Esiliato - 2. Nome

Edoardo Foresti
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Esiliato - 2. Nome

Messaggio#1 » giovedì 6 agosto 2020, 20:19

Esiliato
2. Nome
Di Edoardo Foresti


Una crepa incrina la superficie della cupola. Il vento sibila nella fessura e pugnala il viso di Agape. Non abbandonarmi ora, santissimo.
Zefiro strappa tralci dalle vigne coi suoi turbini e dei tronchi di pioppo schioccano all’impatto con il muro d’aria. Zolle di terriccio, rami e calcinacci sbattono sulla Fede solidificata. Agape ne coglie dei fiotti dal capo e la spalma sulla frattura, scorre le mani e il contatto gli gela i palmi. Resisti, per il santissimo.
Crack.
Agape sbatte la schiena contro la cupola e annaspa, il cuore copre gli ululati di Zefiro con le sue martellate, il labbro inferiore trema e una scarica lo fulmina dal petto ai piedi. Si gira, fa colare Fede ai suoi piedi e la modella sulle fenditure. Stacca la lingua dal palato e lecca del liquido da spaccature ruvide sulle labbra, il sapore balsamico gli rinfresca la gola.
«Sia lo-lodato il Creatore,» la Fede scivola ai margini delle faglie e si solidifica chiudendole, «possa la tua mi-misericordia proteggere un tuo servo e purificare i suoi pe-peccati».
Agape scorre una mano lungo i capelli e sposta ciocche appiccicate sulla fronte. Manca poco. Deve mancare poco.
Lame di luce sbucano dal cielo e filtrano nella cupola. A sinistra, cumulonembi catturano raggi di sole con il loro corpo soffice su sfondo turchese. A destra, il fronte di Zefiro è un ammasso di cicloni plumbei e arbusti, zolle e aggeggi mortali presi in ostaggio.
Un fischio pervade le orecchie di Agape, tra le martellate del cuore e il respiro corto. Sfiora la riserva di Fede, si protende oltre il vuoto formatosi e vi attinge. Sopra, oltre le nuvole, qualche fiammella arancione punge la sua consapevolezza. E un altro lo raggiunge di fronte a lui, presente nella sua percezione come un falò acceso nella notte. Celeste.
Agape sfiora la superficie ambrata e la scioglie. Fede cola e affonda tra steli di margherite ed erbacce. Nell’aria aleggia l’odore di terriccio umido. Agape preme una mano sulla fronte e inspira, alza le mani fin sotto l’aureola e spande Fede sul viso. Sto arrivando.

Celeste inspira e l’aria gelida gli gratta la gola. La scapola destra pulsa e fitte gli attraversano la schiena. Le zolle smosse da Zefiro e il loro letto di detriti lasciano spazio a tronchi di pioppi mozzati. Dai monconi sullo sfondo cinereo sbucano stoffa candida e un cerchietto chiaro come il sole. E Celeste inarca le labbra in un sorriso.
Agape agita un braccio, accelera in una corsa e si tuffa su di lui. «Sia lodato il Creatore, eccoti.»
Celeste gli dà una pacca sulla schiena, respira una fragranza di incenso e scosta il busto. «Zefiro non è più un problema, cerchiamo un posto dove recuperare Fede.»
Agape socchiude gli occhi e molla la presa. «Così sia, più tardi avremo tempo per i convenevoli.»
«Ormai non c’è nemmeno tempo per maledire il Paradiso,» fa un cenno col capo, «andiamo».
Arranca verso un avvallamento. Forse Zefiro ha risparmiato qualche anima, lì.
Agape gli posa una mano sulla spalla e deglutisce. «Celeste, che succede lì dietro?»
«Come?»
«Lì, hai un’ala che pare intinta nella pece, e l’altra, lode al santissimo, sta forse ricrescendo?»
Celeste alza le spalle. «Pensavo fosse sporca.»
Agape si gira e abbassa la tunica: una cicatrice ricopre la scapola destra con le sue grinze biancastre. «A me è rimasto questo, tu hai,» si morde un labbro e indica con un dito, «quella».
Celeste porta una mano dietro la nuca e scende, tocca la pelle liscia tesa sulla cartilagine e le piume gli pungono i polpastrelli come spilli. «Sia dannato il Creatore se lo so. Agape, mi hanno tolto tutto,» Celeste fa un passo avanti e gli afferra un lembo della tunica, «e non sarà quest’ala a preoccuparmi. Anzi, meglio, che ne spuntino altre quattro se il santissimo lo riterrà necessario».
Agape scuote la testa ed espira. «Fai come preferisci.»
«Mi sei mancato anche tu, ora andiamo.»

Agape scende lungo il crinale e le sporgenze rocciose gli martellano le caviglie. Spero che qui ci sia qualche mortale, avrei bisogno di Fede anche solo per levitare.
Al suo fianco, Celeste arranca: l’ala di cartilagine ondeggia, l’altra pende, qualche piuma cinerea svolazza dalle arcate inferiori e altre toccano il prato con la loro tinta corvina.
Agape indica un cumulo di casupole ammassate a valle tra il letto di un fiume e una foresta di pini. «Qui Zefiro sembra essere stato clemente. Prima, però, riposiamo.»
Celeste punta due occhi scavati da occhiaie su di lui, ha la mascella abbassata e ansima. «No, andiamo, non abbiamo tempo da perdere.»
«Sei ferito. Mi stupisce tu abbia fatto tutta questa strada senza aureola.»
Celeste abbassa la testa e annuisce. «Già.»
«Allora recuperiamo le forze, Zefiro è libero e non saremo noi a fermarlo, questa volta.»
«Zefiro è un maledetto strumento. Quelli che non siamo riusciti a fermare sono i nostri fratelli.»
Agape sospira e si siede su uno spiazzo di erba. «Ricordati che non siamo più angeli della casta, dovremo arrangiarci come i mortali.»
«Se dovrò adeguarmi a tutto questo per affrontarli,» sbatte l’aletta destra, «così sia».
Celeste si sdraia supino appoggiandosi a una mano. «Agape, se credi ancora che Zefiro sia una purga iniqua, ti chiedo di usare la tua Fede per curarmi.»
«Ne ho poca. Certo, se intono una preghiera, potrei aiutarti.»
«So di chiederti molto, ma ricorda perché lo stiamo facendo. Andrea e gli altri dannati fratelli hanno istituito Zefiro solo per non doversi sporcare le mani giudicando i mortali.» Celeste digrigna i denti, ha il volto acceso di rosso. «E adesso, qui, gente senza peccato muore per colpa della merdosa pigrizia del.»
Agape indica il villaggio con un cenno del capo. «Sai anche che, se laggiù non ci fosse nessuno, rimarrei a secco.» Lode al Creatore, non posso esaurire la Fede.
«Certamente. Non sono stato io a chiederti di aiutarmi, quando ho rubato le offerte di Fede. E ti ho detto di andartene via dal tuo santissimo Paradiso quando temevo ci avessero scoperti,» Celeste chiude le mani a pugno, «almeno ora renditi utile.»
Un guizzo di calore scoppia nel petto di Agape e brucia fino alla testa. «Mi ringrazi così? Anche io ho perso tutto pur di rimanere Paradiso fedele alla tua causa.»
«Allora dimostramelo, Agape, un’ultima volta. Poi fai come credi, se lo vorrai,» Celeste alza il busto strusciando l’ala nera sul manto erboso, «la porterò da solo, la giustizia, su da quegli schifosi-»
«E se ti dicessi di no?»
«Ormai hai già deciso, vero?»
Agape rilassa le spalle e il groviglio nello stomaco si scioglie. «Forza, hai bisogno di cure. Una preghiera e un po’ di Fede basteranno a tenerti in salute.»
Celeste sorride. «Grazie, fratello.»

Celeste sfila le braccia dai brandelli di stoffa, allenta la cintura e getta a terra la tunica. E bravo Agape, aiutami.
Si siede, stende le gambe e fili d’erba gli solleticano i polpacci. Agape lo raggiunge, uno scroscio risuona e la Fede gli scalda la schiena.
Un formicolio corre lungo la spina dorsale e Celeste espira. «Decisamente meglio.»
Agape gli sbuffa addosso. «Bene. Ora passiamo a queste due.»
Fitte fulminano il dorso di Celeste, scatta in avanti e avvicina l’ala sinistra. Ne afferra l’estremità: da piume nero pece si levano delle volute di fumo.
Un odore di bruciato gli pizzica le narici. «Che sta succedendo, per il dannato Paradiso?»
Agape saetta con lo sguardo da lui all’ala e allarga le mani pregne di Fede. «Te ne ho solo passata un po’ lì, tra le scapole.» Poggia le braccia sulle ginocchia e scuote la testa, l’aureola segue i suoi movimenti e stilla gocce. «Non so come aiutarti, a questo punto posso solo curare le tue ferite e tenerti in vita.»
L’ala destra prude. Celeste la stende, tocca la cartilagine e sfrega le unghie sulla pelle e le punte delle piume. «Dammi una mano, mi prude. Io non arrivo fino in fondo.»
Agape annuisce, fa leva su un braccio e si accuccia al suo fianco in un groviglio di tessuto candido. «Sta crescendo.»
Celeste alza gli occhi al cielo. «Me n’ero accorto.»
«No, per il santissimo, prima non era così. Così lunga, ecco. E ispida e scura.»
«E poi cosa, per il Creatore e la sua cerchia di angioletti?»
«Non lo so. Se solo fossimo-»
«Ma non lo siamo. Senti, grazie per l’aiuto, ti devo la vita, ma lascia stare questa cosa. Evita quel punto e pensa al resto.»
Agape sospira, si gratta la testa e coglie Fede col palmo. «Va bene, va bene. Questa e poi abbiamo finito, di Fede ne ho a malapena per scaldarmi la notte.»
Bravo Agape, grazie per l’informazione.
Celeste gli accarezza la spalla e scorre la mano dietro la nuca. Agape sgrana gli occhi, abbassa le spalle e sorride. «Forza, ce la faremo.»
Celeste scorre verso l’alto, tra ciocche di capelli, e afferra l’aureola. Agape lo fissa, ha le labbra spaccate da screpolature e la fronte imperlata di Fede. Pianta le ginocchia a terra e muove un braccio verso la sua gola. «Fermati, non è così che-»
Celeste impugna l’aureola a due mani. E tira. Agape butta le braccia a terra e lancia un grido, lembi di tunica pendono sotto di lui e tremano. «Ti perdono Celeste, e lo faranno anche i nostri fratelli e il Creatore. Ora sme-»
Uno schiocco.
Celeste rigira il cerchietto di luce tra le mani, le dita color del crepuscolo lo stringono.
Un tonfo.
Agape crolla sul manto smeraldo.
Celeste alza la testa, verso il cielo e oltre le nubi.
Sto arrivando.

Andrea mette le braccia conserte e fissa oltre l’orlo del pavimento di nubi solidificate. «Che impertinenti. La tua generazione proprio non la capisco, basta davvero un migliaio di anni per far dimenticare ai nuovi angeli la volontà del Creatore? »
Mattia si stacca una piuma da una spalla imperlata di Fede. «Difficile essere un Portatore di Luce così giovane, ha solo qualche centinaio d’anni più di me.»
«S’è pure cambiato il nome, raggiunta la maturità. Certo, Celeste suona bene, ma perché rinunciare a quello del ruolo conferitogli dal santissimo?»
«L’ha fatto che ero ancora grande come un putto, qual era?»
Andrea socchiude gli occhi. «Mattia, vorrei che la tua mente fosse veloce come le tue mani.»
La faccia di Mattia avvampa di un colorito rossastro.
Andrea scuote la testa. «Aveva il nome di chi è destinato a portare la luce e amministrare Zefiro. Lucifero.»



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Re: Esiliato - 2. Nome

Messaggio#2 » venerdì 7 agosto 2020, 0:39

Molto bene, caratteri ok, pronto per il giudizio!

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Re: Esiliato - 2. Nome

Messaggio#3 » giovedì 13 agosto 2020, 12:15

Un po' più focalizzato rispetto alla prima parte e il finale, pur non costituendo un cliffhanger forte (anche perché sembra conclusivo) è discreto. Però è davvero difficile da leggere e le vicende dei due protagonisti continuano a sfuggire: cos'hanno fatto, perché, cosa è loro successo, cosa vogliono fare. E poi questa fede che, lo ripeto, continua a essere ridondante al limite del fastidioso perché non ce la presenti mai e i due protagonisti continuano a metterla al centro di ogni loro discorso o pensiero. Riguardo la traccia: la tempesta è Zefiro, ma rimane distante. La divisione delle strade dei due protagonisti, invece, c'è. Confermo la valutazione da pollice ni molto stirato.

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