Io mi pento di Emiliano Maramonte

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Emiliano Maramonte
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Io mi pento di Emiliano Maramonte

Messaggio#1 » martedì 22 settembre 2020, 0:48

«Sono strani forte» disse Mattia. «Ieri davano una specie di festa, oggi…»
«Adesso che fanno?» chiese Daniela.
«Taci, cazzo» la redarguì. Aveva l’orecchio appoggiato al muro ed era concentrato sulle voci che provenivano dall’altro appartamento. Urla. Insulti. Andavano avanti da ore. Stava succedendo qualcosa di grave. «La donna ha detto: “Mi hai rotto il naso, stronzo!”»
«Santo Iddio, la sta picchiando?» si allarmò Daniela.
Mattia si soffermò ad ascoltare poi si staccò dalla parete. «La situazione sta precipitando lì dentro.»
Origliò ancora e gli giunse lo schianto di vetri in frantumi. «Ma porca putt…»
Daniela si ritrasse, come se le avessero lanciato addosso un vaso. «L’ho sentito anch’io, stavolta»
«Dobbiamo intervenire, prima che la ammazzi» propose lui. Tirò un profondo respiro e aggiunse: «Dani, prendi il cellulare e tieniti pronta. Voglio provare a fermarli.»
Lei si oppose: «Ma sei pazzo? È pericoloso! Chiamiamo i Carabinieri.»
«Non arriveranno in tempo.» Mattia si grattò la testa inquieto. «Se busso, smetterà di colpirla, e…»
«E se apre la porta?» obiettò Daniela. «E se ti aggredisce?»
Lui si concesse ancora qualche secondo. «Vado a vedere» decise alla fine. «Vieni con me, ma stai a distanza. E pronta col cellulare!»
Uscì sul pianerottolo e fissò la porta dell’appartamento dei vicini. Fece qualche passo ed esitò. Si voltò verso la moglie, deglutì e proseguì. Riluttante alzò la mano stretta a pugno e bussò sulla superficie. Tese le orecchie. Silenzio. Si voltò ancora verso Daniela e le mimò la cornetta del telefono. Lei annuì.
Non accadde nulla. Arretrò di un metro e attese.
Con uno scatto la porta si socchiuse.
Mattia, interdetto, sbirciò attraverso lo spiraglio. «Ehilà. Sono Mattia Castelli dell’appartamento qui di fianco. Io e mia moglie siamo preoccupati per i rumori.» Si avvicinò e si inoltrò. Lo spiraglio si allargò. Intravide una luminosità intermittente, che dominava l’ambiente al di là della porta. «C’è nessuno?»
Entrò.
Era una stanza priva di qualsiasi arredo, lercia e maleodorante. Al centro, una poltrona marrone consumata e strappata in più punti, collocata di fronte a un televisore acceso. La occupava un tizio malconcio che ansimava. Sullo schermo scorrevano immagini di un uomo e una donna che litigavano furiosamente. Lo sconosciuto era immobilizzato da cinghie alle braccia e alle caviglie.
«Ma che cazzo succede?» inorridì Mattia.
«Lasciami!» strillò la donna nel video. L’uomo la stava strattonando per i capelli.
«Amico, stai bene?» Mattia voleva aiutarlo, ma non sapeva come.
«Sono pentito, sono pentito» rantolò lo sconosciuto, a capo chino.
Ora più che mai doveva avvertire le forze dell’ordine. Mattia si girò per uscire, ma la porta si chiuse con un movimento secco.
Vi si lanciò contro e la prese a pugni. «Daniela, aiuto! Chiama qualcuno!»
«Tutti uguali» disse una voce femminile. Dalla penombra emerse una figura ammantata di nero. Sembrava un corvo antropomorfo. La testa era celata da una maschera bianca con un naso lungo e ricurvo come una falce. «Vi pentite quando ormai è troppo tardi.»
«Chi sei?» Le gambe di Mattia diventarono molli.
«Che importa?» rispose la sconosciuta. «Conta quello che posso fare per noi.» Dal soprabito estrasse una pistola e sparò a bruciapelo alla testa del poveraccio sulla poltrona. Il doppio flop del silenziatore risuonò più agghiacciante di una fucilata.
«No!» urlò Mattia. «Perché l’hai fatto?»
«Forse perché ha mancato di rispetto alla sua compagna?» rispose l’assassina, con tono ironico. «O perché non le ha mai chiesto scusa?» Gli puntò contro la pistola. «E tu? Ami tua moglie?»
«Non farmi del male!» L’assassina le spruzzò addosso un liquido e Mattia perse i sensi.
Quando si riebbe, si ritrovò immobilizzato su una poltrona, in una stanza sconosciuta e malsana con una finestra sprangata. Aveva di fronte un televisore su cui scorrevano immagini di ordinari litigi. Qualcuno le aveva registrate di nascosto dall’esterno. Daniela lo implorava di smetterla. Qualche volta l’aveva presa a schiaffi. In un paio di occasioni le aveva dato un pugno. Si sentì morire. «Io mi pento!» gridò. E tentò di forzare i legacci.
«Troppo tardi» sentenziò una voce di donna.
Bussarono. «C’è qualcuno? Avete bisogno di aiuto?» Il doppio flop giunse prima della risposta.
Ultima modifica di Emiliano Maramonte il martedì 22 settembre 2020, 0:53, modificato 1 volta in totale.



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antico
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Re: Io mi pento di Emiliano Maramonte

Messaggio#2 » martedì 22 settembre 2020, 0:52

Ed ecco la medaglia d'oro della 100 METRI PIANI delle Olimpiadi della Scrittura! Ciao Emiliano! Tutto ok con caratteri e tempo, buona SARA BILOTTI EDITION!

alexandra.fischer
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Re: Io mi pento di Emiliano Maramonte

Messaggio#3 » martedì 22 settembre 2020, 8:23

IO MI PENTO Di Emiliano Maramonte Tema centrato. Bella la struttura narrativa a cerchio. Mattia sente litigare i vicini, teme il femminicidio, avverte la moglie Daniela di telefonare (bella la scena del gesto di telefonare mimato). Invece, cosa trova? Un prigioniero costretto ad assistere a quello che sembra un film violento, ma che invece registra una realtà fatta di maltrattamenti coniugali. Io immagino l’assassina, vestita da personaggio dell’Inquisizione (io l’ho interpretata così), come sua moglie, divenuta giustiziera. Infatti, l’incauto Mattia si trova a fare la stessa fine (il particolare della porta che si chiude da sé è carino, come quello della pistola del liquido stordente. A me piace, così. Ma attento. A uso del Lettore Esigente metterei in mano alla signora una pistola con un congegno chiudi porta e poi le farei sparare il liquido. Ma questo è un mio parere).
Attento:
via: sulla superficie.
L’assassina gli spruzzò addosso un liquido.

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maurizio.ferrero
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Re: Io mi pento di Emiliano Maramonte

Messaggio#4 » martedì 22 settembre 2020, 14:14

Ciao Emiliano!

Buona storia, che fila alla perfezione. Anche se non l'hai esplicitato direttamente, mi viene da pensare che la prima figura femminile ammantata sia la moglie dell'uomo seduto sulla poltrona, quella che veniva maltrattata nel video. E che la seconda, quella che spara a Mattia, sia Daniela. Come se le due donne maltrattate si fossero messe d'accordo per farla pagare ai rispettivi mariti... Anche perché chi altri aveva modo di piazzare telecamere in casa propria? Probabilmente è un film che mi sono fatto io, ma mi piace come idea.
Il finale giunge un po' ripetitivo, assistiamo a una scena che si è già verificata e già ci immaginiamo come andrà a finire, come se la situazione sia destinata a ripetersi. Un po' troppo facile, privo di mordente. Avrei valutato qualcosa di diverso.
Per il resto, il racconto mi piace.
Occhio a:
Si avvicinò e si inoltrò. Lo spiraglio si allargò.

Suona molto cacofonico, quasi una filastrocca.

A presto!

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Mauro Lenzi
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Re: Io mi pento di Emiliano Maramonte

Messaggio#5 » martedì 22 settembre 2020, 17:28

Una storia che affronta il tema della violenza domestica con una trama circolare. Bello anche il titolo. L’idea di base è molto interessante, ma mi pare che alcuni punti non chiari impediscano al racconto di chiudersi a dovere.

Cercherò di spiegarmi e mi appello alla pazienza di Emiliano.
Partiamo dal punto di vista narrante, Mattia, e sua moglie Daniela. Mattia è disposto a rischiare la vita per una vicina di casa che viene picchiata, mentre Daniela antepone la loro sicurezza e cerca di non farlo andare.
Poi si scopre che Mattia, pur occasionalmente, picchiava Daniela. A mio avviso questo stacco è proprio netto, ci sarebbe voluto un planting (mentre lo dico do di gomito a Sara Simoni) che ci facesse capire che sì, Mattia è una brava persona, ma con un certo grado di tolleranza verso la violenza. D’altronde si scopre che ha addirittura dato un pugno a sua moglie, non è cosa da poco.
Magari all’inizio poteva farci capire che non valeva la pena di allertare vicini o carabinieri per un paio di ceffoni. Poi quando capisce che la situazione sta degenerando, ha un sussulto di coscienza e cerca di intervenire.
Al tempo stesso, avrei visto Daniela cercare di convincerlo a intervenire. Sia per contrasto alla titubanza di Mattia (che implicitamente giustifica una moderata forma di violenza), sia nel caso che alla fine lei fosse già in combutta con l’assassina. Su questo torno dopo.

Che la porta si richiuda da sola, intrappolando Mattia, è certamente possibile, ma strano che l’assassina abbia perso tempo per creare un meccanismo simile. Sarebbe stato più semplice che si trovasse sulla porta e l’avesse prima socchiusa, e poi chiusa alle spalle di Mattia, tagliandogli la via di fuga.

Lo spruzzo di liquido soporifero. Poiché non viene descritta una seconda arma, sembra che lo spruzzi con la stessa pistola con cui ha fatto saltare la testa alla sua vittima. Inoltre, potrei sbagliarmi ma non ho mai saputo di pistole che sparano liquidi soporiferi. Una soluzione più semplice sarebbe che avesse anche pistola a dardi o un taser.

Arriviamo alla voce di donna. Naturalmente è possibile che Mattia non la riconosca perché è confuso; ma a parte che non viene specificato, siamo sul finale e credo che sarebbe d’obbligo che il lettore potesse chiudere la trama. Il mio pensiero è che in questo caso non siamo di fronte a un finale sospeso, ma ahimé non definito. E così il lettore non resta incerto tra due finali logici, bensì privo di elementi per capire.
Di chi è questa voce? L’assassina? Daniela che ha preso il posto dell’assassina?
Sicuramente viene da pensare a un coinvolgimento di Daniela, altrimenti le sarebbe stato facile chiamare aiuti e Mattia non si sarebbe trovato in quella situazione accuratamente preparata.
Mi viene anche da pensare che per Daniela non ci fosse premeditazione, altrimenti non riesco a spiegarmi il suoi tentativi di dissuadere Mattia dall’intervenire e di fargli chiamare subito le autorità.

A questo punto la trama si chiude in modo circolare, eppure avrei qualche suggerimento. La fine di Mattia non ricalca esattamente quella dell’altra vittima, che viene uccisa solo quando Mattia entra nella stanza. Per cui, il mio suggerimento sarebbe quello di non chiudere con lo sparo, ma con Mattia che, terrorizzato, spera che chiunque stia per entrare non lo faccia, certo che significherebbe la sua fine. E rinforzerei questo concetto già nella scena in cui Mattia entra, con il tizio che sembra implorarlo di non entrare. Magari non ci riesce perché stordito, imbavagliato, e il volume alto della televisione copre le sue implorazioni.
In questo modo si farebbe capire che la trama non è solo circolare, ma a spirale, poiché anche il tizio era consapevole che così era morto l’aguzzino ancora prima di lui.
Spero di aver spiegato con chiarezza il mio suggerimento.

E ora passiamo ai suggerimenti stilistici. A parte una nota su alcune battute, che ritengo prioritaria, Emiliano come sappiamo scrivi bene, quindi è proprio sui dettagli che cerco di metterti qualche pulce nell’orecchio.

Riluttante alzò la mano stretta a pugno e bussò sulla superficie.
La frase funziona meglio se si ferma a bussò. Che la mano sia stretta a pugno quando bussa, direi che non occorre specificarlo.

Al centro, una poltrona marrone consumata e strappata in più punti, collocata di fronte a un televisore acceso. La occupava un tizio malconcio che ansimava. Lo sconosciuto era immobilizzato da cinghie alle braccia e alle caviglie.
La focalizzazione della descrizione parte dalla stanza e poi rimpalla: tv – tizio – tv – tizio.
Penso sarebbe stato più efficace descrivere prima la tv, e poi il tizio (assumendo che Mattia, poiché vede lo schermo, veda il tizio di spalle e non si accorga subito che è immobilizzato).
Inoltre, da cosa si capisce che è malconcio?
Meglio fare un esempio: provo a ricombinare la sequenza.
Al centro, una poltrona marrone collocata di fronte a un televisore acceso. Sullo schermo scorrevano immagini di un uomo e una donna che litigavano furiosamente. Mattia girò attorno alla poltrona, consumata e strappata in più punti. La occupava un tizio immobilizzato da cinghie alle braccia e alle caviglie: ansimava.


«Amico, stai bene?» “Perché l’hai fatto?” “Non farmi del male.”
Anche se lo capiranno in pochi, mi si conceda un inciso. Livio Gambarini, se stai leggendo, qui ti vedo a fare l’imitazione di Bugs Bunny, che mastica la carota: “Che succede amico?”
Provo a spiegarmi. Capiamo la situazione di Mattia e le sue reazioni a caldo.
Entra in una stanza che sembra il set di Seven e chiede “Amico, stai bene?”
Al tizio salta la testa e subito lui chiede al killer: “Perché l’hai fatto?”
Il Killer gli punta la pistola contro e lui dice “Non farmi del male.”
Credo che si senta, ma voglio dire: le frasi sembrano artefatte, irreali.



«Non farmi del male!» L’assassina le spruzzò addosso un liquido e Mattia perse i sensi.
Qui sarebbe meglio andare a capo, altrimenti sembra che a parlare sia l’assassina. Refuso che si sarà sicuramente notato, “gli” spruzzò.

Emiliano, spero di averti fornito osservazioni che troverai utili. Idea molto interessante, che secondo me avresti potuto sfruttare meglio in alcuni passaggi. Devo ammettere che sarebbe bastata la voce di Daniela nel finale per aumentare di colpo la mia gradevolezza di tutto il racconto.

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Gabriele Dolzadelli
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Re: Io mi pento di Emiliano Maramonte

Messaggio#6 » domenica 27 settembre 2020, 20:29

Ciao Emiliano, piacere di leggerti.
Racconto interessante, su una tematica molto calda.
Quello che non capisco, però, è se tu voglia rendere la storia realistica o paranormale.
Nel primo caso, ci sono diverse problematiche. La donna filma di nascosto le coppie in cui lui è violento? E come ha queste informazioni? Come fa a rapire il protagonista senza che la moglie intervenga o chiami qualcuno? Lei è complice? Ci sono dei buchi da colmare, dunque.
Se invece punti al paranormale, abbiamo delle risposte ad alcuni di questi dubbi, con una entità vendicatrice che tutto può. Rimane comunque la mia perplessità sul mancato intervento della moglie.
Inoltre, su entrambe le vie, abbiamo all'inizio un marito fin troppo preoccupato per la sorte della vicina, quando lui stesso è violento in casa.
In conclusione, per quanto ben scritto, non mi ha molto convinto. A rileggerci.

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Giacomo Puca
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Re: Io mi pento di Emiliano Maramonte

Messaggio#7 » domenica 27 settembre 2020, 22:01

Ciao, Emiliano, è un piacere leggere di nuovo un tuo racconto.
Ecco il mio parere:

Tema.
Il tema è centrato ma meno di altri avversari del suo gruppo. I vicini “strani” ci sono all’inizio, ma tutto sommato poi non è il fulcro della trama, in quanto questa sarà polarizzata da una misteriosa trappola che si auto-perpetra.

Stile.
Pulito, non dà problemi nella lettura, ma fa ricorso al tell nei momenti peggiori.
Difetti che ho riscontrato:

Gestione poco ottimale dei verbi al passato che produce un effetto cacofonico e distraente.
Fece qualche passo ed esitò. Si voltò verso la moglie, deglutì e proseguì. Riluttante alzò la mano stretta a pugno e bussò sulla superficie.
Si avvicinò e si inoltrò. Lo spiraglio si allargò


Quando Mattia arriva davanti alla poltrona, descrive con dovizia di particolari la stessa, e solo dopo la tv e il prigioniero. Direi che se uno di noi si trovasse in una situazione simile, difficilmente noterebbe la stoffa strappata e consumata prima di un tizio malconcio.

Tell “brutti”
L’uomo malconcio, come me lo devo immaginare? Occhi neri? Ossa rotte? Sedato?
L’assassina le spruzzò addosso un liquido. Non ti dico come l’ho immaginata la prima volta questa scena XD
Sarebbe stato meglio descrivere in che modo la donna spruzza e magari l’odore di quel che spruzza.

Sul finale esci dal PDV, fino a quel momento legato a Mattia. Infatti, se gli sparano, lui al più si accorge che la donna ha caricato l’arma, già sentire lo sparo che lo colpisce è impossibile.

Trama
Una classica “cycle story” che affronta i temi della violenza domestica, ma anche di un certo femminismo estremista che vede lecita l’eliminazione di uomini violenti. Qui sembra di scorgere addirittura una struttura organizzata, volta a portare a termine il compito. La donna-corvo ammetto sia una cosa che non ho capito, mi ha fatto pensare a una qualche divinità egizia o giù di lì. Il fatto che non venga specificata la sua natura non è stato per me un problema, anzi, dona un certo mistero al tutto. Nella mia interpretazione la donna corvo è una divinità/spirito vendicativo che aiuta le donne maltrattate a liberarsi dei mariti.

Due punti che non mi tornano:
1. La location. Difficile che un appartamento così rumoroso non spinga altri ad andare a controllare.
2. Perché non far telefonare comunque alle forze dell’ordine? Voglio dire: il protagonista crede che i maltrattamenti siano veri, tanto che vuol farli smettere, beh, perché non far telefonare mentre va? Invece nella storia è addirittura lei a voler telefonare, mentre sarebbe stato più lecito, vista la trappola, che lui volesse telefonare, e lei dicesse qualcosa tipo “ma se poi non è niente? Vuoi farci fare la figura degli impiccioni?”

Valutazione finale
Un’ottima storia, che ha il merito di intrattenere, affrontare temi caldi e costruire un discreto colpo di scena.

Resto aperto a eventuali confronti.

Un saluto, Giacomo.
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

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Giorgia D'Aversa
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Re: Io mi pento di Emiliano Maramonte

Messaggio#8 » lunedì 28 settembre 2020, 19:39

Ciao Emiliano, hai avuto sicuramente un’idea interessante.

La narrazione circolare mi è piaciuta, il finale che richiama proprio l’inizio della narrazione dà sicuramente quella sorpresa che il lettore si aspetta di trovare, anche in un racconto così breve. Il che non è di facile realizzazione.

Passiamo allo stile. Purtroppo io detesto fortemente i verba dicendi, quindi tutti quei verbi come dire/rispondere/chiedere/obiettare etc. Nel momento in cui un personaggio ha la parola è chiaro che stia dicendo qualcosa, dunque per quel che mi riguarda tutte queste scelte verbali sono superflue e appesantiscono il testo di raccontato.
In situazioni del genere è molto più utile descrivere un’azione, anche piccola, del personaggio che ha il diritto di parola, così da arricchirne la caratterizzazione.

Questo problema persiste anche nella scelte dei dialoghi, che sono parecchio artificiosi e mi hanno un po’ distaccata dalla lettura: quello che manca, secondo me, è l’empatia con i personaggi, proprio perché non svettano nel racconto.
Il conflitto c’è, il ritmo della narrazione pure e questo ovviamente ha il suo peso.

Attenzione all’abuso di tell, come già ti hanno fatto notare.
Frasi come “rispose l’assassina, con tono ironico” sono vaghe perché non riesco a immaginarmi nulla dell’assassina in questione, il tono ironico è molto vago.

Oltre a quello già segnalato, “Il doppio flop giunse prima della risposta.” sa un po’ di narratore esterno… inoltre non ho ben capito questo flop della pistola, mi ha confusa nel racconto.

Buona sfida!

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roberto.masini
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Re: Io mi pento di Emiliano Maramonte

Messaggio#9 » giovedì 1 ottobre 2020, 17:19

Ciao, Emiliano.
Tema interessante sulla violenza di genere e assolutamente godibile la struttura circolare. Come la vendicatrice si sia procurata i filmati non è essenziale al fine di una storia che io considero realistica con un mix di mistero.
Qualche appunto stilistico. Dopo "fece qualche passo" io metterei ma non ed. Toglierei "sulla superficie" perché il verbo è chiaro di per sé.
Limate queste quisquilie, trovo il tuo racconto quello che mi è piaciuto di più.

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Emiliano Maramonte
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Re: Io mi pento di Emiliano Maramonte

Messaggio#10 » giovedì 1 ottobre 2020, 18:01

Manca ancora una classifica ma sento di ringraziare di cuore tutti voi, perché siete stati prodighi di consigli e di suggerimenti.
Comunque andrà questa Edition, sono contento già così.

Per la cronaca, preciso che il personaggio oscuro che prende in ostaggio in mariti violenti, nella mia mente, è semplicemente una "giustiziera" senza volto e senza nome, la quale potrebbe avere anche una valenza simbolica, tipo la coscienza del bruto di turno. Quindi niente colpi di scena strani o contorti.

In bocca al lupo!

Emiliano.

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Alfabri
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Re: Io mi pento di Emiliano Maramonte

Messaggio#11 » giovedì 1 ottobre 2020, 18:42

Ciao Emiliano.
Ho apprezzato il carattere ricorsivo della vicenda (mi piace in genere nei racconti), quello che non mi è chiaro è perchè nel primo caso Mattia viene fatto entrare (e assiste allo sviluppo della storia) mentre nel secondo caso gli spari arrivino con il bussare... Ho come l'impressione che c'entrino i caratteri in questa "accelerata". Comprensibile, per carità.
La cosa che dal punto di vista dello svolgimento meno mi torna riguarda la relazione Mattia-Daniela: perchè nella prima parte sembrano entrambi così sconvolti dall'assistere ad una scena di violenza domestica, quando poi si scopre che le medesime violenze le vivevano quotidianamente insieme? Ho come la sensazione che questa discrepanza ti sia "scivolata di mano" per accentuare il plot-twist. Insomma, non una cattiva prova, ma alcune dinamiche interne di peso andrebbero ripensate.
Alla prossima!

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antico
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Re: Io mi pento di Emiliano Maramonte

Messaggio#12 » venerdì 2 ottobre 2020, 13:57

Il problema maggiore qui mi sembra l'indeterminatezza della figura vendicatrice. Mi spiego: lasci la moglie fuori dall'appartamento, ma il fatto che poi la vendicatrice abbia tutto il tempo di ripreparare il suo schema in altro ambiente (o anche nello stesso) fa pensare che, quanto meno, siano in combutta. Questo fa partire a cercare semine che confermino la tesi e non se ne trovano. Da lì la confusione e un grosso freno alle ambizioni del racconto che, invece, è assolutamente valido (al netto del problema evidenziato). Gli strani vicini ci sono e c'è anche una certa curiosità nella lettura. Inoltre complimenti per quel TACI, CAZZO! che semini perché me lo sono portato dietro per tutta la lettura come uno schiaffo perché sembrava davvero eccessivo per la relazione che sembrava esserci tra i due protagonisti mentre invece era assolutamente funzionale per macchiare la figura dell'uomo in previsione del finale. Insomma, un pollice tendente verso l'alto a causa di quel problema piuttosto grave, ma in modo assolutamente brillante perché tutto il resto, invece, funziona.

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Emiliano Maramonte
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Re: Io mi pento di Emiliano Maramonte

Messaggio#13 » venerdì 2 ottobre 2020, 15:32

Colgo l'occasione per ringraziare Fabrizio per il suo feedback e, ovviamente, l'Antico, al quale dico che ha centrato i punti focali (e gli inconvenienti) del racconto. Speravo che la figura (vaga) della giustiziera avesse un certo peso nell'economia della trama, ma evidentemente abbisognava di una migliore caratterizzazione o, come ormai si usa dire a MC, una migliore semina. E aggiungo che l'espressione "Taci, cazzo" ha proprio quella funzione, cioè di indispettire il lettore e metterlo sul chi vive con un paio di domande: "Perché è così scorbutico? Perché si è rivolto così alla moglie"? Domande che hanno risposta verso la fine della storia.

Emiliano.

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