Missione Orion - Capitolo 3 - Casa

Simone Marzola
Messaggi: 64

Missione Orion - Capitolo 3 - Casa

Messaggio#1 » lunedì 10 agosto 2020, 16:13

Mae emette un mugolio che cresce d’intensità man mano che spalanca la bocca, fino a diventare un grido acuto e perforante. Nicolai osserva atterrito mentre la bocca della dottoressa si apre oltre i limiti permessi da muscoli, tendini e ossa; guarda gli angoli della bocca aprirsi e squarciarsi fino alle guance, la mascella che si disloca per dare spazio a un verso che un umano non riuscirebbe mai a emettere.
Il russo avanza di un passo e stringe il tubo con entrambe mani. Il fascio di luce della torcia illumina il soffitto, dando al tutto un aspetto ancora più innaturale. L’urlo di Mae continua, il liquido biancastro scivola indisturbato dal barattolo gocciolando sulle colture idroponiche. Come un battitore di baseball, Nicolai colpisce il contenitore di plastica, facendolo schizzare via dalle mani della sua compagna e mandandolo a colpire il muro. Il recipiente rimbalza, colpisce i filari e termina a terra la sua corsa.
La melma residua scivola fuori con una volontà propria, prima afferrando i bordi del suo ricettacolo e poi spingendosi viscosa verso le grate di aerazione della serra.
Il russo illumina il luogo dell’impatto. Sposta il fascio di luce sulle piante ricoperte da quel muco biancastro: si contorcono, crescono. Le foglie si arricciano e si dividono, assumendo il colore del petrolio, con riflessi purpurei che si muovono alla luce della torcia. In pochi secondi le vede appassire e ricrescere più grandi. Sempre più grandi, sempre più aliene.
Alle piante penserà dopo: Mae ha smesso di urlare dal momento in cui il barattolo le è volato via dalla mano; il suo sguardo è diverso, vigile; il bianco è svanito e la pupilla si contrae quando la luce la illumina. Lei si porta le mani alla bocca, inizia a sanguinare dalle ferite sul volto, come se anche il sangue si ricordasse di scorrere ora, geme di dolore. Cerca il compagno con lo sguardo: terrore, disperazione e orrore si mescolano alle lacrime.
Nicolai è immobile, mascella serrata e sguardo attento. La fissa, pronto a colpire. Stringe il tubo con forza. «Mae?»
La donna è spaesata, però non sembra volerlo attaccare. Le sue mani sono concentrate a tenersi il mento. La mascella è completamente uscita dalla sua sede.
«Io adesso poso questo, ok?» Nicolai con movimenti lenti si china e poggia a terra il tubo. Gli occhi gli bruciano, non sa da quanto non li sbatte. Torna dritto. Nessun movimento strano.
«Fammi vedere» Il russo le si avvicina, si infila la torcia nella bocca, tenendola salda con i denti. La dottoressa è coperta di sangue sul volto, sulle mani, sulla tuta: il colore però è slavato, come se fosse stato diluito e avesse perso il naturale vermiglio. Nicolai le prende delicatamente la faccia. Mae mugola.
«Lascia andare, devo sistemarti la mascella» le infila i pollici in bocca appoggiandoli sui molari. Con le altre dita le sorregge il mento. «Ti farò male. Conterò fino a tre e poi spingerò verso l’alto, ok?»
Mae annuisce lievemente. Tiene gli occhi chiusi.
«Tre!» la mascella scatta di nuovo a posto. Mae barcolla, geme, ma riesce a mantenersi in piedi, la fronte è costellata da gocce di sudore. «Scusami...» le dice Nicolai, sorreggendola. «Andiamo in infermeria, devo metterti dei punti. Aver avuto dei fratelli scapestrati aiuta, con certi incidenti...»

Mae si siede sul secondo lettino. La stanza è ancora a soqquadro da prima. Nicolai si sta dando da fare: disinfettante, filo, ago, garze. Il dolore alla mascella è sordo, le ferite le bruciano. Mae vorrebbe parlare, ma ogni tentativo è una lama di dolore.
Si ricorda ogni istante di quell’attacco avuto nella serra, le sensazioni del suo corpo, la percezione di ogni singola cellula che acquista una propria volontà e vuole trovare un nuovo posto per sé. Era cosciente e vigile, ma non padrona di sé. Ogni sua fibra reagiva a quella melma schifosa.
Peter. Peter ha provato la stessa cosa, ma era fuori da solo e non c’era nessuno a farlo rinsavire. Ma davvero basta così poco per avere conseguenze così differenti? Non può essere così semplice.
Forse dovrebbe farsi un esame del sangue: in fin dei conti anche lei ora è infetta. Oppure dovrebbe dare retta al suo compagno astronauta e andarsene da quel posto maledetto il più in fretta possibile. Tornare sulla Terra, a casa. Dovrà comunicare il suo stato al controllo missione: meglio un po’ di quarantena che trasformarsi in un abominio. Più chilometri mette tra lei e quella poltiglia bianca, meglio è.
Nicolai le disinfetta le ferite. A Mae brucia come l’inferno. Poi le spruzza con una bomboletta su entrambe le guance un lieve anestetico per renderla meno sensibile al dolore mentre il russo la ricucirà.

«Sei convinta che ora dobbiamo andare?» le chiede tagliando il filo e ultimando anche la seconda sutura. La fissa negli occhi. Mae annuisce.
«Dobbiamo controllare le piante. Quella roba che hai…» Mae lo interrompe con un gesto della mano. Inutile continuare. Se quella cosa è in grado di infettare le piante come ha infettato Peter, come ha infettato lei, allora devono cercare di contenere il contagio.
Lasciano l’infermeria e si dirigono verso la serra. Perdono l’equilibrio quando un colpo tremendo scuote la base. L’allarme suona all’impazzata. «Blyad’!» Nicolai si blocca davanti a uno dei computer di monitoraggio agganciati alla parete. Fa scorrere le dita sul touchscreen fino a richiamare una piantina della base. Un quadrato rosso in corrispondenza della serra.
«Cosa succede?» la voce di Mae è impastata, flebile.
«Sembra sia esplosa la serra. Dobbiamo isolare il modulo.»
Nicolai armeggia con il touchscreen. Zooma sulla serra e sul comando di chiusura delle porte stagne del modulo. Il computer restituisce un rumore di errore. Due volte. Tre. Niente da fare.
«Merda… qualcosa blocca la chiusura automatica.»
Corrono verso la serra. L’allarme martella nelle orecchie di Mae, le luci rosse intermittenti la confondono. Quasi inciampa nell’immensa radice. Il corridoio è invaso da rampicanti ipertrofici, foglie zannute si attaccano alle paratie della base. Liane strisciano e si intrecciano tra di loro quasi come in un amplesso vegetale.
Nicolai si ferma appena in tempo. Un fiore emette una nube di polline bluastra. «Merda! Non c’è più tempo, dobbiamo andarcene da qui!» urla il russo cercando di sovrastare il rumore della sirena.
Mae e Nicolai fanno dietro front, verso la camera di depressurizzazione. I due come una catena umana spostano tutte le provviste nella camera. A ogni pacco che prende, la dottoressa vede Nicolai gettare un’occhiata lungo il corridoio.
«L’ultimo!» grida Nicolai entrando nella camera. Tira a sé la porta: un sibilo, la valvola che gira e un clac. Sono sigillati all’interno. Si vestono, aiutandosi a indossare la tuta; controllano che tutto sia chiuso. Dalla stazione provengono rumori e botti che squassano il campo base. Nicolai ricopre Mae con un telo antiradiazioni, lo assicura a polsi e caviglie con del nastro. Mae fa lo stesso per il compagno.
Nicolai la ferma: «C’è una cosa che ti devo dire, prima di aprire. Peter… Peter è là fuori. Non so come sia possibile, ma è uscito. Dobbiamo fare attenzione.»
Mae sgrana gli occhi. Se non fosse terrorizzata, la notizia le stuzzicherebbe l’istinto da scienziata. Ma non c’è tempo per pensarci. Mae getta uno sguardo all’oblò dietro Nicolai e vede che le liane stanno cercando di trovare un modo per entrare lì dove si trovano loro.
«Con due viaggi dovremmo riuscire a portare tutto. Tieni.»
Mae afferra la piccozza che le passa il compagno. Non crede sarà sufficiente contro Peter, ma meglio di niente. Nicolai si carica con quanti più contenitori e provviste può: sarà lei a fare la guardia.
Lui la guarda, annuisce. Sono pronti. La dottoressa si avvicina al pannello di controllo. Luce rossa, l’aria esce, luce verde: Mae apre il portellone verso l’esterno.
L’aurora bluastra imperversa ancora nel cielo, ma a quel punto per Mae uscire sembra la scelta meno pericolosa. Mette il piede sulla superficie, Nicolai dietro di lei.
Per loro fortuna il tragitto verso l’orso è breve. Lui entra nel mezzo. Lei si volta a guardare la base. Radici e rami hanno attraversato le paratie. Tentacoli multicolori si innalzano nel cielo e perforano la superficie marziana, diffondendosi e crescendo dove non pensava fosse possibile che la vita attecchisse.
Mae si accorge di Peter quando ormai è troppo tardi: la creatura le corre incontro a quattro zampe, appoggiandosi alle chele e bilanciandosi con quella coda ossea che una volta era la spina dorsale. Mae cerca di scappare, ma Peter le è addosso e la fa cadere. Il visore sbatte contro un sasso.
«Merda!» Una crepa e la visione di Mae diventa una ragnatela di cristallo. Piccole schegge iniziano a cadere. L’aria esce con un sibilo.
Mae a fatica si gira verso quell’essere, mentre dalla bocca viscida di Peter le dita a tentacolo le tastano con foga il casco.
La donna colpisce alla cieca, Peter le si stacca di dosso e cerca con le chele di tenersi l’addome ferito dal quale l’icore schifoso cola. Sembra che la creatura stia urlando, ma non escono suoni. In quei gesti pur scomposti, Mae crede di scorgere della disperazione, quasi un ultimo bagliore di umanità. È una sensazione che le dura un attimo.
«Cosa succede?» esclama Nicolai alla radio.
Nel terrore più puro, Mae d’istinto trattiene il fiato. Aria e frammenti continuano a disperdersi. Le orecchie si tappano, come su un aereo al decollo. Sente la fine. Eppure...
Eppure deglutisce e la pressione sembra essere tornata normale. Espira. Prova a inspirare. Sente il collo gonfiarsi, come se fosse una rana che gracida in uno stagno. Espira. Riesce a respirare, eppure la visiera ormai si è staccata. Si rialza in piedi. Peter è rannicchiato e la osserva, raggomitolato.
Nicolai si frappone tra lei e la creatura, anche lui armato di piccozza. Si gira verso di lei per vedere se sta bene.
Deve girarsi una seconda volta per comprendere cosa ha visto. E quando lo capisce, rimane a fissarla, imbambolato, sotto choc, con lo stesso terrore che prova guardando Peter.
Mae prova a parlare ma non ci sono suoni, vorrebbe capire cosa sta succedendo e perché, ma non lo sa bene nemmeno lei. Nicolai continua a fissarla. Lei agita le braccia e prova a urlare.
Quando il russo distoglie lo sguardo da lei, Peter gli è addosso e lo avvinghia con le chele fra collo e spalle. Se Peter fosse ancora Peter, sarebbe sembrato il goffo tentativo di un abbraccio; ma alle chele basta appoggiarsi sulle spalle di Nicolai per staccargli di netto entrambe le braccia.
Mae si avventa su Peter con la piccozza ancora in pugno. Lo colpisce in quella bocca tentacolare riducendo la testa della creatura a una poltiglia. Peter ha degli spasmi, ma ormai sono riflessi motori di un insetto morto.
Mae dà un’ultima occhiata a Peter, poi si gira verso Nicolai: il corpo stravolto da spasmi mutare e contorcersi, fino a che la testa gli esplode nel casco. Adesso anche lui giace immobile. Mae scorge la melma viscida colargli dalle ferite: l'infezione ha colpito anche lui.
Il silenzio di Marte avvolge Mae. La donna sale sull’orso, preme un pulsante senza nemmeno guardarlo. La porta si chiude con un sibilo e l’aria diventa respirabile. Eppure lei respirava anche lì fuori, poco fa.
«Dott… ssa… Thom…pson» la radio gracchia nella cabina di pilotaggio, la sente ovattata come se non si fosse ancora abituata all’atmosfera nell’orso.
«Dottoressa Mae Thompson. Qui Orion. Sono il comandante Irina Prokof’evna. Mi riceve?»
Mae tace.
«Mae, risponda per favore. La vediamo dalla telecamera. Abbiamo perso i contatti con il campo base. Abbiamo visto le registrazioni... sappiamo cosa è successo a Brown.»
Mae continua a non rispondere e a fissare in camera.
«I parametri vitali ci dicono che Myskin è morto. Ce lo può confermare?»
Mae si avvicina, cercando di guardare attraverso la videocamera.
«Dottoressa Thompson, comprendiamo sia sotto choc. Ma dobbiamo valutare se il Neosangue…»
«Neosangue?»
«Cazzo…» la comunicazione si interrompe per un attimo. «Stiamo testando dei mutageni per l’adattamento alle condizioni ambientali marziane. Non possiamo terraformare Marte, Mae: vi abbiamo inoculato il Neosangue prima della partenza.»
«Peter e Nicolai sono morti.»
«Tutti i grandi passi avanti dell’umanità hanno visto dei sacrifici, perdite necessarie per progredire. Ma le sue condizioni ci sembrano stabili, quindi vorremmo…»
«Ci avete usato come cavie...»
Mae fissa ancora la telecamera, poi sparisce dall’inquadratura.
«Dottoressa Thompson, aspetti! Mi lasci spiegare… Cazzo! Kovalski, trovi il modo di seguire Thompson. Non possiamo perderla.»
Mae torna sul suolo di Marte. Dovrà abituarsi alla sua nuova casa: sa che la verranno a cercare, ma ha tutto il pianeta per nascondersi. Ha tanto su cui riflettere. Toglie il casco ormai inutile, respira con i suoi nuovi polmoni. L’aurora blu è sparita. Le piante davanti a lei continuano a crescere rigogliose, ormai tronchi e rami si innalzano nel cielo del pianeta rosso.
Chissà se correre tra i boschi marziani sarà come correre tra gli alberi del Vermont.
Ultima modifica di Simone Marzola il mercoledì 12 agosto 2020, 18:58, modificato 3 volte in totale.



Avatar utente
Mauro Lenzi
Messaggi: 222
Contatta:

Re: Missione Orion - Capitolo 3 - Casa

Messaggio#2 » lunedì 10 agosto 2020, 22:35

Premetto, mi ha coinvolto e ho apprezzato l'idea dello stravolgimento finale... meno per come questo è gestito, ma posso aver frainteso.

Opinione soggettiva, la frase conclusiva mi stona un po'. Non so se è necessaria, forse mi suona un po' debole o poco nel contesto, non riesco a inquadrarla bene, scusa se non riesco a essere più preciso. Se proprio ti piace, potresti valutare di lasciarla come pensiero spontaneo, piuttosto che qualcosa che Mae pronuncia ad alta voce.

Aldilà di questo dettaglio, c'è qualcosa che non mi è chiaro. Mi sembra che la
Comandante si rivolga a Mae come se questa avesse consapevolezza di essere una cavia. Invece Mae sembra non saperne nulla, pare che la Comandante glielo debba ricordare. Amnesia? E quel liquido dorato, era il mutageno che stavano testando immagino... ma devo lavorare di fantasia, troppo per i miei gusti, per capire come lo abbiano messo lì... avrei preferito un qualche accenno o indizio, sempre considerando che la Orion è lontana. Comunque sia, neanche una protesta da parte di Mae? È una parte molto veloce, anche la comandante la liquida in modo così sbrigativo da sembrare innaturale, considerando la situazione. Penso che avrei preferito qualche pensiero di Mae che mi aiutasse a capire.
Queste le mie considerazioni, ma forse c'è qualcosa che mi è sfuggito...

Simone Marzola
Messaggi: 64

Re: Missione Orion - Capitolo 3 - Casa

Messaggio#3 » martedì 11 agosto 2020, 13:23

Mauro Lenzi ha scritto:Premetto, mi ha coinvolto e ho apprezzato l'idea dello stravolgimento finale... meno per come questo è gestito, ma posso aver frainteso.

Opinione soggettiva, la frase conclusiva mi stona un po'. Non so se è necessaria, forse mi suona un po' debole o poco nel contesto, non riesco a inquadrarla bene, scusa se non riesco a essere più preciso. Se proprio ti piace, potresti valutare di lasciarla come pensiero spontaneo, piuttosto che qualcosa che Mae pronuncia ad alta voce.

Aldilà di questo dettaglio, c'è qualcosa che non mi è chiaro. Mi sembra che la
Comandante si rivolga a Mae come se questa avesse consapevolezza di essere una cavia. Invece Mae sembra non saperne nulla, pare che la Comandante glielo debba ricordare. Amnesia? E quel liquido dorato, era il mutageno che stavano testando immagino... ma devo lavorare di fantasia, troppo per i miei gusti, per capire come lo abbiano messo lì... avrei preferito un qualche accenno o indizio, sempre considerando che la Orion è lontana. Comunque sia, neanche una protesta da parte di Mae? È una parte molto veloce, anche la comandante la liquida in modo così sbrigativo da sembrare innaturale, considerando la situazione. Penso che avrei preferito qualche pensiero di Mae che mi aiutasse a capire.
Queste le mie considerazioni, ma forse c'è qualcosa che mi è sfuggito...


Ciao Mauro e grazie dei commenti!
L'ultima frase è un richiamo ad alcune cose accennate nei capitoli precedenti. Mi piace però il pensiero spontaneo invece del dialogo diretto: cambio!

Per quanto riguarda la chiusa della vicenda, il capitano non voleva confessare la questione del mutagene: quando si accorge di aver citato il neosangue, allora rivela a Mae che il liquido è stato inoculato ben prima del loro arrivo sul pianeta, a loro insaputa. Mae è in stato di choc, sia per la perdita dei compagni, sia perché ora lei fondamentalmente non è più umana: è parecchio da mandare giù ed è in uno stato semicatatonico. Semplicemente se ne va, con buona pace della comandate che vuole recuperare i risultati dell'esperimento da far avere a chi ha pagato tutta la spedizione.
Provo a vedere se riesco a sistemare qualcosina per rendere più chiaro! Purtroppo ho anche raggiunto il limite dei caratteri...

alexandra.fischer
Messaggi: 2862

Re: Missione Orion - Capitolo 3 - Casa

Messaggio#4 » martedì 11 agosto 2020, 14:17

Tema centrato. Il botto è rivelazione finale della comandante della Orion: in pratica, Mae, Nicolai e Peter sono stati usati come cavie. Questo dà un’ulteriore empatia con Mae: decide di ribellarsi agli ordini e di fuggire in un angolo di Marte. Ormai è contaminata dalla flora avvelenata dal virus (si mostra sotto forma di muco) e ha visto Peter divorato dall’interno da una creatura marziana a forma di granchio che ne occupa la tuta spaziale e poi uccide Nicolai. Quest’ultimo personaggio commuove per lo spirito di efficienza dimostrato fino all’ultimo (come ha risanato la mascella di Mae, come l’ha curata e l’ha consigliata in modo saggio di sottoporsi alla quarantena). Ottimo esempio di SF.

Avatar utente
Mauro Lenzi
Messaggi: 222
Contatta:

Re: Missione Orion - Capitolo 3 - Casa

Messaggio#5 » martedì 11 agosto 2020, 14:44

Rieccomi. Non ho spiegato bene che ricordavo della parte del Vermont, quello sì. Comunque se sei soddisfatto del cambiamento finale, per me suona già meglio.

Capisco il problema dei caratteri. Un esempio.

Neosangue?» Mae finalmente parla.
«Cazzo…» la comandante Prokof’evna dimentica le formalità. «Siete cavie, Mae. Vi abbiamo inoculato il Neosangue prima della partenza. Stiamo testando dei mutageni per l’adattamento alle condizioni ambientali marziane.»

Qui potresti tagliare su "finalmente parla" e "dimentica le formalità,",(volendo anche il "cazzo..."); dei tell piuttosto inutili, e resterei dentro la testa di Mae mentre la comprensione si fa strada.
E, esempio terra terra, con quei caratteri guadagnati...
"Mae, ascoltami bene: siete cavie."

Ho lasciato cavie ma come l'ho buttata giù io non è certo il modo adatto a rivolgersi a una persona che si cerca di calmare. Tenterei un accenno di empatia.
Qui sicuramente troppi caratteri, ma per capirci:
"Mae, siete parte di un programmma di adattamento alle condizioni marziane. Il Neosangue vi è stato inoculato prima della partenza, e quella sostanza è un mutageno che..."
(Qui Mae la interrompe)

Altra idea, prima la comandante la prende larga parlando di sacrifici necessari in nome dell'umanità e poi arriva al punto.
Se ti piace che ci sia chiaramente il termine "cavie" , e ci sta, potrebbe dirlo Mae.

Simone Marzola
Messaggi: 64

Re: Missione Orion - Capitolo 3 - Casa

Messaggio#6 » martedì 11 agosto 2020, 17:36

alexandra.fischer ha scritto:Tema centrato. Il botto è rivelazione finale della comandante della Orion: in pratica, Mae, Nicolai e Peter sono stati usati come cavie. Questo dà un’ulteriore empatia con Mae: decide di ribellarsi agli ordini e di fuggire in un angolo di Marte. Ormai è contaminata dalla flora avvelenata dal virus (si mostra sotto forma di muco) e ha visto Peter divorato dall’interno da una creatura marziana a forma di granchio che ne occupa la tuta spaziale e poi uccide Nicolai. Quest’ultimo personaggio commuove per lo spirito di efficienza dimostrato fino all’ultimo (come ha risanato la mascella di Mae, come l’ha curata e l’ha consigliata in modo saggio di sottoporsi alla quarantena). Ottimo esempio di SF.


Grazie mille!!

Simone Marzola
Messaggi: 64

Re: Missione Orion - Capitolo 3 - Casa

Messaggio#7 » martedì 11 agosto 2020, 17:39

Mauro Lenzi ha scritto:Rieccomi. Non ho spiegato bene che ricordavo della parte del Vermont, quello sì. Comunque se sei soddisfatto del cambiamento finale, per me suona già meglio.

Capisco il problema dei caratteri. Un esempio.

Neosangue?» Mae finalmente parla.
«Cazzo…» la comandante Prokof’evna dimentica le formalità. «Siete cavie, Mae. Vi abbiamo inoculato il Neosangue prima della partenza. Stiamo testando dei mutageni per l’adattamento alle condizioni ambientali marziane.»

Qui potresti tagliare su "finalmente parla" e "dimentica le formalità,",(volendo anche il "cazzo..."); dei tell piuttosto inutili, e resterei dentro la testa di Mae mentre la comprensione si fa strada.
E, esempio terra terra, con quei caratteri guadagnati...
"Mae, ascoltami bene: siete cavie."

Ho lasciato cavie ma come l'ho buttata giù io non è certo il modo adatto a rivolgersi a una persona che si cerca di calmare. Tenterei un accenno di empatia.
Qui sicuramente troppi caratteri, ma per capirci:
"Mae, siete parte di un programmma di adattamento alle condizioni marziane. Il Neosangue vi è stato inoculato prima della partenza, e quella sostanza è un mutageno che..."
(Qui Mae la interrompe)

Altra idea, prima la comandante la prende larga parlando di sacrifici necessari in nome dell'umanità e poi arriva al punto.
Se ti piace che ci sia chiaramente il termine "cavie" , e ci sta, potrebbe dirlo Mae.


Ciao Mauro,

Ora mi è chiaro e mi piace molto come spunto.
Provo a integrarlo!
Grazie davvero!!

Avatar utente
Luca Nesler
Messaggi: 709
Contatta:

Re: Missione Orion - Capitolo 3 - Casa

Messaggio#8 » mercoledì 12 agosto 2020, 14:56

Ciao Simone! Eccomi, anche se tardi.
L'attacco al pezzo precedente mi è sembrato un po' debole, nel senso che le aspettative erano drammatiche, qui invece sembra rientrare tutto abbastanza in fretta.
Il finale invece è carino, con la rivelazione finale e Mae che accetta la nuova vita. Il problema dei caratteri forse fa sì che questo avvenga con più disinvoltura di quanto non ci si aspetti.

Ho trovato un po' caotico il momento della morte di Nicolaj. Aggiungo le mie considerazioni in blu:

[Mae si avventa su Peter con la piccozza ancora in pugno. Lo colpisce in quella disgustosa fessura (quale disgustosa fessura? Non ricordo se è un rimando alla descrizione dell'altra traccia) mentre la testa della creatura diventa una poltiglia (lo diventa perché è una creatura strana o intendi che si spappola per il colpo? Nel secondo caso non dovresti usare "mentre", perché limita il rapporto causa/effetto e crea un po' di confusione). Peter cerca di agitare ancora le chele, ma ormai sono riflessi motori di un insetto morto. (Qui sembri intendere un movimento volontario di Peter, ma poi dici che è involontario. Forse puoi sistemarla per darle chiarezza.)
Mae dà un’ultima occhiata a Peter, poi si gira verso Nicolai in tempo per vedere (questo è evidente) il corpo stravolto da spasmi mutare e contorcersi, fino a che la testa gli esplode nel casco. Adesso anche lui giace immobile.] (Perché il corpo di Nicolaj ha questa reazione? Ha perso le braccia, è stato contagiato, ma la testa perché esplode? Forse puoi aggiungere un pensiero di Mae per chiarire.)

Il dialogo rivelatore tra Mae e la Orion mi pare un po' sbrigativo e incentrato sul dare info. Poco credibile diciamo.
Per il resto il racconto mi è piaciuto.

Ho notato che stilisticamente sei stato più aderente al PDV e al mostrato, anche se qualche macchiolina c'è ancora, ma mi stupirei che non fosse così. A titolo d'esempio ti faccio un paio di citazioni:
[Nicolai dirige la sua attenzione verso la dottoressa]
Qui è un narratore esterno che ci mostra dove Nicolai dirige l'attenzione.
[Stringe il tubo fino a farsi diventare bianche le nocche per lo sforzo.]
Qui le nocca bianche sono uno stimolo visivo e si presuppone che sia il PDV a percepirlo, mentre non può essere Nicolai che si guarda le nocche e lo nota, quindi sa ancora da narratore esterno.

Buona maratona e alla prossima!

Simone Marzola
Messaggi: 64

Re: Missione Orion - Capitolo 3 - Casa

Messaggio#9 » mercoledì 12 agosto 2020, 19:01

Luca Nesler ha scritto:Ciao Simone! Eccomi, anche se tardi.
L'attacco al pezzo precedente mi è sembrato un po' debole, nel senso che le aspettative erano drammatiche, qui invece sembra rientrare tutto abbastanza in fretta.
Il finale invece è carino, con la rivelazione finale e Mae che accetta la nuova vita. Il problema dei caratteri forse fa sì che questo avvenga con più disinvoltura di quanto non ci si aspetti.

Ho trovato un po' caotico il momento della morte di Nicolaj. Aggiungo le mie considerazioni in blu:

[Mae si avventa su Peter con la piccozza ancora in pugno. Lo colpisce in quella disgustosa fessura (quale disgustosa fessura? Non ricordo se è un rimando alla descrizione dell'altra traccia) mentre la testa della creatura diventa una poltiglia (lo diventa perché è una creatura strana o intendi che si spappola per il colpo? Nel secondo caso non dovresti usare "mentre", perché limita il rapporto causa/effetto e crea un po' di confusione). Peter cerca di agitare ancora le chele, ma ormai sono riflessi motori di un insetto morto. (Qui sembri intendere un movimento volontario di Peter, ma poi dici che è involontario. Forse puoi sistemarla per darle chiarezza.)
Mae dà un’ultima occhiata a Peter, poi si gira verso Nicolai in tempo per vedere (questo è evidente) il corpo stravolto da spasmi mutare e contorcersi, fino a che la testa gli esplode nel casco. Adesso anche lui giace immobile.] (Perché il corpo di Nicolaj ha questa reazione? Ha perso le braccia, è stato contagiato, ma la testa perché esplode? Forse puoi aggiungere un pensiero di Mae per chiarire.)

Il dialogo rivelatore tra Mae e la Orion mi pare un po' sbrigativo e incentrato sul dare info. Poco credibile diciamo.
Per il resto il racconto mi è piaciuto.

Ho notato che stilisticamente sei stato più aderente al PDV e al mostrato, anche se qualche macchiolina c'è ancora, ma mi stupirei che non fosse così. A titolo d'esempio ti faccio un paio di citazioni:
[Nicolai dirige la sua attenzione verso la dottoressa]
Qui è un narratore esterno che ci mostra dove Nicolai dirige l'attenzione.
[Stringe il tubo fino a farsi diventare bianche le nocche per lo sforzo.]
Qui le nocca bianche sono uno stimolo visivo e si presuppone che sia il PDV a percepirlo, mentre non può essere Nicolai che si guarda le nocche e lo nota, quindi sa ancora da narratore esterno.

Buona maratona e alla prossima!


Ciao Luca e grazie dei feedback: ho sistemato!
Purtroppo con questa parte i caratteri sono stati davvero tiranni e alcune parti potrebbero sembrare più veloci del necessario. Ho provato ad aggiustare per quanto possibile

Grazie ancora

Avatar utente
antico
Messaggi: 7171

Re: Missione Orion - Capitolo 3 - Casa

Messaggio#10 » giovedì 13 agosto 2020, 0:10

Tutto ok con i caratteri, pronto per la valutazione!

Avatar utente
antico
Messaggi: 7171

Re: Missione Orion - Capitolo 3 - Casa

Messaggio#11 » sabato 15 agosto 2020, 15:30

Una terza parte migliore della seconda che chiude più che degnamente anche se il tuo ottimo controllo del narrato tende a nascondere delle problematiche strutturali. Il finale è troppo veloce e il disvelamento finale troppo repentino e non preparato: avrei preferito una terza parte con un'entrata in scena più immediata del comandante Irina che, come voce fuori campo, avrebbe potuto provare a guidarli seminando qua e là quella che poi sarebbe stata la rivelazione. Una soluzione del genere ti avrebbe anche dato la possibilità di disquisire meglio circa la differenza di contagio tra Mae e Peter (poco giustificata) e, in generale, avrebbe dato più respiro e meno linearità al tutto. Allo stato attuale rimane un lavoro molto buono (ancora minato da quella problematica enorme riguardante il fatto che Peter sia uscito verso la superficie lasciando una falla da qualche parte che però non ha causato nessun ulteriore problema). Direi un pollice tendente verso l'alto bello convinto che si piazza davanti al racconto di Polly perché meno frazionato, più compatto.

Torna a “Testi Terza Traccia”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite