Abitudini

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Gabriele Dolzadelli
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Abitudini

Messaggio#1 » lunedì 19 ottobre 2020, 22:27

Cesare arrivò al portone della sua palazzina. Fece fischiare i freni della sua bicicletta arrugginita e scese. Non si era potuto permettere un lucchetto, così, come ogni giorno, la sollevò e la trascinò su per le scale, per cinque piani, fino al tetto a terrazza. Si fidava abbastanza dei suoi vicini, anche perché nessuno di loro si sarebbe preso la briga di portarla di nuovo giù, per quel che valeva.
«Va' all'Inferno, Cesare» disse a bassa voce.
Tutto sudato, aprì la porta del suo appartamento, su cui il precedente inquilino, o qualcuno prima di lui, aveva appiccicato la figurina di van Basten. C'erano anche delle firme intagliate nel legno, ma Cesare non era mai riuscito a decifrarle.
Una volta dentro, l'odore di muffa lo fece sentire a casa. Sfilò dalla tasca della giacca scolorita, due candele di cera, regalo di un amico apicoltore. Le mise sul tavolo, accanto alla scatola di fiammiferi, perché a breve avrebbe fatto buio e da quando gli avevano tagliato la corrente, era diventato difficile cucinare. Cucinare. Per modo di dire. Alla debole luce della fiammella, Cesare aprì una scatoletta di Simmenthal e vi appoggiò accanto una carota. Una forchettata alla gelatina e un morso all'ortaggio. Tra una sbocconcellata e l'altra gli sfuggiva a denti stretti un: «Va' all'Inferno, Cesare.»
Una volta finito, l'uomo andò in bagno. Sollevò il coperchio della tazza e trattenne il respiro, perché dentro c'erano i suoi escrementi degli ultimi quattro giorni. Ve ne aggiunse di nuovi e richiuse, senza tirare l'acqua. Anche quello era risparmio.
«Va' all'Inferno, Cesare.» Questa volta era stata la sua immagine riflessa allo specchio a dirglielo. Cesare fu tentato di aprire il rubinetto del lavandino e sciacquarsi il viso sporco, ma riuscì a trattenersi. «No, no, no» disse scuotendo il capo, mentre camminava verso la camera. Soffiò sulle candele, le spense, e si coprì con la coperta del cane del vicino, recuperata dagli ingombranti. Si chiese perché buttarla via, quando era così soffice e calda. L'odore di pelo bagnato neanche lo sentiva, mentre dormiva. Difatti, per tutta la notte, nemmeno se ne accorse.
Quando si svegliò la mattina, fu convinto di aver sentito una voce dire proprio quelle parole: «Va' all'Inferno, Cesare.» Forse l'aveva sognato o forse no. Ormai era diventato un mantra.
Non si cambiò neppure, anche perché non aveva nulla con cui cambiarsi. Si sfilò giusto la felpa e l'appoggiò al parapetto della finestra cinque minuti, il tempo di arieggiarla. Poi la rimise e si avvicinò alla cassettiera. Quando aprì il secondo cassetto, c'era soltanto una busta aperta, con un paio di banconote sporgenti. Le sfilò tutte e le contò. Millecinquecentoquarantatré euro. Li rimise nella busta e iniziò a ridere convulsamente.
«Vai all'Inferno, Cesare! Vai all'Inferno!» urlò alzando le braccia al cielo e iniziando a sentire le ossa vibrare. La busta finì nella tasca interna della giacca, salì sul tetto a terrazza a recuperare la bicicletta sgangherata e l'accompagnò fino al piano terra. Una volta fuori, pedalò con tutta l'energia che aveva in corpo, rischiando quasi di staccare i pedali. L'aria fresca sapeva di opportunità, di nuove occasioni. Quel giorno sarebbe stato l'inizio di un nuovo capitolo, ne era certo.
Era talmente euforico che quasi non si accorse di stare per investire un ragazzo.
«Ehi! Dove vai così di corsa?» La voce gli era familiare, doveva essere Marco, il meccanico all'altro lato della strada. Non gli rispose, ormai era lontano, alle sue spalle. Ma lo fece dentro di sé.
«Vado all'Inferno!» pensò col sorriso.
Rallentò dopo un paio di isolati, svoltò a un incrocio e si fermò davanti a una parete con un'insegna che lampeggiava anche di giorno. “Inferno”.
Cesare appoggiò la bicicletta al muro. Si rese conto in quel momento che sarebbe stato meglio andarci a piedi, perché non aveva nulla con cui legarla. Alzò, però, le spalle. Se ne sarebbe comprato una nuova e molto più bella, una volta uscito da lì.
Accanto alla porta d'ingresso, un uomo vestito elegante gli sorrise.
«Buongiorno, signor Paoletti. Prego. Solita slot machine?»
Cesare sfilò dalla tasca la busta contenente il suo ultimo stipendio.
«Certo» rispose. «Lo sa che non la cambio mai.»



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antico
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Re: Abitudini

Messaggio#2 » lunedì 19 ottobre 2020, 22:39

Ciao Gabriele! Caratteri e tempo ok, divertiti in questa LIVIO GAMBARINI EDITION!

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Proelium
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Re: Abitudini

Messaggio#3 » martedì 20 ottobre 2020, 16:43

Ciao Gabriele,
finalmente ho il piacere di leggerti e commentarti nell’Arena. Ho trovato il tuo racconto ben scritto, scorrevole ed equilibrato. Stilisticamente toglierei giusto la virgola tra “scolorite” e “due candele” alla nona riga e, a meno che tu non sia un diretto concorrente di Rio Mare e Manzotin, sostituirei il marchio Simmenthal con un più generico “carne in scatola, scatoletta di carne o di tonno”. Devo dire che non sono un amante dei racconti troppo realistici, quotidiani o comunque socialmente impegnati. E in effetti, soprattutto all’inizio, ho fatto un po’ fatica a seguirti. Poi però è andata bene, e questo è positivo: vuol dire che la narrazione è valida al di là dei gusti personali. Bene la tensione che sale sempre di più nel finale, la chiusa e l’interpretazione che hai dato al tema del contest.

alexandra.fischer
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Re: Abitudini

Messaggio#4 » martedì 20 ottobre 2020, 18:39

ABITUDINI DI Gabriele Dolzadelli Le abitudini di Cesare lo portano all’Inferno. Tema centrato. Lui si è già abituato a vivere ai limiti della mendicità (vedi lo sciacquone non tirato, la coperta del cane riciclata e la cena a base di scatoletta di carne e carota; il suo ultimo stipendio, ormai gli serve per appagare il demone del gioco e poco gli importa delle sorti della bicicletta, per la quale, di certo non vuole spendere il denaro per catena e lucchetto. Lui crede al Demone del Gioco e ai suoi falsi doni). Ottimo racconto.

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Ilariya_
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Re: Abitudini

Messaggio#5 » martedì 20 ottobre 2020, 20:56

Ciao Gabriele

e piacere di leggerti.
Ho trovato il tuo racconto molto scorrevole e ben strutturato. Il tema è centrato, ottimo l'utilizzo come mantra che si ripete e collega il testo dall'inizio alla fine ("vai all'inferno").
Le abitudini, il disagio e lo stile di vita di Cesare sono descritte con chiarezza. La suspence che porta alla decisione conclusiva del protagonista regge, il finale è coerente e funziona, non sorprende, ma neppure delude.
Tutto sommato, un'ottima prova.

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Davide Di Tullio
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Re: Abitudini

Messaggio#6 » mercoledì 21 ottobre 2020, 21:13

Gabriele Dolzadelli ha scritto:Cesare arrivò al portone della sua palazzina. Fece fischiare i freni della sua bicicletta arrugginita e scese. Non si era potuto permettere un lucchetto, così, come ogni giorno, la sollevò e la trascinò su per le scale, per cinque piani, fino al tetto a terrazza. Si fidava abbastanza dei suoi vicini, anche perché nessuno di loro si sarebbe preso la briga di portarla di nuovo giù, per quel che valeva.
«Va' all'Inferno, Cesare» disse a bassa voce.
Tutto sudato, aprì la porta del suo appartamento, su cui il precedente inquilino, o qualcuno prima di lui, aveva appiccicato la figurina di van Basten. C'erano anche delle firme intagliate nel legno, ma Cesare non era mai riuscito a decifrarle.
Una volta dentro, l'odore di muffa lo fece sentire a casa. Sfilò dalla tasca della giacca scolorita, due candele di cera, regalo di un amico apicoltore. Le mise sul tavolo, accanto alla scatola di fiammiferi, perché a breve avrebbe fatto buio e da quando gli avevano tagliato la corrente, era diventato difficile cucinare. Cucinare. Per modo di dire. Alla debole luce della fiammella, Cesare aprì una scatoletta di Simmenthal e vi appoggiò accanto una carota. Una forchettata alla gelatina e un morso all'ortaggio. Tra una sbocconcellata e l'altra gli sfuggiva a denti stretti un: «Va' all'Inferno, Cesare.»
Una volta finito, l'uomo andò in bagno. Sollevò il coperchio della tazza e trattenne il respiro, perché dentro c'erano i suoi escrementi degli ultimi quattro giorni. Ve ne aggiunse di nuovi e richiuse, senza tirare l'acqua. Anche quello era risparmio.
«Va' all'Inferno, Cesare.» Questa volta era stata la sua immagine riflessa allo specchio a dirglielo. Cesare fu tentato di aprire il rubinetto del lavandino e sciacquarsi il viso sporco, ma riuscì a trattenersi. «No, no, no» disse scuotendo il capo, mentre camminava verso la camera. Soffiò sulle candele, le spense, e si coprì con la coperta del cane del vicino, recuperata dagli ingombranti. Si chiese perché buttarla via, quando era così soffice e calda. L'odore di pelo bagnato neanche lo sentiva, mentre dormiva. Difatti, per tutta la notte, nemmeno se ne accorse.
Quando si svegliò la mattina, fu convinto di aver sentito una voce dire proprio quelle parole: «Va' all'Inferno, Cesare.» Forse l'aveva sognato o forse no. Ormai era diventato un mantra.
Non si cambiò neppure, anche perché non aveva nulla con cui cambiarsi. Si sfilò giusto la felpa e l'appoggiò al parapetto della finestra cinque minuti, il tempo di arieggiarla. Poi la rimise e si avvicinò alla cassettiera. Quando aprì il secondo cassetto, c'era soltanto una busta aperta, con un paio di banconote sporgenti. Le sfilò tutte e le contò. Millecinquecentoquarantatré euro. Li rimise nella busta e iniziò a ridere convulsamente.
«Vai all'Inferno, Cesare! Vai all'Inferno!» urlò alzando le braccia al cielo e iniziando a sentire le ossa vibrare. La busta finì nella tasca interna della giacca, salì sul tetto a terrazza a recuperare la bicicletta sgangherata e l'accompagnò fino al piano terra. Una volta fuori, pedalò con tutta l'energia che aveva in corpo, rischiando quasi di staccare i pedali. L'aria fresca sapeva di opportunità, di nuove occasioni. Quel giorno sarebbe stato l'inizio di un nuovo capitolo, ne era certo.
Era talmente euforico che quasi non si accorse di stare per investire un ragazzo.
«Ehi! Dove vai così di corsa?» La voce gli era familiare, doveva essere Marco, il meccanico all'altro lato della strada. Non gli rispose, ormai era lontano, alle sue spalle. Ma lo fece dentro di sé.
«Vado all'Inferno!» pensò col sorriso.
Rallentò dopo un paio di isolati, svoltò a un incrocio e si fermò davanti a una parete con un'insegna che lampeggiava anche di giorno. “Inferno”.
Cesare appoggiò la bicicletta al muro. Si rese conto in quel momento che sarebbe stato meglio andarci a piedi, perché non aveva nulla con cui legarla. Alzò, però, le spalle. Se ne sarebbe comprato una nuova e molto più bella, una volta uscito da lì.
Accanto alla porta d'ingresso, un uomo vestito elegante gli sorrise.
«Buongiorno, signor Paoletti. Prego. Solita slot machine?»
Cesare sfilò dalla tasca la busta contenente il suo ultimo stipendio.
«Certo» rispose. «Lo sa che non la cambio mai.»


Ciao Gabriele

piacere di leggerti. Il tuo racconto va via liscio come l'olio, forse anche troppo, direi. Mi spiego meglio. La premessa è buona. il protagonista si affanna con tutto se stesso in qualcosa che lo porta all'autodistruzione. Delinei molto bene la progressione, ma usi un punto di vista esterno. Questo non ci porta mai a empatizzare con il protagonista. Questo è un tratto comune dei tuoi racconti. Costruisci intrecci interessanti, che hanno un gran potenziale, ma verso il quale si rimane sempre e solo lettori interessati. è un vero peccato. Sarebbe bello vederti scrivere lasciando fuori l'autore, e facendoci entrare nei panni dei tuoi protagonisti, per farci vivere la miseria e i drammi che loro portano con se. Io al prossimo contest ci farei un pensierino. Proverei a sperimentare un po' di scrittura immersiva. Potresti avere delle piacevoli sorprese.

Buon contest!

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Pretorian
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Re: Abitudini

Messaggio#7 » mercoledì 21 ottobre 2020, 23:44

Ciao Gabriele e piacere di leggerti.
Il colpo di scena finale fa capovolgere l'intero racconto e dona un tono realistico e, allo stesso tempo, ancora più terrificante. Devo darti atto che sei riuscito a tenere fino all'ultimo la sospensione di cosa stesse per accadere e della reale condizione del protagonista: fino a quando non estrae il denaro, il lettore pensa che sia semplicemente povero e quando fai entrare in scena la busta con il denaro, può anche pensare a qualche lavoro illecito. Il fatto che nelle poche battute finali fai scoprire che ha uno stipendio e una grave ludopatia colpisce d'improvviso e con forza. L'unica pecca che posso rilevare nel tuo racconto è, a mio parere, la forma narrativa che hai scelto. La quantità di informazioni che ci fornisci, che spesso virano totalmente sul narrato più che sul mostrato, avrebbero visto meglio una prima persona, in modo che fosse il protagonista stesso a "raccontarci" questi dettagli. Mantenuto così penso che, in certi punti, il racconto rischi di diventare poco scorrevole. Almeno, questa è la mia opinione.

Alla prossima!

Dario17
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Re: Abitudini

Messaggio#8 » venerdì 23 ottobre 2020, 17:13

Come scorrevolezza questo pezzo è uno dei migliori del gruppo. Ci si arriva alla fine senza senza troppi problemi. C'è un però: ti piacciono troppo le virgole.
"Non si era potuto permettere un lucchetto, così, come ogni giorno, la sollevò e la trascinò su per le scale, per cinque piani, fino al tetto a terrazza. Si fidava abbastanza dei suoi vicini, anche perché nessuno di loro si sarebbe preso la briga di portarla di nuovo giù, per quel che valeva."
Sette virgole ed un punto in sole tre righe inceppano un po' l'incipit.
Alla fine vi è lo stesso identico problema, in forma ancora fiù goffa:
"Alzò, però, le spalle".
All'inizio ho pensato ad un ragazzino per il fatto della bicicletta, ma potrei essere io il rimba che non si accorge che si stava proponendo un personaggio adulto.
Si sente la mancanza di empatia col pov data l'assenza di pensieri diretti.
Con un paio di letture ho notato che effettivamente non succeda granchè per gran parte del racconto se non un mostrato (puntellato ogni tanto da qualche stilla di raccontato come l'autocomprensione che il "va' all'inferno Cesare" sia un mantra) di una vita miserabile ma quotidiana. La domanda aleggia: perchè ripete quella frase?
E poi piazzi il microcolpo di scena giocando sul fatto che l'Inferno sia una sala slot.
Ho letto parecchi racconti che sfruttano un locale col nome Inferno, quindi l'idea è di fatto non originalissima.
Ma in generale il racconto funziona e non è mai scontato.
Traccia rispettata letteralmente.

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Filippo Santaniello
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Re: Abitudini

Messaggio#9 » sabato 24 ottobre 2020, 12:53

Bello bello!
Bravo Gabriele!
Mi è piaciuto dall'inizio alla fine.
Sei uno dei pochi che non ha utilizzato elementi sovrannaturali per raccontare una storia nuda e cruda che rispetta il tema in pieno.
Utilizzi molto bene l'ironia con quel: "Va' all'Inferno, Cesare" che diventa il leitmotiv della storia scandendone il ritmo.
Lui all'inferno c'è già.
Ne è consapevole e dovrà penare parecchio per uscirne. Ma forse non ne uscirà mai e quando andrà davvero all'inferno forse sarà un sollievo visto com'è ridotta la sua vita.
La vita...
L'hai narrata molto bene. Mi sono piaciute davvero molto le descrizioni della squallida esistenza quotidiana del protagonista. E' quello l'inferno. La banalità di una vita alla deriva, resa ancora più miserabile dal vizio del gioco.

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Sirimedho
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Re: Abitudini

Messaggio#10 » domenica 25 ottobre 2020, 18:54

Buonasera Gabriele,

sono un commentatore "di passaggio", ma visto che ho trovato veramente bello il tuo racconto, non volevo perdere l'occasione di dirlo.

La trasformazione di un pover'uomo che si immagina povero e basta e poi si scopre che povero lo diventa con la dipendenza dal gioco è davvero notevole. Trasformazione che viene magistralmente indicata nella sua fuga verso l'Inferno:

Gabriele Dolzadelli ha scritto:«Ehi! Dove vai così di corsa?» La voce gli era familiare, doveva essere Marco, il meccanico all'altro lato della strada. Non gli rispose, ormai era lontano, alle sue spalle. Ma lo fece dentro di sé.
«Vado all'Inferno!» pensò col sorriso.


Se mi posso permettere, ci sono solo un paio di punti che non mi hanno convinto, come questo passaggio:
Gabriele Dolzadelli ha scritto:Una volta finito, l'uomo andò in bagno. Sollevò il coperchio della tazza e trattenne il respiro, perché dentro c'erano i suoi escrementi degli ultimi quattro giorni. Ve ne aggiunse di nuovi e richiuse, senza tirare l'acqua. Anche quello era risparmio.


Debbo dire che mi sembra estremo e poco credibile e se da un lato fornisce uno specchio ancora più forte della discesa nell'interno personale di Cesare, lo trovo poco consono (ma forse è solo un'impressione).

L'altro aspetto che forse meriterebbe almeno una riga (ma ho visto che sei arrivato al limite) è dare una qualche indicazione di che possibile lavoro faccia Cesare, perché ridotto così male sembra difficile immaginarlo in un lavoro normale.

Al di là di questi aspetti minori, racconto assolutamente convincente, davvero notevole.

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Gabriele Dolzadelli
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Re: Abitudini

Messaggio#11 » lunedì 26 ottobre 2020, 0:01

Grazie a tutti per gli apprezzamenti e i consigli.
Questi ultimi vedo che vertono tutti sul POV e sul narratore.
Ammetto che nei racconti brevi non sono amante del POV del protagonista, perché rischia di rovinare i plot twist.
Ci proverò comunque in futuro. :)

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Davide Di Tullio
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Re: Abitudini

Messaggio#12 » lunedì 26 ottobre 2020, 9:02

Gabriele Dolzadelli ha scritto:Ammetto che nei racconti brevi non sono amante del POV del protagonista, perché rischia di rovinare i plot twist.


Ciao Gabriele

vorrei replicare a questa tua affermazine solo per fare chiarezza. Se intendi dire che con un PDV immerisivo il plot-twist non funzioni in senso assoluto, posso affermare, senza timore di smentite, che l´affermazione non risponde al vero. Se invece intedi dire che, per come hai costruito le scene l´impiego di un PDV immersivo avrebbe sabotato il plot-twist (e io penso che tu indendessi proprio questo) allora penso tu abbia centrato il punto. é chiario che per utilizzare al meglio il PDV del protagonista devi ridisegnare le scene per renderle efficaci, costruendo ad hoc un plot - twist su misura. L´operazione non é affatto banale (te ne renderai conto qualora dovessi cimentarti), ma il risultato é molto piú potente. Ci sono molte regole di "buona scrittura" per raggiungere questo risultato e richiede tempo per padroneggiarle tutte. Ma secondo me il gioco vale la candela.

Qui puoi trovare il manuale di stile redatto da Carrara (Alias "il Duca di Baionette") che ti dará i primi preziosi rudimenti alla scrittura immersiva: https://www.dropbox.com/s/2mlfpbm78efxd ... 0.pdf?dl=0

Giulio_Marchese
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Re: Abitudini

Messaggio#13 » lunedì 26 ottobre 2020, 17:52

Ciao Gabriele,
Racconto molto ben costruito che interpreta il tema in modo letterale ma non scontato. La vera forza del pezzo per me sta proprio lì, riesci a creare tensione su quelle tre paroline "vai all'inferno" e il lettore non può fare a meno di arrivare alla fine per capire dove stai andando a parare. Il finale risponde in pieno alle premesse lasciando il lettore soddisfatto. Tutto è estremante chiaro, senza scadere nel didascalico. Un plot semplice, un personaggio semplice, un twist semplice: semplicemente un buon racconto. Mi accoderò però ai colleghi che mi hanno preceduto, uno stile più focalizzato sul personaggio avrebbe permesso quel pugno in pancia che avrebbe reso il pezzo più che buono. In effetti chi legge non prova niente per il personaggio, arriva alla fine perché la storia è interessante ma non rimane con il groppo in gola sul finale. Questo racconto è serio e drammatico, c'è anche una chiara presa di posizione riguardo alla ludopatia, allora perché mi lascia indifferente? Con un ottimo soggetto e delle ottime scene in mente ai raggiunto l'80% del potenziale espressivo, con qualche miglioria stilistica potresti facilmente arrivare al 100%, perché non farlo?
Comunque una buona prova, a rileggerci!

Charlesdexter
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Re: Abitudini

Messaggio#14 » lunedì 26 ottobre 2020, 17:54

Ciao Gabriele,
mi è piaciuto il tuo racconto: bel ritmo, lo squallore della condizione di Cesare è azzeccato, rendendo il senso della ludopatia che si divora la vita del protagonista. Tratti però l'argomento con un linguaggio fresco e canzonatorio, senza mai scadere nel melodramma. Il mantra “vai all’inferno” è interessante e rende bene l’idea dell’ossessione. Forse il nome del casino è un po’ ovvio, ma si sa che in quattro ore è difficile far tutto bene.
Complimenti.

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antico
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Re: Abitudini

Messaggio#15 » sabato 31 ottobre 2020, 21:04

Davvero molto buono, anzi ottimo. Non ho rilievi particolari da fare a questo racconto. La lettura scorre e nel farlo cresce anche la curiosità sulle motivazioni del tuo protagonista. Il tema è pienamente rispettato e riesci a infilare nel racconto, come anche il mese scorso, anche una bella riflessione sulla nostra realtà. Per me un pollice su.

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