Il primo urlo - Alessandro Canella

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Il primo urlo - Alessandro Canella

Messaggio#1 » martedì 22 dicembre 2020, 0:19

Il primo urlo
Alessandro Canella

Man mano che l’elevatore calava verso il cuore dell’Arca, Sora sentiva le pareti vibrare con intensità sempre maggiore. Ogni tanto gli sembrava d’avvertire anche una sorta di muggito lamentoso nell’aria, ma gli era difficile dire se quel rumore dipendesse dal meccanismo che muoveva l’elevatore o dalla sua immaginazione.
«Sei ancora in tempo a cambiare idea.»
Sora alzò lo sguardo verso il padre.
«Nessuno te ne farà una colpa se deciderai di lasciare ad altri questo fardello.»
Non rispose. Le vibrazioni si facevano sempre più intense.
Al livello -2424 l’elevatore si fermò. Sora rivolse un ultimo sorriso al padre, le braccia distese lungo i fianchi, i pugni chiusi. Le porte si schiusero con uno sbuffo. Il ragazzo oltrepassò la soglia invisibile che lo separava dal cuore dell’Arca.
«Addio, figlio. Che la gloria del ricordo sopravviva alla carne.»
Sora sentì le porte richiudersi alle spalle.

L’Aula dell’Attesa era diversa da come se l’era immaginata: buia, con pareti di un metallo opaco che rendevano l’ambiente opprimente. Soprattutto, era più piccola, grande poco più di quella che era stata la sua casa fino a poche ore prima. Al centro, soltanto un letto.
Sora fece come gli era stato insegnato. Si coricò, chiuse gli occhi, si sforzò di prendere sonno. Sognò.

Al risveglio trovò il Messaggero a fissarlo ai piedi del letto.
«Hai sognato, ragazzo?»
Sora annuì.
«Bene. Auguriamoci che il Motore apprezzi il gusto dei tuoi sogni.»
Il Messaggero fece segno di seguirlo e insieme uscirono dall’Aula dell’Attesa. In silenzio, s’immisero in un corridoio illuminato soltanto da un leggero riverbero proveniente dal soffitto, all’apparenza realizzato con lo stesso materiale delle pareti, sebbene reso traslucido da una qualche particolare lavorazione.
Sora toccò il metallo. Il corridoio fu attraversato da un lungo muggito.
Il Messaggero si girò. «A quanto pare il Motore apprezza il tuo tocco; per quanto un dio possa provare piacere da qualcosa di tanto banale e terreno.»
Giunsero in fondo al corridoio. Ad attenderli un’altra porta, ancora più piccola della precedente.
«Cosa ti è stato insegnato, ragazzo?»
Sora avanzò di un passo. «Sono stato istruito al Verbo del Sacrificio. Mi è stato detto che per riparare il Motore l’unica via passa attraverso il martirio e che il giudizio che subirò determinerà il futuro dei nostri simili.»
«Come pensavo. Non sai nulla.»
Il Messaggero aprì la porta. Chinati in avanti, entrarono in una stanza ben più imponente della precedente, abbastanza da contenere un’intera città. Eppure, l’unica cosa racchiusa all’interno non erano palazzi e cattedrali come quelli descritti nelle unità di memoria dell’Arca.
Sospeso a mezz’aria, il Motore galleggiava mutando di continuo forma e colore. Sora cercò di concepirne la struttura, ma non era nemmeno in grado di dire se questa fosse solida, liquida o gassosa.
Il Messaggero s’inchinò. «Quando distruggemmo l’universo la prima volta, l’unico modo per salvarlo fu attraverso un patto con un dio. Ma ogni patto ha un costo. Noi siamo quel costo. I tuoi sogni nutriranno il Motore, plasmeranno un nuovo universo, una nuova società, ma solo fino a quando il nostro salvatore non si annoierà della tua creazione. Familiari e amici sopravvivranno, senza nemmeno accorgersi del mutamento avvenuto. Solo noi – e poi tu soltanto – conosceremo la verità.» Si girò verso Sora. «Ora vai, e prega che il tuo sogno sia migliore di quanto lo sia stato il mio.»
Sora si avvicinò al Motore e chiuse gli occhi.

Il risveglio fu brusco. Il Motore era sopra di lui, a meno di due metri dal pavimento. La massa, attraversata ora solo da leggere increspature, si era compattata, anche se, viste le dimensioni e la distanza ravvicinata, non era in grado di dire quale forma avesse assunto.
Le rughe sulla superficie si appianarono e Sora poté finalmente osservare la sua immagine riflessa sul Motore. Nel vederla, portò una mano davanti agli occhi, ma i noduli e le cisti che ne ricoprivano la pelle gl’impedivano di muovere liberamente gli arti. Le tre coppie di zampe rachitiche affondarono sul terreno, ricoperto da una bava calda e appiccicosa che fuoriusciva dal busto chitinoso. Sora tentò di gridare. Dalle sue molte bocche soltanto un interminabile muggito.
Ultima modifica di Alessandro -JohnDoe- Canella il martedì 22 dicembre 2020, 0:53, modificato 6 volte in totale.


lupus in fabula

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Re: Il primo urlo - Alessandro Canella

Messaggio#2 » martedì 22 dicembre 2020, 0:25

Ciao Alessandro e benvenuto nell'Arena! Sbaglio o tu partecipavi già ai primissimi MC con il nick OKAMIS? Caratteri e tempo ok, buona Davide Del Popolo Riolo Edition!

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: Il primo urlo - Alessandro Canella

Messaggio#3 » martedì 22 dicembre 2020, 0:27

Sì, sono proprio io. Ne è passato di tempo da allora :)
Ne approfitto per informare che sto sfruttando gli ultimi minuti per limare il testo, ma dubito di aumentare i caratteri usati, semmai il contrario.
lupus in fabula

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Re: Il primo urlo - Alessandro Canella

Messaggio#4 » martedì 22 dicembre 2020, 0:30

Hai tempo fino all'una per le modifiche, ovviamente cambierà l'orario di consegna. Occhio a non modificare oltre quell'ora perché incorreresti nel malus tempo.

E bentornato! C'ero anch'io a quei tempi! Scrivevo con il nick Peter7413 :)

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Re: Il primo urlo - Alessandro Canella

Messaggio#5 » giovedì 24 dicembre 2020, 18:55

IL PRIMO URLO di Alessandro Canella Tema Centrato in una pura storia di SF. Lo stile visionario rimanda molto a Sturgeon e a Frank Belknap Long. Punti di Forza: l’idea di un’Arca che porta in salvo l’umanità da un cataclisma (così ho letto l’addio iniziale del padre al figlio) in versione tecnologica. La descrizione della stanza del protagonista, Sora, in un’atmosfera molto stile 2001 Odissea nello spazio e la sala con l’unico Motore che guida la nave e si alimenta dei sogni di un Prescelto. Molto bel delineata la figura del Messaggero, il quale fa anche dal filtro nel passare le informazioni al Lettore. Il Motore è divinizzato e il Prescelto è una vittima sacrificale (deve vivere lì da eremita, dormire e trasmettergli sogni-cibo, idea geniale). Il finale è amaro: Sora si risveglia trasformato in mostro, evidentemente non ha recepito nel modo giusto la sua funzione, malgrado le parole recitate al Messaggero.
Punti deboli: nessuno.

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Pretorian
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Re: Il primo urlo - Alessandro Canella

Messaggio#6 » giovedì 24 dicembre 2020, 19:05

Ciao, Alessandro e piacere di leggerti.
Il racconto ha nella sua ambientazione il suo punto di forza, ma anche la sua debolezza maggiore. Ho apprezzato l'idea dell'offerta del sogno e la forma "non ecuclidea" del motore, ma il problema è che sono gli unici agganci concreti. Si intuisce un setting vasto, ma i cenni che ne fai sono troppo circostanziati e troppo vaghi perché si possa effettivamente capire chi siano i personaggi e perché stanno facendo quello che stanno facendo. Perché il protagonista deve sacrificarsi? Cos'è l'Arca? Cos'è il motore? Chi è il protagonista? Che fine fa il messaggero? Sono solo alcuni dei dubbi che emergono dalla lettura e a cui non dai risposta. Questa scarsa comprensibilità, poi, ha due conseguenze opposte, ma altrettanto deleterie: abbiamo il blocco di infodump nella spiegazione del Messaggero, che fornisce informazioni solo in parte giustificate e che, perdipiù, gettano comunque troppa poca luce sul senso della vicenda e abbiamo il finale, visivamente interessante, ma praticamente incomprensibile.
Fa attenzione, Alessandro: non tutto quello che è chiaro nella testa dello scrittore, è automaticamente chiaro per il lettore!!

Alla prossima!!

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Stefano.Moretto
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Re: Il primo urlo - Alessandro Canella

Messaggio#7 » giovedì 24 dicembre 2020, 19:53

Ciao Alessandro
il tuo racconto mi dà l'impressione di essere il capitolo 2 o 3 di qualcosa di più grande. Dico così perché ci sono alcuni elementi che vengono dati per scontati nella narrazione e nei dialoghi e in qualche modo indirettamente vengono passati al lettore, mentre altri vengono sì dati per scontati ma in modo più indiretto, lasciando al lettore il dubbio di come sia fatto effettivamente il mondo della storia. Insomma, dà l'impressione che prima ci fosse un capitolo incipit che spieghi un po' di roba e che questo sarebbe dovuto arrivare dopo all'incipit di presentazione; e che dopo ci sia qualcos'altro che spiegherà come continua la storia e perché sono avvenuti questi eventi.
Insomma c'è un serio problema di worldbuilding che non può essere risolto facilmente. Il che mi dispiace visto che l'ambientazione mi ispirava parecchio a una prima occhiata, forse in un contesto diverso come "sfida a" poteva venire fuori qualcosa di molto bello.
Riguardo lo stile di scrittura invece è molto scorrevole, mi piace il tuo stile, peccato per la storia che non è riuscita a valorizzare il tuo stile.
Il mio consiglio è di limare un po' alcune descrizioni che sono venute forse un po' troppo lunghe. Normalmente sarebbero perfette dato lo stato emotivo del personaggio e il fatto che viene guidato attraverso un luogo nuovo, tuttavia in questo particolare contest dove ogni singolo carattere è prezioso avresti potuto limare alcune parti per avere più spazio per la trama che ne avrebbe avuto decisamente bisogno. Ti faccio un esempio: in rosso le parti che avrei eliminato, arancione le parti un po' borderline e giallo le parti che potevi eliminare se proprio volevi risparmiare fino all'osso.
In silenzio, s’immisero in un corridoio illuminato soltanto da un leggero riverbero proveniente dal soffitto, all’apparenza realizzato con lo stesso materiale delle pareti, sebbene reso traslucido da una qualche particolare lavorazione.

Con questi accorgimenti magari avresti potuto avere più spazio per la trama.
Spero di esserti stato utile

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: Il primo urlo - Alessandro Canella

Messaggio#8 » venerdì 25 dicembre 2020, 2:04

Innanzitutto grazie a tutti dei commenti. Considerando che la critica principale riguarda (giustamente) la mia gestione del worldbuilding, mi permetto di dare una risposta comune.

Rileggendo il racconto a mente fredda, già il giorno dopo mi sono accorto pure io di aver gestito in maniera non proprio ottimale le informazioni fornite al lettore. Come scritto da Stefano, avrei potuto risparmiare caratteri in alcuni passaggi per poterli dedicare invece a una maggiore completezza nella descrizione del contesto.
Soprattutto riguardo il finale, credo di aver fatto un errore grossolano nella scelta di una parola dell'ultima frase. Quando parlo delle bocche di Sora uso la parola "molte". Errore gravissimo. Avrei dovuto usare "nuove". Il Sora descritto nel finale non è infatti, dal mero punto di vista biologico, lo stesso della prima parte della storia. Solo i suoi ricordi sono rimasti intoccati dalla nuova genesi operata dal dio-motore. Senza contare che l'uso del plurale presupponeva già la presenza di più bocche, quindi il termine "molte" è doppiamente inutile.

Riguardo invece il fatto che il mondo sia per certi versi abbozzato, questo è in parte voluto. Non era infatti mia intenzione dar vita a un mondo dettagliato, quanto a un microuniverso narrativo di tipo evocativo (anche perché non considero il mio brano appartenente alla SF, quanto più all'horror cosmico). Ecco perché ho usato termini come "arca". Che poi tale arca sia un'astronave, un pianeta al centro della galassia o il corpo del dio stesso, è davvero importante ai fini del messaggio? A mio avviso no.
Da questo punto di vista, paradossalmente, mi pento anzi di aver inserito troppe informazioni nel dialogo del Messaggero. Col senno di poi avrei potuto fornire le medesime informazioni in ben altra maniera (ho un paio d'idee al riguardo, ma per il momento me le tengo per me, casomai decidessi di spostare questo racconto nel laboratorio).

Detto questo, prendo appunti in merito agli errori segnalati e vi ringrazio ancora per i vostri commenti dettagliati.
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Jacopo Berti
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Re: Il primo urlo - Alessandro Canella

Messaggio#9 » domenica 27 dicembre 2020, 0:53

Parafrasando Harlan Ellison “Ho troppe bocche e devo urlare”. Una rilettura kafkiana, però, con tanto di risveglio in forma di scarafaggione bavoso.
Anche qui devo contraddire chi mi ha preceduto nel commentare: quello che si deve capire si capisce, senza bisogno del tuo intervento esplicativo. Questo mondo va benissimo così com’è. La storia inizia in medias res e ha un finale aperto, come nella miglior tradizione horror-fantascientifico, dove alla fine si arriva al peggio perché all’inizio non si sapeva niente. Non serve ipotizzare episodi 1 e 3, è tutto qui, sono già contenuti nel non-detto.
La ristrutturazione della realtà in cui nessuno, tranne il principale artefice, sa quel che è accaduto, è tipica di una certa fantascienza. Di solito il topos ha a che fare con i mondi paralleli o con una modifica del passato (A sound of thunder…). Qui è di tipo metafisico, la realtà come sogno di qualcuno, anche questo non nuovo, ma mi piace: cambia il sognatore e il motore – entità cosmogonica che fa da catalizzatore – fa cambiare la realtà. La scelta “motore” è azzeccata, ricorda “motore immobile”.
L’aderenza col tema è buona: il cambiamento c’è tutto, la sua caratteristica di essere “unica verità”, abbastanza.
Come elemento negativo, ti segnalo un tratto dello stile che non mi convince: la tendenza a trattare la descrizione come un ragionamento. C’è una serie di connettivi logici, e di conseguenza un’ipotassi, laddove una paratassi sarebbe più agile, meno verbosa. Alcuni esempi: “sebbene reso traslucido da una qualche particolare lavorazione”; “viste le dimensioni e la distanza ravvicinata”. Meglio sarebbe sfoltire un po’, a questo punto, per dedicare lo spazio a qualcosa di meno geometrico e più emotivamente caratterizzato.
«Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l'arte di inventare» (Novalis, Frammenti)

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: Il primo urlo - Alessandro Canella

Messaggio#10 » lunedì 28 dicembre 2020, 0:44

Ciao Jacopo.
Innanzitutto grazie per il dettagliato commento.
Riguardo quanto hai scritto, hai centrato appieno il problema di fondo del mio racconto. Ecco, tu parafrasi Ellis, io faccio lo stesso con Voltaire: non avendo tempo per scrivere in paratassi, ho scritto in ipotassi. Che, attenzione, non vuole essere una scusante, ma un'ammissione di colpa. Da quando un annetto fa ho ricominciato a scrivere (e studiare) con assiduità, ho cominciato a sforzarmi di asciugare il più possibile il mio vecchio stile. Purtroppo la cosa non mi riesce ancora con la naturalezza che vorrei, e in questo caso ho cannato alla grande. In particolare, la descrizione del metallo ritengo sia la parte meno riuscita. Avrei dovuto strutturarla mostrando le sensazioni di Sora, non attraverso una palese intromissione del narratore. Mea culpa. A distanza di anni dal mio ultimo Minuti Contati, mi sono ritrovato a faticare più del previsto. Ora devo solo raccogliere gli spunti ricevuti e sfruttarli alla prossima occasione.
Grazie ancora e a presto.

PS: 10 punti a Grifondoro per aver colto sia la citazione di Ellison (ma quella era semplice) sia il riferimento ad Aristotele. :)
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Filippo Santaniello
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Re: Il primo urlo - Alessandro Canella

Messaggio#11 » lunedì 28 dicembre 2020, 12:13

Ciao Alessandro,
è stato un piacere leggere il tuo racconto di cui ho apprezzato l'impostazione fantascientifica e lo stile netto e visionario anche se, come nel caso dei due racconti letti precedentemente, ho notato che molte cose chiare nella tua testa non emergono a sufficienza per concretizzarsi anche nella mente del lettore, il quale arriva al termine della lettura non solo spaesato ma anche mentalmente spossato per aver cercato di decifrare il senso del testo. Per me pollice su per lo stile ma inclinato verso il basso per scelta di trama ed esposizione. Alla prossima, ciao!

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Luca Nesler
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Re: Il primo urlo - Alessandro Canella

Messaggio#12 » lunedì 28 dicembre 2020, 17:53

Ciao Alessandro, mi eri sfuggito! Credevo d'aver finito ed ecco che ti avevo saltato.
Racconto con un finale interessante e ben seminato, anche se non del tutto chiaro. Nel senso che non ho capito perché Sora divenga un ragnone, ma è comunque d'impatto. Cioè, fa parte di un rituale, questo sì, ma perché un ragno? Quale sarà ora il suo destino/compito?
Il testo si legge bene e lo stile è abbastanza buono. Ci sono ancora un po' di percettivi e un po' di descrizioni che s'avvicinano più al tell che allo show. L'ambiente fantastico è complicato da rendere.
Sulla trama credo di aver capito a sufficienza, ma ci sono delle cose date per fede: cosa sia il motore davvero; in che tipo di mondo/società viene narrata la vicenda? Che cosa c'è fuori da quest'ambientazione? Ecc. Insomma, sarebbe stato meglio cogliere qualche elemento che desse personalità al contesto per migliorare l'assorbimento emotivo del pezzo, ma mi rendo conto che non sia facile col limite di 4k (che è comunque una cosa da considerare, più che una scusa).

Ti segnalo qualche brano come spunto di revisione.

"Man mano che l’elevatore calava verso il cuore dell’Arca, Sora sentiva le pareti vibrare con intensità sempre maggiore."
Sarebbe stato più funzionale partire in un momento che non ti costringesse ad utilizzare un "man mano" e formulare una proposizione così complessa. Inoltre sarebbe stato meglio mettere sora sull'elevatore (che potrebbe vibrare lui, invece delle pareti dell'Arca) e far percepire al lettore le sue emozioni, così avresti creato subito empatia e più curiosità per il proseguo, oltre che a chiarire subito al lettore di essere immerso nel PDV di sora in profondità.
Inoltre quel "sempre maggiore" è troppo vago, non rimane, non rimanda davvero all'escalation che semanticamente suggerisce e, se ci pensi, è superfluo.

"Ogni tanto gli sembrava d’avvertire anche una sorta di muggito lamentoso nell’aria, ma gli era difficile dire se quel rumore dipendesse dal meccanismo che muoveva l’elevatore o dalla sua immaginazione."
Questa frase, messa così, è tell. "Ogni tanto" è esterno al PDV, una considerazione raccontata e non percepita nello stesso istante in cui la percepisce il PDV. "Gli sembrava di avvertire" è una costruzione infelice, nel senso che più che "sembrare", avvertiva un muggito (anche "una sorta di" non è ottimale). L'insicurezza nei termini non è amica di un'agile lettura.
Devo dire che nemmeno l'aggettivo lamentoso è utile, perché il sostantivo "muggito" rimanda già a un suono molto preciso che indica esattamente quello che intendi. Lamentoso non aggiunge nulla, non aiuta a chiarire lo stimolo e, pertanto, lo eliminerei.
Tutto il resto è solo tell per il lettore.

Mi fermo, spero di averti dato spunti utili.
Alla prossima!

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Re: Il primo urlo - Alessandro Canella

Messaggio#13 » lunedì 28 dicembre 2020, 22:30

Filippo Santaniello ha scritto:Ciao Alessandro,
è stato un piacere leggere il tuo racconto di cui ho apprezzato l'impostazione fantascientifica e lo stile netto e visionario anche se, come nel caso dei due racconti letti precedentemente, ho notato che molte cose chiare nella tua testa non emergono a sufficienza per concretizzarsi anche nella mente del lettore, il quale arriva al termine della lettura non solo spaesato ma anche mentalmente spossato per aver cercato di decifrare il senso del testo. Per me pollice su per lo stile ma inclinato verso il basso per scelta di trama ed esposizione. Alla prossima, ciao!


Ciao Filippo.
Innanzitutto grazie del commento.
Mi spiace essere risultato più criptico del previsto. In parte l'effetto era voluto – anche perché il fanta-horror ben si presta al non-detto – ma temo ti aver un po' esagerato in tal senso, dedicando troppo spazio alla costruzione di certi passaggi descrittivi (vedi quando già scritto in risposta a Jacopo) anziché al contenuto che volevo esprimere. Visto lo spazio ristretto tipico di MC, la prossima volta mi sforzerò d'impegnarmi anche in tale direzione.
Grazie ancora e a presto.
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Alessio
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Re: Il primo urlo - Alessandro Canella

Messaggio#14 » lunedì 28 dicembre 2020, 22:34

Ciao Alessandro,
l’ambientazione del tuo racconto è interessante e la storia interpreta il tema in maniera adeguata, su scala universale, però ci sono diverse cose che non mi hanno convinto.
Prima di tutto, ho trovato i dialoghi molto teatrali e mi rendono la scena in qualche modo finta. Mi ricordavano molto qualche episodio di Star Trek (TOS o TNG) in cui i protagonisti incontrano qualche entità superiore.
Faccio fatica a capire la relazione fra il Motore, Sora e il Messaggero, e di conseguenza il finale. Quando Sora tocca la parete metallica, sembra che sia il Motore a muggire, ma nel finale muggisce Sora stesso, quindi Sora diventa il Motore? Però Sora vede il Motore sopra di sé e si trova ancorato al terreno, quindi Sora non è diventato il Motore. Il Messaggero lascia intendere di essere il predecessore di Sora, e allora come fa ad essere libero di andare in giro? Ci sarà un motivo, immagino, però mi sembra che ci siano troppe cose non dette.
Il finale non l’ho capito bene. Non ho capito se Sora è sempre stato una specie di grosso insetto o se lo è diventato e perché.
Nel complesso, un racconto con un bel potenziale che però viene un po’ tarpato da una certa confusone nei ruoli dei personaggi e da troppo non detto che secondo me rende difficoltosa la comprensione.
Alla prossima.

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: Il primo urlo - Alessandro Canella

Messaggio#15 » lunedì 28 dicembre 2020, 23:03

Ciao Luca.
Devo essere onesto: sapendo che (anche tu) sei un "seguace" di Livio e Marco e avendo letto qualche tuo brano nelle ultime settimane, il tuo era uno dei commenti che aspettavo maggiormente (non me ne vogliano gli altri). Così quando oggi, in pausa pranzo, ho notato che avevi saltato il mio brano, ho pensato "oh cavolo, cazziatone in arrivo". XD

Racconto con un finale interessante e ben seminato, anche se non del tutto chiaro. Nel senso che non ho capito perché Sora divenga un ragnone, ma è comunque d'impatto. Cioè, fa parte di un rituale, questo sì, ma perché un ragno? Quale sarà ora il suo destino/compito?


Sulla trama credo di aver capito a sufficienza, ma ci sono delle cose date per fede: cosa sia il motore davvero; in che tipo di mondo/società viene narrata la vicenda? Che cosa c'è fuori da quest'ambientazione? Ecc. Insomma, sarebbe stato meglio cogliere qualche elemento che desse personalità al contesto per migliorare l'assorbimento emotivo del pezzo, ma mi rendo conto che non sia facile col limite di 4k (che è comunque una cosa da considerare, più che una scusa).


Spiegare un racconto è un po' come spiegare una barzelletta, me ne rendo conto, ma visto che più d'uno ha espresso perplessità sul senso del racconto, mi permetto di decifrarne il finale. La trasformazione di Sora non è effetto di un rituale in senso stretto, ma di una nuova genesi operata dal Motore (cosa sia davvero il Motore, se davvero un dio o il frutto di una tecnologia avanzatissima, non ha grande importanza ai fini della storia). In pratica, la razza a cui appartiene Sora tempo fa ha fatto un casino (ha distrutto l'universo, secondo le parole del Messaggero). Per sopravvivere, ha stretto un patto col Motore, il quale è in grado di riavviare l'universo, ma solo per un tempo limitato (fino a quando non si annoia del nuovo universo da lui creato). Per farlo deve però nutrirsi dei sogni di quella che potremmo chiamare vittima sacrificale (vedi l'accenno al Verbo del Sacrificio). Nel nuovo universo tutti gli esseri viventi in quello vecchio continueranno le loro esistenze, senza nemmeno accorgersi della mutazione, pensando anzi di aver sempre avuto quell'aspetto, aspetto condizionato dal sogno avuto da Sora, che a quanto pare, invece di sognare gattini coccolosi, ha avuto la sfiga di avere un incubo a base di scarafaggi. Solo il neo Messaggero saprà quello che era il loro (parziale) passato. Parziale perché in base a quanto detto dal vecchio Messaggero ("prega che il tuo sogno sia migliore di quanto lo sia stato il mio") prima di essere degli umanoidi (così è lecito pensare leggendo il racconto), questa razza era di sicuro qualcosa di diverso ancora. Se quindi le ultime righe sono una facile citazione di Ellis, la rivelazione finale è influenzato da "Sentinella" di Frederic Brown.
Detto questo, come già scritto a Filippo, la prossima volta mi sforzerò di definire meglio il mio universo narrativo, magari scrivendo qualcosa di meno "ampio" dal punto di vista del background.

"Man mano che l’elevatore calava verso il cuore dell’Arca, Sora sentiva le pareti vibrare con intensità sempre maggiore."
Sarebbe stato più funzionale partire in un momento che non ti costringesse ad utilizzare un "man mano" e formulare una proposizione così complessa. Inoltre sarebbe stato meglio mettere sora sull'elevatore (che potrebbe vibrare lui, invece delle pareti dell'Arca) e far percepire al lettore le sue emozioni, così avresti creato subito empatia e più curiosità per il proseguo, oltre che a chiarire subito al lettore di essere immerso nel PDV di sora in profondità.
Inoltre quel "sempre maggiore" è troppo vago, non rimane, non rimanda davvero all'escalation che semanticamente suggerisce e, se ci pensi, è superfluo.


Nulla da ribattere qui. Hai perfettamente ragione e non sai quanto ha dato fastidio anche a me quel "man mano" a inizio racconto già alla prima rilettura a tempo scaduto. In tutta onestà, non ritengo questo uno dei miei brani meglio riusciti dal punto di vista stilistico.

"Ogni tanto gli sembrava d’avvertire anche una sorta di muggito lamentoso nell’aria, ma gli era difficile dire se quel rumore dipendesse dal meccanismo che muoveva l’elevatore o dalla sua immaginazione."
Questa frase, messa così, è tell. "Ogni tanto" è esterno al PDV, una considerazione raccontata e non percepita nello stesso istante in cui la percepisce il PDV. "Gli sembrava di avvertire" è una costruzione infelice, nel senso che più che "sembrare", avvertiva un muggito (anche "una sorta di" non è ottimale). L'insicurezza nei termini non è amica di un'agile lettura.
Devo dire che nemmeno l'aggettivo lamentoso è utile, perché il sostantivo "muggito" rimanda già a un suono molto preciso che indica esattamente quello che intendi. Lamentoso non aggiunge nulla, non aiuta a chiarire lo stimolo e, pertanto, lo eliminerei.
Tutto il resto è solo tell per il lettore.


Anche qui ti do ragione. Ammetto tuttavia che sul "lamentoso" non ci avevo pensato. Prendo nota.
Grazie mille della precisione nel commento e degli esempi forniti.
Ultima modifica di Alessandro -JohnDoe- Canella il sabato 2 gennaio 2021, 1:12, modificato 2 volte in totale.
lupus in fabula

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Re: Il primo urlo - Alessandro Canella

Messaggio#16 » lunedì 28 dicembre 2020, 23:12

Ciao Alessio.
Grazie anche a te del commento.
Riguardo il finale, ti rimando a quanto scritto a Luca (non per pigrizia, ma semplicemente perché ho letto il tuo commento solo dopo aver risposta a Luca).
Aggiungo solo un dettaglio sul muggito: visto che i sogni sono spesso influenzati da eventi recenti, ho supposto che il muggito sentito da Sora ne avesse influenzato il sogno e di conseguenza la successiva mutazione. A mente fredda mi rendo conto che tale dettaglio non risulta proprio immediato. Avrei dovuto magari inserire qualche riferimento agli insetti, così da rendere più esplicita la correlazione incubo-mutazione. Quindi no, Sora non diventa il Motore, ma soltanto il suo nuovo nutriente (carburante?), così come lo è stato il precedente Messaggero.
A presto.
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Re: Il primo urlo - Alessandro Canella

Messaggio#17 » venerdì 1 gennaio 2021, 23:27

Ciao Alessandro, lietissimo di leggerti.
Il tuo racconto è forse il più interessante del girone, in termini di ambientazione e di stile, ma soprattutto per le varie sfaccettature che suscitano riflessioni profonde nel lettore. Prima di leggere la tua spiegazione esaustiva, avevo diversi dubbi sul perché e sul come, questo ha generato in me curiosità ma anche delusione, perché il testo mi aveva preso a tal punto da rimanerci male da non poterne sapere di più; ma andava bene lo stesso, per chi è abituato a leggere certe tipologie di storie sa che è proprio il mistero il punto forte di certi stili. Aver letto anche la tua spiegazione mi ha portato però ad appagare quella voglia di conoscenza, e ne sono rimasto assai soddisfatto. Hai creato una discreta base su cui sviluppare un racconto ben più lungo di questo, che potresti sfruttare con un po' di sana voglia e fantasia nel colmare i vari plot che si andrebbero a creare.
Il racconto di per sé però pecca del fatto che, almeno in parte o se non si è abituati a certi stili, necessiti di una spiegazione. Questo va un po a sfavore, ma rimane il più brillante in termini non di esecuzione ma di ispirazione, complimenti. Tema ovviamente centrato. Alla prossima!

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Re: Il primo urlo - Alessandro Canella

Messaggio#18 » sabato 2 gennaio 2021, 19:45

Anche qui, devo ammettere che Jacopo Berti ci ha preso in pieno nella lettura e nella comprensione, ma, di nuovo, questo non è sufficiente perché un racconto così breve deve trovare il modo di arrivare a più lettori possibile e qualcosa qui non funziona. La discesa e il breve scambio di battute con il padre mi sembra inutile, risparmiavi spazio a farlo entrare immediatamente nel primo antro (a proposito, il chiamarlo ARCA lascia un po' in tempo che trova e alla fine del racconto, con un nuovo sogno, avresti dovuto mostrare che aveva assunto un nuovo nome). Bene lo scambio di battute con il messaggero, male la chiusa appena risvegliato, credo servirebbe un secondo scambio di battute tra lui e il nuovo arrivato e questo sarebbe determinante per la comprensione. Allo stato attuale, direi un pollice su per l'idea e un ni per la resa, mi posiziono su un tendente verso l'alto in modo al pelo. Assolutamente da sistemare perché qui c'è un raccontone "che non ha bocca e vorrebbe (tanto) urlare".

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Re: Il primo urlo - Alessandro Canella

Messaggio#19 » lunedì 4 gennaio 2021, 0:47

Ciao Pouch, ciao Antico.
Grazie a entrambi dei preziosi consigli. In generale concordo sul fatto che lascio spazio a troppi vuoti da riempire da parte del lettore. Se alcuni sono voluti (e per certi versi necessari visto il genere in cui mi sono voluto addentrare) altri sono decisamente figli di una errata gestione dei tempi narrativi.
In particolare, l'idea di eliminare la figura del padre è ottima, anche se manterrei la discesa verso il motore, sia per una questione metaforica, sia per introdurre il muggito. Di certo, visto anche quanto scritto da Luca, la scena va ampiamente rivista e corretta. Potrei anche eliminare il riferimento al nome "arca", anche se su questo punto sono più dubbioso, trattandosi di un termine inserito allo scopo di rimandare all'arca di Noé. Insomma, ci devo pensare.
Anche sulla scena finale, ti dò ragione, Antico. La chiusa è troppo rapida e criptica. Di sicuro non avrei dovuto far scomparire il Messaggero, ma purtroppo lo spazio rimastomi era troppo poco, così come il tempo a disposizione per rivedere il racconto dalle fondamenta. Avendo però intenzione di rivedere il brano (mantenendo però il limite di caratteri a disposizione), stavo pensando di far ricomparire il Messaggero pure lui sotto forma di insettoide (ovviamente), facendo comprendere a Sora solo in un secondo momento di essere diventato pure lui un "mostro".

Ancora grazie per i commenti. Mi saranno tutti utilissimi in previsione del prossimo Minuti Contati.
lupus in fabula

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