Rito di passaggio

Avatar utente
Alfabri
Messaggi: 81

Rito di passaggio

Messaggio#1 » martedì 22 settembre 2020, 0:43

“Semplicemente, ero bravo ad osservare.”
Il ragazzo era in tensione, come sospeso sopra la sedia, avvinto dal desiderio di parlare liberamente, per la prima volta dall’epoca dei fatti.
Dall’altro lato del tavolo l’uomo dagli occhiali osservava, di rimando, in silenzio assoluto. Sapeva che avrebbe dovuto lasciar gestire il dialogo al suo interlocutore per ottenere le risposte che cercava.
“All’epoca avevo iniziato ad osservare perché mi riusciva bene, e perché al contrario nessuno sprecava tempo a curarsi di me. Ironico, non crede? Sono sempre stato così ordinario, anonimo da riuscire a penetrare nelle vite degli altri senza che nessuno se ne accorgesse. Nessuno.” Ricalcò con la voce l’avverbio.
L’uomo dagli occhiali capì di esser stato sollecitato. “Neppure i suoi vicini di allora, dunque?”
Una luce scintillò negli occhi del ragazzo. “Soprattutto loro. Vede, sin dai primi giorni dal loro arrivo avevo capito che in quella famiglia c’era qualcosa di assolutamente anomalo. Era stato un qualcosa negli atteggiamenti, nei modi di quei due, a sollecitare immediatamente la mia curiosità.”
“Così prese ad interessarsi alle loro vite.”
“Esattamente, ma con estrema discrezione. Mi accorsi subito che il padre era una persona estremamente riservata, ma non nel senso comune del termine. Era letteralmente guardingo. Dava pochissima confidenza ai vicini più prossimi, usciva di casa il minimo indispensabile e, aldilà della cameriera e di poche amiche della figlia, non lasciava avvicinare nessuno alla casa. Tutti se ne erano di sicuro accorti, ma si sa, agli scrittori l’estrosità viene sempre condonata. Ma io avevo notato dell’altro.
Una mattina, passando sotto la loro casa, notai un luccichio provenire dalla finestra del primo piano. Aggirai la casa accanto, mi arrampicai sull’albero che affacciava sulla camera e osservai. Vidi l’uomo, armato di binocolo, puntare in direzione della scuola, corrucciato.”
“Un padre estremamente protettivo, si direbbe.”
Un sorriso sbilenco tagliò il volto del ragazzo. “Nei giorni seguenti cercai di sfruttare tutti i ritagli di tempo per insinuarmi nella vita di questi nuovi vicini, e l’albero rappresentò la mia postazione privilegiata.
Mi accorsi dunque in fretta che, anche in pieno giorno, le serrande della camera, e solo quelle, venivano sovente chiuse senza alcuna motivazione logica. Strano, non le pare?”
“Un pretesto sufficiente per continuare a sorvegliare la casa.”
“Ci volle parecchio tempo, ma alla fine tutto divenne chiaro come la luce del sole.”
“Fu la sera prima che i due lasciassero Beardsley?”
“Precisamente. Avevo capito che qualcosa non andava dalle grida, ma dovetti scendere dall’albero ed avvicinarmi per captare cosa stessero dicendo. Mi bastarono poche parole: “sei stato tu ad uccidere mia madre, per continuare a violentarmi senza più alcun ostacolo!”
L’uomo dagli occhiali non si scompose. Del resto, questa storia già la conosceva dai giornali. Ad essere nuovo era il punto di vista da cui veniva narrata.
“Ha più rivisto Dolores Haze o il signor Humbert da quel giorno?”
“No, ma da quel momento le loro vicende persero qualsiasi interesse per me” rispose il ragazzo con sguardo vacuo.
“Per quale motivo?”
“Perché sapevo ormai tutto quello che c’era da sapere, ma soprattutto perché avevo imparato tutto quello che c’era da imparare.”
Lo sguardo dell’uomo dagli occhiali rivelò per la prima volta una linea di tensione. “Ovvero?”
“Che nascondere completamente i propri peccati è affare per pochi eletti. E che più che essere bravi ad agire, bisogna essere bravi a pianificare.”
“E la pianificazione deriva da un’attenta osservazione, immagino.”
“Non le sfugge niente, complimenti. Quella era la mia arte, dovevo assolutamente farla fruttare al meglio. Ma per farlo, era necessario passare dall’osservazione all’azione. Per far comprendere a tutti le mie capacità.”
“Tuttavia pare che le sue capacità l’abbiano tradita, signor Budd, se oggi ci troviamo qui a parlare” tagliò netto l’uomo dagli occhiali con malcelato disprezzo. Poi meccanicamente recitò: “perizia psichica caso Budd, giorno 10, fine registrazione.”
Mentre i secondini si avvicinavano per ricondurre il prigioniero alla propria cella, il signor Budd replicò con un ghigno: “ne è proprio sicuro?”



Avatar utente
antico
Messaggi: 7172

Re: Rito di passaggio

Messaggio#2 » martedì 22 settembre 2020, 0:45

Ciao Fabrizio, felicissimo di rivederti nell'Arena! Tutto ok con caratteri e tempo, buona SARA BILOTTI EDITION!

Avatar utente
Sirimedho
Messaggi: 301
Contatta:

Re: Rito di passaggio

Messaggio#3 » mercoledì 23 settembre 2020, 18:17

Buonasera Fabrizio,
piacere di leggerti.

La fine di Dolores Haze - Lolita? La morte di Humbert? Il viaggio in auto quindi non è mai stato veramente fatto? O per quale altra ragione il signor Budd si ritrova in prigione?
È un racconto che mi arriva poco, perché da un lato si racconta in altro modo la storia di Lolita, ma in un modo alquanto sordido, dall’altro c’è l’ossessione di questo ragazzo quasi uomo (altrimenti perché chiamarlo “signor”?) per la vita segreta dei due. Non capisco il collegamento tra la coppia e il ragazzo, se non un possibile ma non accennato omicidio (o è il passaggio “dall’osservazione all’azione”?), così come non capisco questa battuta ad effetto finale, quel “ne è proprio sicuro?” relativo alle capacità che lo hanno tradito.
Un po’ più di chiarezza e di scopo delle azioni mi avrebbero permesso di apprezzarlo di più.

Buona gara!

Avatar utente
Pretorian
Messaggi: 727

Re: Rito di passaggio

Messaggio#4 » mercoledì 23 settembre 2020, 23:38

Ciao, Fabrizio e piacere di leggerti.

Questo racconto (che solo dalle parole di Sirmehdio ho capito essere un rimando a Lolita) presenta parecchie vulnerabilità su cui potresti lavorare. In primis, il punto di vista: anche se il narratore onnisciente è lo strumento narrativo più facile, è anche quello più confuso e quello che rende più di tutto un racconto della capacità di narrazione. Nel tuo racconto il punto di vista saltella quasi costantemente da un personaggio all'altro e questo, lungi dal rendere il tutto più chiaro, finisce per aggiungere confusione, perché si fatica a capire chiaramente chi fa cosa. In secundis, proprio il fatto che tu espliciti i pensieri, le emozioni e le intenzioni di ogni personaggio finisce per rendere il racconto più "povero". RIcorda "show, don't tell", una prosa risulta tanto più avanzata quanto più l'autore è in grado di far capire qualcosa al lettore senza dirlo: per capirci, invece di dire esplicitamente che un personaggio è triste, meglio lasciarlo trasparire dai suoi gesti, dal suo tono di voce o anche dalle espressioni del suo volto.

A parte questo, anche la trama è abbastanza problematica. Il rimando a Lolita può facilmente non essere afferrato e, se lo si manca, il tutto risulta confuso, soprattutto perché non si capisce né perché il ragazzo sia in ospedale psichiatrico, né il senso della sua frase finale.

Da ultimo, i dialoghi. I protagonisti sono uno psichiatra (il cui scopo è, sostanzialmente, quello di interrompere la storia e farla proseguire) e un ragazzo qualunque, eppure il loro modo di parlare è artefatto e le frasi che usano fin troppo complesse. Rileggi il testo e chiediti "una persona normale parlerebbe in quel modo?" se la risposta è no, allora conviene intervenire sul testo.

Bene, questi sono solo alcuni spunti. Spero di esserti stato utile. Alla prossima!

Avatar utente
giulio.palmieri
Messaggi: 221

Re: Rito di passaggio

Messaggio#5 » venerdì 25 settembre 2020, 12:50

Ciao Fabrizio, piacere di leggerti. Ho poco da aggiungere agli ottimi commenti sul racconto.
Ho apprezzato il referimento a Lolita, e il personaggio protagonista, un po' voyeur, un po' folle, e che architetta nella sua sommessa follia un piano per... per cosa?
Nel finale rimane in sospeso il piano nella mente di Budd. Il racconto secondo me è efficace, ma non esaurisce il centro narrativo. Lo stile andrebbe ripulito da ripetizioni, avverbi e infodump. Prova non sufficiente (d'altronde lo spazio è sempre tiranno) però secondo me l'idea di fondo c'è e anche il personaggio principale è centrato. Il tutto merita un racconto più lungo, e io voglio sapere qual è il piano di Budd :)
E buona edition.

Avatar utente
Andrea76
Messaggi: 322

Re: Rito di passaggio

Messaggio#6 » sabato 26 settembre 2020, 12:25

Ciao Fabrizio, la tua storia ha una struttura simile a quella di "Troppa carne al fuoco", e di conseguenza delle problematiche analoghe. Aver costruito tutto il racconto sulle parole del signor Budd impoverisce la forza dell’idea che invece si basa su un’immagine molto forte: il voyeurismo di un atto criminale… la perversione di una perversione… è molto potente questo spunto. Non averlo mostrato se non attraverso i dialoghi ne esaurisce le potenzialità.
Sono certo che se ti fossi immerso nella scena avresti sbrogliato anche quei punti che in tutta onestà mi sono risultati incomprensibili. Parlo del finale, con il riferimento all’ “arte dell’attenta osservazione” e poi con la battuta di chiusura di cui non sono riuscito a intuire il senso. Può darsi sia un mio problema di attenzione, ma io penso che la cosa dipenda sempre dalla tecnica. Chiudi con un’immagine vivida, ma il testo che l’ha preceduta era invece filtrato dal narratore onnisciente. È chiaro che questa incoerenza stilistica produca smarrimento in chi legge.
Se ne hai voglia e tempo prova a riscrivere questo racconto con una diversa progettualità. Ne vale la pena. L’idea di base era coraggiosa e interessante.

Avatar utente
Andrea Lauro
Messaggi: 596

Re: Rito di passaggio

Messaggio#7 » sabato 26 settembre 2020, 23:05

Ciao Fabrizio, purtroppo il tuo racconto non mi è arrivato. Lo stile è buono, ma la sequenza dialogica, che descrive i fatti avvenuti in precedenza, ha fatto poca presa. Immagino sia dovuto ai personaggi citati, che però non mi hanno fatto suonare nessun campanello. Potrebbe trattarsi di una citazione, ma non l'ho colta (e in passato sono caduto nel tuo stesso errore). Le ultime righe, in particolare, mi risultano davvero oscure. Non sono riuscito a capire dove il testo volesse andare a parare, mi spiace. Il titolo purtroppo non mi ha aiutato.

Attenzione alla D eufoniche in: “Semplicemente, ero bravo ad osservare.” poi ancora “ad osservare”, “ad uccidere” e “Ad essere nuovo”
“Ricalcò con la voce l’avverbio”: intendi l’avverbio “sempre”, l’unico nel periodo precedente?
Grazie, e buona edition!
andrea

Dario17
Messaggi: 417

Re: Rito di passaggio

Messaggio#8 » domenica 27 settembre 2020, 18:15

Lo stile soffre di due difetti cronici che si ripercuotono per tutto il testo: l'ossessione per gli avverbi in -mente (liberamente,semplicemente,assolutamente,immediatamente,meccanicamente...) e la ripetizione di alcuni termini a poche righe l'uno dall'altro. ( sollecitato/sollecitare...)
Ci sono termini anche usati male, come "l'estrosità vine esempre condonata" mentre dal contesto quella che doveva essere condonata dovrebbe essere l'eccentricità oppure la riservatezza estrema.
il racconto tutto dialogato poteva anche funzionare con una struttra e una scelta migliore delle parole.
Da lettore mi chiedo: il protagonista si vanta di saper leggere nelle vite degli altri in maniera quasi sovrannaturale e poi i veri particolari carpiti li ha ottenuti spiando da un albero ed origliando? Mi pare un po' strano, a meno che lui non fosse un cialtrone mitomane. Forse lo è però dal testo poco lo capisco.
Ho letto Lolita anni fa e non avrei mai captato la citazione, però appoggiarsi su opere esistenti così nette ( non come la mitologia da cui ci si può attingere a piene mani ) penalizza la tua opera sotto il profilo dell'originalità. Ti ha facilitato e non ti ha costretto ad inventarti una vicenda tutta tua. E costringi il lettore ad aver letto l'opera di riferimento in maniera troppo gratutita.
Il finale non l'ho capito. Molto Jokeriano certo, ma senza indizi sparsi nel testo la sua ultima frase non ha proprio contesto.
Va valutato un approccio diverso a questi contest.
Il tema ok.

Avatar utente
marco.roncaccia
Messaggi: 559
Contatta:

Re: Rito di passaggio

Messaggio#9 » lunedì 28 settembre 2020, 13:08

Ciao Fabrizio,
Ho letto con un po’ di difficoltà il tuo racconto, ciò nonostante ho apprezzato molto:
la caratterizzazione dei due personaggi che dialogano nell’ambito dell’interrogatorio
La costruzione dei dialoghi di cui il racconto è composto.

Le cose che invece mi sono piaciute di meno sono
l’incipit, secondo me poco incisivo e la lentezza di ritmo che imprimi al racconto
L’apertura eccessiva del racconto. Alla fine non si capisce esattamente cosa è successo, a cosa hanno condotto gli apprendimenti del prigioniero e perchè si trova in cella.

Avatar utente
Pietro D'Addabbo
Messaggi: 352
Contatta:

Re: Rito di passaggio

Messaggio#10 » lunedì 28 settembre 2020, 19:20

Ciao Fabrizio,

Devo confessare che il romanzo citato dai colleghi non l'ho letto, cosi' come non ho visto il film, poiche' quel che so della trama reprime totalmente il mio interesse per quell'opera in particolare. Per tanto non ho compreso che la tua storia ne fosse un rifacimento con una nuova prospettiva, ma per il tuo racconto e' un bene perche' ho letto la storia totalmente scevro dai condizionamenti 'pregressi'.

Mi scopro d'accordo con Andrea76 in merito all'uso del dialogo, che trovo inadatto come mezzo per raccontare una vicenda che avrebbe a mio giudizio meritato molta piu' introspezione. Devo anche aggiungere come nota negativa la contrapposizione fra un interrogatorio in cui chi parla racconta e rivela le proprie azioni in maniera particolareggiata ed un finale in cui egli stesso pare vantarsi dei propri inconfessati segreti.
Forse avrei gradito maggiormente la storia se avessi suggerito nel finale che l'avvio e lo svolgimento del dramma nella casa spiata fosse in qualche modo orchestrato dal soggetto che osservava: non quindi per apprendere, ma per verificare che tutto andasse come programmato, nella giusta tragica sequenza.
"Ho solo due cose da lasciarti in eredità, figlio mio, e si tratta di radici ed ali." (William Hodding Carter)

Avatar utente
Puch89
Messaggi: 228

Re: Rito di passaggio

Messaggio#11 » mercoledì 30 settembre 2020, 16:39

In questo racconto ho notato degli errori che facevo molto spesso anch'io, per non dir sempre, prima della palestra di minuti contati e della pazienza di molti qui dentro, oltre ad un sano quanto necessario studio di narratologia.
Il narratore onnisciente rimane ancora tra i miei preferiti, ma dev'essere ben pilotato o si rischia di far entrare il lettore in grande confusione; il classico eccesso degli avverbi in -ente; la costruzione dei dialoghi in maniera troppo artefatta. Il protagonista, il ragazzo in questo caso, costruisce le frasi in maniera troppo eccentrica, utilizzando termini (come sovente) in un contesto del tutto estraneo a quel tipico modo di esprimersi sia per il soggetto che per l'interlocutore, in questo modo il dialogo per quanto ben scritto, questo è giusto concedertelo, ne esce impoverito di credibilità. Non ti butta dentro, non ti coinvolge, perché la mente del lettore continuerà ad aggrapparsi ad ogni appiglio possibile per uscir fuori dalla sospensione dell'incredulità.
Il tema chiaramente c'è, ma il racconto non arriva come dovrebbe. Prova ancora perché capacità ce n'è!

Avatar utente
antico
Messaggi: 7172

Re: Rito di passaggio

Messaggio#12 » sabato 3 ottobre 2020, 14:34

Appoggiare il proprio racconto su elementi esterni è sempre estremamente problematico perché 1) rischi trovare lettori che non colgono e 2) rischi di dare per scontato, appoggiandoti su qualcosa di già fatto, la costruzione interna del testo. Qui, inoltre, c'è anche un finale che mi sembra sfuggire finanche dalla costruzione del racconto stesso o che comunque non la chiude adeguatamente. Il tema c'è, ma l'esercizio, in questo caso, rimane tale senza risucire ad assumere una forma autonoma. Pollice ni tendente verso l'alto perché comunque lo si legge bene pur con il senso di delusione finale.

Torna a “145° Edizione - Sara Bilotti Edition - la Prima dell'Ottava Era (Settembre 2020)”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 4 ospiti