Eroi - di Fabrizio Sollazzo

Appuntamento fissato per lunedì 16 novembre dalle 21.00 all'una con un tema di Scilla Bonfiglioli!
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Alfabri
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Eroi - di Fabrizio Sollazzo

Messaggio#1 » martedì 17 novembre 2020, 0:49

Ti avevano detto sin dal primo giorno che la vita del medico d’urgenza non sarebbe stata semplice.
Ti avevano avvertito che lungo il cammino avresti incontrato parecchi mostri, ma tu eri giovane e, come un eroe dei videogiochi, volevi affrontarli tutti con la spada.
Poi con il tempo i videogochi hanno lasciato il posto alla realtà.
Una realtà che ogni tanto la notte ti bussa nel letto, indossa una camicia da notte e ha due occhi spenti.
Occhi grigi che non ti hanno perdonato, lo senti. “Perché mi hai fatto tutta quella dopamina? Lo sapevi che era troppa, perché non ti sei fermato?”
E allora ti svegli, respiri, razionalizzi. Aveva novant’anni, che diamine, sarebbe morta lo stesso di lì a poche ore.
Eppure ogni tanto quegli occhi li ritrovi nel letto accanto a te, e non sai come sbarazzartene.
Alle volte provi girandoti dall’altra parte, ed è allora che rivedi quella bambina.
Non l’hai notata subito, era troppo piccola, troppo distante da te in quel momento.
Avevi occhi solo per il padre. Con le lacrime già ti inchiodava sotto il peso delle uniche parole che potevi offrigli.
“Abbiamo provato a drenarle i polmoni per aiutarla a respirare, purtroppo non è bastato, mi dispiace molto.”
“Non è possibile, due giorni fa siamo usciti a camminare assieme, stava bene, combatteva la sua malattia da tanti anni e sembrava andare tutto liscio.”
“Ehi dottore.”
Ora la senti, la vedi, la metti a fuoco. Avrà al massimo cinque anni, due occhi verdi smeraldo e un orsacchiotto di peluche in mano.
“Per favore, dai questo alla mamma. Quando glielo do lei sta sempre meglio. Fidati di me.”
Lo prendi meccanicamente, te ne vai senza una parola. Non hai mai avuto il coraggio di restituirglielo. Ora è a casa con te, e lo tieni nel letto.
Hai imparato che certi mostri è meglio tenerli vicino e accarezzarli, la notte.
Poi è arrivato il maledetto virus.
Rispetto ai vecchi mostri, questo è più bastardo, perché fagocita le persone in un vortice senza nome, come in guerra. Ora rimpiangi più che mai quella bambina, quell’orsacchiotto, quella storia da custodire gelosamente.
Sotto le tue mani passano decine di volti, tutti uguali dietro la mascherina, tutti con le stesse paure, tutti che si affidano a te con la stessa speranza. Ma tu non basti per tutti.
E nemmeno Simona basta.
È con te ogni giorno nella stessa corsia, ma pare in un altro universo, in un’altra epoca.
Non rimane molto di quei capelli biondi, di quel sorriso malizioso, di quel suo stile scanzonato intriso di black humour che tanto ti faceva divertire fuori dall’ospedale. Persino i ricordi di quando si cenava insieme e si faceva l’amore pur senza essere innamorati paiono sbiaditi.
La riconosci solo ogni tanto, quando sotto la visiera della tuta vedi come in uno specchio i tuoi stessi occhi colmi di lacrime.
Lacrime che non ti sembrano neppure le tue, perché non possono neanche bagnarti le guance, per colpa di questa fottuta mascherina.
Ti ricordi di avere una famiglia solo quando ti chiedono il cellulare.
Molti vogliono solo sentire i rumori di casa, le voci, qualcosa che gli rammenti di non essere davvero all’inferno, in mezzo a quella selva oscura di tubi e tute aliene, schiacciati da un respiro che pesa come un macigno nel petto.
Difficilmente obietti, nonostante la tortura di estrarre il telefono dalla tuta, in particolare quando si tratta di concedere un addio.
Ti allontani sempre con discrezione, non vuoi sapere che cosa ci si possa dire in quella telefonata.
Poi un giorno, ricevi una chiamata urgente dalla reception del reparto. Ti cercano dal pronto soccorso dell’altro capo della città. Li capisci perfettamente, sai cosa stanno vivendo. Ma tu non basti per tutti.
“Salve, dottore. No, non abbiamo bisogno di inviare qualche nostro paziente, è che abbiamo una persona qui che ha bisogno di lei ora, al telefono.”
Parli con tua madre per pochi minuti. Ora sai cosa ci si può dire in quella telefonata.
Hai voluto accarezzare tutti i mostri, e ora, come una droga, non sai più come dire basta.



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antico
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Re: Eroi - di Fabrizio Sollazzo

Messaggio#2 » martedì 17 novembre 2020, 0:56

Ciao Fabrizio! Tutto ok con i parametri, buona SCILLA BONFIGLIOLI EDITION!

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Fagiolo17
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Re: Eroi - di Fabrizio Sollazzo

Messaggio#3 » martedì 17 novembre 2020, 14:18

Ciao Fabrizio, è un piacere leggerti.
Il tuo racconto mi ha davvero colpito. Bello e profondo e ben scritto.
Personalmente avrei solo eliminato la frase finale: "Hai voluto accarezzare tutti i mostri, e ora, come una droga, non sai più come dire basta." Rendeva ancora meglio fermandosi alla telefonata con la madre e il tema sarebbe stato centrato ugualmente.
La scelta della seconda persona per un racconto come questo è azzeccata e ti getta in mezzo alla narrazione.
Che dire, mi aspettavo mostriciattoli più o meno spaventosi e motivazioni strampalate per doverli accarezzare, tu hai tirato fuori un racconto più che inaspettato.
Ancora complimenti.

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Debora D
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Re: Eroi - di Fabrizio Sollazzo

Messaggio#4 » mercoledì 18 novembre 2020, 21:11

Ciao Fabrizio, piacere di leggerti.
Dopo aver letto tutti i racconti del gruppo, voglio partire da te con i commenti, perché la tua versione dei mostri è la più originale e per la scelta della persona narrativa.

Hai centrato il tema con originalità e ho apprezzato molto questa frase:
Hai imparato che certi mostri è meglio tenerli vicino e accarezzarli, la notte. (anche se la virgola prima di la notte non serve a molto) e il finale Parli con tua madre per pochi minuti. Ora sai cosa ci si può dire in quella telefonata.
Hai voluto accarezzare tutti i mostri, e ora, come una droga, non sai più come dire basta.
(confesso di averne colto la forza alla seconda lettura).

FORMA e STILE
Si nota che hai una certa padronanza della lingua e della penn...tastiera. In questo racconto c'è padronanza a badilate e ti capisco perché le figure retoriche sono anche una mia tentazione. Ne fai un largo uso, ma trattandosi di prosa lo stile ne esce un po’ artefatto e ridondante.
Faccio degli esempi.
Accumulazione con ripetizione e ripresa di elementi.
È con te ogni giorno nella stessa corsia, ma pare in un altro universo, in un’altra epoca.
Ora rimpiangi più che mai quella bambina, quell’orsacchiotto, quella storia da custodire gelosamente.
Sotto le tue mani passano decine di volti, tutti uguali dietro la mascherina, tutti con le stesse paure, tutti che si affidano a te con la stessa speranza.
Non rimane molto di quei capelli biondi, di quel sorriso malizioso, di quel suo stile scanzonato

...i tuoi stessi occhi colmi di lacrime. Lacrime che non ti sembrano neppure le tue
L'espediente è bello, ma se ce ne sono troppe il lettore finisce per pensare all'autore e meno alla storia.

Qualche virgola controversa:
Eppure ogni tanto quegli occhi li ritrovi nel letto accanto a te, e non sai come sbarazzartene.
Alle volte provi girandoti dall’altra parte, ed è allora che rivedi quella bambina.

Perché così tanti mettono la E dopo la virgola? Mi interroga la cosa!
poi un giorno, ricevi una chiamata urgente dalla reception del reparto.
Complemento di tempo separato dal verbo e senza proposizioni che ne giustifichino la presenza.


TRAMA e PDV
La tua scelta della seconda persona è molto coraggiosa e come sperimentazione la approvo, ma il racconto ha qualcosa di stonato. Non c’è azione, ci sono ricordi, immagini molto forti è vero, ma che non accadono davanti a noi, sono parte della memoria. Sembra la pagina di un diario.

Ho fatto un po’ di confusione al centro.
Dopo aver parlato della signora novantenne e della dopamina arriva la bambina, alla prima lettura l’avevo collegata alla signora, perdendo un po’ in comprensione.
“Abbiamo provato a drenarle i polmoni per aiutarla a respirare, purtroppo non è bastato, mi dispiace molto.”
“Non è possibile, due giorni fa siamo usciti a camminare assieme, stava bene, combatteva la sua malattia da tanti anni e sembrava andare tutto liscio.”
“Ehi dottore.”

Quando il dottore parla con il padre della bambina, non ci sono elementi per non collegare il tutto alla signora novantenne; perché non dovrebbe essere la stessa persona, dato che la signora è l’ultima immagine nella mia testa?
Infatti la bambina che dice di dare il peluche alla mamma arriva troppo tardi, si crea un “aaaaah, adesso ho capito” che rompe l’atmosfera e la tensione.

Il finale è potente, arriva presto, arriva non in un ricordo ma in azione, solo che finisce per essere inglobato dalla stessa atmosfera di riflessione.
Un espediente potrebbe essere inserire all'inizio lui che spegne il telefono. A questo punto si torna indietro con tutti i ricordi.

Spero di esserti stata utile, buona scrittura!

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Alfabri
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Re: Eroi - di Fabrizio Sollazzo

Messaggio#5 » sabato 21 novembre 2020, 13:17

Fagiolo17 ha scritto:Ciao Fabrizio, è un piacere leggerti.
Il tuo racconto mi ha davvero colpito. Bello e profondo e ben scritto.
Personalmente avrei solo eliminato la frase finale: "Hai voluto accarezzare tutti i mostri, e ora, come una droga, non sai più come dire basta." Rendeva ancora meglio fermandosi alla telefonata con la madre e il tema sarebbe stato centrato ugualmente.
La scelta della seconda persona per un racconto come questo è azzeccata e ti getta in mezzo alla narrazione.
Che dire, mi aspettavo mostriciattoli più o meno spaventosi e motivazioni strampalate per doverli accarezzare, tu hai tirato fuori un racconto più che inaspettato.
Ancora complimenti.

Grazie per il commento Luca, mi fa piacere sapere che almeno ad una persona è arrivato al 100% il mio racconto. Sulla frase finale ci rifletterò, nella mia idea doveva chiudere un percorso vissuto a ritroso, in cui dai primi turni in pronto soccorso, il medico si rende conto sulla sua pelle di cosa significhi avere a che fare con la vita (e la morte) delle persone, fino al climax finale in cui la morte della madre gli conferisce la consapevolezza finale, il colpo di grazia, del fatto che quel mestiere per lui è davvero troppo. Se il messaggio arriva lo stesso senza questa frase, la toglierò nelle future revisioni.

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Alfabri
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Re: Eroi - di Fabrizio Sollazzo

Messaggio#6 » sabato 21 novembre 2020, 13:28

Debora D ha scritto:Ciao Fabrizio, piacere di leggerti.
Dopo aver letto tutti i racconti del gruppo, voglio partire da te con i commenti, perché la tua versione dei mostri è la più originale e per la scelta della persona narrativa.

Hai centrato il tema con originalità e ho apprezzato molto questa frase:
Hai imparato che certi mostri è meglio tenerli vicino e accarezzarli, la notte. (anche se la virgola prima di la notte non serve a molto) e il finale Parli con tua madre per pochi minuti. Ora sai cosa ci si può dire in quella telefonata.
Hai voluto accarezzare tutti i mostri, e ora, come una droga, non sai più come dire basta.
(confesso di averne colto la forza alla seconda lettura).

FORMA e STILE
Si nota che hai una certa padronanza della lingua e della penn...tastiera. In questo racconto c'è padronanza a badilate e ti capisco perché le figure retoriche sono anche una mia tentazione. Ne fai un largo uso, ma trattandosi di prosa lo stile ne esce un po’ artefatto e ridondante.
Faccio degli esempi.
Accumulazione con ripetizione e ripresa di elementi.
È con te ogni giorno nella stessa corsia, ma pare in un altro universo, in un’altra epoca.
Ora rimpiangi più che mai quella bambina, quell’orsacchiotto, quella storia da custodire gelosamente.
Sotto le tue mani passano decine di volti, tutti uguali dietro la mascherina, tutti con le stesse paure, tutti che si affidano a te con la stessa speranza.
Non rimane molto di quei capelli biondi, di quel sorriso malizioso, di quel suo stile scanzonato

...i tuoi stessi occhi colmi di lacrime. Lacrime che non ti sembrano neppure le tue
L'espediente è bello, ma se ce ne sono troppe il lettore finisce per pensare all'autore e meno alla storia.

Qualche virgola controversa:
Eppure ogni tanto quegli occhi li ritrovi nel letto accanto a te, e non sai come sbarazzartene.
Alle volte provi girandoti dall’altra parte, ed è allora che rivedi quella bambina.

Perché così tanti mettono la E dopo la virgola? Mi interroga la cosa!
poi un giorno, ricevi una chiamata urgente dalla reception del reparto.
Complemento di tempo separato dal verbo e senza proposizioni che ne giustifichino la presenza.


TRAMA e PDV
La tua scelta della seconda persona è molto coraggiosa e come sperimentazione la approvo, ma il racconto ha qualcosa di stonato. Non c’è azione, ci sono ricordi, immagini molto forti è vero, ma che non accadono davanti a noi, sono parte della memoria. Sembra la pagina di un diario.

Ho fatto un po’ di confusione al centro.
Dopo aver parlato della signora novantenne e della dopamina arriva la bambina, alla prima lettura l’avevo collegata alla signora, perdendo un po’ in comprensione.
“Abbiamo provato a drenarle i polmoni per aiutarla a respirare, purtroppo non è bastato, mi dispiace molto.”
“Non è possibile, due giorni fa siamo usciti a camminare assieme, stava bene, combatteva la sua malattia da tanti anni e sembrava andare tutto liscio.”
“Ehi dottore.”

Quando il dottore parla con il padre della bambina, non ci sono elementi per non collegare il tutto alla signora novantenne; perché non dovrebbe essere la stessa persona, dato che la signora è l’ultima immagine nella mia testa?
Infatti la bambina che dice di dare il peluche alla mamma arriva troppo tardi, si crea un “aaaaah, adesso ho capito” che rompe l’atmosfera e la tensione.

Il finale è potente, arriva presto, arriva non in un ricordo ma in azione, solo che finisce per essere inglobato dalla stessa atmosfera di riflessione.
Un espediente potrebbe essere inserire all'inizio lui che spegne il telefono. A questo punto si torna indietro con tutti i ricordi.

Spero di esserti stata utile, buona scrittura!


Grazie Debora per il commento.
Le ripetizioni volevano ricalcare la frustrazione vissuta dal protagonista. Se non funzionano o comunque sono eccessive, sfoltirò.
Sulle virgole non posso che concordare.
Sulla trama, è vero, si tratta di ricordi, di introspezione, che speravo di rendere vividi e non pesanti con la seconda persona singolare. Prima c'è il ricordo della nonnina che ha "ucciso" dosando male la terapia, poi c'è il ricordo della bambina che "suggerisce" la terapia per la mamma, ormai morta. Forse basta uno spazio tra "sbarazzartene" e la frase successiva che inizia con "alle volte" per chiarire meglio lo stacco?
Proverò a lavorare sull'idea di lui che chiude il telefono all'inizio, in effetti potrebbe funzionare.

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Gabriele Dolzadelli
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Re: Eroi - di Fabrizio Sollazzo

Messaggio#7 » domenica 22 novembre 2020, 21:09

Ciao Fabrizio. Forse è la prima volta che ti leggo/commento?
In ogni caso, benvenuto.
Non ho molto da dire sul tuo racconto. Un bel pugno allo stomaco, accompagnato da un cazzotto sul muso e una pedata sui genitali. Insomma, fa male e questo indica che è scritto molto bene.
Mi piace anche la tua interpretazione del tema, che riesce a coniugare perfettamente la definizione di mostri con la voglia di accarezzarli e tenerli vicino a sé.
Complimenti per tutto. Direi a occhi chiusi un primo posto.
A rileggerci!

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Emiliano Maramonte
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Re: Eroi - di Fabrizio Sollazzo

Messaggio#8 » domenica 22 novembre 2020, 22:39

Ciao Fabrizio, bentrovato.

Alla fine della lettura sono rimasto molto interdetto. Potrei considerare "Eroi" un grande "racconto", ma anche una prova insufficiente. Provo a sviscerare i motivi.
Sembra una specie di flusso di coscienza, quasi un monologo interiore che, inevitabilmente, riporta alla mente gli innumerevoli drammi che si stanno consumando durante questa maledetta pandemia. In questo, il testo è vincente perché fotografa benissimo le realtà tristi degli ospedali, fatte di piccoli episodi di morte, disperazione, abbandono e mancanza di comunicazione. Tutto sommato la scrittura è malinconica e sommessa ma è ben confezionata e al servizio del messaggio che volevi trasmettere.
Perché ho messo all'inizio la parola racconto tra virgolette? Perché dopo lunga riflessione ho deciso che "Eroi" un racconto non è. Manca la cosa più importante: una struttura narrativa. Ovvio che ognuno interpreta un tema in base alla propria sensibilità, al proprio stile e al proprio approccio alla scrittura, ma, se mi permetti, un tema così potente e attuale avrebbe meritato una STORIA, con personaggi vividi e una vicenda sotto forma di trama. Sicuramente il knock-out nei confronti del lettore sarebbe stato totale e devastante, e saresti salito a pieno titolo sul podio. Vivere nella testa di una moglie ammalata la disperazione dell'isolamento, oppure accompagnare idealmente un soccorritore nelle sue corse disperate per salvare qualcuno, o ancora gettare uno sguardo amorevole su una scena con un nonno che saluta il nipote attraverso il vetro di una sala rianimazione (per fare qualche banale esempio) avrebbe creato un coinvolgimento ancor più forte, toccando le corde giuste dell'emotività.
Quindi, purtroppo, a malincuore, non promuovo "Eroi", se non per l'accorata ricostruzione emotiva della situazione che stiamo vivendo.
Tema preso per i capelli.

In bocca al lupo!
Emiliano.

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Alfabri
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Re: Eroi - di Fabrizio Sollazzo

Messaggio#9 » lunedì 23 novembre 2020, 8:55

megagenius ha scritto:Ciao Fabrizio, bentrovato.

Alla fine della lettura sono rimasto molto interdetto. Potrei considerare "Eroi" un grande "racconto", ma anche una prova insufficiente. Provo a sviscerare i motivi.
Sembra una specie di flusso di coscienza, quasi un monologo interiore che, inevitabilmente, riporta alla mente gli innumerevoli drammi che si stanno consumando durante questa maledetta pandemia. In questo, il testo è vincente perché fotografa benissimo le realtà tristi degli ospedali, fatte di piccoli episodi di morte, disperazione, abbandono e mancanza di comunicazione. Tutto sommato la scrittura è malinconica e sommessa ma è ben confezionata e al servizio del messaggio che volevi trasmettere.
Perché ho messo all'inizio la parola racconto tra virgolette? Perché dopo lunga riflessione ho deciso che "Eroi" un racconto non è. Manca la cosa più importante: una struttura narrativa. Ovvio che ognuno interpreta un tema in base alla propria sensibilità, al proprio stile e al proprio approccio alla scrittura, ma, se mi permetti, un tema così potente e attuale avrebbe meritato una STORIA, con personaggi vividi e una vicenda sotto forma di trama. Sicuramente il knock-out nei confronti del lettore sarebbe stato totale e devastante, e saresti salito a pieno titolo sul podio. Vivere nella testa di una moglie ammalata la disperazione dell'isolamento, oppure accompagnare idealmente un soccorritore nelle sue corse disperate per salvare qualcuno, o ancora gettare uno sguardo amorevole su una scena con un nonno che saluta il nipote attraverso il vetro di una sala rianimazione (per fare qualche banale esempio) avrebbe creato un coinvolgimento ancor più forte, toccando le corde giuste dell'emotività.
Quindi, purtroppo, a malincuore, non promuovo "Eroi", se non per l'accorata ricostruzione emotiva della situazione che stiamo vivendo.
Tema preso per i capelli.

In bocca al lupo!
Emiliano.


Ciao Emiliano, ti ringrazio del commento.
Purtroppo devo dirmi fortemente in disaccordo con la tua interpretazione del "racconto".
Infatti il soggetto della storia non è affatto la pandemia, motivo per cui le tue proposte (moglie ammalata, soccorritore ecc) non hanno alcun senso in relazione alla mia proposta. Anche perché non vedo come questo avrebbe avuto attinenza con il tema del contest.
Il soggetto della storia è un semplice medico, che ripercorre alcune tragedie della sua vita professionale, tanti piccoli "mostri" che ha sempre pensato di poter affrontare, fino all'ultima tragedia, la morte della madre, che scoperchia definitivamente il vaso di come questa professione sia alle volte "ingiocabile".
Ti confesso anche che tra queste righe c'è "raccontato" un pezzo della mia vita. Per cui mi spiace, ma non posso sostenere la tua visione che quanto proposto non sia un racconto.

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Alfabri
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Re: Eroi - di Fabrizio Sollazzo

Messaggio#10 » lunedì 23 novembre 2020, 8:56

Gabriele Dolzadelli ha scritto:Ciao Fabrizio. Forse è la prima volta che ti leggo/commento?
In ogni caso, benvenuto.
Non ho molto da dire sul tuo racconto. Un bel pugno allo stomaco, accompagnato da un cazzotto sul muso e una pedata sui genitali. Insomma, fa male e questo indica che è scritto molto bene.
Mi piace anche la tua interpretazione del tema, che riesce a coniugare perfettamente la definizione di mostri con la voglia di accarezzarli e tenerli vicino a sé.
Complimenti per tutto. Direi a occhi chiusi un primo posto.
A rileggerci!


Grazie Gabriele, queste parole mi fanno estremamente piacere.

Kiljedayn
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Re: Eroi - di Fabrizio Sollazzo

Messaggio#11 » lunedì 23 novembre 2020, 12:02

Ciao Fabrizio, piacere di conoscerti qui su Minuti Contati!
Uhm, il tuo è un racconto piuttosto difficile da giudicare. Da un lato, c'è sicuramente una grande tensione emotiva e una carrellata di scene molto forti: l'orsacchiotto della bambina, gli occhi dell'anziana signora e infine, naturalmente, la telefonata che informa il protagonista della morte di sua madre. Sì, ci sono i mostri, anche se dove la maggior parte di noi ha messo zanne, artigli, perversioni e quant'altro, tu hai messo il fallimento e il senso di colpa, l'impotenza del medico (un essere umano) davanti alla morte. E l'atto di accarezzarli è la capacità di fare proprio quel fallimento, accettarlo perché non si è onnipotenti.
Queste sono tutte caratteristiche positive, per cui non posso che elogiarti.
Eppure.
Eppure, mi chiedo, il tuo è un racconto? Sembra più un monologo interiore o la pagina di un diario. Manca un'azione, un conflitto, qualcosa che renda viva la vicenda (non dico "reale" perché i sentimenti del tuo protagonista sono molto reali); forse avresti dovuto far arrivare prima la chiamata con la notizia della morte di sua madre. Forse avresti potuto imbastire un dialogo fra lui e il medico che gli comunica il fatto.
Mi dispiace, avrei voluto poter premiare il tuo racconto, perché leggerlo mi ha colpito e turbato. Se in futuro riuscirai a coniugare questa potenza emotiva con delle vicende più dinamiche, sono scuro che tirerari fuori delle vere perle.
Alla prossima!

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Emiliano Maramonte
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Re: Eroi - di Fabrizio Sollazzo

Messaggio#12 » lunedì 23 novembre 2020, 12:25

Alfabri ha scritto:
megagenius ha scritto:Ciao Fabrizio, bentrovato.

Alla fine della lettura sono rimasto molto interdetto. Potrei considerare "Eroi" un grande "racconto", ma anche una prova insufficiente. Provo a sviscerare i motivi.
Sembra una specie di flusso di coscienza, quasi un monologo interiore che, inevitabilmente, riporta alla mente gli innumerevoli drammi che si stanno consumando durante questa maledetta pandemia. In questo, il testo è vincente perché fotografa benissimo le realtà tristi degli ospedali, fatte di piccoli episodi di morte, disperazione, abbandono e mancanza di comunicazione. Tutto sommato la scrittura è malinconica e sommessa ma è ben confezionata e al servizio del messaggio che volevi trasmettere.
Perché ho messo all'inizio la parola racconto tra virgolette? Perché dopo lunga riflessione ho deciso che "Eroi" un racconto non è. Manca la cosa più importante: una struttura narrativa. Ovvio che ognuno interpreta un tema in base alla propria sensibilità, al proprio stile e al proprio approccio alla scrittura, ma, se mi permetti, un tema così potente e attuale avrebbe meritato una STORIA, con personaggi vividi e una vicenda sotto forma di trama. Sicuramente il knock-out nei confronti del lettore sarebbe stato totale e devastante, e saresti salito a pieno titolo sul podio. Vivere nella testa di una moglie ammalata la disperazione dell'isolamento, oppure accompagnare idealmente un soccorritore nelle sue corse disperate per salvare qualcuno, o ancora gettare uno sguardo amorevole su una scena con un nonno che saluta il nipote attraverso il vetro di una sala rianimazione (per fare qualche banale esempio) avrebbe creato un coinvolgimento ancor più forte, toccando le corde giuste dell'emotività.
Quindi, purtroppo, a malincuore, non promuovo "Eroi", se non per l'accorata ricostruzione emotiva della situazione che stiamo vivendo.
Tema preso per i capelli.

In bocca al lupo!
Emiliano.


Ciao Emiliano, ti ringrazio del commento.
Purtroppo devo dirmi fortemente in disaccordo con la tua interpretazione del "racconto".
Infatti il soggetto della storia non è affatto la pandemia, motivo per cui le tue proposte (moglie ammalata, soccorritore ecc) non hanno alcun senso in relazione alla mia proposta. Anche perché non vedo come questo avrebbe avuto attinenza con il tema del contest.
Il soggetto della storia è un semplice medico, che ripercorre alcune tragedie della sua vita professionale, tanti piccoli "mostri" che ha sempre pensato di poter affrontare, fino all'ultima tragedia, la morte della madre, che scoperchia definitivamente il vaso di come questa professione sia alle volte "ingiocabile".
Ti confesso anche che tra queste righe c'è "raccontato" un pezzo della mia vita. Per cui mi spiace, ma non posso sostenere la tua visione che quanto proposto non sia un racconto.



Massimo rispetto per quello che è stato il tuo vissuto e per la partecipazione emotiva che hai profuso nella storia. Su questo non si discute e, mi pare, gli altri concorrenti non lo hanno mai messo in dubbio. Prendo altresì atto del tuo dissenso, assolutamente legittimo.
Mi preme precisare che accettiamo di partecipare a questo contest perché dobbiamo leggere ed esprimere opinioni su testi di altri autori e non per disquisire di massimi sistemi o di altro. E questo ho fatto. Ho apprezzato molto alcuni aspetti del tuo racconto, altri meno. Nel modo in cui valuto ci metto in parti uguali istinto e razionalità. A livello razionale dico che hai scritto un buon racconto; a livello istintivo aggiungo che ho avuto una forte sensazione di incompletezza non compensata dai punti di forza del testo. Tutto qui.
Per il resto, ribadisco, non c'è nessun altra intenzione di far tracimare la valutazione letteraria in altro.

Giulio_Marchese
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Re: Eroi - di Fabrizio Sollazzo

Messaggio#13 » martedì 24 novembre 2020, 21:34

Ciao Fabrizio,
In questo pezzo punti al cuore del lettore, il problema e che può capitare che questo se ne accorga e schivi il colpo. Il tema è affrontato in modo abbastanza originale ma la scelta stilistica della seconda persona per raccontare diverse vicende tragiche non l'ho trovata così pregnante.

Punti di forza
Sicuramente sei stato bravo nella gestione della prosa, tutto è chiaro e, anche se non succede niente se non nel finale, si legge con piacere.

Punti deboli
Non mi ha coinvolto. Infondo sono una serie di considerazioni e ricordi che non sono miei ma mi vengono attribuiti. Sicuramente un buon esercizio di stile, sicuramente le tematiche tracciate in questo momento ci toccano tutti. Mi chiedo se lo stesso racconto avrebbe avuto la stessa forza due anni fa, non ne sono sicuro. Sicuramente rappresenta la situazione attuale, ma proprio per questo mi ha messo sulla difensiva impedendomi d'apprezzarlo.

Spunti di miglioramento
Il racconto è di buona fattura, mantenendo la seconda persona è difficile introdurre azioni perciò lo lascerei così tagliando la frase finale e qualche parte un po' ridondante. Se riesci a far succedere qualcosa è comunque meglio.

In conclusione un buon pezzo, probabilmente ho letto una voglia di colpirmi con la situazione attuale in modo troppo diretto e questo mi ha messo sulla difensiva: non mi ha colpito perché mi è sembrata troppa esplicita la voglia di farlo. In più non succede niente, e la scelta stilistica che dovrebbe avvicinarmi invece con me ha avuto l'effetto opposto.
Comunque complimenti, una buona prova che però non ha toccato le MIE corde.

Andrea J. Leonardi
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Re: Eroi - di Fabrizio Sollazzo

Messaggio#14 » giovedì 26 novembre 2020, 12:27

Tema. Il tema viene centrato senza bisogno della frase conclusiva. Ottimo lavoro.

Trama. Profonda e attuale, ma manca forse un arco narrativo. Il PdV si rende conto di un qualcosa nel momento della chiamata alla madre, ma la parte precedente non è ben vissuta e mostrata al lettore (non intendo nei termini dello show don’t tell).

Stile. La scelta della seconda persona influenza inevitabilmente tutto il resto. È funzionale? Be’, dipende da cosa si vuole raggiungere. Riesce a comunicare il dolore dietro ogni parola e dietro la figura del medico. Tuttavia, è come se sentissi un grande potenziale inespresso. Flusso di coscienza, sfogo dell’autore, o anche di un personaggio: purtroppo, non riesco a non immaginare come una telecamera fissa sul volto del protagonista, e un’infinità di luci e immagini che scorrono veloci ai suoi lati fino al momento della chiamata, il tutto accompagnato da una voce fuori campo che “legge” il testo. Sarebbe un ottimo espediente visivo per ad esempio sensibilizzare un pubblico, ma solo come testo non mi convince.

Totale. In generale, valuto il testo più che buono nel momento in cui viene letto senza imporre a priori degli schemi. Sicuramente, si colloca sopra strutture narrative classiche mal scritte o mal sviluppate.

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antico
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Re: Eroi - di Fabrizio Sollazzo

Messaggio#15 » martedì 1 dicembre 2020, 20:20

Pessima la chiusa, elimina l'ultima frase e il testo ne guadagna parecchio. Racconto o non racconto? Penso che ci sia spazio per più emozione e che tu ti sia contenuto nella stesura, ma può essere solo una mia impressione. Forse un aspetto che andrebbe definito meglio e che potrebbe dare una svolta al tutto è il ragionamento intorno al tema, allo stato attuale un po' forzato, poco naturale nel contesto. Resta una prova più che buona che promuovo con un pollice tendente verso l'alto e posizionamento in classifica davanti ai testi di Masini e di Perrone per la questione tema mentre quello di Cinti ti rimane davanti per una resa generale più efficace. Credo che valga assolutamente la pena di revisionarlo svincolandoti dal tema e di divulgarlo perché testimonianza di estremo spessore.

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