Warpedia
Inviato: martedì 22 dicembre 2020, 0:59
Sophia striscia alla mia sinistra. “Ore undici, duecento metri circa”.
“Come, circa?” Non mi sta guardando, ma capirà che le sorrido.
“Alexander. Non farmi esporre per un tiro facile.”
Regolo l’obiettivo, punto. La sagoma del nero è una macchia grigia tra i calcinacci ocra dell’ex centro commerciale. Metto a fuoco finché la svastica non è ben delineata. Centosessanta.
“Sei stanca?”
“Finisci questo e andiamo. È un ufficiale?”
“Non più.”
Premo il grilletto.
Sophia si accende una sigaretta. “Ho voglia di parlare.” sbuffa.
Le passo una mano sulla fronte sudata, affondo le dita tra i suoi capelli crespi.
Posa la testa sul mio petto e soffia una nuvoletta di fumo che sale fino al buco nel tetto, al cielo. Sophia tossisce. “Lo sai che i fascisti allevavano dei viventi al solo scopo di divorarli?”
“Dai, non raccontarmi queste storie. Non voglio dormire male.”
Si punta su un gomito, mi scruta coi suoi occhi neri. “Combattiamo per proteggere il popolo da queste atrocità.”
“Hai ragione.” La bacio.
Lo sferragliare del carro armato è proprio alle nostre spalle. Mi siedo e mi appoggio con la schiena al muro: inizia a vibrare.
Sophia si sporge appena dalla finestra, mira col puntatore.
“Cinquanta metri, in avvicinamento. Al mio mark. Tre, due, uno…”
Mi arrotolo una sigaretta.
“Mark!”
Non è facile non sprecare neanche un grammo di erba. Le razioni sono ottime e abbondanti, ma per rispetto del popolo… Accendo e do un tiro.
Un sibilo e un boato. Sophia si lascia cadere a fianco a me. Un pezzo di lamiera grande come un braccio si pianta nella parete opposta.
Sopra le nostre teste il rombo dei jet. Picchietto sul microfono.
“Ottimo lavoro con quel missile, ragazzi.”
Sophia mi ruba la sigaretta, aspira e sorride. “Leviamoci da qui.”
Un punto rosso le si accende sul petto.
Scatto su di lei, finiamo a terra. Sul braccio mi arriva un colpo, come un cazzotto di quelli forti.
“Alex!”
“Via!”
Corriamo a testa bassa, col cuore in gola, tra le rovine.
“Stai bene…” ansima. “Alex…?”
Mi guardo il braccio. Sulla fascia, la piastra è piegata, il simbolo divelto. Ma mi ha protetto. Apro e chiudo la mano: sono solo intorpidito.
“Che fortuna…” dico.
Sophia si ferma. “E ora senza il simbolo del popolo come fai?”
“Non so…”
“Consulta il manuale! Io ti copro!”
Mi accuccio dietro i resti di un blindato a levitazione e frugo nella tasca interna della giacca. Prendo il manuale, premo il pulsante. Si accende, per fortuna.
Warpedia.
Rischiamo che ci becchino, e la prima cosa cui pensiamo è leggere il manuale.
Ma quello che mi stupisce è… perché mi sto stupendo? Dovrebbe essere la cosa più sensata da fare, cercare informazioni...
Lo schermo sfarfalla. Sta a vedere che non mi identifica. Accosto quel che resta della piastra.
Il manuale si divide in due schermate più piccole. Falce e Martello sopra, la Svastica sotto. Ma che significa?
I passi di Sophia. Lo nascondo.
“Alex! Allora?”
“Credo che la mia piastra non funzioni più bene. Torniamo al campo.”
Sophia scuote la testa. “E se i droni perimetrali non ti identificassero? Ti fermerai subito fuori e mi aspetterai, io—.”
Un sibilo: la sua testa esplode.
È una notte senza luna, gelida. Vago tra lo scheletro di questa città senza nome e senza tempo. Con la piastra danneggiata non posso contattare il comando. Ho tanta voglia di fumare, e invece ho solo il manuale a tenermi compagnia.
Digito: Razza umana. Storia.
Falce e martello, Svastica. Falce e martello.
Compare l’immagine di un uomo e una donna normali.
L’unificazione delle razze. Un tempo l’essere umano era di diverse razze, ciò creava discriminazioni create dai fascisti.
Nulla di nuovo.
Digito: Razza umana. Storia.
Svastica.
Scorro immagini di uomini e donne assurdi, con la pelle bianchissima o giallastra, capelli lisci, talvolta gialli o rossi.
Per perseguire il loro scopo di miscelare le razze in una unica, i comunisti hanno attuato deportazioni di massa...
Torno indietro.
Inizio della guerra.
Nessun risultato.
Un fascio di luce mi acceca. “Alex!”
È la voce di Sophia. Mi corre incontro, mi abbraccia.
“Temevo di averti perduto!”
“A-anch’io, amore..”
Si scosta. Ha cambiato taglio di capelli… e sulla sua fascia c’è una svastica.
“Qui non è sicuro." Mi porge la mano. "Vieni, torniamo al comando.”
Spengo il mio manuale. “Sì… dimmi che hai una sigaretta.”
“Come, circa?” Non mi sta guardando, ma capirà che le sorrido.
“Alexander. Non farmi esporre per un tiro facile.”
Regolo l’obiettivo, punto. La sagoma del nero è una macchia grigia tra i calcinacci ocra dell’ex centro commerciale. Metto a fuoco finché la svastica non è ben delineata. Centosessanta.
“Sei stanca?”
“Finisci questo e andiamo. È un ufficiale?”
“Non più.”
Premo il grilletto.
Sophia si accende una sigaretta. “Ho voglia di parlare.” sbuffa.
Le passo una mano sulla fronte sudata, affondo le dita tra i suoi capelli crespi.
Posa la testa sul mio petto e soffia una nuvoletta di fumo che sale fino al buco nel tetto, al cielo. Sophia tossisce. “Lo sai che i fascisti allevavano dei viventi al solo scopo di divorarli?”
“Dai, non raccontarmi queste storie. Non voglio dormire male.”
Si punta su un gomito, mi scruta coi suoi occhi neri. “Combattiamo per proteggere il popolo da queste atrocità.”
“Hai ragione.” La bacio.
Lo sferragliare del carro armato è proprio alle nostre spalle. Mi siedo e mi appoggio con la schiena al muro: inizia a vibrare.
Sophia si sporge appena dalla finestra, mira col puntatore.
“Cinquanta metri, in avvicinamento. Al mio mark. Tre, due, uno…”
Mi arrotolo una sigaretta.
“Mark!”
Non è facile non sprecare neanche un grammo di erba. Le razioni sono ottime e abbondanti, ma per rispetto del popolo… Accendo e do un tiro.
Un sibilo e un boato. Sophia si lascia cadere a fianco a me. Un pezzo di lamiera grande come un braccio si pianta nella parete opposta.
Sopra le nostre teste il rombo dei jet. Picchietto sul microfono.
“Ottimo lavoro con quel missile, ragazzi.”
Sophia mi ruba la sigaretta, aspira e sorride. “Leviamoci da qui.”
Un punto rosso le si accende sul petto.
Scatto su di lei, finiamo a terra. Sul braccio mi arriva un colpo, come un cazzotto di quelli forti.
“Alex!”
“Via!”
Corriamo a testa bassa, col cuore in gola, tra le rovine.
“Stai bene…” ansima. “Alex…?”
Mi guardo il braccio. Sulla fascia, la piastra è piegata, il simbolo divelto. Ma mi ha protetto. Apro e chiudo la mano: sono solo intorpidito.
“Che fortuna…” dico.
Sophia si ferma. “E ora senza il simbolo del popolo come fai?”
“Non so…”
“Consulta il manuale! Io ti copro!”
Mi accuccio dietro i resti di un blindato a levitazione e frugo nella tasca interna della giacca. Prendo il manuale, premo il pulsante. Si accende, per fortuna.
Warpedia.
Rischiamo che ci becchino, e la prima cosa cui pensiamo è leggere il manuale.
Ma quello che mi stupisce è… perché mi sto stupendo? Dovrebbe essere la cosa più sensata da fare, cercare informazioni...
Lo schermo sfarfalla. Sta a vedere che non mi identifica. Accosto quel che resta della piastra.
Il manuale si divide in due schermate più piccole. Falce e Martello sopra, la Svastica sotto. Ma che significa?
I passi di Sophia. Lo nascondo.
“Alex! Allora?”
“Credo che la mia piastra non funzioni più bene. Torniamo al campo.”
Sophia scuote la testa. “E se i droni perimetrali non ti identificassero? Ti fermerai subito fuori e mi aspetterai, io—.”
Un sibilo: la sua testa esplode.
È una notte senza luna, gelida. Vago tra lo scheletro di questa città senza nome e senza tempo. Con la piastra danneggiata non posso contattare il comando. Ho tanta voglia di fumare, e invece ho solo il manuale a tenermi compagnia.
Digito: Razza umana. Storia.
Falce e martello, Svastica. Falce e martello.
Compare l’immagine di un uomo e una donna normali.
L’unificazione delle razze. Un tempo l’essere umano era di diverse razze, ciò creava discriminazioni create dai fascisti.
Nulla di nuovo.
Digito: Razza umana. Storia.
Svastica.
Scorro immagini di uomini e donne assurdi, con la pelle bianchissima o giallastra, capelli lisci, talvolta gialli o rossi.
Per perseguire il loro scopo di miscelare le razze in una unica, i comunisti hanno attuato deportazioni di massa...
Torno indietro.
Inizio della guerra.
Nessun risultato.
Un fascio di luce mi acceca. “Alex!”
È la voce di Sophia. Mi corre incontro, mi abbraccia.
“Temevo di averti perduto!”
“A-anch’io, amore..”
Si scosta. Ha cambiato taglio di capelli… e sulla sua fascia c’è una svastica.
“Qui non è sicuro." Mi porge la mano. "Vieni, torniamo al comando.”
Spengo il mio manuale. “Sì… dimmi che hai una sigaretta.”