Un ritorno

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Giacomo Puca
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Un ritorno

Messaggio#1 » martedì 22 dicembre 2020, 0:55

Un ritorno

Dov’era la tabella con gli orari del treno c’è un pannello a led arancioni. Il treno riparte stridendo.
Alcuni led bruciati mutilano un “otto” in “zero”.
Vent’anni fa questa banchina brulicava di gente e brecciolina, adesso uno strato nerissimo di asfalto s’è mangiato breccia e gente. Almeno le ruote del trolley vanno lisce.
Nel parcheggio c’è l’auto che ho prenotato. Un ragazzo con la pelle olivastra poggiato alla portiera. Mi fa un cenno.
Mi siedo dietro, odore di autolavaggio. Come diavolo ci vive di taxi, in un paese di trecento abitanti?
Il ragazzo carica il trolley nel bagagliaio e sale. Dà una carezza al santino di Padre Pio incastonato sul bocchettone dell’aria e accende la radio su una stazione di tecno. «Le dà fastidio?»
«Lasci pure.»
Fa manovra ed esce dal parcheggio.
«Dove la porto di preciso?»
«Pensione Niro.»
«Bene» Ci fermiamo a uno stop, si gira verso me, tra i sedili. «Dalla signora.» dice ammiccante.
«È ancora viva?»
«E gode di ottima salute. Mi creda, ah ah!»
Sfiliamo lungo la statale. Pini giovani punteggiano i versanti un tempo tappezzati di vigne.
Prendiamo lo svincolo per il paese. Curve a gomito e tornanti, e a ogni curva un mazzo di fiori, un lumino, una targa.
Il ragazzo ne indica una, «eh, ormai qua è sport nazionale,» mima di bere da una bottiglia.
«Pensare che qui ci ho visto Pantani al Giro.»
Quello fa spallucce e cambia canzone.
Arrivati in piazzetta si ferma. Scendiamo.
Mi prende i bagagli e gli allungo una venti. Riparte sgommando, con la musica forte da coprire il motore. Un promettente candidato per i tornanti.
La pensione Niro è ridipinta di rosa acceso, fronteggia spudorata i blocchi grigi della chiesa di Santa Chiara.
Il trolley mitraglia sul selciato, il suono sparisce quando supero lo scalino della pensione e attraverso la tendina di plastica frusciante.
Nella reception hanno infilato un bancone con una spina e due sgabelli. Vicino alla macchina del caffè penzolano le chiavi delle camere.
Dietro il bancone ondeggia una schiena china.
«Buongiorno.»
La donna che si tira su sorride, sollevando un viso appesantito ma grazioso. Il reggiseno rosso si intravede sotto una camicetta verde acqua che era della taglia giusta una taglia fa.
«Salve,» mi fa un ciao con la mano. «Il nome?»
La voce mi calcia il cervello, spedendomi dritto fino alle superiori. Al periodo di una cotta fuori di testa per Giorgia Forti, sogno proibito per la mia e per chissà quante altre generazioni del paese.
«Giorgia?»
Lei stringe gli occhi, «Nicola?»
«Non mi dire… la signora Niro?»
Giorgia si irrigidisce. «La mamma di Gianni è morta sei anni fa.»
Gianni Niro, detto “il prete” per via delle ossessioni cattoliche imposte dalla signora Niro, si era sposato con Giorgia Forti e l’aveva resa la nuova signora Niro.
Era un po’ come se Don Camillo sposasse Britney Spears.
«E Gianni come sta?»
«Perché non lo chiedi alla troia minorenne che se l’è portato a Tirana?»
«Oh.» Mi passo la mano sulla pelata.
Ci fissiamo.
Giorgia tira fuori da sotto il banco una pezza e inizia a strofinare il bancone in cerchi sovrapposti. «Se ci penso... sai che mi ricordo poche cose di te?»
«Meglio così.»
«E tu di me quanto ricordi?» Smette di pulire e ci fissiamo di nuovo.
Sorridiamo. Entrambi sappiamo bene quanto io mi “ricordi” di lei.
Giorgia torna a fare i cerchi, e stavolta a ogni cerchio si avvicina un po’.
«Senti un po’,» Giorgia fa un altro cerchio, arrivando a stendersi sul banco, schiacciando i seni in una scollatura letale. «Se resti qualche giorno magari…» alza solo la testa e batte le ciglia.
La sensazione è quella di una fetta di torta al cioccolato, con la glassa lucida. La fetta di torta che hai visto cadere su un tappeto e che il cameriere ha coperto con altra glassa per nascondere il danno. La fetta di torta lasciata sul bancone per vent’anni.
Mi sfioro la fede. «Vorresti prendere un caffè?».
Giorgia si rialza appena, puntando un gomito e poggiando la testa sulla mano. Annuisce.
Stringo la maniglia del trolley e tiro su. «Mai sopportato il caffè.»
Giorgia salta in piedi, con la camicia strisciata dei liquidi del bancone e il rosso del reggiseno ben visibile.
Indico le chiavi appese.
Pietrificata, Giorgia mi passa una chiave, la testa bassa.
L’afferro e me ne vado in camera.

– Giacomo Puca –


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Re: Un ritorno

Messaggio#2 » martedì 22 dicembre 2020, 0:56

Ciao Giacomo! Tutto ok con caratteri e tempo, buona Davide Del Popolo Riolo Edition!

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Gabriele Dolzadelli
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Re: Un ritorno

Messaggio#3 » giovedì 24 dicembre 2020, 17:27

Ciao Giacomo. Piacere di leggerti.
Il tuo racconto è ben scritto, visivamente appagante. Quindi, dal punto di vista dello stile non ho niente da dire.
Per quanto riguarda la storia, invece, secondo me è troppo spostato il baricentro. Mi spiego meglio. Il fulcro della tua storia è l'incontro tra il protagonista e la nostra Giorgia, dove vuoi mettere in evidenza sia i cambiamenti della donna che dell'attitudine dell'uomo nei suoi confronti.
Per metà del racconto, però, ti perdi nel viaggio del protagonista verso l'hotel. Certo, grazie a questo viaggio ne approfitti per darci alcuni dettagli al fine di mostrare al lettore che il protagonista lì c'è già stato, se non cresciuto (come il riferimento a Pantani o alla signora). Dedichi, però, troppo spazio a questo e così ne dedichi poco a quello che in realtà interessa.
Quelle informazioni potevi darle in altri modi, anche partendo con il protagonista di fronte alla facciata dell'hotel con la valigia in mano. Così avresti sondato meglio il rapporto tra i due personaggi e il cerchio narrativo si sarebbe aperto e chiuso. Con il baricentro spostato, invece, questo non avviene e si ha come la sensazione che il racconto non sia un racconto ma un estratto di un romanzo, dove Giorgia è solo uno dei tanti personaggi che il protagonista incontra. Difatti, il finale risulta quasi monco e privo di mordente, come se mancasse qualcosa.
Secondo me, apportando le modifiche di cui ti ho parlato, il testo ne gioverebbe parecchio. A rileggerci!

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MatteoMantoani
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Re: Un ritorno

Messaggio#4 » giovedì 24 dicembre 2020, 18:10

Ciao Giacomo.
So che è controproducente, visto che siamo nello stesso girone, ma te lo dico lo stesso. Quella similitudine della torta di cioccolato rattoppata mi è entrata in testa come i maledetti tormentoni dell'estate. Adesso ogni volta che mi capita di vedere una donna di mezza età atteggiarsi come una ventenne non faccio che pensarci. Maledetto!
Un ottimo pezzo, l'ho scolato tutto d'un fiato. Stai facendo enormi passi avanti.
Buona gara!

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Giacomo Puca
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Re: Un ritorno

Messaggio#5 » giovedì 24 dicembre 2020, 22:37

Gabriele Dolzadelli ha scritto:Ciao Giacomo. Piacere di leggerti.

Ciao Gabriele, grazie per il commento.
Provo a spiegare quali fossero le mie intenzioni. Per come l'ho pensata, l'intera storia mostra il cambiamento che pervade ogni cosa. Sono cambiati gli ambienti (stazione, vigne e pini, albergo), la società (tutti che bevono e si ammazzano), le relazioni e i caratteri (il "prete" è diventato uno sciupafemmine, il protagonista non è più un adolescente innamorato ma un uomo e ha superato una certa ingenuità, la bomba sexy è diventata una patetica gatta morta di provincia...)
Di fatto il rapporto Giorgia-Nicola non è il fulcro, ma solo una sfaccettatura del tema.
So bene di aver rischiato parecchio in questa storia, proprio perché ho provato a scrivere qualcosa meno "di genere" e movimentato ma più intimo e sottile.
Fammi sapere se questa chiave di lettura ti convince o se secondo te le mie intenzioni non arrivano.
Grazie ancora, e alla prossima!
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Giacomo Puca
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Re: Un ritorno

Messaggio#6 » giovedì 24 dicembre 2020, 22:47

MentisKarakorum ha scritto:Ciao Giacomo.
So che è controproducente, visto che siamo nello stesso girone, ma te lo dico lo stesso. Quella similitudine della torta di cioccolato rattoppata mi è entrata in testa come i maledetti tormentoni dell'estate. Adesso ogni volta che mi capita di vedere una donna di mezza età atteggiarsi come una ventenne non faccio che pensarci. Maledetto!
Un ottimo pezzo, l'ho scolato tutto d'un fiato. Stai facendo enormi passi avanti.
Buona gara!


Ma grazie mille per i complimenti! Sono contento che la similitudine ti abbia colpito, è il genere di artificio che se lo si azzecca fa un'ottima impressione ma è facilissimo cannarlo.
Felice che il pezzo ti sia piaciuto, verrò senz'altro a dare un'occhiata al tuo.
Buona gara!
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Gabriele Dolzadelli
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Re: Un ritorno

Messaggio#7 » venerdì 25 dicembre 2020, 21:26

Giacomo Puca ha scritto:
Gabriele Dolzadelli ha scritto:Ciao Giacomo. Piacere di leggerti.

Ciao Gabriele, grazie per il commento.
Provo a spiegare quali fossero le mie intenzioni. Per come l'ho pensata, l'intera storia mostra il cambiamento che pervade ogni cosa. Sono cambiati gli ambienti (stazione, vigne e pini, albergo), la società (tutti che bevono e si ammazzano), le relazioni e i caratteri (il "prete" è diventato uno sciupafemmine, il protagonista non è più un adolescente innamorato ma un uomo e ha superato una certa ingenuità, la bomba sexy è diventata una patetica gatta morta di provincia...)
Di fatto il rapporto Giorgia-Nicola non è il fulcro, ma solo una sfaccettatura del tema.
So bene di aver rischiato parecchio in questa storia, proprio perché ho provato a scrivere qualcosa meno "di genere" e movimentato ma più intimo e sottile.
Fammi sapere se questa chiave di lettura ti convince o se secondo te le mie intenzioni non arrivano.
Grazie ancora, e alla prossima!


Ammetto che tutto quello che precede l'incontro con la donna non ero riuscito a coglierlo. Dopo la tua spiegazione sono andato a rileggere per rivedere i passaggi.
Credo che quando parli della stazione e dei pini ti limiti troppo a dire semplicemente che prima c'era una cosa e ora un'altra, lasciando un certo distacco che porta il lettore a non soffermarsi troppo su quelle parole. Aggiungendo un po' più di introspezione, andando nella mente del protagonista e ai suoi ricordi, forse si poteva risolvere ma, ripeto, credo avrebbe preso troppi caratteri, ancora a discapito dell'incontro con la donna.
Anche il fatto che ora nel paese bevono, non lascia intendere che ai tempi in cui il protagonista viveva lì non lo facevano. Mancano degli elementi.
Penso comunque che la massima resa ci sarebbe stata concentrandosi su meno elementi, a causa della scarsità dei caratteri.
Ora ho comunque capito meglio le tue intenzioni, grazie.

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: Un ritorno

Messaggio#8 » venerdì 25 dicembre 2020, 23:33

Ciao Giacomo.
Mi spiace iniziare dicendo che purtroppo non sono proprio riuscito ad apprezzare il tuo racconto, e questo per due motivi.

Il primo riguarda il COSA racconti. La storia da te creata risulta infatti un po’ debole, incapace di lasciare qualcosa di profondo una volta arrivati all’ultima riga. Si ha quasi l’impressione di trovarsi di fronte a un testo che vuole ruotare intorno al tema della competizione e nulla più. Ok, tutto cambia. E quindi? Manca lo spunto di riflessione in grado di aggiungere senso al tuo testo. Se leggo un testo, ho bisogno che il suo autore mi stimoli mentalmente attraverso una riflessione più profonda. Che poi io possa condividere o meno quella riflessione non importa.

Il secondo motivo riguarda invece il COME racconti. Alcuni passaggi sembrano infatti scritti in un certo modo al solo fine di risparmiare caratteri, a scapito dell’immediatezza. Esempio lampante è la prima frase, con quel “dov’era” che di primo acchito fa pensare all’inizio di una domanda; senza contare che l’assenza di un “prima” e di un “ora” rendono il testo non semplicissimo a prima lettura.
Non solo. Prendiamo sempre l’introduzione: inizi parlando del pannello, poi passi al treno che riparte e infine ritorni al pannello. Tutto ciò crea solo confusione nella testa del lettore, costringendolo a un ottovolante visivo per nulla naturale. Perché infatti il POV, una volta notato il nuovo pannello, dovrebbe tornare a fissarlo una volta spostata l’attenzione sul treno, soprattutto considerando che il personaggio è appena arrivato in stazione e non è, invece, in partenza?
Sempre legato al “come” è poi l’uso che fai della punteggiatura. Riporto alcune frasi d’esempio:

«Bene» Ci fermiamo a uno stop, si gira verso me, tra i sedili. «Dalla signora.» dice ammiccante.

Il ragazzo ne indica una, «eh, ormai qua è sport nazionale,» mima di bere da una bottiglia.


Come puoi vedere, nei passaggi sopra riportati hai usato standard grafici sempre diversi e oltretutto in maniera incorretta (metti il punto a fine dialogo dove non dovresti e viceversa). Attenzione che l’uso corretto della punteggiatura è fondamentale per veicolare il messaggio che si ha in testa.

Per concludere, il problema di questo testo è che non ha per nulla l’aspetto di un racconto autoconclusivo, quanto l’estratto di qualcosa più ampio, lasciando il lettore con la bocca asciutta, il che è un peccato, vista la presenza di alcuni passaggi interessanti (quello della torta in primis).
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Edoardo Foresti
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Re: Un ritorno

Messaggio#9 » sabato 26 dicembre 2020, 21:10

Ciao Giacomo, piacere di leggerti!
Nel complesso, hai centrato il tema e il racconto fa il suo dovere.
Stilisticamente è ok, ho trovato qualche gerundio di troppo e elementi come un "quando", che in quanto riferimento temporale spezza sempre un po' l'immersione nel qui e ora, ma sono davvero piccoli dettagli all'interno di un testo che, nel complesso, funziona a dovere.
Per quanto riguarda la storia in sé, mi trovo d'accordo con quanto già segnalato da Gabriele: comprendo l'intento di mostrare il cambiamento su più fronti e con le sue sfumature, ma forse il conflitto e il nocciolo del racconto arrivano più tardi del previsto. La prima parte ci introduce il pdv: scopriamo che è anziano, dove sta andando, com'è (e com'era) quel paesino da trecento anime. Lo fai attraverso i dialoghi e questo è un valore aggiunto, perché si evita l'infodump. Forse però si poteva accorciare e mostrare questi elementi in meno spazio.
Detto questo, personalmente questa sbavatura non mina eccessivamente il gradimento del testo, anzi rimane gradevole e chiaro.
A presto!

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wladimiro.borchi
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Re: Un ritorno

Messaggio#10 » lunedì 28 dicembre 2020, 9:36

Ciao Giacomo,
racconto assolutamente ben scritto, con immagini suggestive: la torta raffazzonata è da 10, ma non è l'unica meritevole di apprezzamento.
Lo spaccato di vita è congegnato magistralmente, consentendo al lettore un altissimo livello di immedesimazione e, per dirla come piace a una certa "nomenklatura", immersione.
La declinazione del tema mi apparsa anche molto originale e struggente.
Unica pecca del racconto, forse, la mancanza di un quid pluris che gli dia una conclusione. Immagino sia un effetto voluto e non mi ha destabilizzato, ma fa sì che al tuo pezzo, per il momento, io preferisca i primi due dell'elenco.
Decisamente, comunque, una buona prova.
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Giacomo Puca
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Re: Un ritorno

Messaggio#11 » lunedì 28 dicembre 2020, 16:27

Gabriele Dolzadelli ha scritto:Ammetto che tutto quello che precede l'incontro con la donna non ero riuscito a coglierlo. Dopo la tua spiegazione sono andato a rileggere per rivedere i passaggi.
Credo che quando parli della stazione e dei pini ti limiti troppo a dire semplicemente che prima c'era una cosa e ora un'altra, lasciando un certo distacco che porta il lettore a non soffermarsi troppo su quelle parole. Aggiungendo un po' più di introspezione, andando nella mente del protagonista e ai suoi ricordi, forse si poteva risolvere ma, ripeto, credo avrebbe preso troppi caratteri, ancora a discapito dell'incontro con la donna.
Anche il fatto che ora nel paese bevono, non lascia intendere che ai tempi in cui il protagonista viveva lì non lo facevano. Mancano degli elementi.
Penso comunque che la massima resa ci sarebbe stata concentrandosi su meno elementi, a causa della scarsità dei caratteri.
Ora ho comunque capito meglio le tue intenzioni, grazie.


Grazie per il consiglio, effettivamente sarebbe stato meglio marcare che il protagonista nota e ragiona sul cambiamento che gli è avvenuto intorno e non si limitasse a "vederlo".
A rileggerci ;)
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Giacomo Puca
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Re: Un ritorno

Messaggio#12 » lunedì 28 dicembre 2020, 16:56

Ciao John, grazie per il commento. Provo a risponderti.
JohnDoe ha scritto:Prendiamo sempre l’introduzione: inizi parlando del pannello, poi passi al treno che riparte e infine ritorni al pannello. Tutto ciò crea solo confusione nella testa del lettore, costringendolo a un ottovolante visivo per nulla naturale. Perché infatti il POV, una volta notato il nuovo pannello, dovrebbe tornare a fissarlo una volta spostata l’attenzione sul treno, soprattutto considerando che il personaggio è appena arrivato in stazione e non è, invece, in partenza?


Se quel passaggio ha creato confusione la colpa è sempre dello scrittore, tuttavia non ritengo che sia scritto malaccio. Provo a spiegarmi.
    Dov’era la tabella con gli orari del treno c’è un pannello a led arancioni. Il treno riparte stridendo.
    Alcuni led bruciati mutilano un “otto” in “zero”.
Che "dov'era" possa suggerire una domanda direi che è opinabile e, probabilmente, una questione più personale che altro. Sorvoliamo.
Il treno riparte stridendo.
1. Ho inserito un dettaglio uditivo e non visivo. Il pov sente il treno ripartire più che concentrarsi a guardarlo andar via.
2. Un treno è... grande. Se sei su una banchina, salvo dargli le spalle, il treno è sempre nel tuo campo visivo. Sempre.
Quindi:
A. pov guarda il cartello, che nota perché è diverso da quel che ricorda.
Poi B. il treno si muove e stride, distogliendo per un attimo la sua attenzione dal cartello.
Poi C. torna subito a vedere il pannello e nota i led bruciati.

Sempre legato al “come” è poi l’uso che fai della punteggiatura. Riporto alcune frasi d’esempio:

«Bene» Ci fermiamo a uno stop, si gira verso me, tra i sedili. «Dalla signora.» dice ammiccante.

Il ragazzo ne indica una, «eh, ormai qua è sport nazionale,» mima di bere da una bottiglia.

Come puoi vedere, nei passaggi sopra riportati hai usato standard grafici sempre diversi e oltretutto in maniera incorretta (metti il punto a fine dialogo dove non dovresti e viceversa). Attenzione che l’uso corretto della punteggiatura è fondamentale per veicolare il messaggio che si ha in testa.


Qui ti do ragione, purtroppo mi è sfuggito, complice poco tempo per revisionare. Di solito utilizzo uno standard fisso con i dialoghi.

Il primo riguarda il COSA racconti. La storia da te creata risulta infatti un po’ debole, incapace di lasciare qualcosa di profondo una volta arrivati all’ultima riga. Si ha quasi l’impressione di trovarsi di fronte a un testo che vuole ruotare intorno al tema della competizione e nulla più. Ok, tutto cambia. E quindi? Manca lo spunto di riflessione in grado di aggiungere senso al tuo testo. Se leggo un testo, ho bisogno che il suo autore mi stimoli mentalmente attraverso una riflessione più profonda. Che poi io possa condividere o meno quella riflessione non importa.
[..]
Per concludere, il problema di questo testo è che non ha per nulla l’aspetto di un racconto autoconclusivo, quanto l’estratto di qualcosa più ampio, lasciando il lettore con la bocca asciutta, il che è un peccato, vista la presenza di alcuni passaggi interessanti (quello della torta in primis).

Questa storia è un azzardo ed è ben diversa dalle cose che ho scritto fin'ora su MC. Sinceramente mi ero un po' stancato della solita storiella col colpo di scena finale o con la "morale". Volevo rappresentare uno scorcio di realtà, in cui ogni elemento incarnasse anche solo simbolicamente il tema. Non avevo alcuna intenzione di forzare una lettura, volevo mostrare come il cambiamento fosse una verità duratura che coinvolgesse ogni cosa, ma lasciare al lettore la libertà di decidere se sia qualcosa di crudele o positivo o triste...
Sapevo di rischiare, perché è un tipo di struttura che molte persone trovano indigeribile, ed è lontana anni luce dalle strutture canoniche di una scrittura di genere. Tuttavia questo è il posto giusto per sperimentare. Grazie ancora per il commento e a rileggerci.
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

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Re: Un ritorno

Messaggio#13 » lunedì 28 dicembre 2020, 17:01

Edoardo Foresti ha scritto:Ciao Giacomo, piacere di leggerti!
Nel complesso, hai centrato il tema e il racconto fa il suo dovere.
Stilisticamente è ok, ho trovato qualche gerundio di troppo e elementi come un "quando", che in quanto riferimento temporale spezza sempre un po' l'immersione nel qui e ora, ma sono davvero piccoli dettagli all'interno di un testo che, nel complesso, funziona a dovere.
Per quanto riguarda la storia in sé, mi trovo d'accordo con quanto già segnalato da Gabriele: comprendo l'intento di mostrare il cambiamento su più fronti e con le sue sfumature, ma forse il conflitto e il nocciolo del racconto arrivano più tardi del previsto. La prima parte ci introduce il pdv: scopriamo che è anziano, dove sta andando, com'è (e com'era) quel paesino da trecento anime. Lo fai attraverso i dialoghi e questo è un valore aggiunto, perché si evita l'infodump. Forse però si poteva accorciare e mostrare questi elementi in meno spazio.
Detto questo, personalmente questa sbavatura non mina eccessivamente il gradimento del testo, anzi rimane gradevole e chiaro.
A presto!


Ciao Edoardo, grazie per la valutazione.
In effetti emerge in modo preponderante dai commenti che la parte iniziale sia "troppo lunga" e lenta.
I gerundi mi sono scappati in fase di revisione.
Riguardo i "quando": dopo aver passato mesi a "correggerli" anche nei racconti altrui, sto cercando di capire quanto sia davvero un errore... ma non ho ancora la risposta definitiva.
Grazie ancora e a rileggerci!
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Re: Un ritorno

Messaggio#14 » lunedì 28 dicembre 2020, 17:08

wladimiro.borchi ha scritto:Ciao Giacomo,
racconto assolutamente ben scritto, con immagini suggestive: la torta raffazzonata è da 10, ma non è l'unica meritevole di apprezzamento.
Lo spaccato di vita è congegnato magistralmente, consentendo al lettore un altissimo livello di immedesimazione e, per dirla come piace a una certa "nomenklatura", immersione.
La declinazione del tema mi apparsa anche molto originale e struggente.
Unica pecca del racconto, forse, la mancanza di un quid pluris che gli dia una conclusione. Immagino sia un effetto voluto e non mi ha destabilizzato, ma fa sì che al tuo pezzo, per il momento, io preferisca i primi due dell'elenco.
Decisamente, comunque, una buona prova.
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Ehilà Wladimiro, grazie per il commento. Sono contento che le immagini abbiano funzionato, come dicevo anche in altri commenti, ho puntato molto più sul mostrare uno scorcio di realtà che sulla trama o "la morale".
Sono contento che tu abbia colto la volontarietà nel creare una struttura un po' diversa da quella canonica e sono felice che il racconto ti sia parso gradevole. Quando ho finito di scrivere mi son detto: "questo finisce all'ultimo posto in tutte le classifiche..." e quindi essere messo così in alto è già una piccola vittoria.
Grazie e a rileggerci!
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Re: Un ritorno

Messaggio#15 » martedì 29 dicembre 2020, 22:02

Ciao Giacomo, piacere di leggerti. Credo sia la prima volta che ti commento.
Allora, il racconto mi è piaciuto molto. Lo stile è molto buono e fa entrre nela storia praticamente subito. Il trolley che mitraglia è uno spettacolo, mi hai trasportato lì. Accompagni il lettore fin dall'inizio e ho particolarmente apprezzato l'aria spaesata alla stazione che, con uno stile davvero apprezzabile, trasmetti al lettore.
Forse manca davvero quel qualcosa in più ma probabilemnte sarebbe stato strizzato nei 4000 caratteri per cui...buona prova anche così. Per il momento si gioca un piazzamento sul mio podio.
Complimenti e a presto!
Davide Mannucci

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Re: Un ritorno

Messaggio#16 » martedì 29 dicembre 2020, 22:49

Ciao Giacomo! Questo è uno dei racconti che ho preferito, molto ben gestito e ho visto le varie scene corredate delle giuste descrizioni come: "Il trolley mitraglia sul selciato".
Accattivante il contrasto quando dice che carezza padre Pio e sceglie la musica tecno. Ma non è il solo.
Insomma, complimenti per lo stile e il controllo della storia.
Quando ho letto: “Lungo la statale” mi sono partite nella testa le note di Adelante di De Gregori :D
P.S. Solo un piccolo appunto:
Un ragazzo con la pelle olivastra poggiato alla portiera. Mi fa un cenno.
Nella prima frase manca il verbo, potresti risolvere con:
Il ragazzo con la pelle olivastra poggiato alla portiera mi fa un cenno.
Alla prossima e buona Edition!

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Re: Un ritorno

Messaggio#17 » mercoledì 30 dicembre 2020, 16:41

DavideMannucci ha scritto:Ciao Giacomo, piacere di leggerti. Credo sia la prima volta che ti commento.
Allora, il racconto mi è piaciuto molto. Lo stile è molto buono e fa entrre nela storia praticamente subito. Il trolley che mitraglia è uno spettacolo, mi hai trasportato lì. Accompagni il lettore fin dall'inizio e ho particolarmente apprezzato l'aria spaesata alla stazione che, con uno stile davvero apprezzabile, trasmetti al lettore.
Forse manca davvero quel qualcosa in più ma probabilemnte sarebbe stato strizzato nei 4000 caratteri per cui...buona prova anche così. Per il momento si gioca un piazzamento sul mio podio.
Complimenti e a presto!


Ciao Davide, grazie il commento. Sono felice che stile e storia ti siano piaciuti e ti abbiano trasmesso qualcosa. A rileggerci!
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

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Re: Un ritorno

Messaggio#18 » mercoledì 30 dicembre 2020, 16:46

Gennibo ha scritto:Ciao Giacomo! Questo è uno dei racconti che ho preferito, molto ben gestito e ho visto le varie scene corredate delle giuste descrizioni come: "Il trolley mitraglia sul selciato".
Accattivante il contrasto quando dice che carezza padre Pio e sceglie la musica tecno. Ma non è il solo.
Insomma, complimenti per lo stile e il controllo della storia.
Quando ho letto: “Lungo la statale” mi sono partite nella testa le note di Adelante di De Gregori :D
P.S. Solo un piccolo appunto:
Un ragazzo con la pelle olivastra poggiato alla portiera. Mi fa un cenno.
Nella prima frase manca il verbo, potresti risolvere con:
Il ragazzo con la pelle olivastra poggiato alla portiera mi fa un cenno.
Alla prossima e buona Edition!


Ciao Gennibo!
Grazie per i complimenti, sono felice che la storia ti sia piaciuta. Tra l'altro sei stata forse l'unica a notare consciamente tutti gli elementi in contrasto che ho piazzato qui e là.
La frase senza verbo mi è proprio scappata, e rileggendola tra le altre cose mi sembra anche un po' troppo statica. Grazie per l'appunto.
Buona edition!
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

PhilStones
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Re: Un ritorno

Messaggio#19 » venerdì 1 gennaio 2021, 15:07

Ciao Giacomo,
il tuo tentativo di mostrare il cambiamento con me ha funzionato. E a me piacciono gli ambienti decadenti e le piccole realtà ai limiti della civiltà.
Non ho sentito la necessità di una caratterizzazione migliore del Protagonista e delle sue motivazioni. Anche perché è evidente fin da subito che il suo viaggio non abbia altra funzione che quella di essere spettatore del cambiamento, che solo chi ha conosciuto un luogo e ci è tornato solo dopo anni può interpretare.

Lo stile è scorrevole, anche se ci sono giusto un paio di passaggi che non mi hano convinto.
- Quando entra e la vede in faccia secondo me doveva già riconoscerla. Le persone importanti nella nostra vita non cambiano così tanto, se non quando sono molto vecchie. Soprattutto le ragazze o i ragazzi che ci piacevano alle superiori ci restano in mente. Molto più difficile invece riconoscerle dalla voce, quando il volto non ci aveva detto nulla.
- la storia del caffé mi ha complicato un po' la prima lettura. Soprattutto perché lui fa qualcosa che il lettore non si aspetta. Magari potevi andare più diretto, con un allusione pinta e un suo rifiuto ancora più netto. Oppure la proposta indecente potevi darla fare da lei mentre lui si avviava in camera...

Un'ultima cosa sfumata.
- "Dietro il bancone ondeggia una schiena china." Un dodecasillabo che... non so perché... non mi piace. E l'immagine può essere espressa meglio... Soprattutto con un uso più garbato delle due 'Ch' finali!

Buona sfida
Filippo

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Andrea76
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Re: Un ritorno

Messaggio#20 » venerdì 1 gennaio 2021, 18:48

UN RITORNO, di Giacomo Puca
C’è tanto sottotesto in questo racconto, questo perché il tuo stile, asciutto ma denso di significati, mira con successo all’evocazione pura di quel maledetto mostro che è il tempo. La fatiscenza della stazione, il paesaggio (post-epidemia?) del paese natio, le forme di una donna guastate dagli anni: sono tutti elementi che immergono il lettore in quell’atmosfera di declino e decadenza che era esattamente quella, a mio avviso, che tu puntavi ad invocare. I dialoghi stessi – efficaci nel portare avanti la storia –, così carichi di disincanto e cinismo, contribuiscono alla malinconoia che pervade noi lettori per tutto ciò che una volta ci rendeva felici senza che in realtà sapessimo di esserlo. C’è eccome un’ulteriore chiave di interpretazione che sviluppa il tema del contest: di fronte alla schiavitù a cui il cambiamento costringe, l’unica cosa che ci sottrae al mutamento è il rispetto dell’integrità, intesa non come morale bensì come la cocciuta, impavida coerenza tra le nostre azioni e la nostra sensibilità.

alexandra.fischer
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Re: Un ritorno

Messaggio#21 » venerdì 1 gennaio 2021, 21:17

Tema centrato in una storia minimalista. Lo stile è secco, asciutto, ma di piacevole lettura, per la sua freschezza. Punti di forza: L’uso dei particolari velocizza l’azione per come è utilizzato (dalla stazione normale si passa a una stazione decadente, come si nota dal pannello degli orari, dalla banchina deserta. Ci sono stati cambiamenti anche nel paesaggio (pini al posto delle vigne). L’aria di decadenza: da Pantani, lungo le strade, si è passati ai lumini e ai fiori che testimoniano tragedie dovute a una guida sconsiderata. La stessa aria la si nota nella receptionist, ex amore di gioventù del protagonista (sposato), bella, ma ingrassata, e lasciata dal marito meno attraente per un’amante più giovane. Colpo da maestro: il paragone bella donna-torta al cioccolato glassata, caduta e rimessa insieme alla meno peggio da un cameriere e rimasta così per vent’anni, quindi poco gustosa e di certo non ha una buona fama in paese (il primo indizio è il sogghigno del taxista appassionato di tecno). Poi, è chiaro che con un paragone così, il Nostro decide di restare fedele alla moglie. Questo, malgrado l’accostamento Giorgia- Gianni (Britney Spears e Don Camillo). Interessante che la madre di lui si chiamasse come lei.
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roberto.masini
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Re: Un ritorno

Messaggio#22 » sabato 2 gennaio 2021, 10:52

Ciao, Giacomo.
Mi vengono in mente due parole che pervadono il tuo racconto: malinconia e tempo. Soprattutto l'ultimo lega particolarmente la narrazione al tema. Lo stile è conciso ma particolarmente apprezzabile in quanto evocativo. Se me lo consenti, copierò la tua torta caduta e raccolta! Ho apprezzato il finale che in realtà non è un finale (sempre secondo me!).Tutto cambia ma forse il fiume eracliteo in cui c'immergevamo da giovani era più fresco.
A rileggerci.

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Giacomo Puca
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Re: Un ritorno

Messaggio#23 » sabato 2 gennaio 2021, 18:32

Andrea76 ha scritto:UN RITORNO, di Giacomo Puca
C’è tanto sottotesto in questo racconto, questo perché il tuo stile, asciutto ma denso di significati, mira con successo all’evocazione pura di quel maledetto mostro che è il tempo. La fatiscenza della stazione, il paesaggio (post-epidemia?) del paese natio, le forme di una donna guastate dagli anni: sono tutti elementi che immergono il lettore in quell’atmosfera di declino e decadenza che era esattamente quella, a mio avviso, che tu puntavi ad invocare. I dialoghi stessi – efficaci nel portare avanti la storia –, così carichi di disincanto e cinismo, contribuiscono alla malinconoia che pervade noi lettori per tutto ciò che una volta ci rendeva felici senza che in realtà sapessimo di esserlo. C’è eccome un’ulteriore chiave di interpretazione che sviluppa il tema del contest: di fronte alla schiavitù a cui il cambiamento costringe, l’unica cosa che ci sottrae al mutamento è il rispetto dell’integrità, intesa non come morale bensì come la cocciuta, impavida coerenza tra le nostre azioni e la nostra sensibilità.


Ciao Andrea, grazie per il commento. Sono contentissimo che tu abbia colto le mie intenzioni stilistiche e tematiche. Sono stato parecchio influenzato da alcune letture recenti, e temevo che il testo fosse troppo criptico e secco, ma a quanto pare c'è stato un buon riscontro.
Per quanto riguarda la tua chiave di interpretazione, sono d'accordo. Ti faccio notare come l'integrità del protagonista sia comunque solo l'ennesima dimostrazione di un cambiamento: da ragazzino innamorato che avrebbe fatto di tutto per la ragazza, a uomo maturo e saldo nei suoi valori.
Grazie ancor e a rileggerci.
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

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Giacomo Puca
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Re: Un ritorno

Messaggio#24 » sabato 2 gennaio 2021, 18:35

alexandra.fischer ha scritto:Tema centrato in una storia minimalista. Lo stile è secco, asciutto, ma di piacevole lettura, per la sua freschezza. Punti di forza: L’uso dei particolari velocizza l’azione per come è utilizzato (dalla stazione normale si passa a una stazione decadente, come si nota dal pannello degli orari, dalla banchina deserta. Ci sono stati cambiamenti anche nel paesaggio (pini al posto delle vigne). L’aria di decadenza: da Pantani, lungo le strade, si è passati ai lumini e ai fiori che testimoniano tragedie dovute a una guida sconsiderata. La stessa aria la si nota nella receptionist, ex amore di gioventù del protagonista (sposato), bella, ma ingrassata, e lasciata dal marito meno attraente per un’amante più giovane. Colpo da maestro: il paragone bella donna-torta al cioccolato glassata, caduta e rimessa insieme alla meno peggio da un cameriere e rimasta così per vent’anni, quindi poco gustosa e di certo non ha una buona fama in paese (il primo indizio è il sogghigno del taxista appassionato di tecno). Poi, è chiaro che con un paragone così, il Nostro decide di restare fedele alla moglie. Questo, malgrado l’accostamento Giorgia- Gianni (Britney Spears e Don Camillo). Interessante che la madre di lui si chiamasse come lei.
Punti deboli: nessuno


Ciao Alexandra e grazie per essere passata a commentare. Sono felice che il racconto abbia incontrato il tuo gusto.
Alla prossima!
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

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Giacomo Puca
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Re: Un ritorno

Messaggio#25 » sabato 2 gennaio 2021, 18:41

roberto.masini ha scritto:Ciao, Giacomo.
Mi vengono in mente due parole che pervadono il tuo racconto: malinconia e tempo. Soprattutto l'ultimo lega particolarmente la narrazione al tema. Lo stile è conciso ma particolarmente apprezzabile in quanto evocativo. Se me lo consenti, copierò la tua torta caduta e raccolta! Ho apprezzato il finale che in realtà non è un finale (sempre secondo me!).Tutto cambia ma forse il fiume eracliteo in cui c'immergevamo da giovani era più fresco.
A rileggerci.


Ciao Roberto, mi fa piacere che lo stile sia riuscito a evocare il senso di malinconia e del tempo che scorre inesorabile, come il fiume
Copia pure la mia torta, sono felice che abbia funzionato tanto bene come immagine.
A presto.
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

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Giacomo Puca
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Re: Un ritorno

Messaggio#26 » sabato 2 gennaio 2021, 18:47

PhilStones ha scritto:Ciao Giacomo,
il tuo tentativo di mostrare il cambiamento con me ha funzionato. E a me piacciono gli ambienti decadenti e le piccole realtà ai limiti della civiltà.
Non ho sentito la necessità di una caratterizzazione migliore del Protagonista e delle sue motivazioni. Anche perché è evidente fin da subito che il suo viaggio non abbia altra funzione che quella di essere spettatore del cambiamento, che solo chi ha conosciuto un luogo e ci è tornato solo dopo anni può interpretare.

Lo stile è scorrevole, anche se ci sono giusto un paio di passaggi che non mi hano convinto.
- Quando entra e la vede in faccia secondo me doveva già riconoscerla. Le persone importanti nella nostra vita non cambiano così tanto, se non quando sono molto vecchie. Soprattutto le ragazze o i ragazzi che ci piacevano alle superiori ci restano in mente. Molto più difficile invece riconoscerle dalla voce, quando il volto non ci aveva detto nulla.
- la storia del caffé mi ha complicato un po' la prima lettura. Soprattutto perché lui fa qualcosa che il lettore non si aspetta. Magari potevi andare più diretto, con un allusione pinta e un suo rifiuto ancora più netto. Oppure la proposta indecente potevi darla fare da lei mentre lui si avviava in camera...

Un'ultima cosa sfumata.
- "Dietro il bancone ondeggia una schiena china." Un dodecasillabo che... non so perché... non mi piace. E l'immagine può essere espressa meglio... Soprattutto con un uso più garbato delle due 'Ch' finali!

Buona sfida
Filippo


Ciao Filippo, grazie per le dritte.
Sulla questione volo/voce, in effetti potresti avere ragione. Ho optato per la faccia meno riconoscibile in modo da aumentare la sensazione di cambiamento (in peggio) della donna. Se fosse stata subito riconoscibile, avrebbe avuto meno contrasto con la bellezza di un tempo.

La questione caffè la tira fuori lui, perché lui sa bene di odiare il caffè, e quindi si prende una specie di rivincita, facendo illudere per un secondo la donna che ci siano possibilità. Quindi il caffè è l'esca con cui sbattere la porta in faccia alla donna.

Sul dodecasillabo ti do ragione, si legge con molta fatica, ha una strana sonorità... effetto del poco tempo per rileggere.

Grazie ancora e alla prossima.
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

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antico
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Re: Un ritorno

Messaggio#27 » martedì 5 gennaio 2021, 14:54

Ho faticato parecchio a entrare nel racconto. In particolare ho trovato mal costruita la prima frase, forse perché quel "Dov'era, c'è" avrebbe avuto bisogno di un "ora" o "dove c'era un tempo", qualcosa che mi permettesse di capire subito il tono del racconto. Anche perché quando il treno riparte sono stato portato a pensare che il protagonista ci fosse sopra e questo ha generato altra confusione. Poi... Il taxi in un paese di 300 anime? Credo avrebbe potuto raggiungere la destinazione a piedi, ma poi ho pensato "Ok, la stazione non sarà in quel paese, ma tipo a chissà quanti km di distanza" però il protagonista fa un chiaro riferimento al fatto che quel taxi sopravvivesse in un paesino di 300 abitanti, altra confusione. Insomma, ho trovato arduo entrare in questo contesto e questo ha penalizzato la mia esperienza perché, ricordiamocelo, per perdere un lettore su un racconto breve che non è obbligato a finire ci vuole molto meno (a meno che questo non sia presentato come il vincitore di qualcosa, ovviamente). Detto questo, il racconto non mi è assolutamente dispiaciuto e la mia valutazione è un pollice verso l'alto anche se non in un modo solido come nel caso del racconto di Lauro. Il tema è fondante il racconto stesso ed è stato ben sviluppato.

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