Gruppo GHOST: Lista racconti e classifiche

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antico
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Gruppo GHOST: Lista racconti e classifiche

Messaggio#1 » martedì 22 settembre 2020, 2:18

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BENVENUTI ALLA SARA BILOTTI EDITION, LA PRIMA DELL'OTTAVA ERA DI MINUTI CONTATI, LA 145° ALL TIME!

Questo è il gruppo GHOST della SARA BILOTTI EDITION con SARA BILOTTI nella veste di Guest Star.

Gli autori del gruppo GHOST dovranno commentare e classificare i racconti del gruppo MOON.

I racconti di questo gruppo verranno commentati e classificati dagli autori del gruppo LOCKDOWN.


Questo è un gruppo da NOVE racconti e saranno i primi TRE ad avere diritto alla pubblicazione immediata sul sito e a entrare tra i finalisti che verranno valutati da SARA BILOTTI. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, verranno a loro volta ammessi alla vetrina del sito, ma non alla finale. Ricordo che per decidere quanti finalisti ogni gruppo debba emettere cerco sempre di rimanere in un rapporto di uno ogni tre approsimandolo all'occorrenza per eccesso.

Per la composizione dei gruppi ho tenuto conto del seguente metodo: per primi ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti RANK DELLA SETTIMA ERA (il primo nel gruppo A, il secondo nel gruppo B, il terzo nel gruppo C, il quarto nel gruppo A e così via), coloro che non hanno ottenuto punti nel corso della SETTIMA Era sono stati assegnati a seguire (primo a postare gruppo X, secondo a postare gruppo Y, terzo a postare gruppo BETA, quarto a postare gruppo X e così via). Importante accorgimento: in quest'Era il gruppo con il Leader della classifica (in quest'edizione quello con il Campione in carica) non potrà mai essere quello con più racconti, motivo per cui quando ci sarà un numero diverso di racconti per gruppo, come in questa edizione, gli ultimi racconti verranno assegnati saltandolo.

E ora vediamo i racconti ammessi nel gruppo GHOST:

Ovatta, di Maurizio Ferrero, ore 23.06, 4241 caratteri
Il tapis roulant, di Gabriele Dolzadelli, ore 00.18, 4216 caratteri
Questi vicini, di Alexandra Fischer, ore 22.29, 4189 caratteri
Rito di passaggio, di Fabrizio Sollazzo, ore 00.43, 4215 caratteri
Troppa carne al fuoco, di Roberto Masini, ore 00.03, 4214 caratteri
Punti di vista, di Andrea J. Leonardi, ore 23.16, 4234 caratteri
La sciura, di Giorgia D’Aversa, ore 00.10, 4192 caratteri
I pazzi non giudicano, di Mauro Lenzi, ore 00.46, 4238 caratteri
Fantasma, di Giacomo Puca, ore 01.00, 4216 caratteri

Avete tempo fino alle 23.59 di giovedì 1 OTTOBRE per commentare i racconti del gruppo MOON. Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Per i ritardatari ci sarà un'ora di tempo in più per postare le classifiche e i commenti, quindi fino alle 00.59 del 2 OTTOBRE, ma si prenderanno un malus pari alla metà del numero di autori inseriti nel gruppo approssimato per difetto. Vi avverto che sarò fiscale e non concederò un solo secondo in più. Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, posterò la mia e stilerò quella finale dei raggruppamenti.
NB: avete DIECI giorni per commentare e classificare i racconti del gruppo MOON e so bene che sono tanti. Ricordatevi però che Minuti Contati, oltre che una gara, è primariamente un'occasione di confronto. Utilizzate il tempo anche per leggere e commentare gli altri racconti in gara e se la guardate in quest'ottica, ve lo assicuro, DIECI giorni sono anche troppo pochi. E ancora: date diritto di replica, tornate a vedere se hanno risposto ai vostri commenti, argomentate, difendete le vostre tesi e cedete quando vi convinceranno dell'opposto. Questa è la vostra palestra, dateci dentro.

Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti assegnati al suo gruppo con il corretto numero minimo di caratteri.
– 13 punti malus per chi commenta tutti i racconti assegnati al suo gruppo, ma senza il numero minimo di caratteri.
– ELIMINAZIONE per chi non commenta anche solo un racconto di quelli assegnati al suo gruppo.


Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo MOON.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.

E infine: una volta postate e da me controllate, le classifiche non possono più essere modificate a meno di mia specifica richiesta in seguito a vostre dimenticanze. L'eventuale modifica non verrà contabilizzata nel conteggio finale e sarà passibile di malus pari a SETTE punti.

BUONA SARA BILOTTI EDITION A TUTTI!



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Andrea76
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Re: Gruppo GHOST: Lista racconti e classifiche

Messaggio#2 » giovedì 24 settembre 2020, 13:30

FANTASMA
Ciao Giacomo, il tuo racconto mi è piaciuto perché scorre via come acqua. Lo stile è fluido, i dialoghi credibili, soprattutto c’è una dose di cattiveria e ironia che tiene da sola tutta l’impalcatura dell’intreccio. Complimenti per come hai tratteggiato il protagonista, negativo fino al midollo, e per come riesci – ciò nonostante – a far sì che il lettore accetti di essere immerso nel suo punto di vista.
Avanzo un paio di critiche: non mi è piaciuto il “driiin” iniziale del telefono. Trovo sempre un po’ pigra la scelta dell’autore di attivare l’udito attraverso un’onomatopea. Credo sia comunque più elegante usare una formula narrativa per rappresentare i suoni, e penso che la cosa valga anche per la sollecitazione degli altri sensi.
Altra nota discutibile: il finale telefonato. Ho capito presto che la sparizione di Valeria c’entrasse qualcosa con il protagonista… Questo però, riflettendo, non so se è male. Crea più suspense non sapere cosa si cela dietro un mistero, oppure saperlo ma avere la curiosità di conoscere come verrà svelato?
Ci devo pensare…
In ogni caso, per la tecnica (e la leggerezza che ne consegue) il tuo è senz’altro un racconto da podio.

LA SCIURA
Ciao Giorgia, ho trovato il tuo racconto molto interessante per la caratterizzazione che riesci a fare subito del personaggio di Antonia. È lei la vicina ficcanaso di cui ritroviamo mille esempi nella produzione fiction, ma che tu riesci a svincolare dagli schemi facendone la portatrice di punto di vista. C’è molto “non detto” anche nel (non) rapporto con il marito, e questo mi è piaciuto perché sa di evocazione che lascia al lettore la libertà di immaginare (e non vedere) un baratro emotivo tra i due.
Fluidi i dialoghi con la famiglia “moderna”, il che va bene perché il nucleo del racconto si basa proprio sulla dicotomia tra i due simboli generazionali che hai voluto rappresentare. Azzeccata anche la scelta di concedere alcune inflessioni dialettali ad Antonia, il che rende gli scambi dialettici ancora più credibili.
Ciò che non funziona del racconto, per il mio gusto personale, è la mancanza di un capovolgimento dell’uno o degli altri personaggi. Non c’è un cambiamento. Il conflitto, cioè, non si risolve né in un senso né nell’altro. Manca sostanzialmente un finale a cui forse, con uno spazio e un tempo più ampi, avresti potuto e saputo pensare.
Nota di merito per la tua tecnica d’immersione. Su questa base, anche intuendo la tua giovane età, credo tu possa costruire un promettente futuro da scrittrice.

PUNTI DI VISTA
Ciao Andrea, racconto impeccabile il tuo, sia in tecnica che in contenuto. Non ci racconti niente. Mostri e basta. E ancora una volta la tua è la dimostrazione che attraverso un uso appropriato dei dettagli si può davvero dire molto senza (quasi) dire nulla. Il ribaltamento dei ruoli (la stranezza è in chi vede, non in quello che vede) è costruito attraverso la fatiscenza della casa di Lorenzo (lattine di birra sparse, la vasca che perde, il bagno allagato) che evoca un certo stato d’animo del personaggio. Mi ha ricordato un racconto di “Cattedrale” in cui Carver racconta di un uomo depresso senza mai dire che lo è, ma solo rappresentando la sua propensione a stare buttato sul divano tutto il giorno.
Ecco l’unica sbavatura del tuo testo:
Marta piega la testa di lato e mi osserva divertita.
«Gianmarco, il loro bambino prodigio dei miei…»
Mi colpisce di nuovo con il foglio.
«Che rottura di palle, oh. Non posso neanche lamentarmi?»
Qui ho fatto fatica a capire chi parlasse. L’ho capito leggendo solo tre volte.

Questi errori di chiarezza non inficiano comunque il risultato. Il tuo è un racconto che, pur nella brevità, sollecita una riflessione: tendiamo a proiettare sugli altri i nostri buchi, la nostra paura di essere noi i disadattati. E questo avviene soprattutto quando i nostri vicini (Erika e Eleonora nel tuo caso) sono molto più a buon punto di noi lungo quel pazzo, impossibile cammino verso quella Terra Promessa che è la felicità.
Complimenti!

TROPPA CARNE AL FUOCO
Ciao Roberto, mi dispiace ma purtroppo devo dare ragione a chi mi ha preceduto. Nella prima parte cerchi di far filtrare la storia attraverso i dialoghi, ma purtroppo il racconto della signorina Mildred risulta molto lontano dal sollecitare empatia, emozioni o quant’altro. È tutto troppo detto e poco rappresentato.
Ecco perché la successiva vivisezione della signora Mildred, che in sé è scritta bene ed è ricca di buoni dettagli sensoriali, nel tuo racconto risulta decontestualizzata per via dell’abbondante “tell” che l’ha preceduta. Manca cioè della forza d’impatto visivo di cui sarebbe intrinseca. È come se fosse un’appendice al racconto più che parte del racconto stesso, e questo ne impoverisce la portata.
Peccato. Credo che l’idea di partenza fosse molto buona (due serial killer come vicini di casa!) ma l’esecuzione non è stata altrettanto avvincente. Penso che per risultare efficace la tua storia abbia bisogno di molto più respiro e di un numero multiplo di punti di vista. Forse ci sono le basi per una novella (o un romanzo) corale… Pensaci!

RITO DI PASSAGGIO
Ciao Fabrizio, la tua storia ha una struttura simile a quella di Roberto, e di conseguenza delle problematiche analoghe. Aver costruito tutto il racconto sulle parole del signor Budd impoverisce la forza dell’idea che invece si basa su un’immagine molto forte: il voyeurismo di un atto criminale… la perversione di una perversione… è molto potente questo spunto. Non averlo mostrato se non attraverso i dialoghi ne esaurisce le potenzialità.
Sono certo che se ti fossi immerso nella scena avresti sbrogliato anche quei punti che in tutta onestà mi sono risultati incomprensibili. Parlo del finale, con il riferimento all’ “arte dell’attenta osservazione” e poi con la battuta di chiusura di cui non sono riuscito a intuire il senso. Può darsi sia un mio problema di attenzione, ma io penso che la cosa dipenda sempre dalla tecnica. Chiudi con un’immagine vivida, ma il testo che l’ha preceduta era invece filtrato dal narratore onnisciente. È chiaro che questa incoerenza stilistica produca smarrimento in chi legge.
Se ne hai voglia e tempo prova a riscrivere questo racconto con una diversa progettualità. Ne vale la pena. L’idea di base era coraggiosa e interessante.

TAPIS ROULANT
Ciao Gabriele, il tuo è il racconto su cui ho avuto più difficoltà a esprimermi. L’ho odiato e amato allo stesso tempo. Mi è piaciuto molto come porti avanti la storia seguendo la regola del tre (Fausto, il signor Farolfi e Rosa citati nell’ordine in cui salgono a bussare alla vicina). Il 3 è il numero perfetto quando si vuole creare un climax e in questo hai fatto centro. L’atmosfera che crei mi ha ricordato “L’inquilino del terzo piano” e ti cito questo esempio per cercare di spiegarti cosa secondo il mio punto di vista non funziona nel racconto. Capisco e condivido quello che dici sul “pericolo non mostrato” e va benissimo anche lasciare un finale aperto e indefinito. Ma anche l’indefinitezza va mostrata. Mettiamo che la spiegazione finale sia che il tuo protagonista sia pazzo. Ecco, quella pazzia tu non me l’hai mostrata o quantomeno, a mio avviso, risulta debole nell’essere rappresentata con il fatto che lui alla fine riesca a dormire. Nel film di Polanski il protagonista impazzisce perché crede che tutti nel palazzo ce l’hanno con lui, e il regista ce lo fa vedere… Come? Mostrandoci lui che inizia a travestirsi da donna fino a credersi alla fine una donna a tutti gli effetti. Manca un dettaglio del genere per fare del tuo racconto un’opera perfetta. Un dettaglio forte che giustifichi la rivelazione del personaggio, il suo adattamento allo status quo.
Una storia scritta stra-bene comunque, a parte l’onomatopea del “tum-tum-tum” che non mi ha fatto impazzire.

QUESTI VICINI
Ciao Alexandra, il tuo racconto ha una visionarietà molto potente che forse meriterebbe un restauro più approfondito. Mi spiego meglio. Ho come l’impressione che tu scriva di getto (il che va benissimo in un contest basato sull’immediatezza) e riesca a partorire delle immagini davvero interessanti. Gli insetti, la mantide, il limacide mi richiamano al cinema di Lynch o del primo Cronenberg. Poi ho però la sensazione che manchi il restyling da parte tua, ovvero l’inquadratura di queste immagini in un contesto che le renda inserite a pieno nel tema proposto. Il tuo racconto è pregno di spunti affascinanti ma che nella fattispecie non bastano a rendere concreti i vicini, né come antagonisti né come contro-proiezione dell’ipotizzata follia della famiglia della protagonista. L’impressione è che tu abbia avuto fretta di lasciare tutto così com’è, senza un’operazione di sinapsi, e forse la cosa è dipesa da una mancanza di tempo contingente. O forse si tratta solo di una mia suggestione, nel qual caso chiedo venia.
Ho idea comunque che tu sia in una fase di sperimentazione, sia nello stile che come tematiche. La tua è un’avventura coraggiosa. Hai la scorza, senz’altro, per far approdare questa ricerca al più elevato dei risultati.

OVATTA
Ciao Maurizio, il tuo racconto non poteva non piacermi. Ahimè, mi sono immedesimato nel protagonista: non vedo ancora bambole ma ci sono vicino (adesso mi banneranno dal forum in quanto psicopatico. Ma pazienza, fare outing sa sempre di liberatorio)!
A parte il fattore emotivo, ho trovato il tuo testo un horror dinamico che da classico (ho pensato subito alla saga di Chucky che hai rivisitato in una chiave più noir) diventa psicologico con il ribaltamento dello status mentale del protagonista che alla fine è l’unico essere in carne e ossa in un mondo di cuciture e bambagia. Qual è il risultato, allora? Follia o normalità? Saggezza o degenerazione? E nel caso, chi è il folle e chi è il normale? La cosa mi ha fatto pensare alla citazione di The end of the fucking word: “Essere pazzi in un mondo di squilibrati non è pazzia, è buonsenso”
L’horror, per radici e per definizione, è e deve essere esistenzialista. Il tuo racconto, nell’accurata semplicità che lo contraddistingue, è esattamente questo. Magistrale.

I PAZZI NON GIUDICANO
Ciao Mauro, mi è piaciuta la metafora della casa che nella psicologia dei sogni è un must nel rappresentare la propria interiorità. Il fatto che quella della tua storia cada a pezzi rappresenta bene lo stato d’animo del pdv senza la necessità di entrare in ulteriori dettagli. Belle le immagini, validi i dialoghi, ben costruito il movimento orizzontale del personaggio che forse sta a significare l’incapacità dello stesso di risalire dal suo limbo d’incomunicabilità.
Ho però trovato piuttosto ostica la prima parte che ho dovuto rileggere più di qualche volta per entrare a pieno nell’atmosfera del racconto. Questo ha inciso in generale sulla totale immersione nella storia. Forse la cosa è dipesa dalla ricchezza (quantitativa e non) dei personaggi e dall’ovvia difficoltà di gestirne l’affresco in poche battute.
Molto convincente il dialogo tra padre e figlio che qui mi ha strappato un sorriso amaro:
“No papà. Sei solo triste, da quando la mamma se n’è andata.”
“Eh, povera donna.”
“Mica tanto. Oggi è a Manhattan.”

LA CLASSIFICA:
1) Ovatta, di Maurizio Ferrero
2) Punti di vista, Andrea J. Leonardi
3) Fantasma, di Giacomo Puca
4) Il tapis roulant, di Gabriele Dolzadelli
5) I pazzi non giudicano, di Mauro Lenzi
6) La sciura, di Giorgia D’Aversa
7) Questi vicini, di Alexandra Fischer
8) Rito di passaggio, di Fabrizio Sollazzo
9) Troppa carne al fuoco, di Roberto Masini

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Pretorian
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Re: Gruppo GHOST: Lista racconti e classifiche

Messaggio#3 » giovedì 24 settembre 2020, 22:24

Ed ecco la mia classifica e i miei commenti. Devo dire la verità: questa volta ho avuto davvero molte difficoltà ad attribuire alcune posizioni, perché c'erano racconti validi in egual misura.

1)Punti di vista, di Andrea J. Leonardi
Ciao, Andrea e piacere di leggerti.

Devo dire, posso dire di aver apprezzato parecchio questo racconto. Lo stile è efficace e la scelta della narrazione in prima persona ti permette di massimizzare l'immersione nella narrazione e nel "punto di vista" del protagonista. Anche la storia, nella sua semplicità, è estremamente efficace: piccoli screzi condominiali portano alla luce i pregiudizi del protagonista, presentanto (con una sapiente narrazione che mostra le cose, più che narrarle) come un uomo ignorante e probabilmente trascurato. Non una persona cattiva, ma un qualsiasi cazzone, che sfoga (almeno verbalmente, forse lasciando aperta la porta a una sua accettazione della diversità) i suoi piccoli e grandi problemi quotidiani contro il diverso, rappresentato dalla coppia di vicine lesbiche. In questo caso, il punto di vista del protagonista si incrocia con quello della fidanzata, che sembra trattare il suo mugugnare più come il capriccio di un bambino imbronciato, che come una seria presa di posizione omofoba. Nel complesso, devi riconoscere che hai fatto un lavoro a dir poco eccellente.
Complimenti.
Alla prossima!

2)Ovatta, di Maurizio Ferrero
Ciao Maurizio e (come sempre) piacere di leggerti.

Ti dirò, di questo racconto ho adorato il modo in cui, approfittando della prima persona, hai saputo introdurre il lettore alla visione distorta del mondo del protagonista. Le tue descrizioni delle bambole erano precise e asciutte, una cosa che ha contribuito a rendere il tutto terribilmente più inquietante e ti ha permesso di mantenere fin quasi al finale il sospetto che forse il protagonista non stesse impazzendo e che gli stesse davvero succedendo qualcosa di strano. Quanto alla scelta di far usare il corpo della sua ex come imbottitura del materasso e del vomito come "fili colorati"... posso dire che sono state idee geniali?
Nonostante tutto, il racconto non è esente da debolezze: in primis, il ristretto spazio di manovra ti ha obbligato a passare da zero a cento (aka da normalità a pazzia totale) in poche righe, senza un evento in scena che fungesse da fattore scatenante. Giustamente, potresti dirmi che il fattore scatenante sono state le bambole della ex ma allora (e questo è il secundis), perché il protagonista non è già completamente pazzo? Perché all'inizio vede la vicina come una persona più o meno normale e solo dopo la vede al 100% come una bambola? Lo so, ci sono le esigenze narrative, però questi problemi sono grossi, anche se non inficiano la validità del tuo lavoro.

Alla prossima!

3) La sciura, di Giorgia D’Aversa

Ciao Giorgia e piacere di leggerti. Il tuo racconto mette in scena in modo efficace l'incontro tra generazioni e modi di pensare così diversi da sembrare incompatibili. L'anziana "sciura" sconvolta da atteggiamenti che, per i suoi vicini, sono normali, mentre i vicini scambiano la sua morale retrograda per qualche forma di fanatismo religioso. Davvero ben fatto.
Sento di poter muovere a questo racconto solo due appunti. Hai gestito la narrazione in terza persona in modo eccellente, ma lasciare i pensieri della protagonista senza alcun segno di interpunzione ("" ad esempio) finisce per confondere il tutto, perché in alcuni punti non si capisce se stai descrivendo un pensiero, un avvenimento o un'azione. Per la prossima volta, meglio tenere i pensieri separati, oppure usare la prima persona, che consente un unico flusso narrativo.
In secondo, il finale: il cambio di punto di vista era fondamentale per il senso del racconto, ma ho l'impressione che quello della famiglia di nuovi vicini avrebbe meritato un po' più di spazio. Non moltissimo, ma giusto quello necessario per rendere ancora più d'impatto il cambio di modo di pensare da un POV all'altro.

Nel complesso, a ogni modo, davvero un'ottima prova.

4) I pazzi non giudicano, di Mauro Lenzi
Ciao, Mauro e piacere di leggerti.
Che dire, i racconti di questo tipo non sono propriamente il mio genere, ma ho sembra apprezzato la loro commovente malinconia. E il tuo racconto è decisamente piano di malinconia. Nel complesso, il racconto è ben scritto: la narrazione in prima persona ci permette di seguire il viaggio dell'anziano in compagnia dei suoi ricordi e il suo ritorno alla realtà in compagnia del figlio. Delle due parti, probabilmente la prima è quella che meriterebbe maggiori accorgimenti: in alcuni punti la narrazione è confusa e si fatica a capire perché l'anziano e i suoi amici immaginari compiano determinati gesti. Nella seconda parte il ridursi dei personaggi operanti e l'allungarsi dei dialoghi elimina il problema alla radice. Inoltre, penso che la scena del citofono avrebbe necessitatio di un po' di introduzione per poter essere efficace o, almeno, di un po' di peso effettivo nella storia. Senza queste cose finisce per essere una scenetta sostanzialmente inutile. Tolte queste minutaglie, non posso che farti i miei complimenti.

Alla prossima!


5)Fantasma, di Giacomo Puca
Ciao, Giacomo e piacere di leggerti.
Direi che il tuo è un buon lavoro, con pregi e difetti che sostanzialmente si equivalgono. A livello di stile la scelta di usare la prima persona è efficace a far immedesimare nei pensieri del protagonista, così come l'uso delle frasi brevi ne esplicita la personalità brutale. D'altra parte, questa scelta ti da parecchi problemi: se il lettore sa quello che sa il protagonista, all'inizio funziona poco il fatto che chiuda la porta "casomai qualche pervertito", perché è evidente che lui nasconde tutto per non far vedere il corpo. Nel finale, invece, abbiamo uno spiegone che risolve la vicenda, ma finisce comunque per diventare un muro di informazioni ben poco in linea con il momento della storia. In pratica, l'equivalente dello spiegone del suo piano da parte dei cattivi dei film.

Anche a livello di trama il racconto non è male, ma ha le sue pecche. Insomma, anche se ti sei sforzato di giustificare il tutto con la cassa, sembra davvero improbabile che nessuno si sia potuto accorgere che stavano spostando un corpo imbalsamato. Anche il fatto che il protagonista sia un uomo palesemente costruito per essere rozzo e fastidioso toglie terreno al colpo di scena finale, perché in qualche modo fa già presagire che si tratti di un tipo poco raccomandabile.

Insomma, luci e ombre, ma comunque una buona prova.

Alla prossima!



6) Il tapis roulant, di Gabriele Dolzadelli
Ciao, Gabriele e piacere di leggerti.

Non so, devo ammettere che questo racconto non riesce a convincermi del tutto. Penso che il problema principale sia nel finale. Insomma, lungo tutto il racconto crei un discreto crescendo di tensione che fa capire al lettore che c'è qualcosa che non va in questa donna che cammina in circolo di notte, ma alla fine non si raggiunge il punto. Posso capire che il tuo scopo fosse quello, da un lato, di mostrare un protagonista assuefatto a questa condizione e, dall'altro, di mantenere l'orrore indefinito, ma su questo penso che tu abbia ecceduto. Insomma, prendi la narrativa lovecraftiana: è piena di orrori troppo grandi da poter essere descritti e di minacce che restano nascoste, ma, se ci fai caso, in quei racconti la minaccia ha comunque modo di palesarsi, di diventare tale. In questo caso, scegliendo di non far confrontare il protagonista con l'orrore, hai tolto un elemento essenziale alla storia, al punto che finisce per sembrare monca. Oltre a questo, se posso consigliarti, la scelta di inserire i pensieri del protagonista in un racconto in terza persona è azzardata, soprattutto se non li inserisci tra qualche elemento di interpunzione ( "" per dire) che ti permette di inserirli come discorso diretto. In questo modo finisci per raccontare molto di più di quanto non mostri e questo fa cadere il principale punto di forza della narrazione in terza persona, che è, appunto, quello di "Obbligare" l'autore a spingere al massimo sulla sua capacità di mettere in scena l'azione, piuttosto che di raccontarla.
Peccato.
Alla prossima!

7) Questi vicini, di Alexandra Fischer
Ciao, Alex e piacere di leggerti.

Ci risiamo e qui siamo persino peggio del solito. Davvero ADORO il modo con cui dissemini il racconto di dettagli interessanti e strani e ammiro sinceramente l'inventiva con cui crei queste ambientazioni fuori dalla norma (un gioiello di ametista che si trasforma in una mantide religiosa viola? Questa mi sa che te la rubo!) ma questo serve a poco se non le finalizzi per il racconto. Insomma, abbiamo questo racconto con mantidi religiose magiche, molluschi grossi come cani, gente strampalata a mo di famiglia Addams... ma poi? Dove portano tutti questi elementi' Perché c'è una mantide religiosa viola e una lumaca enorme? Se togli questi elementi, la scena è semplicemente una banale consegna di posta a dei vicini. Ma se li aggiungi senza dargli un senso nella trama o nel background è persino peggio!
Insomma, immagina un film "realistico", una delle tante innocue commedie all'italiana che escono a pacchi ogni anno. Ecco, ora immagina che, pur mantenendo un'ambientazione aderente alla realtà, il migliore amico del protagonista sia un rinoceronte viola, cosa che sembra strana persino agli altri personaggi. Bene, ora immagina che questo elemento, pur restando costante, non venga mai spiegato e resti così per tutto il film. Il risultato sarebbe strano, no? Genererebbe confusione, no? Ecco, questo è il risultato che hai ottenuto con questo racconto.
Davvero, non mettere mai le briglie alla tua fantasia, ma sforzati di incanalarla nel modo migliore, o i risultati che otterrai non saranno mai all'altezza delle tue possibilità.
Alla prossima!

8)Troppa carne al fuoco, di Roberto Masini
Ciao Roberto e piacere di leggerti.

Devo accodarmi al giudizio del buon Sir: il racconto ha un'atmosfera fin troppo asettica per poter funzionare come thriller/horror. Peggio ancora, tutta la prima parte (quella dell'interrogatorio) funziona malissimo, perché finisce per diventare nient'altro che un grande spiegone, mentre la parte sul rapimento e la successiva vivisezione della protagonista, viene portato avanti in modo troppo succinto per poter essere efficace. Oltre a questo, mi sembra di capire che sia mancata una rilettura del testo, come testimoniano i refusi (se ti serve per il mantenimento del testo, posso indicarteli) e le frasi che si scambiano la protagonista e il poliziotto si scambiano sembrano scritte in una situazione in cui hai cambiato idea su cosa portare avanti in corso d'opera («Agente, le dirò i nomi, almeno di quelli che so!» «Le persone che non conosce per nome, li descriva, almeno!»). Insomma, direi che questo lavoro è al di sotto dei tuoi lavori precedenti.

Alla prossima


9) Rito di passaggio, di Fabrizio Sollazzo
Ciao, Fabrizio e piacere di leggerti.

Questo racconto (che solo dalle parole di Sirmehdio ho capito essere un rimando a Lolita) presenta parecchie vulnerabilità su cui potresti lavorare. In primis, il punto di vista: anche se il narratore onnisciente è lo strumento narrativo più facile, è anche quello più confuso e quello che rende più di tutto un racconto della capacità di narrazione. Nel tuo racconto il punto di vista saltella quasi costantemente da un personaggio all'altro e questo, lungi dal rendere il tutto più chiaro, finisce per aggiungere confusione, perché si fatica a capire chiaramente chi fa cosa. In secundis, proprio il fatto che tu espliciti i pensieri, le emozioni e le intenzioni di ogni personaggio finisce per rendere il racconto più "povero". RIcorda "show, don't tell", una prosa risulta tanto più avanzata quanto più l'autore è in grado di far capire qualcosa al lettore senza dirlo: per capirci, invece di dire esplicitamente che un personaggio è triste, meglio lasciarlo trasparire dai suoi gesti, dal suo tono di voce o anche dalle espressioni del suo volto.

A parte questo, anche la trama è abbastanza problematica. Il rimando a Lolita può facilmente non essere afferrato e, se lo si manca, il tutto risulta confuso, soprattutto perché non si capisce né perché il ragazzo sia in ospedale psichiatrico, né il senso della sua frase finale.

Da ultimo, i dialoghi. I protagonisti sono uno psichiatra (il cui scopo è, sostanzialmente, quello di interrompere la storia e farla proseguire) e un ragazzo qualunque, eppure il loro modo di parlare è artefatto e le frasi che usano fin troppo complesse. Rileggi il testo e chiediti "una persona normale parlerebbe in quel modo?" se la risposta è no, allora conviene intervenire sul testo.

Bene, questi sono solo alcuni spunti. Spero di esserti stato utile. Alla prossima!

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giulio.palmieri
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Re: Gruppo GHOST: Lista racconti e classifiche

Messaggio#4 » venerdì 25 settembre 2020, 15:46

FANTASMA, di G. Puca
Ciao Giacomo, piacere di leggerti.
Ho riletto il racconto un paio di volte, per collegare i dettagli.
Secondo me, mancano alcuni passaggi (lo spazio è sempre tiranno) per far capire pienamente, a prima lettura, che la ragazza nella cassa, la sua ragazza, è Valeria ed è la sua fidanzata. Ad esempio nell'ultima scena, sfugge un po' il momento in cui il protagonista l'ha posizionata sul divano, né è molto chiaro a chi si rivolge quando dice "Solo io so come te la sei fatta due mesi fa."
Detto questo secondo me il racconto tutto sommato funziona: l'idea è quella di un protagonista alla Drugo, che commissiona l'omicidio della propria ragazza, e che continua a conviverci dopo morta, trovando strana la vicina che invece è perseguitata dal suo fantasma. Occhio solo alla punteggiatura e ai corsivi: i pensieri vanno in corsivo, il driin iniziale va in corsivo e non è una battuta di dialogo.


I PAZZI NON GIUDICANO, di Mauro Lenzi
Salve Mauro, piacere di leggerti.
Anch'io sento la malinconia nel racconto, legata ai personaggi un po' matti che lo popolano.
Le scene sono ben alternate; tuttavia mancano alcuni passaggi visivi (ad esempio, nel quarto paragrafo, il matto sparisce dalla vista dietro l'angolo; poi il protagonista viene distratto, e dopo lo vede che infila le dita nell'infisso. Ma non lo ha visto riapparire dall'angolo). Anche la vecchia delle rose non ha un ruolo specifico: la inquadri bene nell'istantanea della seconda scena, ma poi non ha un ruolo nella ricerca all'interno della casa (invece gli altri due lo aiutano attivamente; uno funge da sentinella, l'altro lo aiuta a introdursi nella casa). Forse, sarebbe stato opportuno anche mettere un po' di suspence nella ricerca, sebbene poi il finale colga nel segno.
Occhio alla punteggiatura (“La prego, mi aiu—” va con in puntini di sospensione, credo e non col trattino lungo). Ad ogni modo, il rovesciamento finale c'è, e l'incipit evidenzia bene il luogo e il protagonista. Prova buona.


LA SCIURA, di Giorgia D’Aversa
Ciao Giorgia, piacere di leggerti. Allora, il racconto è scorrevole e dall'incipit conduci bene il lettore nella casa dei vicini.
Ci sono però delle incongruenze, delle mancanze che dovresti curare:
- all'inizio la signora Antonia appare un po' rissosa: minaccia di mandare il marito a rigare la macchina dei vicini appena arrivati, ma poi va a portare la torta al limone e non succede quasi niente. Dalla premessa del personaggio ci si aspetta una reazione, un crescendo di emozioni che poi deve culminare in qualche azione. Ma questo non succede
- la torta al limone non ha una specifica funzione narrativa, sebbene sia messa in evidenza nel finale
- Qualche incertezza nella gestione del punto di vista, soprattutto nel finale
Insomma, a mio avviso, dalle premesse ci si aspetta un climax finale che poi non avviene.
Lo stile c'è, ma dovresti curare le tecniche narrative e dare continuità agli elementi narrativi.
E buona edition.


PUNTI DI VISTA, di Andrea J. Leonardi
Ciao Andrea, piacere di leggerti.
Allora, il racconto è valido. Descrivi il tutto con una certa unità di tempo-luogo, delineando bene il punto di vista del protagonista, osservatore della "strana" famiglia dei suoi vicini. Non ho capito bene il passaggio in cui citi il bambino prodigio («Gianmarco, il loro bambino prodigio dei miei…»). Credo ti riferissi alle vicine, ma così posta la frase non si capisce subito.
Nel complesso prova molto buona. E buona edition!


TROPPA CARNE AL FUOCO, di Roberto Masini
Ciao Roberto piacere di leggerti.
Allora, di sicuro l'idea di fondo c'è; e anche la scena finale mette i brividi.
Però, il racconto non risulta immersivo: l'interrogatorio iniziale fa emergere dettagli sulla pensione e sulle persone scomparse, ma è quasi un monologo con troppi dettagli, dettagli che non emergono volta per volta nel dialogo.
Il personaggio iniziale dell'investigatore non torna più nella narrazione (quindi non ha un ruolo specifico); inoltre, la donna, dopo aver denunciato i due della pensione, per qualche motivo va a mettersi da sola in ore leonis, e senza una motivazione precisa. Insomma, il lettore è folgorato da una serie di informazioni e si vede calato all'improvviso nel corpo della ragazza nella scena finale, senza un percorso che lo abbia portato fin lì. Secondo me, puoi tirarci fuori un racconto più lungo, perché il contesto e l'idea ci sono e sono validi.
Alla prossima.


RITO DI PASSAGGIO, di Alfabri
Ciao Fabrizio, piacere di leggerti. Ho poco da aggiungere agli ottimi commenti sul racconto.
Ho apprezzato il referimento a Lolita, e il personaggio protagonista, un po' voyeur, un po' folle, e che architetta nella sua sommessa follia un piano per... per cosa?
Nel finale rimane in sospeso il piano nella mente di Budd. Il racconto secondo me è efficace, ma non esaurisce il centro narrativo. Lo stile andrebbe ripulito da ripetizioni, avverbi e infodump. Prova non sufficiente (d'altronde lo spazio è sempre tiranno) però secondo me l'idea di fondo c'è e anche il personaggio principale è centrato. Il tutto merita un racconto più lungo, e io voglio sapere qual è il piano di Budd :)
E buona edition.


QUESTI VICINI, di Alexandra Fischer
Ciao Alexandra, piacere di leggerti. Allora: l'idea narrativa di fondo c'è, e anche l'unità spazio-temporale concentra tutto verso l'obiettivo di salire fino all'appartamento della De Floro.
Il racconto però è disseminato di fili narrativi che non vengono sciolti nel finale. Bella e strana l'ambientazione, piacevolissimi i personaggi e le dinamiche psicologiche messe in evidenza.
Occhio all'effetto as you know Bob nei dialoghi, che mette in evidenza al lettore informazioni che i personaggi però non avrebbero bisogno di citare (ad es. nella battuta di dialogo «E come fai a saperlo con tanta sicurezza, visto che prendi le misure delle clienti facendole specchiare e segnandole con dei tratti di matita per gli occhi?»).
Il racconto merita di essere approfondito e allungato. Buona edition e alla prossima.


IL TAPIS ROULANT, di Gabriele Dolzadelli
Ciao Gabriele, piacere di leggerti.
A parte qualche parola di troppo (manca un po' una limatura finale, che però non inficia il tutto) devo dirti di essere arrivato d'un balzo alla fine.
La vicenda descritta è molto molto intrigante, ha un che di fiabesco e di orrorifico, nel ripetersi delle scene e della normalità nella percezione del protagonista delle persone che scompaiono nell'appartamento della "corridora".
Però, nel finale non viene mostrato né l'appartamento, né il pericolo che ha inghiottito gli inquilini. Forse, ad ogni scena avresti dovuto inserire qualcosa di più (in termini di informazioni) per non lasciare le scene troppo simili tra di loro. Però devo dire che la progressione si nota, e porta il lettore fino alla fine.
Il racconto incuriosisce e non termina. Rimane a metà.
Mi ha ricordato un po' Monster House, il cartone dove c'è una casa misteriosa, in cui spariscono persone e cose. Tu però sei riuscito a trovare una variante interessantissima, legando il tutto ai suoni e ai rumori, e alle ipotesi sulla strana inquilina che lo abita.
Ti faccio i complimenti per la curiosità che ispira e l'atmosfera che sei riuscito a creare; se lo continuerai, per favore, fammelo leggere.
E buona edition!


OVATTA, di Maurizio Ferrero
Ciao Maurizio, piacere di leggerti. Che dire? Un'ottima prova. L'orrore che evochi è attenuato e nello stesso tempo accresciuto dallo sguardo del protagonista che vede negli altri delle bambole d'ovatta e di fili colorati. Alcuni dettagli mi hanno ricordato il Poe del racconto "Berenice". Il finale è perfetto: la scissione dei mondi (esterno/interno) cala sul protagonista e chiude il suo arco narrativo. Sei sul podio, absolutely :). E buona edition.


Ed ecco la classifica finale:
1) Ovatta, di M. Ferrero
2) Punti di vista, di A. J. Leonardi
3) Fantasma, di G. Puca
4) I pazzi non giudicano, di M. Lenzi
5) Questi vicini, di A. Fischer
6) Il tapis roulant, di G. Dolzadelli
7) La sciura, di G. D’Aversa
8) Rito di passaggio, di Alfabri
9) Troppa carne al fuoco, di R. Masini

Spero di avervi fornito spunti interessanti. Ho imparato molto dalle vostre prove e vi ringrazio. Alla prossima edition!

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Giacomo Puca
Messaggi: 257

Re: Gruppo GHOST: Lista racconti e classifiche

Messaggio#5 » venerdì 25 settembre 2020, 19:57

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Andrea, ti consiglio di postare le singole valutazioni in risposta ai topic degli autori, altrimenti non possono (possiamo) rispondere alle tue valutazioni.;)
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

Dario17
Messaggi: 417

Re: Gruppo GHOST: Lista racconti e classifiche

Messaggio#6 » domenica 27 settembre 2020, 18:13

FANTASMA
Ammetto di averlo dovuto rileggere più volte per capirne la linea degli eventi, sebbene non sia comunque un intreccio complicato.
Il lessico è scarsino e come stile non mi sono piaciute alcune espressioni forse più adatte al parlato che al narrato ( "metti che è qualche arrapato", "Vado in cucina, che poi è anche salotto e pure ingresso") oppure vere e proprie costruzioni da riformulare perchè troppo contorte ( "solo che è tipo tutta girato, come che il muro che ci divide è uno specchio", "cavalco i pezzi della cassa, coi chiodi che spuntano, e vado a sedermi sul divano, vicino a Vale", "se poteva lasciare la roba della figlia in casa, che era più facile per non pensarci troppo").
Ci sono anche un paio di ripetizioni qua e la da limare.
Il punto di vista interno e la prima persona li reggi discretamente, hai anche ben gestito particolari sensoriali che danno un'idea del personaggio e gli danno un caratterizzazione forte, forse troppo.
La storia è un po' mediocre, va bene il colpo di scena finale ma avendo descritto il protagonista come una vera fogna ci ero arrivato a capirlo un po' troppo presto che lui in qualche modo fosse coinvolto nei problemi della vicina.
Qualchè clichè in meno avrebbe aiutato l'effetto sorpresa.
Il tema c'è.

I PAZZI NON GIUDICANO
La prima parte del racconto è succube di un caos di azioni, personaggi ed eventi che rimbalzano e si susseguono senza linearità. Certo, sono tutte cose partorite dalla mente malata del protagonista e quindi ci starebbe pure, ma la lettura è troppo farraginosa così. Il citofono da dove risponde l'unica persona reale ho pensato fosse relativo alla casa mangia-bambini, poi quando ho capito che non fosse così è rimasto un citofono sospeso nell'aria, infine l'ho attaccato nel posto dove doveva essere, ovvero sulla parete di una casa limitrofa a quella principale.
Il "reclutamento" degli amici, seppure in maniera minore, soffre lo stesso limite.
La seconda parte, molto meglio. Potenza dei dialoghi che la fanno da padrone e che sono la parte migliore dell'opera, sia come realismo che come contenuti.
Mi chiedo se sia coerente che un pazzo si chieda di essere pazzo, di solito chi sofre di certi disturbi è poco pratico di autoconsapevolezza, ma su questo sconfinato argomento alzo le mani, andrebbe studiato a fondo.
È scritto con uno stile corretto
Un dubbio atroce sull'incipit: dato che un cancello socchiuso e non chiuso se lo spingi SI APRE ECCOME, bisogna interpretarlo come una delle defaillance del protagonista oppure è un errore logico?
La storia è godibile ma non ha il guizzo dell'originalità. La demenza senile dei vicini è stata una trovata parecchio abusata in questo contest.
Il tema c'è.

LA SCIURA
Il racconto si lascia leggere che è un piacere, il ritmo è fluido e costante. È ben descritta la "rassicurante piattezza" del mondo della protagonista e ne delinea bene la figura della comare tanto vigorosa nei convenevoli quanto acciaccata dall'età. Fanno la loro figura anche i nuovi vicini, ognuno col suo alone di "normale trasgressività".
Insomma, il testo non fa una piega. Punti di vista e sintassi sono lindi e pinti.
L'unico punto molle del testo è l'originalità, a mio parere.
La vicenda narrata è qualcosa di molto sterotipato, una scena che potrei vedere in una qualsiasi sitcom di fine secolo scorso oppure mettendo il muso in una casa italiana dove ci vive gente di una certa età.
Manca il guizzo, il particolare che lascia qualcosa al lettore.
Paradossalmente se confrontato con gli altri testi in gara dove i vicini sono tutti assassini, psicopatici, psicolabili, geni del male oppure afflitti da invalidità mentali il tuo racconto spicca parecchio ma se il discorso va fatto sul singolo, allora un po' di monotonia c'è.
Tema centrato.

PUNTI DI VISTA

Questo racconto ha una prima parte fatta di azioni e percezioni per poi concedersi una seconda e ultima parte di puro dialogo. L'incipit iniziale è una mazzata sulle ginocchia:
"Un trapano. Di sabato mattina. Mi perfora i timpani. Le pareti, il soffitto, tutto trema come se fosse un terremoto."
Tralasciando l'inverosimilità del fatto che un singolo trapano al piano inferiore faccia tremare tutto ( un martello pneumatico sì, lo so per esperienza personale ), lo spezzettamento in più frasi brevi servono quando il susseguirsi di azione è intenso e sincopato, qui da fastidio e basta.
"Un trapano mi perfora i timpani di sabato mattina". può anche non servire la specifica del quando e sottolineare di come sia un giorno di riposo magari mettendo indizi qua e la nella narrazione.
Un paio di refusi qui e li, ma niente di serio. (tuttofare e portatabacco, non separati)
La parte dialogata non è affatto male, ma qualche tag in più con il quale il lettore può capire chi dica cosa non m isarebbe dispiaciuto, ho perso il filo un paio di volte.
Il racconto finisce con un grosso interrogativo: e allora?
Si ok, il protagonista si lamenta tra se e se prima e con la vicina poi e fa una disamina irrealista e paranoica di ciò che lo circonda. Però non sento il ceerchio che si chiude.
il racconto LA SCIURA soffre di una carenza simile, ma quello però ha una chiusura netta tramite le ultime righe finale e danno un senso di completezza. Anche la festicciola intima della sera prima ed il post-it suscita nel lettore delle domande ma poi non ne esce nulla. Rimane l'elenco di convinzioni bigotte di un uomo nemmeno così vecchio che si lamenta.
Peccato, davvero. C'erano spunti da sviluppare.
Il tema c'è.

TROPPA CARNE AL FUOCO

L'impressione, già dopo qualche riga, è quello di un vecchio giallo stile ottocentesco con il narratore esterno ed onnisciente che segue tutta la vicenda. L'impressione si è confermata alla fine della lettura.
Il racconto parecchia parecchi problemi.
la prima parte dialogata è molto costipata nel ritmo e al contempo troppo prodiga di nomi e vie che, anche perchè angoloni, non rimangono impressi nella mente ed è difficilissimo associarli ai soggetti giusti.
"Faccio la sarta ma anche la merlettaia e ogni tanto la vedova, anzi, la signora Margaret Laird, perché..." Alla prima lettura ho pensato che Mildred facesse autoironia macabra sul fatto che lei fosse rimasta vedova più volte, non che si riferisse alla proprietaria della pensione.
discorso simile qui:
"un vecchio prigioniero di guerra che doveva quattro sterline alla proprietaria. Lo sentii dire da suo marito" il marito di chi? così pare riferirsi al vecchio prigioniero di guerra.
I due si chiamano per nome e a tratti pare più un colloquio informale che un tentativo di denuncia alle forze dell'ordine.
Molto infodump andrebbe potato.
La parte finale è composta da elucubrazioni e deduzioni di una donna mazzoliata, spogliata e immobilizzata.
"Non poteva neanche spostare le pupille" è davvero una costrizione pesante, se fosse possibile andrebbe anche spiegato il come.
Epilogo con il killer che dice a se stesso o forse ad altri di cui ignoriamo la presenza cosa sta per compiere, comprensivo di terminologia tecnica.
In un contest dove i caratteri sono oro colato da gestire al pelo mi ha fatto parecchio strano vederli usati per una NDA da enciclopedia.
Non giudico la scelta un po' demodè di usare un punto di vista esterno in terza persona ( l'ho fatto anch'io sebbene solo in parte ) ma in questo caso la debolezza del costrutto generale e l'abbondanza inutile di informzazioni ne rende difficoltosa la lettura.
Il tema c'è.

RITO DI PASSAGGIO

Lo stile soffre di due difetti cronici che si ripercuotono per tutto il testo: l'ossessione per gli avverbi in -mente (liberamente,semplicemente,assolutamente,immediatamente,meccanicamente...) e la ripetizione di alcuni termini a poche righe l'uno dall'altro. ( sollecitato/sollecitare...)
Ci sono termini anche usati male, come "l'estrosità vine esempre condonata" mentre dal contesto quella che doveva essere condonata dovrebbe essere l'eccentricità oppure la riservatezza estrema.
il racconto tutto dialogato poteva anche funzionare con una struttra e una scelta migliore delle parole.
Da lettore mi chiedo: il protagonista si vanta di saper leggere nelle vite degli altri in maniera quasi sovrannaturale e poi i veri particolari carpiti li ha ottenuti spiando da un albero ed origliando? Mi pare un po' strano, a meno che lui non fosse un cialtrone mitomane. Forse lo è però dal testo poco lo capisco.
Ho letto Lolita anni fa e non avrei mai captato la citazione, però appoggiarsi su opere esistenti così nette ( non come la mitologia da cui ci si può attingere a piene mani ) penalizza la tua opera sotto il profilo dell'originalità. Ti ha facilitato e non ti ha costretto ad inventarti una vicenda tutta tua. E costringi il lettore ad aver letto l'opera di riferimento in maniera troppo gratutita.
Il finale non l'ho capito. Molto Jokeriano certo, ma senza indizi sparsi nel testo la sua ultima frase non ha proprio contesto.
Va valutato un approccio diverso a questi contest.
Il tema ok.

QUESTI VICINI


Il punto di vista è interno ed è rispettato, quello va bene.
I particolari con cui tratteggi la storia sono d'effetto e ben spalmati nel racconto, ma sono troppi troppi troppi.
La protagonista definisce attraente suo fratello ma poi scade in una descrizione di se che serve davvero a poco.
Molto simile il discorso per quanto riguarda il vestiario di madre e figli, tutti ben definiti, specifici e commentati dalla protagonista se siano di moda o meno. Infodump.
La storia è pressochè il palleggio di una commissione, poca roba.
I dettagli freak dei vicini di casa sono un po' troppo carichi e danno un tono ambiguo che va dalla parodia stile famiglia Addams all'horror fatto di schifezze tipico orientale. Mi hanno ricordato l'approccio di Fantozzi con il genero che lo saluta sporgendo un braccio da scimmione.
La signora De Floro è una Morticia fatta e finita.
Risparmiare i caratteri della descrizione ed usarli per arricchire la storia con un po' di azione in più non sarebbe male.
Oppure non specificare tutto subito e lasciare solo indizi delle presenze "bestiali" dai De Floro. E poi bam, piazzavi la lumacona.
Da lavorarci sopra.
Il tema è ok.

IL TAPIS ROULANT

Stile pulito e convincente.
Il ritmo è buono ed alterni ottimaente dialoghi, azione ( poca vabbè, ma quello prevede se si parla di un protagonista in casa ) e descrizioni.
Andrebbero eliminati i vari "pensò" sparsi qua e la e lasciare che i semplici pensieri galleggino nella narrazione.
Storia lineare e con una buone di mistero e thrilling.
Tutum, tutum, tutum. Molto Edgar Allan Poe.
Mi ha fatto storcere il naso il finale.
Il rumore infernale lo ha talmente rincoglionito che ne è diventato succube. L'odio diventa amore con molta più scioltezza di quanto non si pensi e fin qui ci siamo.
Passi le domande a cui non dai risposta, ma il passaggio dalla normalità alla pazzia è troppo veloce, temo si a colpa del conteggio dei caratteri. Sarebbe stato interessante vedere un Fausto ossessionato dal rumore anche fuori da casa: ufficio, metro, ristorante.
Tutum, tutum, tutum. Ecco che una fotocopiatrice o il passaggio di un treno lo mettono sul chi vive.
Convincente, no?
Zero refusi e discreta prosa.
Il tema ok.

OVATTA
Introduzione a ritmi bassi e poi in crescendo fino all'epilogo.
È scritto bene e non hai paura di periodi troppo lunghi che gestisci ottimamente. Dote rara.
Ottima padronanza dei particolari.
Dopo poche righe metti subito le cose in chiaro con il fatto che il protagonista assuma pillole. Questo particolare mi ha un po' dato da pensare: non era meglio sorvolare per infarcire l'effetto pazzia della seconda parte?
Anche perchè specifici che gli vengono prescritte ma è chiaro che lui non le butti giù oppure non funzionino. Eppure ha dei comportamenti lucidi che non destano sospetti. Queste minuzie sono poco chiare ma non inficiano sulla performance scrittoria, dicamola com'è.
Un po' più spinosa ( ma nemmeno troppo ) è la sospensione dell'incredulità.
Accoppare, sbudellare e bruciare nell'intimità della propria villetta ok, ma il fatto che lui scappi via delirando e poi ritrovi i vicni pronti per essere "accettati" è un po' troppo facile. Qualche porta chiusa tra loro e il protagonista ci sarebbe dovuta essere.
Finale discreto e ottima chiusura del cerchio.
Ovvia l'attinenza estrema col tema.
( Non è la prima volta che ti schiaffo primo, mi sa...)

_______________________________________________________________________________________________________


1. Ovatta
2. Il tapis Roulant
3. La sciura
4. Punti di vista
5. I pazzi non giudicano
6. Fantasma
7. Questi vicini
8. Troppa carne al fuoco
9. Rito di Passaggio

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Re: Gruppo GHOST: Lista racconti e classifiche

Messaggio#7 » domenica 27 settembre 2020, 18:23

Classifica
1. La sciura, di Giorgia D’Aversa
2. Questi vicini, di Alexandra Fischer
3. Troppa carne al fuoco, di Roberto Masini
4. Fantasma, di Giacomo Puca
5. Il tapis roulant, di Gabriele Dolzadelli
6. Ovatta, di Maurizio Ferrero
7. Punti di vista, di Andrea J. Leonardi
8. Rito di passaggio, di Fabrizio Sollazzo
9. I pazzi non giudicano, di Mauro Lenzi


Ovatta, di Maurizio Ferrero
Un racconto che mi ha riportato alle atmosfere di Coraline e quelle del film “Coraline e la porta magica”, ma meno inquietante.
Sicuramente è l’effetto della scrittura veloce, ma ci sono una serie di punti di frizione su cui la mia lettura si blocca. Ad esempio, il nostro personaggio prima sembra soffrire già la consegna di un pacco, si disturba ad ascoltare la presentazione ma poi accetta di buon grado di andare a cena - suona davvero strano; scappa dando ai due dei pazzi, spende il tempo a tornare a casa sua, prende l’accetta e torna per ucciderli, e i due rimangono là in fervida attesa; il diverso grado di vedere le persone come bambole che cambia e così via.
Probabilmente è una questione di gusti, ma la trasformazione completa di tutto ciò che vede in bambole mi sembra troppo esasperato; avere una visione a intermittenza o parziale l’avrei trovato forse più interessante (ma ovviamente sarebbe stata un’altra cosa).

Un passo che mi è piaciuto tantissimo, e leggendo il quale pensavo che il racconto andasse in una direzione di uno strano erotismo, è questo:
maurizio.ferrero ha scritto:La donna mi ha sorriso ed è tornata verso casa. Stavo per chiudere la porta, quando un dettaglio ha attirato la mia attenzione. Una lunga ferita tenuta chiusa da fili spessi e neri partiva dalla nuca di Margherita e scendeva fino alla base del collo, per poi sparire sotto al vestito.
Sembrava una lunga cucitura.


Il tapis roulant, di Gabriele Dolzadelli
Racconto piacevole a leggersi.
Il personaggio cambia progressivamente dal fastidio di ascoltare i rumori dal piano di sopra fino a tollerarli se non, alla fine, in una specie di sindrome di Stoccolma, diventarne complice e trovarli necessari anche per dormire.
Nulla sappiamo della “corridora” (termine senz’altro efficace!), per quale ragione corra (sta facendo qualcosa rito dionisiaco? È una baccante?), per quale ragione faccia sparire, e in che modo, i poveri postulanti.
Rimane però un senso di incompiuto, non si capisce perché il nostro personaggio cambi così, né cosa sta veramente succedendo, per cui alla fine rimane quel pensiero di “e poi?”. Con qualche dettaglio in più poteva essere più incisivo.
Una cosa che mi ha molto stonato è quel “pisciare”, che mi sembra così incongruo tra tutti quei darsi del lei, “signore” di qua, “signora” di là.


Questi vicini, di Alexandra Fischer
Questo racconto sembra incompiuto, ma con spunti interessanti. I personaggi dei vicini risultano sì “strani” ma senza che si vada oltre, senza che siano parte integrante della trama.
Ci sono dei semi di una trama da sviluppare: il rapporto della ragazza con il figlio della signora De Floro, che sembra di timore misto a interessata curiosità, il desiderio di non essere toccata della vedova nera, le mantidi religiose reali e sotto forma di gioiello. Un po’ eccessivo il limacide, che immagino comunque troppo lento per andare al guinzaglio o essere reguardito con un “indietro”.
Divertente la sfilata della famiglia tutta ben vestita per far colpo.
Senz’altro se ne possono trarre spunti per un racconto più mirato, avendo più tempo per scriverlo e affinarlo di questi pochi “minuti contati”!


Rito di passaggio, di Fabrizio Sollazzo
La fine di Dolores Haze, ovvero di Lolita? La morte di Humbert? Il viaggio in auto quindi non è mai stato veramente fatto? O per quale altra ragione il signor Budd si ritrova in prigione?
È un racconto che mi arriva poco, perché da un lato si racconta in altro modo la storia di Lolita, ma in un modo alquanto sordido, dall’altro c’è l’ossessione di questo ragazzo quasi uomo (altrimenti perché chiamarlo “signor”?) per la vita segreta dei due. Non capisco il collegamento tra la coppia e il ragazzo, se non un possibile ma non accennato omicidio (o è il passaggio “dall’osservazione all’azione”?), così come non capisco questa battuta ad effetto finale, quel “ne è proprio sicuro?” relativo alle capacità che lo hanno tradito.
Un po’ più di chiarezza e di scopo delle azioni mi avrebbero permesso di apprezzarlo di più.


Troppa carne al fuoco, di Roberto Masini
Racconto ben narrato, ma che ho trovato complessivamente freddo. Il passaggio critico, in cui la Signorina Mildred fa una domanda di troppo, porta in un istante ad essere ubriaca e strangolata. Male, peraltro, per cui la ritroviamo distesa e pronta ad essere dissezionata.
Quest’ultima parte mi sembra un po’ troppo splatter e poco aggiunge al resto del racconto, oltre che sembrare anche vagamente surreale visto che, per quanto poco capace fosse il medico, sembra strano che non si sia nemmeno accorto che la paziente era ancora viva e, qualora ne fosse complice (ma, se non ricordo male la storia, non dovrebbe essere stato così), si immagina che il primo atto sarebbe stato quella di ucciderla, anziché evitare che potesse urlare e parlare là, davanti a tutti.
Mi viene da supporre che il racconto si intrecci al burking che la polizia ha effettuato sul povero George Floyd e ne sia la dotta spiegazione dell’origine del termine, di cui ringrazio.
Ma gli strani vicini quali sarebbero? Gli assassini?


Punti di vista, di Andrea J. Leonardi
Eh sì, avere i vicini che fanno rumore di sabato è veramente fastidioso!
Al buon Lorenzo non gliene va bene una, forse non si va nemmeno bene lui, con le paludi in bagno, le paludi nella sua testa omofoba, la collezione di decine di birre...
Ma alla fine della lettura non posso non chiedermi: ma dove vuole andare a parare? Un quadretto famigliare di un ragazzo insofferente, omobofobo, e la sua amica? Rimango così sospeso, in attesa di istruzioni!

La sciura, di Giorgia D’Aversa
Gli anni duemila incontrano l’inizio del novecento: mondi diversi. Ma ancora esistono persone che si scandalizzano per una convivenza? Ormai in Italia ci sono più convivenze che matrimoni! E il 50,1% con rito civile! La “sciura” sarà una resistente dell’ultima ora, come il famoso giapponese rimasto sull’isola vent’anni dopo la fine della guerra!
Immagino che la convivenza dei due gruppi sarà divertente, magari la signora impara a tollerare di più e la ragazza ad essere più educata, un arricchimento reciproco!
Per il resto, il tema centrato due volte, ogni vicino trova l’altro strano.

I pazzi non giudicano, di Mauro Lenzi
Un paranoico non giudica? Non credo di essere d’accordo col titolo.
Tre persone, i “pazzi”, aiutano il personaggio nella sua ricerca. L’effetto è abbastanza straniante: si entra in una casa da un portone e poi dentro c’è un’altra casa, quella maledetta? Lasciata là a cadere a pezzi e sulle persone delle altre case?
E poi scopriamo che sono ricordi, forse una demenza senile che fa scambiare il figlio per un ormone che lo insegue, e la moglie che lo ha lasciato per una defunta.
Dalla memoria persa ritrova i figli, o almeno uno, gli altri piccoli, chissà.
Forse un po’ confuso, un po’ “freak show”. Non il mio genere, ma ci sta.

Fantasma, di Giacomo Puca
I Testimoni di Geova vanno forte in questo gruppo, con due citazioni!
Fare a cambio di casa! Un’idea geniale!
Mi sono documentato sul sito del Dipartimento per le politiche antidroga, ho scoperto che mezzo chilo di hashish sta all’ingrosso intorno ai mille euro (pensavo molto di più), un prezzo onesto per un imbalsamatore.
La sto prendendo così alla lontana perché il racconto si legge in un attimo, cosa di per sé buona, ma mi sembra tutto così inverosimile, quasi come in un gioco di ruolo. Scambiare casa, l’eterna topaia, trovarsi cucinato per sei mesi, un complice che imbalsama una persona senza dir nulla e tutto il resto… forse sono limitato ma la mia “sospensione dell’incredulità” non mi porta così lontano.
La tecnica di scrittura mi sembra eccellente, spero di rileggerti in un racconto più vicino alle mie corde!

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marco.roncaccia
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Re: Gruppo GHOST: Lista racconti e classifiche

Messaggio#8 » lunedì 28 settembre 2020, 13:02

Commenti alla Sara Bilotti Edition

Classifica

1. Il Tapis Roulant di Gabriele Dolzadelli
2. Punti di Vista di Andrea J. Leonardi
3. Fantasma di Giacomo Puca
4. I pazzi non giudicano di Mauro Lenzi
5. Ovatta di Maurizio Ferrero
6. Questi Vicini di Alexandra Fischer
7. La sciura di Giorgia D’Aversa
8. Rito di Passaggio di Fabrizio Sollazzo
9. Troppa carne al fuoco di Roberto Masini

COMMENTI

Ovatta di Maurizio Ferrero

Ciao Maurizio,
Ho molto apprezzato la parte delirante del tuo racconto. Ho individuato due punti di forza e due cose migliorabili. Inizio da queste ultime, che riguardano la sospensione dell’incredulità da parte del lettore.
Il tuo protagonista si presenta come un sociopatico eppure non ha un attimo di esitazione ad accettare un invito a cena da parte di una sconosciuta. Forse questa scelta andrebbe motivata meglio
Il protagonista dice di vedere una lunga ferita che parte dalla nuca. Come fa a vederla? Di solito è una zona coperta dai capelli. Più avanti scopriamo che la donna veste una parrucca e questo rende l’inidviduazione di una ferita o cicatrice ancora più difficile.
Per quanto riguarda le cose che ho maggiormente apprezzato c’è sicuramente
la semplicità del linguaggio e la scorrevolezza del testo che concorrono a dare un buon ritmo al racconto e, come accennavo prima
Le immagini allucinate e il crescendo delirante del finale che ci fanno capire chi è il reale strano vicino del racconto.



Il Tapis Roulant di Gabriele Dolzadelli

Ciao Gabriele,
Un bel racconto il tuo, surreale e scorrevole il giusto. Volendo individuare dei punti deboli, ne ho identificati due:
Forse la sequenza degli eventi può essere costruita meglio. All’arrivo del signor Farolfi di fatto ci hai già svelato l’esito del racconto, ovvero che Fausto ha fatto l’abitudine ai rumori e che non riesce più a dormire senza
L’indifferenza del protagonista alla progressiva scomparsa dei suoi vicini mi suona un po’ strana, non fa nemmeno delle ipotesi su quello che gli può essere capitato.

Invece ho molto apprezzato:
il linguaggio utilizzato e il ritmo che imprimono al racconto un crescendo di tensione
Il finale che conclude ottimamente l’arco narrativo senza dover spiegare al lettore quello che succede nell’appartamento incriminato.



Rito di Passaggio di Fabrizio Sollazzo

Ciao Fabrizio,
Ho letto con un po’ di difficoltà il tuo racconto, ciò nonostante ho apprezzato molto:
la caratterizzazione dei due personaggi che dialogano nell’ambito dell’interrogatorio
La costruzione dei dialoghi di cui il racconto è composto.

Le cose che invece mi sono piaciute di meno sono
l’incipit, secondo me poco incisivo e la lentezza di ritmo che imprimi al racconto
L’apertura eccessiva del racconto. Alla fine non si capisce esattamente cosa è successo, a cosa hanno condotto gli apprendimenti del prigioniero e perchè si trova in cella.

Questi Vicini di Alexandra Fischer

Ciao Alexandra, è un piacere ritrovarti qui.
Il racconto, per come ci hai abituato, si nutre della tua fervida fantasia ma presenta alcune zone d’ombra.
qualche incongruità nei dialoghi (perchè chi non sa pulire le scale dovrebbe avere difficoltà a consegnare una lettera?
Qualche particolare che manca (la madre segna sullo specchio invece che sul corpo le misure da prendere?
Tra i punti di forza di questo racconto ho invece individuato:
il tono sbarazzino e il ritmo da commedia horror con trovate sorprendenti ( gli animali da compagnia dei De Florio)
Il finale che è conclusivo dell’arco narrativo ma che lascia al lettore in bocca tutto il sapore del mistero


Troppa carne al fuoco di Roberto Masini

Ciao Roberto,
Prendi spunto da una vicenda storica (interessante) per darci la tua versione dei fatti. Vado a indicarti due cose migliorabili e due punti di forza che ho individuato:

Come ti è stato fatto notare metti troppa distanza tra il lettore e il racconto. Forse narrare in prima persone potrebbe colmare il vuoto
La discrepanza di ritmo e di tono tra la prima e la seconda parte del racconto. Forse andrebbero un po’ armonizzate

I punti di forza sono per me:

la trama, il racconto ha uno sviluppo interessante e le scene sono ben montate
Il finale che svela in maniera adeguata il mistero della pensione della vedova Logue


Punti di Vista di Andrea J. Leonardi

Ciao Andrea,
Un racconto spumeggiante che mette in luce i problemi pratici dei principi, che finché sono solo ideologici... non fanno rumore.

I punti di debolezza di questo racconto sono, secondo me:

La ricerca eccessiva della “velocità” di narrazione rischia di mettere troppa carne al fuoco. Forse succede troppo in questo breve racconto e si rischia di mandare in confusione il lettore.
Alcuni particolari sembrano poco curati. Tipo la lunghezza di un testo che può entrare in un post it e il fatto che lo stesso sia usato per “picchiare” Lorenzo. Inoltre quando Gianmarco suona il piano, forse Lorenzo dovrebbe urlare al pavimento non al soffitto.

Tra i punti di forza

sicuramente il linguaggio e il ritmo che imprimono forza al racconto e curiosità nel lettore
La caratterizzazione di Lorenzo, costretto a scoprirsi non così open minded come vorrebbe essere.


La sciura di Giorgia D’Aversa

Ciao Giorgia,
Il tuo racconto ci mostra due mondi messi in contatto dal vicinato ma che faticano a trovare delle modalità comunicative. I punti meno convincenti per me sono:

il finale, sia perché operi un cambio di punto di vista, che nn è mai un bene in un racconto breve, soprattutto se non aggiunge niente al racconto.
La mancanza di movimento: il protagonista (la sciura) e gli antagonisti (i nuovi arrivati) li ritroviamo alla fine del racconto esattamente come erano all’inizio

I punti di forza, per me, sono:

Ottima caratterizzazione della Sciura che da il titolo al racconto. Sembra di vederla e di sentirla parlare in dialetto
L’ironia che accompagna il racconto, che rende leggera e piacevole la lettura.



I pazzi non giudicano di Mauro Lenzi

Ciao Mauro,
I tuoi pazzi mi sono simpatici, anche se l’impressione è che dovresti lavorare di più sull’intellegibilità di questo racconto.


Due cose migliorabili:
l’intellegibilità, come dicevo prima. L’impressione è che la voglia di generare sorpresa nel lettore Ti porti a creare un testo di cui non tutto è comprensibile.
Il numero di personaggi, delle scene e dei capitoli, forse, visto lo spazio breve di narrazione, hai ipotizzato una struttura un po’ troppo complessa

I punti di forza per me sono
il titolo e la trama. L’idea di una persona in difficoltà che trova aiuto (anche se solo nella sua immaginazione) da altri messi anche peggio di lui mi è molto piaciuta.
Il protagonista, la vecchia dei fiori, il vecchio muto e il matto del pattume sono ben caratterizzati e forse meriterebbero narrazioni più lunghe in cui esprimere le loro potenzialità



Fantasma di Giacomo Puca

Ciao Giacomo,
Racconto divertente inscrivibile nel genere grottesco. Due cose migliorabili e due punti di forza.
Quelle migliorabili:

una maggiore cura nel linguaggio. Il protagonista tratta la madre della sua fidanzata come se fosse una sua pari e la vecchia accetta questo tipo di relazione senza nemmeno protestare. Questo appiattisce un po’ i personaggi.
C’è forse un eccesso di invenzioni, come ti è stato già fatto notare, il tutto mette a dura prova la sospensione dell’incredulità

I punti a favore invece sono

Si legge bene e sorprende nel finale, ha un buon ritmo e una “escalation” appropriata
Il taglio ironico grottesco generale e alcune battute in particolare (tipo quella dell’inizio su lei che nn sente, o il caffè che nn s’aggiusta nemmeno con la grappa)

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antico
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Re: Gruppo GHOST: Lista racconti e classifiche

Messaggio#9 » lunedì 28 settembre 2020, 15:00

Avete ricevuto sei classifiche, ve ne mancano tre.

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Pietro D'Addabbo
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Re: Gruppo GHOST: Lista racconti e classifiche

Messaggio#10 » martedì 29 settembre 2020, 1:24

Classifica

1. Fantasma
2. I pazzi non giudicano
3. Ovatta
4. La sciura
5. Punti di vista
6. Il tapis roulant
7. Questi vicini
8. Troppa carne al fuoco
9. Rito di passaggio


Commenti:

Fantasma
Ho trovato questo racconto come il piu' godibile del gruppo. Con la narrazione in prima persona condizionata dal punto di vista del protagonista maschile, non vedo un errore nel presentare la vecchina quasi come tollerante verso quell'individuo. Forse la vecchina effettivamente lo disprezza, molto piu' di quanto non si narri qui, ma il suo punto di vista e' filtrato attraverso gli occhi di un altro soggetto che non riesce a vedersi detestato.
L'idea del racconto e la sua realizzazione, molto semplicemente, mi sono piaciute e mi hanno divertito.

I pazzi non giudicano
Per tutta la storia mi sono chiesto se i tre 'pazzi' che aiutano il protagonista siano reali o frutto della sua immaginazione. Il modo in cui interagiscono solo con oggetti e non con i soggetti presenti nella storia mi spinge verso la seconda ipotesi, sebbene il titolo suggerisca la prima. Era forse proprio quel che cercavi di ottenere, questo scollamento dalle certezze che ci dicono cosa sia la realta'?
Il racconto l'ho trovato piacevole e l'argomento trattato, il rapporto da 'salvare' fra un anziano genitore ed i figli, toccante soprattutto in alcuni passaggi del dialogo che che hanno ottenuto giudizi opposti. Per me sono indispensabili per generare quel sorriso amaro che ti rimane ben oltre la fine del racconto.
Se la storia soffre un po' di una prima parte che non riesce a districarsi perfettamente nel tentativo di mettere in scena una sequenza d'azione, la seconda parte e' invece praticamente poesia.

Ovatta
Stona l'accenno iniziale a Simona che sarebbe andata via. In realtà, scopriamo alla fine che Simona è ancora in casa, come imbottitura del divano! Ho provato a leggere la frase in diverse ottiche, ma non mi convincono. L'uomo può credere che Simona sia sempre stata una bambola, dunque l'ha resa parte della propria casa senza rimorsi, però appunto così la frase perde di senso. Oppure può credere che sia stata 'rimpiazzata' da una bambola, in questo caso mi aspetterei l'angoscia di ritrovarla o di non subire la stessa sorte. La frase usata mi suona troppo asettica in questo secondo contesto.
Trovo comunque che sia un bel racconto, che parte da un'idea che mi ha richiamato alla mente Coraline, come già notato in un altro commento, ma declinandola con una chiave ancora più horror, con uno stile godibile, perciò una buona prova.

La sciura
Un paio di commenti che aggiungo a quelli dei colleghi. Il primo riguarda la presenza di quel 'Mauro' iniziale. Un personaggio evocato per nome assurge per me automaticamente a comprimario, non semplice sfondo. Invece non viene piu' introdotto nel racconto. Ho riletto diverse volte il tuo incipit chiedendomi se non avessi cambiato in corso d'opera il nome del marito della signora, lasciando per errore un Mauro invece di un Paolo. Avevo poi colto che non si trattasse della stessa persona, ma vedo che c'e' chi ha sorvolato sul diverso nome facendo dei due personaggi uno solo.
Il secondo appunto riguarda il finale. Mi aspettavo una conclusione in cui improvvisamente si scopre che il dolce e' avvelenato. Ad esempio concludendo con la signora che andando via da casa dei vicini si faceva un appunto mentale di chiedere al marito di ricomprare il veleno per topi perche' l'aveva finito. Con una ambientazione alla arsenico e vecchi merletti come quella che hai ben tratteggiato sarebbe stata "la ciliegina sulla torta".

Punti di vista
Il racconto descrive, utilizzando un unico narratore, due differenti tipologie di vicini 'strani'. Il protagonista è uno di questi, un sedicente 'tollerante' che viene tratteggiato come un 'Maschio' nell'accezione negativa del termine, pieno di atteggiamenti stigmatizzabili tra cui proprio l'intolleranza verso l'altro, il 'diverso'. Riversa questo atteggiamento verso una famiglia composta da due donne innamorate, un figlio artista e una coppia di animali pacifici.
Il tema quindi è rispettato, ma la sensazione che mi rimane alla fine è di una occasione persa, non per l'assenza di trama, ma per aver sfiorato il racconto morale senza la grinta per andare fino in fondo. Di fronte ai due stili di vita diversi ma entrambi da accettare per il diritto di tutti di vivere come si desidera, avrei calcato maggiormente la mano sul dettaglio dell'incoerenza del protagonista che ha un'immagine di se stesso opposta a come in realtà si rapporta agli altri. Questo perché, per me, l'incoerenza andrebbe aggiunta ai peccati capitali.
Stilisticamente, il racconto mi sembra soffrire un po' del recinto dell'unità temporale. Tutte le lamentele del protagonista sono rivelate alla fidanzata nel giro di pochi minuti, mentre un rapporto sentimentale, quindi non occasionale, fra quei due dovrebbe aver consentito alla donna, per amore, di essere già a conoscenza del suo modo di essere così da diventare 'tollerante verso le intolleranze' dell'uomo cui è legata.
Comunque un buon tentativo, a mio parere, piacevole da leggere.

Il tapis roulant
Ho faticato a sospendere l'incredulità per dare credito al racconto.
La reazione dei comprimari avviene per esasperazione, di notte. Quale reazione vediamo, per ben tre volte? Andare a svegliare un vicino! Se facessi un simile rumore anche solo per tre notti di seguito mi troverei il condomino del piano di sotto alla porta, senza coinvolgimento di altri condomini nella reazione istintiva.
Non trovo un difetto il finale aperto e il pericolo suggerito ma non mostrato. L'espediente narrativo dei tre dialoghi notturni per presentare l'evoluzione del protagonista però inficia il pieno successo della storia, che peraltro parte comunque da una buona idea ed è ben scritto.

Questi vicini
Quel che manca nel racconto, secondo me, e' una visione chiara degli accadimenti che condiscono il tuo plot. Ad esempio, mi confonde moltissimo il fatto che inizialmente sembra sia il ragazzo a voler dare l'incarico alla sorella, come se volesse liberarsi di qualcosa che dovrebbe fare lui, mentre alla fine scopriamo che la madre parla di 'metterla alla prova' dandole il compito di consegnare la busta. Prova alla quale poi si sottopone l'intera famiglia che la fallisce miseramente: questa probabilmente voleva essere la chiave ironica finale per strappare un ultimo sorriso al lettore.
Nella lettura resta incerta l'eta' da attribuire ai due figli, a mio parere, ma non e' un difetto grave, il racconto funzionarebbe con entrambe le eta' ipotizzabili. Il difetto maggiore del racconto mi sembra il fatto di rimanere sospeso fra il reale 'alieno' e la fantasia a briglia sciolta dei due figli, poiche' si perde in quella breve ultima frase il dato di fatto che la realta' e' vista in modo molto diverso dai due adolescenti e dalla loro mamma.

Troppa carne al fuoco
Credo che ambientare di fatto in tre luoghi diversi un racconto breve, per tempi di scrittura e per caratteri disponibili, abbia complicato molto la realizzazione. Credo che l'idea sia impareggiabile, una sorta di fusione tra romanzo storico e reality-horror, percio' non la lascerei confinata a questa competizione. Prenderei pero' incipit da quello che hai scelto come momento finale, in cui la donna si ritrova stesa e legata. La lenta ripresa delle facolta' mentali della vittima ti offre il modo per evocare un lento riaffiorare dei ricordi, che ti consente di raccontare l'intera vicenda rimanendo al centro del momento di suspence che e' il fulcro del racconto.

Rito di passaggio
L'uso del dialogo lo trovo inadatto come mezzo per raccontare una vicenda che avrebbe a mio giudizio meritato molta piu' introspezione. Devo anche aggiungere come nota negativa la contrapposizione fra un interrogatorio in cui chi parla racconta e rivela le proprie azioni in maniera particolareggiata ed un finale in cui egli stesso pare vantarsi dei propri inconfessati segreti.
Forse avrei gradito maggiormente la storia se avessi suggerito nel finale che l'avvio e lo svolgimento del dramma nella casa spiata fosse in qualche modo orchestrato dal soggetto che osservava: non quindi per apprendere, ma per verificare che tutto andasse come programmato, nella giusta tragica sequenza.
"Ho solo due cose da lasciarti in eredità, figlio mio, e si tratta di radici ed ali." (William Hodding Carter)

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Andrea Lauro
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Re: Gruppo GHOST: Lista racconti e classifiche

Messaggio#11 » martedì 29 settembre 2020, 9:17

CLASSIFICA:
1. Ovatta, di Maurizio Ferrero
2. Il tapis roulant, di Gabriele Dolzadelli
3. Fantasma, di Giacomo Puca
4. La sciura, di Giorgia d’Aversa
5. I pazzi non giudicano, di Mauro Lenzi
6. Punti di vista, di Andrea Leonardi
7. Troppa carne al fuoco, di Roberto Masini
8. Questi vicini, di Alexandra Fischer
9. Rito di passaggio, di Fabrizio Sollazzo

Ovatta, di Maurizio Ferrero
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Il tapis roulant, di Gabriele Dolzadelli
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Fantasma, di Giacomo Puca
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La sciura, Giorgia d’Aversa
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I pazzi non giudicano, di Mauro Lenzi
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Punti di vista, Leonardi
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Troppa carne al fuoco, di Roberto Masini
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Questi vicini, di Alexandra Fischer
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Rito di Passaggio, di Fabrizio Sollazzo
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antico
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Re: Gruppo GHOST: Lista racconti e classifiche

Messaggio#12 » martedì 29 settembre 2020, 14:34

Vi manca una sola classifica e poi potrò cominciare a commentarvi a mia volta.

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Puch89
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Re: Gruppo GHOST: Lista racconti e classifiche

Messaggio#13 » mercoledì 30 settembre 2020, 22:08

CLASSIFICA

1. Ovatta - Maurizio Ferrero
2. Fantasma - Giacomo Puca
3. I pazzi non giudicano - Mauro Lenzi
4. La sciura - Giorgia D'Aversa
5. Punti di vista - Andrea J. Leonardi
6. Il tapis roulant - Gabriele Dolzadelli
7. Questi vicini - Alexandra Fischer
8. Rito di passaggio - Fabrizio Sollazzo
9. Troppa carne al fuoco - Roberto Masini

Commenti:

Ovatta - Maurizio Ferrero
Ciao Mauri, felice mi sia toccato un tuo racconto per inaugurare la nuova era.
Come al solito sei esemplare. Ottima prosa, dettagli precisi e misurati al millimetro e per questo dannatamente funzionali.
L'idea mi è piaciuta molto, il pdv in prima persona fa il suo lavoro e qui sei riuscito a condurla davvero bene.
Gli accostamenti cotone/fili colorati mi sono piaciuti moltissimo.
Ho avuto anch'io un paio di riserve sullo svolgersi della vicenda, la prima fra tutte già citata è il perché un sociopatico accetti un invito a cena. Non che sia impossibile, ma manca la giusta spinta per questa sua scelta diciamo poco probabile; anche se volendo si potrebbe dire che l'abbia accettata quasi in un impulso poco ponderato, campanello d'allarme precursore della sua follia ma solo a posteriori. Diciamo che la prissima parte è un pelo giu di tono, ma non mi sento invece di darti contro per l'escalation veloce, dove il racconto si riprende alla grande. Avevo capito che il fattore scatenante fosse proprio l'interazione con altri individui. Non mi aspettavo che la moglie fosse rimasta vittima, sono rimasto colpito.
Che dire, una grande prova che ho apprezzato moltissimo. Tema ovviamente centrato!

Il tapis roulant - Gabriele Dolzadelli
Ciao Gabriele, piacere di rileggerti.
Il racconto mi è piaciuto un po a metà. Diciamo che io sono d'accordo sia con la tua idea di "non mostrato" molto più suggestionabile di altre cose palesemente descritte, ma devo comunque dire che il tuo racconto lascia un po' l'amaro in bocca.
Non mi aspettavo di sapere cosa accadesse specificamente agli altri coinquilini, è abbastanza palese che la vecchia faccia fare a tutti una brutta fine. Ma cosa si celasse dietro quel tutum continuo, dare un senso di compiutezza più decisivo all'intera vicenda, quello mi è mancato. Il senso del tempo che trascorre non è molto rimarcato, così purtroppo non si elabora il passaggio di Fausto dall'odio all'accettazione fino a giungere addirittura all'assuefazione. È un po troppo rapido secondo me.
Per il resto ho trovato una buona scrittura, forse avrei limato qualche parola in eccesso ma niente di davvero essenziale.
L'idea di per sé mi è piaciuta, hai deciso di incentrarti su un aspetto introverso anche a discapito di una reale esplicazione dell'intera vicenda, cosa che a me intriga ma andava fatto con un pelo più di consapevolezza da parte tua nel delineare un finale meno anonimo. Il tema è ovviamente centrato. Alla prossima Gabriele!

Questi vicini - Alexandra Fischer
Ciao Alexandra, sempre molto lieto di leggerti, anche se questa volta mi sono quasi chiesto che fine avesse fatto la Fischer che mi ha sempre coinvolto nei suoi testi prendendomi per la collottola e strattonandomici dentro!
Come ha già detto Lauro è chiaro che in questo racconto manca un'onesta progettazione, e ne risente davvero moltissimo.
Si potrebbero dire un sacco di cose opinabili e soggettive, ma il punto focale su cui voglio soffermarmi credo va oltre ogni altro aspetto: hai inserito una moltitudine di informazioni non finalizzate allo sviluppo di un inizio e una fine, sacrificando il ritmo degli eventi e dilungandoli eccessivamente verso un vicolo cieco. Questo non aiuta lo scorrere del racconto e lo priva di un climax strutturato e, soprattutto, progettato. Hai una capacità non indifferente nel saper descrivere con una affascinante evocatività, sei perfettamente in grado di poter sfornare racconti meravigliosi, perché ne ho letti quindi so di cosa parlo.
Prova a prenderti più tempo quando viene fornita la traccia, magari a costo di rinunciare al tuo titolo di velocista, ne guadagneremo di una Alexandra più performante in termini di qualità piuttosto che di velocità, che è quello che conta davvero. Al mese prossimo!

Rito di passaggio - Fabrizio Sollazzo
In questo racconto ho notato degli errori che facevo molto spesso anch'io, per non dir sempre, prima della palestra di minuti contati e della pazienza di molti qui dentro, oltre ad un sano quanto necessario studio di narratologia.
Il narratore onnisciente rimane ancora tra i miei preferiti, ma dev'essere ben pilotato o si rischia di far entrare il lettore in grande confusione; il classico eccesso degli avverbi in -ente; la costruzione dei dialoghi in maniera troppo artefatta. Il protagonista, il ragazzo in questo caso, costruisce le frasi in maniera troppo eccentrica, utilizzando termini (come sovente) in un contesto del tutto estraneo a quel tipico modo di esprimersi sia per il soggetto che per l'interlocutore, in questo modo il dialogo per quanto ben scritto, questo è giusto concedertelo, ne esce impoverito di credibilità. Non ti butta dentro, non ti coinvolge, perché la mente del lettore continuerà ad aggrapparsi ad ogni appiglio possibile per uscir fuori dalla sospensione dell'incredulità.
Il tema chiaramente c'è, ma il racconto non arriva come dovrebbe. Prova ancora perché capacità ce n'è!

Troppa carne al fuoco - Roberto Masini
Ciao Roberto, lieto di leggerti. Apprezzo sempre molto il rimaneggiamento di fatti storici o di cronaca avvenuti realmente, dare una propria versione dei fatti o l'immaginare come possano essersi svolti i retroscena o ancora la psicologia di chi ne è protagonista. E' tutto molto affascinante, ma qui onestamente non sono riuscito ad immergermi come avrei sperato.
Il dialogo iniziale è ideato e costruito un po' male, perdonami non vorrei essere troppo rude ma davvero, ho fatto fatica.
Ci sta dare informazioni sotto forma di dialogo per evitare il classico spiegone, ma ci sono informazioni non proprio utili alla fin fine e risultano messi alla rinfusa, oltre a torni sopra le righe che fanno uscir fuori dall'immedesimazione.
Il resto è sicuramente più appetibile, ma il climax arriva senza rendersene conto e questo è un altro grande peccato.
Non c'è la giusta immersione, si arriva alla fine con una certa confusione ed è un peccato perché il racconto ha molto potenziale.
Capisco poi voler spiegare l'ispirazione storica dei fatti, ma avresti dovuto elaborare un modo più fine per comunicarlo perché così è solo uno spreco di caratteri. Alla prossima lettura!

Punti di vista - Andrea J. Leonardi
Ciao Andrea, lieto di leggerti. Il tuo racconto ha uno stile che non mi ha preso subito, ti butta dentro e riesce a farti rimanere più o meno tutto il tempo immerso il giusto. Sai cosa, l'inizio l'ho trovato un pelo macchinoso. L'uso della prima persona è stata la scelta migliore, ma non significa essere così tanto didascalici. Capisco la scelta di voler dettagliare ogni singolo gesto per far immedesimare il lettore, ma alcuni sono davvero di troppo e interrompono un po' il ritmo del racconto, almeno a parer mio.
La seconda parte è quella gestita meglio, il dialogo è incalzante e non soffre di una costruzione troppo artefatta, forse giusto l'iniziale "Buongiorno a voi, signore" sembra irreale, ma poi ho capito che è un modo di fare irrisorio e un poco ipocrita da parte del personaggio, un modo per schernirle velatamente diciamo. Il fatto che il racconto non abbia un vero finale può essere un'arma a doppio taglio; io personalmente ho sentito un po' la mancanza di un vero "perché" in questo testo, ma è anche vero che non tutto deve avere per forza un inizio, un conflitto e un climax, ci sta anche affrontare un tema in maniera meno classica, è una scommessa che in parte hai vinto. Che dire, tema centrato e per essere la prima volta è una bella prova, a presto rileggerti.

La sciura - Giorgia D'Aversa
Ciao Giorgia! Racconto di una fluidità impeccabile. Il piccolo scorcio di vissuto provinciale, con tanto dell'uso dialettale, è davvero ben rappresentato qui. La signora è il classico esempio di una generazione passata che, pur con intenzioni tutto sommato positive, fa dell'apparenza uno stile di vita inviolabile. Dal racconto trasuda tutto, dalla sua necessità di apparire anche lei una cordiale vicina che da il benvenuto alla nuova arrivata, quasi più con la pretesa di ricevere la stessa cortesia (pretendere un caffè) che non per vera e propria gentilezza. Anche qui come in un altro paio di racconti del girone manca un po' il punto cardine, il climax, l'estro che lascia al lettore un qualcosa su cui rimuginare o almeno impressionato. So che è difficile senza stravolgere il mood del testo in modo troppo eccessivo, e tutto sommato funziona anche così, ma mi sarebbe piaciuto arrivare alla fine non solo soddisfatto, il che è già molto, ma anche esaltato. Buona prova, tema centrato.

I pazzi non giudicano - Mauro Lenzi
Ciao Mauro. Devo dire che lì per lì il tuo racconto mi ha lasciato un po' così, come dire, confuso. Poi sono arrivato alla fine e ho finalmente colto il senso, la chiave di lettura era davanti ai miei occhi e l'avevo in parte compresa ma avevo qualche dubbio.
Tornato indietro e ricominciato a leggere un'altra volta, forse è una mia limitazione e metto le mani avanti ma solo rileggendo il testo si ha tutto sotto mano, altrimenti sfugge. Non fraintendere, molte delle migliori storie danno il meglio di sé solo in fase di rilettura, per via delle molteplici sfaccettature che possono celare, ma qui mi è sembrato più che altro per via della struttura del testo poco chiaro sin da principio. So che è stato intenzionale. Il tentativo è lodevole difatti, perché una volta riletto il tutto ci si rende conto che è un bellissimo racconto, capace anche di lasciarti qualcosa dentro, quindi l'obiettivo lo centra.
Più che altro, forse per questo tipo di racconti impostati in un certo modo 4k caratteri purtroppo sono pochi.
Buona prova comunque, tema centrato.

Fantasma - Giacomo Puca
Ciao Giacomo, lieto di leggerti. Il tuo racconto è tra i migliori del girone, te lo dico subito. Mi è piaciuto davvero molto, anche se non è esente da qualche sbavatura nella costruzione e nelle intenzioni. Anch'io ho un po' fatto fatica a sospendere del tutto l'incredulità fino alla fine, perché già di per sé un cambio di appartamento mi sembra allucinante, non lo farei neanche per un anno di cena e pranzo e bucato. Ma è pur vero che parliamo di un uomo senza scrupoli che vive alla giornata, ma ho cercato di non dargli troppo peso perché il racconto prometteva bene e difatti non sono rimasto per nulla deluso. Il plot twist mi ha lasciato di sasso, poteva essere ritmato un po meglio ma è stato forse il migliore del girone, subito dopo a quello di Maurizio col suo "Ovatta". Quando si hanno pochi caratteri a disposizione è difficile fare tutto perfetto, dalla scelta del pdv alla prosa al ritmo ai tagli che sacrificano molto di ciò che abbiamo in testa, pertanto non me la sento di giudicare troppo, soprattutto perché al netto di tutte queste cose la storia ha funzionato ed è scivolata via che è un piacere, ciò significa che, pur non arrivando all'eccellenza, il suo sporco lavoro l'ha fatto.

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Re: Gruppo GHOST: Lista racconti e classifiche

Messaggio#14 » giovedì 1 ottobre 2020, 12:12

Avete ricevuto tutte le classifiche. Posso cominciare a commentarvi a mia volta.

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Re: Gruppo GHOST: Lista racconti e classifiche

Messaggio#15 » domenica 4 ottobre 2020, 20:39

Ecco a voi i miei commenti e classifica.

1) Il tapis roulant, di Gabriele Dolzadelli
Veramente bello. Ci mostri l'abitudine dell'individuo medio allo status quo, status quo che non è mai tale ma sembre in divenire con relativo adeguamento di chi lo subisce fino all'avvenuta inversione rispetto allo stato iniziale. Un racconto perfettamente circolare e denso di significato anche attuale con un perfetto utilizzo del tema. Il valore aggiunto del tutto, poi, è la tua capacità di mantenere un tono sempre livellato senza mai sbandare in un continuum temporale che, alla fine, risulta naturale pur non essendolo. Per me pollice su.
2) Ovatta, di Maurizio Ferrero
Un racconto che mi ha convinto tranne che nel passaggio, ormai discusso da molti, dell'accettazione dell'invito che, in effetti, appare troppo immediata rispetto a quella che è stata la preparazione del protagonista fino a quel punto. L'immersione nella follia è efficace, la lettura veloce e piacevole, il tema ben affrontato. Per me siamo su un pollice quasi su.
3) Fantasma, di Giacomo Puca
Il tuo pregio è l'estrema scorrevolezza che riesci a imprimere ai tuoi testi, una voce ben definita che mi sembra contraddistinguerti. Incredibile come alla prima lettura il testo mi sia sembrato sporco mentre invece non lo è, non ci sono refusi evidenti. Piuttosto, con me il giochino non ha funzionato perché il finale mi è stato chiaro da subito, quindi penso che su quel fronte qualcosa si possa fare. Tema perfetto. Direi un pollice quasi su che finisce dietro a quello di Ferrero, pur a pari valutazione, proprio per la questione della costruzione del finale.
4) La sciura, di Giorgia D’Aversa
Una buona prova con, forse, un pelo poco mordente. Come racconto, molto simile a quello di Leonardi e vale anche per la valutazione con il plus di una minore confusione interna che se da un lato può essere un male perché depositario di una voce meno brillante, dall'altro non può che essere un bene perché organizzato e condotto, a mio parere, meglio. Detto questo, puoi definire ancora meglio il tutto, magari evitando la suddivisione in due parti e inglobando tutto nell'ingresso della protagonista nell'antro oscuro (per lei) dell'appartamento dei nuovi vicini facendole vivere il first contact in diretta. Come detto, pollice tendente verso l'alto in modo convinto.
5) Punti di vista, di Andrea J. Leonardi
Sicuramente una buona prima prova su un contest che impone limiti come Minuti Contati. Il senso del racconto è chiaro e il messaggio mi piace, però nel volere farci stare tutto lo hai pigiato un po' troppo. Un esempio: il bimbo la cui funzione è quella di dare l'idea di una famiglia perfetta in contrapposizione al suo casino di uomo "normale", ma che buttato così sembra una forzatura. Anche i due animali nel cortile risultano stonati perché prima li indichi come cane e gatto generico e poi si scopre che ne conosce i nomi. Altre imprecisioni: l'urlare verso il soffitto mentre hai sottolineato che fossero al piano di sotto e la funzione di Marta che, nell'idea del racconto, dovrebbe essere la sua normalissima ragazza di uomo normale (supportato da quel 'mo che lo so che vuol dire altro, ma che il lettore, a quel punto, può forzare nel senso di "amore" rivolto al protagonista) mentre invece tu stesso hai sottolineato non esserlo, cosa che cmq entra a gamba tesa sul lettore perché, in ogni caso, appare comunque strana. Tema presente, ovviamente. In generale, direi un pollice tendente verso l'alto in modo piuttosto convinto, ma decisamente migliorabile in tanti piccoli aspetti.
6) I pazzi non giudicano, di Mauro Lenzi
Credo che il problema principale in questo racconto sia il tuo aver voluto seguire una linea retta ben determinata che però, nella mente del lettore, non risulta poi così chiara. La vecchina sembra davvero affacciarsi dalla casa nella quale il protagonista pensa si siano nascosti i propri bambini così come il suo parlare al citofono confonde e, anche qui, sembra sia quello della "casa". Il protagonista raccatta i propri aiutanti uno a uno, ma il tutto risulta pesante e poco chiaro e anche la figura dell'uomo in ciabatte risulta ridondante, meglio fare arrivare il figlio senza dare un ennesimo input fuorviante al lettore. Strano anche che il figlio gli chieda di guardare i nipotini, considerato lo stato mentale del padre. Ho qualche dubbio anche sulla voce narrante, troppo lucida nella prima parte in contrapposizione a quello che poi si scopre in seguito. Per me un pollice ni virato al positivo in modo convinto perché la chiusa, nonostante tutto, è bella e rimane.
7) Troppa carne al fuoco, di Roberto Masini
Il racconto si legge anche bene, ma è vero che tiene lontano il lettore e che i punti di svolta appaiono tutti tanto forzati. Sai che ti dico? Che leggendoti mi sembra di avere sensazioni come dalla lettura di vecchi fumetti: delinei la scena, fai parlare i personaggi, passi ad altre scene anche forzando la mano, ma sempre seguendo una linea retta ben determinata a raggiungere il suo punto di arrivo. In particolare, qui ho la sensazione che tu sia andato in affanno di tempo e prova ne è un LA che è saltato dalla sua collocazione per finire a inizio frase successiva. Gli strani vicini ci sono, la valutazione è un pollice ni tendente sicuro verso il positivo che sta davanti al racconto di Sollazzo proprio per questa sua estrema chiarezza dell'intreccio.
8) Rito di passaggio, di Fabrizio Sollazzo
Appoggiare il proprio racconto su elementi esterni è sempre estremamente problematico perché 1) rischi trovare lettori che non colgono e 2) rischi di dare per scontato, appoggiandoti su qualcosa di già fatto, la costruzione interna del testo. Qui, inoltre, c'è anche un finale che mi sembra sfuggire finanche dalla costruzione del racconto stesso o che comunque non la chiude adeguatamente. Il tema c'è, ma l'esercizio, in questo caso, rimane tale senza risucire ad assumere una forma autonoma. Pollice ni tendente verso l'alto perché comunque lo si legge bene pur con il senso di delusione finale.
9) Questi vicini, di Alexandra Fischer
Di questo racconto è già stato detto tutto di quello che io stesso ho da dire: il finale non arriva nonostante tutta la semina precedente. Aggiungo che ho avuto la sensazione di un testo "tagliato" male, nel senso che a un certo punto pare mancare, di netto, anche un'intera linea di dialogo, tanto che ce ne sono due consecutive della madre e nella seconda risponde a una fantomatica risposta assente della figlia. Un lavoro, insomma, in cui la fretta mi sembra farla ancora più da padrona rispetto ai mesi scorsi, tanto da perdersi per strada interi pezzi. Tirando le somme, un pollice ni.

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