I nuovi vicini

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giulio.palmieri
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I nuovi vicini

Messaggio#1 » martedì 22 settembre 2020, 1:21

La prima volta che scorsi la signorina Marianne salire le scale di servizio, la salutai appena, perché il cane abbaiava sul balcone. Feci appena in tempo a mirarle il viso arrossato per la salita, la fronte adombrata dalla veletta del cappello.
– Perché veste così? – domandai il giorno dopo alla Rachele, la portinaia.
– Le piace? – ammiccò lei dal gabbiotto lei
– Non saprei – feci io.
– La signorina viene da Conte di Mola, così ha scritto sul contratto. Il dottor Novecenti me lo ha fatto leggere. M’ha detto che è un vico di Napoli dove un tempo vivevano le sciantose. Non so altro!
– E che è una sciantosa?
– Ma una cantante, di quelle che si esibivano nei teatri d’un tempo, dove andavano i militari, e la bella gente.
La Rachele sapeva in anticipo vita, morte e miracoli degli inquilini del palazzo. Capii da come sorrideva che per lei era tutto normale e cambiai discorso.
Dopo una settimana circa, una notte s’udì un gran trambusto le scale. Una voce riecheggiò nell’aria, dal piano terra. Uscii subito sporgendomi dalla balaustra, e vidi più sotto gli altri inquilini, in tenuta da notte, a guardare la scena di un ragazzotto in tenuta militare, che agitava una sciabola nell’aria e gridava: – Io che con la mia spada ho diviso il mondo, mi accuso di avere meno coraggio di una donna, di avere mente meno nobile della bella Cleopatra.
A questo punto, scattò un applauso.
Ma il ragazzotto là sotto non si dava pace. Accolse i nostri applausi; s’inchinò quando uno dei Durini, al secondo piano, chiese: – Sei uno spasimante di Marianne?
– Ma dov’è Cleopatra? – chiedeva qualcun altro.
Io mi volsi verso la porta di Marianne (abitava vicino a me). Ebbi un moto di stupore quando la vidi uscire con una gonna plissettata, e un busto che la sorreggeva tutta, e i capelli sciolti, come stesse entrando in scena. Una scena in cui io e gli altri eravamo spettatori. Scosse un po’ la testa, poi guardò in basso e gridò: – Caro bebé, che guarde a fá? Io quanno veco a te mme sento disturbá!
– Cleopatra, allora è vero – rispose quello lasciando cadere la sciabola con una eco tra gli scaloni vetusti – non siete morta! Io, Antonio, v’ho cercata per tutti i quartieri di Napoli. Pure alla cancelleria austriaca ho scritto. Ma si sparisce così, così senza neanche una lettera, un commiato, un saluto!
– Bebe’, mio caro. Avevo bisogno di tranquillità. E poi non sono più Cleopatra, mo so’ Lilì Kangy! Sciantosa prediletta, avite voglia ‘e dí!
– E dove avete voglia di stare, Lilì?
– E qua in appartamento, bebe’! E mo andatevene, che vado a dormire.
Doveva esserci stata una storia d’amore tra quei due. Uno di quegli amori inenarrabili, romantici, che non esistevano più. Perché entrambi venivano da chissà dove, da un teatro forse, da un’epoca che non avevo mai visto, e parlavano così bene, e si muovevano come se quello spazio che era la nostra casa, il nostro condominio, appartenesse a loro, in quel momento, al loro dolore da operetta. Cantarono alcune canzoni. Continuarono a schermirsi, finché lui, togliendosi il copricapo non gridò: – Lilì, seguitemi o m’ammazzo!
– S’ammazza! – gridò la signora Cenci al terzo piano.
– E tu sei venuto qua a Roma per fare queste cose? – gridò qualcun altro.
– Non fare sciocchezze – gridai io, e guardavo il viso dagli occhi nerissimi di Marianne, i gioielli di cui s’era adornata come per un appuntamento. Anche lei mi guardò per un lungo istante. Quando, d’un tratto, l’aria fu scossa dal rumore di uno sparo.
Mi volsi. In basso il corpo del giovanotto giaceva disteso vicino alla sciabola, e la Rachele gridava qualcosa a noi altri, accorsa troppo tardi.
Tutto finì in un istante. Come gli altri, rientrai anch’io in casa, sbattendo la porta, e corsi al telefono. Per tutta la notte parlai con gli altri inquilini del palazzo e non andai a dormire, pensando alle scene di quella sera. Sul tardi, mi addormentai in vestaglia, sulla poltrona, amareggiato come un adolescente.
Solo il giorno dopo compresi lo scherzo: i nuovi coinquilini, e miei vicini, si presentarono alla porta. Si chiamavano Marianne e Robert, venivano da Napoli, facevano gli attori, e quella sera avevano voluto stupirci con uno dei loro spettacoli.
Ultima modifica di giulio.palmieri il martedì 22 settembre 2020, 1:26, modificato 2 volte in totale.



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antico
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Re: I nuovi vicini

Messaggio#2 » martedì 22 settembre 2020, 1:25

Ciao Giulio! Pronto per questa nuova Era? Malus tempo per te, caratteri ok. Buona SARA BILOTTI EDITION!

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giulio.palmieri
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Re: I nuovi vicini

Messaggio#3 » martedì 22 settembre 2020, 1:28

Ciao Maurizio, grazie mille. Saluti

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Fagiolo17
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Re: I nuovi vicini

Messaggio#4 » mercoledì 23 settembre 2020, 19:35

Ciao Giulio.
Il testo è scritto bene ma purtroppo la storia non mi è piaciuta particolarmente, mi spiace. In compenso ho gradito molto le citazioni.
Il finale ha poca forza e la reazione del protagonista che scappa in casa e passa la notte chiamando gli altri condomini è poco credibile se veramente ci fosse stato un omicidio nell’androne. Nessuno ha chiamato la polizia? Avrebbe già fatto differenza se avesse scoperto immediatamente che era tutta una farsa, magari correndo a soccorrere il ragazzo.
In tutto questo il numero di battute limitate non aiuta, lo so bene!
Qualche refuso qua e là, te li segno.
ammiccò lei dal gabbiotto lei
un gran trambusto le scale
in tenuta da notte, a guardare la scena di un ragazzotto in tenuta militare, Ripetizione di TENUTA

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giulio.palmieri
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Re: I nuovi vicini

Messaggio#5 » venerdì 25 settembre 2020, 10:35

Fagiolo17 ha scritto:Ciao Giulio.
Il finale ha poca forza e la reazione del protagonista che scappa in casa e passa la notte chiamando gli altri condomini è poco credibile se veramente ci fosse stato un omicidio nell’androne. Nessuno ha chiamato la polizia?


Ciao Luca, hai colto il punto: il protagonista non sa se c'è stato un omicidio nell'androne. Se noti, i dettagli a riguardo nel racconto sono presenti: il ragazzotto brandisce una sciabola, poi la butta a terra: non viene mostrata alcuna pistola. Né, quando il protagonista si sporge, vede tracce di sangue (vede solo il corpo con la sciabola vicino e la Rachele presso di lui, che si occuperà della "faccenda").
Il finale, quindi, è in linea con la stranezza della scena: forse c'è stato un omicidio, ma non ne è sicuro. D'altronde non capita tutti i giorni di vedere due amanti schermirsi in un condominio in maniera così teatrale. Quindi la reazione del finale è in linea (almeno, nelle mie intenzioni) col fatto che il protagonista crede nella veridicità della scena, nei sentimenti evocati, ma non può credere in concreto che sia successo un fatto di sangue. Da qui il chiudersi in casa, il parlare al telefono con gli altri condomini etc. etc.
Spero di averti convinto. E buona edition.

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Emiliano Maramonte
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Re: I nuovi vicini

Messaggio#6 » venerdì 25 settembre 2020, 12:00

Ciao Giulio!
Lieto di averti letto!
A parte un po' di folklore partenopeo (sempre gradevole) e un picco emotivo sul finale appena sufficiente a dare una piccola scossa, purtroppo il racconto soffre, e tanto, la mancanza di una tensione narrativa rilevante. Giunto a metà della lettura ero insofferente. Poca semina per la tensione, nessun conflitto narrativo, troppa "ciurla nel manico" e questo è la morte, soprattutto per un racconto così breve.
Per dire, se avessi iniziato da: "Una notte si udì un gran trambusto sulle scale", il lettore si sarebbe messo subito sul chi vive e avrebbe avuto voglia di proseguire. Con un incipit così, ti saresti anche concesso il lusso di disseminare l'abbuffata di informazioni di tutta la prima parte per tutto l'arco del testo.
La storia in sé sarebbe anche interessante, con quel gradevole registro faceto, ma avrebbe meritato ben altro sviluppo, giocato sul contrasto drammatico (sul finale)/folkloristico (per buona parte della trama).
Twist finale un po' appiccicato per provare a disorientare il lettore (per quanto mi riguarda ha la stessa efficacia - scarsa - del logoro colpo di scena del personaggio che, dopo eventi traumatici, si sveglia e scopre che è tutto un sogno...).
Tema tutto sommato centrato.

Un paio di notazioni tecniche:
- "Feci appena in tempo a MIRARLE" - evita barocchismi, ormai siamo nel 2020, danno solo fastidio.
- "Una voce riecheggio NELL'ARIA" - "Nell'aria" è inutile, i suoni quando riecheggiano, lo fanno nell'ambiente, ovvio.

Una valutazione finale non sufficiente.

In ogni caso, in bocca al lupo!
Emiliano.

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Ilariya_
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Re: I nuovi vicini

Messaggio#7 » venerdì 25 settembre 2020, 13:41

Ciao Giulio!

Concordo con quanto già detto da Emiliano e Luca.

La storia di uno spettacolo dedicato ai vicini che inscena una morte tanto realistica da sembrare vera è già abbastanza irreale di per sé, quando poi il protagonista che ne è testimone non va neppure a vedere cosa è successo non è più convincente. Soprattutto se questo passa la notte a parlarne con i vicini. Nessuno di loro vuole salvare Marianne, nemmeno la signora Cenci che urla dal terzo piano?
Anche io avrei preferito che il protagonista prendesse coraggio e andasse subito a vedere.

Segnalo inoltre un piccolo problema dell'ambientazione: la coppia di attori si è trasferita da Napoli, ma scopriamo che siamo a Roma solo alla fine del racconto. Forse era meglio farne cenno prima, o non farne affatto.

A parte questo, il testo è scritto bene e il tema è centrato.

In bocca al lupo!

Ilaria

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giulio.palmieri
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Re: I nuovi vicini

Messaggio#8 » venerdì 25 settembre 2020, 14:54

Ciao ragazz*, grazie per i vostri commenti. Farò tesoro soprattutto del consiglio di aumentare la tensione narrativa.
Faccio solo presente che il racconto però non vuole essere né un thriller, né un poliziesco, né arrivare a una conclusione scontata. Il tema è proprio quello di una finzione che sembra reale, e che non può concludersi con la verifica da parte del protagonista del presunto omicidio (perché non c'è, alla fine, nessun omicidio; come suggerito dalla mancanza di sangue sulla scena, e dal fatto che non si vede alcuna pistola).
Vi invito quindi a valutarlo per quello che è, e per gli elementi narrativi in esso contenuti.

Ilariya_ ha scritto: Nessuno di loro vuole salvare Marianne, nemmeno la signora Cenci che urla dal terzo piano?
Anche io avrei preferito che il protagonista prendesse coraggio e andasse subito a vedere.

Non muore Marianne, muore Robert.

Ilariya_ ha scritto: Segnalo inoltre un piccolo problema dell'ambientazione: la coppia di attori si è trasferita da Napoli, ma scopriamo che siamo a Roma solo alla fine del racconto. Forse era meglio farne cenno prima, o non farne affatto.

Sempre nelle mie intenzioni, i luoghi fisici e reali non contano nel contesto. Conta solo la finzione e la sua veridicità.

megagenius ha scritto:- "Feci appena in tempo a MIRARLE" - evita barocchismi, ormai siamo nel 2020, danno solo fastidio.


Mirarle è un po' aulico, ma rientra nella psicologia del personaggio. Se il protagonista crede a quella finzione (e porta il lettore, nelle intenzioni, a crederci) deve avere un carattere un po' barocco, sognante, romanzesco.

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Ilariya_
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Re: I nuovi vicini

Messaggio#9 » venerdì 25 settembre 2020, 21:21

Ilariya_ ha scritto:
Nessuno di loro vuole salvare Marianne, nemmeno la signora Cenci che urla dal terzo piano?
Anche io avrei preferito che il protagonista prendesse coraggio e andasse subito a vedere.

Non muore Marianne, muore Robert.


Scusa, volevo dire: aiutare Marianne.

alexandra.fischer
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Re: I nuovi vicini

Messaggio#10 » sabato 26 settembre 2020, 21:04

Tema centrato. Sai, sulle prime mi hai fatto venire i brividi. Pensavo che la bella Marianne, la sciantosa, fosse un fantasma. Vuoi per gli abiti, all’inizio, e poi per il repertorio canoro e il corteggiatore in tenuta di altri tempi (ufficiale ottocentesco con lo spadino di ordinanza e la rivoltella). Ho immaginato la portinaia Rachele come una donna molto anziana, se sapeva certi particolari di una forma teatrale passata di moda da anni. E ho visto il corteggiatore come uno spirito lui stesso (il fatto che usasse toni shakespeariani mi ha ribadito l’impressione. L’ho immaginato lo spirito di un giovane militare di buona carriera, tornato a ripetere lì il gesto estremo compiuto in un’altra epoca). Poteva starci per via della scansione temporale (una settimana: ho pensato a un anniversario). Bello l’intervento della vicina, perché con il suo grido ha spezzato l’atmosfera soprannaturale e creato spazio per la sorpresa finale: macché fantasmi. Quelli sono Marianne e Robert, due attori in cerca di pubblicità trasferitisi da poco nel condominio. Prova ben scritta, originale.

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Gennibo
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Re: I nuovi vicini

Messaggio#11 » domenica 27 settembre 2020, 0:49

Ciao Giulio e piacere di rileggerti, mi è piaciuta l’idea della messa in scena teatrale, anche se l’ho trovata un po’ confusa e come hanno fatto notare quelli prima di me, ai limiti della credibilità.
Ti faccio un appunto riguardo lo stile che all’inizio è piuttosto ricercato, poi però con: “domandai il giorno dopo alla Rachele, la portinaia” diventa più colloquiale. Durante la storia c’è un continuo cambio di registro che secondo me sarebbe meglio sistemare.
Poi c’è: “la Rachele”, il nome con l’articolo è tipico del milanese e dintorni, ma tu fai parlare i teatranti in napoletano e spieghi che siamo a Roma. Mi chiedo, ma se invece trasportassi il tutto a Napoli, con l’inquilino che arriva dal “nord” e si trova così giustamente spaesato e non è al corrente che una volta alla settimana gli inquilini teatranti amano provare il loro spettacolo?

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Davide Di Tullio
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Re: I nuovi vicini

Messaggio#12 » domenica 27 settembre 2020, 11:03

Ciao Giulio

trovo molto carina l'idea di inscenare una sorta di racconto nel racconto. Il protagonista della storia che si fa spettatore di un altra storia. Questo, ahimè, non basta per rendere il tuo racconto brillante.
Dal punto di vista della caratterizzazione dell'ambientazione e di alcuni personaggi avresti anche fatto un lavoro di tutto rispetto, dato lo spazio a disposizione, ma manca il conflitto nella costruzione delle scene. Il protagonista è solo uno spettatore, non interagisce con la vicenda, resta passivo. Non solo: qualcuno si ammazza e lui va a chiudersi in una stanza? Parla con i vicini e si attacca al telefono per chiamare chi? Un ambulanza, la polizia? questo non lo dici, e rendi la scena del tutto surreale quindi straniante rispetto alla sospensione dell'incredulità.
Parlando dello stile, invece, credo che questo sia il vero punto debole del racconto. Troppi aggettivi, troppi avverbi, troppe frasi subordinate; usi termini desueti ("mirarle", "adombrata" ecc.). Tutti elementi che conferiscono alla prosa una certa pesantezza e un'aria di stucchevole saccenza. Un operazione che ci ricorda che c'è l'autore dietro ogni parola e che non sono le vicende a parlare.

a rileggerci!

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giulio.palmieri
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Re: I nuovi vicini

Messaggio#13 » domenica 27 settembre 2020, 16:00

[quote="alexandra.fischer"][/quote]

Ciao Alexandra, grazie! Sono contento ti sia piaciuto.

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giulio.palmieri
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Re: I nuovi vicini

Messaggio#14 » domenica 27 settembre 2020, 16:35

Gennibo ha scritto:Ti faccio un appunto riguardo lo stile che all’inizio è piuttosto ricercato, poi però con: “domandai il giorno dopo alla Rachele, la portinaia” diventa più colloquiale. Durante la storia c’è un continuo cambio di registro che secondo me sarebbe meglio sistemare.
Poi c’è: “la Rachele”, il nome con l’articolo è tipico del milanese e dintorni, ma tu fai parlare i teatranti in napoletano e spieghi che siamo a Roma. Mi chiedo, ma se invece trasportassi il tutto a Napoli, con l’inquilino che arriva dal “nord” e si trova così giustamente spaesato e non è al corrente che una volta alla settimana gli inquilini teatranti amano provare il loro spettacolo?


Ciao Isabella, ammetto che il pezzo è un brano un po' sperimentale (non è una trama classica). Il cambio di registro serve a introdurre gradualmente il lettore nella finzione. Se il personaggio principale non avesse una visione sulle cose che lo predispone a credere alla finzione, a quel tipo di finzione, tutto, a mio avviso, risulterebbe incoerente. Il protagonista (un occhio che guarda, come i personaggi di Kafka o certi personaggi di Yukio Mishima) quindi, si rivolge in maniera colloquiale alle persone di ogni giorno, ma guarda le cose in maniera "aulica" diciamo, e questo fa parte del suo tratto psicologico.
Arrivare a Napoli da "nord": potrebbe aver senso, ma, ripeto, i luoghi non contano, conta l'epoca evocata.
"La Rachele" è per distinguerla dagli altri e darle un ruolo un po' diverso da quella di semplice spettatrice.
Proverò cmq a immaginare un finale diverso, in linea col resto (giusto per completare l'esercizio).



Davide Di Tullio ha scritto: Dal punto di vista della caratterizzazione dell'ambientazione e di alcuni personaggi avresti anche fatto un lavoro di tutto rispetto, dato lo spazio a disposizione, ma manca il conflitto nella costruzione delle scene. Il protagonista è solo uno spettatore, non interagisce con la vicenda, resta passivo. Non solo: qualcuno si ammazza e lui va a chiudersi in una stanza? Parla con i vicini e si attacca al telefono per chiamare chi? Un ambulanza, la polizia? questo non lo dici, e rendi la scena del tutto surreale quindi straniante rispetto alla sospensione dell'incredulità.


Ciao Davide, grazie per le tue puntualizzazioni. Premesso che la trama è non-classica: è vero, il protagonista è solo uno spettatore, e resta passivo dall'inizio fino alla fine (l'ho immaginato così per coerenza sul personaggio) proprio per mettere in risalto non se stesso ma il fatto centrale del racconto: una finzione e la sua veridicità (che è poi una proiezione del personaggio protagonista, è lì il suo conflitto).

Davide Di Tullio ha scritto: Parlando dello stile, invece, credo che questo sia il vero punto debole del racconto. Troppi aggettivi, troppi avverbi, troppe frasi subordinate; usi termini desueti ("mirarle", "adombrata" ecc.). Tutti elementi che conferiscono alla prosa una certa pesantezza e un'aria di stucchevole saccenza. Un operazione che ci ricorda che c'è l'autore dietro ogni parola e che non sono le vicende a parlare.


Ok, lo stile può non piacere, ma il protagonista ti risulta coerente? tecnicamente ti risulta credibile per come parla, per come descrive la scena (anche se non ti piace il suo linguaggio)?
Farò cmq l'esercizio di scrivere un finale diverso e a lavorare sul mantenimento della sospensione d'incredulità.

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Davide Di Tullio
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Re: I nuovi vicini

Messaggio#15 » domenica 27 settembre 2020, 17:22

Ciao Giulio

il protagonista è forse l'unico personaggio non caratterizzato. Viene presentato come il protagonista del racconto, ma non vi prende mai veramente parte. Lo hai travestito da comparsa, ma è l'incarnazione del narratore, che racconta la vicenda della messinscena. Va da se che questa operazione è del tutto legittima, a patto che non si equivochi suoi ruoli.
Hai usato una prima persona periferica, cioè qualcuno che racconta una vicenda a cui ha assistito in prima persona,ma questo risulta incompatibile con il presunto conflitto che dici di esternare nella scena. Non c'è nessuna relazione emotiva tra il finto omicidio e l'interiorità del protagonista. L'unico contatto avviene nel finale, quando si scopre che è tutta una finzione. Avresti potuto coinvolgere il protagonista, fallo intervenire, cercare di impedire che l'omicidio avvenisse, farci vedere il suoi pensieri, ma invece è rimasto spettatore.
Il tuo intento ero ambizioso, ma a mio avviso non ha avuto una buona riuscita.

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giulio.palmieri
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Re: I nuovi vicini

Messaggio#16 » domenica 27 settembre 2020, 18:29

Davide Di Tullio ha scritto:Ciao Giulio

il protagonista è forse l'unico personaggio non caratterizzato. Viene presentato come il protagonista del racconto, ma non vi prende mai veramente parte. Lo hai travestito da comparsa, ma è l'incarnazione del narratore, che racconta la vicenda della messinscena. Va da se che questa operazione è del tutto legittima, a patto che non si equivochi suoi ruoli.
Hai usato una prima persona periferica, cioè qualcuno che racconta una vicenda a cui ha assistito in prima persona,ma questo risulta incompatibile con il presunto conflitto che dici di esternare nella scena. Non c'è nessuna relazione emotiva tra il finto omicidio e l'interiorità del protagonista. L'unico contatto avviene nel finale, quando si scopre che è tutta una finzione. Avresti potuto coinvolgere il protagonista, fallo intervenire, cercare di impedire che l'omicidio avvenisse, farci vedere il suoi pensieri, ma invece è rimasto spettatore.
Il tuo intento ero ambizioso, ma a mio avviso non ha avuto una buona riuscita.


Ciao Davide, grazie. Ci penso su. Quindi: caratterizzare il personaggio protagonista e coinvolgerlo nella scena dopo lo sparo per renderlo più partecipe e coinvolgere il lettore fino alla fine. Ritengo che la storia proposta possa essere autoconsistente anche così com'è, e con un suo significato. Farò cmq un esercizio nel senso che suggerisci.
Grazie e a rileggerci!

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wladimiro.borchi
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Re: I nuovi vicini

Messaggio#17 » martedì 29 settembre 2020, 13:24

Ciao Giulio,
a dir la verità il racconto mi ha convinto assai poco.
Stilisticamente soffre di una prima persona che non filtra il narrato con i propri pensieri ed emozioni. Questa scelta rende il racconto una sorta di diario asettico che non ha saputo tirarmi dentro la storia.
La vicenda stessa non l'ho trovata troppo verosimile: perché i nuovi vicini avrebbero deciso di inscenare un suicidio d'amore, con il rischio che qualche vicino allertasse le forze dell'ordine o mettesse in pericolo la propria vita per intervenire? Il racconto non lo spiega. Solo per presentarsi come attori al vicinato? E chi lo farebbe mai?
Infine la reazione del protagonista che si chiude in casa fino al giorno dopo, senza prestare soccorso o anche semplicemente chiamare un'ambulanza o la polizia, mi pare fuori di ogni probabilità.
A rileggerci presto.
W

Emamela
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Re: I nuovi vicini

Messaggio#18 » martedì 29 settembre 2020, 14:40

Ciao Giulio,
aggiungo poco a quello scritto dagli altri, che condivido, ti segnalo qualche ripetizione di parole che appesantiscono e rallentano un po’ la lettura.
Trama un po’ troppo intricata, forse nella prima parte ci sono troppe informazioni che rubano spazio all’idea iniziale, che, tralasciando le incongruenze che ti hanno segnalato, comunque trovo originale.
Il finale mi è risultato un po’ oscuro, anche se viene disvelato nella frase conclusiva che chiarisce la messa in scena, ma trovo che abbia poca efficacia perchè relegato a una sola frase.
A presto
Emanuela

Fabio84
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Re: I nuovi vicini

Messaggio#19 » giovedì 1 ottobre 2020, 13:38

Ciao Giulio,
questi vicini hanno rischiato il tutto per tutto: o farsi adorare o farsi odiare da tutto il condominio =)
Per quanto la situazione sia bizzarra (e ce n'è di gente che farebbe queste cose) ho alcune perplessità che riguarda la coerenza del racconto.
Mi pare di capire che nessuno interviene quando l'attore rimane disteso vicino alla sciabola: mi aspetto che qualcuno chiami la polizia. Dal protagonista che indichi mi pare uno che potrebbe chiamarla in preda al panico per quanto sta succedendo.
Questo introduce un altro argomento: il protagonista è più un narratore e di lui si avvertono poche sensazioni (il prolungato gioco di sguardi con la ragazza di cui non ho capito bene cosa indicasse, oppure quando tutti scappano e in cui lui alla fine rimane solo amareggiato (perché amareggiato tra l'altro?); inoltre alla fine viene svelato che è uno scherzo e mi aspetterei qualche reazione che però non avverto)
Il finale è efficace a svelare quanto sia successo. Forse poteva essere reso con un dialogo tra i tre e fare avvenire il tutto in maniera più naturale che spiegandolo nella frase. Cosa ne pensi?
ciao

FAbio

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Re: I nuovi vicini

Messaggio#20 » lunedì 5 ottobre 2020, 18:44

Premesso che penso anch'io che il finale sia sbagliato perché la morte, pur inscenata, avrebbe portato a conseguenze notevoli mentre in questo condominio (abitato da gente che ha già, probabilmente, un posto prenotato tra gli ignavi) invece passa come un qualcosa da pura chiacchiera tra vicini. Però vabbeh, un finale simile lo si cambia e via. Il problema vero, però, è la relazione che hai solo suggerito tra il protagonista e Marianne. Lui prova attrazione e questo è la vera chiave di volta perché se questo l'avesse portato a un maggiore scambio di sottintesi con la donna sarebbe diventato lui stesso parte integrante della scena e anche di un crudele scherzo, a quel punto, da parte della coppia con tanto di disillusione finale, quando capisce che lei non sarà mai sua. Ecco, focalizzato verso questo intreccio penso che il racconto sarebbe da pollice su, ma devi giocare di più con i personaggi e, in particolare, con il protagonista e le sue emozioni. Allo stato attuale un pollice tendente verso l'alto al pelo che sta davanti al racconto di Stefano in quanto qui la storia suggerita mi sembra più articolata e con maggiori potenzialità.

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