Omeostasi

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Gabriele Dolzadelli
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Omeostasi

Messaggio#1 » lunedì 21 dicembre 2020, 22:51

«Chiedimelo ancora» disse lei.
«Dai, non sarebbe meglio fare una pausa?» chiese lui.
«L'ultima, per favore.»
«Va bene, allora: cos'è l'omeostasi?»
Daria chiuse gli occhi e allungò una mano, come per fermare il tempo.
«L'omeostasi è l'attitudine propria degli esseri viventi a conservare le proprie caratteristiche al variare delle condizioni esterne dell'ambiente tramite meccanismi di... Meccanismi di...»
«Autoregolazione» disse Fabio.
«Autoregolazione, sì. La sapevo! Dammi tempo!»
L'uomo annuì senza guardarla. Era troppo preso nel dare la pappa al loro piccolo Edoardo, di nove mesi.
«Dai, amore. Ora riposati un po' e metti via quei libri.»
Daria si stropicciò un occhio e si versò un bicchiere d'acqua.
«Non posso. L'esame è lunedì.»
«Ho capito, ma se non hai più energie, poi come pensi di... Beh, non vedi che abbiamo altre priorità?»
Il piccolo sbruffò, evitando con un rapido movimento della testa il cucchiaio con il passato di zucchina.
Daria prese una sedia e si sedette accanto al marito. Fabio non la guardò, ma percepì dall'aria magnetica che aveva un'espressione contrariata.
«Priorità?» gli chiese.
Lui strinse la mascella e si sforzò di mantenere il controllo.
«Sì, priorità. Abbiamo la cena da preparare. Simone è in camera e credo non abbia ancora fatto i compiti e...»
«E quindi la mia laurea in biologia non avrebbe nessuna importanza, in mezzo a tutto questo?»
«Non dico questo. Sto solo dicendo che...»
«Ti infastidisce che mi apra a qualcosa di nuovo? Che esca dalla cornice del quadretto? In questa famiglia tutti quanti cambiano. Tu con la tua promozione, Edoardo che cresce, Simone coni grilli dell'adolescenza, mentre io devo stare qui a vivere ogni giorno lo stesso giorno! Ho diritto anch'io di cambiare. Anzi, non puoi impedire che lo faccia.»
«Infatti sei già cambiata.»
«Allora adattati. Omeostasi
Fabio prese un respiro profondo, si concentrò su quello che stava facendo e riuscì a centrare la bocca del piccolo, seppur sporcando di pappa tutto il ripiano del seggiolone.
Dalla cameretta di Simone si iniziò a sentire della musica.
«Che sta facendo?» chiese alla moglie, cercando di cambiare discorso.
«Ha scoperto le mie vecchie cassette. Almeno lui sperimenta qualcosa di nuovo.»
«Non ricominc... Ok, va bene.» Fabio si alzò in piedi e la invitò a fare lo stesso. Daria, corrucciata, decise di assecondarlo. Lui l'abbracciò. Si tennero stretti per qualche secondo, il tempo di ritrovare la serenità dell'equilibrio.
«Autoregolazione» disse lui.
Lei annuì in silenzio, ma poi scoppiò a ridere. Si diedero un bacio.
«Ma...» quella breve sillaba, pronunciata dal bambino, li fece voltare entrambi. «Ma...Ma...»
«Ha detto mamma?»
«Sì, amore. Dillo ancora! Mamma!»
«Ma... Massimo!»
Il silenzio calò come una mannaia.
«Massimo?» chiese Fabio. «Ma che...»
«Lo ha detto davvero? Non è incredibile?»
«Aspetta, aspetta, aspetta. Chi è Massimo? Non è il nostro vicino?»
«Non lo so, ma che t'importa? Hai visto come lo ha pronunciato bene? Come ha detto le esse? Non ho mai visto una cosa del genere!»
«Ma cosa me ne importa delle esse? Perché avrebbe dovuto dire il suo nome? Proprio di quello che ti fa sempre gli occhi dolci, poi!»
«Tesoro, autoregolazione!»
«Sarebbe questo il cambiamento che volevi?»
Daria prese il bambino in braccio e aprì la porta della cameretta di Simone.
«Simo, potresti dare un'occhiata a tuo fratello, per favore? Io e tuo padre dovremmo parlare.»

Simone stava seduto sul letto, osservando Edoardo che picchiava sul pavimento un suo vecchio joystick della Play Station 2. Sbatteva e mordicchiava l'analogico, bagnandolo di saliva.
Fuori, le voci dei suoi genitori erano sempre più alte. Si sovrapponevano ed erano arrivati a scambiarsi parole poco carine.
Perché non poteva restare tutto come un tempo? si chiese. Guardò suo fratello, così ingenuo da sorridere per poco.
«La vita cambia, mio caro. E farà sempre più schifo.»
Simone si avvicinò allo stereo. Infilò una delle vecchie cassette di sua mamma e alzò il volume, così da coprire le voci dei suoi genitori, come spesso faceva quando litigavano. Era sempre più frequente.
Si lasciò cadere sul materasso e si isolò dal resto del mondo. La voce di Vasco coprì quelle fuori dalla camera.
Vado al massimo. Vado a gonfie vele.
«Massimo! Massimo!» ripeté sorridendo Edoardo.



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antico
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Re: Omeostasi

Messaggio#2 » lunedì 21 dicembre 2020, 22:56

Ciao Gabriele! Non c'è il tre senza il quattro? Curioso di leggerti! Tutto ok con i parametri, divertiti in questa Davide Del Popolo Riolo Edition!

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Jacopo Berti
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Re: Omeostasi

Messaggio#3 » martedì 22 dicembre 2020, 9:43

Il racconto ha una buona impostazione e una buona aderenza al tema: prende le mosse da un concetto scientifico inerente al tema e lo usa come parallelismo nel descrivere gli equilibri relazionali all’interno di una famiglia. Dal punto di vista dello stile, è “pulito”: non sembra avere sbavature, ma neanche grandi idee. L’inizio disorienta, un po’: l’immagine che si produce è quella di una studentessa liceale insieme al padre, poco dopo si capisce che si tratta di marito e moglie. Non credo si volesse indurre questo effetto, quindi sarebbe stato meglio definire subito il quadretto familiare. Il discorso del “cambiamento” procede spedito, fino al punto di rottura. La frase “Tesoro, autoregolazione!” sembra un’ammissione del tradimento, sprezzante per giunta. Poi si capisce che forse non lo è, e che si tratta di un divertente misunderstanding. O forse di entrambe le cose.
Un raccontino ben confezionato, ma che non arriva a stupire, interessare o a far sorridere oltre quella soglia per cui gli si possano concedere sperticati elogi.
«Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l'arte di inventare» (Novalis, Frammenti)

alexandra.fischer
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Re: Omeostasi

Messaggio#4 » martedì 22 dicembre 2020, 16:55

OMEOSTASI di Gabriele Dolzadelli

Tema centrato, dal ripasso d’esame di biologia in vista della ritardata laurea di Daria (concetto che dà il titolo al racconto), alle manie adolescenziali di Simone (videogiochi, ma anche riascolto delle cassette vintage della madre), ai capricci di Edoardo davanti alla pappa, fino ad arrivare al fulmine a ciel sereno da parte di quest’ultimo: la prima parola del piccino, Massimo, che il marito di Daria associa al vicino che fa la corte alla moglie (a suo dire, ma, per cosa ne ho intuito, in realtà è contenuta in una strofa contenuta nella canzone di Vasco Rossi riascoltata dal fratello maggiore; purtroppo, causa della fine della pace domestica).
Punti di forza:
Lo spaccato di una famiglia dove ci sono quattro età diverse e li mostri attraverso le descrizioni e i gesti con grande accuratezza.
L’inizio di un cambiamento ulteriore nella coppia, dove Daria, dopo due figli, decide di riprendere la laurea lasciata a metà e la trasformazione del marito Fabio in “mammo” per aiutarla.
Punti deboli:
Attenzione, ti ho già scritto le frasi corrette: il piccolo sbuffò.
Simone con i grilli dell’adolescenza.

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Pretorian
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Re: Omeostasi

Messaggio#5 » martedì 22 dicembre 2020, 20:43

Ciao, Daniele e come sempre, piacere di leggerti.
Dunque, devo dire che questo racconto mi è piaciuto e lo reputo nettamente superiore a quello dell'edizione precedente. L'ambiente familiare è ben costruito e i personaggi sono delineati in modo efficace, nonostante il poco spazio a disposizione. Il tema è centrato (il cambiamento inteso come evoluzione del contesto familiare, con tutte le sue conseguenze) e mi piace il modo con cui lo hai esemplificato nel bambino che parla per la prima volta. Il colpo di scena finale è veloce, spiazzante e significativo, un vero coup the theatre.
Ovviamente, questo non vuol dire che il racconto sia perfetto. Dal punto di vista della trama, ho trovato un po' frettoloso il modo in cui si ha l'escalation nel litigio. Insomma, quando Fabio fa cenno a Massimo, perché Daria risponde "Autoregolamentazione"? Sembra quasi che stia implicitamente ammettendo il suo tradimento!

Dal punto di vista dello stile, mi sembra di notare ancora troppi cedimenti al tell ("si concentrò su quello che stava facendo" -"percepì dall'aria magnetica che aveva un'espressione contrariata, ad esempio) che fanno sbavare un testo altrimenti molto accurato. Anche i due beat iniziale ("disse ... chiese") suonano male. Se posso darti un suggerimento, se proprio devi inserire qualcosa tra due battute di dialogo e non devi specificare il tono della voce (sussurrò, urlò, ruggì) ti conviene inserire un'azione, in modo da rendere il testo fluido e permettere comunque un minimo progresso della vicenda.

Ad ogni modo, resta un eccellente lavoro.

Alla prossima!

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Stefano.Moretto
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Re: Omeostasi

Messaggio#6 » giovedì 24 dicembre 2020, 11:42

Ciao Gabriele,
la storia mi ha un po' spiazzato, non sono riuscito a capire se a un certo punto hai voluto inserire una parentesi comica oppure no. che un bambino di 9 mesi pronunci la sua prima parola non è impossibile, ma che passi da non parlare a dire perfettamente "massimo" un po' lo è, soprattutto la S che sottolinea la madre che è molto difficile da piccoli, quindi in quel momento ho supposto ci fosse un intento comico dietro la scena e mi ha fatto anche sorridere (tra l'altro, perché il bambino dovrebbe dire il nome del vicino?). Il fatto che dopo il tutto degeneri con un litigio familiare e l'altro figlio che vive male la situazione mi ha causato un po' una dissonanza, è una scena troppo "cupa" per essere il seguito diretto di una "gag". Probabilmente sono io che ho interpretato male le tue intenzioni.
La trama mi è piaciuta, un quadretto familiare con le sue evoluzioni, i suoi problemi e i nuovi problemi che arrivano, con un punto di vista che si sposta tra più soggetti e che mostra come ognuno vive quell'ambiente. L'ho trovato molto realistico.
Sullo stile c'è qualcosa che si può migliorare, come ti hanno già fatto notare. Ad esempio:
Simone stava seduto sul letto, osservando Edoardo che picchiava

Il punto di vista di questa scena è Simone, quindi il verbo di percezione si può eliminare (riscrivendo un po' la frase dopo ovviamente): se descrivi qualcosa è ciò che vede Simone.
Perché non poteva restare tutto come un tempo? si chiese.

(Attento alle maiuscole) anche qui, essendo il punto di vista Simone, quel "si chiese" è eliminabile senza problemi.
Nel complesso è una bella prova, complimenti.

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Gabriele Dolzadelli
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Re: Omeostasi

Messaggio#7 » giovedì 24 dicembre 2020, 16:28

Jacopo Berti ha scritto:Il racconto ha una buona impostazione e una buona aderenza al tema: prende le mosse da un concetto scientifico inerente al tema e lo usa come parallelismo nel descrivere gli equilibri relazionali all’interno di una famiglia. Dal punto di vista dello stile, è “pulito”: non sembra avere sbavature, ma neanche grandi idee. L’inizio disorienta, un po’: l’immagine che si produce è quella di una studentessa liceale insieme al padre, poco dopo si capisce che si tratta di marito e moglie. Non credo si volesse indurre questo effetto, quindi sarebbe stato meglio definire subito il quadretto familiare. Il discorso del “cambiamento” procede spedito, fino al punto di rottura. La frase “Tesoro, autoregolazione!” sembra un’ammissione del tradimento, sprezzante per giunta. Poi si capisce che forse non lo è, e che si tratta di un divertente misunderstanding. O forse di entrambe le cose.
Un raccontino ben confezionato, ma che non arriva a stupire, interessare o a far sorridere oltre quella soglia per cui gli si possano concedere sperticati elogi.


Grazie del tuo parere, Jacopo.
In effetti non avevo pensato al fatto che potevano essere scambiati per padre e figlia. Mi ero talmente concentrato sullo specificare che fossero uomo e donna da lasciarmi sfuggire questo. Identificarli subito come marito e moglie avrebbe senza dubbio risolto il problema.

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Gabriele Dolzadelli
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Re: Omeostasi

Messaggio#8 » giovedì 24 dicembre 2020, 16:51

alexandra.fischer ha scritto:Punti deboli:
Attenzione, ti ho già scritto le frasi corrette: il piccolo sbuffò.
Simone con i grilli dell’adolescenza.


Ciao Alexandra. Grazie anche a te per il commento.
"i grilli" è un refuso, ebbene sì. Non deve aver preso la barra spaziatrice e non me ne sono accorto.
In merito a "sbruffò", invece, non si tratta di un errore.
Sbruffare: Spruzzare un liquido dalla bocca o dalle narici.

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Gabriele Dolzadelli
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Re: Omeostasi

Messaggio#9 » giovedì 24 dicembre 2020, 17:34

Pretorian ha scritto:Ovviamente, questo non vuol dire che il racconto sia perfetto. Dal punto di vista della trama, ho trovato un po' frettoloso il modo in cui si ha l'escalation nel litigio. Insomma, quando Fabio fa cenno a Massimo, perché Daria risponde "Autoregolamentazione"? Sembra quasi che stia implicitamente ammettendo il suo tradimento!

Dal punto di vista dello stile, mi sembra di notare ancora troppi cedimenti al tell ("si concentrò su quello che stava facendo" -"percepì dall'aria magnetica che aveva un'espressione contrariata, ad esempio) che fanno sbavare un testo altrimenti molto accurato. Anche i due beat iniziale ("disse ... chiese") suonano male. Se posso darti un suggerimento, se proprio devi inserire qualcosa tra due battute di dialogo e non devi specificare il tono della voce (sussurrò, urlò, ruggì) ti conviene inserire un'azione, in modo da rendere il testo fluido e permettere comunque un minimo progresso della vicenda.

Ad ogni modo, resta un eccellente lavoro.

Alla prossima!


Ciao Agostino. Grazie per il commento.
In merito alla parola pronunciata da Daria "autoregolazione" il mio intento era di mostrare una moglie che suggerisce al marito di calmarsi e ritrovare l'equilibrio di fronte alla situazione di stress, ma vedo che in due avete letto, tra le righe, una sorta di ammissione di tradimento. Ammetto che non era mia volontà, ma non mi dispiace che ci sia questa dubbiosa interpretazione. Sull'escalation forse hai ragione. Purtroppo i caratteri sono pochi e non sapevo fare altrimenti.

Per quanto riguarda il mostrare, cercherò di essere più pulito le prossime volte. Quel "disse" e "chiese" iniziali non piacevano neanche a me. Li ho messi più che altro per far capire subito che si trattava di un uomo e una donna, visto che in precedenti edizioni, di fronte a incipit fatti di dialoghi, c'è stato chi lamentava di non identificare subito i personaggi. Potevo magari trovare qualche altra soluzione.

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Gabriele Dolzadelli
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Re: Omeostasi

Messaggio#10 » giovedì 24 dicembre 2020, 17:44

Stefano.Moretto ha scritto:Ciao Gabriele,
la storia mi ha un po' spiazzato, non sono riuscito a capire se a un certo punto hai voluto inserire una parentesi comica oppure no. che un bambino di 9 mesi pronunci la sua prima parola non è impossibile, ma che passi da non parlare a dire perfettamente "massimo" un po' lo è, soprattutto la S che sottolinea la madre che è molto difficile da piccoli, quindi in quel momento ho supposto ci fosse un intento comico dietro la scena e mi ha fatto anche sorridere (tra l'altro, perché il bambino dovrebbe dire il nome del vicino?). Il fatto che dopo il tutto degeneri con un litigio familiare e l'altro figlio che vive male la situazione mi ha causato un po' una dissonanza, è una scena troppo "cupa" per essere il seguito diretto di una "gag". Probabilmente sono io che ho interpretato male le tue intenzioni.
La trama mi è piaciuta, un quadretto familiare con le sue evoluzioni, i suoi problemi e i nuovi problemi che arrivano, con un punto di vista che si sposta tra più soggetti e che mostra come ognuno vive quell'ambiente. L'ho trovato molto realistico.
Sullo stile c'è qualcosa che si può migliorare, come ti hanno già fatto notare. Ad esempio:
Simone stava seduto sul letto, osservando Edoardo che picchiava

Il punto di vista di questa scena è Simone, quindi il verbo di percezione si può eliminare (riscrivendo un po' la frase dopo ovviamente): se descrivi qualcosa è ciò che vede Simone.
Perché non poteva restare tutto come un tempo? si chiese.

(Attento alle maiuscole) anche qui, essendo il punto di vista Simone, quel "si chiese" è eliminabile senza problemi.
Nel complesso è una bella prova, complimenti.


Ciao Stefano. Che la pronuncia di quelle parole sia improbabile lo so bene, avendo io stesso una figlia di nove mesi. Quando ho scritto il racconto ero indeciso. Potevo spostare l'età del bambino più in là e rendere quelle parole più fattibili oppure rischiare di essere troppo "comico e surreale" tenendo bassa l'età. Non ho scelto la prima via perché un bambino più grande ha un vocabolario già molto più ampio e non ci sarebbe stata troppa attenzione da parte dei genitori di fronte a un "Massimo" da lui pronunciato. Tenendo le cose così, invece, la parola pronunciata ha acquisito più potenza. Certo, c'è un contrasto tra il dramma familiare e la breve gag, ma l'intento è di sottolineare come basta una piccolezza a far cadere lo smalto familiare di fronte a dei cambiamenti che avvengono sotto la superficie.
Grazie per la questione dei punti di vista. Solo una nota: in genere credo sia ammesso l'uso della minuscola dopo il punto, se segue una frase appartenente a un pensiero.

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Stefano.Moretto
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Re: Omeostasi

Messaggio#11 » giovedì 24 dicembre 2020, 19:58

Gabriele Dolzadelli ha scritto:
Stefano.Moretto ha scritto:Ciao Gabriele,
la storia mi ha un po' spiazzato, non sono riuscito a capire se a un certo punto hai voluto inserire una parentesi comica oppure no. che un bambino di 9 mesi pronunci la sua prima parola non è impossibile, ma che passi da non parlare a dire perfettamente "massimo" un po' lo è, soprattutto la S che sottolinea la madre che è molto difficile da piccoli, quindi in quel momento ho supposto ci fosse un intento comico dietro la scena e mi ha fatto anche sorridere (tra l'altro, perché il bambino dovrebbe dire il nome del vicino?). Il fatto che dopo il tutto degeneri con un litigio familiare e l'altro figlio che vive male la situazione mi ha causato un po' una dissonanza, è una scena troppo "cupa" per essere il seguito diretto di una "gag". Probabilmente sono io che ho interpretato male le tue intenzioni.
La trama mi è piaciuta, un quadretto familiare con le sue evoluzioni, i suoi problemi e i nuovi problemi che arrivano, con un punto di vista che si sposta tra più soggetti e che mostra come ognuno vive quell'ambiente. L'ho trovato molto realistico.
Sullo stile c'è qualcosa che si può migliorare, come ti hanno già fatto notare. Ad esempio:
Simone stava seduto sul letto, osservando Edoardo che picchiava

Il punto di vista di questa scena è Simone, quindi il verbo di percezione si può eliminare (riscrivendo un po' la frase dopo ovviamente): se descrivi qualcosa è ciò che vede Simone.
Perché non poteva restare tutto come un tempo? si chiese.

(Attento alle maiuscole) anche qui, essendo il punto di vista Simone, quel "si chiese" è eliminabile senza problemi.
Nel complesso è una bella prova, complimenti.


Ciao Stefano. Che la pronuncia di quelle parole sia improbabile lo so bene, avendo io stesso una figlia di nove mesi. Quando ho scritto il racconto ero indeciso. Potevo spostare l'età del bambino più in là e rendere quelle parole più fattibili oppure rischiare di essere troppo "comico e surreale" tenendo bassa l'età. Non ho scelto la prima via perché un bambino più grande ha un vocabolario già molto più ampio e non ci sarebbe stata troppa attenzione da parte dei genitori di fronte a un "Massimo" da lui pronunciato. Tenendo le cose così, invece, la parola pronunciata ha acquisito più potenza. Certo, c'è un contrasto tra il dramma familiare e la breve gag, ma l'intento è di sottolineare come basta una piccolezza a far cadere lo smalto familiare di fronte a dei cambiamenti che avvengono sotto la superficie.
Grazie per la questione dei punti di vista. Solo una nota: in genere credo sia ammesso l'uso della minuscola dopo il punto, se segue una frase appartenente a un pensiero.


Capisco l'idea dietro la costruzione e apprezzo il tentativo, purtroppo su di me non ha avuto quell'effetto, immagino ci vada di mezzo anche la soggettività di chi legge. Ci tengo a precisare che comunque, come ho già scritto, ho apprezzato molto il tuo racconto.
Riguardo la minuscola sinceramente non saprei, non ho mai letto di questa eccezione e mi sembra strano; in ogni caso non è un dettaglio di cui sto tenendo conto per la classifica, ma mi documenterò a riguardo, grazie per lo spunto.

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Filippo Santaniello
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Re: Omeostasi

Messaggio#12 » sabato 26 dicembre 2020, 9:30

Ciao Gabriele,
non conoscevo il significato della parola omeostasi, grazie per avermelo fatto apprendere attraverso un racconto ben costruito, molto carveriano nello stile e nell’equilibrio della forma, in cui la scrittura è misurata, non si accede quasi mai, ed è simpatica anche la trovata finale che lascia quel pizzico di agrodolce che è sempre gradevole in racconti brevi di questo tipo. L’unico inconveniente che è trovato sta nell’incipit, nelle prime battute di dialogo, dove ho fatto fatica a capire chi stesse parlando, quindi all’inizio il racconto non è andato giù scorrevolissimo per poi riprendersi subito dopo e filare via bene fino alla fine. Buona prova! Bravo!

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Luca Nesler
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Re: Omeostasi

Messaggio#13 » sabato 26 dicembre 2020, 14:55

Ciao Gabriele. Racconti di un evento famigliare all'apparenza comune, per quanto sgradevole. Una discussione banale che potrebbe nascondere cose più drammatiche, almeno per la famiglia protagonista. Bello il finale, ben seminato, che mescola la canzone col secondo (e più grave) nodo di conflitto del racconto.
Come al solito dimostri una notevole esperienza nel rappresentare una situazione nella sua personalità e unicità. Anche una scena banale diventa particolare.

Ma - e qui c'è tutto ciò che voglio dirti - penso che tu abbia (reggiti forte) raggiunto il limite del tuo stile.

La tua prosa limita il coinvolgimento a quello che riesci a fare come narratore, ma parte in svantaggio rispetto al mostrato. Meglio di così non saprai fare mai, finché rimani legato a questo vecchio stile poco immersivo (sono volutamente provocatorio, perché ti voglio dalla mia parte).

La cosa divertente (o no) è che tutti ci riempiamo le dita di "show, don't tell" e poi non lo applichiamo, non lo capiamo e ci fa arrabbiare quando ce lo dicono gli altri. Mi ci metto anch'io perché, anche se ora ce la metto tutta per rispettare la regola, fino a un po' di tempo fa era così anche per me.
Dio ti benedica, Gabriele, fallo questo passo! vero è che ti sembra di ripartire da capo, ma uno scrittore come te non può accontentarsi, e qui troverai sicuramente sostegno.
A presto!

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Gabriele Dolzadelli
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Re: Omeostasi

Messaggio#14 » sabato 26 dicembre 2020, 22:54

Filippo Santaniello ha scritto:Ciao Gabriele,
non conoscevo il significato della parola omeostasi, grazie per avermelo fatto apprendere attraverso un racconto ben costruito, molto carveriano nello stile e nell’equilibrio della forma, in cui la scrittura è misurata, non si accede quasi mai, ed è simpatica anche la trovata finale che lascia quel pizzico di agrodolce che è sempre gradevole in racconti brevi di questo tipo. L’unico inconveniente che è trovato sta nell’incipit, nelle prime battute di dialogo, dove ho fatto fatica a capire chi stesse parlando, quindi all’inizio il racconto non è andato giù scorrevolissimo per poi riprendersi subito dopo e filare via bene fino alla fine. Buona prova! Bravo!


Ciao Filippo. Grazie per il commento.
Ho provato a mettere in da subito "disse lui" e "disse lei" proprio per evitare questo problema, ma devo aver sbagliato qualcosa se non arrivato subito al lettore chi stesse parlando. Gli ributterò un occhio.

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Gabriele Dolzadelli
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Re: Omeostasi

Messaggio#15 » sabato 26 dicembre 2020, 22:58

Luca Nesler ha scritto:Ma - e qui c'è tutto ciò che voglio dirti - penso che tu abbia (reggiti forte) raggiunto il limite del tuo stile.

La tua prosa limita il coinvolgimento a quello che riesci a fare come narratore, ma parte in svantaggio rispetto al mostrato. Meglio di così non saprai fare mai, finché rimani legato a questo vecchio stile poco immersivo (sono volutamente provocatorio, perché ti voglio dalla mia parte).

La cosa divertente (o no) è che tutti ci riempiamo le dita di "show, don't tell" e poi non lo applichiamo, non lo capiamo e ci fa arrabbiare quando ce lo dicono gli altri. Mi ci metto anch'io perché, anche se ora ce la metto tutta per rispettare la regola, fino a un po' di tempo fa era così anche per me.
Dio ti benedica, Gabriele, fallo questo passo! vero è che ti sembra di ripartire da capo, ma uno scrittore come te non può accontentarsi, e qui troverai sicuramente sostegno.
A presto!


Cavolo, Luca. Mi sono dovuto sedere sul serio. Cosa intendi per poco immersivo? In quali punti avrei detto anziché mostrato?
Te lo chiedo proprio per migliorarmi in questa cosa, perché mi hai detto delle parole molto forti e non credo di riuscire nell'impresa se non afferro bene cosa intendi. Grazie.

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Re: Omeostasi

Messaggio#16 » domenica 27 dicembre 2020, 11:27

Ciao Gabriele.
Racconto piacevole il tuo, anch'io non conoscevo il termine omeostasi, l'ho trovato un buon escamotage per costruirci attorno una storia attinente al tema. Ora, la storia per l'appunto, non è che sia poi così brillante, ma il modo in cui l'hai gestita spicca grazie alle tue proprietà di interpretazione e quindi nell'insieme risulta gradevole, ma ho letto roba tua molto più bella; sono dell'idea che il tema di questo mese sia stato duro per tutti, quindi non me la sento di sparare a zero (io ho fatto un lavoro pessimo ad esempio, pur di non rinunciare). Il finale è apprezzabile, gioca sull'equivoco e ti strappa un sorriso, però non mi è piaciuto molto il salto di punto di vista al figlio, ma ci stava come soluzione alla fin fine. Tema centrato, racconto discreto, ma sai far di meglio.
Alla prossima

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Re: Omeostasi

Messaggio#17 » domenica 27 dicembre 2020, 23:22

Gabriele Dolzadelli ha scritto:Cavolo, Luca. Mi sono dovuto sedere sul serio. Cosa intendi per poco immersivo? In quali punti avrei detto anziché mostrato?
Te lo chiedo proprio per migliorarmi in questa cosa, perché mi hai detto delle parole molto forti e non credo di riuscire nell'impresa se non afferro bene cosa intendi. Grazie.


Eccomi!
Ti faccio pochi esempi perché li hai chiesti:

"Daria chiuse gli occhi e allungò una mano, come per fermare il tempo."
Questo "come per fermare il tempo" è una similitudine che potrebbe far parte del pensiero di un punto di fista con focalizzazione interna profonda. Ma non sa di pensiero consapevole: è troppo lungo per una percezione, troppo elaborato rispetto a un gesto così semplice. Inoltre non hai esplicitato un PDV chiaro nel testo, quindi cos'è? Di chi è questa similitudine? Dell'autore che spiega meglio al lettore il gesto di uno dei personaggi. Questo è raccontato dall'autore, non mostrato nitidamente.

"L'uomo annuì senza guardarla. Era troppo preso nel dare la pappa al loro piccolo Edoardo, di nove mesi."
L'uomo. Chi è il portatore di punti di vista? Chi è che definisce Fabio "l'uomo"? Non Daria sua moglie, non se stesso. Un narratore esterno che racconta la vicenda. Lo stesso narratore che poi spiega al lettore, raccontandolo, il motivo del perché Fabio annuisce senza guardare Daria. Lo stesso narratore che si ferma a spiegare, raccontandolo, che Edoardo è il loro piccolo e che ha nove mesi. Qui non mostri dettagli che passino l'informazione, ma dai direttamente l'informazione.

"Il piccolo sbruffò, evitando con un rapido movimento della testa il cucchiaio con il passato di zucchina."
Questo gerundio implica che un narratore a conoscenza delle azioni della scena, le snoccioli in modo arbitrario e non legato alla regola della percezione, facendo diventare la scena un raccontato. Inoltre manca sempre l'idea che ci sia qualcuno di diverso dall'autore che noti queste cose. Il movimento della testa è troppo vago e non mostra nulla di concreto, di specifico. Il contenuto del cucchiaio è un altra informazione passata direttamente al lettore dalla tua penna.

"Daria prese una sedia e si sedette accanto al marito. Fabio non la guardò, ma percepì dall'aria magnetica che aveva un'espressione contrariata."
Qui abbiamo qualcuno che descrive quello che accade in scena usando un PDV esterno. Quando questo ci racconta cosa percepisce Fabio, capiamo che non si tratta di un PDV esterno limitato (come una videocamera) ma illimitato. Quello che chiamiamo narratore onnisciente. Inoltre dire "Fabio percepì che Daria aveva un'espressione contrariata" è raccontato. Diverso sarebbe stato "Daria schioccò la lingua. Sbuffò. -battuta-"


Come saprai già, esiste uno stile di scrittura che viene definito "narrativa immersiva" o "narativa trasparente" che è molto poco usato in Italia, e tende ad essere usato maggiormente all'estero (anche se non l'ho ancora mai trovato nella sua forma migliore). Si tratta dello stile di cui, in Italia, sono i baluardi Marco Carrara e Livio Gambarini. Se guardi i line editing di Rotte Narrative potrai avere abbondanti esempi di ciò che si intende. Inoltre diversi autori su MC cercano di usare questo stile con più o meno successo (non è facile da usare e richiede molta pratica).

Provo a riassumerne le caratteristiche salienti.
Se sei d'accordo con l'idea che la narrativa serva a portare altrove il lettore, e non solo a passare informazioni, sarai d'accordo con l'idea che, più la vicenda scritta riesce a far immergere il lettore in una realtà diversa dalla propria, più vicini si è andati all'obbiettivo finale. Quindi ne possiamo fare una questione di efficacia.
La narrativa immersiva favorisce questo scopo, è più efficace in questo. Lo è facendo sparire dalla pagina la presenza dell'autore (completamente) e allineando il punto di vista di un protagonista con l'esperienza che fa il lettore (o viceversa). Questo scopo viene ottenuto concentrandosi nel mostrare ciò che viene percepito dal PDV privando il testo di verbi percettivi e di pensiero; seguendo un flusso temporale dell'azione scritta che ricalchi lo stesso tempo della lettura; fornendo informazioni solo attraverso dialoghi, pensieri del portatore di PDV e stimoli percettivi (nessun riassunto dell'autore), nell'esatto ordine in cui queste raggiungono la coscienza del personaggio. Questo per suggerire alla mente del lettore che, quello che viene letto, sia ciò che viene immediatamente (qui e ora) percepito dal portatore di PDV.
Questo procedimento stimola le aree del cervello deputate alla percezione degli stimoli e fa provare al lettore un maggiore coinvolgimento, come se lui fosse immerso, appunto, dentro al personaggio. L'autore diventa il personaggio che diventa il lettore.
Ovviamente questo rende la lettura molto più scorrevole e l'esperienza più intensa, se la tecnica è usata bene.

C'è molto di più, ma è una cosa complessa e molto diversa dal solito modo di scrivere, perciò va studiata a fondo. Ti assicuro che se capirai la tecnica e la proverai, non tornerai più indietro. Si tratta quasi di reimparare a scrivere da zero, ma se lo studio non ti spaventa e la tua voglia di migliorare è più grande del tuo ego (e sono convinto che nel tuo caso sia così), ne sarai presto entusiasta.
Per approfondire ti suggerisco il manuale di scrittura gratuito di Marco Carrara (o i suoi video che lo ricalcano) e i vari contenuti del canale di Rotte Narrative, in particolare i line editing.

Non fare come fanno alcuni (anche qui su MC) di farsi spaventare da uno stupido pregiudizio pensando a una scelta di campo. Dai una possibilità a questo stile e poi prenderai le tue decisioni. Non ci sono sette di scrittura, ma non è vero che il raccontato può essere migliore di un buon mostrato.

Per qualunque domanda, approfondimento o confronto, conta pure su di me. Puoi contattarmi anche in privato su FB e possiamo scambiarci il numero, se vorrai.
Spero di averti almeno stimolato.
A presto!

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Alessio
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Re: Omeostasi

Messaggio#18 » martedì 29 dicembre 2020, 10:20

Ciao Gabriele,
il tuo racconto mi convince a metà. Il tema c’è. Mi piace l’ambientazione familiare e il voler ritrarre Daria come una donna che non intende limitarsi al suo ruolo di mamma.
Purtroppo trovo poco credibile che il piccolo Edoardo riesca a dire “Massimo” prima di dire “mamma”. Poi, per carità, un mio collega mi raccontava che il figlio non diceva “papà”, però era in grado di dire “aquila”, tuttavia “Massimo” mi sembra veramente troppo difficile per un bambino che sta cercando di articolare i primi suoni. Anche l’atteggiamento di Daria sembra colpevole, cercando continuamente di cambiare discorso, il che rende il twist finale un po’ strano.
Lo stile rende abbastanza bene l’ambiente della famiglia, ma è poco immersivo e ci sono troppi “disse”, “chiese” che inceppano un po’ il flusso, soprattutto all’inizio.
Insomma, un racconto che poteva essere un bello spaccato familiare ma che rimane un po’ zoppo.
Alla prossima.

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antico
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Re: Omeostasi

Messaggio#19 » sabato 2 gennaio 2021, 15:13

Molto bello lo spunto iniziale e l'idea della chiusa, il racconto mi è piaciuto molto. C'è però un MA ed è rappresentato dalla gestione della reazione della madre ai sospetti del marito con conseguente virata verso una deriva drammatica dell'equilibrio famigliare: mi sembra troppo netta, poco gestita in rapporto a quello che era il tono fino a quel punto e che avrebbe potuto mantenersi dopo il disvelamento dell'origine di quella prima parola. In effetti, la madre reagisce come se fosse colpevole. Vedila così: se i due coniugi avessero iniziato una discussione e poi avessero deciso di portare il bambino dal fratello e qui avessero subito sentito la canzone di Vasco sarebbe stata una chiusa perfetta con tensioni cmq venute a galla, ma un equilibrio apparentemente ritrovato che, a mio avviso, sarebbe stato il finale giusto per questo tuo pezzo. Riguardo al tema: lo affronti in modo adeguato anche se lo sviluppi poco proprio in quel finale che si allontana dalla parola omeostasi. Concludendo, per me un pollice tendente verso l'alto in modo brillante, ma non a livello di un quasi su perché, lo ripeto, mi sembra tu abbia perso il controllo del finaleche, pur rimanendo un buono, appare forzato.

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Gabriele Dolzadelli
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Re: Omeostasi

Messaggio#20 » sabato 2 gennaio 2021, 15:59

antico ha scritto:Molto bello lo spunto iniziale e l'idea della chiusa, il racconto mi è piaciuto molto. C'è però un MA ed è rappresentato dalla gestione della reazione della madre ai sospetti del marito con conseguente virata verso una deriva drammatica dell'equilibrio famigliare: mi sembra troppo netta, poco gestita in rapporto a quello che era il tono fino a quel punto e che avrebbe potuto mantenersi dopo il disvelamento dell'origine di quella prima parola. In effetti, la madre reagisce come se fosse colpevole. Vedila così: se i due coniugi avessero iniziato una discussione e poi avessero deciso di portare il bambino dal fratello e qui avessero subito sentito la canzone di Vasco sarebbe stata una chiusa perfetta con tensioni cmq venute a galla, ma un equilibrio apparentemente ritrovato che, a mio avviso, sarebbe stato il finale giusto per questo tuo pezzo. Riguardo al tema: lo affronti in modo adeguato anche se lo sviluppi poco proprio in quel finale che si allontana dalla parola omeostasi. Concludendo, per me un pollice tendente verso l'alto in modo brillante, ma non a livello di un quasi su perché, lo ripeto, mi sembra tu abbia perso il controllo del finaleche, pur rimanendo un buono, appare forzato.


Ciao Antico, grazie per il tuo commento.
Sicuramente, quello da te suggerito poteva essere una gestione migliore di quella che ho cercato di mantenere.
Quando ho fatto dire alla madre quella parola, "autoregolazione", non avevo in mente una sorta di ammissione del tradimento e sono rimasto sorpreso che molti l'abbiano interpretata in quel modo.
La mia intenzione era farle ricordare al marito che la loro comune intenzione è mantenere o ritrovare l'equilibrio, sia di fronte ai cambiamenti e sia di fronte ai malintesi.

In merito alla questione omeostasi, ho voluto trattarla su più strati.
Uno è quello della coppia che cerca di affrontare i cambiamenti o le situazioni di stress ricercando l'unità, ma faticando a causa di crepe e cambiamenti molto più profondi che minano questi loro propositi e che permettono a piccole fiammelle come la prima parola del figlio, di far crollare l'intero castello.
Il secondo strato è quello del figlio adolescente, i cui cambiamenti vengono sì riconosciuti ma messi in secondo piano dai litigi, portandolo così a ricercare una propria "autoregolazione" attraverso la musica.

Mi sono permesso queste piccole parentesi a giochi quasi conclusi. :)

Grazie, comunque, per il tuo sempre prezioso feedback.

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