Modi di dire

Edoardo Foresti
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Modi di dire

Messaggio#1 » lunedì 21 dicembre 2020, 23:30

Modi di dire, di Edoardo Foresti

Mi sdraio sul lettino. Afferro i bordi e il metallo mi ghiaccia le mani. «Con quello che ti ho pagato potrai pulirti il culo coi crediti per un bel po’, lo sai vero?»
Wint sfiora l’ologramma proiettato tra ma e lui e chiude la schermata. «Che modo di dire antiquato. Da ventunesimo secolo.» Prende dei guanti bianchi da una tasca del camice e ne infila uno. Sono elastici, roba vecchia. «Lei sa che io sono il migliore del settore e le sto pulendo la fedina penale, vero?»
Mette le dita nell’altro, scricchiola al contatto con la pelle. «Insomma, stia buono e mi dica come devo riprogrammarla.»
Mi mordo l’interno delle guance, un’ondata di calore mi schiaffeggia il viso. «Guanti?»
«Ah, giusto. Non sono per lei, sono per l’attrezzatura. Un ibrido, per schermare le onde elettromagnetiche. Tipo il vecchio lattice, ma salva la vita.»
Se non se ne sta zitto mi verrà il mal di testa.
Agito una mano. «Sì, va bene. Ti ho dettato i parametri precisi poco fa, non so come funziona quell’aggeggio, ma dovremmo essere a posto.»
Wint solleva una scatoletta grigia da un ripiano di fibra sintetica e la soppesa tra le mani.
Picchietta la superficie con l’indice. «Sì, è tutto qui. Roba vecchia, lo so, alto tasso elettromagnetico, ma se vuole eludere il sistema di controllo dovremo accontentarci.»
Stringo le mani attorno ai bordi del lettino. Non lo sopporto più, non sono venuto qui a farmi dare lezioni. «Bene, che si fotta il rischio elettromagnetico o come si chiama.»
Wint fa spallucce e appoggia l’affare sul ripiano, tra oloproiettori e vecchio hardware. Roba che usava forse mio nonno.
Wint prende un oloproiettore con indice e pollice. «Avvio.»
Dal cubetto tra sue dita appare un display olografico blu con riquadri al suo interno. Ne trascina alcuni a mezz’aria e ne allontana altri con i polpastrelli. Mette le mani sui fianchi. «Bene, allora ricapitoliamo: alta obbedienza, fedeltà, rispetto.»
«E meticosa, o come si chiama.»
«Meticolosità? Sì, quella che le ho suggerito per questa nuova configurazione.»
Fa scomparire un ologramma rettangolare e allunga un braccio per aprirne un altro, il testo appare a mezz’aria sullo schermo trasparente. «Bene. Poi abbiamo bassa impulsività, arroganza, intraprendenza.»
Annuisco. «Sì, esatto.»
«E il resto intermedio. Un bravo cittadino, come vuole la colonia.»
Sogghigno. Forse non sarò più una presuntuosa testa di cazzo, ma sarò libero. Non possono incastrare una persona che non esiste e non ha memoria delle prove. «E ovviamente i ricordi. Butta tutto e innesta quelli discussi stamattina.»
«Bene, sì.»
Wint spegne l’oloproiettore e avvia con un tocco l’aggeggio al suo fianco. Qualche filo colorato corre dal coso verso uno scatolotto sul pavimento.
Si mette le mani sui fianchi e mi fissa. «Conosco la risposta, ma devo chiederglielo: ne è davvero convinto? Questa è tutta roba sperimentale e la attuerò con mezzi di fortuna.»
I tonfi sordi del battito cardiaco mi rimbombano nelle orecchie. «Certo che lo sono, e ora fai quello che devi fare e tanti saluti.»
Wint si gira e armeggia con l’hardware, il vecchio monitor proietta una luce artificiale sulla sua faccia. Sospira. «Bene, a mai più rivederci.»

Il metallo mi ghiaccia i palmi delle mani. Faccio leva sui gomiti e tiro il busto in avanti. Mi tocco il ventre, sembra tutto ok. La porta metallica si apre scivolando nella parete e un androide entra nella stanza.
Nuova tecnologia, se non sapessi che usano questi modelli la scambierei per un’umana. Per fortuna questa colonia è una delle più attrezzate.
Mi afferra un polso e usa l’altra mano per pungermi l’indice. «Parametri vitali regolari. L’operazione è andata a buon fine. Arrivederci.»
Giusto, androidi. «Grazie e arrivederci, gentilissima.»
Si volta ed esce.
Entra Wint, ha un sorriso stampato sul viso. Va alla console e armeggia con un oloproiettore. «Tutto regolare, un piccolo problema col sistema digerente. Roba di routine, qui da noi.»
Allora perché sembra così felice? Be’, è bello vedere un professionista che ama fare del bene, mi dà fiducia nel prossimo.
Annuisco. «Tanto i crediti li ho. Meglio tenersi in forma piuttosto che spenderli in innesti inutili o usarli per pulirsi il fondoschiena.»
Ultima modifica di Edoardo Foresti il martedì 22 dicembre 2020, 0:58, modificato 3 volte in totale.



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Re: Modi di dire

Messaggio#2 » lunedì 21 dicembre 2020, 23:33

Ciao Edoardo! Rieccoti dopo la finale nella Livio Gambarini Edition! Caratteri e tempo ok, buona Davide Del Popolo Riolo Edition!

alexandra.fischer
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Re: Modi di dire

Messaggio#3 » mercoledì 23 dicembre 2020, 16:57

MODI DI DIRE di Edoardo Foresti Tema centrato. Racconto di cyberpunk. Molto ben riuscito, anche nella resa dell’atmosfera asettica. Mostri molto bene il contratto sottobanco del Nostro con il programmatore-psichiatra Wint che gli resetta la personalità per ripulirgli (previo pagamento crediti) la fedina penale e dargli modo di vivere nella colonia da bravo cittadino. Punti di forza: le qualità morali che descrivi come requisiti base per essere un bravo cittadino: in sintesi, profilo basso, ricordi prefabbricati nuovi di zecca e meticolosità. La descrizione di come avviene (ossia con hardware e software di antiquariato, roba del Ventunesimo Secolo, quindi non esente da rischi). Spassoso il modo di dire riferito a un uso “colorito” dei crediti citato all’inizio e che si lega al finale (il Nostro ha ereditato anche un difetto nel corso dell’operazione ed è legato alle evacuazioni, ma preferisce tenerselo).
Punto debole, uno, la frase che ti scrivo qui ricorretta: un androide in divisa da infermiera entra nella stanza.

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Pretorian
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Re: Modi di dire

Messaggio#4 » mercoledì 23 dicembre 2020, 22:34

Ciao, Edoardo e piacere di leggerti.
Il tuo racconto soffre di due problemi abbastanza pesanti. Il promo è l'infodump. Nel senso: TANTO infodump. Buona metà del racconto sono informazioni impacchettate e tirate addosso al lettore senza una vera necessità, perché si tratta di nozioni che entrambi conoscono. è il problema "as you know" che rompe qualsiasi credibilità alla narrazione e, sostanzialmente, rende intere parti lentissime e indigeste. Il secondo problema è il "non detto", ossia il fatto che molte informazioni dell'ambientazioni sono mancanti e questo rende difficilmente comprensibili molte parti, soprattutto sul finale, che, nonostante l'abbia letto più volte.

Probabilmente, meriterebbe una buona rilettura.

Alla prossima!!

Edoardo Foresti
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Re: Modi di dire

Messaggio#5 » giovedì 24 dicembre 2020, 9:46

alexandra.fischer ha scritto:MODI DI DIRE di Edoardo Foresti Tema centrato. Racconto di cyberpunk. Molto ben riuscito, anche nella resa dell’atmosfera asettica. Mostri molto bene il contratto sottobanco del Nostro con il programmatore-psichiatra Wint che gli resetta la personalità per ripulirgli (previo pagamento crediti) la fedina penale e dargli modo di vivere nella colonia da bravo cittadino. Punti di forza: le qualità morali che descrivi come requisiti base per essere un bravo cittadino: in sintesi, profilo basso, ricordi prefabbricati nuovi di zecca e meticolosità. La descrizione di come avviene (ossia con hardware e software di antiquariato, roba del Ventunesimo Secolo, quindi non esente da rischi). Spassoso il modo di dire riferito a un uso “colorito” dei crediti citato all’inizio e che si lega al finale (il Nostro ha ereditato anche un difetto nel corso dell’operazione ed è legato alle evacuazioni, ma preferisce tenerselo).
Punto debole, uno, la frase che ti scrivo qui ricorretta: un androide in divisa da infermiera entra nella stanza.


Ciao e grazie per il commento!
Sono felice che la storia sia risultata chiara, mi rendo conto di aver scritto in difetto d'informazione e che abbia quindi giocato col fuoco, in questa edizione. Poi, come sempre, gli errori più grossolani mi scappano sul finale. Per fortuna il nocciolo del racconto è arrivato e questo è ciò che conta, personalmente.
A presto!

Edoardo Foresti
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Re: Modi di dire

Messaggio#6 » giovedì 24 dicembre 2020, 9:53

Pretorian ha scritto:Ciao, Edoardo e piacere di leggerti.
Il tuo racconto soffre di due problemi abbastanza pesanti. Il promo è l'infodump. Nel senso: TANTO infodump. Buona metà del racconto sono informazioni impacchettate e tirate addosso al lettore senza una vera necessità, perché si tratta di nozioni che entrambi conoscono. è il problema "as you know" che rompe qualsiasi credibilità alla narrazione e, sostanzialmente, rende intere parti lentissime e indigeste. Il secondo problema è il "non detto", ossia il fatto che molte informazioni dell'ambientazioni sono mancanti e questo rende difficilmente comprensibili molte parti, soprattutto sul finale, che, nonostante l'abbia letto più volte.

Probabilmente, meriterebbe una buona rilettura.

Alla prossima!!


Ciao! Grazie per il commento puntuale, hai evidenziato dei problemi che temevo emergessero nella lettura.
Sull'effetto "as you know, Bob", ammetto di averci pensato parecchio, ma durante la serata non ho trovato modi meno pesanti di veicolare quelle informazioni se non attraverso un personaggio più informato del pdv.
Sul "non detto" invece speravo bastassero i piccoli indizi sparsi all'interno del racconto, sicuramente non ho delineato al completo l'ambientazione e il contesto storico e culturale, ma ho puntato su un'infarinatura e sul trasmettere almeno l'atmosfera generale.
Mi rendo quindi conto che questi problemi non siano isolati, ma in realtà mostrino come, giocando sul difetto d'informazione, alcune parti risultino in eccesso e indigeste, mentre altre lacunose.
Come sempre sono prolisso, in sintesi riconosco queste problematiche e ti ringrazio per averle esposte.
Mea culpa, il difetto d'informazione mi piace parecchio ma è una brutta bestia!
A rileggerci!

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Stefano.Moretto
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Re: Modi di dire

Messaggio#7 » giovedì 24 dicembre 2020, 13:40

Ciao Edoardo
noto che usi uno stile molto molto buono, la percezione del personaggio è resa in maniera molto fedele e aiuta l'immersione. Il problema principale del racconto risiede nella gestione delle informazioni che, al contrario, rema contro l'immersione e fa a cazzotti con lo stile. Ti riporto un po' di esempio che ho trovato durante la lettura.
l’ologramma proiettato tra ma e lui e chiude la schermata.

Non vedo nulla: che ologramma era? All'inizio credevo fossero in videochiamata tramite l'ologramma e quindi non capivo chi stesse dicendo la frase dopo.
«Lei sa che io sono il migliore del settore e le sto pulendo la fedina penale, vero?»

Questo è il più palese "As you know, Bob" di tutto il racconto ed è anche l'unico che mi ha dato seriamente fastidio, gli altri erano un po' borderline ma ci potevano stare in un dialogo medico comune.
Un altro problema che ho riscontrato è il che protagonista si lamenta decisamente troppo. Tutta la prima parte non fa altro che lamentarsi che le cose sono vecchie e che il tizio parla troppo, anche quando magari è stato proprio lui a chiedergli qualcosa. Un paio di esempi:
Roba che usava forse mio nonno.

Siamo già a diverse ripetizioni del concetto tra narrazione e parlato, ormai si è capito che lì è tutto vecchio perché stanno facendo le cose clandestine, il concetto è chiaro.
«Guanti?»
«Ah, giusto. Non sono per lei, sono per l’attrezzatura. Un ibrido, per schermare le onde elettromagnetiche. Tipo il vecchio lattice, ma salva la vita.»
Se non se ne sta zitto mi verrà il mal di testa.

Ma la domanda gliel'ha fatta lui. E anche dopo ha avuto una reazione simile in un altro dialogo.
Ho apprezzato molto, invece, la scena finale. Il cambio completo di personalità eseguito con successo, il fatto che non ricorda nulla e quindi interpreta male i segnali, quando invece il lettore sa e capisce. Molto bello e d'effetto, bravo.
Come detto sopra lo stile è molto buono, ti invito a fare più attenzione a come distribuisci le informazioni nel testo. Soprattutto all'inizio, sei stato bravo a introdurre i "crediti" che rimandano immediatamente alla fantascienza, però tutto il resto dell'ambientazione è troppo "fumoso", ci sono troppi dettagli fantascientifici tutti d'un colpo e tiene il lettore costantemente spiazzato.

Edoardo Foresti
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Re: Modi di dire

Messaggio#8 » giovedì 24 dicembre 2020, 18:46

Stefano.Moretto ha scritto:Ciao Edoardo
noto che usi uno stile molto molto buono, la percezione del personaggio è resa in maniera molto fedele e aiuta l'immersione. Il problema principale del racconto risiede nella gestione delle informazioni che, al contrario, rema contro l'immersione e fa a cazzotti con lo stile. Ti riporto un po' di esempio che ho trovato durante la lettura.
l’ologramma proiettato tra ma e lui e chiude la schermata.

Non vedo nulla: che ologramma era? All'inizio credevo fossero in videochiamata tramite l'ologramma e quindi non capivo chi stesse dicendo la frase dopo.
«Lei sa che io sono il migliore del settore e le sto pulendo la fedina penale, vero?»

Questo è il più palese "As you know, Bob" di tutto il racconto ed è anche l'unico che mi ha dato seriamente fastidio, gli altri erano un po' borderline ma ci potevano stare in un dialogo medico comune.
Un altro problema che ho riscontrato è il che protagonista si lamenta decisamente troppo. Tutta la prima parte non fa altro che lamentarsi che le cose sono vecchie e che il tizio parla troppo, anche quando magari è stato proprio lui a chiedergli qualcosa. Un paio di esempi:
Roba che usava forse mio nonno.

Siamo già a diverse ripetizioni del concetto tra narrazione e parlato, ormai si è capito che lì è tutto vecchio perché stanno facendo le cose clandestine, il concetto è chiaro.
«Guanti?»
«Ah, giusto. Non sono per lei, sono per l’attrezzatura. Un ibrido, per schermare le onde elettromagnetiche. Tipo il vecchio lattice, ma salva la vita.»
Se non se ne sta zitto mi verrà il mal di testa.

Ma la domanda gliel'ha fatta lui. E anche dopo ha avuto una reazione simile in un altro dialogo.
Ho apprezzato molto, invece, la scena finale. Il cambio completo di personalità eseguito con successo, il fatto che non ricorda nulla e quindi interpreta male i segnali, quando invece il lettore sa e capisce. Molto bello e d'effetto, bravo.
Come detto sopra lo stile è molto buono, ti invito a fare più attenzione a come distribuisci le informazioni nel testo. Soprattutto all'inizio, sei stato bravo a introdurre i "crediti" che rimandano immediatamente alla fantascienza, però tutto il resto dell'ambientazione è troppo "fumoso", ci sono troppi dettagli fantascientifici tutti d'un colpo e tiene il lettore costantemente spiazzato.


Ciao Stefano!
Grazie per il commento, l'ho trovato molto utile e mi ha aiutato a ragionare meglio per capire i problemi strutturali del racconto.
Ok, qui sta emergendo un grosso tallone d'Achille del brano, nello specifico nel modo in cui veicolo le informazioni e do contesto. Pensavo bastasse il dialogo con un personaggio più esperto del pdv per non cadere negli infodump più beceri, invece c'è comunque il fastidioso effetto "as you know Bob". Non avevo nemmeno notato la dissonanza tra l'atteggiamento del pdv e i suoi pensieri. Anche qui, mea culpa. Sapevo che giocare sul difetto d'informazioni, come commentavo anche prima, sarebbe stato rischioso, e sicuramente l'ambientazione fantascientifica non aiuta.
Detto questo, mi fa piacere che lo stile sia risultato chiaro e che il finale abbia fatto il suo dovere.
Ti ringrazio nuovamente per i feedback preziosi, a presto!

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Pretorian
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Re: Modi di dire

Messaggio#9 » giovedì 24 dicembre 2020, 19:32

Edoardo Foresti ha scritto:
Pretorian ha scritto:Ciao, Edoardo e piacere di leggerti.
Il tuo racconto soffre di due problemi abbastanza pesanti. Il promo è l'infodump. Nel senso: TANTO infodump. Buona metà del racconto sono informazioni impacchettate e tirate addosso al lettore senza una vera necessità, perché si tratta di nozioni che entrambi conoscono. è il problema "as you know" che rompe qualsiasi credibilità alla narrazione e, sostanzialmente, rende intere parti lentissime e indigeste. Il secondo problema è il "non detto", ossia il fatto che molte informazioni dell'ambientazioni sono mancanti e questo rende difficilmente comprensibili molte parti, soprattutto sul finale, che, nonostante l'abbia letto più volte.

Probabilmente, meriterebbe una buona rilettura.

Alla prossima!!


Ciao! Grazie per il commento puntuale, hai evidenziato dei problemi che temevo emergessero nella lettura.
Sull'effetto "as you know, Bob", ammetto di averci pensato parecchio, ma durante la serata non ho trovato modi meno pesanti di veicolare quelle informazioni se non attraverso un personaggio più informato del pdv.
Sul "non detto" invece speravo bastassero i piccoli indizi sparsi all'interno del racconto, sicuramente non ho delineato al completo l'ambientazione e il contesto storico e culturale, ma ho puntato su un'infarinatura e sul trasmettere almeno l'atmosfera generale.
Mi rendo quindi conto che questi problemi non siano isolati, ma in realtà mostrino come, giocando sul difetto d'informazione, alcune parti risultino in eccesso e indigeste, mentre altre lacunose.
Come sempre sono prolisso, in sintesi riconosco queste problematiche e ti ringrazio per averle esposte.
Mea culpa, il difetto d'informazione mi piace parecchio ma è una brutta bestia!
A rileggerci!

Ciao, Edoardo. I piccoli indizi si notano, il problema è che sono troppo radi e generici per poter fornire un quadro chiaro, anche perché sembra di capire che ci troviamo in una situazione abbastanza insolita (la tecnologia usata sembra essere meno avanzata di quella dell'abienzatione, ma non si capisce di quanto). Soprattutto, nulla di quello che leggiamo ci prepara davvero al finale, che continua a non avere molto senso.

Edoardo Foresti
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Re: Modi di dire

Messaggio#10 » giovedì 24 dicembre 2020, 19:48

Pretorian ha scritto:Ciao, Edoardo. I piccoli indizi si notano, il problema è che sono troppo radi e generici per poter fornire un quadro chiaro, anche perché sembra di capire che ci troviamo in una situazione abbastanza insolita (la tecnologia usata sembra essere meno avanzata di quella dell'abienzatione, ma non si capisce di quanto). Soprattutto, nulla di quello che leggiamo ci prepara davvero al finale, che continua a non avere molto senso.


Ciao Agostino, grazie per gli ulteriori chiarimenti.
Sì, temo proprio di aver osato con un'ambientazione che non ho saputo veicolare in modo convincente in poco più di 4k caratteri. Come sempre, quando oso col difetto d'informazione finisco per pagare una multa salata, ma è tutta esperienza e questi commenti aiutano sempre a migliorarsi e imparare dagli errori.
Grazie per l'ulteriore approfondimento, a rileggerci!

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Luca Nesler
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Re: Modi di dire

Messaggio#11 » sabato 26 dicembre 2020, 19:08

Ciao Edoardo. Stilisticamente ho apprezzato il racconto. Anche l'idea mi pare interessante, ma temo di non averla colta del tutto.
Gli aspetti più problematici secondo me sono:
- c'è poca ambientazione, anche se sufficiente;
- non si riesce a farsi un'idea delle implicazioni per metà racconto esatto;
- non è tutto chiaro al lettore né nei dialoghi, né negli obiettivi dei personaggi. Solo la relazione è chiara.
- anche il finale è poco chiaro.

Stilisticamente hai inserito qualche elemento vago che non è proprio il massimo (il coso, i cavi che vanno nella scatoletta) e in punti che, forse, non erano i migliori dove inserirli. Inoltre ti faccio notare un periodo che palesa un problema del mostrato che, a mio parere, va pian piano epurato:
"Faccio leva sui gomiti e tiro il busto in avanti."
Qui lui si mette seduto sul lettino. Si tratta di un gesto semplice, comune e molto chiaro che però descrivi mostrando punto per punto, movimento per movimento rendendolo complesso. Un lettore (specie se abituato al tell) qui potrebbe trovarsi infastidito dalla descrizione troppo meccanica di un gesto semplice, anche se composto da più movimenti.
Ti suggerisco di essere più sbrigativo con questo tipo di beat e tenere questa impostazione per manovre meno comuni al lettore.
Per il resto, come dicevo, lavorando un po' sul flusso di informazioni e con un incipit che dia più elementi per l'orientamento del lettore e rendendo più immediata la comprensione del finale, diventerebbe un buon racconto.
Alla prossima!

Edoardo Foresti
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Re: Modi di dire

Messaggio#12 » sabato 26 dicembre 2020, 20:18

Luca Nesler ha scritto:Ciao Edoardo. Stilisticamente ho apprezzato il racconto. Anche l'idea mi pare interessante, ma temo di non averla colta del tutto.
Gli aspetti più problematici secondo me sono:
- c'è poca ambientazione, anche se sufficiente;
- non si riesce a farsi un'idea delle implicazioni per metà racconto esatto;
- non è tutto chiaro al lettore né nei dialoghi, né negli obiettivi dei personaggi. Solo la relazione è chiara.
- anche il finale è poco chiaro.
Alla prossima!


Ciao Luca!
Mi fa davvero piacere leggere il tuo commento, ti ringrazio per il tempo speso e i consigli preziosi.
Purtroppo devo darti ragione: come ho riscontrato dai commenti precedenti il racconto risulta poco chiaro su più fronti. Ho voluto inserire troppo in troppo poco spazio e non ho saputo gestire la cosa a dovere.

Luca Nesler ha scritto:Stilisticamente hai inserito qualche elemento vago che non è proprio il massimo (il coso, i cavi che vanno nella scatoletta) e in punti che, forse, non erano i migliori dove inserirli. Inoltre ti faccio notare un periodo che palesa un problema del mostrato che, a mio parere, va pian piano epurato:
"Faccio leva sui gomiti e tiro il busto in avanti."
Qui lui si mette seduto sul lettino. Si tratta di un gesto semplice, comune e molto chiaro che però descrivi mostrando punto per punto, movimento per movimento rendendolo complesso. Un lettore (specie se abituato al tell) qui potrebbe trovarsi infastidito dalla descrizione troppo meccanica di un gesto semplice, anche se composto da più movimenti.
Ti suggerisco di essere più sbrigativo con questo tipo di beat e tenere questa impostazione per manovre meno comuni al lettore.
Per il resto, come dicevo, lavorando un po' sul flusso di informazioni e con un incipit che dia più elementi per l'orientamento del lettore e rendendo più immediata la comprensione del finale, diventerebbe un buon racconto.
Alla prossima!


Sul primo punto ci son proprio cascato, pensavo aiutasse l'immersione con un pdv con poca familiarità con la tecnologia. Però, giustamente, se è l'unica fonte di informazioni che ha a disposizione il lettore c'è da capire come dare contesto in un altro modo.
Sul beat, soprattutto dovendo dosare i caratteri, avrei potuto sintetizzare, vero. Tra l'altro ci sto riflettendo ora e non è nemmeno così coerente col pdv: perché prestare così tanta attenzione a un gesto così semplice e automatico?
Detto questo mi fa piacere che il racconto stia portando a feedback preziosi proprio a causa dei suoi difetti, soprattutto se i riscontri sono precisi e puntuali come questo.
Grazie Luca, a rileggerci!

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Jacopo Berti
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Re: Modi di dire

Messaggio#13 » sabato 26 dicembre 2020, 22:50

Di fronte ai racconti cyberpunk, mi trovo sempre in difficoltà… ad immedesimarmi in quelli che dicono di non riuscire a seguirli. Io, in genere, li capisco, per due motivazioni. La prima, banale, è che da vorace lettore di fantascienza, estimatore di Sterling e di alcuni connettivisti, ho una discreta abitudine. La seconda è perché accetto, in barba a regole di scrittura che molti reputano fondamentali, che nel cyberpunk ci sia un po’ di sovrabbondanza lessicale e concettuale non necessariamente interpretata visivamente. Qualcuno la chiama fuffa, per me è uno stilema del genere.
L’infodump non mi dà fastidio, di solito. Se anche il punto di vista nella parte narrativa è ampliato oltre i limiti del personaggio ai fini di una maggiore chiarezza contestuale, mi sta bene. Però quando l’infodump si intromette direttamente nel dialogo, come nelle battute che ti hanno già segnalato, è straniante, distrae, è difficile da mandar giù.
Quanto a aderenza al tema, sei tra quelli che ci è andato più vicino. C’è il “cambiamento” e c’è anche “l’unica verità”: il carattere e i ricordi del protagonista sono cambiati, e d’ora in poi saranno il suo biglietto da visita “vero”, “autentico” di fronte alla legge della colonia.
La conclusione è davvero riuscita, sia come stile che come idea. Giustamente, il protagonista non conosce il vero motivo per cui si trova in uno “studio medico” e agisce di conseguenza. Il richiamo anaforico al desueto modo di dire, con l’alternanza “culo” e “fondoschiena”, aiuta a dare un inizio e una fine al racconto.
Una delle poche letture di questo gruppo della quale posso dirmi in effetti soddisfatto.
«Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l'arte di inventare» (Novalis, Frammenti)

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Filippo Santaniello
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Re: Modi di dire

Messaggio#14 » domenica 27 dicembre 2020, 18:29

Ciao Edoardo,
mi sa che è la prima volta che leggo qualcosa di tuo e dai commenti precedenti vedo che sei un cultore del genere cyberpunk, genere che io non frequento affatto, e forse è per questo che ho trovato difficile immergermi nella lettura del tuo racconto. Lo stile è ineccepibile, non c'è che dire, ma le mie difficoltà sono nate quando mi sono scontrato col vero significato del testo. Sono troppo brutale se dico che ci ho capito poco? Forse dovrei rileggerlo una seconda volta ma non credo che il mio giudizio cambi di molto. Spero di rileggere al più presto qualcosa di tuo, ciao!

Edoardo Foresti
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Re: Modi di dire

Messaggio#15 » domenica 27 dicembre 2020, 21:44

Jacopo Berti ha scritto:Di fronte ai racconti cyberpunk, mi trovo sempre in difficoltà… ad immedesimarmi in quelli che dicono di non riuscire a seguirli. Io, in genere, li capisco, per due motivazioni. La prima, banale, è che da vorace lettore di fantascienza, estimatore di Sterling e di alcuni connettivisti, ho una discreta abitudine. La seconda è perché accetto, in barba a regole di scrittura che molti reputano fondamentali, che nel cyberpunk ci sia un po’ di sovrabbondanza lessicale e concettuale non necessariamente interpretata visivamente. Qualcuno la chiama fuffa, per me è uno stilema del genere.
L’infodump non mi dà fastidio, di solito. Se anche il punto di vista nella parte narrativa è ampliato oltre i limiti del personaggio ai fini di una maggiore chiarezza contestuale, mi sta bene. Però quando l’infodump si intromette direttamente nel dialogo, come nelle battute che ti hanno già segnalato, è straniante, distrae, è difficile da mandar giù.
Quanto a aderenza al tema, sei tra quelli che ci è andato più vicino. C’è il “cambiamento” e c’è anche “l’unica verità”: il carattere e i ricordi del protagonista sono cambiati, e d’ora in poi saranno il suo biglietto da visita “vero”, “autentico” di fronte alla legge della colonia.
La conclusione è davvero riuscita, sia come stile che come idea. Giustamente, il protagonista non conosce il vero motivo per cui si trova in uno “studio medico” e agisce di conseguenza. Il richiamo anaforico al desueto modo di dire, con l’alternanza “culo” e “fondoschiena”, aiuta a dare un inizio e una fine al racconto.
Una delle poche letture di questo gruppo della quale posso dirmi in effetti soddisfatto.

Ciao Jacopo!
Mi fa piacere che, al netto dei problemi presenti nel racconto, sia comunque riuscito a piacerti a tal punto! Sicuramente anche il gusto personale entra in gioco e sono felice che il testo ti abbia colpito. Certo, rimane il fatto che gli errori ci siano e mi meriti le dovute tirate d'orecchie, in ogni caso ho apprezzato molto il tuo commento positivo.
Grazie e a rileggerci!

Edoardo Foresti
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Re: Modi di dire

Messaggio#16 » domenica 27 dicembre 2020, 21:47

Filippo Santaniello ha scritto:Ciao Edoardo,
mi sa che è la prima volta che leggo qualcosa di tuo e dai commenti precedenti vedo che sei un cultore del genere cyberpunk, genere che io non frequento affatto, e forse è per questo che ho trovato difficile immergermi nella lettura del tuo racconto. Lo stile è ineccepibile, non c'è che dire, ma le mie difficoltà sono nate quando mi sono scontrato col vero significato del testo. Sono troppo brutale se dico che ci ho capito poco? Forse dovrei rileggerlo una seconda volta ma non credo che il mio giudizio cambi di molto. Spero di rileggere al più presto qualcosa di tuo, ciao!

Ciao Filippo!
In realtà, pur non disdegnando il genere, non mi ritengo un suo cultore, anzi. Forse è anche per questo che il racconto è risultato problematico: difetto d'informazione unito a un genere che è fuori dalla mia zona di comfort. Si sta comunque rilevando un'ottima fonte di riscontri preziosi e questo è ciò che conta.
Comunque non preoccuparti: non sei brutale e sono qui proprio per sperimentare e imparare dagli errori! Questa volta ne ho commessi parecchi ma ne sto approfittando per imparare qualcosa di nuovo.
A presto!

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Alessio
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Re: Modi di dire

Messaggio#17 » martedì 29 dicembre 2020, 9:14

Ciao Edoardo,
una storia alla “Atto di forza” che secondo me fa il suo lavoro, interpretando il tema in maniera letterale: dopo l’innesto, per il pdv la verità sarà qualcosa di diverso: i suoi nuovi ricordi.
Ho trovato il protagonista prima dell’operazione un po’ più insofferente del necessario nei confronti del dottore, che invece fornisce qualche spiegone di troppo.
Qualche battuta è un po’ farraginosa, ma al netto di ciò la narrazione mi pare scorrere bene.
Direi che mi ha convinto.
Alla prossima.

Edoardo Foresti
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Re: Modi di dire

Messaggio#18 » martedì 29 dicembre 2020, 10:27

Alessio ha scritto:Ciao Edoardo,
una storia alla “Atto di forza” che secondo me fa il suo lavoro, interpretando il tema in maniera letterale: dopo l’innesto, per il pdv la verità sarà qualcosa di diverso: i suoi nuovi ricordi.
Ho trovato il protagonista prima dell’operazione un po’ più insofferente del necessario nei confronti del dottore, che invece fornisce qualche spiegone di troppo.
Qualche battuta è un po’ farraginosa, ma al netto di ciò la narrazione mi pare scorrere bene.
Direi che mi ha convinto.
Alla prossima.

Ciao Alessio! Grazie per il commento, mi fa piacere leggere che il racconto ti abbia convinto, al netto dei problemi che lo affliggono.
Peccato davvero per l'infodump, pensavo di averlo gestito in modo più elegante e, invece, c'è e pesa eccome. Per quanto riguarda l'insofferenza del pdv credo si torni al discorso per cui, mea culpa, manca contesto: nella mia testa il pdv è arrivato a quella scena con un suo background, ma giustamente il lettore non può immaginarselo. Quindi se le sue motivazioni non sono così esplicite, così come la sua urgenza, giustamente il suo atteggiamento può risultare indigesto. Quindi, anche qui, non aver gestito correttamente la mole di informazioni e il modo in cui viene veicolata ha compromesso la qualità dell'opera.
Però, se nel complesso è arrivata ne sono solo felice.
A presto!

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Puch89
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Re: Modi di dire

Messaggio#19 » giovedì 31 dicembre 2020, 19:39

Ciao Edoardo, lieto di leggerti.
L'intenzione è lodevole, io amo il cyberpunk quindi sono anche un po' di parte, difatti sto facendo una gran fatica ad essere realmente obiettivo. Il racconto è buono, ma c'è una seria sovrabbondanza di infodump che va a minare l'immersività, che di per sé è anche buona e l'hai gestita bene ma il lavoro fatto va a perdersi quando poi interrompi bruscamente il tutto con troppe informazioni inutili. Che poi io riesco ad apprezzare l'infodump, quando ben inserito e nelle giuste dosi, e come qualcun altro ha già detto nel cyberpunk è più tollerato, così come nella fantascienza in generale, se vista alla vecchia maniera.
Un altro problema è il finale; non è chiaro. Cioè, lo si intuisce grandi linee, ma solo perché conosco il tema e perché, tutto sommato, un po il pretesto finale si lascia intendere, ma l'ho trovato molto scialbo e non c'è nulla che mi appaghi o che mi lasci felice di essere arrivato fino alla fine. Il tema è centrato. Spero di leggere altro di tuo perché lo stile non mi dispiace.
Ultima modifica di Puch89 il sabato 2 gennaio 2021, 0:02, modificato 1 volta in totale.

Edoardo Foresti
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Re: Modi di dire

Messaggio#20 » venerdì 1 gennaio 2021, 14:30

Puch89 ha scritto:Ciao Edoardo, lieto di leggerti.
L'intenzione è lodevole, io amo il cyberpunk quindi sono anche un po' di parte, difatti sto facendo una gran fatica ad essere realmente obiettivo. Il racconto è buono, ma c'è una seria sovrabbondanza di infodump che va a minare l'immersività, che di per sé è anche buona e l'hai gestita bene ma il lavoro fatto va a perdersi quando poi interrompi bruscamente il tutto con troppe informazioni inutili. Che poi io riesco ad apprezzare l'infodump, quando ben inserito e nelle giuste dosi, e come qualcun altro ha già detto nel cyberpunk è più tollerato, così come nella fanascienza in generale, se vista alla vecchia maniera.
Un altro problema è il finale; non è chiaro. Cioè, lo si intuisce grandi linee, ma solo perché conosco il tema e perché, tutto sommato, un po il pretesto finale si lascia intendere, ma l'ho trovato molto scialbo e non c'è nulla che mi appaghi o che mi lasci felice di essere arrivato fino alla fine. Il tema è centrato. Spero di leggere altro di tuo perché lo stile non mi dispiace.


Ciao Alessio, grazie per il commento!
Come ho risposto a chi ti ha preceduto, devo proprio rivedere il testo perché l'infodump compromette fin troppo la lettura. Erroraccio mio, c'è da lavorare sui dialoghi e come usarli per veicolare al meglio le informazioni. Poi sì, a priori la scelta di inserire tutti quegli elementi in un testo di circa 4k parole è stata rischiosa e, di fatti, ho pagato con un racconto meno chiaro del previsto.
Mi spiace che il finale non abbia colpito, sicuramente la parte che dovrebbe "apparecchiare" e condurre alla catarsi va a minare il climax.
Sono invece felice che lo stile ti sia piaciuto e ti ringrazio nuovamente per il riscontro, a rileggerci!

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antico
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Re: Modi di dire

Messaggio#21 » sabato 2 gennaio 2021, 18:28

Un racconto che mi appare in una sua forma ancora embrionale, nel senso che con dovuta revisione può oliare i meccanismi e aumentare l'incisività perché va bene che non si capisca molto del protagonista se non che sta fuggendo da una probabile condanna, ma il finale non colpisce come dovrebbe e neppure c'è un approfondimento del tema fondante del racconto perché davvero il protagonista s'è dovuto spingere volontariamente fino a spegnere la propria coscienza? Non è come morire? Possibile che non si ponga la questione neppure una volta in tutto il testo se non nell'avvertimento blando di Wit? Il tema dell'edizione: lo vedo come suggerito, ma poco "lavorato". In definitiva, per me questo è un pollice tendente verso l'alto, ma in modo poco brillante.

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