagliare le onde! – urla Tarx, sguainando la sua arma. – Possiamo combattere contro qualcosa che si può uccidere, ma come possiamo affrontare affrontare… quello!!
La punta della sua spada indica l’ammasso di ombra e nuvole che ormai copre l’orizzonte da una parte all’altra. La punta trema leggermente per le folate di vento sempre più forti.
Mordecai incrocia lo sguardo di Tarx, poi aspira profondamente dalla pipa. Quando soffia via il fumo, la nuvoletta si contorce in ampie volute, poi assume consistenza e si lancia controvento. Tarx la vede sfrecciare lontana seguendo spirali sempre più larghe, fino a sparire oltre la sua vista. Impiega alcuni secondi a rendersi conto di essere rimasto a bocca aperta per tutto il tempo.
- Tu pensa a tenere efficiente il tuo acciaio, Tarx. Mi occuperò io dei cicloni e delle onde.
Il Magister Sapientiarum si allontana dal parapetto. Tarx nota che i suoi movimenti non sembrano minimamente impacciati dal vento sempre più forte, mentre marinai con meno della metà dei suoi anni sono costretti a muoversi con circospezione.
- Ormai ci siamo: io aprirò la via e Phariz vi condurrà a destinazione. Il resto tocca a voi – dice, avvicinandosi all’ingresso delle viscere della nave. – Fa in modo che nessuno interrompa i miei rituali e ne usciremo vivi anche questa volta.
Tarx lo segue per qualche passo, poi si ferma. Dopo un istante di esitazione, stringe la spalla di Mordecai.
- Cosa c’è?
- Buona fortuna – gli risponde il Condottiero, facendo sentire sulla spalla un peso che le sue parole non possono descrivere. Il Magister batte sulla sua mano: il sorriso che gli rivolge ha una piega che trasuda affetto e arguzia insieme.
- Non ho bisogna di fortuna: in un modo o nell’altro, sai che ho sempre una via d’uscita a disposizione – dice, soffiando via un’altra nuvoletta di fumo dalla pipa. – Tu e i tuoi ragazzi, però, vedete di non morire: con quello che vi pago, sarebbe seccante dovermi cercare degli altri collaboratori.
Mordecai scende sottocoperta e chiude la porta alle sue spalle. Tarx si volta e torna alla sua postazione.
Ormai il fronte della tempesta è imminente e il mondo attorno a è composto solo da oscurità e nuvole color ferro. Fulmini immensi, i più grandi che lui abbia mai visto, illuminano un mare in burrasca, dove muri d’acqua due volti più grandi dell’Ira di Fedallah si sollevano e precipitano giù con fragore assordante. A una distanza indefinibile, otto ombre, simili a immense colonne, si muovono nel caos degli elementi. Tarx sente il suo cuore perdere un battito quando si rende il conto che si tratta di otto trombe marine di dimensioni colossali.
Poi, improvvisamente, proprio nell’istante in cui la nave viene coperta dall’ombra della tempesta, qualcosa emerge dalle onde. Un’immensa figura che squarcia il mare e si innalza fino alle nuvole. Ha le dimensioni di un’isola, ma nessun’isola ha occhi neri privi di luce o fauci spalancate irte di denti e rostri acuminati.
Dalla sua sommità erutta un flusso di materia fosforescente, che illuminano l’acqua e il cielo di un verde malato.
Tarx si volta verso Pharix. Il vecchio sfregiato annuisce, poi si inalbera e urla.
- Laggiù soffia!
di Agostino Langellotti



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Re: Akhab! - Capitolo I (Laggiù Soffia)

Messaggio#2 » lunedì 3 agosto 2020, 1:02

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Re: Akhab! - Capitolo I (Laggiù Soffia)

Messaggio#3 » mercoledì 5 agosto 2020, 20:44

Mi sembra molto meno pulito dei tuoi standard, è quasi come mancasse una fase di revisione (che qui, diversamente da un MC classico) assume una rilevanza ben più centrale. I due protagonisti ci sono, ma inizialmente si fa fatica a distinguere le rispettive battute. Dopo un primo momento di confusione va tutto a posto e puoi cominciare a intessere il tuo intreccio che appare interessante anche se probabilmente potevi giocare di più su quello che era il loro vero obbiettivo (il mostro, da quanto sembra). La tempesta, ovviamente, c'è in tutta la sua forza. Direi un pollice tendente verso l'alto, ma al pelo pelo quindi stessa posizione del racconto di Vitali.

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