La sciura

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Giorgia D'Aversa
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La sciura

Messaggio#1 » martedì 22 settembre 2020, 0:04

Rumore di ruote sulla ghiaia. Antonia si alza dal divano, pulisce gli occhiali sulla vestaglia a fiori e si avvicina alla finestra. Scosta appena la tendina ricamata: hanno parcheggiato la Panda proprio al centro del cortile, questi incivili. Oggi solo un avvertimento, ma come minimo dalla prossima volta Mauro gli riga la macchina.
Antonia stringe gli occhi. Dall’automobile scende una coppia con i due figli, aprono il bagagliaio e tirano fuori delle valigie e qualche scatolone.
«Paolo, i nuovi vicini stanno scaricando.» Antonia si gira verso il marito. «Stamattina mentre dormivi è arrivato il camion, ora entrano in casa.»
Lui non distoglie lo sguardo da Pomeriggio Cinque.
Antonia sbuffa e avvicina di nuovo il naso al vetro: i ragazzini stanno aiutando i genitori a trasportare le valigie davanti alla nuova casa, ma la cataratta non aiuta a inquadrarli a dovere.
«Paolo, guarda che hanno quasi fatto!» Alza la voce, stizzita.
Nel cortile, uno dei figli della coppia è girato nella sua direzione. Antonia si ritrae e tira la tendina per nascondersi. Hanno portato dentro tutto, è tempo di andare a salutare.
Si piazza davanti al televisore, ma Paolo sta dormendo con la bocca aperta. Lo scuote per un braccio, forte, ma quello inizia a russare.
«Lassa stà, ghe pensi mi.» Sbotta Antonia.
Sciabatta in cucina e afferra la torta al limone: è venuta bene. Si concede un sorriso ed esce.
La porta dei vicini è rimasta semiaperta, quindi entra: padre e figli si agitano attorno ai bagagli. La notano e si fermano a osservarla, le facce stranite.
«Buonasera! Piacere, Antonia.» Allunga davanti a sé la torta.
Una ragazza dai capelli neri si alza per venirle incontro, è parecchio alta. «Mmm, grazie signora.»
Ha una voce roca, non da donna. Antonia strizza gli occhi: ma l’è un fioeu! Il ragazzo ha i capelli lunghi come una femmina, ormai il mondo funziona al contrario.
Il padre lascia perdere uno scatolone e affianca il figlio per accoglierla con una stretta di mano.
«Salve, è lei che abita qui a destra? Piacere, Enrico. Loro invece sono i miei figli, Simone e Aurora.»
La ragazzina saluta svogliata con la mano dall’altra parte del salotto. Ha i capelli di un rosa acceso e indossa una gonna che le lascia scoperte cosce e gambe. Antonia arriccia le labbra: ma come li fanno andare in giro i giovani d’oggi? Se avesse una nipote così svergognata le farebbe una bella lavata di capo.
La indica schifata. «Signorina, dovrebbe coprirsi quando arrivano ospiti.»
«Cosa?» Aurora ride, la fissa come se fosse matta. «Mamma, ti prego, vieni a sentirti questa!»
Lascia la stanza sghignazzando, Simone si copre la bocca con la mano. Il padre non la rimprovera nemmeno, si limita a lanciare buffe occhiate al figlio. Una famiglia parecchio strana.
Antonia fa schioccare la lingua e avanza nell’ingresso. «Sti bagaj, non conoscono proprio l’educazione.»
Da una stanza a sinistra compare una donna mora e bassina, che le sorride.
Enrico si illumina e le cinge la vita con un braccio. «Ecco, le presento Laura, la mia compagna.»
Compagna? Antonia corruga la fronte e cerca sulle loro dita il segno di una fede nuziale. «Ma cos’è questa storia, non siete sposati?»
Enrico sposta il peso da un piede all’altro. «No, non siamo credenti.»
Sulla maglietta nera di Simone si agitano figure demoniache sullo sfondo di fiamme infernali: è chiaro, i nuovi vicini sono satanisti.
«Uh signur!» Ad Antonia gira la testa, si accascia contro la parete spoglia e fa il segno della croce.
Questi qua son tutti matti.
«Signora, si sente bene?» Laura la afferra per un braccio, allarmata.
Antonia si divincola e si asciuga la fronte umida. «Vabbè insomma… Ma me l’offrite un caffè o no?»
Il figlio emette un verso nasale, come se si stesse per strozzare.
Enrico alza le sopracciglia e allarga le braccia. «Se mi trova lei la moka in mezzo a questo casino volentieri. Grazie per la visita, ma il caffè magari la prossima volta.»
Antonia apre la bocca e poi la richiude. La maleducazione è di casa, dunque. Sti maltrainsema! Si volta e sciabatta verso casa sua.

«Mamma, ma che cavolo voleva quella vecchia?» Borbotta Simone con un pezzo di torta al limone in bocca.
Almeno è buona.
«Ma che ne so, tesoro. Magari la nostra vicina è testimone di Geova.»
Ultima modifica di Giorgia D'Aversa il martedì 22 settembre 2020, 0:10, modificato 1 volta in totale.



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antico
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Re: La sciura

Messaggio#2 » martedì 22 settembre 2020, 0:09

Ciao Giorgia! Eccoti al tuo esordio in un'Era dopo le fatiche estive delle Olimpiadi! Tutto ok con caratteri e tempo, divertiti in questa SARA BILOTTI EDITION!

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Sirimedho
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Re: La sciura

Messaggio#3 » mercoledì 23 settembre 2020, 19:42

Buonasera Giorgia e benvenuta a Minuti Contati!

Gli anni duemila incontrano l’inizio del novecento: mondi diversi. Ma ancora esistono persone che si scandalizzano per una convivenza? Ormai in Italia ci sono più convivenze che matrimoni! E il 50,1% con rito civile! La “sciura” sarà una resistente dell’ultima ora, come il famoso giapponese rimasto sull’isola vent’anni dopo la fine della guerra!
Immagino che la convivenza dei due gruppi sarà divertente, magari la signora impara a tollerare di più e la ragazza ad essere più educata, un arricchimento reciproco!
Per il resto, il tema centrato due volte, ogni vicino trova l’altro strano.

Buona gara!

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Pretorian
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Re: La sciura

Messaggio#4 » giovedì 24 settembre 2020, 0:35

Ciao Giorgia e piacere di leggerti. Il tuo racconto mette in scena in modo efficace l'incontro tra generazioni e modi di pensare così diversi da sembrare incompatibili. L'anziana "sciura" sconvolta da atteggiamenti che, per i suoi vicini, sono normali, mentre i vicini scambiano la sua morale retrograda per qualche forma di fanatismo religioso. Davvero ben fatto.
Sento di poter muovere a questo racconto solo due appunti. Hai gestito la narrazione in terza persona in modo eccellente, ma lasciare i pensieri della protagonista senza alcun segno di interpunzione ("" ad esempio) finisce per confondere il tutto, perché in alcuni punti non si capisce se stai descrivendo un pensiero, un avvenimento o un'azione. Per la prossima volta, meglio tenere i pensieri separati, oppure usare la prima persona, che consente un unico flusso narrativo.
In secondo, il finale: il cambio di punto di vista era fondamentale per il senso del racconto, ma ho l'impressione che quello della famiglia di nuovi vicini avrebbe meritato un po' più di spazio. Non moltissimo, ma giusto quello necessario per rendere ancora più d'impatto il cambio di modo di pensare da un POV all'altro.

Nel complesso, a ogni modo, davvero un'ottima prova.

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giulio.palmieri
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Re: La sciura

Messaggio#5 » venerdì 25 settembre 2020, 10:56

Ciao Giorgia, piacere di leggerti. Allora, il racconto è scorrevole e dall'incipit conduci bene il lettore nella casa dei vicini.
Ci sono però delle incongruenze, delle mancanze che dovresti curare:
- all'inizio la signora Antonia appare un po' rissosa: minaccia di mandare il marito a rigare la macchina dei vicini appena arrivati, ma poi va a portare la torta al limone e non succede quasi niente. Dalla premessa del personaggio ci si aspetta una reazione, un crescendo di emozioni che poi deve culminare in qualche azione. Ma questo non succede
- la torta al limone non ha una specifica funzione narrativa, sebbene sia messa in evidenza nel finale
- Qualche incertezza nella gestione del punto di vista, soprattutto nel finale
Insomma, a mio avviso, dalle premesse ci si aspetta un climax finale che poi non avviene.
Lo stile c'è, ma dovresti curare le tecniche narrative e dare continuità agli elementi narrativi.
E buona edition.

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Andrea76
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Re: La sciura

Messaggio#6 » sabato 26 settembre 2020, 12:18

Ciao Giorgia, ho trovato il tuo racconto molto interessante per la caratterizzazione che riesci a fare subito del personaggio di Antonia. È lei la vicina ficcanaso di cui ritroviamo mille esempi nella produzione fiction, ma che tu riesci a svincolare dagli schemi facendone la portatrice di punto di vista. C’è molto “non detto” anche nel (non) rapporto con il marito, e questo mi è piaciuto perché sa di evocazione che lascia al lettore la libertà di immaginare (e non vedere) un baratro emotivo tra i due.
Fluidi i dialoghi con la famiglia “moderna”, il che va bene perché il nucleo del racconto si basa proprio sulla dicotomia tra i due simboli generazionali che hai voluto rappresentare. Azzeccata anche la scelta di concedere alcune inflessioni dialettali ad Antonia, il che rende gli scambi dialettici ancora più credibili.
Ciò che non funziona del racconto, per il mio gusto personale, è la mancanza di un capovolgimento dell’uno o degli altri personaggi. Non c’è un cambiamento. Il conflitto, cioè, non si risolve né in un senso né nell’altro. Manca sostanzialmente un finale a cui forse, con uno spazio e un tempo più ampi, avresti potuto e saputo pensare.
Nota di merito per la tua tecnica d’immersione. Su questa base, anche intuendo la tua giovane età, credo tu possa costruire un promettente futuro da scrittrice.

Dario17
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Re: La sciura

Messaggio#7 » domenica 27 settembre 2020, 18:17

Il racconto si lascia leggere che è un piacere, il ritmo è fluido e costante. È ben descritta la "rassicurante piattezza" del mondo della protagonista e ne delinea bene la figura della comare tanto vigorosa nei convenevoli quanto acciaccata dall'età. Fanno la loro figura anche i nuovi vicini, ognuno col suo alone di "normale trasgressività".
Insomma, il testo non fa una piega. Punti di vista e sintassi sono lindi e pinti.
L'unico punto molle del testo è l'originalità, a mio parere.
La vicenda narrata è qualcosa di molto sterotipato, una scena che potrei vedere in una qualsiasi sitcom di fine secolo scorso oppure mettendo il muso in una casa italiana dove ci vive gente di una certa età.
Manca il guizzo, il particolare che lascia qualcosa al lettore.
Paradossalmente se confrontato con gli altri testi in gara dove i vicini sono tutti assassini, psicopatici, psicolabili, geni del male oppure afflitti da invalidità mentali il tuo racconto spicca parecchio ma se il discorso va fatto sul singolo, allora un po' di monotonia c'è.
Tema centrato.

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Giorgia D'Aversa
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Re: La sciura

Messaggio#8 » domenica 27 settembre 2020, 21:33

Buonasera gente, arrivo tardino ma rispondo a tutti i vostri commenti, grazie per aver letto il mio racconto con tanta attenzione.

Sirimedho ha scritto:Buonasera Giorgia e benvenuta a Minuti Contati!
Gli anni duemila incontrano l’inizio del novecento: mondi diversi. Ma ancora esistono persone che si scandalizzano per una convivenza? Ormai in Italia ci sono più convivenze che matrimoni! E il 50,1% con rito civile! La “sciura” sarà una resistente dell’ultima ora, come il famoso giapponese rimasto sull’isola vent’anni dopo la fine della guerra!
!

Ciao e grazie mille per il benvenuto!
Chissà, quando apro Facebook e leggo certi commenti al di fuori della mia bolla di persone intelligenti inizio a farmi due domande su quello che la gente trova assurdo... quindi mi è facile immaginare queste sacche di resistenza, specialmente se si parla di anziani :D

Pretorian ha scritto:Sento di poter muovere a questo racconto solo due appunti. Hai gestito la narrazione in terza persona in modo eccellente, ma lasciare i pensieri della protagonista senza alcun segno di interpunzione ("" ad esempio) finisce per confondere il tutto, perché in alcuni punti non si capisce se stai descrivendo un pensiero, un avvenimento o un'azione. Per la prossima volta, meglio tenere i pensieri separati, oppure usare la prima persona, che consente un unico flusso narrativo.

Ciao Agostino, grazie per le belle parole e le osservazioni. Qui il tuo appunto è assolutamente legittimo: non avevo mai provato la terza persona presente (e grazie per l'elogio in tal senso) e volevo approfittare dell'occasione per sperimentare, così non contenta ho provato anche a inserire i pensieri del pov direttamente nel flusso della sua percezione, senza segni di interpunzione. Di solito stacco con il corsivo o le virgolette alte, ma dato che ci sono due scuole di pensiero diverse in merito ho voluto fare un tentativo, anche per vedere come avrebbe reagito un potenziale lettore. Quindi grazie per il prezioso feedback!

In secondo, il finale: il cambio di punto di vista era fondamentale per il senso del racconto, ma ho l'impressione che quello della famiglia di nuovi vicini avrebbe meritato un po' più di spazio. Non moltissimo, ma giusto quello necessario per rendere ancora più d'impatto il cambio di modo di pensare da un POV all'altro.

In effetti lo switch del punto di vista l'ho pensato solo in corso d'opera. Lo sviluppo della prima parte richiedeva troppo tempo e quindi l'ho lasciato lì come chiusa... di sicuro con più caratteri e più spazio avrebbe reso meglio, grazie per la segnalazione!

giulio.palmieri ha scritto:Ciao Giorgia, piacere di leggerti. Allora, il racconto è scorrevole e dall'incipit conduci bene il lettore nella casa dei vicini.
Ci sono però delle incongruenze, delle mancanze che dovresti curare:
- all'inizio la signora Antonia appare un po' rissosa: minaccia di mandare il marito a rigare la macchina dei vicini appena arrivati, ma poi va a portare la torta al limone e non succede quasi niente. Dalla premessa del personaggio ci si aspetta una reazione, un crescendo di emozioni che poi deve culminare in qualche azione. Ma questo non succede
- la torta al limone non ha una specifica funzione narrativa, sebbene sia messa in evidenza nel finale

Ciao Giulio, grazie per il tuo parere!
In realtà Antonia non minaccia di mandare il marito, ma pensa che un altro vicino, il signor Mauro, possa intervenire rigando loro la macchina. Non la ritengo una vecchina rissosa, ma una che sa come funzionano le cose nella sua piccola realtà ahaha
Per quanto riguarda il crescendo hai ragione, non c'è un particolare culmine a cui arriva il conflitto!
Invece per la torta al limone direi che una funzione ce l'ha, dai: è il pretesto della signora Antonia per varcare la soglia di casa dei nuovi vicini... o forse l'avrebbe fatto ugualmente? :D
- Qualche incertezza nella gestione del punto di vista, soprattutto nel finale

Per curiosità, posso chiederti di indicarmi dove?

Andrea76 ha scritto:Ciao Giorgia, ho trovato il tuo racconto molto interessante per la caratterizzazione che riesci a fare subito del personaggio di Antonia. È lei la vicina ficcanaso di cui ritroviamo mille esempi nella produzione fiction, ma che tu riesci a svincolare dagli schemi facendone la portatrice di punto di vista. C’è molto “non detto” anche nel (non) rapporto con il marito, e questo mi è piaciuto perché sa di evocazione che lascia al lettore la libertà di immaginare (e non vedere) un baratro emotivo tra i due.
Fluidi i dialoghi con la famiglia “moderna”, il che va bene perché il nucleo del racconto si basa proprio sulla dicotomia tra i due simboli generazionali che hai voluto rappresentare. Azzeccata anche la scelta di concedere alcune inflessioni dialettali ad Antonia, il che rende gli scambi dialettici ancora più credibili.
Ciò che non funziona del racconto, per il mio gusto personale, è la mancanza di un capovolgimento dell’uno o degli altri personaggi. Non c’è un cambiamento. Il conflitto, cioè, non si risolve né in un senso né nell’altro. Manca sostanzialmente un finale a cui forse, con uno spazio e un tempo più ampi, avresti potuto e saputo pensare.
Nota di merito per la tua tecnica d’immersione. Su questa base, anche intuendo la tua giovane età, credo tu possa costruire un promettente futuro da scrittrice.

Ciao Andrea, grazie mille per il commento denso e ricco di spunti di riflessione per me.
Sono felicissima che tu abbia apprezzato l'immersione del racconto, ci tengo molto! Di contro hai fatto benissimo a sottolineare l'assenza del conflitto: è una situazione molto statica che volevo giocarmi sul distacco ironico, ma l'assenza di capovolgimento si fa sentire.
Comunque sì, ho solo 23 anni e direi che come vedi c'è ancora tanto da imparare :D

Dario17 ha scritto:Il racconto si lascia leggere che è un piacere, il ritmo è fluido e costante. È ben descritta la "rassicurante piattezza" del mondo della protagonista e ne delinea bene la figura della comare tanto vigorosa nei convenevoli quanto acciaccata dall'età. Fanno la loro figura anche i nuovi vicini, ognuno col suo alone di "normale trasgressività".
Insomma, il testo non fa una piega. Punti di vista e sintassi sono lindi e pinti.
L'unico punto molle del testo è l'originalità, a mio parere.
La vicenda narrata è qualcosa di molto sterotipato, una scena che potrei vedere in una qualsiasi sitcom di fine secolo scorso oppure mettendo il muso in una casa italiana dove ci vive gente di una certa età.
Manca il guizzo, il particolare che lascia qualcosa al lettore.
Paradossalmente se confrontato con gli altri testi in gara dove i vicini sono tutti assassini, psicopatici, psicolabili, geni del male oppure afflitti da invalidità mentali il tuo racconto spicca parecchio ma se il discorso va fatto sul singolo, allora un po' di monotonia c'è.
Tema centrato.

Ciao Dario, grazie per le osservazioni!
Devo ammetterlo, non ero ispiratissima quella sera (e a te suppongo non te ne fregherà nulla ahahah). Immaginavo che, per variare sul tema, gli altri partecipanti avrebbero potuto descrivere scene assurde... io mi sono rifugiata nella semplicità del quotidiano per strappare un sorriso, ma ovviamente è una scelta che può creare la mancanza di guizzo creativo che hai descritto tu.
Grazie mille ancora!

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marco.roncaccia
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Re: La sciura

Messaggio#9 » lunedì 28 settembre 2020, 13:13

Ciao Giorgia,
Il tuo racconto ci mostra due mondi messi in contatto dal vicinato ma che faticano a trovare delle modalità comunicative. I punti meno convincenti per me sono:

il finale, sia perché operi un cambio di punto di vista, che nn è mai un bene in un racconto breve, soprattutto se non aggiunge niente al racconto.
La mancanza di movimento: il protagonista (la sciura) e gli antagonisti (i nuovi arrivati) li ritroviamo alla fine del racconto esattamente come erano all’inizio

I punti di forza, per me, sono:

Ottima caratterizzazione della Sciura che da il titolo al racconto. Sembra di vederla e di sentirla parlare in dialetto
L’ironia che accompagna il racconto, che rende leggera e piacevole la lettura.

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Giorgia D'Aversa
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Re: La sciura

Messaggio#10 » lunedì 28 settembre 2020, 19:55

Ciao Marco, grazie per il commento!
Sì, direi che la problematica principale individuata da tutti è proprio la mancanza di conflitto. Lo terrò a mente per la prossima sfida :)
Sono contenta che la sciura Antonia sia piaciuta, mi sono immaginata le vecchine del mio paese nel descriverla.

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Pietro D'Addabbo
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Re: La sciura

Messaggio#11 » lunedì 28 settembre 2020, 20:33

Ciao Giorgia,

arrivo in coda a tutti per il mio commento, percio' cerchero' di focalizzare il mio intervento su un paio di particolari che non sono stati riportati dagli altri.
Il primo riguarda la presenza di quel 'Mauro' iniziale. Un personaggio evocato per nome assurge per me automaticamente a comprimario, non semplice sfondo. Invece non viene piu' introdotto nel racconto. Ho riletto diverse volte il tuo incipit chiedendomi se non avessi cambiato in corso d'opera il nome del marito della signora, lasciando per errore un Mauro invece di un Paolo. Avevo poi colto che non si trattasse della stessa persona, ma vedo che c'e' chi ha sorvolato sul diverso nome facendo dei due personaggi uno solo.
Il secondo appunto riguarda il finale. Mi aspettavo una conclusione in cui improvvisamente si scopre che il dolce e' avvelenato. Ad esempio concludendo con la signora che andando via da casa dei vicini si faceva un appunto mentale di chiedere al marito di ricomprare il veleno per topi perche' l'aveva finito. Con una ambientazione alla arsenico e vecchi merletti come quella che hai ben tratteggiato sarebbe stata "la ciliegina sulla torta".
"Ho solo due cose da lasciarti in eredità, figlio mio, e si tratta di radici ed ali." (William Hodding Carter)

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Andrea Lauro
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Re: La sciura

Messaggio#12 » martedì 29 settembre 2020, 7:09

Ciao Giorgia, racconto condotto bene con uno stile buono. Non mi è dispiaciuto l’uso di intercalari dialettali, trovo che siano ben descrittivi del personaggio-macchietta della vicina di casa. La trama scorre liscia, ecco secondo me forse non ci sono punte di pathos o di gestione del conflitto che tengano incollato lo spettatore. Come lettore affronto il testo in una successione di eventi che non decollano, restano lì e fanno il loro dovere, spero d’esser riuscito a spiegarmi. Una buona prova, comunque, l’ho preferita a quella di Leonardi, molto simile alla tua come intenzioni.
buona edition, a presto!
andrea

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giulio.palmieri
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Re: La sciura

Messaggio#13 » mercoledì 30 settembre 2020, 15:59

Giorgia D'Aversa ha scritto:
giulio.palmieri ha scritto:Ciao Giorgia, piacere di leggerti. Allora, il racconto è scorrevole e dall'incipit conduci bene il lettore nella casa dei vicini.
Ci sono però delle incongruenze, delle mancanze che dovresti curare:
- all'inizio la signora Antonia appare un po' rissosa: minaccia di mandare il marito a rigare la macchina dei vicini appena arrivati, ma poi va a portare la torta al limone e non succede quasi niente. Dalla premessa del personaggio ci si aspetta una reazione, un crescendo di emozioni che poi deve culminare in qualche azione. Ma questo non succede
- la torta al limone non ha una specifica funzione narrativa, sebbene sia messa in evidenza nel finale

Ciao Giulio, grazie per il tuo parere!
In realtà Antonia non minaccia di mandare il marito, ma pensa che un altro vicino, il signor Mauro, possa intervenire rigando loro la macchina. Non la ritengo una vecchina rissosa, ma una che sa come funzionano le cose nella sua piccola realtà ahaha
Per quanto riguarda il crescendo hai ragione, non c'è un particolare culmine a cui arriva il conflitto!
Invece per la torta al limone direi che una funzione ce l'ha, dai: è il pretesto della signora Antonia per varcare la soglia di casa dei nuovi vicini... o forse l'avrebbe fatto ugualmente? :D
-

Qualche incertezza nella gestione del punto di vista, soprattutto nel finale

Per curiosità, posso chiederti di indicarmi dove?



Ciao Giorgia, intendevo che il finale non mi risulta pienamente immersivo. Il passaggio "Almeno è buona" andrebbe in corsivo, per indicare che è un pensiero del personaggio che ha pronunciato la prima battuta del finale. Invece così messo spezza la continuità della lettura, e visto che il finale occupa tre righe incide nella lettura. Alla prossima!

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Re: La sciura

Messaggio#14 » mercoledì 30 settembre 2020, 17:33

Ciao Giorgia! Racconto di una fluidità impeccabile. Il piccolo scorcio di vissuto provinciale, con tanto dell'uso dialettale, è davvero ben rappresentato qui. La signora è il classico esempio di una generazione passata che, pur con intenzioni tutto sommato positive, fa dell'apparenza uno stile di vita inviolabile. Dal racconto trasuda tutto, dalla sua necessità di apparire anche lei una cordiale vicina che da il benvenuto alla nuova arrivata, quasi più con la pretesa di ricevere la stessa cortesia (pretendere un caffè) che non per vera e propria gentilezza. Anche qui come in un altro paio di racconti del girone manca un po' il punto cardine, il climax, l'estro che lascia al lettore un qualcosa su cui rimuginare o almeno impressionato. So che è difficile senza stravolgere il mood del testo in modo troppo eccessivo, e tutto sommato funziona anche così, ma mi sarebbe piaciuto arrivare alla fine non solo soddisfatto, il che è già molto, ma anche esaltato. Buona prova, tema centrato.

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Re: La sciura

Messaggio#15 » sabato 3 ottobre 2020, 18:35

Una buona prova con, forse, un pelo poco mordente. Come racconto, molto simile a quello di Leonardi e vale anche per la valutazione con il plus di una minore confusione interna che se da un lato può essere un male perché depositario di una voce meno brillante, dall'altro non può che essere un bene perché organizzato e condotto, a mio parere, meglio. Detto questo, puoi definire ancora meglio il tutto, magari evitando la suddivisione in due parti e inglobando tutto nell'ingresso della protagonista nell'antro oscuro (per lei) dell'appartamento dei nuovi vicini facendole vivere il first contact in diretta. Come detto, pollice tendente verso l'alto in modo convinto.

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