Una mano amica

Appuntamento fissato per lunedì 16 novembre dalle 21.00 all'una con un tema di Scilla Bonfiglioli!
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Stefano.Moretto
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Una mano amica

Messaggio#1 » martedì 17 novembre 2020, 0:40

Prendo la penna dal taschino del camice e batto la punta due volte sulla cartella che tengo in mano. La chimera numero 418 mi guarda dall'altro lato delle sbarre, incatenata al muro con le braccia spalancate come fosse crocefissa. È un modello a base umana, anche se non sembra avere raziocinio. Una folta criniera dorata gli circonda il volto umano e cade sul petto nudo. Gli avambracci sono coperti da una fitta peluria ocra e le mani sono di stampo felino. Una chimera di leone. Il petto è segnato dalle frustate. Le labbra sono sporche di sangue.
Scorro con gli occhi la cartella.
"Destinazione: scorta"
Speravo in qualcosa di meglio, un leone non è il tipo di animale da usare così. Se ne renderanno conto e ci chiederanno il rimborso.
La porta alle mie spalle si apre. Una guardia entra con un taser in mano e indica la chimera con un cenno della testa.
«Allora?»
«Ci vuole tempo per valutare i danni che avete fatto, ho appena iniziato.»
I suoi occhi passano da me alla chimera. «Sbrigati, il cliente sarà qui tra poco.»
Esce dalla stanza. Fuori dalla porta un'altra guardia mi fissa. La porta si chiude, i loro sguardi mi perseguitano dall'oblò rinforzato.
Mi avvicino alla porta della gabbia, prendo la chiave dalla tasca e apro. La chimera ha lo sguardo puntato verso la porta, sembra non considerarmi. Mi aspettavo una reazione più vivace, probabilmente è troppo concentrata sulla guardia appena entrata. I tagli sul petto sono gonfi e arrossati, forse sono infetti. La chimera si volta verso di me. Ha occhi arancioni e un naso schiacciato. Avvicino il dorso della mano alla sua faccia. Allunga la testa verso di me e mi annusa. Mi guarda, le sopracciglia si inarcano in uno sguardo triste.
«Lo so amico mio. Lo so.»
Entro con la mano nella sua chioma soffice. Chiude gli occhi e strofina la testa contro la mia mano. Il suo respiro rallenta. Le ferite sul petto non sono profonde, ma se non le curiamo rischiamo che si aggravino. Segno sulla cartella "Disinfettante" e "Antibiotici".
La porta si spalanca, i passi di diverse persone entrano nella stanza. La chimera passa lo sguardo da loro a me. Le carezzo la guancia un'ultima volta.
«Andrà tutto bene.»
Uno spilungone entra nella gabbia.
«È questo il mio cucciolo?»
Gli faccio cenno con la mano di tenere le distanze.
«Non si avvicini, per favore.»
Si ferma, i suoi occhi indugiano sulle zampe incatenate della chimera. Nella stanza, al di là delle sbarre, ci sono le due guardie e il capo reparto. Sta fissando il cliente con sguardo accigliato.
«Le chiedo di uscire dalla gabbia, signore.» Mi avvicino a lui con i palmi delle mani alzati. «La chimera sarà pronta entro la fine del mese, come da accordi.»
Storce il naso, ma obbedisce. Esco con lui e chiudo la porta della gabbia. Il cliente batte le nocche contro le sbarre.
«Queste non bastano per tenerla a bada? C'è bisogno di tenerla così? Se le catene le rovinano i polsi voglio uno sconto.»
Il capo reparto si avvicina e fa un mezzo inchino con la testa. Sfoggia il suo sorriso falso riservato ai clienti infidi.
«Le assicuro che non ci saranno danni alla sua chimera. I nostri articoli, oltre che unici, vantano una qualità senza eguali.»
«Se non sarà come da contratto sarà un grosso problema per voi.»
Esce dalla stanza, le guardie lo seguono.
Il capo reparto prende un respiro e passa la mano sulla faccia.
«Giuro che quelli così non li sopporto.»
«Neanche io. Più sono ricchi e più trovano scuse per non pagare.»
Lancia uno sguardo alla chimera e si avvicina alla gabbia.
«Rimango sempre stupito dalla fiducia che hai in questi mostri. Non ricordo di averne visto uno andare via senza una tua carezza. Questo qui poteva morderti, lo sai che ha assalito una guardia?»
«Sì, lo so. Penso solo che tutti meritano un gesto gentile, almeno una volta. Per alcuni di loro sarà l'unico in tutta la vita.»
Ride.
«Ragazzo mio, sei troppo sentimentale. Finisci pure la valutazione, a quello là ci penso io.»
Esce dalla stanza e si richiude la porta alle spalle.
Mi passo una mano sulla fronte. Sto sudando. Il dorso della mia mano ha preso una tonalità verdognola. Riallineo i cristalli fotonici dei miei geni camaleontici, la mano riacquista il colore roseo con cui mi travesto dagli umani.
Anch'io vorrei una carezza.
Ultima modifica di Stefano.Moretto il martedì 17 novembre 2020, 0:56, modificato 4 volte in totale.



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Re: Una mano amica

Messaggio#2 » martedì 17 novembre 2020, 0:45

Ciao Stefano! Tempo ok, ma occhio che sei in mega malus caratteri! Se riuscissi a ridurre 442 caratteri oltre i 4242 entro l'una rientreresti nel malus minimo!

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Stefano.Moretto
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Re: Una mano amica

Messaggio#3 » martedì 17 novembre 2020, 0:57

Grazie per la segnalazione, l'ho asciugato a 4200 caratteri! Mi sono affidato al contacaratteri sbagliato prima di inviarlo...

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Re: Una mano amica

Messaggio#4 » martedì 17 novembre 2020, 1:13

Perfetto :)

alexandra.fischer
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Re: Una mano amica

Messaggio#5 » martedì 17 novembre 2020, 8:18

UNA MANO AMICA di Stefano Moretto Tema centrato. Bella l’idea della chimera uomo-leone contrassegnata da un numero e coperta di ferite per domarla in vista della consegna a un ricco cliente collezionista di mostri. Il personaggio del medico dall’indole gentile, che si prende cura della creatura curandola con zelo e arrivando persino ad accarezzarne la chioma, si fa amare dal Lettore, come pure la chimera (gli occhi tristi malgrado l’aspetto temibile danno una stretta al cuore; il vero mostro è il cliente, che la tratta da oggetto da riparare e acquistare il prima che si può). Originale il finale: il medico è un uomo camaleonte camuffato. Piacevoli anche i dialoghi fra il medico e il capo reparto, anche lui solidale nei riguardi del mostro ingabbiato.
Attento, segno le parte corretta sotto:
Una folta criniera le circonda il volto umano (il soggetto è la chimera)

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MatteoMantoani
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Re: Una mano amica

Messaggio#6 » martedì 17 novembre 2020, 19:12

Ciao Stefano, piacere di leggerti. Ho iniziato il tuo racconto con interesse, lo scenario che descrivi (anche se già visto altrove) è intrigante, una società in cui vengono creati dei mostri in laboratorio per essere poi venduti come animali domestici (o da guardia, in questo caso). C’era un episodio di “Masters of SciFi” in cui veniva descritto un futuro molto simile a questo.
Il colpo di scena finale è ben reso, anche se mi aspettavo qualcosa del genere e quindi non ho provato la giusta dose di sorpresa. Forse a parte l’empatia con la bestia, la voce narrante potrebbe esprimere qua e là il disprezzo per gli umani, e comunque non si capisce quale sia il fine per cui il mutante camaleontico si traveste da umano (un pizzichino di spiegazione in più non avrebbe guastato, anche nelle battute finali, della serie “Presto gli umani saranno al tuo posto in gabbia”).
Dal punto di vista tecnico usi un buon uso del mostrato, ho notato qualche piccola imperfezione qua e là (in poche frasi ripeti la parola “porta” cinque volte) però sono piccoli difetti dovuti al poco tempo e al poco spazio, quindi a mio parere non contano molto.
In definitiva ho letto il racconto senza dover tornare indietro a rileggere pezzi che non si capiscono (come deve essere) e ho apprezzato la trama e il colpo di scena finale. A mio parere è un buon lavoro che si legge volentieri.

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Stefano.Moretto
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Re: Una mano amica

Messaggio#7 » martedì 17 novembre 2020, 20:47

alexandra.fischer ha scritto:UNA MANO AMICA di Stefano Moretto Tema centrato. Bella l’idea della chimera uomo-leone contrassegnata da un numero e coperta di ferite per domarla in vista della consegna a un ricco cliente collezionista di mostri. Il personaggio del medico dall’indole gentile, che si prende cura della creatura curandola con zelo e arrivando persino ad accarezzarne la chioma, si fa amare dal Lettore, come pure la chimera (gli occhi tristi malgrado l’aspetto temibile danno una stretta al cuore; il vero mostro è il cliente, che la tratta da oggetto da riparare e acquistare il prima che si può). Originale il finale: il medico è un uomo camaleonte camuffato. Piacevoli anche i dialoghi fra il medico e il capo reparto, anche lui solidale nei riguardi del mostro ingabbiato.
Attento, segno le parte corretta sotto:
Una folta criniera le circonda il volto umano (il soggetto è la chimera)


Grazie mille per il parere Alexandra! Sì possibile che ci siano dei refusi a giro, ho consegnato a pochi minuti dalla fine

MentisKarakorum ha scritto:Ciao Stefano, piacere di leggerti. Ho iniziato il tuo racconto con interesse, lo scenario che descrivi (anche se già visto altrove) è intrigante, una società in cui vengono creati dei mostri in laboratorio per essere poi venduti come animali domestici (o da guardia, in questo caso). C’era un episodio di “Masters of SciFi” in cui veniva descritto un futuro molto simile a questo.
Il colpo di scena finale è ben reso, anche se mi aspettavo qualcosa del genere e quindi non ho provato la giusta dose di sorpresa. Forse a parte l’empatia con la bestia, la voce narrante potrebbe esprimere qua e là il disprezzo per gli umani, e comunque non si capisce quale sia il fine per cui il mutante camaleontico si traveste da umano (un pizzichino di spiegazione in più non avrebbe guastato, anche nelle battute finali, della serie “Presto gli umani saranno al tuo posto in gabbia”).
Dal punto di vista tecnico usi un buon uso del mostrato, ho notato qualche piccola imperfezione qua e là (in poche frasi ripeti la parola “porta” cinque volte) però sono piccoli difetti dovuti al poco tempo e al poco spazio, quindi a mio parere non contano molto.
In definitiva ho letto il racconto senza dover tornare indietro a rileggere pezzi che non si capiscono (come deve essere) e ho apprezzato la trama e il colpo di scena finale. A mio parere è un buon lavoro che si legge volentieri.


Grazie mille Mentis. Avrei voluto creare un'ambientazione più grande in cui far capire come lui sia finito lì e perché fa quello che fa, ma dato lo spazio esiguo queste informazioni ho preferito relegarle all'immaginazione del lettore (un'altra interpretazione può essere anche la semplice sopravvivenza: il camaleonte si nasconde dove nessuno lo cercherà mai).
Non ho mai visto "Masters of SciFi", mi segno di recuperarlo, grazie!

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maurizio.ferrero
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Re: Una mano amica

Messaggio#8 » giovedì 19 novembre 2020, 13:29

Ciao Stefano, piacere di leggerti.

Hai creato uno scenario interessante, un laboratorio in cui vengono prodotti e venduti mostri. La tecnica del mostrato che utilizzi è buona, anche se con qualche imperfezione: ad esempio le ripetizioni che ti hanno già fatto notare.
Un altro dettaglio che non mi è piaciuto è la frase di attacco: "Prendo la penna dal taschino del camice e batto la punta due volte sulla cartella che tengo in mano."
È troppo minuziosa e dà l'idea di un inizio lento. Nella tecnica del mostrato credo sia importante dire tutto ma senza esagerare: se un dettaglio non è fondamentale, può essere l'immaginazione del lettore a crearlo. In questo caso: il battere due volte e il "che tengo in mano" sono superflui.
In ogni caso sono dettagli.
Il racconto è buono e il tema è centrato, anche se ho avuto l'impressione che mancasse un po' di succo alla storia. È buono il colpo di scena finale, ma getta sull'intera storia una luce da "lungo incipit" che potrebbe essere parte di un racconto più lungo.

A presto!

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Stefano.Moretto
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Re: Una mano amica

Messaggio#9 » giovedì 19 novembre 2020, 17:29

maurizio.ferrero ha scritto:Ciao Stefano, piacere di leggerti.

Hai creato uno scenario interessante, un laboratorio in cui vengono prodotti e venduti mostri. La tecnica del mostrato che utilizzi è buona, anche se con qualche imperfezione: ad esempio le ripetizioni che ti hanno già fatto notare.
Un altro dettaglio che non mi è piaciuto è la frase di attacco: "Prendo la penna dal taschino del camice e batto la punta due volte sulla cartella che tengo in mano."
È troppo minuziosa e dà l'idea di un inizio lento. Nella tecnica del mostrato credo sia importante dire tutto ma senza esagerare: se un dettaglio non è fondamentale, può essere l'immaginazione del lettore a crearlo. In questo caso: il battere due volte e il "che tengo in mano" sono superflui.
In ogni caso sono dettagli.
Il racconto è buono e il tema è centrato, anche se ho avuto l'impressione che mancasse un po' di succo alla storia. È buono il colpo di scena finale, ma getta sull'intera storia una luce da "lungo incipit" che potrebbe essere parte di un racconto più lungo.

A presto!

Ciao Maurizio, grazie mille per la tua valutazione.
Sì purtroppo ho un problema con le ripetizioni, non è la prima volta che mi capita. È un mio difetto che mi sto sforzando di correggere, purtroppo lunedì non ne ho avuto il tempo.
Il dettaglio della penna volevo usarlo per rendere l'idea di chi fosse il personaggio e cosa stesse facendo in modo da rendere chiaro il contesto, ma forse ho esagerato, la prossima volta cercherò di dosare i dettagli con più attenzione.
Per quanto riguarda l'ultimo punto: inizialmente non era quella l'intenzione, ma più ci penso e più mi vengono in mente idee... potrei seriamente prendere in considerazione di rendere questo racconto qualcosa di più.

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Alfabri
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Re: Una mano amica

Messaggio#10 » sabato 21 novembre 2020, 11:58

Ciao Stefano, piacere di leggerti e commentarti.
Ho essenzialmente qualche perplessità sulla trama: la chimera deve essere acquistata da un facoltoso cliente come scorta. Quindi deduco che sia un prodotto del laboratorio, rivenduto poi al cliente finale. In questo senso non mi è chiaro perchè la troviamo lì così malamente ferita. Come se fosse stata di un precedente cliente che l'ha restituita, oppure come se fosse stata catturata in natura, ma tutto questo non quadra con il resto del racconto. Questo dubbio mi tormenta parecchio e non mi fa godere appieno del racconto, che di per sè è anche ben condotto (mi piace il legame che hai creato tra il mostro e il medico, che poi riveli essere anche lui un mostro sotto mentite spoglie).
Attenzione sul finale: "la mano riacquista il colore roseo con cui mi travesto dagli umani." Scegli: o scrivi "con cui mi travesto da umano" oppure "con cui mi nascondo dagli umani".
Nel complesso, una buona prova, complimenti!
Alla prossima!

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Stefano.Moretto
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Re: Una mano amica

Messaggio#11 » domenica 22 novembre 2020, 0:46

Alfabri ha scritto:Ciao Stefano, piacere di leggerti e commentarti.
Ho essenzialmente qualche perplessità sulla trama: la chimera deve essere acquistata da un facoltoso cliente come scorta. Quindi deduco che sia un prodotto del laboratorio, rivenduto poi al cliente finale. In questo senso non mi è chiaro perchè la troviamo lì così malamente ferita. Come se fosse stata di un precedente cliente che l'ha restituita, oppure come se fosse stata catturata in natura, ma tutto questo non quadra con il resto del racconto. Questo dubbio mi tormenta parecchio e non mi fa godere appieno del racconto, che di per sè è anche ben condotto (mi piace il legame che hai creato tra il mostro e il medico, che poi riveli essere anche lui un mostro sotto mentite spoglie).
Attenzione sul finale: "la mano riacquista il colore roseo con cui mi travesto dagli umani." Scegli: o scrivi "con cui mi travesto da umano" oppure "con cui mi nascondo dagli umani".
Nel complesso, una buona prova, complimenti!
Alla prossima!


Ciao Alfabri, grazie per la valutazione!
Avevo cercato di far trasparire i trascorsi della chimera in alcuni dialoghi:
«Ci vuole tempo per valutare i danni che avete fatto, ho appena iniziato.»

«Rimango sempre stupito dalla fiducia che hai in questi mostri. Non ricordo di averne visto uno andare via senza una tua carezza. Questo qui poteva morderti, lo sai che ha assalito una guardia?»

Avendo più caratteri a disposizione avrei cercato di rendere più chiari i trascorsi della chimera, ovvero l'aggressione a una guardia e conseguente ferimento. Ho cercato di renderlo ugualmente attraverso questi dialoghi, ma non ha reso bene come speravo.
Grazie per la segnalazione dell'errore in fondo.

Dario17
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Re: Una mano amica

Messaggio#12 » domenica 22 novembre 2020, 19:03

Discreta prova.
Le descrizoni, i dialoghi, le azioni. Tutto ben amalgamato e senza particolari refusi.
L'ambientazione e le percezioni sensoriali, se proprio vogliamo spaccare il capello (o in questo caso il pelo) in quattro non hanno la stessa profondità e qualità degli elementi sopra.
Ecco, qualche indizio infilato qua e la per preparare il lettore alla rivelazione finale lo avrei collocato proprio tramite le percezioni, facendolo focalizzare su cose un po' bizzarre ma attinenti al suo essere "rettile" nella genetica.
"La temperatura è scesa nel laboratorio, i miei movimenti rallentano" ( animale a sangue freddo)
"Alle mie spalle, il cliente si infila le dita nel naso"
Cose così. (occhi capaci di ruotare di parecchio)
Ma le mie sono opinioni molto personali, trattale come tali.
La domanda del capo reparto e relativa risposta sono un po' vacue.
Il capo dovrebbe chiersi come mai il protagonista non si sia mai fatto male nell'accarezzare tutte le creature, anche le più violente. E il pg avrebbe dovuto svicolare con qualche scusa più plausibile del "sono buono e faccio del bene" per coprire la sua natura animalesca.
Inciampo sul finale:
"Riallineo i cristalli fotonici dei miei geni camaleontici, la mano riacquista il colore roseo con cui mi travesto dagli umani."
Lui non deve ripetersi dentro di se e raccontarci che si sta mimetizzando con gli umani, noi lettori lo capiamo dal mostrato.
Tema centrato in pieno.

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Mauro Lenzi
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Re: Una mano amica

Messaggio#13 » domenica 22 novembre 2020, 23:08

Ciao Stefano,
innanzitutto quando una storia non mi viene raccontata e mi si permette di viverla dal di dentro, ne sono già contento.
Nell'addentrarmici, ci sono state due cose che ho particolarmente apprezzato: i dettagli, come la confusa sofferenza della chimera, e la sensibilità profonda ma discreta del protagonista. Riesci a far capire bene l'emotività di questi due personaggi senza eccedervi. Gli altri appaiono sullo sfondo, e sono poco tratteggiati (ma non ho la pretesa che tu lo facessi), per il caporeparto c'è qualche dettaglio in più, ma nulla che mi sia rimasto impresso.
Ma anche se la storia procedeva bene, aleggiava quel senso di "ok, e allora?" che con parole migliori delle mie ha saputo, credo, descriverti Maurizio Ferrero. Insomma, non capivo dove volessi arrivare; se non alla fine. Ecco, la conclusione l'ho trovata ottima. Senza di essa, avrei trovato la storia un po' scialba, se escludiamo l'empatia per la povera chimera: il cui legame emotivo è però minato dalla sua forte bestialità.
A livello stilistico credo ci sia da affinare qualcosa:
- nelle battute dei comprimari, che potrebbero avere più incisività.
- nella spaziatura; in linea generale prova a usare di più brevi azioni per introdurre una battuta, e tra i due non andrai a capo.
- nello stile mostrato, che con la pratica potrai rendere più fluido. In relazione a questo, attenzione all'eccessivo spezzettamento delle frasi, soprattutto se di simile lunghezza. Vedi ad esempio questo passaggio.

I tagli sul petto sono gonfi e arrossati, forse sono infetti. La chimera si volta verso di me. Ha occhi arancioni e un naso schiacciato. Avvicino il dorso della mano alla sua faccia. Allunga la testa verso di me e mi annusa.


Comunque sono finezze, nel complesso ho apprezzato lo stile, che considero uno dei punti di forza di questo racconto, assieme alla cura dei dettagli e al finale. Finale di cui ho apprezzato non solo la rivelazione, ma ancor di più la frase di chiusura.
Di contro, nelle tue prossime opere, ti suggerirei di mettere più conflitto, in modo da calamitare di più l'interesse del lettore.
A presto.
Ultima modifica di Mauro Lenzi il lunedì 23 novembre 2020, 14:52, modificato 1 volta in totale.

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wladimiro.borchi
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Re: Una mano amica

Messaggio#14 » lunedì 23 novembre 2020, 13:18

Ciao Stefano, piacere di leggerti.
Allora, salvo che per le ripetizione che ti hanno già fatto notare e per l'inizio un po' lento, il racconto non è male.
Manca un po' di "divenire": una vera e propria vicenda.
Apprendiamo l'esistenza di un laboratorio dove si creano mostri per ricchi rompicazzo e, nel twist finale, sappiamo che anche quel sentimentale del protagonista è un mostro pure lui.
Ambientazione molto intrigante, ma la storia?
La sensazione che si ha alla fine è che manchi qualcosa. Potrebbe essere un favoloso "incipit" per un romanzo o un racconto lungo, ma così lascia un po' col senso di irrisolto.
Una prova comunque discreta.
A rileggerci presto.
W

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RobertMass
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Re: Una mano amica

Messaggio#15 » lunedì 23 novembre 2020, 22:19

Ciao, Stefano.
Ottimo racconto e tema centrato. Una storia fantascientifica che scorre senza intoppi, prospettando un mondo di "pet-mostri" dove i veri mostri sono gli acquirenti. Il colpo di scena finale mi ha sorpreso, concentrato com'ero sulla chimera. Quindi ha funzionato. Concordo con chi ti ha suggerito che il camaleonte avrebbe potuto dimostrare maggior disprezzo degli uomini ma nessun altra anticipazione doveva essere utilizzata per non guastare il riuscitissimo finale. Buon uso dei dialoghi. Complimenti!

SaraPerrone91
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Re: Una mano amica

Messaggio#16 » mercoledì 25 novembre 2020, 0:16

Ciao, Stefano!
Trovo che tu abbia centrato il tema.
Inizialmente pensavo di trovarmi davanti ad un classico medico che ha a che fare con un classico paziente, ma poi ho colto l’ambientazione fantascientifica che hai voluto dare al racconto e che lo ha reso molto particolare.
Il colpo di scena finale, poi, non me lo aspettavo. Anche il dottore è una chimera, ma di diverso tipo, presumo. Peccato per il limite dei caratteri, perché sarebbe stato interessante scoprire qualcosa di più su di lui.
La chimera mi ha fatto molta tenerezza e mi chiedo come mai fosse così ferita. È stata la guardia che ha aggredito a ridurla in quello stato?
Anche l’intervento del cliente è molto calzante: fa capire in che tipo di società ci troviamo e perché esistono le chimere, in questo contesto. Non sono altro che merci.
In sostanza, mi è piaciuto.
A presto,
Sara

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antico
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Re: Una mano amica

Messaggio#17 » mercoledì 2 dicembre 2020, 17:42

Un'idea molto buona per una realizzazione efficace anche se passibile di miglioramenti. Condivido con Ferrero l'appunto sull'incipit. Concordo sulla mancanza di informazioni riguardanti il contesto quali il perché dell'essere lì del protagonista e un qui di base più profondo. Di contro, ottima resa del tema. Per me un pollice tendente verso l'alto in modo brillante e in classifica finisci davanti al parivotato racconto di D'Aversa per una maggiore coerenza interna.

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