Il tapis roulant

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Gabriele Dolzadelli
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Il tapis roulant

Messaggio#1 » martedì 22 settembre 2020, 0:18

Tutum, tutum, tutum.
Cosa sarà? Una lavatrice o un tapis roulant?
Erano giorni che Fausto se lo chiedeva. Fissava il soffitto cercando di immaginare cosa potesse mai fare la vicina del piano di sopra alle due di notte.
Era diventata talmente un'abitudine, dopo due mesi che viveva lì, da aver sincronizzato il rumore con il battito del suo cuore.
Tutum, tutum, tutum.
Avrà anche settant'anni, pensò, ma prima o poi bisognerà dirle qualcosa.
Passò un'ora a sospirare, rigirarsi nel letto, guardare video su YouTube, alzarsi a bere, pisciare e mangiare qualche biscotto. Poi, qualcuno bussò.
Fausto guardò l'orologio alla parete: le tre e mezza.
Con pochi passi, in punta di piedi, si avvicinò allo spioncino. Vide il signor Righetti in pigiama, con l'aria sbattuta quanto la sua. Aprì.
«Mi scusi se l'ho disturbata» disse mesto Righetti. «Ho visto la luce da sotto la porta e ho capito che era sveglio anche lei.»
«Sì, non si preoccupi.» Fausto si pulì le briciole dei biscotti dai calzoncini.
«La sente anche lei, vero?»
Fausto annuì all'ovvietà. Ci si metteva anche lui, volendo far conversazione tra insonni?
«Quella è pazza!» aggiunse convinto il signor Righetti.
«Non esageriamo. Ha solo una lavatrice molto rumorosa.»
«Ma quale lavatrice! Quella, corre!»
«Ah, quindi è un tapis roulant?»
Il signor Righetti scosse il capo.
«Corre per casa. Sento i colpi dei calcagni. Fa un percorso in casa e ride. La sento ridere.»
«Questa mi è nuova. Ne è sicuro?» Se fosse stato davvero così, allora era davvero suonata. «Magari ascolta qualche programma con le cuffiette. Ma è sicuro che non ha un tapis roulant?»
«Certo. Lo dice anche il Farolfi!»
«Bisogna avvisare l'amministratore, allora.»
«Già fatto. Non può farci nulla. Lei ha l'appartamento di proprietà e... Una lunga storia. Ah, ma stanotte mi sente. Non gliene risparmio. Mi sono stancato di questa situazione.»
Fausto alzò le spalle. Se ci pensava il Righetti, tanto meglio. Gli avrebbe risparmiato la fatica. L'uomo salì le scale con convinzione. Fausto rimase lì, curioso di vedere cosa sarebbe accaduto. Udì Righetti bussare e attendere con profondi respiri. Poi la porta si aprì. Silenzio. Quindi un timido “posso?” di chi fa un passo avanti. La porta si richiuse. Silenzio.
Fausto attese, ma non udì nulla. Né vociare, né movimenti, né... Bah, molto strano. Si stufò dopo dieci minuti e tornò dentro al suo appartamento. Cercò di approfittare di quella tregua per provare ad addormentarsi, ma appena si avvicinò al letto udì riprendere quel tutum, tutum, tutum.
Righetti, parli parli ma non concludi niente, pensò. Cullato da quel rumore, complice lo sfinimento, Fausto crollò in un sonno profondo.

Passarono alcuni giorni. Ogni notte lo stesso suono. Alla fine, di nuovo, qualcuno bussò.
Fausto si trovò davanti il signor Farolfi. Lui, al contrario del Righetti, si era tolto il pigiama e si era messo pantaloni e maglione.
«La sente anche lei?» chiese.
«La corridora? Ora che lei mi ha svegliato, sì.»
«Ma come fa a dormire? Si sente in tutto il palazzo!»
«Ci si fa l'abitudine. Ora non riesco più a dormire senza.»
«Gliel'ho detto al Righetti e alla Rosa. Ci vogliono le maniere pesanti. A proposito, sono giorni che non vedo Righetti. Sa che fine ha fatto?»
«No, ma perché non va a dirgliene quattro?»
«A chi?»
«Alla signora.»
«Ah, lo faccio di sicuro. Le faccio subito passare la voglia!»
Fausto sbadigliò e richiuse la porta. Si diresse a letto e una volta sotto il piumone, nel silenzio del condominio, poté sentire il Farolfi che bussava, la porta che si apriva e una imprecazione interrotta dal richiudersi di questa. Silenzio.
Tutum, tutum, tutum.
Fausto chiuse gli occhi e piano piano si addormentò.

Qualche giorno dopo, di notte, bussarono di nuovo.
«Salve Rosa!»
«Mi spiace! L'ho svegliata?»
«Sì.»
«Ma non sente che...»
«Di sopra!»
«Avrei chiamato Righetti e Farolfi, ma sono giorni che sono spariti e...»
«Di sopra!»
«Ma...»
«Vada di sopra e le dica di smetterla!»
«Va... Va bene. Ma...»
Fausto sbatté la porta e se ne tornò a letto.
Udì quella di sopra che si apriva e gli parve di sentire un urlo strozzato, la voce di Rosa. Sembrava chiedere aiuto, ma la porta si richiuse.
Fausto si accigliò. Attese. Iniziò a preoccuparsi.
Tutum, tutum, tutum.
Sospirò, sorrise. Ora poteva finalmente dormire.



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antico
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Re: Il tapis roulant

Messaggio#2 » martedì 22 settembre 2020, 0:28

Ciao Gabriele! Agguerrito per questa Ottava Era? Caratteri e tempo ok, buona SARA BILOTTI EDITION!

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Pretorian
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Re: Il tapis roulant

Messaggio#3 » mercoledì 23 settembre 2020, 0:09

Ciao, Gabriele e piacere di leggerti.

Non so, devo ammettere che questo racconto non riesce a convincermi del tutto. Penso che il problema principale sia nel finale. Insomma, lungo tutto il racconto crei un discreto crescendo di tensione che fa capire al lettore che c'è qualcosa che non va in questa donna che cammina in circolo di notte, ma alla fine non si raggiunge il punto. Posso capire che il tuo scopo fosse quello, da un lato, di mostrare un protagonista assuefatto a questa condizione e, dall'altro, di mantenere l'orrore indefinito, ma su questo penso che tu abbia ecceduto. Insomma, prendi la narrativa lovecraftiana: è piena di orrori troppo grandi da poter essere descritti e di minacce che restano nascoste, ma, se ci fai caso, in quei racconti la minaccia ha comunque modo di palesarsi, di diventare tale. In questo caso, scegliendo di non far confrontare il protagonista con l'orrore, hai tolto un elemento essenziale alla storia, al punto che finisce per sembrare monca. Oltre a questo, se posso consigliarti, la scelta di inserire i pensieri del protagonista in un racconto in terza persona è azzardata, soprattutto se non li inserisci tra qualche elemento di interpunzione ( "" per dire) che ti permette di inserirli come discorso diretto. In questo modo finisci per raccontare molto di più di quanto non mostri e questo fa cadere il principale punto di forza della narrazione in terza persona, che è, appunto, quello di "Obbligare" l'autore a spingere al massimo sulla sua capacità di mettere in scena l'azione, piuttosto che di raccontarla.
Peccato.
Alla prossima!

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Sirimedho
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Re: Il tapis roulant

Messaggio#4 » mercoledì 23 settembre 2020, 18:56

Buonasera Gabriele,
piacere di rileggerti!

Racconto piacevole a leggersi.
Il personaggio cambia progressivamente dal fastidio di ascoltare i rumori dal piano di sopra fino a tollerarli se non, alla fine, in una specie di sindrome di Stoccolma, diventarne complice e trovarli necessari anche per dormire.
Nulla sappiamo della “corridora” (termine senz’altro efficace!), per quale ragione corra (sta facendo qualcosa rito dionisiaco? È una baccante?), per quale ragione faccia sparire, e in che modo, i poveri postulanti.
Rimane però un senso di incompiuto, non si capisce perché il nostro personaggio cambi così, né cosa sta veramente succedendo, per cui alla fine rimane quel pensiero di “e poi?”. Con qualche dettaglio in più poteva essere più incisivo.
Una cosa che mi ha molto stonato è quel “pisciare”, che mi sembra così incongruo tra tutti quei darsi del lei, “signore” di qua, “signora” di là.

Buona gara!

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Gabriele Dolzadelli
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Re: Il tapis roulant

Messaggio#5 » mercoledì 23 settembre 2020, 21:19

Grazie per o vostri utili commenti, ragazzi.
Prendo e porto a casa.
L'unica cosa su cui non sono d'accordo è la questione del pericolo non mostrato.
Io credo che si possa provare inquietudine anche in ciò che non si ha modo di vedere o di conoscere. Anzi, a volte può essere perfino più forte. Basti pensare al mostro sotto al letto. Il bambino non sa che forma abbia, non sa cosa ci possa essere sotto, eppure ne è terrorizzato. L'inconsapevolezza amplifica la paura. Accade anche con una risata improvvisa in una casa abbandonata. Di chi è? Chi c'è? Cosa succede? Saperlo toglie il mistero e può ridurre le sensazioni. Questo per come la vedo io. Ho scelto consapevolmente di non mostrare cosa faccia la signora ai condomini perché sulla mia persona lascia più inquietudine di quanto possa farlo saperlo. Può essere che non a tutti sia così. Ci sta.

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Pretorian
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Re: Il tapis roulant

Messaggio#6 » mercoledì 23 settembre 2020, 23:13

Gabriele Dolzadelli ha scritto:Grazie per o vostri utili commenti, ragazzi.
Prendo e porto a casa.
L'unica cosa su cui non sono d'accordo è la questione del pericolo non mostrato.
Io credo che si possa provare inquietudine anche in ciò che non si ha modo di vedere o di conoscere. Anzi, a volte può essere perfino più forte. Basti pensare al mostro sotto al letto. Il bambino non sa che forma abbia, non sa cosa ci possa essere sotto, eppure ne è terrorizzato. L'inconsapevolezza amplifica la paura. Accade anche con una risata improvvisa in una casa abbandonata. Di chi è? Chi c'è? Cosa succede? Saperlo toglie il mistero e può ridurre le sensazioni. Questo per come la vedo io. Ho scelto consapevolmente di non mostrare cosa faccia la signora ai condomini perché sulla mia persona lascia più inquietudine di quanto possa farlo saperlo. Può essere che non a tutti sia così. Ci sta.


Ciao, Gabriele. Penso di essermi espresso male nella mia spiegazione. Il problema non è tanto che non si veda la minaccia, il problema è che il racconto lascia tutto troppo indefinito, quasi come se mancasse un pezzo. è come se t ti fossi fermato prima del momento clue, prima ancora che la minaccia potesse effettivamente esprimersi. Non so se mi sono spiegato bene, però è questo quello che ho provato leggendo il racconto.

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giulio.palmieri
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Re: Il tapis roulant

Messaggio#7 » venerdì 25 settembre 2020, 14:04

Ciao Gabriele, piacere di leggerti.
A parte qualche parola di troppo (manca un po' una limatura finale, che però non inficia il tutto) devo dirti di essere arrivato d'un balzo alla fine.
La vicenda descritta è molto molto intrigante, ha un che di fiabesco e di orrorifico, nel ripetersi delle scene e della normalità nella percezione del protagonista delle persone che scompaiono nell'appartamento della "corridora".
Però, nel finale non viene mostrato né l'appartamento, né il pericolo che ha inghiottito gli inquilini. Forse, ad ogni scena avresti dovuto inserire qualcosa di più (in termini di informazioni) per non lasciare le scene troppo simili tra di loro. Però devo dire che la progressione si nota, e porta il lettore fino alla fine.
Il racconto incuriosisce e non termina. Rimane a metà.
Mi ha ricordato un po' Monster House, il cartone dove c'è una casa misteriosa, in cui spariscono persone e cose. Tu però sei riuscito a trovare una variante interessantissima, legando il tutto ai suoni e ai rumori, e alle ipotesi sulla strana inquilina che lo abita.
Ti faccio i complimenti per la curiosità che ispira e l'atmosfera che sei riuscito a creare; se lo continuerai, per favore, fammelo leggere.
E buona edition!

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Andrea76
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Re: Il tapis roulant

Messaggio#8 » sabato 26 settembre 2020, 12:27

Ciao Gabriele, il tuo è il racconto su cui ho avuto più difficoltà a esprimermi. L’ho odiato e amato allo stesso tempo. Mi è piaciuto molto come porti avanti la storia seguendo la regola del tre (Fausto, il signor Farolfi e Rosa citati nell’ordine in cui salgono a bussare alla vicina). Il 3 è il numero perfetto quando si vuole creare un climax e in questo hai fatto centro. L’atmosfera che crei mi ha ricordato “L’inquilino del terzo piano” e ti cito questo esempio per cercare di spiegarti cosa secondo il mio punto di vista non funziona nel racconto. Capisco e condivido quello che dici sul “pericolo non mostrato” e va benissimo anche lasciare un finale aperto e indefinito. Ma anche l’indefinitezza va mostrata. Mettiamo che la spiegazione finale sia che il tuo protagonista sia pazzo. Ecco, quella pazzia tu non me l’hai mostrata o quantomeno, a mio avviso, risulta debole nell’essere rappresentata con il semplice fatto che lui alla fine riesca a dormire. Nel film di Polanski il protagonista impazzisce perché crede che tutti nel palazzo ce l’hanno con lui, e il regista ce lo fa vedere… Come? Mostrandoci lui che inizia a travestirsi da donna fino a credersi alla fine una donna a tutti gli effetti. Manca un dettaglio del genere per fare del tuo racconto un’opera perfetta. Un dettaglio forte che giustifichi la rivelazione del personaggio, il suo adattamento allo status quo.
Una storia scritta bene comunque, a parte l’onomatopea del “tum-tum-tum” che non mi ha fatto impazzire.

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Pietro D'Addabbo
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Re: Il tapis roulant

Messaggio#9 » domenica 27 settembre 2020, 8:27

Ciao Gabriele,

da abitante in un condominio, ho faticato a sospendere l'incredulità per dare credito al tuo racconto. Un disturbo notturno costante udibile in tutto il palazzo per ben tre mesi che non dà luogo a reazioni 'ufficiali' tramite amministratore di condominio mi pare vera fantascienza. ^__^
La reazione avviene per esasperazione, di notte. Quale reazione vediamo, per ben tre volte? Andare a svegliare un vicino! Se io facessi un simile rumore anche solo per tre notti di seguito mi troverei il condomino del piano di sotto alla porta, senza coinvolgimento di altri condomini nella reazione istintiva.

Non trovo un difetto il finale aperto e il pericolo suggerito ma non mostrato. L'espediente narrativo per presentare l'evoluzione del protagonista però inficia il pieno successo della storia, che peraltro parte comunque da una buona idea ed è ben scritto.
"Ho solo due cose da lasciarti in eredità, figlio mio, e si tratta di radici ed ali." (William Hodding Carter)

Dario17
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Re: Il tapis roulant

Messaggio#10 » domenica 27 settembre 2020, 18:15

Stile pulito e convincente.
Il ritmo è buono ed alterni ottimaente dialoghi, azione ( poca vabbè, ma quello prevede se si parla di un protagonista in casa ) e descrizioni.
Andrebbero eliminati i vari "pensò" sparsi qua e la e lasciare che i semplici pensieri galleggino nella narrazione.
Storia lineare e con una buone di mistero e thrilling.
Tutum, tutum, tutum. Molto Edgar Allan Poe.
Mi ha fatto storcere il naso il finale.
Il rumore infernale lo ha talmente rincoglionito che ne è diventato succube. L'odio diventa amore con molta più scioltezza di quanto non si pensi e fin qui ci siamo.
Passi le domande a cui non dai risposta, ma il passaggio dalla normalità alla pazzia è troppo veloce, temo si a colpa del conteggio dei caratteri. Sarebbe stato interessante vedere un Fausto ossessionato dal rumore anche fuori da casa: ufficio, metro, ristorante.
Tutum, tutum, tutum. Ecco che una fotocopiatrice o il passaggio di un treno lo mettono sul chi vive.
Convincente, no?
Zero refusi e discreta prosa.
Il tema ok.

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Gabriele Dolzadelli
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Re: Il tapis roulant

Messaggio#11 » domenica 27 settembre 2020, 19:26

Ciao Pietro. Rispondo prima a te.
Capisco le perplessità sulla trama.
Per quanto mi riguarda, mi sono basato su una storia vera. Quando abitavo in un residence, avevo una donna, al piano di sopra, ossessionata dalla corsa e usava proprio il tapis roulant di notte. Due residenti vicino a me, vecchietti, passavano più il tempo a lamentarsi che a dirle qualcosa. È una tendenza comune, si sparla ma non si agisce. Non tutte le persone sono uguali. E anche l'amministratore non faceva nulla.
Ho preso questo spunto per disegnare dei vicini che parlottano tra di loro, spinti poi a parlare con la corridora solo su insistenza del protagonista.
Probabilmente ho sbagliato a usare una linea temporale così lunga, ossia tre mesi.
Mettendo qualche giorno avrei sicuramente reso più plausibile la cosa. Grazie per la dritta.

Dario, grazie anche a te per gli spunti. Potrebbe uscirne un racconto lungo, in effetti.

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Andrea Lauro
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Re: Il tapis roulant

Messaggio#12 » domenica 27 settembre 2020, 21:05

Ciao Gabriele, bentornato anche a te. Il racconto mi è piaciuto, una trattazione originale che lascia un interrogativo grande come una casa e questo mi è piaciuto. Ci concentriamo sul personaggio e il suo conflitto, non su quello che tutti vorrebbero sapere.
Anche la scelta di far presentare i personaggi ai personaggi stessi, come i fantasmi nel Canto di Natale, mi sembra una scelta azzeccata
Quindi bravo, avanti così.
Buona edition!
andrea

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marco.roncaccia
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Re: Il tapis roulant

Messaggio#13 » lunedì 28 settembre 2020, 13:07

Ciao Gabriele,
Un bel racconto il tuo, surreale e scorrevole il giusto. Volendo individuare dei punti deboli, ne ho identificati due:
Forse la sequenza degli eventi può essere costruita meglio. All’arrivo del signor Farolfi di fatto ci hai già svelato l’esito del racconto, ovvero che Fausto ha fatto l’abitudine ai rumori e che non riesce più a dormire senza
L’indifferenza del protagonista alla progressiva scomparsa dei suoi vicini mi suona un po’ strana, non fa nemmeno delle ipotesi su quello che gli può essere capitato.

Invece ho molto apprezzato:
il linguaggio utilizzato e il ritmo che imprimono al racconto un crescendo di tensione
Il finale che conclude ottimamente l’arco narrativo senza dover spiegare al lettore quello che succede nell’appartamento incriminato.

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Pietro D'Addabbo
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Re: Il tapis roulant

Messaggio#14 » lunedì 28 settembre 2020, 19:41

Grazie per la risposta Gabriele.

In effetti conosco bene l'abitudine al pettegolezzo che si accompagna ipocritamente all'inerzia.
Tendendo alla tolleranza e alla pazienza portate all'estremo, mi vedo anche nelle vesti del tuo protagonista, che sopporta in silenzio tanto il fastidio indotto della ginnasta quanto il fatto di trovarsi a raccogliere le lamentele altrui, anzi quasi piu' infastidito da queste che dall'evento scatenante.
A titolo di curiosita', nella tua esperienza personale e' mai successo che tali pettegolezzi avvenissero praticamente all'alba, con un vicino che ne sveglia un altro per esporre le proprie lamentele che avrebbe invece potuto fare il giorno prima o il giorno dopo sopportando semplicemente una notte in piu'?
"Ho solo due cose da lasciarti in eredità, figlio mio, e si tratta di radici ed ali." (William Hodding Carter)

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Gabriele Dolzadelli
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Re: Il tapis roulant

Messaggio#15 » lunedì 28 settembre 2020, 19:53

No, Pietro, non mi è mai successo.
Nemmeno che la mia vicina li uccidesse tutti XD
Scherzi a parte, è sicuramente una situazione grottesca e leggermente surreale. :)

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Puch89
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Re: Il tapis roulant

Messaggio#16 » martedì 29 settembre 2020, 6:29

Ciao Gabriele, piacere di rileggerti.
Il racconto mi è piaciuto un po a metà. Diciamo che io sono d'accordo sia con la tua idea di "non mostrato" molto più suggestionabile di altre cose palesemente descritte, ma devo comunque dire che il tuo racconto lascia un po' l'amaro in bocca.
Non mi aspettavo di sapere cosa accadesse specificamente agli altri coinquilini, è abbastanza palese che la vecchia faccia fare a tutti una brutta fine. Ma cosa si celasse dietro quel tutum continuo, dare un senso di compiutezza più decisivo all'intera vicenda, quello mi è mancato. Il senso del tempo che trascorre non è molto rimarcato, così purtroppo non si elabora il passaggio di Fausto dall'odio all'accettazione fino a giungere addirittura all'assuefazione. È un po troppo rapido secondo me.
Per il resto ho trovato una buona scrittura, forse avrei limato qualche parola in eccesso ma niente di davvero essenziale.
L'idea di per sé mi è piaciuta, hai deciso di incentrarti su un aspetto introverso anche a discapito di una reale esplicazione dell'intera vicenda, cosa che a me intriga ma andava fatto con un pelo più di consapevolezza da parte tua nel delineare un finale meno anonimo. Il tema è ovviamente centrato. Alla prossima Gabriele!

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antico
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Re: Il tapis roulant

Messaggio#17 » sabato 3 ottobre 2020, 13:58

Veramente bello. Ci mostri l'abitudine dell'individuo medio allo status quo, status quo che non è mai tale ma sembre in divenire con relativo adeguamento di chi lo subisce fino all'avvenuta inversione rispetto allo stato iniziale. Un racconto perfettamente circolare e denso di significato anche attuale con un perfetto utilizzo del tema. Il valore aggiunto del tutto, poi, è la tua capacità di mantenere un tono sempre livellato senza mai sbandare in un continuum temporale che, alla fine, risulta naturale pur non essendolo. Per me pollice su.

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