Il mostro della caverna - RACCONTO SQUALIFICATO PER CARATTERI FUORI LIMITE MASSIMO

Appuntamento fissato per lunedì 16 novembre dalle 21.00 all'una con un tema di Scilla Bonfiglioli!
Stefano Ambro
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Il mostro della caverna - RACCONTO SQUALIFICATO PER CARATTERI FUORI LIMITE MASSIMO

Messaggio#1 » martedì 17 novembre 2020, 0:24

Secondo l’opinione della maggior parte delle persone i mostri sono esseri malefici dall’aspetto terribile che hanno come unico scopo quello di terrorizzare la gente.
Si potrebbe usare come esempio il mostro di Loch Ness che da secoli tormenta migliaia di persone senza nemmeno la certezza che esista veramente.
Per quel che mi riguarda io non la penso affatto così: i mostri non sono creature spaventose e terrificanti anzi sono delle creature affascinanti che meritano di essere conosciute da tutti.
Per dimostrare la mia tesi parlerò di Xagughi, il mostro della miniera.
Xagughi è una creatura a sei zampe massicce che sostengono il corpo anch’esso tozzo. La testa della creatura assomiglia vagamente a quella di un cane anche se la mascella è dimensione maggiore a alla mandibola. Anche se è provvisto di enormi ali Xagughi non è capace di volare per più di qualche secondo a causa del suo peso che si aggira intorno 500 chili. Tutto il corpo, escluse le ali, le zampe ed una piccola coda arricciata è ricoperto di peli di vari colori tra i quali spiccano il blu ed il viola.
La lunghezza della creatura si attesta attorno ai due metri di lunghezza.
Il mio primo approccio con Xagughi è stato all’incirca venti anni fa quando avevo sugli undici/dodici anni. Anche se non mi ricordo il giorno esatto in cui lo incontrai per la prima volta rammendo che era una torrida estate e che stavo a casa Claudio, un mio amico che viveva in campagna.
Anche se Claudio vive a parecchi chilometri di distanza avevo deciso di andare a casa sua poiché da pochi giorni era stato il compleanno di sua mamma e lei ci teneva ad invitarmi.
Oltre a noi c’erano anche altri amici di Claudio che non conoscevo e, a giudicare dall’altezza, più grandi di me. Nel gruppo c’era solo una ragazza, Elena una cugina di Claudio. Mentre Claudio giocava con i suoi amici dentro alla casa con il computer Elena se ne stava sola in disparte a giocare con dei ciottoli trovati in terra nel prato fuori casa. Visto che i miei amici non mi facevano mai fare una partita per curiosità sono uscito a vedere cosa faceva Elena. Le chiesi come mai se ne stava in disparte e mi rispose che sarebbe voluta andare al torneo di danza ma che suo padre la aveva obbligata a venire alla festa. Poi aggiunse che però non le piaceva stare con Claudio e con i suoi amici poiché pensavano sempre a giocare con i videogiochi. Per distrarla le proposi di fare una passeggiata e lei accetto volentieri.
Visto che il mio amico abitava in campagna andammo a vedere i campi di grano vicino alla sua casa. Dopo una lunga passeggiata Elena mi propose di andare a visitare il bosco maledetto, chiamato così poiché le leggende raccontavano di un minatore che dopo essere entrato nel bosco non ne era mai più uscito.
Anche se l’idea non mi piaceva molto decisi di accettare per non deluderla e così ci avventurammo dentro al bosco.
Dopo qualche minuto di camminata tranquilla tra gli imponenti alberi del bosco un vento gelido ci rallentò nella marcia. Anche se io volevo ritornare indietro non avevo il coraggio di dirlo ad Elena per paura di fare una figuraccia e di sembrare un tipo facilmente impressionabile. Poi però si mise a piovere, dapprima goccia per goccia, successivamente con grande forza.
Io ed Elena optammo per rifugiarci dentro una caverna che avevamo intravisto mentre camminavamo. La raggiungemmo quasi all’istante ma non senza sporcarci i vestiti di fango e melma. Prendemmo i telefoni e cercammo di avvisare Riccardo che eravamo bloccati a causa della pioggia e che avremmo ritardato il nostro ritorno ma i nostri telefoni non ricevevano in quel punto. Provammo anche fuori della grotta ma non funzionò. Rassegnati decidemmo di esplorare la caverna fino in fondo per cercare qualcosa per scaldarci visto che i nostri abiti erano fradici.
Provai a tutti i casti a convincere Elena che era pericoloso ma sotto sotto anche io ero curioso di scoprire cosa ci potesse essere. Ci facemmo strada con la luce dei nostri telefoni nell’oscurità. Dopo poco tempo passato ad esplorare scrupolosamente la caverna scoprimmo che quella che pensavamo fosse una grotta di origine naturale era in realtà una miniera di carbone. Sui binari era rimasto un carrello ancora pieno di carbone. Dopo averlo svuotato ci salimmo e, con l’aiuto di due bastoni appoggiati alla parete, ci spingemmo lungo i binari. Dopo una spinta iniziale la pendenza fece tutto il resto e in un paio di minuti ci scontrammo con violenza addosso ad un muro.
Il carrello si distrusse, parando la maggior parte dell’impatto che ci fece sbalzare all’indietro. Dopo chissà quando Elena mi risvegliò con un secchio d’acqua gelida. Anche se mi disse che per l’impatto ero svenuto per qualche ora non mi ricordai di gran parte dell’accaduto se non per piccoli frammenti di ricordi.
Con il carrello rotto l’unica opzione disponibile era quella di ripercorrere la strada a piedi ma a causa della pendenza non riuscivamo a scalarla. La miniera proseguiva in due strade e ci dividemmo.
Proseguendo per la mia strada giunsi fino alla fine della miniera. Con mio grande stupore trovai un’enorme uovo spaccato in vari pezzi. A fianco di esso uno strano animale stava appallottolato su sè stesso. Anche se per qualche istante pensai che fosse una volpe dopo averlo osservato bene intuii che non si trattasse di un normale animale. Per il momento decisi di lasciarlo là e tornai indietro. Elena per fortuna aveva trovato una corda così riuscimmo a scalare la parete. Non parlai a nessuno dello strano incontro e dopo qualche giorno me ne dimenticai. Un paio di settimane dopo andai di nuovo da Claudio per fare un lavoro di gruppo richiesto dalla scuola. Finimmo presto il lavoro e ci mettemmo a giocare col computer. Non ricordo a cosa giocammo ma all’epoca mentre facevo una partita un drago che avevo da sconfiggere mi fece tornare alla mente lo strano essere che avevo visto tempo fa quando mi ero rifugiato con Elena nella miniera.
Inventai una scusa per defilarmi e ritornai nella grotta per vedere l’animale. Presi di nascosto dalla casa di Claudio una corda, una torcia e della carne. Una volta sceso giù osservai attentamente la zona dove avevo visto la creatura ma non vidi nient’altro che i pezzi dell’uovo. Cercai anche nella zona dove era andata Elena ma non vidi niente anche lì. Poi all’improvviso qualcosa mi spinse violentemente a terra. Mi voltai di scatto e vidi la creatura. Essa aprì la bocca e non ci fu bisogno di puntare la torcia addosso per vedere i lunghi e affilati denti.
Lì per lì pensai subito che volesse mangiarmi e rimasi dell’idea anche mentre mi leccava con passione come fa un cane al suo padrone. Riuscii a fuggire senza troppa resistenza e per qualche giorno non tornai più nel luogo del misfatto. Durante quel periodo mi informai tramite internet per scoprire qualcosa su quella strana creatura. Dopo molte ricerche scoprii che si trattava di esemplare di xagughiarus prolibus. Secondo il testo, un documento risalente al 1700 la creatura era un antichissimo animale che viveva nelle grotte. L’essere anche se aveva un aspetto mostruoso era pacifico. Il suo cibo preferito erano i roditori ma in mancanza di essi si cibava anche di piante. Venni anche a conoscenza del fatto che l’essere era quasi estinto poiché la luce del sole danneggiava i suoi apparati interni e quindi non poteva stare esposto a lungo tempo fuori della grotta.
Con molti tentennamenti andai per la terza volta nella grotta vestito comunque con ginocchiere, casco ed altri mezzi per difendermi dalla creatura. Questa volta non mi feci cogliere di sorpresa e quando si presentò mi misi in ginocchio come si fa con un gatto per farlo avvicinare. Poi con la mano sinistra gli porsi un ratto morto che avevo trovato vicino casa di Claudio. L’essere, che chiamai qualche tempo dopo Xagughi, lo afferrò con la bocca e se lo divorò con voracità guardandomi con un’espressione di felicità. Nel mentre avvicinai la mano destra verso la sua testa e tastai prima lentamente poi con più coraggio il pelo. A Xagughi piacque così continuai ad accarezzarlo per qualche minuto.
Dopo quella volta tornai altre volte portando anche Claudio ed ancora oggi continuo ogni settimana ad andare da Xagughi per portagli del cibo e per sentire il suo morbido pelo.

Stefano Ambrosetti



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Re: Il mostro della caverna

Messaggio#2 » martedì 17 novembre 2020, 0:33

Ciao Stefano e benvenuto nell'Arena! Putroppo il tuo racconto supera nettamente il limite massimo di caratteri ammessi per l'edizione: sei a 8826 caratteri quando i limite era fissato a 4242 con possibilità di sforamento fino a 1442. Puoi ancora sistemare da qui a mezzanotte altrimenti dovrò spostare il racconto nel Laboratorio dove potrà comunque essere letto e potrai ricevere commenti, ma fuorigara.

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Re: Il mostro della caverna

Messaggio#3 » martedì 17 novembre 2020, 1:39

Racconto fuori limite massimo dei caratteri, pertanto viene SQUALIFICATO dall'edizione e spostato nel LABORATORIO. Lo lascerò in questa sezione per qualche giorno per dare tempo a chi volesse di leggerlo e fornire un commento all'autore.

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