La Cura - Sara Perrone

Appuntamento fissato per lunedì 16 novembre dalle 21.00 all'una con un tema di Scilla Bonfiglioli!
SaraPerrone91
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La Cura - Sara Perrone

Messaggio#1 » lunedì 16 novembre 2020, 23:28

LA CURA

Se ne stava lì, rannicchiato in un angolo della gabbia, lo sguardo vacuo.
Sospirai.
Vederlo in quelle condizioni mi provocava ogni volta una stretta al cuore tale che per un attimo mi sentivo vacillare.
Gli abiti ridotti a brandelli, la pelle ingrigita; era sempre più il fantasma di se stesso e col passare dei giorni, ogni traccia di umanità spariva sempre più.
Mi avvicinai alla gabbia, reggendo tra le mani il cibo che gli avevo procurato. Lui alzò la testa, emettendo una sorta di grugnito e mostrando i denti.
Il più in fretta possibile, lanciai il pasto in modo che passasse tra le sbarre, per poi allontanarmi subito, spaventata. Si buttò sul nutrimento e solo allora uscii dal capanno, chiudendolo a chiave.
Tornai dunque nel mio rifugio, poco lontano da lì, e una volta entrata in casa mi tolsi la tuta protettiva che avevo trafugato da un ospedale durante una delle mie incursioni in città.
La prudenza non era mai troppa.

Tutto aveva avuto inizio un anno prima, quando il 2020, l’anno del Covid-19, era ormai un lontano ricordo. Nessuno si aspettava un’altra pandemia, non dopo soli sei anni.
Era sembrato di rivivere un incubo, ma con la certezza di non potersi risvegliare.
In un angolo sperduto del mondo un essere umano era stato infettato da uno strano animale e aveva iniziato ad aggredire altri esseri umani per cibarsi della loro materia grigia. I sopravvissuti erano stati infettati a loro volta da morsi o graffi e gli eventi si erano susseguiti così rapidamente che nel giro di tre mesi il virus si era diffuso in tutto il mondo e aveva portato al collasso della civiltà.
L’apocalisse zombie tanto celebrata dalla letteratura e dal cinema era arrivata nel mondo reale e nessuno era preparato ad essa.
Mio marito ed io eravamo ci eravamo rifugiati in quello che era da sempre stato il nostro nido d’amore, un cottage nei boschi, il quale tempo prima era stato una tenuta di caccia.
Per un po’ ce l’eravamo cavata; a turno andavamo alla ricerca di provviste e medicinali, ci eravamo procurati delle armi e avevamo imparato ad usarle.
Ci stavamo quasi abituando a quella nuova normalità, ma un giorno Ted era rientrato a casa da una delle sue incursioni in città con un braccio che grondava sangue.
Era stato morso.
- Devi uccidermi – mi aveva ordinato, mettendomi tra le mani la sua pistola. – Da solo non ce la faccio, ci ho provato.
Ci eravamo infatti detti tante volte che, nell’eventualità non troppo remota in cui uno di noi si fosse contagiato, avremmo dovuto fare in modo di non diffondere il virus e soprattutto di non ferirci a vicenda.
Gli occhi ricolmi di lacrime, avevo preso la mira, ma al momento di premere il grilletto mi era mancato il coraggio e avevo abbassato l’arma.
- Ti prego… - aveva sussurrato lui. – Si sta diffondendo, lo sento. Non rimarrò lucido a lungo…
Avevo così sollevato di nuovo la pistola, ma non per sparargli.
Lo avevo tramortito e trascinato nel capanno, dove si trovava una gabbia che veniva usata per i cani da caccia dei vecchi proprietari del cottage.

Era passato quasi un anno da allora e mio marito si era tramutato in un mostro che io mi ostinavo a tenere in vita dandogli in pasto materia grigia animale.
Speravo che così facendo prima o poi si sarebbe mostrato più docile, ma mi sbagliavo.
Non c’erano stati né miglioramenti, né peggioramenti.
Col tempo, però, si era fatta strada in me un’altra speranza.
Avevo ricordato che, quando ancora i mezzi di comunicazione di massa erano in funzione, alla televisione avevano parlato di un laboratorio in cui si sarebbe cercato di produrre un vaccino. La località era stata volutamente tenuta nascosta, per evitare che la gente lo prendesse d’assalto.
Quel laboratorio era ancora in funzione, ne ero certa, sebbene non ne avessi le prove.
Era solo questione di tempo: anche questa volta l’epidemia sarebbe stata sconfitta da un vaccino, il 2020 lo aveva insegnato.
Non dovevo fare altro che tenere Ted in vita fino a quel momento.



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antico
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Re: La Cura - Sara Perrone

Messaggio#2 » lunedì 16 novembre 2020, 23:33

Ciao Sara e benritrovata nell'Arena! Se non sbaglio, è il tuo esordio nell'Ottava Era! Caratteri e tempo ok, buona SCILLA BONFIGLIOLI EDITION!

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Fagiolo17
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Re: La Cura - Sara Perrone

Messaggio#3 » martedì 17 novembre 2020, 15:18

Ciao Sara, è un piacere leggerti.
Il tuo è il classico racconto stile zombie. E fin qui nessun problema, io amo tutto ciò che è horror e soprattutto zombie e vampiri, ma (perchè purtroppo c'è un ma) ti sei soffermata troppo a raccontarci come e perchè sono saltati fuori questi zombie (che è sempre la parte meno interessante) e non ci hai mostrato come appare ora il nuovo mondo.
La parte iniziale mi è piaciuta molto di più rispetto allo spiegone centrale e al finale estremamente aperto dove ci dici tutto e niente.
Il problema del racconto è appunto il corpo dove spieghi cosa è successo per arrivare al presente. è un susseguirsi di Tell senza alcuna scena mostrata che ci possa far immergere nella lettura.
Guarda ad esempio The Walking Dead. La prima puntata ci butta nel vivo della storia, ci mostra gli zombie, ci butta nella prima avventura del protagonista e via! Non ti chiedi come sia potuto accadere, non è il fulcro della storia!
Spero che il mio commento possa esserti utile per rimaneggiare la storia se ne avessi voglia.

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Debora D
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Re: La Cura - Sara Perrone

Messaggio#4 » mercoledì 18 novembre 2020, 21:51

Sara Perroni, La cura
Ciao Sara, piacere di leggerti.
Catartico che tu abbia legato al tema il nostro momento attuale, però non è completamente centrato, l’idea della carezza resta molto fuori dal testo, se non per il legame affettivo fra di loro.
Il post-apocalittico è un genere che mi piace molto e ho letto il tuo racconto con curiosità. Ma del post apocalittico mi piace sapere come se la cavano le persone, come ricostruiscono una società ecc. e nel tuo brano, come già notato, ti sei persa nella parte centrale nel raccontare tutto l’antefatto. è un vero e proprio spiegone con tanto di subordinazione da testo argomentativo.
Per il resto non accade molto nel momento presente, lei va alla gabbia, guarda il marito, pensa al vaccino e basta.

FORMA e STILE
Credo che con un po' di aggiustamenti la tua prosa possa diventare ottima, quindi sarò molto pignola per aiutarti.
Voglio soffermarmi su tre elementi:

1. La prima persona al passato non è efficace quanto la prima persona al presente.
Nella prima persona il lettore è calato nel punto di vista, quando la narrazione è al presente, le cose accadono qui e ora. Il lettore è dentro il personaggio, ha le sue stesse informazioni e si crea l'empatia.
Invece se l'IO parla al passato, tutto è già accaduto: il narratore è interno, ma sa già tutto, almeno per quanto riguarda ciò che gli è accaduto, perciò il legame con il lettore è labile. C’è disparità di conoscenza, l'empatia fatica di più, soprattutto quando il punto di vista filtra i propri ricordi con il senno di poi si nota proprio che vuole metterli in ordine, non farmeli vivere, ma darmeli già pronti.

2. Mostri di avere un italiano ricco e con un buon lessico. La prosa piena di connettivi e avverbi è quella che ci insegnano a scuola e serve per gli studi ecc., è adatta a un testo argomentativo, a convincere e supportare una propria teoria, ma nella narrativa appesantisce il racconto. es. per poi, dunque sono proprio connettivi da esposizione/tesi.

Prendo un passaggio per farmi capire:
Ci eravamo infatti detti tante volte che, nell’eventualità non troppo remota in cui uno di noi si fosse contagiato, avremmo dovuto fare in modo di non diffondere il virus e soprattutto di non ferirci a vicenda.
Qui la protagonista parla come un conferenziere: eventualità, non troppo remota, avremmo dovuto, soprattutto...
Insomma è una frase che si può costruire solo dopo molto tempo, quando si è riflettuto sulla questione, perciò ci porta lontani dalle emozioni.
Ed è per questo che poi qui:
Gli occhi ricolmi di lacrime, avevo preso la mira, ma al momento di premere il grilletto mi era mancato il coraggio e avevo abbassato l’arma.
L’empatia, la tensione non funzionano anche per via del trapassato prossimo.
Mi sarebbe piaciuto moltissimo leggere una descrizione qui e ora di questo momento, lei che sceglie di salvarlo e accarezza il suo viso che diventerà quello di un mostro per dire. C'è materia per un intero racconto dentro.
Un altro esempio:
La località era stata volutamente tenuta nascosta, per evitare che la gente lo prendesse d’assalto. → a cosa serve volutamente? La località era stata tenuta nascosta per evitare che la gente lo prendesse d’assalto. Ha lo stesso significato, è logico che sia voluto perché c’è una proposizione finale che la supporta.

Spero di esserti stata utile,
Buona scrittura e buon divertimento nella sfida. A rileggerti presto

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Gabriele Dolzadelli
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Re: La Cura - Sara Perrone

Messaggio#5 » domenica 22 novembre 2020, 19:19

Ciao Sara. Piacere di trovarti qui.
Trovo che l'intenzione sia buona, quella di descrivere un amore tormentato, che si deve porre di fronte a qualcosa che è peggio della morte, ossia la mostruosità dell'amato.
Il problema principale del racconto, però, è che si perde in un infodump troppo pesante da digerire, che preoccupandosi di dare nozioni al lettore in merito al contesto, perde di vista quella che è la trama della vicenda. Tu, in sostanza, hai regalato al lettore un mondo intero senza dargli una storia. Questa è la difficoltà nell'avere pochi caratteri. Trovare un modo di dare un incipit, uno svolgimento e una chiusura in sole 4000 battute. All'inizio abbiamo avuto tutti quanti difficoltà, ma vedrai che col tempo si riesce a prenderci la mano. A rileggerci!

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Emiliano Maramonte
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Re: La Cura - Sara Perrone

Messaggio#6 » domenica 22 novembre 2020, 22:13

Ciao Sara, piacere di incontrarti nell'infernale Arena.
Il racconto mi ha dato l'impressione di un compito scolastico diligente ma senza particolari guizzi di creatività. Non è un demerito, attenzione, bensì una scelta che hai fatto in fase elaborativa, e questo non ha pagato nella resa complessiva del testo. Il punto è che di storie a tema zombie ce n'è a bizzeffe, e di scene come quella dove il congiunto infettato implora la morte è piena la letteratura fantastica. Mi rendo conto che inventare qualcosa di nuovo è ormai (quasi) impossibile, ma, per esempio, si può tentare di accostarsi a un cliché da una prospettiva diversa.
Intendiamoci, da quando sono a Minuti Contati, ho fatto anch'io diverse volte l'errore di adagiarmi su qualcosa di già visto, ma se il "qualcosa di già visto" viene incorporato in uno sguardo diverso, fortemente caratterizzato, allora puoi fare breccia nell'animo lettore.
C'è un paio di elementi che mi sono molto piaciuti. Primo: il riferimento al post-Covid. Ho avuto un brivido quando hai parlato di una nuova pandemia dopo quella che stiamo vivendo e la cosa non è affatto banale, anzi, mi ha davvero inquietato. Secondo: la dinamica coniugale che ha condotto la moglie a imprigionare il marito infetto con la speranza di salvarlo; la situazione mi ha scosso e anche il solo fatto di pensare a tutta una serie di stati d'animo della donna riguardo al marito divenuto una bestia affamata, lascia un po' scossi.
Peccato per i troppi spiegoni che ammazzano la tensione, e su questo dovrai assolutamente intervenire con i prossimi racconti (che spero di leggere, in quanto, comunque, nonostante alcuni difetti, hai una buona penna...).

Piccola nota tecnica: "Tutto aveva avuto inizio un anno prima". Meglio: "Tutto ebbe inizio un anno prima".

Tema preso per i capelli.

In bocca al lupo!
Emiliano.

Kiljedayn
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Re: La Cura - Sara Perrone

Messaggio#7 » lunedì 23 novembre 2020, 11:44

Ciao, Sara!
L'apocalisse zombie è un genere molto rischioso, ingannevolmente semplice all'apparenza. Si rischia sempre, nel cercare di renderla minacciosamente vicina e realistica, di fare spiegoni che ammazzano il flusso della lettura. Era davvero necessario specificare che il virus fosse emerso 6 anni dopo il Covid? Era davvero necessario dire che fosse partito da un animale? Se ci pensi, i migliori racconti di zombie sono quelli che non spiegano quasi nulla. Del resto, l'uomo della strada molto spesso non ha alcuna idea di come e cosa abbia provocato l'outbreak, deve ritrovarsi a sopravvivere in un mondo che nel giro di un amen è passato dalla civiltà alla barbarie, dove gli infetti non sono nemmeno il problema più grave, spesso. E arriviamo alla seconda criticità di cui, secondo me, soffre il tuo racconto: questi due sopravvissuti sono proprio fortunati! Hanno tute anti contaminazione, armi, cibo. Tutto trovato andando in città. Città che quindi o è ancora in ordine, tutto sommato, oppure è stata miracolosamente risparmiata dalle bande di predoni e sciacalli. Quando il marito viene morso, la protagonista trova una soluzione efficacissima, ovvero sfamarlo con cervelli animali, cosa che funziona abbastanza bene da permetterle di sperare nella scoperta di una cura (e non di un vaccino, i vaccini impediscono di ammalarsi, non di curare chi già è malato).
Se posso permettermi di darti un consiglio, rimaneggerei la scena in modo differente, magari un altro sopravvissuto ha scoperto l'uomo, magari mentre lei era a procacciarsi cibo, e sta per ucciderlo; a questo punto lei potrebbe prima tentare di convincerlo a desistere e poi, magari, darlo in pasto al marito, che finalmente avrebbe delle vere cervella umane e non il surrogato. Insomma, fai che questo gesto d'amore per il suo uomo abbia un costo un po' significativo: fino a dove si spingerà, pur di aspettare questa cura?
Sono solo delle idee, naturalmente.
Alla prossima!

Giulio_Marchese
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Re: La Cura - Sara Perrone

Messaggio#8 » lunedì 23 novembre 2020, 23:16

Ciao, Sara.
Il tuo racconto è estremamente classico, in ogni film di zombie c'è qualcuno che ne alleva uno perché era un suo caro. Di solito funziona molto ma in questo caso non ho provato alcuna empatia, pensavo solo: se il mondo è semi distrutto, a chi lo sta raccontando? Per altro rimembra a se stessa cose che già sa, è evidente che le racconti a noi lettori e la cosa allontana dal testo.

Punti di forza
Il primissimo paragrafo, se tutto il racconto avesse mantenuto quel tenore sarebbe andato alla grande.

Punti deboli
Lo spiegone centrale, è la spiegazione dettagliata di una classica apocalisse zombie. Il fatto è che chiunque sa cos'è un apocalisse zombi quindi avresti potuto liquidare il tutto con un pensiero della protagonista del tipo "alla fine è arrivata davvero: l'apocalisse zombie". Dal punto di vista stilistico mi tocca citarti la massima show don't tell!, immagino tu sappia cosa si intende ma in caso contrario chiedi pure, siamo tutti qua per migliorare insieme.

Spunti di miglioramento
Come dicevo eliminare per intero lo spiegone e far vedere le interazioni con il marito zombi, farlo chiamare per nome, magari lei gli racconta quello che ha fatto durante la giornata (e tu ne approfitti per dare qualche informazione). Le citazioni a quest'anno maledetto che il 2020 ci possono anche stare, e anche il loro utilizzo per accennare al vaccino. Però potresti legare il tutto tramite ad esempio un oggetto, qualcosa che facevano insieme durante la quarantena che ne so, un mazzo di carte e lui le diceva per scherzo se esce tre volte il Jolly sta pandemia finirà e per puro caso era successo davvero e lei ancora ora fa quest'esperimento ogni giorno ma i jolly non escono mai. Ok, sto infilando troppe cose che non ci sono, ma è per dire che lo migliorerei nel senso di un maggior mostrato per cercare anche di lanciare un amo emotivo al lettore. Scusa se parlo per esempi ma mi viene più facile XD

In conclusione, l'idea è un po' già vista ma conserva sempre un suo potenziale. Così com'è non mi ha proprio preso, ma sono certo che sarà per la prossima volta ;) Per qualsiasi delucidazione "quotami" così mi arriva la notifica. A rileggerci!

Andrea J. Leonardi
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Re: La Cura - Sara Perrone

Messaggio#9 » giovedì 26 novembre 2020, 15:14

Ciao Sara, piacere di leggerti. Ecco il mio commento in super ritardo.

Tema. Non riesco bene a individuare la carezza, fisica o metaforica che sia. C’è un sentimento di “prendersi cura” di qualcuno, ma non è la stessa cosa.

Trama. L’idea dell’apocalisse zombie non originale è già stata discussa, quello che invece segnalo è che sembra tutto lo status quo iniziale dalla quale iniziare per raccontare la vera storia. Forse la storia è quella del contagio del marito, ma il raccontato a posteriori non ci permetter di discuterlo.

Stile. Arrivando come spesso per ultimo, immagino che molti aspetti siano già stati evidenziati. Mi limito ai tre che più ho notato:
• L’utilizzo del tempo verbale. La prima persona è preferibile al presente, per evitare l’effetto del raccontato, l’immagine è infatti proprio quella di un “io” che racconta l’accaduto. Quando si usa un passato, invece, allora meglio preferire il passato remoto per le azioni, e l’imperfetto per le descrizioni.
• Gli spiegoni sono da evitare sempre e comunque. In questo testo si nota troppo la loro presenza.
• Vai piano con i gerundi, dovrebbero esprimere una vera e propria sovrapposizione di azioni che iniziano e finiscono negli stessi momenti, ma spesso non è così. Si rischia di creare una scena confusa e vaga. Cerca sempre di convertire un gerundio in un’azione concreta e pensa bene se, effettivamente, le azioni connesse da questa forma sono davvero simultanee.

Totale. Il racconto non fa storcere il naso alla lettura, ma purtroppo non lascia una particolare sensazione, probabilmente a cause dei difetti del mostrato che in molti abbiamo visto, e per la trama troppo statica.

SaraPerrone91
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Re: La Cura - Sara Perrone

Messaggio#10 » venerdì 27 novembre 2020, 10:51

Fagiolo17 ha scritto:Ciao Sara, è un piacere leggerti.
Il tuo è il classico racconto stile zombie. E fin qui nessun problema, io amo tutto ciò che è horror e soprattutto zombie e vampiri, ma (perchè purtroppo c'è un ma) ti sei soffermata troppo a raccontarci come e perchè sono saltati fuori questi zombie (che è sempre la parte meno interessante) e non ci hai mostrato come appare ora il nuovo mondo.
La parte iniziale mi è piaciuta molto di più rispetto allo spiegone centrale e al finale estremamente aperto dove ci dici tutto e niente.
Il problema del racconto è appunto il corpo dove spieghi cosa è successo per arrivare al presente. è un susseguirsi di Tell senza alcuna scena mostrata che ci possa far immergere nella lettura.
Guarda ad esempio The Walking Dead. La prima puntata ci butta nel vivo della storia, ci mostra gli zombie, ci butta nella prima avventura del protagonista e via! Non ti chiedi come sia potuto accadere, non è il fulcro della storia!
Spero che il mio commento possa esserti utile per rimaneggiare la storia se ne avessi voglia.


Finalmente riesco a rispondere. Ti ringrazio per il commento e per i consigli.
Purtroppo ho sempre avuto questo difetto, scrivendo: spiegare tutto. Da lettrice mi piace sapere tutto e questo tratto lo mantengo anche quando scrivo, ma mi rendo conto che ciò può appesantire la lettura e infatti devo lavorarci un po’ su. Critiche simili le ho ricevute anche quando ho partecipato ai 200m piani, indubbiamente è un aspetto che devo andare a limare. Non scrivo da tanto e sono un po’ arrugginita ma spero di migliorare col tempo.
Per quanto riguarda “The Walking Dead”, sì, ce l’ho presente. E ti dirò, la domanda che mi sono fatta subito è: “Ma come ci sono arrivati, qui?”. Insomma, mi interrogo sempre sulle cause dei fenomeni, forse anche troppo.
Cercherò di rimaneggiare il racconto mantenendo lo stile della parte iniziale, che a quanto pare sembra la più riuscita.
Grazie ancora!

SaraPerrone91
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Re: La Cura - Sara Perrone

Messaggio#11 » venerdì 27 novembre 2020, 11:03

Debora D ha scritto:Sara Perroni, La cura
Ciao Sara, piacere di leggerti.
Catartico che tu abbia legato al tema il nostro momento attuale, però non è completamente centrato, l’idea della carezza resta molto fuori dal testo, se non per il legame affettivo fra di loro.
Il post-apocalittico è un genere che mi piace molto e ho letto il tuo racconto con curiosità. Ma del post apocalittico mi piace sapere come se la cavano le persone, come ricostruiscono una società ecc. e nel tuo brano, come già notato, ti sei persa nella parte centrale nel raccontare tutto l’antefatto. è un vero e proprio spiegone con tanto di subordinazione da testo argomentativo.
Per il resto non accade molto nel momento presente, lei va alla gabbia, guarda il marito, pensa al vaccino e basta.

FORMA e STILE
Credo che con un po' di aggiustamenti la tua prosa possa diventare ottima, quindi sarò molto pignola per aiutarti.
Voglio soffermarmi su tre elementi:

1. La prima persona al passato non è efficace quanto la prima persona al presente.
Nella prima persona il lettore è calato nel punto di vista, quando la narrazione è al presente, le cose accadono qui e ora. Il lettore è dentro il personaggio, ha le sue stesse informazioni e si crea l'empatia.
Invece se l'IO parla al passato, tutto è già accaduto: il narratore è interno, ma sa già tutto, almeno per quanto riguarda ciò che gli è accaduto, perciò il legame con il lettore è labile. C’è disparità di conoscenza, l'empatia fatica di più, soprattutto quando il punto di vista filtra i propri ricordi con il senno di poi si nota proprio che vuole metterli in ordine, non farmeli vivere, ma darmeli già pronti.

2. Mostri di avere un italiano ricco e con un buon lessico. La prosa piena di connettivi e avverbi è quella che ci insegnano a scuola e serve per gli studi ecc., è adatta a un testo argomentativo, a convincere e supportare una propria teoria, ma nella narrativa appesantisce il racconto. es. per poi, dunque sono proprio connettivi da esposizione/tesi.

Prendo un passaggio per farmi capire:
Ci eravamo infatti detti tante volte che, nell’eventualità non troppo remota in cui uno di noi si fosse contagiato, avremmo dovuto fare in modo di non diffondere il virus e soprattutto di non ferirci a vicenda.
Qui la protagonista parla come un conferenziere: eventualità, non troppo remota, avremmo dovuto, soprattutto...
Insomma è una frase che si può costruire solo dopo molto tempo, quando si è riflettuto sulla questione, perciò ci porta lontani dalle emozioni.
Ed è per questo che poi qui:
Gli occhi ricolmi di lacrime, avevo preso la mira, ma al momento di premere il grilletto mi era mancato il coraggio e avevo abbassato l’arma.
L’empatia, la tensione non funzionano anche per via del trapassato prossimo.
Mi sarebbe piaciuto moltissimo leggere una descrizione qui e ora di questo momento, lei che sceglie di salvarlo e accarezza il suo viso che diventerà quello di un mostro per dire. C'è materia per un intero racconto dentro.
Un altro esempio:
La località era stata volutamente tenuta nascosta, per evitare che la gente lo prendesse d’assalto. → a cosa serve volutamente? La località era stata tenuta nascosta per evitare che la gente lo prendesse d’assalto. Ha lo stesso significato, è logico che sia voluto perché c’è una proposizione finale che la supporta.

Spero di esserti stata utile,
Buona scrittura e buon divertimento nella sfida. A rileggerti presto


Ciao, Debora!
Ti ringrazio per il commento approfondito e per i consigli.
Il tema, ti dirò, mi ha messa un po’ in crisi: l’idea della carezza è un po’ contorta, me ne rendo conto. In teoria è data dal fatto che la protagonista mantiene in vita il marito senza ucciderlo, ma forse avrei dovuto spiegarlo meglio.
Detto ciò, per quanto riguarda lo stile.
A livello di gusto personale, non amo molto la narrazione al presente. So che risulta più efficace nel descrivere le azioni, specialmente alla prima persona (che preferisco perché la trovo più introspettiva), però reputo che il passato sia più adatto, specialmente nell’introspezione. Si tratta di un gusto personale, ripeto. Dovrei provare ad utilizzare la terza persona e il passato, in questo racconto, e vedere l’effetto.
Per quanto riguarda lo stile argomentativi, hai colto in pieno: per lavoro mi trovo spesso a spiegare concetti e a doverli scrivere, quindi il mio lessico ne risente anche nel tempo libero (credo si noti anche ora nel modo in cui ti sto rispondendo xD). Devo sicuramente alleggerire il mio stile in questo senso.
Il tuo commento è stato molto utile, terrò conto di tutti i consigli. Grazie.

SaraPerrone91
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Re: La Cura - Sara Perrone

Messaggio#12 » venerdì 27 novembre 2020, 11:07

Gabriele Dolzadelli ha scritto:Ciao Sara. Piacere di trovarti qui.
Trovo che l'intenzione sia buona, quella di descrivere un amore tormentato, che si deve porre di fronte a qualcosa che è peggio della morte, ossia la mostruosità dell'amato.
Il problema principale del racconto, però, è che si perde in un infodump troppo pesante da digerire, che preoccupandosi di dare nozioni al lettore in merito al contesto, perde di vista quella che è la trama della vicenda. Tu, in sostanza, hai regalato al lettore un mondo intero senza dargli una storia. Questa è la difficoltà nell'avere pochi caratteri. Trovare un modo di dare un incipit, uno svolgimento e una chiusura in sole 4000 battute. All'inizio abbiamo avuto tutti quanti difficoltà, ma vedrai che col tempo si riesce a prenderci la mano. A rileggerci!


Grazie del commento, Gabriele.
Cercherò per le prossime edizioni di tenere presente quanto mi hai detto. Come ho già scritto, mi rendo conto che il mio spiegare per forza tutto sia una criticità su cui devo lavorare, mi era già stato fatto presente. Continuerò a limare questo aspetto. Il limite dei caratteri crea difficoltà nella costruzione della narrazione e spesso mi perdo troppo, spero di prenderci la mano.
Grazie ancora!

SaraPerrone91
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Re: La Cura - Sara Perrone

Messaggio#13 » venerdì 27 novembre 2020, 11:12

megagenius ha scritto:Ciao Sara, piacere di incontrarti nell'infernale Arena.
Il racconto mi ha dato l'impressione di un compito scolastico diligente ma senza particolari guizzi di creatività. Non è un demerito, attenzione, bensì una scelta che hai fatto in fase elaborativa, e questo non ha pagato nella resa complessiva del testo. Il punto è che di storie a tema zombie ce n'è a bizzeffe, e di scene come quella dove il congiunto infettato implora la morte è piena la letteratura fantastica. Mi rendo conto che inventare qualcosa di nuovo è ormai (quasi) impossibile, ma, per esempio, si può tentare di accostarsi a un cliché da una prospettiva diversa.
Intendiamoci, da quando sono a Minuti Contati, ho fatto anch'io diverse volte l'errore di adagiarmi su qualcosa di già visto, ma se il "qualcosa di già visto" viene incorporato in uno sguardo diverso, fortemente caratterizzato, allora puoi fare breccia nell'animo lettore.
C'è un paio di elementi che mi sono molto piaciuti. Primo: il riferimento al post-Covid. Ho avuto un brivido quando hai parlato di una nuova pandemia dopo quella che stiamo vivendo e la cosa non è affatto banale, anzi, mi ha davvero inquietato. Secondo: la dinamica coniugale che ha condotto la moglie a imprigionare il marito infetto con la speranza di salvarlo; la situazione mi ha scosso e anche il solo fatto di pensare a tutta una serie di stati d'animo della donna riguardo al marito divenuto una bestia affamata, lascia un po' scossi.
Peccato per i troppi spiegoni che ammazzano la tensione, e su questo dovrai assolutamente intervenire con i prossimi racconti (che spero di leggere, in quanto, comunque, nonostante alcuni difetti, hai una buona penna...).

Piccola nota tecnica: "Tutto aveva avuto inizio un anno prima". Meglio: "Tutto ebbe inizio un anno prima".

Tema preso per i capelli.

In bocca al lupo!
Emiliano.


Grazie del commento, Emiliano.
Anche tu giustamente hai messo in luce il grosso difetto della mia scrittura: gli spiegoni. Devo senza dubbio cercare di ridurli al minimo indispensabile.
Eh sì, sembra un compito scolastico, non hai tutti i torti. Ho scelto una tematica abbastanza comune, ma nella revisione cercherò di trasmettere qualcosa di diverso, tenendo conto dei preziosi consigli che mi avete dato tutti. Prima di iscrivermi a questo sito, ero ferma da molto, con la scrittura: si tratta di riprendere un po’ la mano e di limare alcuni aspetti.
Grazie anche per le note positive da te evidenziate; la seconda in teoria avrebbe dovuto essere il fulcro del racconto e l’interpretazione data al tema della sfida, ma anche qui avrei dovuto spiegare meglio l’idea della carezza al mostro.
A presto!

SaraPerrone91
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Re: La Cura - Sara Perrone

Messaggio#14 » domenica 29 novembre 2020, 12:00

Kiljedayn ha scritto:Ciao, Sara!
L'apocalisse zombie è un genere molto rischioso, ingannevolmente semplice all'apparenza. Si rischia sempre, nel cercare di renderla minacciosamente vicina e realistica, di fare spiegoni che ammazzano il flusso della lettura. Era davvero necessario specificare che il virus fosse emerso 6 anni dopo il Covid? Era davvero necessario dire che fosse partito da un animale? Se ci pensi, i migliori racconti di zombie sono quelli che non spiegano quasi nulla. Del resto, l'uomo della strada molto spesso non ha alcuna idea di come e cosa abbia provocato l'outbreak, deve ritrovarsi a sopravvivere in un mondo che nel giro di un amen è passato dalla civiltà alla barbarie, dove gli infetti non sono nemmeno il problema più grave, spesso. E arriviamo alla seconda criticità di cui, secondo me, soffre il tuo racconto: questi due sopravvissuti sono proprio fortunati! Hanno tute anti contaminazione, armi, cibo. Tutto trovato andando in città. Città che quindi o è ancora in ordine, tutto sommato, oppure è stata miracolosamente risparmiata dalle bande di predoni e sciacalli. Quando il marito viene morso, la protagonista trova una soluzione efficacissima, ovvero sfamarlo con cervelli animali, cosa che funziona abbastanza bene da permetterle di sperare nella scoperta di una cura (e non di un vaccino, i vaccini impediscono di ammalarsi, non di curare chi già è malato).
Se posso permettermi di darti un consiglio, rimaneggerei la scena in modo differente, magari un altro sopravvissuto ha scoperto l'uomo, magari mentre lei era a procacciarsi cibo, e sta per ucciderlo; a questo punto lei potrebbe prima tentare di convincerlo a desistere e poi, magari, darlo in pasto al marito, che finalmente avrebbe delle vere cervella umane e non il surrogato. Insomma, fai che questo gesto d'amore per il suo uomo abbia un costo un po' significativo: fino a dove si spingerà, pur di aspettare questa cura?
Sono solo delle idee, naturalmente.
Alla prossima!


Ti ringrazio per il commento e per gli spunti che mi hai dato verso la fine; li terrò sicuramente presenti in caso di revisione.

SaraPerrone91
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Re: La Cura - Sara Perrone

Messaggio#15 » domenica 29 novembre 2020, 12:04

Giulio_Marchese ha scritto:Ciao, Sara.
Il tuo racconto è estremamente classico, in ogni film di zombie c'è qualcuno che ne alleva uno perché era un suo caro. Di solito funziona molto ma in questo caso non ho provato alcuna empatia, pensavo solo: se il mondo è semi distrutto, a chi lo sta raccontando? Per altro rimembra a se stessa cose che già sa, è evidente che le racconti a noi lettori e la cosa allontana dal testo.

Punti di forza
Il primissimo paragrafo, se tutto il racconto avesse mantenuto quel tenore sarebbe andato alla grande.

Punti deboli
Lo spiegone centrale, è la spiegazione dettagliata di una classica apocalisse zombie. Il fatto è che chiunque sa cos'è un apocalisse zombi quindi avresti potuto liquidare il tutto con un pensiero della protagonista del tipo "alla fine è arrivata davvero: l'apocalisse zombie". Dal punto di vista stilistico mi tocca citarti la massima show don't tell!, immagino tu sappia cosa si intende ma in caso contrario chiedi pure, siamo tutti qua per migliorare insieme.

Spunti di miglioramento
Come dicevo eliminare per intero lo spiegone e far vedere le interazioni con il marito zombi, farlo chiamare per nome, magari lei gli racconta quello che ha fatto durante la giornata (e tu ne approfitti per dare qualche informazione). Le citazioni a quest'anno maledetto che il 2020 ci possono anche stare, e anche il loro utilizzo per accennare al vaccino. Però potresti legare il tutto tramite ad esempio un oggetto, qualcosa che facevano insieme durante la quarantena che ne so, un mazzo di carte e lui le diceva per scherzo se esce tre volte il Jolly sta pandemia finirà e per puro caso era successo davvero e lei ancora ora fa quest'esperimento ogni giorno ma i jolly non escono mai. Ok, sto infilando troppe cose che non ci sono, ma è per dire che lo migliorerei nel senso di un maggior mostrato per cercare anche di lanciare un amo emotivo al lettore. Scusa se parlo per esempi ma mi viene più facile XD

In conclusione, l'idea è un po' già vista ma conserva sempre un suo potenziale. Così com'è non mi ha proprio preso, ma sono certo che sarà per la prossima volta ;) Per qualsiasi delucidazione "quotami" così mi arriva la notifica. A rileggerci!


Ciao, Giuliano!
Grazie mille per il tuo dettagliato commento. Tra tutti, mi avete dato molti consigli e spunti interessanti di cui terrò conto in fase di revisione. Sono molto arrugginita e avevo proprio bisogno di sentirmi dire quali sono i punti forti e soprattutto i punti deboli. Sicuramente cercherò di mantenere lo stile del primo paragrafo e terrò presente la massima "show, don't tell" (la conosco, ma faccio proprio molta fatica ad applicarla, spiegare le cose è sempre più forte di me).
Grazie ancora!

SaraPerrone91
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Re: La Cura - Sara Perrone

Messaggio#16 » domenica 29 novembre 2020, 12:06

Andrea J. Leonardi ha scritto:
Ciao Sara, piacere di leggerti. Ecco il mio commento in super ritardo.

Tema. Non riesco bene a individuare la carezza, fisica o metaforica che sia. C’è un sentimento di “prendersi cura” di qualcuno, ma non è la stessa cosa.

Trama. L’idea dell’apocalisse zombie non originale è già stata discussa, quello che invece segnalo è che sembra tutto lo status quo iniziale dalla quale iniziare per raccontare la vera storia. Forse la storia è quella del contagio del marito, ma il raccontato a posteriori non ci permetter di discuterlo.

Stile. Arrivando come spesso per ultimo, immagino che molti aspetti siano già stati evidenziati. Mi limito ai tre che più ho notato:
• L’utilizzo del tempo verbale. La prima persona è preferibile al presente, per evitare l’effetto del raccontato, l’immagine è infatti proprio quella di un “io” che racconta l’accaduto. Quando si usa un passato, invece, allora meglio preferire il passato remoto per le azioni, e l’imperfetto per le descrizioni.
• Gli spiegoni sono da evitare sempre e comunque. In questo testo si nota troppo la loro presenza.
• Vai piano con i gerundi, dovrebbero esprimere una vera e propria sovrapposizione di azioni che iniziano e finiscono negli stessi momenti, ma spesso non è così. Si rischia di creare una scena confusa e vaga. Cerca sempre di convertire un gerundio in un’azione concreta e pensa bene se, effettivamente, le azioni connesse da questa forma sono davvero simultanee.

Totale. Il racconto non fa storcere il naso alla lettura, ma purtroppo non lascia una particolare sensazione, probabilmente a cause dei difetti del mostrato che in molti abbiamo visto, e per la trama troppo statica.


Ciao, Andrea!
Grazie per il tuo commento. Bene o male avete messo tutti in luce i lati positivi ma soprattutto i lati negativi del racconto. Cercherò di lavorarci su. Purtroppo è sempre stato un mio difetto spiegare tutto in fase di scrittura, indubbiamente è un aspetto che devo limare.

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Re: La Cura - Sara Perrone

Messaggio#17 » martedì 1 dicembre 2020, 19:07

Nel mio valutare i testi tengo sempre in debita considerazione il risultato finale in base a quelle che, a mio parere, erano le intenzioni dell'autore e in questo caso credo che ci sia una quasi totale corrispndenza, quindi ottimo. C'è però la questione della strategia narrativa e qui si possono sollevare delle questioni e in tanti si sono soffermati sul tell eccessivo e sulla scarsa originalità della situazione proposta, problematiche in effetti presenti ma non in modo tale da rovinare la lettura che, invece, rimane sempre piacevole. Sulla questione del tema ho qualche remora in più perché qui si tratta del marito, del compagno di una vita e non di una predisposizione della protagonista a sentirsi attratta dai mostri in generale, quindi lo vedo piuttosto mancato. Un pollice tendente verso l'alto con una valutazione molto simile al racconto di Masini cui, però, lo preferisco per un maggiore equilibrio generale.

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