Quel maledetto scalino della nostra vita

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Andrea Lauro
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Quel maledetto scalino della nostra vita

Messaggio#1 » lunedì 21 settembre 2020, 23:02

La cassetta della posta è vuota. L’artrite mi gioca brutti scherzi, mica riesco a tenerlo in mano questo pomello. Al diavolo, do un colpo e lo sportello sbatte. Mi gratto la testa, ho già controllato la posta stamattina? I ricordi fanno cilecca: prima te la dici come fosse una battuta. Passano gli anni e lo scherzo non fa più ridere. E ora, ora mi tasto la pancia prima di uscire, e chissà se ho davvero pisciato.

Mi volto, davanti a me il vialetto di casa, torniamo alla mia sedia sotto il portico. Cazzo, ci metto dieci minuti a andare e dieci a tornare, ogni giorno la strada si allunga. Che odio. Oltre la staccionata, i vicini ridono: rideranno di me, quegli stronzi. Senti il casino che fa la bimba, mentre corre avanti e indietro. Che volete che vi dica? Ridete pure, di anni ne avete ancora molti. Sono io il rottame.

Le pantofole strusciano sul vialetto, un passo alla volta. Una cartaccia mi sbarra la strada, sarà volata dentro. Non ce la faccio a pisciare, men che meno a chinarmi. Poggio le mani ai fianchi, mi stiro, in cielo non c’è una nuvola. Monica, da quant’è che sono così vecchio? Come mi manchi.

Ancora qualche passo, dai, supera quel bastardo di uno scalino e poi sei arrivato. Fatto. La mia sedia, fedele compagna. Appoggio un palmo sul bracciolo, mi giro, avrò messo abbastanza cuscini? «Oh-là.» E da qui, chi si alza più.

Senti come si divertono, alla facciaccia mia. Se solo smettessero di fiatare per un attimo, e mi lasciassero in pace. Il papà prende in braccio la bambina, la fa girare in aria. Dio che bello essere giovani. E tu, mondo, vaffanculo. Mi tieni in vita solo per farmi pagare il canone. Per mandarmi a votare.

Il padre posa la bimba a terra, la piccola scompare sotto il livello della staccionata. Lui si rialza, guarda nella mia direzione, anche la moglie si unisce. Che avete da guardare? Ecco il volto della vecchiaia, signore e signori. La cosa più fastidiosa è il modo bonario con cui ti osservano. Quel misto tra la pietà e il senso di sollievo per non esserci ancora arrivati. Per non dover coprirsi le gambe con una coperta a quadri, sennò la circolazione va a farsi benedire.
Il padre alza la mano, palmo aperto a questo cielo splendido. «Tutto bene?»
E io mento a me stesso mentre levo la mia; mento e sorrido. «Eh, si sta.» Dove sei Monica, amore della mia vita? Un tempo sorridere era un’altra cosa.

Ma che succede? La piccola compare in fondo al vialetto: entra nel mio giardino. Ferma, che fai? Viene verso di me. Come osi, piccola mocciosa? Vorrà vendermi dei biscotti o qualche altra fesseria. Fermatela. Ma i genitori la guardano, si abbracciano mentre la peste va a spasso nella mia proprietà.
Posa un piede davanti all’altro sul selciato, la bocca aperta come se fosse un esercizio di equilibrio. Eppure è bellissima. Ah, Monica, quante sfide mi riserva ancora la vita. Sei tu a mandare questa piccola, vero?
Vorrei alzarmi, vorrei dirle torna indietro, piccolo angelo, lasciami qui con le mie brutture. Punto i palmi sui braccioli, stringo i denti e mi scappa pure un goccio di piscio. Niente da fare, la vecchiaia ha vinto. La piccola salta a piè pari quel maledetto scalino della mia vita: è qui, mi porge un foglio. Lo prendo. «Che è?»
«L’ho fatto per te.»
Il foglio trema tra le dita, lo apro. «Qui c’è scritto “ciao nonno”.»
La bambina posa l’indice sul disegno: «Questo sei tu.» Si scurisce in volto. «Ma non so scrivere “ciao nonno”. L’ha scritto la mamma.»
Dalla staccionata i genitori ci guardano, sono ancora abbracciati.
La bimba piega la testa da un lato. «Ti piace?» Mio Dio, è l’espressione più preoccupata che un essere umano possa avere.
Inspiro a fondo. Socchiudo le palpebre, il disegno scompare per un attimo. Riapro. «È… è la cosa più bella che abbia mai visto, tesoro.»
Sorride, ed è un attimo perfetto. Si avvicina, le sue braccia mi avvolgono il collo, mi stringe a sé.
Monica, amore mio, che mi stai facendo?
Sopra di noi, il cielo è un pozzo blu.
Ultima modifica di Andrea Lauro il lunedì 21 settembre 2020, 23:07, modificato 1 volta in totale.



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antico
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Re: Quel maledetto scalino della nostra vita

Messaggio#2 » lunedì 21 settembre 2020, 23:07

Ecco il vincitore del Medagliere delle Olimpiadi della Scrittura! Tutto ok con caratteri e tempo, buona SARA BILOTTI EDITION!

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wladimiro.borchi
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Re: Quel maledetto scalino della nostra vita

Messaggio#3 » martedì 22 settembre 2020, 9:06

Ed ecco che il buon Lauro tira fuori il suo lato più poetico!
Racconto toccante, leggero fino alla fine, ma che, sulla chiusa, tocca le corde giuste per far esplodere l'emozione.
Il tema è centrato, anche se avrei preferito molto più astio del nonnetto per i vicini scassapalle, magari con qualche assurdo delirio sulle loro ributtanti e fastidiose abitudini (l'Alzheimer ti da carta bianca, lo so per esperienza familiare), il twist sarebbe stato ancor più sorprendente.
Resta il fatto che si tratta di un ottimo lavoro, ma ormai da te ci si aspetta questo e altro.
Complimenti per tutto e a rileggerti presto.
W

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Emiliano Maramonte
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Re: Quel maledetto scalino della nostra vita

Messaggio#4 » martedì 22 settembre 2020, 19:43

Ciao Andrea!
Ti rinnovo i complimenti per il tuo straordinario anno a Minuti Contati, culminato con la cavalcata trionfale dell’Olimpiade estiva. Ormai il tuo standard è sempre superiore alla media e l’asticella delle aspettative è alta!
Ho letto questo racconto con interesse, per capire dove volessi andare a parare.
Il tema della vecchiaia è universale: filosofi, pensatori e intellettuali lo hanno sviscerato per secoli, cercando di ricavare un senso dal percorso esistenziale al quale tutti noi siamo condannati. In questo caso le tue velleità non sono “dottrinali”, ma ugualmente si possono ritrovare tra le righe riflessioni pregnanti, sostenute da una giusta dose di malinconia.
Devo dire però che lo sviluppo soffre di una certa piattezza, pur con la consueta bravura che ormai ti contraddistingue. Noto un adagiarsi su immagini e cliché preconfezionati utili a mantenersi in bilico sul confine della retorica, mi riferisco all’artrite, alla fallacia della memoria, all’atteggiamento scorbutico… Ci può stare, intendiamoci, un anziano con gli acciacchi è un anziano con gli acciacchi, ma per buona parte, il testo mi ha dato una sensazione di stanca.
Dove, invece, il racconto vince è sul picco emotivo finale, laddove hai premuto il piede sull’acceleratore. La candida ingenuità dei bambini tocca sempre le corde giuste e commuove. Tutto l’impianto della scena finale mi è piaciuto tantissimo, è congegnato e scritto alla grande e controbilancia gli inconvenienti della prima parte.
Visto e considerato quanto detto sopra, il racconto nel complesso mi è piaciuto, ma mi ha lasciato una stranissima sensazione di “irrisolto”, qualunque cosa voglia dire.

Indicazioni tecniche:
- […] prima te la dici come fosse una battuta. – Questa frase non mi è proprio piaciuta. Da riformulare.
- “Mi volto, davanti a me il vialetto di casa, torniamo alla mia sedia sotto il portico.” Non capisco il plurale. Ci potrebbe stare, ma, secondo me, qui non ha motivo di essere.
- “Ma che succede”? – Sembra proprio un’imbeccata per il lettore. Mi è venuto in mente un attore drammatico che, pompando il tono delle battute, cerca di coinvolgere il pubblico con una mano sulla fronte, un braccio teso col dito puntato verso l’infinito, mentre pronuncia la frase: “Ehi, ma cosa vedo lì?”.

In bocca al lupo e buona Ottava Era!

Emiliano.

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Andrea Lauro
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Re: Quel maledetto scalino della nostra vita

Messaggio#5 » martedì 22 settembre 2020, 23:04

wladimiro.borchi ha scritto:Ed ecco che il buon Lauro tira fuori il suo lato più poetico!
Racconto toccante, leggero fino alla fine, ma che, sulla chiusa, tocca le corde giuste per far esplodere l'emozione.
Il tema è centrato, anche se avrei preferito molto più astio del nonnetto per i vicini scassapalle, magari con qualche assurdo delirio sulle loro ributtanti e fastidiose abitudini (l'Alzheimer ti da carta bianca, lo so per esperienza familiare), il twist sarebbe stato ancor più sorprendente.
Resta il fatto che si tratta di un ottimo lavoro, ma ormai da te ci si aspetta questo e altro.
Complimenti per tutto e a rileggerti presto.
W

Grazie Wlad!
Ieri sera avevo voglia di romanticherie. Ah ah, sto pensando che ho tolto un "che c***o vuole questa?" riferito alla bambina, temevo risultasse troppo forte!
a presto, buona edition e un abbraccio
andrea

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Ilariya_
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Re: Quel maledetto scalino della nostra vita

Messaggio#6 » martedì 22 settembre 2020, 23:08

Ciao Andrea!

Questo è il mio primo contest su MC, spero di poter rispondere con un commento utile e costruttivo.
Anche io avrei forse preferito un po’ più di contrasto tra i vicini, anche se devo dire che il finale ben compensa l’andamento lento e malinconico della prima parte. Mi è piaciuto.
Per il resto, concordo con quanto detto prima, in particolare:

I ricordi fanno cilecca: prima te la dici come fosse una battuta
Non è molto chiaro, ho dovuto rileggere più volte

Tutto sommato, sono certa che con più tempo queste piccole cose sarebbero state sistemate.

Complimenti e in bocca al lupo!
Ultima modifica di Ilariya_ il martedì 22 settembre 2020, 23:15, modificato 1 volta in totale.

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Andrea Lauro
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Re: Quel maledetto scalino della nostra vita

Messaggio#7 » martedì 22 settembre 2020, 23:11

megagenius ha scritto:Ti rinnovo i complimenti per il tuo straordinario anno a Minuti Contati, culminato con la cavalcata trionfale dell’Olimpiade estiva. Ormai il tuo standard è sempre superiore alla media e l’asticella delle aspettative è alta!

Grazie caro, continuo a dire "Dio, che ansia!"
megagenius ha scritto:Devo dire però che lo sviluppo soffre di una certa piattezza, pur con la consueta bravura che ormai ti contraddistingue. Noto un adagiarsi su immagini e cliché preconfezionati utili a mantenersi in bilico sul confine della retorica, mi riferisco all’artrite, alla fallacia della memoria, all’atteggiamento scorbutico… Ci può stare, intendiamoci, un anziano con gli acciacchi è un anziano con gli acciacchi, ma per buona parte, il testo mi ha dato una sensazione di stanca.

Medito su questa parte, forse devo lasciar passare un paio di giorni perché mi sento ancora "emotivamente coinvolto"... Provo a rileggerlo a mente fresca per capire dove si potrebbe andare a lavorare.
megagenius ha scritto: Dove, invece, il racconto vince è sul picco emotivo finale, laddove hai premuto il piede sull’acceleratore. La candida ingenuità dei bambini tocca sempre le corde giuste e commuove. Tutto l’impianto della scena finale mi è piaciuto tantissimo, è congegnato e scritto alla grande e controbilancia gli inconvenienti della prima parte.
Visto e considerato quanto detto sopra, il racconto nel complesso mi è piaciuto, ma mi ha lasciato una stranissima sensazione di “irrisolto”, qualunque cosa voglia dire.

mi fa piacere che la seconda parte sia arrivata!
e grazie per le indicazioni tecniche, in particolare per il "Ma che succede?": si poteva fare sicuramente meglio.

grazie ancora e buona Bilotti Edition!
andrea

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Andrea Lauro
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Re: Quel maledetto scalino della nostra vita

Messaggio#8 » martedì 22 settembre 2020, 23:15

Ilariya_ ha scritto:Ciao Andrea!
Questo è il mio primo MC, spero di poter rispondere con un commento utile e costruttivo.
Anche io avrei forse preferito un po’ più di contrasto tra i vicini, anche se devo dire che il finale ben compensa l’andamento lento e malinconico della prima parte. Mi è piaciuto.
Per il resto, concordo con quanto detto prima, in particolare:
I ricordi fanno cilecca: prima te la dici come fosse una battuta
Non è molto chiaro, ho dovuto rileggere più volte
Tutto sommato, sono certa che con più tempo queste piccole cose sarebbero state sistemate.
Complimenti e in bocca al lupo!


grazie mille Ilaria e benvenuta nell'infernale Arena!
provo a pensare un modo migliore di rendere il periodo che mi hai indicato, l'ho cambiato più volte durante la serata ma evidentemente c'è ancora da lavorare...
a presto!
andrea

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Davide Di Tullio
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Re: Quel maledetto scalino della nostra vita

Messaggio#9 » mercoledì 23 settembre 2020, 18:25

Andrea Lauro ha scritto:La cassetta della posta è vuota. L’artrite mi gioca brutti scherzi, mica riesco a tenerlo in mano questo pomello. Al diavolo, do un colpo e lo sportello sbatte. Mi gratto la testa, ho già controllato la posta stamattina? I ricordi fanno cilecca: prima te la dici come fosse una battuta. Passano gli anni e lo scherzo non fa più ridere. E ora, ora mi tasto la pancia prima di uscire, e chissà se ho davvero pisciato.

Mi volto, davanti a me il vialetto di casa, torniamo alla mia sedia sotto il portico. Cazzo, ci metto dieci minuti a andare e dieci a tornare, ogni giorno la strada si allunga. Che odio. Oltre la staccionata, i vicini ridono: rideranno di me, quegli stronzi. Senti il casino che fa la bimba, mentre corre avanti e indietro. Che volete che vi dica? Ridete pure, di anni ne avete ancora molti. Sono io il rottame.

Le pantofole strusciano sul vialetto, un passo alla volta. Una cartaccia mi sbarra la strada, sarà volata dentro. Non ce la faccio a pisciare, men che meno a chinarmi. Poggio le mani ai fianchi, mi stiro, in cielo non c’è una nuvola. Monica, da quant’è che sono così vecchio? Come mi manchi.

Ancora qualche passo, dai, supera quel bastardo di uno scalino e poi sei arrivato. Fatto. La mia sedia, fedele compagna. Appoggio un palmo sul bracciolo, mi giro, avrò messo abbastanza cuscini? «Oh-là.» E da qui, chi si alza più.

Senti come si divertono, alla facciaccia mia. Se solo smettessero di fiatare per un attimo, e mi lasciassero in pace. Il papà prende in braccio la bambina, la fa girare in aria. Dio che bello essere giovani. E tu, mondo, vaffanculo. Mi tieni in vita solo per farmi pagare il canone. Per mandarmi a votare.

Il padre posa la bimba a terra, la piccola scompare sotto il livello della staccionata. Lui si rialza, guarda nella mia direzione, anche la moglie si unisce. Che avete da guardare? Ecco il volto della vecchiaia, signore e signori. La cosa più fastidiosa è il modo bonario con cui ti osservano. Quel misto tra la pietà e il senso di sollievo per non esserci ancora arrivati. Per non dover coprirsi le gambe con una coperta a quadri, sennò la circolazione va a farsi benedire.
Il padre alza la mano, palmo aperto a questo cielo splendido. «Tutto bene?»
E io mento a me stesso mentre levo la mia; mento e sorrido. «Eh, si sta.» Dove sei Monica, amore della mia vita? Un tempo sorridere era un’altra cosa.

Ma che succede? La piccola compare in fondo al vialetto: entra nel mio giardino. Ferma, che fai? Viene verso di me. Come osi, piccola mocciosa? Vorrà vendermi dei biscotti o qualche altra fesseria. Fermatela. Ma i genitori la guardano, si abbracciano mentre la peste va a spasso nella mia proprietà.
Posa un piede davanti all’altro sul selciato, la bocca aperta come se fosse un esercizio di equilibrio. Eppure è bellissima. Ah, Monica, quante sfide mi riserva ancora la vita. Sei tu a mandare questa piccola, vero?
Vorrei alzarmi, vorrei dirle torna indietro, piccolo angelo, lasciami qui con le mie brutture. Punto i palmi sui braccioli, stringo i denti e mi scappa pure un goccio di piscio. Niente da fare, la vecchiaia ha vinto. La piccola salta a piè pari quel maledetto scalino della mia vita: è qui, mi porge un foglio. Lo prendo. «Che è?»
«L’ho fatto per te.»
Il foglio trema tra le dita, lo apro. «Qui c’è scritto “ciao nonno”.»
La bambina posa l’indice sul disegno: «Questo sei tu.» Si scurisce in volto. «Ma non so scrivere “ciao nonno”. L’ha scritto la mamma.»
Dalla staccionata i genitori ci guardano, sono ancora abbracciati.
La bimba piega la testa da un lato. «Ti piace?» Mio Dio, è l’espressione più preoccupata che un essere umano possa avere.
Inspiro a fondo. Socchiudo le palpebre, il disegno scompare per un attimo. Riapro. «È… è la cosa più bella che abbia mai visto, tesoro.»
Sorride, ed è un attimo perfetto. Si avvicina, le sue braccia mi avvolgono il collo, mi stringe a sé.
Monica, amore mio, che mi stai facendo?
Sopra di noi, il cielo è un pozzo blu.


Ciao Andrea, sempre un piacere rileggerti!

Direi una buona composizione. Uno stile immersivo, pulito, ritmato al punto giusto e che rende la lettura un esperienza piacevole. Buono il plot con il twist finale, che francamente avevo previsto appena hai introdotto la figura dei vicini. Ma di per se la cosa non inficia la performance. Forse lavorando meglio sulla figura dei vicini, rendendoli un po meno standard, avresti rafforzato l' effetto sorpresa o può essere che io stia dicendo una cagata. Vedi tu!

Solo un paio di minuzie sullo stile.

1.Eviterei l' uso dei ":" soprattutto se si tratta di elementi che espongono il pensiero del soggetto parlante:

"Che odio. Oltre la staccionata, i vicini ridono: rideranno di me, quegli stronzi"

è una pausa troppo forte per un flusso di pensiero, a mio avviso.

2. Ci sono momenti in cui sembra che il protagonista si rivolga ad una platea immaginaria, per es.

"La cosa più fastidiosa è il modo bonario con cui ti osservano. Quel misto tra la pietà e il senso di sollievo per non esserci ancora arrivati. Per non dover coprirsi le gambe con una coperta a quadri, sennò la circolazione va a farsi benedire"

qui appare più evidente rispetto ad altri passaggi, ma la cosa si ripresenta un po in tutto il testo, celato, qua e la, da pensiero del protagonista. Non è particolarmente fastidioso, fila abbastanza bene, ma a un occhio allenato non sfugge il fatto che qui non si tratta piè di un pensiero, bensì di una sorta di monologo.

Nel complesso mi è piaciuto.
a rileggerci presto!

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Fagiolo17
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Re: Quel maledetto scalino della nostra vita

Messaggio#10 » mercoledì 23 settembre 2020, 19:12

Ciao Andrea, questo tuo racconto mi piace molto. Sei riuscito a farmi sentire anziano, a farmi odiare il mondo, la caciara dei vicini. Hai raccontato i cliché della vecchiaia, gli stessi che sentivo raccontare ai miei nonni... più realistico di così!
Sul finale il nostro vecchietto ha ceduto alla dolcezza della bambina, con i genitori fieri che si godono la scena abbracciati. Che spettacolo!
Qualche appunto sul tuo testo (ma giusto per dire qualcosa su un racconto che già comprerei così)
Non ce la faccio a pisciare, men che meno a chinarmi. Non mi convince questa frase. Non capisco perché tiri fuori la difficoltà a fare pipì nel momento in cui si china. Forse avrei detto qualcos’altro della schiena, della zona lombare, delle ginocchia o che so io.
Ancora qualche passo, dai, supera quel bastardo di uno scalino e poi sei arrivato. Fatto. Più che il fatto avrei messo magari un “Che fatica!” oppure un “Finalmente.” Qualcosa del genere.
Ma che succede? Questo lo toglierei.
Punto i palmi sui braccioli, stringo i denti e mi scappa pure un goccio di piscio. Questa frase è stupenda.
Mio Dio, è l’espressione più preoccupata che un essere umano possa avere. E anche questa, meravigliosa.
Monica, amore mio, che mi stai facendo? Avrei preferito un “vorrei fossi qui con me” ma si tratta sempre di gusto personale.
Insomma il racconto mi ha fatto immergere nella vicenda e mi ha fatto commuovere.
Direi tanta tanta roba.

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Andrea Lauro
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Re: Quel maledetto scalino della nostra vita

Messaggio#11 » giovedì 24 settembre 2020, 7:18

Davide Di Tullio ha scritto:
Direi una buona composizione. Uno stile immersivo, pulito, ritmato al punto giusto e che rende la lettura un esperienza piacevole. Buono il plot con il twist finale, che francamente avevo previsto appena hai introdotto la figura dei vicini. Ma di per se la cosa non inficia la performance. Forse lavorando meglio sulla figura dei vicini, rendendoli un po meno standard, avresti rafforzato l' effetto sorpresa o può essere che io stia dicendo una cagata. Vedi tu!

Solo un paio di minuzie sullo stile.

1.Eviterei l' uso dei ":" soprattutto se si tratta di elementi che espongono il pensiero del soggetto parlante:
"Che odio. Oltre la staccionata, i vicini ridono: rideranno di me, quegli stronzi"
è una pausa troppo forte per un flusso di pensiero, a mio avviso.

2. Ci sono momenti in cui sembra che il protagonista si rivolga ad una platea immaginaria, per es.
"La cosa più fastidiosa è il modo bonario con cui ti osservano. Quel misto tra la pietà e il senso di sollievo per non esserci ancora arrivati. Per non dover coprirsi le gambe con una coperta a quadri, sennò la circolazione va a farsi benedire"

qui appare più evidente rispetto ad altri passaggi, ma la cosa si ripresenta un po in tutto il testo, celato, qua e la, da pensiero del protagonista. Non è particolarmente fastidioso, fila abbastanza bene, ma a un occhio allenato non sfugge il fatto che qui non si tratta piè di un pensiero, bensì di una sorta di monologo.


Ciao Davide! Bene, bravo che tiri fuori l'argomento Due Punti. Son venuti giusto ieri quelli del sindacato DP a battermi una mano sulla spalla e dire "bravo che non ti sei dimenticato di noi". é un argomento che ogni tanto tiro fuori con il Neslerone nazionale, e diciamocelo: è un argomento controverso. Se non li usassi, sceglierei la strada semplice, eviterei nel lettore quel possibile senso di spiegone. Ma è anche vero che mi verrebbero fuori tutte frasi spezzettate anche quando sono legate da un filo logico. E allora non ci rinuncio completamente, entro in modalità "sfida al buon senso" e cerco di capire dove proprio non si può e dove invece è al limite del legale. Rifletto sul tuo suggerimento, comunque.

Platea immaginaria: e so anche dirti cos'è che fa storcere il naso. è il "tu impersonale" a inizio frase, quello che il buon Chuck chiama "mescolare i punti di vista"* (pg. 24, visto che hai il libro). è un effetto che sto studiando da questa estate, vedo che a volte prende, a volte rompe più le palle...
grazie caro, a presto
andrea

* NB: il titolo "mescolare i punti di vista" del testo di Palahniuk é improprio. Non c'entra con l'accezione tipica con cui la usiamo solitamente per parlare di narratologia. Solo che nel libro la chiama così.
Ultima modifica di Andrea Lauro il giovedì 24 settembre 2020, 16:49, modificato 2 volte in totale.

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Andrea Lauro
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Re: Quel maledetto scalino della nostra vita

Messaggio#12 » giovedì 24 settembre 2020, 7:23

Fagiolo17 ha scritto:Ciao Andrea, questo tuo racconto mi piace molto. Sei riuscito a farmi sentire anziano, a farmi odiare il mondo, la caciara dei vicini. Hai raccontato i cliché della vecchiaia, gli stessi che sentivo raccontare ai miei nonni... più realistico di così!
Sul finale il nostro vecchietto ha ceduto alla dolcezza della bambina, con i genitori fieri che si godono la scena abbracciati. Che spettacolo!
Qualche appunto sul tuo testo (ma giusto per dire qualcosa su un racconto che già comprerei così)
Non ce la faccio a pisciare, men che meno a chinarmi. Non mi convince questa frase. Non capisco perché tiri fuori la difficoltà a fare pipì nel momento in cui si china. Forse avrei detto qualcos’altro della schiena, della zona lombare, delle ginocchia o che so io.
Ancora qualche passo, dai, supera quel bastardo di uno scalino e poi sei arrivato. Fatto. Più che il fatto avrei messo magari un “Che fatica!” oppure un “Finalmente.” Qualcosa del genere.
Ma che succede? Questo lo toglierei.
Punto i palmi sui braccioli, stringo i denti e mi scappa pure un goccio di piscio. Questa frase è stupenda.
Mio Dio, è l’espressione più preoccupata che un essere umano possa avere. E anche questa, meravigliosa.
Monica, amore mio, che mi stai facendo? Avrei preferito un “vorrei fossi qui con me” ma si tratta sempre di gusto personale.
Insomma il racconto mi ha fatto immergere nella vicenda e mi ha fatto commuovere.
Direi tanta tanta roba.

grazie infinite Luca, sono contento che il racconto ti sia piaciuto e ti abbia mosso alla commozione.
e grazie per i suggerimenti, anche su questi rifletto: sono piccoli aggiustamenti che non stravolgono il testo e magari lo potenziano.
buona Edition!
andrea

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Gennibo
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Re: Quel maledetto scalino della nostra vita

Messaggio#13 » sabato 26 settembre 2020, 23:33

Ciao Andrea, il racconto mi è piaciuto molto, ti segnalo alcuni passi:
“La cassetta della posta è vuota. L’artrite mi gioca brutti scherzi, mica riesco a tenerlo in mano questo pomello.” (Per entrare ancora meglio nella storia farei notare subito che il protagonista ha faticato ad arrivare fino alla cassetta della posta, e che sei fuori, con il vento, o con il freddo che ti stimola la vescica.)
Monica, da quant’è che sono così vecchio? Come mi manchi. (struggente questa parte, spiega qualcosa che arriva al cuore.)
Mi tieni in vita solo per farmi pagare il canone. Per mandarmi a votare. (curiose e simpatiche le ragioni per cui pensa di essere tenuto in vita)
Dove sei Monica, amore della mia vita? (il primo pensiero a Monica mi era piaciuto, questo mi sa di ripetizione, però, visto che perde la memoria ci sta.)
“Punto i palmi sui braccioli, stringo i denti e mi scappa pure un goccio di piscio. Niente da fare, la vecchiaia ha vinto.” (questo passo l'ho trovato azzeccato)
Il foglio trema tra le dita, lo apro. «Qui c’è scritto “ciao nonno”.» (questo punto mi ricorda un racconto scritto da Luca Nestler, se non ricordo male, il primo della scorsa era, il tema era un altro, ma anche lì la bambina dava un biglietto al nonno. E anche quello era un racconto che mi era piaciuto molto.)
E che dire del finale? Ho sentito i brividi, molto bello in questo gioco emozionale di rapporto nipote, nonno smemorato, mondo esterno e Monica che è sempre presente nel cuore dell’anziano.
P.S. "I ricordi che fanno cilecca" a me sono piaciuti, li lascerei.
Complimenti, molto bello.

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Andrea Lauro
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Re: Quel maledetto scalino della nostra vita

Messaggio#14 » domenica 27 settembre 2020, 0:13

Gennibo ha scritto:Ciao Andrea, il racconto mi è piaciuto molto, ti segnalo alcuni passi:
“La cassetta della posta è vuota. L’artrite mi gioca brutti scherzi, mica riesco a tenerlo in mano questo pomello.” (Per entrare ancora meglio nella storia farei notare subito che il protagonista ha faticato ad arrivare fino alla cassetta della posta, e che sei fuori, con il vento, o con il freddo che ti stimola la vescica.)
Monica, da quant’è che sono così vecchio? Come mi manchi. (struggente questa parte, spiega qualcosa che arriva al cuore.)
Mi tieni in vita solo per farmi pagare il canone. Per mandarmi a votare. (curiose e simpatiche le ragioni per cui pensa di essere tenuto in vita)
Dove sei Monica, amore della mia vita? (il primo pensiero a Monica mi era piaciuto, questo mi sa di ripetizione, però, visto che perde la memoria ci sta.)
“Punto i palmi sui braccioli, stringo i denti e mi scappa pure un goccio di piscio. Niente da fare, la vecchiaia ha vinto.” (questo passo l'ho trovato azzeccato)
Il foglio trema tra le dita, lo apro. «Qui c’è scritto “ciao nonno”.» (questo punto mi ricorda un racconto scritto da Luca Nestler, se non ricordo male, il primo della scorsa era, il tema era un altro, ma anche lì la bambina dava un biglietto al nonno. E anche quello era un racconto che mi era piaciuto molto.)
E che dire del finale? Ho sentito i brividi, molto bello in questo gioco emozionale di rapporto nipote, nonno smemorato, mondo esterno e Monica che è sempre presente nel cuore dell’anziano.
P.S. "I ricordi che fanno cilecca" a me sono piaciuti, li lascerei.
Complimenti, molto bello.

Grazie mille Isabella, sono molto contento che ti sia arrivato. Ne sono molto felice, tengo da conto.
Buon contest anche a te e, data l'ora, ti auguro una buona notte!
andrea

alexandra.fischer
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Re: Quel maledetto scalino della nostra vita

Messaggio#15 » lunedì 28 settembre 2020, 18:14

Tema centrato e in modo perfetto. Si vede l’anziano e arguto signore, dalla mente acuta, malgrado i guasti dell’età (qualche vuoto di memoria, ma con sempre nella mente il ricordo della moglie morta, particolare commovente), tornare a sedersi a fatica (perché il corpo è quello ha che ha subìto più danni, e tu ne fai percepire con efficacia la fatica nei movimenti, i disturbi fisici) sulla sedia completa di cuscini e plaid. Sembra di vederlo, in veste da camera, magari a coprire una tuta e ciabatte. Emotivamente si va apprezzare dal Lettore per la sua diffidenza iniziale alla vista della famigliola (genitori giovani con figlioletta) e anche un senso di amarezza perché si sente oggetto di compatimento e anche di timore (perché anche loro diventeranno come lui). Invece, ecco la sorpresa: la piccola gli ha regalato un disegno in segno di buon vicinato. Un ritratto per fargli capire che vuole essergli amica e con tanto di frase ideata dalla madre. C’è tutto il calore di una famiglia nella parola: Nonno.

Emamela
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Re: Quel maledetto scalino della nostra vita

Messaggio#16 » martedì 29 settembre 2020, 14:39

Ciao Andrea,
il tuo racconto ha un tema molto usato, la vecchiaria e il decadimento cognitivo che ne consegue, ma è molto ben argomentato. Il ritmo lento della prima parte ti prepara alla forte emotività che emerge nella seconda parte del racconto con l’ingresso della bambina nel giardino.
I personaggi sono ben strutturati, mi sarebbe piaciuto avere qualche parola in più su Monica.
Bellissima la frase di chiusura che racchiude tutte le emozioni dei personaggi, di chi legge e della trama in un pozzo blu.
A presto
Emanuela

Fabio84
Messaggi: 170

Re: Quel maledetto scalino della nostra vita

Messaggio#17 » martedì 29 settembre 2020, 22:45

Ciao Andrea,
sono contento di averti letto.
Il racconto mi è piaciuto molto di pancia.
Hai seminato dei buoni indizi per arrivare con un'ottima sorpresa al finale. Davvero bene gestito.
Lo stile è molto buono e ci si immedesima con facilità.
Se si volesse andare a trovare un difetto bisogna sforzarsi... e ci ho provato.
L'unica cosa è questa:
"Mio Dio, è l’espressione più preoccupata che un essere umano possa avere."
In questa parte stai accelerando molto e puntando sull'emotività; a mio gusto personale quel "essere umano" fa rallentare un pochino.
Ciao e complimenti.

Fabio

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antico
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Re: Quel maledetto scalino della nostra vita

Messaggio#18 » lunedì 5 ottobre 2020, 12:17

Un racconto molto bello che non arriva al pollice su completo solo per un particolare, anche se importante. Quando la bimba gli porta la scritta con la parola NONNO penso sarebbe più efficace se fosse più chiaro che sia sua nipote. Parti con i ricordi che scompaiono ogni giorno e chiudi con questo, quindi ha dimenticato chi siano finanche i suoi vicini. Senza chiarire ulteriormente questo un NONNO rivolto a un non parente potrebbe anche risultare offensivo, perlomeno per la mia sensibilità. Tema perfettamente trattato. Pollice, quindi, quasi su.

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