DE HORRORE NATURAE - 3. Concime - Emiliano Maramonte

Avatar utente
Emiliano Maramonte
Messaggi: 1031
Contatta:

DE HORRORE NATURAE - 3. Concime - Emiliano Maramonte

Messaggio#1 » martedì 11 agosto 2020, 22:25

DE HORRORE NATURAE
3. Concime


Imbarazzata, Elda chiese: «Signore, chiedo il permesso di allontanarmi.»
Il capitano la fissò come se gli avesse chiesto un bacio. «Sergente, l’attacco è imminente, dobbiamo essere pronti.»
Elda ingoiò il boccone amaro, ma non si diede per vinta. «Signore, è il decimo anniversario della morte del mio fidanzato.»
Il capitano rifletté per qualche secondo, poi disse: «Se non avessi perso anch’io qualcuno, direi che non me ne frega un cazzo.» Si aggiustò l’elmetto e, all’improvviso, la sua espressione severa si ammorbidì. «Okay, puoi andare. Dieci minuti. Ma se sgarri di un minuto, ti faccio il culo come una capanna!»
«Grazie, signore, non se ne pentirà» esultò lei, e s’incamminò a passo svelto verso i ruderi del vecchio Fortino, sentendosi leggera nonostante il peso della divisa e delle armi.
Ogni volta era una pugnalata al cuore.
Ogni volta tornavano le maledette immagini della loro separazione. Unirsi all’Intesa dei Fortini l’aveva aiutata a lenire il dolore e a trovare uno scopo, eppure nessuno avrebbe mai colmato il vuoto lasciato da Japo.
Le mura erano sbriciolate e annerite dalle piogge di ammoniaca.
Scavalcò i cumuli di terra mista a cemento e si addentrò nel cortile devastato.
Ciò che la tormentava era capire la dinamica degli ultimi momenti di Japo: aveva sofferto o se n’era andato in un istante? Da anni provava a scovare indizi che ormai non esistevano più.
Passeggiò tra le macerie illuminando con la torcia dell’elmetto zone casuali. Alla fine del giro, si fermava sempre a meditare sulla panchina di pietra, rimasta miracolosamente intatta durante l’attacco delle Masse Nere.
Si avvicinò e ne accarezzò la superficie ruvida e fredda. Si sedette. Posò il fucile. Chiuse gli occhi e si immaginò a fianco del suo amato.
Dieci anni. Sembrava un’eternità. All’epoca della Seconda Ondata era una ragazza ingenua e spaurita dall’orrore della natura. Ora era una donna dura e incattivita dalla sete di vendetta.
L’Intesa finalmente l’avrebbe messo in quel posto all’energia maligna che si agitava sotto le Spaccature sparse per il mondo. L’umanità aveva avuto a disposizione un decennio per studiare una contromossa e mettere in campo l’arma definitiva per vincere la guerra. E Elda era parte del meccanismo, e ne andava fiera.
Sospirò e si alzò dalla panchina. Rivolse un ultimo pensiero d’amore a Japo e recuperò il fucile. Decise che era giunto il momento di rinunciare alle risposte. Non sarebbe più tornata al Fortino Libertà.
Voltò le spalle alla casa distrutta e prese la strada del fronte.
Puntò la torcia verso un cumulo di macerie dove un tempo c’era il portone e notò un movimento. L’istinto di soldato le fece contrarre i muscoli e alzare i livelli di adrenalina. «Chi è là?» Sollevò il fucile e lo spianò parallelo al fascio luminoso.
Una Massa Nera si palesò rotolando ai suoi occhi.
«Maledetta bastarda» la insultò, e si preparò a trucidarla.
«Hai paura di me?» chiese una voce maschile. Da dove proveniva, Elda non sapeva dirlo. «Chi sei?»
«Forse se mi vedessi così…» La Massa Nera mutò velocemente e assunse le sembianze di un essere umano. I lineamenti apparivano ancora mal definiti, come anche il resto del corpo, che risultava più simile a un assemblaggio di tronchi che di membra umane.
Elda cedette all’impulso e sparò. Almeno una ventina di colpi andarono a segno, ma la creatura non parve risentirne in alcun modo, anzi, dopo brevi istanti di esitazione, cominciò ad avanzare.
«Fermo!» intimò Elda.
Passo dopo passo, l’aspetto della Massa Nera diventava più nitido.
«Ma che cazzo…!» esclamò. Davanti a lei c’era Japo.
Era nudo e sorrideva.
Elda abbassò il fucile per la sorpresa.
«E adesso hai paura di me?» chiese ancora la creatura.
«Nooooooooon puoi essssssssssere tu» disse lei, sconvolta.
«Sei cambiata, ma sei sempre la mia Elly.»
Si avvicinava ancora. Pericolosamente.
«Fermo dove sei.» Gli puntò contro il fucile.
Lui obbedì. Disse: «Non vogliamo distruggervi, vogliamo offrirvi una via.»
«Che cazzo dici?»
«Vedi, Elly, era necessario. Avete violentato il pianeta, lo avete ridotto in fin di vita e la natura si è difesa. Tuttavia la natura è una madre comprensiva e vi ama, e vi sta offrendo un modo per ricominciare. Meglio di prima.»
«Non so di cosa parli ma è tardi» ribatté Elda. «L’Intesa sgancerà bombe ultra-H sulle Spaccature e le chiuderà per sempre.»
Japo allungò un braccio.
«Non mi toccare!» Provò ribrezzo ma inspiegabilmente esitò.
«È solo questione di tempo.» La mano della Massa-Japo era sì umana, ma la superficie della pelle appariva fangosa, cianotica. Si protese fin quasi a toccarle una guancia. Con la canna del fucile, Elda la scostò via da lei. «È finita. Chiunque tu sia…»
Quasi fossero state profetiche, quelle parole preannunciarono il lampo apocalittico delle bombe ultra-H. Elda si schermò la faccia e indietreggiò verso la posizione della panchina di pietra. A tentoni ne cercò lo schienale e, dopo averlo trovato, vi si accucciò dietro.
La terra tremò. Un vento caldo e rude spazzò le macerie sollevando turbini di polvere e detriti.
L’onda d’urto infuriò per un tempo intollerabile.
Al lungo boato universale seguì un silenzio siderale. Elda temette il peggio, e restò in posizione di sicurezza, poi, gradualmente e con prudenza si rizzò in piedi. Si spazzolò la mimetica, tossì e si guardò intorno: coni di luce cangiante s’innalzavano dall’orizzonte fino allo zenit. Erano le conseguenze della radiazioni H che scavavano nelle profondità della Spaccatura. Chissà se l’umanità, anche stavolta, aveva sottomesso il pianeta su cui era costretto a vivere.
Japo non c’era più. Era fuggito?
Alzò il fucile e si avvicinò ai resti da cui era arrivata.
In quel momento si levò dal fronte l’urlo collettivo della battaglia.
Nonostante il bombardamento, un esercito di Masse Nere doveva aver dato avvio a un assalto senza precedenti contro ciò che rimaneva dell’umanità.
«Incredibile, vero?»
Elda si voltò. Japo era ricomparso dietro di lei.
«Non mollate mai. Siete indomiti, devo riconoscerlo.»
Alcune Masse Nere rotolarono sopra le macerie e irruppero tra i ruderi del Fortino. Elda si allarmò e si preparò al peggio.
«È inevitabile» sentenziò la creatura-Japo. «Il vostro attacco ci ha reso più forti.»
Un’altra dozzina di Masse fece capolino dietro alle prime, e si trascinò dietro alcuni soldati che gridavano e sparavano all’impazzata.
«Elly, unisciti a noi.»
Elda lo fissò: adesso aveva la pelle liscia e rosea e sembrava più giovane, più vigoroso e risoluto. Spostò lo sguardo sui combattimenti tra gli umani e le creature catramose e il suo petto si gonfiò di rabbia e tristezza. «Tu non sei lui.»
La Massa-Japo sorrise, mentre camminava verso di lei. «E invece lo sono. Ho assorbito il suo materiale genetico. Sono Japo e sono tutta l’umanità. Saremo una cosa sola.»
«Ora basta!» gridò Elda. Sparò alle Masse Nere che minacciavano di uccidere i suoi commilitoni.
Il clamore della battaglia aumentava sempre di più.
Una serie di esplosioni si innescò non lontano dal Fortino, innalzando altre colonne di luce e grida di morte.
Elda era l’arma che imbracciava. Sparava senza sosta e il suo essere si infondeva nella potenza dei proiettili che dispensavano vendetta.
Qualcuno lanciò una granata, e una pioggia di detriti piovve sui combattenti.
Il puzzo di ammoniaca saturava l’aria. Elda indossò la maschera antigas. Le lacrimavano gli occhi.
Era una macchina da guerra. Puro istinto e sete di distruzione. Roteava e sparava, puntava e colpiva.
Molti umani perirono, altri furono avviluppati dalla sostanza e trascinati via.
L’aria fu lacerata da un coro di urla strazianti di una sofferenza ultraterrena.
«È finita.» Japo le bloccò il fucile. Le immobilizzò le braccia. La trasformazione era completa. Japo era tornato quello di una volta.
Lei lo fissò col fiato corto, cotta di adrenalina. Digrignò i denti, grugnì, tentò di allentare la stretta, poi sferrò un calcio all’altezza dei testicoli. Japo era una statua rigida e inamovibile. Elda forzò con ogni goccia di energia e riuscì a liberarsi una mano. Fece scattare il braccio e strinse le dita attorno al collo del redivivo. La materia di cui era composto era stranamente robusta ma, in qualche modo, cedevole, come se fosse cemento umido. Japo oppose resistenza e avvicinò la sua faccia a quella della sua fidanzata. Le strappò con un gesto repentino la maschera antigas e la baciò.
Il bacio aveva un sapore umano e alieno allo stesso tempo. La saliva di lui sapeva di terriccio e frutta. Elda si divincolò, ma fu lui a mollarla.
L’aria era irrespirabile. Elda sputò i residui disgustosi del contatto inumano e si risistemò la maschera. Indietreggiò svelta mentre qualcuno la chiamava disperato. I suoi commilitoni lottavano e morivano, pur con la consapevolezza che le forze maligne della Spaccatura fossero ormai soverchianti.
Altre due granate esplosero oltre le vecchie mura perimetrali. La terza detonò a una decina di metri. L’onda d’urto la stordì e la sbalzò mandandola a sbattere contro un cumulo di mattoni.
Le orecchie le fischiavano. Provava dolore dappertutto. Aveva qualcosa di rotto. Non riusciva a muoversi. Nel campo visivo sbocciavano macchie di colore sgargianti e lampi al calor bianco. Udì tuoni e spari e grida. La guerra era totale.
L’ultima immagine che colse fu il volto di Japo che si abbassava su di lei.
L’ultima sensazione che provò fu quella di un caldo abbraccio limaccioso e amorevole.

* * *

Aprì gli occhi. Si schermò la faccia con le mani. Respirò a fondo più volte e si mise in piedi. Un’incredibile luminosità diffusa rivestiva ogni punto del paesaggio. Sospesa nel cielo vide una sfera accecante che irradiava un meraviglioso tepore. La pesante coltre di nubi era scomparsa.
La distesa che aveva intorno era punteggiata di aree colorate. E di persone. Milioni di persone.
«Dove sono?» mormorò.
«Mio padre diceva che c’era sempre il sole prima dell’inverno nucleare.» Japo era accanto a lei. Le prese la mano. Scoprì di essere nuda.
Nell’aria colse un profumo fragrante e dolciastro. Fiori. Annusò ancora e le giunse una nota di terra umida. Proveniva dal suo corpo.
Lo guardò, bramosa di risposte. «Che cosa è successo?»
«Abbiamo vinto, Elly» rispose lui, contento.
«La guerra? Non ricordo nient’altro...»
«Non ci saranno altre guerre» la rassicurò lui. Era bello e radioso come lo ricordava. «Tutto rinascerà e sarà merito vostro. Avete accettato il destino, alla fine.»
Elda strizzò le palpebre e spinse lo sguardo lontano. Alcune sagome umane sembravano sbriciolarsi e scomparire nel terreno.
«Resterai con me?» chiese al suo amato.
Japo la strinse a sé: la sua carne era morbida e tiepida. «Non ti lascerò più.»
«Guarda» le indicò un punto abbastanza vicino. «Lì sta nascendo un albero.»
Elda non capiva bene perché ma la cosa la entusiasmava.
Si girò verso Japo e chiese: «E adesso?»
«Tocca a noi» rispose.
Elda e Japo si sgretolarono e la Terra li amò.
Ultima modifica di Emiliano Maramonte il mercoledì 12 agosto 2020, 22:26, modificato 5 volte in totale.



alexandra.fischer
Messaggi: 2862

Re: DE HORRORE NATURAE - 3. Concime - Emiliano Maramonte

Messaggio#2 » mercoledì 12 agosto 2020, 19:59

Tema centrato. Il Sergente Elda deve compiere una ricognizione in un mondo devastato da una guerra (dove ci sono bombe di tipo ultra -H ma anche fucili). Per lei, il ritorno al Fortino Libertà vuol dire compiere un’insubordinazione, cerca il ricordo del fidanzato perduto Japo prima di riprendere a combattere contro le Masse Nere che hanno causato la spaccatura. E Japo torna da lei come Massa Nera (efficace la scena della lotta fra i due. Japo le spiega i motivi dei loro attacchi, salvare la Terra dagli abusi dell’Uomo). Il finale è davvero originale. Prima c’è una Terra Promessa dove i due si ritrovano quasi in veste di Novelli Adamo ed Eva, dopodiché…la deflagrazione li distrugge. La Terra li usa per rigenerarsi.
Attento:
Japo le bloccò il fucile

Avatar utente
Emiliano Maramonte
Messaggi: 1031
Contatta:

Re: DE HORRORE NATURAE - 3. Concime - Emiliano Maramonte

Messaggio#3 » mercoledì 12 agosto 2020, 22:30

Comunico all'Antico che ho apportato al testo piccole modifiche "tecniche" che comunque non influiscono sulla storia e sulla struttura generale della trama.

Avatar utente
Emiliano Maramonte
Messaggi: 1031
Contatta:

Re: DE HORRORE NATURAE - 3. Concime - Emiliano Maramonte

Messaggio#4 » mercoledì 12 agosto 2020, 22:33

Ringrazio di cuore Alexandra per aver letto e commentato questa terza parte. Per mancanza di tempo e di supporto tecnologico (sono in vacanza e leggo con fatica da telefonino), non riesco a ricambiare, ma spero di esserti utile in un prossimo futuro!
In bocca al lupo!

Avatar utente
antico
Messaggi: 7167

Re: DE HORRORE NATURAE - 3. Concime - Emiliano Maramonte

Messaggio#5 » giovedì 13 agosto 2020, 0:17

Tutto ok con i caratteri, pronto per la valutazione!

alexandra.fischer
Messaggi: 2862

Re: DE HORRORE NATURAE - 3. Concime - Emiliano Maramonte

Messaggio#6 » giovedì 13 agosto 2020, 21:15

Di niente, Emiliano. E' stato un piacere.

alexandra.fischer
Messaggi: 2862

Re: DE HORRORE NATURAE - 3. Concime - Emiliano Maramonte

Messaggio#7 » giovedì 13 agosto 2020, 21:16

Non preoccuparti. Credo che il Lupo sia stato arrestato per mancanza di mascherina.

Avatar utente
antico
Messaggi: 7167

Re: DE HORRORE NATURAE - 3. Concime - Emiliano Maramonte

Messaggio#8 » domenica 16 agosto 2020, 10:09

Per concludere vai a riallacciarti al tema ecologico e l'idea è buona, però mi sembra tutto tanto sbrigativo e abbozzato. Non ci parli più di quella sorta di gnomo, fai allontanatre Elda dall'esercito "per un massimo di cinque minuti" quando, evidentemente, l'attacco era programmato per cinque minuti dopo, non si capisce perché è merito dell'uomo se questi ha combattuto fino alla fine ed esempio ne è Elda stessa che ha rifiutato Japo fino a prova contraria. Insomma, per me una prova generale non convincente. Come valutazione complessiva confermo il pollice tendente verso l'alto (perché lo stile va sempre premiato), ma al pelo pelo.

Torna a “Testi Terza Traccia”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite