Monster Therapy

Appuntamento fissato per lunedì 16 novembre dalle 21.00 all'una con un tema di Scilla Bonfiglioli!
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Nevan
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Monster Therapy

Messaggio#1 » martedì 17 novembre 2020, 0:59

“Non c’è mostro che non mi sia venuta voglia di ammazzare”. La psicologa ripeté a bassa voce l’ultima frase che pronunciai nella seduta precedente, mentre i suoi occhi zigzagavano sul taccuino per recuperare i punti salienti della nostra chiacchierata. Erano ormai dieci minuti che cercava di capire con quale argomento far ripartire la conversazione dal punto interrotto.
«Dunque...»
Era ora...
«L’ultima volta abbiamo iniziato a scalfire la superficie del profondo rancore che lei prova verso la società umana.»
«Cosa?» sperai di aver capito male, o quantomeno di aver sbagliato orario di seduta.
«Signor Belsher» la Dottoressa Corioli strinse al petto l’agenda, come per proteggere l’autorevolezza della sua tesi «Se ben ricorda, alla fine della seduta tirò fuori la sua stigmatizzazione della società umana, che reinterpreta sotto forma di mostruosità in ogni interazione sociale in cui s’imbatte».
Non ero sicuro se mettermi a ridere per l’assurdità di quell’affermazione oppure incazzarmi per le stronzate che intendeva spacciare per mie. Avendo saldato in anticipo, optai per un compromesso tra le due.
«Società umana? Reintrpreta? Ma che dice? Mi sarei inventato tutto?»
«Signor Belsher» il suo tono si fece materno, «Credevo che avessimo superato la fase della distorsione cognitiva.»
Aveva ragione, c’era in effetti una distorsione che iniziavo a visualizzare, quella della mia banconota fittizia da centosessanta euro che, con tanto di battito d’ali, svolazzava con la stessa disinvoltura con cui quella donna mi stava dando del ‘pazzo’.
«Mi sta dicendo che di quello che le ho detto l’ultima volta non si è segnata un cazzo?»
«No... no anzi... ho capito esattamente di cosa parlasse. Mi sono appuntata ogni mostro che lei mi menzionò.»
Il mio improvviso turpiloquio ottenne l’effetto sperato, quell’incapace corse subito ai ripari, «Vediamo... si! Ecco: Gulon, Kappa, Nue, Dahu, Asde...»
«Adze.»
«Oh... ma certo, Atse»
Non capii se mi irritò di più l’essere assecondato o il fatto che non si prese la briga di correggere l’annotazione sul quel cazzo di libercolo.
Nel frattempo, nonostante la sua incapacità, si era accorta delle mie sopracciglia aggrottate e dello stridio emesso dalle mie mani sui quei ridicoli braccioli in ecopelle.
«Signor Belsher, mi creda, le nostre paure vengono veicolate in modo diverso in base alla sensibilità di ciasc...»
«Paure?» la interruppi subito «Ma se le ho detto che per vivere allevo creature per la mostro-terapia? Cosa cazzo c’entra la paura? Ha mai sentito di un apicoltore che avesse paura degli insetti? O di un addestratore di cani antidroga che temesse i pastori tedeschi?»
Ora erano le sopracciglia dell’inetta ad essere aggrottate, ma con un’inclinazione opposta rispetto alle mie.
«La prego, non si alteri, signor Belsher.»
«Alterarmi? E’ la terza volta che vengo in questo studio che puzza di arancia avariata, per dirle che non so come vincere l’odio che ho per queste bestie che mi stanno mandando in fallimento, e lei mi parla di paura e odio sociale?», mi resi conto di essermi alzato dalla poltrona e di essermi avvicinato a lei.
«Violetta e Magnolia.»
Quella precisazione mi prese in contropiede: «Che?»
«La profumazione... non è arancia, ma Violetta e Magnolia.»
I passi successivi li feci con estrema cognizione. Quell’incompetente non alzava nemmeno la testa per incrociare il mio sguardo. Rimasi in piedi a neanche mezzo metro da lei.
«Sa, Margareth, ero venuto qui per capire come migliorare il rapporto con i miei mostrilli ed evitare atre denunce che verso la mia attività. E sa una cosa...?»
Prima che quella lurida tentasse di rispondere alla mia domanda retorica, il cucciolo di Azde che tenevo nel taschino della camicia si avventò sulla sua giugulare, avendo intuito come placare l’unico vero rancore che stavo sviluppando.
Grazie al gesto del mio piccolo vampiretto tascabile, realizzai che il mio problema non era la mancata ubbidienza dei miei mostri, ma l’errato focus della mia attività. Era il momento di darle un’impronta più imprenditoriale, un’impronta... prezzolata.
Chi l’avrebbe mai detto: grazie alla mia psicologa, adesso non c’era mostro che non mi fosse venuta voglia di accarezzare e... addestrare.



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antico
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Re: Monster Therapy

Messaggio#2 » martedì 17 novembre 2020, 1:08

Ciao Nevan! Ho visto che arrivi su consiglio di Livio, ottimo! Dovresti però, da regolamento, comunicarmi (anche privatamente) il tuo nome e cognome. Se poi ti va, ti consiglio di isciverti al gruppo fb di Minuti Contati. Per quanto riguarda il racconto: tutto ok con i parametri, buona SCILLA BONFIGLIOLI EDITION!

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Stefano Impellitteri
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Re: Monster Therapy

Messaggio#3 » giovedì 19 novembre 2020, 0:24

Monster Therapy

Ciao Nevan, molto piacere.
La narrazione è fatta bene, immersiva e focalizzata nel personaggio. i dettagli scelti per fare emergere lo psicologo ottimi, fanno risultare vivida la scena. Il tema a mio parere è troppo forzato e la storia davvero poco plausibile. Il protagonista non sopporta più i mostri ma ne porta uno nel taschino? Il mostro non è addestrato per quello ma agisce come se lo fosse? Magicamente dopo che il mostro ammazza quell'uomo (mettendo il protagonista nei casini) lui scopre improvvisamente che dei mostri possono essere usati per quello scopo se addestrati, e prima cosa ci faceva?
L'eventualità delle lacune della trama, soprattutto per via del vincolo dei caratteri, può essere a mio avviso messa da parte se è al servizio di un messaggio, un plot twist concreto al servizio del tema suggerito; ma qui la lacuna è proprio sulla forzatura del tema a mio avviso.
Resta comunque una buona prova di padronanza delle tecniche, a presto!

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GiulianoCannoletta
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Re: Monster Therapy

Messaggio#4 » giovedì 19 novembre 2020, 11:12

Ciao Nevan, piacere di averti letto. Mi è piaciuta molto la tua declinazione del tema, l'allevatore di mostri in terapia che scopre un nuovo utilizzo per le sue creature. La scrittura è molto scorrevole, avrei apprezzato forse qualche dettaglio in più ad esempio sul cucciolo e sul momento in cui si avventa sulla terapeuta. C'è un refuso verso la fine (altre denunce che verso la mia attività) e all'inizio forse starebbe meglio “...l'ultima frase che avevo pronunciato nella seduta precedente”.
Bravo, spero di rileggerti presto!
“Uno scrittore argentino che ama molto la boxe mi diceva che in quella lotta che si instaura fra un testo appassionante e il suo lettore, il romanzo vince sempre ai punti, mentre il racconto deve vincere per knock out.”
Julio Cortázar

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Nevan
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Re: Monster Therapy

Messaggio#5 » giovedì 19 novembre 2020, 13:17

Stefano Impellitteri ha scritto:Monster Therapy

Ciao Nevan, molto piacere.
La narrazione è fatta bene, immersiva e focalizzata nel personaggio. i dettagli scelti per fare emergere lo psicologo ottimi, fanno risultare vivida la scena. Il tema a mio parere è troppo forzato e la storia davvero poco plausibile. Il protagonista non sopporta più i mostri ma ne porta uno nel taschino? Il mostro non è addestrato per quello ma agisce come se lo fosse? Magicamente dopo che il mostro ammazza quell'uomo (mettendo il protagonista nei casini) lui scopre improvvisamente che dei mostri possono essere usati per quello scopo se addestrati, e prima cosa ci faceva?
L'eventualità delle lacune della trama, soprattutto per via del vincolo dei caratteri, può essere a mio avviso messa da parte se è al servizio di un messaggio, un plot twist concreto al servizio del tema suggerito; ma qui la lacuna è proprio sulla forzatura del tema a mio avviso.
Resta comunque una buona prova di padronanza delle tecniche, a presto!


Ciao Stefano, piacere mio.
Ti ringrazio molto per la tua disamina approfondita e per gli apprezzamenti sullo stile.
E’ la mia prova scrittoria in generale, e ammetto che il limite dei caratteri possa non aver impedito l'emergere di determinati aspetti che magari per me erano resi autoesplicativi tramite pochi riferimenti.

Essendo una scena dal retrogusto fantasy e anche un po’ ironico, il mio intento non era quello creare un’interpretazione realistica di indagine psicologica del concetto di ‘mostro’.
L’uso che il protagonista fa dei suoi mostri è esplicato a metà racconto, quando egli precisa alla psicologa che li impiega per una sorta di mostro-terapia (sulla falsariga della pet therapy), il cui successo è minato proprio dalla innata aggressività delle sue creature. Da qui il suo odio verso quest’ultime, che lo hanno portato sull’orlo del fallimento a causa delle ripetute denunce.

Farò tesoro delle tue osservazioni! A presto! :)
Ultima modifica di Nevan il giovedì 19 novembre 2020, 13:36, modificato 1 volta in totale.

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Nevan
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Re: Monster Therapy

Messaggio#6 » giovedì 19 novembre 2020, 13:29

GiulianoCannoletta ha scritto:Ciao Nevan, piacere di averti letto. Mi è piaciuta molto la tua declinazione del tema, l'allevatore di mostri in terapia che scopre un nuovo utilizzo per le sue creature. La scrittura è molto scorrevole, avrei apprezzato forse qualche dettaglio in più ad esempio sul cucciolo e sul momento in cui si avventa sulla terapeuta. C'è un refuso verso la fine (altre denunce che verso la mia attività) e all'inizio forse starebbe meglio “...l'ultima frase che avevo pronunciato nella seduta precedente”.
Bravo, spero di rileggerti presto!


Ciao Giuliano, grazie mille per il commento!

Sono lieto che la mia interpretazione del tema sia emersa.
Ammetto che anche io avrei voluto approfondire un po’ di più le particolarità di alcune creature, almeno di quella che attacca la psicologa, ma il limite di caratteri (come detto a Stefano, è la mia prima prova scrittoria in generale) mi ha creato non pochi grattacapi, obbligandomi a porre il focus più sull’evoluzione del sentimento dell’allevatore verso i suoi mostri e della parallela involuzione del suo rapporto con la psicologa.

Di quel refuso a fine racconto mi sono accorto pochi minuti dopo la pubblicazione, ma avendola fatta in “zona Cesarini”, ho purtroppo dovuto lasciarla lì per non beccarmi il malus da parte dell’Antico :(

Per quanto riguarda l’inizio, hai ragione, il trapassato prossimo sarebbe stato meglio rispetto al passato remoto.

Consigli annotati! :) A presto!

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Giorgia D'Aversa
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Re: Monster Therapy

Messaggio#7 » giovedì 19 novembre 2020, 15:41

Ciao Nevan, piacere di leggerti!
La tua interpretazione del tema mi è piaciuta, l'ho trovata interessante anche se avrei preferito più dettagli sul lavoro del protagonista rispetto alla seduta. Twist del finale simpatico e riuscito.
A livello personale non apprezzo moltissimo la prima persona al presente perché la sento molto raccontata, però nel complesso il tuo racconto è fluito bene.

Sarò parecchio puntigliosa per quanto riguarda alcune questioni, ma solo perché ci sono delle ottime basi di partenza nel testo :D

Erano ormai dieci minuti che cercava di capire con quale argomento far ripartire la conversazione dal punto interrotto.

Qui sa un po' di raccontato a posteriori. Per far emergere una cosa del genere avrei inserito un'azione mostrata e concreta, come quella di guardare l'orologio e commentare la lentezza della psicologa.

«Cosa?» Sperai di aver capito male, o quantomeno di aver sbagliato orario di seduta.
«Signor Belsher,» la Dottoressa Corioli strinse al petto l’agenda, come per proteggere l’autorevolezza della sua tesi, «se ben ricorda, alla fine della seduta tirò fuori la sua stigmatizzazione della società umana, che reinterpreta sotto forma di mostruosità in ogni interazione sociale in cui s’imbatte».

Prendo queste due battute di dialogo per segnalarti un problema che ho notato in tutto il testo, ovvero un utilizzo scorretto di punti e delle virgole. Ti ho segnalato in rosso come avresti dovuto posizionarle per inserire all'interno della battuta un beat d'azione. Ricorda anche che se inserisci un'azione a seguito di una battuta completata ci vuole la maiuscola.

Il mio improvviso turpiloquio ottenne l’effetto sperato, quell’incapace corse subito ai ripari,

Che turpiloquio? Qui si sente tanto la presenza di un resoconto a posteriori perché hai omesso gli insulti: in un qui e ora ideale del racconto in presa diretta avresti potuto inserirli in una battuta di dialogo. (Di nuovo: la virgola alla fine non serve.)

Nel frattempo, nonostante la sua incapacità, si era accorta delle mie sopracciglia aggrottate e dello stridio emesso dalle mie mani sui quei ridicoli braccioli in ecopelle.

Questa frase poteva essere mostrata meglio sfruttando la prima persona e la giusta sequenza del flusso narrativo, perché prima il protagonista compie le azioni e solo POI la psicologa se ne accorge. (ES. "Aggrottai le sopracciglia e infilai le unghie nei braccioli in ecopelle: lo stridio fece alzare la testa di quell'incapace dai suoi appunti.")

Prima che quella lurida tentasse di rispondere alla mia domanda retorica, il cucciolo di Azde che tenevo nel taschino della camicia si avventò sulla sua giugulare, avendo intuito come placare l’unico vero rancore che stavo sviluppando.

Attenzione a questi gerundi, perché non si tratta di azioni/pensieri che si svolgono in parallelo: l'intuizione della creatura avviene prima, solo dopo si lancia per fare strazio della tipa.

Grazie al gesto del mio piccolo vampiretto tascabile, realizzai che [...]

Leggere verbi come realizzare, specie se alla prima persona, è un po' raccontato. L'illuminazione avviene in quel preciso momento, dunque basta che tu utilizzi i pensieri del tuo protagonista per dire esattamente quel che ha realizzato, senza l'intermediazione di verbi del genere.

Ciao e buona sfida!

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Nevan
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Re: Monster Therapy

Messaggio#8 » giovedì 19 novembre 2020, 18:21

Giorgia D'Aversa ha scritto:Ciao Nevan, piacere di leggerti!
La tua interpretazione del tema mi è piaciuta, l'ho trovata interessante anche se avrei preferito più dettagli sul lavoro del protagonista rispetto alla seduta. Twist del finale simpatico e riuscito.
A livello personale non apprezzo moltissimo la prima persona al presente perché la sento molto raccontata, però nel complesso il tuo racconto è fluito bene.

Sarò parecchio puntigliosa per quanto riguarda alcune questioni, ma solo perché ci sono delle ottime basi di partenza nel testo :D


Ciao Giorgia, piacere mio!
Nessun problema sulle sberle virtuali, sono qui per imparare, oltre che per mettermi in gioco, e il modo migliore è quello delle batoste. :D

Sulla prima persona, mi trovi d'accordo: da sempre anch'io prediligo la terza persona al passato, ma essendo questa la mia prova scrittoria in assoluto, perdipiù con un timer sulla nuca, ho dovuto optare per un compromesso (il mostrato in terza è più difficile da padroneggiare, figurarsi farlo di fretta e con un limite di caratteri da rispettare), anche se ho mantenuto il passato, non il presente.

Giorgia D'Aversa ha scritto:
Erano ormai dieci minuti che cercava di capire con quale argomento far ripartire la conversazione dal punto interrotto.

Qui sa un po' di raccontato a posteriori. Per far emergere una cosa del genere avrei inserito un'azione mostrata e concreta, come quella di guardare l'orologio e commentare la lentezza della psicologa.


Guarda, volevo farlo per rendere più concreta l'idea della lentezza della psicologa, avevo perfino ideato dei gesti che enfatizzassero il nervosismo del protagonista, ma mi sono ricordato della regola di mantenere parallele velocità di lettura e velocità dell'azione: avrei dovuto usare quasi tutti i caratteri a mia disposizione per rendere lo scorrere reale di 10 minuti di attesa. Non sapevo come altro fare.

Giorgia D'Aversa ha scritto:
«Cosa?» Sperai di aver capito male, o quantomeno di aver sbagliato orario di seduta.
«Signor Belsher,» la Dottoressa Corioli strinse al petto l’agenda, come per proteggere l’autorevolezza della sua tesi, «se ben ricorda, alla fine della seduta tirò fuori la sua stigmatizzazione della società umana, che reinterpreta sotto forma di mostruosità in ogni interazione sociale in cui s’imbatte».

Prendo queste due battute di dialogo per segnalarti un problema che ho notato in tutto il testo, ovvero un utilizzo scorretto di punti e delle virgole. Ti ho segnalato in rosso come avresti dovuto posizionarle per inserire all'interno della battuta un beat d'azione. Ricorda anche che se inserisci un'azione a seguito di una battuta completata ci vuole la maiuscola.


Hai perfettamente ragione. Come avrai notato dall'orario di pubblicazione, su alcuni aspetti il fattore 'fretta' ha purtroppo giocato un ruolo importante. Mi servirà di lezione per organizzarmi meglio in futuro col timer.

Giorgia D'Aversa ha scritto:
Il mio improvviso turpiloquio ottenne l’effetto sperato, quell’incapace corse subito ai ripari,

Che turpiloquio? Qui si sente tanto la presenza di un resoconto a posteriori perché hai omesso gli insulti: in un qui e ora ideale del racconto in presa diretta avresti potuto inserirli in una battuta di dialogo. (Di nuovo: la virgola alla fine non serve.)


Per improvviso turpiloquio si riferisce a quel "cazzo" estemporaneo, un'espressione greve che fino a quel momento non c'era stata.

Giorgia D'Aversa ha scritto:
Nel frattempo, nonostante la sua incapacità, si era accorta delle mie sopracciglia aggrottate e dello stridio emesso dalle mie mani sui quei ridicoli braccioli in ecopelle.

Questa frase poteva essere mostrata meglio sfruttando la prima persona e la giusta sequenza del flusso narrativo, perché prima il protagonista compie le azioni e solo POI la psicologa se ne accorge. (ES. "Aggrottai le sopracciglia e infilai le unghie nei braccioli in ecopelle: lo stridio fece alzare la testa di quell'incapace dai suoi appunti.")


Eh si, qui ho invertito la cronologia del flusso narrativo. Grazie per l'ottimo esempio alternativo!

Giorgia D'Aversa ha scritto:
Prima che quella lurida tentasse di rispondere alla mia domanda retorica, il cucciolo di Azde che tenevo nel taschino della camicia si avventò sulla sua giugulare, avendo intuito come placare l’unico vero rancore che stavo sviluppando.

Attenzione a questi gerundi, perché non si tratta di azioni/pensieri che si svolgono in parallelo: l'intuizione della creatura avviene prima, solo dopo si lancia per fare strazio della tipa.


Oddio, qui mi sono perso. Mi aiuti a capire meglio l'errore con un esempio corretto alternativo?

Giorgia D'Aversa ha scritto:
Grazie al gesto del mio piccolo vampiretto tascabile, realizzai che [...]

Leggere verbi come realizzare, specie se alla prima persona, è un po' raccontato. L'illuminazione avviene in quel preciso momento, dunque basta che tu utilizzi i pensieri del tuo protagonista per dire esattamente quel che ha realizzato, senza l'intermediazione di verbi del genere.

Ciao e buona sfida!


Mannaggia, è vero! Sono cascato nella trappola dei verbi percettivi! XD

Comunque grazie mille per il line editing! Ho preso diversi spunti! ;)

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Giorgia D'Aversa
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Re: Monster Therapy

Messaggio#9 » venerdì 20 novembre 2020, 22:37

Nevan ha scritto:Sulla prima persona, mi trovi d'accordo: da sempre anch'io prediligo la terza persona al passato, ma essendo questa la mia prova scrittoria in assoluto, perdipiù con un timer sulla nuca, ho dovuto optare per un compromesso (il mostrato in terza è più difficile da padroneggiare, figurarsi farlo di fretta e con un limite di caratteri da rispettare), anche se ho mantenuto il passato, non il presente.

Hai fatto benissimo a scegliere, nel dubbio, la prima persona piuttosto che la terza! Si vede che stai studiando e sono certa che migliorerai prestissimo :D

Nevan ha scritto:Per improvviso turpiloquio si riferisce a quel "cazzo" estemporaneo, un'espressione greve che fino a quel momento non c'era stata.

Ah ok, pardon! Sarà che con torpiloquio mi ero figurata una parlata volgare e ripetuta, quindi non avevo fatto caso a quel povero "cazzo" ahahah

Nevan ha scritto:
Giorgia D'Aversa ha scritto:
Prima che quella lurida tentasse di rispondere alla mia domanda retorica, il cucciolo di Azde che tenevo nel taschino della camicia si avventò sulla sua giugulare, avendo intuito come placare l’unico vero rancore che stavo sviluppando.

Attenzione a questi gerundi, perché non si tratta di azioni/pensieri che si svolgono in parallelo: l'intuizione della creatura avviene prima, solo dopo si lancia per fare strazio della tipa.


Oddio, qui mi sono perso. Mi aiuti a capire meglio l'errore con un esempio corretto alternativo?

Ma certo, scusa se non ti ho dato subito un esempio concreto!
Allora, il cucciolo PRIMA capisce il rancore del protagonista e POI si avventa alla giugulare della psicologa, quindi potevi mostrare l'irrequietezza nel taschino e poi farlo agire, ad esempio:
"Tremai e strinsi i pugni. Nel taschino della camicia, appoggiato contro il cuore che mi batteva feroce, il cucciolo di Azde si agitò. Prima che quella lurida tentasse di rispondere alla mia domanda retorica, il mostro si avventò sulla sua giugulare."
Poi magari puoi pure metterci un pensiero diretto del pov come "Forse aveva capito come placare il mio rancore", o una cosa del genere. Non sono molto pratica della prima persona al passato quindi spero sia venuto decente e di essermi spiegata meglio, stavolta!

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Nevan
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Re: Monster Therapy

Messaggio#10 » venerdì 20 novembre 2020, 23:21

Giorgia D'Aversa ha scritto:
Nevan ha scritto:Sulla prima persona, mi trovi d'accordo: da sempre anch'io prediligo la terza persona al passato, ma essendo questa la mia prova scrittoria in assoluto, perdipiù con un timer sulla nuca, ho dovuto optare per un compromesso (il mostrato in terza è più difficile da padroneggiare, figurarsi farlo di fretta e con un limite di caratteri da rispettare), anche se ho mantenuto il passato, non il presente.

Hai fatto benissimo a scegliere, nel dubbio, la prima persona piuttosto che la terza! Si vede che stai studiando e sono certa che migliorerai prestissimo :D

Mi sto accorgendo che per il formato del racconto breve quella della prima persona è praticamente una scelta obbligata (purtroppo). A parità di situazioni da descrivere, per ottenere lo stesso livello di immersività con la terza, sono necessari almeno il doppio dei caratteri. Non a caso ho notato che la stragrande maggioranza degli utenti che gareggiano ricorrono alla prima persona.

Giorgia D'Aversa ha scritto:
Nevan ha scritto:Per improvviso turpiloquio si riferisce a quel "cazzo" estemporaneo, un'espressione greve che fino a quel momento non c'era stata.

Ah ok, pardon! Sarà che con torpiloquio mi ero figurata una parlata volgare e ripetuta, quindi non avevo fatto caso a quel povero "cazzo" ahahah

Si, forse "turpiloquio" dà più l'idea di una concatenazione di frasi maleducate. Forse sarebbe stato meglio usare "volgarità". XD

Giorgia D'Aversa ha scritto:
Nevan ha scritto:
Giorgia D'Aversa ha scritto:Attenzione a questi gerundi, perché non si tratta di azioni/pensieri che si svolgono in parallelo: l'intuizione della creatura avviene prima, solo dopo si lancia per fare strazio della tipa.

Oddio, qui mi sono perso. Mi aiuti a capire meglio l'errore con un esempio corretto alternativo?

Ma certo, scusa se non ti ho dato subito un esempio concreto!
Allora, il cucciolo PRIMA capisce il rancore del protagonista e POI si avventa alla giugulare della psicologa, quindi potevi mostrare l'irrequietezza nel taschino e poi farlo agire, ad esempio:
"Tremai e strinsi i pugni. Nel taschino della camicia, appoggiato contro il cuore che mi batteva feroce, il cucciolo di Azde si agitò. Prima che quella lurida tentasse di rispondere alla mia domanda retorica, il mostro si avventò sulla sua giugulare."
Poi magari puoi pure metterci un pensiero diretto del pov come "Forse aveva capito come placare il mio rancore", o una cosa del genere. Non sono molto pratica della prima persona al passato quindi spero sia venuto decente e di essermi spiegata meglio, stavolta!

Si si, chiarissima. Hai reso bene l'idea! Praticamente ho invertito l'ordine cronologico del flusso degli eventi. Prima avrei dovuto mostrare l'intuizione della creatura e POI farla avventare sulla psicologa. Ricevuto!

Charlesdexter
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Re: Monster Therapy

Messaggio#11 » sabato 21 novembre 2020, 18:15

Ciao Nevan,
l’idea è simpatica, il tuo racconto mi ha divertito ed è riuscito nello scopo. L’idea che un uomo vada dalla psicologa per addomesticare i mostri interiori è simpatica, però devo dire un po’ assurda e poco credibile. Nel complesso, risolta questa cosa e lavorando un po’ sullo stile e le ripetizioni il racconto può diventare ancora più godibile.

“Reintrpreta?”, refuso qui.
“Vediamo... si”, sì affermativo va scritto con l’accento sulla i.
Manca un punto dopo “Atse”, dentro o fuori dai caporali a tua scelta.
“E’”, editorialmente si opta per “È”.

Alla prossima!

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Nevan
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Re: Monster Therapy

Messaggio#12 » sabato 21 novembre 2020, 18:35

Charlesdexter ha scritto:Ciao Nevan,
l’idea è simpatica, il tuo racconto mi ha divertito ed è riuscito nello scopo. L’idea che un uomo vada dalla psicologa per addomesticare i mostri interiori è simpatica, però devo dire un po’ assurda e poco credibile. Nel complesso, risolta questa cosa e lavorando un po’ sullo stile e le ripetizioni il racconto può diventare ancora più godibile.

Ciao Charels. Sono lieto che ti abbia divertito, già questo risultato non è poco per una prima prova scrittoria. Mi sa che però non hai colto (o non sono riuscito io a trasmettere) che i mostri di cui parlo sono veri, quindi l'assurdità e credibilità sono superate già nella premessa. E' la psicologa incapace ad aver frainteso per "interiori" i mostri concreti del suo paziente. E' proprio su questo fraintendimento poco professionale che si regge l'ironia della scena.

Charlesdexter ha scritto:“Reintrpreta?”, refuso qui.
“Vediamo... si”, sì affermativo va scritto con l’accento sulla i.
Manca un punto dopo “Atse”, dentro o fuori dai caporali a tua scelta.
“E’”, editorialmente si opta per “È”.

Alla prossima!

Grazie per le dritte. In gran parte sono errori dettati dalla pubblicazione frettolosa sul filo del rasoio. Dovrò imparare a gestire meglio il tempo di scrittura.

A presto!

Charlesdexter
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Re: Monster Therapy

Messaggio#13 » sabato 21 novembre 2020, 18:59

Nevan ha scritto:Ciao Charels. Sono lieto che ti abbia divertito, già questo risultato non è poco per una prima prova scrittoria. Mi sa che però non hai colto (o non sono riuscito io a trasmettere) che i mostri di cui parlo sono veri, quindi l'assurdità e credibilità sono superate già nella premessa. E' la psicologa incapace ad aver frainteso per "interiori" i mostri concreti del suo paziente. E' proprio su questo fraintendimento poco professionale che si regge l'ironia della scena.

Come prima prova scrittoria va benissimo, anzi complimenti!
Avevo capito che i mostri sono veri e che ce ne ha uno nel taschino, mi era sfuggito che fosse andato a farli psicanalizzare, quindi punto in più per te da questo punto di vista, solo che, anche se meno rispetto a come avevo inizialmente capito, rimane un contesto un po' campato in aria. Nulla toglie alla brillantezza e piacevolezza del racconto! Rimani così fresco e fregatene delle critiche, che qui piovono come monsoni ;).

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Nevan
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Re: Monster Therapy

Messaggio#14 » sabato 21 novembre 2020, 19:06

Charlesdexter ha scritto:
Nevan ha scritto:Ciao Charels. Sono lieto che ti abbia divertito, già questo risultato non è poco per una prima prova scrittoria. Mi sa che però non hai colto (o non sono riuscito io a trasmettere) che i mostri di cui parlo sono veri, quindi l'assurdità e credibilità sono superate già nella premessa. E' la psicologa incapace ad aver frainteso per "interiori" i mostri concreti del suo paziente. E' proprio su questo fraintendimento poco professionale che si regge l'ironia della scena.

Come prima prova scrittoria va benissimo, anzi complimenti!
Avevo capito che i mostri sono veri e che ce ne ha uno nel taschino, mi era sfuggito che fosse andato a farli psicanalizzare, quindi punto in più per te da questo punto di vista, solo che, anche se meno rispetto a come avevo inizialmente capito, rimane un contesto un po' campato in aria. Nulla toglie alla brillantezza e piacevolezza del racconto! Rimani così fresco e fregatene delle critiche, che qui piovono come monsoni ;).

No no, anzi, mi sono iscritto in questo forum proprio per ricevere più sganassoni costruttivi possibili. Le critiche aiutano a crescere e migliorare. Mi permetto solo di approfondire di tanto in tanto quegli aspetti delle analisi che non mi tornano, per comprenderne meglio il lato edificante. ;)

A presto Charles!

Charlesdexter
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Re: Monster Therapy

Messaggio#15 » sabato 21 novembre 2020, 19:10

Nevan ha scritto:
Charlesdexter ha scritto:
Nevan ha scritto:Ciao Charels. Sono lieto che ti abbia divertito, già questo risultato non è poco per una prima prova scrittoria. Mi sa che però non hai colto (o non sono riuscito io a trasmettere) che i mostri di cui parlo sono veri, quindi l'assurdità e credibilità sono superate già nella premessa. E' la psicologa incapace ad aver frainteso per "interiori" i mostri concreti del suo paziente. E' proprio su questo fraintendimento poco professionale che si regge l'ironia della scena.

Come prima prova scrittoria va benissimo, anzi complimenti!
Avevo capito che i mostri sono veri e che ce ne ha uno nel taschino, mi era sfuggito che fosse andato a farli psicanalizzare, quindi punto in più per te da questo punto di vista, solo che, anche se meno rispetto a come avevo inizialmente capito, rimane un contesto un po' campato in aria. Nulla toglie alla brillantezza e piacevolezza del racconto! Rimani così fresco e fregatene delle critiche, che qui piovono come monsoni ;).

No no, anzi, mi sono iscritto in questo forum proprio per ricevere più sganassoni costruttivi possibili. Le critiche aiutano a crescere e migliorare. Mi permetto solo di approfondire di tanto in tanto quegli aspetti delle analisi che non mi tornano, per comprenderne meglio il lato edificante. ;)

A presto Charles!

Fai bene, allora sei partito col piede giusto e avrai un bel confronto con tanta gente qui dentro.
A presto Nevan!

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Andrea76
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Re: Monster Therapy

Messaggio#16 » martedì 24 novembre 2020, 10:19

Ciao Nevan, l’impressione che ho leggendo e rileggendo il tuo racconto è che sia un po’ monco, nel senso che avresti avuto bisogno di più spazio e caratteri a disposizione per svilupparlo al meglio. Perché tutta la parte iniziale del conflitto tra la psicologa e il paziente a mio avviso si lascia leggere piacevolmente e crea delle aspettative che però alla fine vengono depotenziate da un finale abbastanza debole, in cui l’uccisione della psicologa non ha una motivazione credibile. Avresti, appunto, avuto bisogno di più spazio per delineare un climax di tensione sempre più crescente tra i due e tale da giustificarne l’inevitabile conclusione.

È un racconto, il tuo, con delle potenzialità inespresse, per cui ti invito a non mollarlo e a svilupparlo perché può uscirne fuori una storia valida sotto tanti punti di vista.

A rileggerti.

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Nevan
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Re: Monster Therapy

Messaggio#17 » martedì 24 novembre 2020, 14:23

Andrea76 ha scritto:Ciao Nevan, l’impressione che ho leggendo e rileggendo il tuo racconto è che sia un po’ monco, nel senso che avresti avuto bisogno di più spazio e caratteri a disposizione per svilupparlo al meglio. Perché tutta la parte iniziale del conflitto tra la psicologa e il paziente a mio avviso si lascia leggere piacevolmente e crea delle aspettative che però alla fine vengono depotenziate da un finale abbastanza debole, in cui l’uccisione della psicologa non ha una motivazione credibile. Avresti, appunto, avuto bisogno di più spazio per delineare un climax di tensione sempre più crescente tra i due e tale da giustificarne l’inevitabile conclusione.

È un racconto, il tuo, con delle potenzialità inespresse, per cui ti invito a non mollarlo e a svilupparlo perché può uscirne fuori una storia valida sotto tanti punti di vista.

A rileggerti.


Ciao Andrea, grazie per il tuo commento. Mi spiace non averti trasmesso il fatto che il mostro, tanto odiato dal suo padrone, abbia comunque sentito la necessità di alleviarne l'astio verso la psicologa, facendogli il favore di seccarla.

Magari in futuro amplierò il racconto per dare più spazio a certe dinamiche emotive.

Buona sfida!

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Andrea Lauro
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Re: Monster Therapy

Messaggio#18 » martedì 24 novembre 2020, 22:24

Ciao Nevan, benvenuto nell'Arena.
La storia ha del potenziale, ma ci sono davvero troppe costruzioni che rallentano il flusso narrativo e fanno uscire dall’immersione. Se non sbaglio anche tu segui il line-editing, quindi coglierai i riferimenti:

TELL: “Erano ormai dieci minuti che cercava di capire con quale argomento far ripartire la conversazione dal punto interrotto.
sperai di aver capito male”, “Non capii” : non siamo dentro il personaggio
AS YOU KNOW, BOB: “Se ben ricorda, alla fine della seduta tirò fuori la sua stigmatizzazione della società umana, che reinterpreta sotto forma di mostruosità in ogni interazione sociale in cui s’imbatte
Il mio improvviso turpiloquio ottenne l’effetto sperato”: difficile da immaginare, è tell.
Nel frattempo, nonostante la sua incapacità,” sei fuori dall’immersione
alla sensibilità di ciasc…”: ci vuole l’em dash
la interruppi subito”: proprio così, subito. se parte il dialogo, non c'è bisogno di scrivere che l'hai interrotta. e "subito" è pleonastico: non puoi interromperla dopo.
Ora erano le sopracciglia dell’inetta ad essere aggrottate”: aggrottò le sopracciglia. stop.

attenzione soprattutto a questo:
Prima che quella lurida tentasse di rispondere alla mia domanda retorica, il cucciolo di Azde che tenevo nel taschino della camicia si avventò sulla sua giugulare, avendo intuito come placare l’unico vero rancore che stavo sviluppando.” è un momento forte. Feroce. L’hai esposto in un lungo periodo zeppo di subordinate: hai disinnescato la bomba sul più bello.

A presto, e buona edition!
andrea
Ultima modifica di Andrea Lauro il venerdì 27 novembre 2020, 22:13, modificato 1 volta in totale.

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Stefano.Moretto
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Re: Monster Therapy

Messaggio#19 » mercoledì 25 novembre 2020, 0:34

Ciao Nevan
Innanzitutto mi è piaciuta molto l'idea di ribaltare completamente il tema per la prima parte del racconto per poi tornare in carreggiata con una sterzata all'ultimo. Lo stile di scrittura è buono, ma presenta dei problemi che dovresti sistemare qua e là. Ti faccio alcuni esempi:
La psicologa ripeté a bassa voce l’ultima frase che pronunciai nella seduta precedente, mentre i suoi occhi zigzagavano sul taccuino per recuperare i punti salienti della nostra chiacchierata.

La frase che ho evidenziato presenta due criticità:
1. il "mentre" (come tutti gli indicatori temporali: poi, dopo, prima, mentre, quando...) è molto evitabile. Se provi a toglierlo noterai che la frase non ne risente in nessun modo, anzi scorre più liscia.
2. "per recuperare [...]" è un'espressione molto borderline. Da un lato può essere interpretata come pensiero del punto di vista, dall'altro come un'invasione del narratore onnisciente che in un testo in prima persona non può esistere (a meno che il punto di vista non sia onnisciente per qualche motivo, ma non è questo il caso). In questo caso puoi omettere tutto il pezzo senza che la scena perda forza narrativa: il punto di vista vede che la psicologa sta leggendo il taccuino, è sufficiente.

la Dottoressa Corioli strinse al petto l’agenda

Prima però quello che aveva in mano era un taccuino: non sono sinonimi.

Non capii se mi irritò di più l’essere assecondato o il fatto che non si prese la briga di correggere l’annotazione sul quel cazzo di libercolo.

Questo è un commento a posteriori del narratore che racconta la vicenda, un problema subdolo che può arrivare molto facilmente con una narrazione al passato. Qui ci sarebbe stato un pensiero che sottolineasse l'irritazione del punto di vista piuttosto di un suo "sono irritato e te lo dico" rivolto al lettore. Una cosa sulla falsariga di "Mi assecondò senza neanche prendersi la briga di correggere l'annotazione su quel cazzo di libercolo" sarebbe stato perfetto: un pensiero diretto (che in prima persona non necessita di punteggiatura o formattazione per poter essere trasmesso) che fa trasudare tutta l'irritazione del personaggio senza dover dire al lettore che è irritato.

«Signor Belsher, mi creda, le nostre paure vengono veicolate in modo diverso in base alla sensibilità di ciasc...»
«Paure?» la interruppi subito

Qui c'è un problema: sei stato costretto a scrivere "la interruppi" perché non hai usato la punteggiatura giusta, ottenendo un effetto di "devo rileggere per capire cos'è successo". Se qualcuno viene interrotto il giusto simbolo da utilizzare è la lineetta emme (—) , non i puntini di sospensione che lasciano intuire una sfumatura del tono per un'interruzione volontaria della battuta. Se usi la giusta punteggiatura puoi togliere quel "la interruppi subito" che è superfluo.

«Violetta e Magnolia.»
Quella precisazione mi prese in contropiede: «Che?»
«La profumazione... non è arancia, ma Violetta e Magnolia.»

Qui c'è un problema di punto di vista: il personaggio non ha idea di cosa avesse detto la dottoressa un istante prima, tanto che le chiede «Che?»; però nella frase prima specifichi che si tratta di una "precisazione", cosa che puoi sapere solo se hai già letto la battuta successiva della dottoressa; infatti io a una prima lettura non ho capito. Qui è di nuovo un commento a posteriori della scena, scalzando il lettore dall'immersione. Anche in questo caso risolvi tutto molto facilmente togliendo di netto quella frase.
«Violetta e Magnolia.»
«Che?»
«La profumazione... non è arancia, ma Violetta e Magnolia.»

Funziona perfettamente, il lettore non ha bisogno che tu glielo dica per capire che il personaggio è stato preso in contropiede, è già autoevidente.

I problemi nel testo sono tutti così (non te li ho elencati tutti, ce ne sono altri, ho cercato di evidenziare quelli più rappresentativi), ovvero piccolezze che risolvi facendo un briciolo di attenzione in più nel pensare al "qui e ora" del personaggio, che però tutte sommate tra loro arrivano a formare un problema molto più corposo per l'immersione.

Per quanto riguarda la trama: come ti ho già detto ho apprezzato molto il ribaltamento tra inizio e fine, ma ho avuto un senso di incompiutezza una volta finita la lettura. Forse a causa dei problemi di immersione, oppure per il fatto che essendo un romanzo in cui il fattore "inizio in media res" è molto invasivo non si riesce a inquadrare bene il protagonista finché non si rivela. Probabilmente con la stessa trama, ma scegliendo un'altra scena più "autoconclusiva", avresti ottenuto un effetto migliore.

Piccola nota sul cucciolo di Azde. Visto che è stato nominato anche prima avresti potuto approfittarne per seminare meglio gli indizi a riguardo e magari lasciarci un accenno di descrizione fisica; per come l'hai usato invece agisce uccidendo la dottoressa e solo dopo scopriamo che è una sorta di vampiretto (quindi io, senza ulteriori indizi, mi sono immaginato a caso una sorta di pipistrello-pixie-umanoide con lunghi canini)

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Puch89
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Re: Monster Therapy

Messaggio#20 » giovedì 26 novembre 2020, 12:07

Ciao Nevan, lieto di leggerti. Allora, i miei "colleghi" qui sono stati molto esaustivi e competenti nel farti notare i problemi di questo tuo primo racconto nell'Arena, ed essendo per lo più opinioni oggettive (soprattutto quelle legate all'immersione e alla cattiva gestione del pdv) credo sia inutile ripeterle, quindi mi soffermerò su quelle più soggettive.
Devo essere sincero, trovo l'idea di base brillante e dall'ottimo potenziale ma elaborata non troppo bene. Il dialogo tra il paziente e la dottoressa risulta troppo artificioso, le problematiche che spingono il "paziente" a rivolgersi a lei si perdono nel corso dell'intreccio, e alla fine vengono quasi messe da parte, risolte alla bell'e meglio in favore di un plot twist gradevole ma forzato rispetto al modo in cui inizialmente la causa scatenante si era posta. Avrei gradito di più un approfondimento sul background in modo da empatizzare sul perché e sul per come, piuttosto che utilizzare caratteri preziosi su sproloqui ridondanti. Il problema più grande è questo, oltre a quelli già citati da altri. Ripeto, idea davvero interessante, ma da rivedere in toto lo svolgimento. Tema non proprio c'entrato.

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marco.roncaccia
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Re: Monster Therapy

Messaggio#21 » giovedì 26 novembre 2020, 17:56

Ciao Nevan
Il sonno della terapia genera mostri, mi verrebbe da dire.
Del tuo racconto ho apprezzato
- L’ambientazione nell’ambito di una seduta di terapia psicologica
- l’universo surreale nel quale infili il lettore
Cose migliorabili, secondo me,
- il personaggio della terapeuta, non sono riuscito a empatizzare con il protagonista nel suo accesso di rabbia nei confronti della terapeuta, forse una maggiore caratterizzazione della sua incompetenza aiuterebbe
- l’interpretazione del tema … troppo didascalica, non inserirei il tema nel racconto, peraltro, per una questione di stile

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Nevan
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Re: Monster Therapy

Messaggio#22 » domenica 29 novembre 2020, 13:16

Stefano.Moretto ha scritto:Ciao Nevan
Innanzitutto mi è piaciuta molto l'idea di ribaltare completamente il tema per la prima parte del racconto per poi tornare in carreggiata con una sterzata all'ultimo. Lo stile di scrittura è buono, ma presenta dei problemi che dovresti sistemare qua e là. Ti faccio alcuni esempi:
La psicologa ripeté a bassa voce l’ultima frase che pronunciai nella seduta precedente, mentre i suoi occhi zigzagavano sul taccuino per recuperare i punti salienti della nostra chiacchierata.

La frase che ho evidenziato presenta due criticità:
1. il "mentre" (come tutti gli indicatori temporali: poi, dopo, prima, mentre, quando...) è molto evitabile. Se provi a toglierlo noterai che la frase non ne risente in nessun modo, anzi scorre più liscia.
2. "per recuperare [...]" è un'espressione molto borderline. Da un lato può essere interpretata come pensiero del punto di vista, dall'altro come un'invasione del narratore onnisciente che in un testo in prima persona non può esistere (a meno che il punto di vista non sia onnisciente per qualche motivo, ma non è questo il caso). In questo caso puoi omettere tutto il pezzo senza che la scena perda forza narrativa: il punto di vista vede che la psicologa sta leggendo il taccuino, è sufficiente.

la Dottoressa Corioli strinse al petto l’agenda

Prima però quello che aveva in mano era un taccuino: non sono sinonimi.

Non capii se mi irritò di più l’essere assecondato o il fatto che non si prese la briga di correggere l’annotazione sul quel cazzo di libercolo.

Questo è un commento a posteriori del narratore che racconta la vicenda, un problema subdolo che può arrivare molto facilmente con una narrazione al passato. Qui ci sarebbe stato un pensiero che sottolineasse l'irritazione del punto di vista piuttosto di un suo "sono irritato e te lo dico" rivolto al lettore. Una cosa sulla falsariga di "Mi assecondò senza neanche prendersi la briga di correggere l'annotazione su quel cazzo di libercolo" sarebbe stato perfetto: un pensiero diretto (che in prima persona non necessita di punteggiatura o formattazione per poter essere trasmesso) che fa trasudare tutta l'irritazione del personaggio senza dover dire al lettore che è irritato.

«Signor Belsher, mi creda, le nostre paure vengono veicolate in modo diverso in base alla sensibilità di ciasc...»
«Paure?» la interruppi subito

Qui c'è un problema: sei stato costretto a scrivere "la interruppi" perché non hai usato la punteggiatura giusta, ottenendo un effetto di "devo rileggere per capire cos'è successo". Se qualcuno viene interrotto il giusto simbolo da utilizzare è la lineetta emme (—) , non i puntini di sospensione che lasciano intuire una sfumatura del tono per un'interruzione volontaria della battuta. Se usi la giusta punteggiatura puoi togliere quel "la interruppi subito" che è superfluo.

«Violetta e Magnolia.»
Quella precisazione mi prese in contropiede: «Che?»
«La profumazione... non è arancia, ma Violetta e Magnolia.»

Qui c'è un problema di punto di vista: il personaggio non ha idea di cosa avesse detto la dottoressa un istante prima, tanto che le chiede «Che?»; però nella frase prima specifichi che si tratta di una "precisazione", cosa che puoi sapere solo se hai già letto la battuta successiva della dottoressa; infatti io a una prima lettura non ho capito. Qui è di nuovo un commento a posteriori della scena, scalzando il lettore dall'immersione. Anche in questo caso risolvi tutto molto facilmente togliendo di netto quella frase.
«Violetta e Magnolia.»
«Che?»
«La profumazione... non è arancia, ma Violetta e Magnolia.»

Funziona perfettamente, il lettore non ha bisogno che tu glielo dica per capire che il personaggio è stato preso in contropiede, è già autoevidente.

I problemi nel testo sono tutti così (non te li ho elencati tutti, ce ne sono altri, ho cercato di evidenziare quelli più rappresentativi), ovvero piccolezze che risolvi facendo un briciolo di attenzione in più nel pensare al "qui e ora" del personaggio, che però tutte sommate tra loro arrivano a formare un problema molto più corposo per l'immersione.

Per quanto riguarda la trama: come ti ho già detto ho apprezzato molto il ribaltamento tra inizio e fine, ma ho avuto un senso di incompiutezza una volta finita la lettura. Forse a causa dei problemi di immersione, oppure per il fatto che essendo un romanzo in cui il fattore "inizio in media res" è molto invasivo non si riesce a inquadrare bene il protagonista finché non si rivela. Probabilmente con la stessa trama, ma scegliendo un'altra scena più "autoconclusiva", avresti ottenuto un effetto migliore.

Piccola nota sul cucciolo di Azde. Visto che è stato nominato anche prima avresti potuto approfittarne per seminare meglio gli indizi a riguardo e magari lasciarci un accenno di descrizione fisica; per come l'hai usato invece agisce uccidendo la dottoressa e solo dopo scopriamo che è una sorta di vampiretto (quindi io, senza ulteriori indizi, mi sono immaginato a caso una sorta di pipistrello-pixie-umanoide con lunghi canini)


Ciao Stefano! Grazie mille per la tua analisi particolareggiata e approfondita. In effetti, ripercorrendo i punti su cui hanno insistito la maggior parte dei commenti tuoi e degli altri utenti, le principali criticità della mia prosa sono proprio l'immersività data dalla mancata centratura del PdV e una marcata tendenza al tell. Farò tesoro dei tuoi e vostri suggerimenti!

Questi contest sono utilissimi per l'autocritica e lo studio sui propri punti di miglioramento. Quindi, grazie ancora per il tempo dedicato al commento! ;)


P.s. "Agenda" e "taccuino" sono sinonimi ;P

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Nevan
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Re: Monster Therapy

Messaggio#23 » domenica 29 novembre 2020, 13:21

Puch89 ha scritto:Ciao Nevan, lieto di leggerti. Allora, i miei "colleghi" qui sono stati molto esaustivi e competenti nel farti notare i problemi di questo tuo primo racconto nell'Arena, ed essendo per lo più opinioni oggettive (soprattutto quelle legate all'immersione e alla cattiva gestione del pdv) credo sia inutile ripeterle, quindi mi soffermerò su quelle più soggettive.
Devo essere sincero, trovo l'idea di base brillante e dall'ottimo potenziale ma elaborata non troppo bene. Il dialogo tra il paziente e la dottoressa risulta troppo artificioso, le problematiche che spingono il "paziente" a rivolgersi a lei si perdono nel corso dell'intreccio, e alla fine vengono quasi messe da parte, risolte alla bell'e meglio in favore di un plot twist gradevole ma forzato rispetto al modo in cui inizialmente la causa scatenante si era posta. Avrei gradito di più un approfondimento sul background in modo da empatizzare sul perché e sul per come, piuttosto che utilizzare caratteri preziosi su sproloqui ridondanti. Il problema più grande è questo, oltre a quelli già citati da altri. Ripeto, idea davvero interessante, ma da rivedere in toto lo svolgimento. Tema non proprio c'entrato.


Buondì Puch. Ti ringrazio per aver spostato i riflettori anche su fronti che sono stati un po' esclusi dall'analisi. Essendo la mia prova scrittoria, ammetto di aver vissuto con poca serenità la stesura con un timer sulla testa, perdipiù con un limite di caratteri molto marcato.
Quando ti approcci alla scrittura la coperta è sempre corta da qualche lato: focalizzarsi sull'evitare determinati errori ti porta a lasciare scoperto il fianco su altri (almeno io la sto vivendo così...). Spero di imparare col tempo a gestire questa "coperta" al meglio.

Buona sfida! ;)

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Re: Monster Therapy

Messaggio#24 » domenica 29 novembre 2020, 13:25

marco.roncaccia ha scritto:Ciao Nevan
Il sonno della terapia genera mostri, mi verrebbe da dire.
Del tuo racconto ho apprezzato
- L’ambientazione nell’ambito di una seduta di terapia psicologica
- l’universo surreale nel quale infili il lettore
Cose migliorabili, secondo me,
- il personaggio della terapeuta, non sono riuscito a empatizzare con il protagonista nel suo accesso di rabbia nei confronti della terapeuta, forse una maggiore caratterizzazione della sua incompetenza aiuterebbe
- l’interpretazione del tema … troppo didascalica, non inserirei il tema nel racconto, peraltro, per una questione di stile


Ciao Marco. Grazie per la tua analisi schietta e schematica. Come hai visto anch'io apprezzo molto l'approccio di questo tipo.

Concordo pienamente con entrambe le critiche, di cui la seconda sei il primo a farmela notare. Ne farò tesoro!


Ti auguro una buona sfida. A presto! ;)

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Stefano.Moretto
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Re: Monster Therapy

Messaggio#25 » domenica 29 novembre 2020, 15:18

Nevan ha scritto:P.s. "Agenda" e "taccuino" sono sinonimi ;P


Ci tengo a correggere questo punto affinché non ti ricapiti di confondere i due termini:

Taccuino: è un quaderno, blocco note o comunque un insieme di fogli bianchi o a righe rilegati tra loro sotto forma di quaderno o con rilegatura ad anelli.
Il suo uso principale è prendere appunti o disegnare. In questo caso ha senso che la dottoressa si segni sul taccuino i nomi dei mostri che gli dice il personaggio o le sue notazioni sul suo comportamento.

Agenda: può essere considerato un sinonimo di diario, al contrario del taccuino tutte le pagine rappresentano uno o più giorni della settimana, generalmente un'agenda copre un intero anno.
Il suo uso principale è segnarsi gli impegni e le occorrenze di un determinato giorno, ad esempio in questo caso è pacifico che la dottoressa si segni sull'agenda a che ora ha appuntamento coi pazienti.

Sembrano simili ma non sono la stessa cosa, se li usi come fossero intercambiabili chi ti legge può storcere il naso.

Per ulteriori dettagli ti rimando a wikipedia:
https://it.wikipedia.org/wiki/Taccuino
https://it.wikipedia.org/wiki/Agenda

Spero di esserti stato utile

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Re: Monster Therapy

Messaggio#26 » domenica 29 novembre 2020, 20:13

Stefano.Moretto ha scritto:
Nevan ha scritto:P.s. "Agenda" e "taccuino" sono sinonimi ;P


Ci tengo a correggere questo punto affinché non ti ricapiti di confondere i due termini:

Taccuino: è un quaderno, blocco note o comunque un insieme di fogli bianchi o a righe rilegati tra loro sotto forma di quaderno o con rilegatura ad anelli.
Il suo uso principale è prendere appunti o disegnare. In questo caso ha senso che la dottoressa si segni sul taccuino i nomi dei mostri che gli dice il personaggio o le sue notazioni sul suo comportamento.

Agenda: può essere considerato un sinonimo di diario, al contrario del taccuino tutte le pagine rappresentano uno o più giorni della settimana, generalmente un'agenda copre un intero anno.
Il suo uso principale è segnarsi gli impegni e le occorrenze di un determinato giorno, ad esempio in questo caso è pacifico che la dottoressa si segni sull'agenda a che ora ha appuntamento coi pazienti.

Sembrano simili ma non sono la stessa cosa, se li usi come fossero intercambiabili chi ti legge può storcere il naso.

Per ulteriori dettagli ti rimando a wikipedia:
https://it.wikipedia.org/wiki/Taccuino
https://it.wikipedia.org/wiki/Agenda

Spero di esserti stato utile


Secondo me abbiamo solo approcci diversi in fatto di ricerca di sinonimi. Io mi baso semplicemente su tre siti dedicati. Se si dovessero sbagliare sulla somiglianza tra "taccuino" e "agenda", inizierei a dubitare della loro attendibilità.


http://luirig.altervista.org/sinonimi/d ... rcn=002725

https://www.treccani.it/vocabolario/ric ... _Contrari/

https://sapere.virgilio.it/parole/sinon ... i/taccuino

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antico
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Re: Monster Therapy

Messaggio#27 » domenica 6 dicembre 2020, 14:54

Mi piace la tua voce e ritengo che i problemi del racconto stiano tutti nella scelta riguardante la sua costruzione. In particolare, non mi sembra siano arrivate al lettore sufficienti info sul lavoro del protagonista e questo non ha permesso alla svolta finale di esprimersi in tutta la sua validità. Sostanzialmente, a fallire è la dialettica tra la psicologa e il protagonista: lui è troppo incline alla rabbia e lei troppo poco reattiva al cambiamento d'umore di lui. Se ti fossi giocato meglio il dialogo avresti potuto avvincere il lettore riuscendo anche a trasmettergli maggiori info sul contesto dal quale partivi e il tutto ne avrebbe giovato. Va revisionato proprio concentrandosi sul dialogo. Ottimo utilizzo del tema. Concludendo, pollice tendente verso l'alto anche per te e i classifica finisci davanti a tutti i pari valutati per la validità del tema e dell'idea.

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Re: Monster Therapy

Messaggio#28 » domenica 6 dicembre 2020, 21:40

antico ha scritto:Mi piace la tua voce e ritengo che i problemi del racconto stiano tutti nella scelta riguardante la sua costruzione. In particolare, non mi sembra siano arrivate al lettore sufficienti info sul lavoro del protagonista e questo non ha permesso alla svolta finale di esprimersi in tutta la sua validità. Sostanzialmente, a fallire è la dialettica tra la psicologa e il protagonista: lui è troppo incline alla rabbia e lei troppo poco reattiva al cambiamento d'umore di lui. Se ti fossi giocato meglio il dialogo avresti potuto avvincere il lettore riuscendo anche a trasmettergli maggiori info sul contesto dal quale partivi e il tutto ne avrebbe giovato. Va revisionato proprio concentrandosi sul dialogo. Ottimo utilizzo del tema. Concludendo, pollice tendente verso l'alto anche per te e i classifica finisci davanti a tutti i pari valutati per la validità del tema e dell'idea.


Grazie per la tua analisi, Antico. Come già detto anche ad altri, essendo la mia prova scrittoria ho avuto non poche difficoltà a gestire i fattori "tempo" e "limite di caratteri", che mi hanno portato a focalizzarmi troppo su alcuni aspetti, tralasciandone invece altri. Apprezzo molto il tuo incoraggiamento di apertura e di chiusura, mi sarà d'aiuto per fare meglio la prossima volta. ;)

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