Tempesta

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MatteoMantoani
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Tempesta

Messaggio#1 » martedì 22 dicembre 2020, 0:09

Venezia.
Gennaio 1503.


L’atrio di Ca’ Grimani puzza di legno marcio e cera, la porta si spalanca di continuo mentre gli invitati lasciano la festa e folate di vento gelido penetrano in casa. Le palpebre mi pesano come macigni, non vedo l’ora di mettermi a letto.
«Mi avete fatto chiamare, Nobil Homo
Mi volto a guardare il giovane. Ha le spalle larghe e il torace ampio, non gli arrivo nemmeno al petto. Porta il liuto sulla spalla, i suoi occhi sono vispi nonostante l’ora tarda: ha suonato per tutta la notte ma non dà l’aria di essere stanco.
Raddrizzo la schiena. «Sei tu che ti fai chiamare Giorgione?»
Abbozza un maldestro inchino. «In persona, eccellenza.»
Annuisco. «Mi dicono che sei uno dei migliori in circolazione. Ti voglio commissionare un lavoro.»
Il giovane ha lo sguardo perso, fissa qualcosa alle mie spalle. Mi giro: c’è dama Contarini che avanza verso l’uscita. Nonostante i miei anni, persino io sussulto alla vista dei suoi ancheggiamenti.
Sbuffo e mi rivolgo di nuovo al giovane. «Mi stai ascoltando figliolo?»
Giorgione si irrigidisce. «Sì. Quando vi occorre che venga a suonare?»
Scuoto la testa. «Intendevo l’altra arte: ti commissiono un dipinto.»
Le sue pupille avvampano: finalmente ho la sua attenzione. «Certamente, eccellenza. Un vostro ritratto?»
Ridacchio. «Nulla del genere. Ti propongo una sfida. Voglio che tu dipinga per me l’immagine della Verità.»
Stringe le labbra. «Non comprendo.»
Mi guardo le punte dei piedi. «Come avvocato ho cercato la verità nelle azioni degli uomini, ma ogni uomo o donna vive la propria vita avvelenato dalla menzogna e arrancando alla ricerca di una verità inarrivabile.» Alzo lo sguardo: mi fissa rapito, ce l’ho in pugno. «Ora sono vecchio e ho un desiderio. Stupiscimi, mostrami tu cos’è la Verità.»
Il giovane non mi toglie gli occhi di dosso. Metto la mano alla borsa ed estraggo qualche moneta. «Un piccolo anticipo, ma non avrai nulla di più fino a opera completata, e nemmeno se il dipinto non mi convincerà.»
Giorgione afferra i ducati e si piega in un inchino. «Che la mia arte vi illumini, accetto la sfida.»

Maggio 1504.

Le strade della Contrada San Silvestro brulicano di vita, prelati dall’abito variopinto vanno e vengono dal palazzo del Patriarca, venditori ambulanti strillano la qualità della loro merce con la schiena piegata dal sacco di mercanzie, piccoli bambini si dedicano a giochi spensierati.
Le gambe mi dolgono, non sono abituato a camminare così tanto. Svolto l’angolo e trovo la bottega di Giorgione. La porta è aperta, l’odore di pittura a olio mi colpisce le narici: sa di uovo, di terra e legno bruciato. Il liuto è abbandonato su un tavolaccio mangiato dai tarli, su una sedia ci sono i rimasugli di un pasto.
Il giovane mi fissa stupito. «Nobil Homo, sior Vendramin. Sarei venuto io a casa vostra, la mia bottega non è in ordine.»
Lo interrompo mostrandogli il palmo della mano. «Dov’è il mio quadro?»
Giorgione si raddrizza in tutta la sua statura, fa qualche passo di lato e mi indica un cavalletto vicino al muro ricoperto di muffa.
Lo guardo stringendo le palpebre. Un armigero occupa l’angolo in basso a sinistra, una donna a destra ha un seno scoperto e allatta un bambino. Al centro un fiume divide l’immagine e si perde tra le mura di una città che occupa lo sfondo; ma il particolare che più mi colpisce è il possente fulmine che forma con le figure umane sottostanti il vertice di un triangolo.
Digrigno i denti. «Cosa significa?»
Giorgione si avvicina, sposta il cavalletto e ci passa sopra la manona come per pulirlo. «Guardate e ditemelo voi.»
Fisso il dipinto. Sospiro. «Uomo e donna sono divisi. Il fulmine sancisce la loro unione, ma li divide allo stesso tempo.» Sbuffo: sto dicendo cose senza senso. «Il fiume in mezzo..» Sorrido, forse ci sono. «Tutto scorre, tutto muta, come le acque del fiume.»
Giorgione è raggiante. «Guardate pure: formulate la vostra interpretazione. Ognuno guarderà il quadro e vedrà la sua verità. Questo perché la Verità è mutamento, e ognuno di noi la vede a modo suo.»
Annuisco. Non esiste la Verità: ognuno di noi la cerca senza mai trovarla, perché essa è come un fiume le cui acque vorticose separano gli uomini, e su tutto incombe l’Ira di Dio.
La mia mano scatta alla borsa. «Ecco i tuoi duecento ducati.»
Ultima modifica di MatteoMantoani il martedì 22 dicembre 2020, 0:19, modificato 2 volte in totale.



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antico
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Re: Tempesta

Messaggio#2 » martedì 22 dicembre 2020, 0:12

Ciao Matteo! Terza partecipazione consecutiva per te, se non erro! Tutto ok con caratteri e tempo, divertiti in questa Davide Del Popolo Riolo Edition!

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MatteoMantoani
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Re: Tempesta

Messaggio#3 » martedì 22 dicembre 2020, 0:13

antico ha scritto:Ciao Matteo! Terza partecipazione consecutiva per te, se non erro! Tutto ok con caratteri e tempo, divertiti in questa Davide Del Popolo Riolo Edition!

Non potevo mancare :) Grazie Maurizio!

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Gabriele Dolzadelli
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Re: Tempesta

Messaggio#4 » venerdì 25 dicembre 2020, 21:20

Ciao Matteo. Piacere di leggerti.
Direi che il tuo testo è quello che nel girone si avvicina di più alla traccia imposta. Difatti, tutti, me compreso, ci siamo focalizzati sulla questione del cambiamento ma pochi hanno legato questo aspetto alla questione "verità". Quindi, intanto, complimenti per esserti sforzato di aderire al tema.
Lo stile è molto pomposo, con frasi lunghe e descrittive, ma credo che ben si adatti all'ambientazione che hai scelto.
Il racconto fa il suo dovere, senza troppa tensione narrativa, dal momento che ti sei limitato a spiegare la traccia attraverso il quadro e le parole del pittore. Quindi tutto si riassume in una commissione eseguita da un artista che finisce per meritarsi la ricompensa. Nulla di più. Mi sembra quindi che manchi un po' di energia nella trama. Forse è solo una questione di gusti. Rimane comunque che chiudi bene il cerchio e non lasci nulla in sospeso, portandoti a casa il risultato.
Se devo trovare delle pecche, sono perlopiù sul finale. Abbiamo uno spiegone un po' pesantino, anche se in questo racconto non saprei come si potrebbe fare altrimenti, e una frase finale che mi ha lasciato un po' tronco. A rileggerci.

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MatteoMantoani
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Re: Tempesta

Messaggio#5 » venerdì 25 dicembre 2020, 22:09

Ciao Gabriele,
Grazie mille per il tuo commento. Vorrei proporti delle riflessioni su alcuni punti:

Gabriele Dolzadelli ha scritto:Lo stile è molto pomposo, con frasi lunghe e descrittive, ma credo che ben si adatti all'ambientazione che hai scelto.

Ne prendo atto. Sono un pochino sensibile al tema della scorrevolezza e questa è la prima volta che sottolineano un problema del genere nei miei scritti. Devo dire che mi sono sforzato di inserire descrizioni piene di esperienze sensoriali per permetterne la fruizione. Posso chiederti un esempio di frase molto pomposa? Così da capire dove rivedere lo stile?

Il racconto fa il suo dovere, senza troppa tensione narrativa, dal momento che ti sei limitato a spiegare la traccia attraverso il quadro e le parole del pittore. Quindi tutto si riassume in una commissione eseguita da un artista che finisce per meritarsi la ricompensa. Nulla di più. Mi sembra quindi che manchi un po' di energia nella trama. Forse è solo una questione di gusti. Rimane comunque che chiudi bene il cerchio e non lasci nulla in sospeso, portandoti a casa il risultato.

Ero conscio del problema, allora ho pensato a un modo di dare un po' di tensione. Ci sarebbe la scommessa, che ho inserito apposta per incuriosire il lettore ad arrivare fino alla fine.

Se devo trovare delle pecche, sono perlopiù sul finale. Abbiamo uno spiegone un po' pesantino, anche se in questo racconto non saprei come si potrebbe fare altrimenti, e una frase finale che mi ha lasciato un po' tronco. A rileggerci.

Questo ci sta. Se noti il titolo richiama all'omonimo quadro di Giorgione, di cui non esistono interpretazioni accettate. Il succo del racconto era proprio fornire un'interpretazione del tema attraverso il quadro. Spero che almeno questo ti sia arrivato.

Grazie ancora.

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Gabriele Dolzadelli
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Re: Tempesta

Messaggio#6 » venerdì 25 dicembre 2020, 22:26

Mi riferivo a frasi lunghe che possono essere spezzate da dei punti, per non risultare troppo pesanti. Come:
"L’atrio di Ca’ Grimani puzza di legno marcio e cera, la porta si spalanca di continuo mentre gli invitati lasciano la festa e folate di vento gelido penetrano in casa."
Oppure:
"Le strade della Contrada San Silvestro brulicano di vita, prelati dall’abito variopinto vanno e vengono dal palazzo del Patriarca, venditori ambulanti strillano la qualità della loro merce con la schiena piegata dal sacco di mercanzie, piccoli bambini si dedicano a giochi spensierati."

Sulla pomposità non l'ho menzionata negativamente. Si tratta di un racconto ambientato nel 500 e se i dialoghi o certi passaggi lo sono, ben si sposano col contesto.

In merito alla scommessa, non credo aggiunga tensione, perché il lettore tende ad aspettarsi che tale scommessa venga vinta dall'artista. Il vero plot twist sarebbe stato se l'avesse persa.
Andrò a informarmi in merito a questo quadro, allora. Non si finisce mai di imparare. :)

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: Tempesta

Messaggio#7 » sabato 26 dicembre 2020, 0:04

Ciao Matteo.
Ho sensazioni contrastanti riguardo il tuo testo. Da una parte, pur avendo te scelto uno stile decisamente più “pomposo” rispetto a quello che prediligo, sono riuscito ad arrivare fino in fondo senza sbadigli e senza essere costretto a rileggere nessun passaggio due volte perché poco chiaro. Il che è già un buon punto di partenza, in quanto denota padronanza stilistica. Tuttavia…
Tuttavia mi aspettavo una qualche sorta di colpo di scena nel finale, anziché il risultato matematico dei valori introdotti nella prima metà. Insomma, ho avuto l’impressione che tu abbia scritto nulla più di una cornice narrativa in grado di racchiudere il tema di questa edizione di Minuti Contati. Un vero peccato.
Solo una breve nota su un passaggio:

Alzo lo sguardo: mi fissa rapito, ce l’ho in pugno.

Quel “ce l’ho in pugno” suona di frase fatta lontano un miglio. Sono certo, visto il tuo stile, che tu sappia fare decisamente di meglio.
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MatteoMantoani
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Re: Tempesta

Messaggio#8 » sabato 26 dicembre 2020, 9:10

JohnDoe ha scritto:Tuttavia mi aspettavo una qualche sorta di colpo di scena nel finale, anziché il risultato matematico dei valori introdotti nella prima metà. Insomma, ho avuto l’impressione che tu abbia scritto nulla più di una cornice narrativa in grado di racchiudere il tema di questa edizione di Minuti Contati. Un vero peccato.

Ciao Alessandro. Grazie per il tuo commento. In effetti queste due ultime edizioni sono state per me nefaste per quanto riguarda le idee suscitate dal tema. In questo racconto ho voluto fornire una interpretazione del quadro omonimo di Giorgione partendo appunto dal tema della gara. Per quanto ai miei occhi sembri un'idea originale, c'è da dire che per come ho messo il racconto, non c'è quel colpo di scena conclusivo che contraddistingue i twist, ma speravo di generare sense of wonder attraverso la descrizione del quadro e dell'interpretazione assolutamente personale che può avere. Forse il mio tentativo era difficile già in partenza, comunque almeno ho la consolazione che la lettura del testo sia scorrevole e non necessiti di riletture (era la mia paura, specie per quanto riguarda la descrizione del dipinto).
Comunque grazie. Alla prossima!

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Gennibo
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Re: Tempesta

Messaggio#9 » domenica 27 dicembre 2020, 13:03

Ciao Matteo, l’idea del racconto mi è piaciuta, il vecchio e il giovane, le cose che cambiano, il quadro che ognuno interpreta a modo suo come la verità, mi sembrano tutte idee azzeccate.
Penso che ci sia spazio per migliorare uno stile che è sulla buona strada; ad esempio: che ne dici se all’inizio mettessi dei punti invece delle virgole per separare i soggetti? (Atrio, porta, folate di vento)
“Le palpebre mi pesano come macigni” qui si poteva fare di meglio, io capisco il collegamento tra pesante e macigni, ma pensa alle palpebre, ti sembrano un grosso sasso? Visto che stai parlando di arte, magari puoi paragonarle a delle lastre di marmo.
Sempre alle “palpebre stanche” mi chiedo se sia un nobile o un servo, non l’ho capito.
Quando dici “Mi avete fatto chiamare Nobil Homo” non si capisce chi lo dice, siamo nel pdv del protagonista, sarà lui a dirlo? Boh. (lui è il servo, è stanco, ci sta)
Il giovane ha suonato tutta la notte… quindi prima ha parlato il giovane?
Prima del primo dialogo potevi dire qualcosa tipo: Il giovane si inchina davanti a me, si rialza senza sforzo (al contrario del protagonista che si raddrizza, se capisco bene, con fatica). Sarebbe un modo per chiarire le idee al lettore.
Dopo: “Scuoto la testa” invece di: “Intendevo l’altra arte: ti commissiono un dipinto”
potresti dire: “Pensavo a un quadro, mi hanno detto che sei molto bravo.” (così eviteresti la ripetizione dipinto/dipinga)
Più avanti accorcerei i dialoghi che sanno un po’ di spiegato. Alla fine della prima parte, secondo me basterebbe un: “accetto la sfida”.
Invece di: “mi colpisce le narici” potresti scrivere: “La porta è aperta, ne esce un odore di…” e hai risolto. (mia curiosità: come fa a sapere che l’odore è di pittura ad olio?)
Capisco che fai una descrizione disordinata del posto e poi la vuoi giustificare con: “la mia bottega non è in ordine” però secondo me sa di padrona di casa che accoglie gli ospiti, magari potresti dire che il posto non è all’altezza di sua signoria o cose del genere.
“Lo guardo stringendo le palpebre” migliorerebbe con un: “Stringo le palpebre” e poi c’è la descrizione di cosa vede, cioè il quadro, che va bene, se non fosse che poi viene ripetuta più sotto e alla fine il tutto risulta troppo spiegato.
Bene il finale con il committente che lo paga perché contento del lavoro.
Ciao e alla prossima!

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MatteoMantoani
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Re: Tempesta

Messaggio#10 » domenica 27 dicembre 2020, 14:43

Ciao Isabella,
grazie mille per la tua analisi e per i suggerimenti. Se hai tempo e voglia, vorrei proporti alcuni contro-commenti su alcune cose:

Gennibo ha scritto:“Le palpebre mi pesano come macigni” qui si poteva fare di meglio, io capisco il collegamento tra pesante e macigni, ma pensa alle palpebre, ti sembrano un grosso sasso? Visto che stai parlando di arte, magari puoi paragonarle a delle lastre di marmo.

Evito sempre di usare le frasi fatte, qui non me ne sono accorto e mi spiace. Alla fine, l'idea era proprio quella di far capire che il pdv era stanco, se l'hai capito, anche se la similitudine non è proprio elegante, alla fine ho raggiunto il mio scopo. Certo, in una seconda stesura quella farse andrebbe migliorata.

Quando dici “Mi avete fatto chiamare Nobil Homo” non si capisce chi lo dice, siamo nel pdv del protagonista, sarà lui a dirlo? Boh. (lui è il servo, è stanco, ci sta)
Il giovane ha suonato tutta la notte… quindi prima ha parlato il giovane?
Prima del primo dialogo potevi dire qualcosa tipo: Il giovane si inchina davanti a me, si rialza senza sforzo (al contrario del protagonista che si raddrizza, se capisco bene, con fatica). Sarebbe un modo per chiarire le idee al lettore.

L'idea era proprio di inserire una "voce alle spalle", se invece è stata confusionaria, andrebbe giustamente introdotta da una piccola spiegazione, magari proprio "Una voce alle mie spalle: <<bla bla bla>>". Speravo si capisse chi parlava dal contesto (se noti qualche frase dopo, il pdv nota che Giorgione non è affatto stanco...)

Dopo: “Scuoto la testa” invece di: “Intendevo l’altra arte: ti commissiono un dipinto”
potresti dire: “Pensavo a un quadro, mi hanno detto che sei molto bravo.” (così eviteresti la ripetizione dipinto/dipinga)
Più avanti accorcerei i dialoghi che sanno un po’ di spiegato. Alla fine della prima parte, secondo me basterebbe un: “accetto la sfida”.

Che sappiano di spiegato è vero. Tuttavia, è il modo in cui un personaggio spiegherebbe appunto i suoi pensieri a qualcuno, che dici? Ho usato l'espediente di un personaggio che spiega i suoi pensieri a qualcuno che non li conosce così da spiegarli anche al lettore. Alla fine, in qualche modo dovevo pure farlo :)

Invece di: “mi colpisce le narici” potresti scrivere: “La porta è aperta, ne esce un odore di…” e hai risolto. (mia curiosità: come fa a sapere che l’odore è di pittura ad olio?)

Col senno di poi avrei potuto proprio togliere il riferimento alla pittura ad olio e tenerne solo gli odori. Alla fine, non mi sembra strano che un compratore d'arte del '500 sappia che odore ha la pittura, però non posso pretendere che per un lettore moderno sia la stessa cosa. Il riferimento alla pittura ad olio può rompere l'immersione (come immagino sia successo a te), invece lasciare solo gli odori sarebbe bastato.

Capisco che fai una descrizione disordinata del posto e poi la vuoi giustificare con: “la mia bottega non è in ordine” però secondo me sa di padrona di casa che accoglie gli ospiti, magari potresti dire che il posto non è all’altezza di sua signoria o cose del genere.

Non era strano che un compratore entrasse nella bottega di un pittore, Giorgione qui si riferisce al disordine del tavolo (rimasugli del pranzo e cose simili)..

“Lo guardo stringendo le palpebre” migliorerebbe con un: “Stringo le palpebre” e poi c’è la descrizione di cosa vede, cioè il quadro, che va bene, se non fosse che poi viene ripetuta più sotto e alla fine il tutto risulta troppo spiegato.

Anche io odio i gerundi, però qui mi dà appunto l'dea di un'azione continuata nel tempo.. che necessita di un gerundio :D

In generale ho cercato di rendere i dialoghi più fedeli possibili a una parlata antica, pomposa e superata; te lo dico perché mi hai segnato più volte le frasi che i personaggi usano.

Grazie ancora per le tue osservazioni, e sono contento che la trama e il finale ti siano piaciuti. :)

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Gennibo
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Re: Tempesta

Messaggio#11 » domenica 27 dicembre 2020, 17:05

MentisKarakorum ha scritto:Ciao Isabella,
grazie mille per la tua analisi e per i suggerimenti. Se hai tempo e voglia, vorrei proporti alcuni contro-commenti su alcune cose:
Certo, volentieri

Gennibo ha scritto:“Le palpebre mi pesano come macigni” qui si poteva fare di meglio, io capisco il collegamento tra pesante e macigni, ma pensa alle palpebre, ti sembrano un grosso sasso? Visto che stai parlando di arte, magari puoi paragonarle a delle lastre di marmo.

Evito sempre di usare le frasi fatte, qui non me ne sono accorto e mi spiace. Alla fine, l'idea era proprio quella di far capire che il pdv era stanco, se l'hai capito, anche se la similitudine non è proprio elegante, alla fine ho raggiunto il mio scopo. Certo, in una seconda stesura quella farse andrebbe migliorata.

Capisco i tempi stretti di MC, il mio era solo uno dei suggerimenti per migliorare il racconto.

Quando dici “Mi avete fatto chiamare Nobil Homo” non si capisce chi lo dice, siamo nel pdv del protagonista, sarà lui a dirlo? Boh. (lui è il servo, è stanco, ci sta)
Il giovane ha suonato tutta la notte… quindi prima ha parlato il giovane?
Prima del primo dialogo potevi dire qualcosa tipo: Il giovane si inchina davanti a me, si rialza senza sforzo (al contrario del protagonista che si raddrizza, se capisco bene, con fatica). Sarebbe un modo per chiarire le idee al lettore.

L'idea era proprio di inserire una "voce alle spalle", se invece è stata confusionaria, andrebbe giustamente introdotta da una piccola spiegazione, magari proprio "Una voce alle mie spalle: <<bla bla bla>>". Speravo si capisse chi parlava dal contesto (se noti qualche frase dopo, il pdv nota che Giorgione non è affatto stanco...)

Non importa da dove viene la voce, se parti con il personaggio A e poi passi a B serve un appunto che chiarisca il cambio.
Certo che ho notato la frase su Giorgione, ma appunto, era dopo, questo significa che il lettore fino a quel momento rimane senza appigli per avere un'idea di quello che sta succedendo se non dopo che la scena è avvenuta.


Dopo: “Scuoto la testa” invece di: “Intendevo l’altra arte: ti commissiono un dipinto”
potresti dire: “Pensavo a un quadro, mi hanno detto che sei molto bravo.” (così eviteresti la ripetizione dipinto/dipinga)
Più avanti accorcerei i dialoghi che sanno un po’ di spiegato. Alla fine della prima parte, secondo me basterebbe un: “accetto la sfida”.

Che sappiano di spiegato è vero. Tuttavia, è il modo in cui un personaggio spiegherebbe appunto i suoi pensieri a qualcuno, che dici? Ho usato l'espediente di un personaggio che spiega i suoi pensieri a qualcuno che non li conosce così da spiegarli anche al lettore. Alla fine, in qualche modo dovevo pure farlo :)

Il personaggio che spiega i pensieri ci sta, sta a noi fare in modo che sembri il meno spiegato possibile.


Invece di: “mi colpisce le narici” potresti scrivere: “La porta è aperta, ne esce un odore di…” e hai risolto. (mia curiosità: come fa a sapere che l’odore è di pittura ad olio?)

Col senno di poi avrei potuto proprio togliere il riferimento alla pittura ad olio e tenerne solo gli odori. Alla fine, non mi sembra strano che un compratore d'arte del '500 sappia che odore ha la pittura, però non posso pretendere che per un lettore moderno sia la stessa cosa. Il riferimento alla pittura ad olio può rompere l'immersione (come immagino sia successo a te), invece lasciare solo gli odori sarebbe bastato.

Sì, secondo me sarebbe bastato. A meno che non sia importante al fine della storia sapere che i colori sono a olio, ma qui non mi sembra il caso.

Capisco che fai una descrizione disordinata del posto e poi la vuoi giustificare con: “la mia bottega non è in ordine” però secondo me sa di padrona di casa che accoglie gli ospiti, magari potresti dire che il posto non è all’altezza di sua signoria o cose del genere.

Non era strano che un compratore entrasse nella bottega di un pittore, Giorgione qui si riferisce al disordine del tavolo (rimasugli del pranzo e cose simili)..

Va benissimo il compratore che entra nella bottega, è quello che dice Giorgione che secondo me andrebbe sistemato, in questo dialogo manca quella pomposità che nomini più sotto.

“Lo guardo stringendo le palpebre” migliorerebbe con un: “Stringo le palpebre” e poi c’è la descrizione di cosa vede, cioè il quadro, che va bene, se non fosse che poi viene ripetuta più sotto e alla fine il tutto risulta troppo spiegato.

Anche io odio i gerundi, però qui mi dà appunto l'dea di un'azione continuata nel tempo.. che necessita di un gerundio :D

Non era il gerundio la cosa su cui volevo farti riflettere. Ripensandoci toglierei anche le palpebre che sono nominate più sopra.
Sei in prima persona, cosa ti diresti davanti a un quadro che stai guardando? Lo guardo? Stringo gli occhi? No. Basterebbe descrivere il quadro.


In generale ho cercato di rendere i dialoghi più fedeli possibili a una parlata antica, pomposa e superata; te lo dico perché mi hai segnato più volte le frasi che i personaggi usano.

Grazie ancora per le tue osservazioni, e sono contento che la trama e il finale ti siano piaciuti. :)

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wladimiro.borchi
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Re: Tempesta

Messaggio#12 » lunedì 28 dicembre 2020, 10:42

Ciao Matteo, impresa davvero ardita la tua.
Condivido con l'ottimo Gabriele l'opinione sul tema. Sei davvero l'unico che ha cercato di trattarlo in maniera esaustiva. Questo però ti ha portato a scrivere una bella didascalia conclusiva per spiegare apertamente dove volevi andare a parare, mettendola poi abilmente in bocca al protagonista.
Il finale, pertanto, almeno a mio parere, rovina giusto un po' un lavoro comunque molto buono.
Non avrei inserito nemmeno le didascalie con luogo e date.
Il linguaggio utilizzato e lo stile, infatti, richiamano chiaramente l'epoca e il riferimento iniziale a Ca’ Grimani ci porta immediatamente a Venezia.
Che poi sia il 1503 o il 1506, al lettore poco importa.
Nella mia classifica si piazza un po' sopra i due ultimi letti, ma sotto i primi. Per adesso, direi, un terzo posto.
A rileggerci presto,
Wladimiro

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MatteoMantoani
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Re: Tempesta

Messaggio#13 » lunedì 28 dicembre 2020, 10:56

wladimiro.borchi ha scritto:Ciao Matteo, impresa davvero ardita la tua.
Condivido con l'ottimo Gabriele l'opinione sul tema. Sei davvero l'unico che ha cercato di trattarlo in maniera esaustiva. Questo però ti ha portato a scrivere una bella didascalia conclusiva per spiegare apertamente dove volevi andare a parare, mettendola poi abilmente in bocca al protagonista.
Il finale, pertanto, almeno a mio parere, rovina giusto un po' un lavoro comunque molto buono.
Non avrei inserito nemmeno le didascalie con luogo e date.
Il linguaggio utilizzato e lo stile, infatti, richiamano chiaramente l'epoca e il riferimento iniziale a Ca’ Grimani ci porta immediatamente a Venezia.
Che poi sia il 1503 o il 1506, al lettore poco importa.
Nella mia classifica si piazza un po' sopra i due ultimi letti, ma sotto i primi. Per adesso, direi, un terzo posto.
A rileggerci presto,
Wladimiro


Grazie Wlad! Il tuo parere per me conta! Sono contento che il pezzo ti sia piaciuto. Non è perfetto, lo riconosco, ho scritto cose più originali e più snelle. Il tema mi ha lasciato ben poca libertà, anche stavolta, e ho cercato di svilupparlo nella sua interezza. Non c'è il "colpo di scena" bongiorniano che è uno dei modi sicuri per rendere buoni dei racconti così brevi, ma ho puntato tutto sul "sense of wonder" (come anche fai tu molto spesso, se non sbaglio). Se almeno questo c'è sono contento! Grazie ancora.

Edoardo Foresti
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Re: Tempesta

Messaggio#14 » lunedì 28 dicembre 2020, 18:57

Ciao Matteo! Credo proprio sia la prima volta che ti commento, se la memoria non mi inganna.
Partiamo dal tema: come hanno già fatto notare, per ora sei quello che più di tutti lo ha centrato in pieno.
Anche lo stile non è male, nonostante i periodi lunghetti e le frasi elaborate, il racconto fila liscio e si segue senza troppi intoppi. L'unica eccezione è stata la prima battuta di dialogo, che pensavo riguardasse il pdv visto che la frase precedente è attribuita a lui.
L'unica grossa pecca del racconto è, a mio avviso, la mancanza di tensione unita al finale molto didascalico. C'è un conflitto ed è interno al pdv, riguarda la ricerca della Verità, è un dubbio personale e intimo. Sotto questo punto di vista il racconto non è piatto, anzi. Ma le cose filano troppo lisce, assistiamo subito alla risoluzione e inoltre il messaggio viene veicolato in modo didascalico, come accennavo prima, sembrando più un'intrusione del narratore che parole del pdv. Certo il tempo e lo spazio sono sempre pochi, ma mi chiedo se si potesse dare un po' di brio alla storia.
Detto questo ho apprezzato il contesto storico, che alza l'asticella della difficoltà e trovo tu abbia gestito bene, sia a livello di coerenza e vividezza, sia a livello di registro e stile. Il contesto è chiaro, i dettagli sensoriali come l'odore dell'atrio o della bottega sono vividi, i dialoghi non sembrano forzati salvo le eccezioni nominate prima.
Nel complesso è un racconto riuscito, che manca di mordente ma compensa con una fortissima aderenza al tema e un'ambientazione storica tratteggiata a dovere.
A rileggerci!

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MatteoMantoani
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Re: Tempesta

Messaggio#15 » lunedì 28 dicembre 2020, 19:45

Edoardo Foresti ha scritto:Ciao Matteo! Credo proprio sia la prima volta che ti commento, se la memoria non mi inganna.
Partiamo dal tema: come hanno già fatto notare, per ora sei quello che più di tutti lo ha centrato in pieno.
Anche lo stile non è male, nonostante i periodi lunghetti e le frasi elaborate, il racconto fila liscio e si segue senza troppi intoppi. L'unica eccezione è stata la prima battuta di dialogo, che pensavo riguardasse il pdv visto che la frase precedente è attribuita a lui.
L'unica grossa pecca del racconto è, a mio avviso, la mancanza di tensione unita al finale molto didascalico. C'è un conflitto ed è interno al pdv, riguarda la ricerca della Verità, è un dubbio personale e intimo. Sotto questo punto di vista il racconto non è piatto, anzi. Ma le cose filano troppo lisce, assistiamo subito alla risoluzione e inoltre il messaggio viene veicolato in modo didascalico, come accennavo prima, sembrando più un'intrusione del narratore che parole del pdv. Certo il tempo e lo spazio sono sempre pochi, ma mi chiedo se si potesse dare un po' di brio alla storia.
Detto questo ho apprezzato il contesto storico, che alza l'asticella della difficoltà e trovo tu abbia gestito bene, sia a livello di coerenza e vividezza, sia a livello di registro e stile. Il contesto è chiaro, i dettagli sensoriali come l'odore dell'atrio o della bottega sono vividi, i dialoghi non sembrano forzati salvo le eccezioni nominate prima.
Nel complesso è un racconto riuscito, che manca di mordente ma compensa con una fortissima aderenza al tema e un'ambientazione storica tratteggiata a dovere.
A rileggerci!


Ciao Edoardo. Grazie mille del tuo commento! Accidenti, quella prima battuta di dialogo ha proprio fatto più male che bene, visto che anche tu me la segnali. Sono d'accordo con tutto, e comunque sono contento che il racconto ti sia piaciuto, alla prossima!

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Davide_Mannucci
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Re: Tempesta

Messaggio#16 » martedì 29 dicembre 2020, 22:41

Ciao Matteo e piacere di leggerti.
Davvero una bella prova. Mi è davvero piaciuto.
Ci porti a Venezia e ci fai conoscere Giorgione attravderso gli occhi del protagonista, nella cui testa siamo ben radicati. Scrittura immersiva - per usare un termine iper inflazionato - perfettamente riuscita.
Il finale che spiega poteva essere diversamente gestito ma lo hai messo magistralemente nelle mani del protagonista e non hai disturbato o inficiato il risultato di un racconto che resta una prova davvero buona.
A rileggerti!
Davide Mannucci

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MatteoMantoani
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Re: Tempesta

Messaggio#17 » martedì 29 dicembre 2020, 23:35

DavideMannucci ha scritto:Ciao Matteo e piacere di leggerti.
Davvero una bella prova. Mi è davvero piaciuto.
Ci porti a Venezia e ci fai conoscere Giorgione attravderso gli occhi del protagonista, nella cui testa siamo ben radicati. Scrittura immersiva - per usare un termine iper inflazionato - perfettamente riuscita.
Il finale che spiega poteva essere diversamente gestito ma lo hai messo magistralemente nelle mani del protagonista e non hai disturbato o inficiato il risultato di un racconto che resta una prova davvero buona.
A rileggerti!


Ciao Davide. Ti ringrazio molto per il commento positivo, fa sempre piacere sapere di non aver fatto un patatrac!
A presto a rileggerci!

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Andrea76
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Re: Tempesta

Messaggio#18 » venerdì 1 gennaio 2021, 18:50

TEMPESTA, di Matteo Mantovani
Racconto che centra in pieno il tema e che trae spunto dal quadro “La Tempesta” del Giorgione, che nel corso dei secoli ha subìto le più molteplici interpretazioni da critici d’arte, storiografi e filosofi: c’è chi in esso ha visto il compendio delle teorie neoplatoniche, chi significati alchemici, chi un riferimento alla Genesi della Bibbia. Fatto sta che attingendo da questa disparità di vedute, il tuo racconto ha uno sviluppo brillante del tema che lo pone tra i più originali di questo contest. Ritengo però che questa peculiarità venga in parte guastata dalla battuta conclusiva del Giorgione che suona come troppo ricalcante le parole stesse del tema. Concordo con chi ti ha fatto notare la necessità di un plot twist alternativo, più sconvolgente rispetto a un finale che, come tu lo hai concepito, non solo non aggiunge niente alla storia ma è anche esterno, poco immersivo: la riflessione a margine che metti in bocca al Nobil Homo è in realtà quella didascalica e ingombrante dell’autore, che tu al contrario avevi così efficacemente fatto sparire nella prima parte del racconto.

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MatteoMantoani
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Re: Tempesta

Messaggio#19 » venerdì 1 gennaio 2021, 19:03

Andrea76 ha scritto:TEMPESTA, di Matteo Mantovani
Racconto che centra in pieno il tema e che trae spunto dal quadro “La Tempesta” del Giorgione, che nel corso dei secoli ha subìto le più molteplici interpretazioni da critici d’arte, storiografi e filosofi: c’è chi in esso ha visto il compendio delle teorie neoplatoniche, chi significati alchemici, chi un riferimento alla Genesi della Bibbia. Fatto sta che attingendo da questa disparità di vedute, il tuo racconto ha uno sviluppo brillante del tema che lo pone tra i più originali di questo contest. Ritengo però che questa peculiarità venga in parte guastata dalla battuta conclusiva del Giorgione che suona come troppo ricalcante le parole stesse del tema. Concordo con chi ti ha fatto notare la necessità di un plot twist alternativo, più sconvolgente rispetto a un finale che, come tu lo hai concepito, non solo non aggiunge niente alla storia ma è anche esterno, poco immersivo: la riflessione a margine che metti in bocca al Nobil Homo è in realtà quella didascalica e ingombrante dell’autore, che tu al contrario avevi così efficacemente fatto sparire nella prima parte del racconto.

Ciao Andrea,
sono molto contento che tu abbia colto il riferimento alle mille interpretazioni di Tempesta, in effetti la mia idea era proprio giocare sulle innumerevoli interpretazioni di questo quadro misterioso, e sono davvero sorpreso di aver trovato qualcuno che ha capito dove volevo andare veramente a parare.
Sul resto, rifletti molti dei commenti che ho ricevuto, quindi ne prendo atto: sono conscio della mancanza di un twist, o del finale che non sconvolge le convinzioni del lettore. Effetto MC, volevo puntare tutto sul sense of wonder, sull'ambientazione antica e sull'interpretazione del nostro pezzo d'arte.
Grazie, a rileggerci presto!

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roberto.masini
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Re: Tempesta

Messaggio#20 » sabato 2 gennaio 2021, 10:20

Ciao, Matteo.
Il tuo racconto è quello che più mi ha convinto per quanto riguarda l'aderenza al tema. Non sempre sono appassionato al presente storico ma in questo caso la scelta è efficace. L'ambientazione è perfetta. Il vero protagonista è Giorgione che tu ci fai vedere con gli occhi e con il pensiero del committente. I critici più attenti della "Tempesta" ci dicono che l'opera del pittore con tutte le sue modifiche tiene sempre ferma la figura del fulmine che si apre a innumerevoli interpretazioni come il monolito di Kubrick. Non concordo con chi invoca un plot twist più sconvolgente. A me pare che questo racconto si possa annoverare tra i generi storico-filosofici che non necessitano affatto di colpi di scena!
A rileggerci!

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MatteoMantoani
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Re: Tempesta

Messaggio#21 » sabato 2 gennaio 2021, 10:51

roberto.masini ha scritto:Ciao, Matteo.
Il tuo racconto è quello che più mi ha convinto per quanto riguarda l'aderenza al tema. Non sempre sono appassionato al presente storico ma in questo caso la scelta è efficace. L'ambientazione è perfetta. Il vero protagonista è Giorgione che tu ci fai vedere con gli occhi e con il pensiero del committente. I critici più attenti della "Tempesta" ci dicono che l'opera del pittore con tutte le sue modifiche tiene sempre ferma la figura del fulmine che si apre a innumerevoli interpretazioni come il monolito di Kubrick. Non concordo con chi invoca un plot twist più sconvolgente. A me pare che questo racconto si possa annoverare tra i generi storico-filosofici che non necessitano affatto di colpi di scena!
A rileggerci!

Ciao Roberto. Sono contento che anche tu abbia colto l'idea di fare sposare il tema alle tantissime interpretazioni possibili del quadro. Il tuo è tra i commenti più positivi che ho ricevuto, sono contento che il pezzo ti sia piaciuto. Grazie mille! Alla prossima

PhilStones
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Re: Tempesta

Messaggio#22 » sabato 2 gennaio 2021, 12:22

Ciao Matteo,
non posso che concordare su quanto detto dagli altri. Il finale didascalico stona un po' con il contest e, soprattutto, con le aspettative che avevo dopo la prima parte.
Stile immersivo ben riuscito, sia nell'ambientazione che nei dialoghi.
Ti segnalo tre minuzie:
1 - il primo dialogo: in teoria la battuta spetterebbe al PdV. Nella frase successiva comunque torna tutto chiaro.
2 - da "raddrizzo la schiena" sino alla fine della prima parte... la struttura è sempre caratterizzata da 1 (a volte 2) Action Tag + "dialogo". Se li conti sono ben 12 costruzioni analoghe. Il testo è scritto bene quindi si nota poco, ma a me ha colpito. Magari con qualche spsotamento e qualche ActionT in meno potevi dare maggiore varietà. Nella seconda parte capita di nuovo, ma è gestito meglio e quasi non si sente.
3- i macigni!

Per me una buona prova, peccato il finale con lo spiegone: l'ho letto voracemente aspettandomi la svolta ogni volta che andavo a capo... invece tutto finito.

Buona sfida

Filippo

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MatteoMantoani
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Re: Tempesta

Messaggio#23 » sabato 2 gennaio 2021, 12:39

Ciao Filippo! Grazie del commento, avrei una domanda:

PhilStones ha scritto:Ciao Matteo,
2 - da "raddrizzo la schiena" sino alla fine della prima parte... la struttura è sempre caratterizzata da 1 (a volte 2) Action Tag + "dialogo". Se li conti sono ben 12 costruzioni analoghe. Il testo è scritto bene quindi si nota poco, ma a me ha colpito. Magari con qualche spsotamento e qualche ActionT in meno potevi dare maggiore varietà. Nella seconda parte capita di nuovo, ma è gestito meglio e quasi non si sente.

Sei la prima persona che mi fa notare questo. In effetti ho il vizio di introdurre sempre i dialoghi con un'azione (che dire? Mi piace troppo), secondo te è una cosa fastidiosa? Sentiresti la necessità di costruzioni diverse? Secondo te come si potrebbe variare? Un'alternativa è non mettere proprio niente e fare battuta, controbattuta, battuta eccetera...
Grazie ancora!
Matteo

PhilStones
Messaggi: 54

Re: Tempesta

Messaggio#24 » sabato 2 gennaio 2021, 12:57

MentisKarakorum ha scritto:Ciao Filippo! Grazie del commento, avrei una domanda:

PhilStones ha scritto:Ciao Matteo,
2 - da "raddrizzo la schiena" sino alla fine della prima parte... la struttura è sempre caratterizzata da 1 (a volte 2) Action Tag + "dialogo". Se li conti sono ben 12 costruzioni analoghe. Il testo è scritto bene quindi si nota poco, ma a me ha colpito. Magari con qualche spsotamento e qualche ActionT in meno potevi dare maggiore varietà. Nella seconda parte capita di nuovo, ma è gestito meglio e quasi non si sente.

Sei la prima persona che mi fa notare questo. In effetti ho il vizio di introdurre sempre i dialoghi con un'azione (che dire? Mi piace troppo), secondo te è una cosa fastidiosa? Sentiresti la necessità di costruzioni diverse? Secondo te come si potrebbe variare? Un'alternativa è non mettere proprio niente e fare battuta, controbattuta, battuta eccetera...
Grazie ancora!
Matteo



Premetto che, per me, iniziare con un'azione è l'ideale. Si capisce subito chi parla e vedo il personaggio fare qualcosa oltre che aprire bocca.
Quindi la cosa che fai è giusta.
Il problema è che messo a raffica smorza un po' il ritmo e depotenzia un buono stile come il tuo.
Come già detto prima, qualcuno lo toglierei e altri li inserirei nella battuta.
Esempio rapido:
Prova a togliere "raddrizzo la schiena" "Annuisco" "Strigne le labbra", e mettere "ridacchio" appena dopo a "Nulla del genere".
Ah.. Anche il pensato: "ce l'ho in pugno" può essere evitato --> è evidente al lettore dal modo in cui lo fissa (rapito..) Ma non credo sia un errore: dipende dal modo in cui modifica la struttura e la lunghezza della frase.

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antico
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Re: Tempesta

Messaggio#25 » martedì 5 gennaio 2021, 15:14

Cavolo, avrei tanto voluto premiarlo, questo racconto, però l'impostazione alla sua base non me lo permette. Scritto in modo ordinato e chiaro, si legge bene e con piacere. Però ha due grossi punti deboli: 1) è totalmente funzionale al tema e basta, non succede nulla di importante o di connesso all'interno di un tessuto narrativo utile a un racconto e questo si evidenzia soprattutto nel 2) fatto che la chiusa avviene quando, quasi a gratis, il committente si reca a trovare Giorgione più di un anno dopo e trova il quadro pronto, paga, zero tensione narrativa. Appunto, questo pezzo è come se fosse un fan service del tema e basta.Pollice tendente verso il positivo, questo è certo, e dico anche in modo solido perché non ha sbavature. In classifica finisce dietro al pari valutato racconto di Lauro perché, in quel caso, c'è una struttura narrativa più funzionale alla forma racconto.

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