Gruppo DE BELLO ALIENO: Lista racconti e classifiche

Avatar utente
antico
Messaggi: 7171

Gruppo DE BELLO ALIENO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#1 » martedì 22 dicembre 2020, 2:17

Immagine

BENVENUTI ALLA DAVIDE DEL POPOLO RIOLO EDITION, LA QUARTA DELL'OTTAVA ERA DI MINUTI CONTATI, LA 148° ALL TIME!

Questo è il gruppo DE BELLO ALIENO della DAVIDE DEL POPOLO RIOLO EDITION con DAVIDE DEL POPOLO RIOLO nelle vesti di Guest Star.

Gli autori del gruppo DE BELLO ALIENO dovranno commentare e classificare i racconti del gruppo IL PUGNO DELL'UOMO.

I racconti di questo gruppo verranno commentati e classificati dagli autori del gruppo NON CI SONO DEI OLTRE IL TEMPO.


Questo è un gruppo da NOVE racconti e saranno i primi TRE ad avere diritto alla pubblicazione immediata sul sito e a entrare tra i finalisti che verranno valutati da DAVIDE DEL POPOLO RIOLO. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, verranno a loro volta ammessi alla vetrina del sito, ma non alla finale. Ricordo che per decidere quanti finalisti ogni gruppo debba emettere cerco sempre di rimanere in un rapporto di uno ogni tre approsimandolo all'occorrenza per eccesso.

Per la composizione dei gruppi ho tenuto conto del seguente metodo: per primi ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti RANK D'ERA, a seguire ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso del RANK ALL TIME (il primo nel gruppo A, il secondo nel gruppo B, il terzo nel gruppo C, il quarto nel gruppo A e così via), coloro che non hanno ottenuto punti nel corso dell'Era in corso e che non hanno acquisito punti nel RANK ALL TIME sono stati assegnati a seguire (primo a postare gruppo X, secondo a postare gruppo Y, terzo a postare gruppo BETA, quarto a postare gruppo X e così via). Importante accorgimento: in quest'Era il gruppo con il Leader della classifica non potrà mai essere quello con più racconti, motivo per cui quando ci sarà un numero diverso di racconti per gruppo, come in questa edizione, gli ultimi racconti verranno assegnati saltandolo. Infine, in questo gruppo è stato arbitrariamente posizionato l'unico racconto in malus, coerentemente con quanto fatto in passato (racconti con malus sempre nei gruppi più numerosi).

E ora vediamo i racconti ammessi nel gruppo DE BELLO ALIENO:

Omeostasi, di Gabriele Dolzadelli, ore 22.51, 4233 caratteri
Panta Rei, di Wladimiro Borchi, ore 23.39, 4091 caratteri
Dark Room, di Andrea Spinelli, ore 00.41, 4170 caratteri
Il Clown, di Isabella Valerio, ore 00.58, 3987 caratteri
Modi di dire, di Edoardo Foresti, ore 00.58, 4143 caratteri
Il palloncino in chiesa, di Davide Mannucci, ore 00.08, 4214 caratteri
Il primo urlo, di Alessandro Canella, ore 00.53, 4208 caratteri
Esodo, di Filippo Sassi, ore 00.59, 4242 caratteri
Donne stufate, di Roberto Masini, ore 01.12, 3640 caratteri 4 PUNTI MALUS TEMPO

Considerato il periodo, avrete più tempo del solito, quindi fino alle 23.59 di sabato 2 GENNAIO per commentare i racconti del gruppo DIL PUGNO DELL'UOMO Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Per i ritardatari ci sarà un'ora di tempo in più per postare le classifiche e i commenti, quindi fino alle 00.59 del 3 GENNAIO, ma si prenderanno un malus pari alla metà del numero di autori inseriti nel gruppo approssimato per difetto. Vi avverto che sarò fiscale e non concederò un solo secondo in più. Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, posterò la mia e stilerò quella finale dei raggruppamenti.
NB: avete DODICI giorni per commentare e classificare i racconti del gruppo IL PUGNO DELL'UOMO e so bene che sono tanti. Ricordatevi però che Minuti Contati, oltre che una gara, è primariamente un'occasione di confronto. Utilizzate il tempo anche per leggere e commentare gli altri racconti in gara e se la guardate in quest'ottica, ve lo assicuro, DODICI giorni sono anche troppo pochi. E ancora: date diritto di replica, tornate a vedere se hanno risposto ai vostri commenti, argomentate, difendete le vostre tesi e cedete quando vi convinceranno dell'opposto. Questa è la vostra palestra, dateci dentro.

Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti assegnati al suo gruppo con il corretto numero minimo di caratteri.
– 13 punti malus per chi commenta tutti i racconti assegnati al suo gruppo, ma senza il numero minimo di caratteri.
– ELIMINAZIONE per chi non commenta anche solo un racconto di quelli assegnati al suo gruppo.


Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo IL PUGNO DELL'UOMO.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.

E infine: una volta postate e da me controllate, le classifiche non possono più essere modificate a meno di mia specifica richiesta in seguito a vostre dimenticanze. L'eventuale modifica non verrà contabilizzata nel conteggio finale e sarà passibile di malus pari a SETTE punti.

BUONA DAVIDE DEL POPOLO RIOLO EDITION A TUTTI!



Avatar utente
Pretorian
Messaggi: 727

Re: Gruppo DE BELLO ALIENO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#2 » giovedì 24 dicembre 2020, 19:29

Ecco qui commenti e classifica.

[size=150]1) Panta Rei, di Wladimiro Borchi[/size]
Ciao, Wladimiro e piacere di leggerti.

Questo racconto è cattivo. Cattivissimo. E tu sei una brutta persona.

XDXDXDXD

Ovviamente, sto mentendo. O meglio, questo racconto è cattivo nel puro senso che è scritto con lo scopo di creare un personaggio assolutamente detestabile e poi farlo cadere in una situazione che normalmente susciterebbe pietà nel lettore ma che, in questa particolare circostanza, fa quasi dire "ben ti sta!". Diciamo che posso tranquillamente immaginarti mentre scrivi e ridi da solo, con tanto di fulmine che cade dietro le tue spalle.
Dal punto di vista narrativo, invece, questo racconto è una bomba. Ottimo il flusso di coscienza del protagonista, ottimi i dettagli del mondo infermieristico e ottimo il modo con cui nella prima parte disveli il fatto che il protagonista è una carogna e, nella seconda, ne mostri il contrappasso. Il finale è di una cattiveria arguta che fa rabbrividire allo stesso tempo di tensione e di ammirazione per la tua scrittura.
è un teso perfetto? Assolutamente no. A mio giudizio, il difetto principale è nel punto in cui la sorte del protagonista si capovolge: la descrizione del collasso è troppo striminzita e scialba, soprattutto se paragonata al resto del testo. Due righe stentate che il lettore potrebbe persino farsi sfuggire se batte le palpebre una volta di troppo. è un peccato, perché questo è lo snodo cruciale del racconto e meriterebbe una cura migliore, se non altro perché renderebbe ancor più pesante il palesarsi della successiva condizione del protagonista.
è un difetto importante ? Abbastanza.
Mina la qualità complessiva di questo eccellente racconto? Assolutamente no.
Alla prossima!

[size=150]2) Omeostasi, di Gabriele Dolzadelli[/size]
Ciao, Daniele e come sempre, piacere di leggerti.
Dunque, devo dire che questo racconto mi è piaciuto e lo reputo nettamente superiore a quello dell'edizione precedente. L'ambiente familiare è ben costruito e i personaggi sono delineati in modo efficace, nonostante il poco spazio a disposizione. Il tema è centrato (il cambiamento inteso come evoluzione del contesto familiare, con tutte le sue conseguenze) e mi piace il modo con cui lo hai esemplificato nel bambino che parla per la prima volta. Il colpo di scena finale è veloce, spiazzante e significativo, un vero coup the theatre.
Ovviamente, questo non vuol dire che il racconto sia perfetto. Dal punto di vista della trama, ho trovato un po' frettoloso il modo in cui si ha l'escalation nel litigio. Insomma, quando Fabio fa cenno a Massimo, perché Daria risponde "Autoregolamentazione"? Sembra quasi che stia implicitamente ammettendo il suo tradimento!

Dal punto di vista dello stile, mi sembra di notare ancora troppi cedimenti al tell ("si concentrò su quello che stava facendo" -"percepì dall'aria magnetica che aveva un'espressione contrariata, ad esempio) che fanno sbavare un testo altrimenti molto accurato. Anche i due beat iniziale ("disse ... chiese") suonano male. Se posso darti un suggerimento, se proprio devi inserire qualcosa tra due battute di dialogo e non devi specificare il tono della voce (sussurrò, urlò, ruggì) ti conviene inserire un'azione, in modo da rendere il testo fluido e permettere comunque un minimo progresso della vicenda.

Ad ogni modo, resta un eccellente lavoro.

Alla prossima!

3) Esodo, di Filippo Sassi
Ciao, Filippo e piacere di leggerti.
Penso che questo sia un buon racconto. Hai tratteggiato in modo abbastanza comprensibile il mondo in cui si muovono i personaggi e le motivazioni che muovono la vicenda (anche se un probabilmente avresti potuto essere un po' più incisivo nel chiarire perché la gente fugga verso colonie spaziali sostanzialmente condannate). Anche i personaggi, almeno quelli principali, sono ben caratterizzati (per il numero di caratteri a disposizione) e fanno il loro dovere, accendendo le emozioni del lettore. A penalizzare il racconto è soprattutto l'eccessiva quantita di personaggi diversi e di diverse situazioni, cosa che ti costringe a racchiudere ogni dialogo e ogni avvenimento in spazi troppo esigui per poter sviluppare appieno le loro potenzialità emotive o per spiegare appieno quello che stava succedendo. Peccato: sacrificando qualche parte meno utile e concentrandoti su quelle più importanti avresti potuto aspirare anche a posizioni più alte in graduatoria.
Alla prossima!

4)Il palloncino in chiesa, di Davide Mannucci
Ciao, Davide e piacere di leggerti.
Dunque il racconto ha uno stile efficace e un personaggio con una caratterizzazione interessante, pur se incompleta, a mio avviso.
Stile e trama presentano comunque delle problematiche: il primo , benché estremamente curato, in alcuni frangenti presenta un'uscita dal personaggio, che porta all'emersione del narratore. Elisa percepisce letteralmente qualsiasi cosa che avviene accanto a lei, al punto che diviene evidente che il POV non è più il suo, ma quello di qualcuno che ha chiara la situazione in tutta la chiesa. Anche il continuo intervenire dei suoi giudizi nel testo, a lungo andare, danneggia la narrazione, perché spostano costantemente l'attenzione dalle azioni ai pensieri, più di quanto un testo così breve meriterebbe. Sulla trama, ho l'impressione che tu abbia infilato troppi temi diversi in un solo testo: abbiamo il tema dell'ipocrisia degli astanti (ma perché? Non si capisce in cosa starebbe il loro giudizio negativo, almeno, non fino al livello di rabbia che la protagonista dimostra praticamente in ogni riga) quello della malattia di Elisa (anche qui, non si capisce perché lei abbia deciso sostanzialmente di morire. Il suo rapporto con Gloria la fa sembrare una persona estremamente vitale, anzi, la parte finale sembrerebbe doverla spingere più a voler vivere per poter esaudire l'ultimo desiderio della sua amica, piuttosto che a voler morire) e quello della morte di Gloria (lo so che doveva essere il colpo di scena legato al concretizzarsi del significato del palloncino, ma gli dedichi troppo poco spazio perché possa davvero svelarsi tutta la sua carica drammatica). Troppa roba per troppi pochi caratteri, decisamente.

Alla prossima!

5) Il Clown, di Isabella Valerio,
Ciao, Gennibo e piacere di leggerti. Dunque, un racconto con un'idea caruccia, per quanto non originale. Il modo con cui hai tratteggiato il protagonista è molto interessante e il suo interagire con il bambino, per quanto breve, è commovente. Posti questi punti di forza, il racconto ha delle grosse debolezze. Nello stile, direi che abbiamo ancora eccessivi deragliamenti sul tell. Facci caso: soprattutto la prima parte, in cui descrivi la condizione psicologia del soggetto, ci sono cose che potresti tranquillamente far trasparire tramite dialoghi o tramite le azioni del personaggio stesso. Questo infodump iniziale ti toglie caratteri che avresti potuto utilizzare altrove (ad esempio nell'incontro con Enea, che resta un personaggio molto evanescente). Anche la trama presenta delle debolezze: a parte il personaggio di Enea e la sua festa, che sono così ridotti all'osso da risultare meri pretesti di trama, ho trovato abbastanza pretestuoso il motivo che porta il protagonista ad incontrare il bambino ("Mi serve una persona come lei"... a parte che la clown therapy richiede professionisti appositi, lo prende solo perché era vestito da pagliaccio? Avrebbe potuto essere John Gacy!!). Anche la parte finale è abbastanza confusa e frettolosa: per l'importanza che riveste, penso che avresti potuto investire qualche carattere in più.

Quindi, per citare l'Antico: pollice quasi tendente verso l'alto. Un lavoro sicuramente migliorabile, ma con buoni aspetti.

6) Il primo urlo, di Alessandro Canella
Ciao, Alessandro e piacere di leggerti.
Il racconto ha nella sua ambientazione il suo punto di forza, ma anche la sua debolezza maggiore. Ho apprezzato l'idea dell'offerta del sogno e la forma "non ecuclidea" del motore, ma il problema è che sono gli unici agganci concreti. Si intuisce un setting vasto, ma i cenni che ne fai sono troppo circostanziati e troppo vaghi perché si possa effettivamente capire chi siano i personaggi e perché stanno facendo quello che stanno facendo. Perché il protagonista deve sacrificarsi? Cos'è l'Arca? Cos'è il motore? Chi è il protagonista? Che fine fa il messaggero? Sono solo alcuni dei dubbi che emergono dalla lettura e a cui non dai risposta. Questa scarsa comprensibilità, poi, ha due conseguenze opposte, ma altrettanto deleterie: abbiamo il blocco di infodump nella spiegazione del Messaggero, che fornisce informazioni solo in parte giustificate e che, perdipiù, gettano comunque troppa poca luce sul senso della vicenda e abbiamo il finale, visivamente interessante, ma praticamente incomprensibile.
Fa attenzione, Alessandro: non tutto quello che è chiaro nella testa dello scrittore, è automaticamente chiaro per il lettore!!

Alla prossima!!

7) Dark Room, di Andrea Spinelli
Ciao Andrea e piacere di leggerti.

Ti dirò, questo racconto mi ha convinto ben poco. Il tema è centrato ("cambiamento" inteso come evoluzione del protagonista indotta dall'esperienza), ma il resto è da migliorare. La parte peggiore, è sicuramente la psicologia del protagonista, che dovrebbe essere il punto più saldo della storia (d'altronde, costituisce l'aggancio con la specifica) ma finisce con essere apparentemente casuale. Prima Claudio non ha voglia di sesso (perché? Dal modo in cui lo fai esprimere non si capisce se provi sentimenti negativi per la moglie... o sia stremato dai troppi rapporti... che sia sul punto di morire per snu-snu?) poi, non trovando la moglie, esce a cercarla. Poi, incontrando un night club del tutto casuale, decide di fermarsi per fare sesso occasionale (quindi non era stremato dai troppi rapporti... ma allora perché ha rifiutato la moglie? E, se era davvero preoccupato, com'è che ha cambiato idea così velocemente?), scopre che la moglie va a divertirsi lì e ne resta disgustato, poi però decide che la cosa lo eccita e decide di fare l'amore con lei... insomma, ammetterai che sono troppe giravolte mentali per un personaggio in uno spazio, sia di caratteri che cronologicamente all'interno della storia, per poter essere plausibili. Per quanto riguarda lo stile, ci sono ancora parecchie sbavature di narrazione rispetto allo scritto (tra tutti, il fatto che sintetizzi l'attesa di Claudio sul finale), ma niente di troppo catastrofico. Insomma, non proprio una buona prova, ma nulla che non possa essere migliorato.

Alla prossima!!


8)Donne stufate, di Roberto Masini
Ciao, Roberto e piacere di leggerti.
Non te lo nascondo: questo racconto mi è piaciuto davvero poco e diventa ancor più perdente se paragonato ai tuoi lavori precedenti. La storia che avevi in mente era evidentemente troppo vasta rispetto agli spazi a disposizione e questo ti ha costretto e concentrare il tutto in scene risicatissime e strettissime, che non offrono niente dal punto di vista della caratterizzazione dei personaggi o della tensione narrativa e che servono solo per calciare in avanti la trama fino all'epilogo. Questa situazione è peggiorata dal fatto che quasi ogni frammento ha un personaggio diverso ed è ambientato in luoghi e tempi legati tra loro solo dalla logica della trama: questo continuo cambio di scena rende il tutto ancora più confuso e piatto. Per fare un paragone, è come se tu avessi voluto sintetizzare il Signore degli Anelli in un cortometraggio di dieci minuti, sforzandoti, però, di mantenere tutte le scene principali, indifferentemente dal personaggio in quel momento in azione.

Peccato, davvero.

Alla prossima!

9) Modi di dire, di Edoardo Foresti
Ciao, Edoardo e piacere di leggerti.
Il tuo racconto soffre di due problemi abbastanza pesanti. Il promo è l'infodump. Nel senso: TANTO infodump. Buona metà del racconto sono informazioni impacchettate e tirate addosso al lettore senza una vera necessità, perché si tratta di nozioni che entrambi conoscono. è il problema "as you know" che rompe qualsiasi credibilità alla narrazione e, sostanzialmente, rende intere parti lentissime e indigeste. Il secondo problema è il "non detto", ossia il fatto che molte informazioni dell'ambientazioni sono mancanti e questo rende difficilmente comprensibili molte parti, soprattutto sul finale, che, nonostante l'abbia letto più volte.

Probabilmente, meriterebbe una buona rilettura.

Alla prossima!!

alexandra.fischer
Messaggi: 2862

Re: Gruppo DE BELLO ALIENO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#3 » giovedì 24 dicembre 2020, 19:39

Buona Vigilia di Natale, ecco i miei commenti e relativa classifica:
Commenti Gruppo De Bello Alieno:

OMEOSTASI di Gabriele Dolzadelli

Tema centrato, dal ripasso d’esame di biologia in vista della ritardata laurea di Daria (concetto che dà il titolo al racconto), alle manie adolescenziali di Simone (videogiochi, ma anche riascolto delle cassette vintage della madre), ai capricci di Edoardo davanti alla pappa, fino ad arrivare al fulmine a ciel sereno da parte di quest’ultimo: la prima parola del piccino, Massimo, che il marito di Daria associa al vicino che fa la corte alla moglie (a suo dire, ma, per cosa ne ho intuito, in realtà è contenuta in una strofa contenuta nella canzone di Vasco Rossi riascoltata dal fratello maggiore; purtroppo, causa della fine della pace domestica).
Punti di forza:
Lo spaccato di una famiglia dove ci sono quattro età diverse e li mostri attraverso le descrizioni e i gesti con grande accuratezza.
L’inizio di un cambiamento ulteriore nella coppia, dove Daria, dopo due figli, decide di riprendere la laurea lasciata a metà e la trasformazione del marito Fabio in “mammo” per aiutarla.
Punti deboli:
Attenzione, ti ho già scritto le frasi corrette: il piccolo sbuffò.
Simone con i grilli dell’adolescenza.

PANTA REI di Wladimiro Borchi Tema centrato. Fin dal titolo, sì, Tutto scorre per il protagonista, infermiere addetto al turno di notte ed esperto in furbate per strapparsi qualche oretta piacevole (vedi la tresca con la collega) fino a quando non arriva il suo momento di passare dall’altra parte del letto nel ruolo di paziente.
Punti di forza: come descrivi la cura “taroccata” per il numero cinque (lui usa la differenza delle gocce prescritte per divertirsi con Chiara, insomma, la “rilassa” e lui ricorre al Viagra) e le false feci al numero sei, sofferente di stipsi (e a corto di lassativi, si vede, per l’incuria del personale). Per non parlare della descrizione del numero sette, terminale e alle prese con pastiglie placebo. L’ironia cinica si estende anche al nome del placebo, “Guarentin”, che diventerà anche la terapia del Nostro. Ottima anche la resa dei sintomi dell’emorragia cerebrale che condanna il Nostro alla paralisi pressoché totale (ma può muovere gli occhi per “comunicare” con il collega che lo tratta come lui trattava i pazienti: a partire dal numero delle feci fabbricate a hoc e con l’aggiunta dello scippo della tresca, infatti, lui può ancora sentire e capisce che il nuovo arrivato se la cava come lui con lei. Graffiante anche l’idea del soprannome che il Nuovo gli affibbia).
Punto debole: correggo qui. Trattandosi di un soprannome, scriverei Rantolo.

DARK ROOM di Andrea Spinelli Tema centrato. Un matrimonio sul punto di spegnersi si riaccende di colpo per merito di una Dark Room (idea boccaccesca, con il partner misterioso da soddisfare al buio e, sempre nello spirito boccaccesco, il marito ci trova…la moglie).
Punti di forza: il braccialetto di lei, con funzione metonimica indovinata per tutto il racconto (è da quello che lui la riconosce al buio). I pensieri di Claudio, molto credibili, dal linguaggio giovanile e sciolto, per non parlare della bella e pepata Gloria, decisa a cercare altrove le proprie gratificazioni sessuali. La macchietta del messicano proprietario della Dark Room, che oltre a farsi pagare vorrebbe qualche ragguaglio in più. L’atmosfera iniziale della camera da letto e della resa dell’approccio erotico da parte di lei. Il brivido nella scena della lampo incastrata nel braccialetto di lei (bel colpo d’astuzia, il Lettore pensa davvero che la ucciderà). E il finale rovente.

Punti deboli.
Ecco le frasi già corrette:
“Maledizione. Sempre no!”
…adesso me lo vado a cercare io, uno sì.
Ma ‘sti cazzi.


IL CLOWN di Isabella Valerio Tema centrato. Mi è piaciuta molto l’aria cupa del tuo racconto: l’orrore, ormai, è nel quotidiano. Claudio ha perso il lavoro ed è depresso (di qui la sua chiusura anche nei riguardi della madre). La sua unica luce è l’amico Enea, il quale si impegna per fargli ritrovare l’ottimismo e lo invita alla festa di Carnevale. Punti di forza: il paragone sensi di colpa-granelli di sabbia, il boxer Caro dai millemila denti. Il costume da clown e il talento di Claudio con le palline colorate. E anche il bambino malato, che non ce la farà a superare la notte (tumore infantile) e che lo porta in Cielo con sé (mi è piaciuto come hai usato l’indizio del dolore al fianco, e anche la maturità del bambino, che gli chiede se: “ha le palle” per scegliere di volare via con lui. Struggente il finale con la telefonata del medico a Enea.
Punto debole, uno, la frase che ti riscrivo qui corretta: Odio la vita, che non si ferma mai e io devo correrle dietro senza sapere da che parte andare.

MODI DI DIRE di Edoardo Foresti Tema centrato. Racconto di cyberpunk. Molto ben riuscito, anche nella resa dell’atmosfera asettica. Mostri molto bene il contratto sottobanco del Nostro con il programmatore-psichiatra Wint che gli resetta la personalità per ripulirgli (previo pagamento crediti) la fedina penale e dargli modo di vivere nella colonia da bravo cittadino. Punti di forza: le qualità morali che descrivi come requisiti base per essere un bravo cittadino: in sintesi, profilo basso, ricordi prefabbricati nuovi di zecca e meticolosità. La descrizione di come avviene (ossia con hardware e software di antiquariato, roba del Ventunesimo Secolo, quindi non esente da rischi). Spassoso il modo di dire riferito a un uso “colorito” dei crediti citato all’inizio e che si lega al finale (il Nostro ha ereditato anche un difetto nel corso dell’operazione ed è legato alle evacuazioni, ma preferisce tenerselo).
Punto debole, uno, la frase che ti scrivo qui ricorretta: un androide in divisa da infermiera entra nella stanza.

IL PALLONCINO IN CHIESA di Davide Mannucci Tema centrato. Storia amarissima. Elisa vede i suoi vent’anni distrutti dal linfoma di Hodgkin che si aggiunge a una vita difficile (ha perso il lavoro di bambinaia, il suo fidanzato l’ha tradita con un’altra). L’atmosfera della storia è cupa: il palloncino in chiesa, quello di troppo, è parte del funerale della migliore amica di lei, Gloria, morta dello stesso male. II finale acquista speranza quando lei ricorda l’ultima estate trascorsa con l’amica e la promessa di visitare insieme Disneyworld. Allora decide di curarsi per onorare l’amica scomparsa.
Punti di forza: il rifiuto di Elisa di curarsi per via delle sofferenze che dovrà affrontare. Il linguaggio parlato, giovanile e con espressioni di ferocia nei riguardi dell’ipocrisia delle baciapile e del fidanzato fedifrago presente in chiesa a salutarla. Il lato trasgressivo di lei, che desidera il bel sacerdote. E sul finale, la voce in spirito dell’amica che la invita a cominciare la cura e a portarle la foto di Olaf e Topolino da Disneyworld.
Punti deboli: frasi che ti riporto qui corrette.
Un vero e proprio bravo ragazzo, Giacomo.
tanto lo sanno tutti che la qui presente Elisa, la povera dolce figlia di Gemma, fra poco tirerà le cuoia.
“Non affaticarla troppo. Avvicinati a lei, si sente appena quel che dice”.
Eppure, mia piccola saggia sorellina mancata, ti avevo ascoltato molto bene come anche adesso.
Cazzo, Gloria, se ci andrò.




IL PRIMO URLO di Alessandro Canella Tema Centrato in una pura storia di SF. Lo stile visionario rimanda molto a Sturgeon e a Frank Belknap Long. Punti di Forza: l’idea di un’Arca che porta in salvo l’umanità da un cataclisma (così ho letto l’addio iniziale del padre al figlio) in versione tecnologica. La descrizione della stanza del protagonista, Sora, in un’atmosfera molto stile 2001 Odissea nello spazio e la sala con l’unico Motore che guida la nave e si alimenta dei sogni di un Prescelto. Molto bel delineata la figura del Messaggero, il quale fa anche dal filtro nel passare le informazioni al Lettore. Il Motore è divinizzato e il Prescelto è una vittima sacrificale (deve vivere lì da eremita, dormire e trasmettergli sogni-cibo, idea geniale). Il finale è amaro: Sora si risveglia trasformato in mostro, evidentemente non ha recepito nel modo giusto la sua funzione, malgrado le parole recitate al Messaggero.
Punti deboli: nessuno.

ESODO di Filippo Sassi Tema centrato, in una storia alla SF che rimanda il Matheson de Il terzo dal sole.
Punti di forza: l’umanità con la quale tratteggi l’anziano geologo, costretto a separarsi dalla famiglia per via di ordini superiori che impongono il sacrificio della colonia nella quale ha vissuto e lavorato. C’è un rimando alle tradizioni arcaiche dei tempi di crisi, lasciare indietro gli anziani per fare spazio ai giovani, come accade nel caso di lui e della moglie Khadija e ad altri abitanti della Colonia che vi hanno trascorso lì mezzo secolo di vita e lavoro. Straziante l’addio ai nipoti e interessante il miscuglio di razze che illustri in questa società (lui è italiano, la moglie araba, ma c’è un genero orientale, visto il nome del nipote e la figlia della coppia ha conservato la tradizione italiana, vedi il nome dell’altra nipote).
Punti deboli
Ti riporto qui le frasi corrette:
Khadija ha pianto tutta la notte
manca mezz’ora all’accensione delle luci.
“Non l’hai mai tolta” (Khadija si riferisce alla fede)

DONNE STUFATE, di Roberto Masini Tema centrato. Con un umorismo macabro che avrebbe divertito Bierce. Punti di forza: con pochi tratti ricostruisci le figure delle vittime di Landru e mostri la figura di lui in quadretti affascinanti, perché ricorri con maestria allo stile antiquato dell’epoca. Prima si vede la vedova Marchadier e poi Annabelle alle prese con quest’uomo non attraente ma di bei modi e agiato. Gustoso lo scambio di battute fra i vicini di casa a proposito del fumo sospetto che esce dalla villa del Nostro e mi hanno divertito i loro nomi, Gaston e Cassandre, che aiutano a delinearne i caratteri (lui pacioso, lei invece, petulante). Bello anche il dialogo fra il Nostro e il giudice, dove si vede il carisma diabolico del Nostro nella replica a proposito dei cadaveri. Ottimo il finale, dove ci sono imputazione e sentenza di morte.
Punti deboli
Ti riporto qui la frase corretta:
cinguettava la vedova Marie Therese Marchadier rivolta a Henriette
Anche se capiva che il lutto si era protratto per troppo tempo



Classifica soffertissima, siete tutti ottimi autori.

PANTA REI di Wladimiro Borchi

DARK ROOM di Andrea Spinelli

IL CLOWN di Isabella Valerio

IL PALLONCINO IN CHIESA di Davide Mannucci

IL PRIMO URLO di Alessandro Canella

OMEOSTASI di Gabriele Dolzadelli

DONNE STUFATE, di Roberto Masini

MODI DI DIRE di Edoardo Foresti

ESODO di Filippo Sassi

Avatar utente
Stefano.Moretto
Messaggi: 466
Contatta:

Re: Gruppo DE BELLO ALIENO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#4 » venerdì 25 dicembre 2020, 2:02

Classifica:
Ci tengo a dire che l'assegnazione dei primi due posti è stata sofferta. Alla fine ho deciso di scegliere in base alle emozioni che mi hanno lasciato al termine della lettura: molto forti e simili essendo entrambe incentrate sulla consapevolezza della morte, ma in un caso, data l'empatia sviluppata col personaggio, è stato un sentimento "positivo" di empatia e dispiacere, mentre nel secondo caso si tratta più di "pietà" umana che viene spontanea e non indotta dallo scrittore. Ho deciso di premiare questo aspetto, spero che possiate considerare entrambi queste righe come un'aggiunta ai commenti che vi ho lasciato.

1.Esodo
2.Panta Rei
3.Modi di dire
4.Omeostasi
5.Il palloncino in chiesa
6.Il primo urlo
7.Dark Room
8.Il Clown
9.Donne stufate



Commenti

Omeostasi
► Mostra testo


Panta Rei
► Mostra testo


Dark Room
► Mostra testo


Il Clown
► Mostra testo


Modi di dire
► Mostra testo


Il palloncino in chiesa
► Mostra testo


Il primo urlo
► Mostra testo


Esodo
► Mostra testo


Donne stufate
► Mostra testo

Avatar utente
Jacopo Berti
Messaggi: 441

Re: Gruppo DE BELLO ALIENO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#5 » domenica 27 dicembre 2020, 14:11

Ecco la mia classifica, alla mia prima edizione di MC dopo più di due anni dalla mia ultima partecipazione. Ho trovato la platea molto cambiata. Ricordavo un sacco di nomi amici, e ne ho trovato solo uno o due. Devo ancora decidere se riprendere davvero a scrivere o no. Spero di sì, e che avremo modo di conoscerci.
Le classifiche non sono mai facili. Questa volta sono state facili, per me, la prima posizione, e - mi dispiace dirlo - anche l'ultima. Sulle altre posizioni ho penato molto.

1. Il primo urlo
2. Modi di dire
3. Il palloncino in chiesa
4. Esodo
5. Il clown
6. Omeostasi
7. Panta rei
8. Dark Room
9. Donne stufate

Il primo urlo, di Alessandro Canella
Parafrasando Harlan Ellison “Ho troppe bocche e devo urlare”. Una rilettura kafkiana, però, con tanto di risveglio in forma di scarafaggione bavoso.
Anche qui devo contraddire chi mi ha preceduto nel commentare: quello che si deve capire si capisce, senza bisogno del tuo intervento esplicativo. Questo mondo va benissimo così com’è. La storia inizia in medias res e ha un finale aperto, come nella miglior tradizione horror-fantascientifico, dove alla fine si arriva al peggio perché all’inizio non si sapeva niente. Non serve ipotizzare episodi 1 e 3, è tutto qui, sono già contenuti nel non-detto.
La ristrutturazione della realtà in cui nessuno, tranne il principale artefice, sa quel che è accaduto, è tipica di una certa fantascienza. Di solito il topos ha a che fare con i mondi paralleli o con una modifica del passato (A sound of thunder…). Qui è di tipo metafisico, la realtà come sogno di qualcuno, anche questo non nuovo, ma mi piace: cambia il sognatore e il motore – entità cosmogonica che fa da catalizzatore – fa cambiare la realtà. La scelta “motore” è azzeccata, ricorda “motore immobile”.
L’aderenza col tema è buona: il cambiamento c’è tutto, la sua caratteristica di essere “unica verità”, abbastanza.
Come elemento negativo, ti segnalo un tratto dello stile che non mi convince: la tendenza a trattare la descrizione come un ragionamento. C’è una serie di connettivi logici, e di conseguenza un’ipotassi, laddove una paratassi sarebbe più agile, meno verbosa. Alcuni esempi: “sebbene reso traslucido da una qualche particolare lavorazione”; “viste le dimensioni e la distanza ravvicinata”. Meglio sarebbe sfoltire un po’, a questo punto, per dedicare lo spazio a qualcosa di meno geometrico e più emotivamente caratterizzato.

Modi di dire, di Edoardo Foresti
Di fronte ai racconti cyberpunk, mi trovo sempre in difficoltà… ad immedesimarmi in quelli che dicono di non riuscire a seguirli. Io, in genere, li capisco, per due motivazioni. La prima, banale, è che da vorace lettore di fantascienza, estimatore di Sterling e di alcuni connettivisti, ho una discreta abitudine. La seconda è perché accetto, in barba a regole di scrittura che molti reputano fondamentali, che nel cyberpunk ci sia un po’ di sovrabbondanza lessicale e concettuale non necessariamente interpretata visivamente. Qualcuno la chiama fuffa, per me è uno stilema del genere.
L’infodump non mi dà fastidio, di solito. Se anche il punto di vista nella parte narrativa è ampliato oltre i limiti del personaggio ai fini di una maggiore chiarezza contestuale, mi sta bene. Però quando l’infodump si intromette direttamente nel dialogo, come nelle battute che ti hanno già segnalato, è straniante, distrae, è difficile da mandar giù. Ma è forse l’unica cosa che non mi va di questo racconto.
Quanto a aderenza al tema, sei tra quelli che ci è andato più vicino. C’è il “cambiamento” e c’è anche “l’unica verità”: il carattere e i ricordi del protagonista sono cambiati, e d’ora in poi saranno il suo biglietto da visita “vero”, “autentico” di fronte alla legge della colonia.
La conclusione è davvero riuscita, sia come stile che come idea. Giustamente, il protagonista non conosce il vero motivo per cui si trova in uno “studio medico” e agisce di conseguenza. Il richiamo anaforico al desueto modo di dire, con l’alternanza “culo” e “fondoschiena”, aiuta a dare un inizio e una fine al racconto.
Una delle poche letture di questo gruppo della quale posso dirmi in effetti soddisfatto.

Il palloncino in chiesa, di Davide Mannucci
Il palloncino è il simbolo della morte di una ragazzina, così come la bara bianca. La seconda è facilmente identificabile, il primo no; e infatti davvero una delle domande che ci si pone leggendo il tuo racconto è perché tratti come “elemento sorpresa” il fatto che la funzione sia un funerale. Siamo in una chiesa nella quale si svolge un funerale e questo, a rigor di logica, dovrebbe essere la prima cosa che viene detta o mostrata. Eppure, il punto di vista è quello di una ragazza ventenne. Oggi, a quest’età si può essere ancora adolescenti, come lei, diventata grande amica di una ragazzina a cui faceva da babysitter. Sta passando attraverso una fase di negazione della realtà sia della morte dell’amica che della sua malattia che, se non curata, condurrà alla morte lei stessa. Elisa “vede” il palloncino, “vede” la gente che parla male di lei e che commenta la sua scelta, “vede” il parroco figo, “vede tutto” pur di non vedere la bara con dentro Gloria, davanti all’altare, al centro della chiesa. Vede e si ribella; alla fine vede anche l’amica e si ribella alla sua stessa ribellione.
Se riusciamo ad entrare nel punto di vista di Elisa, gli elementi di confusione e contraddittorietà, anche se dovessero essere una mancanza dell’autore, li attribuiamo al personaggio. Una mossa astuta e rischiosa, ma con me ha funzionato.

Esodo, di Filippo Sassi
La pluralità di personaggi e di luoghi, purtroppo, disorienta, e costringe a tornare alle scene precedenti per ricordare chi è chi e dove va o non va. Non fosse così, sarebbe davvero un bel racconto, perché a una seconda lettura, avendo chiaro quanto sopra, si apprezzano da un lato i dettagli, dall’altro l’intensità emotiva ed esistenziale – dell’individuo e della specie – generata da questa situazione. Capita raramente che un racconto sia “pulito” eppure confonda. Non sono in grado, infatti, di suggerirti come potresti mantenere in questo spazio tutta la ricchezza di questo racconto e favorire una più immediata comprensibilità.
Alla fine il racconto mi è piaciuto, ma mi è rimasta la sensazione di frustrazione della prima lettura.

Il clown, di Isabella Valerio
Nonostante le tre letture, non ho ancora capito esattamente cosa succede nel racconto. L’incidente col cane è vero? Ce n’è stato anche un altro che non viene descritto? O il morso del cane è stato davvero fatale? Perché, alla fine – questo l’ho capito – il protagonista Claudio, muore, dopo che il suo “caronte”, il bambino incurabile, gli ha chiesto se ne avesse le palle, e il medico le ha per lui.
Claudio forse avrà pensato più volte a un suicidio in passato, ma “non aveva le palle”, e ora un incidente ha fatto al posto suo. Però non è chiaro. Se entra in una specie di visione, quand’è che questo avviene? Non individuo un punto di svolta, la “soglia” del mondo fantastico di cui tanto parla la narratologia. Il cane potrebbe esserne il guardiano… ma dove sta il passaggio?
Peccato per la confusione – che mi pare di aver capito non sia soltanto mia – perché poteva essere davvero un racconto toccante, se avesse funzionato “ad orologeria”.
Qualche osservazione dal punto di vista formale e stilistico. La metafora “come orfani…” era sul punto di suonare poetica, ma “che illumini il loro essere” l’ha resa troppo pretenziosa.
Ci sono alcune insicurezze nella punteggiatura che non mi fanno pensare a un tratto stilistico: nella frase “Ci metto un attimo… […] “morire””, la punteggiatura andrebbe rivista, e forse anche in altri punti.
Apprezzo, comunque, il racconto, perché hai osato un po’ di più rispetto a quelli letti fino ad ora.

Omeostasi, di Gabriele Dolzadelli
Il racconto ha una buona impostazione e una buona aderenza al tema: prende le mosse da un concetto scientifico inerente al tema e lo usa come parallelismo nel descrivere gli equilibri relazionali all’interno di una famiglia. Dal punto di vista dello stile, è “pulito”: non sembra avere sbavature, ma neanche grandi idee. L’inizio disorienta, un po’: l’immagine che si produce è quella di una studentessa liceale insieme al padre, poco dopo si capisce che si tratta di marito e moglie. Non credo si volesse indurre questo effetto, quindi sarebbe stato meglio definire subito il quadretto familiare. Il discorso del “cambiamento” procede spedito, fino al punto di rottura. La frase “Tesoro, autoregolazione!” sembra un’ammissione del tradimento, sprezzante per giunta. Poi si capisce che forse non lo è, e che si tratta di un divertente misunderstanding. O forse di entrambe le cose.
Un raccontino ben confezionato, ma che non arriva a stupire, interessare o a far sorridere oltre quella soglia per cui gli si possano concedere sperticati elogi.

Panta rei, di Wladimiro Borchi
Probabilmente, a partire con un’osservazione del genere, ci si attira le ire dell’autore. La prima cosa che si nota, purtroppo, è la dimensione dei caratteri. Troppo piccoli: si fa fatica a leggere. Visto che ciò capita solo su questo racconto in questa edizione, presumo non sia una problematica mia. Ti consiglio di usare le impostazioni standard del forum, che immagino siano tali per favorire la fruizione.
Veniamo al testo: comincio rilevando alcuni refusi. “Del troiettitudine”; “non avrebbe fiducia chi lo sta curando”. Qui, a mio avviso, c’è un problema di consecutio: “è bastata una spruzzatina nel caffè e si era fatta trivellare”. I due ausiliari dovrebbero essere allo stesso tempo o addirittura il primo dovrebbe essere antecedente. Ancora una cosa che secondo me è una sbadataggine: l’indirizzo al lettore è prima al singolare (“credi che sia difficile?”) e poi al plurale (“avete presente…”).
Il punto di vista mi sembra coerente dall’inizio alla fine. Assumi uno stile, una “voce” e la porti avanti coerentemente e con verosimiglianza. È una voce verso la quale è difficile provare empatia o complicità, essendo uno stronzo di prim’ordine. Tant’è che quando arriva “il cambiamento”, cioè il ribaltamento dei ruoli, il lettore è soddisfatto del contrappasso, e diventa anche lui un po’ stronzo. Il cambiamento, da un prima a un dopo, è molto ben riuscito. L’idea della sfocatura della cartella è, in senso positivo, cinematografica, e incolla il lettore all’hic et nunc del racconto. Il tema del cambiamento è certamente presente: il protagonista pensa che non cambierà niente e invece poi tutto cambia. Il tema però era un po’ più specifico: “l’unica verità duratura è il cambiamento”. Non era facile attenervisi in modo più stretto, ma forse un po’ meglio potevi fare.
Si nota, in questo racconto, una consuetudine alla scrittura e una facilità di narrazione e di gestione di un punto di vista. Vi leggo anche però una certa fretta di consegnare che ha portato ad alcuni refusi e superficialità.

Dark Room, di Andrea Spinelli
Il racconto potrebbe sembrare piuttosto inverosimile nelle varie situazioni che si susseguono così come commentato dagli altri partecipanti. D’altra parte, però, si riesce a stare al gioco e seguire le decisioni o, meglio, le pulsioni del protagonista. Il susseguirsi delle sue azioni ne delinea il carattere e abbozza un rapporto con la moglie.
Non credo sia così complicata la situazione: manca il desiderio sessuale, che deve essere risvegliato da altro, ad esempio la gelosia, la segretezza, il rischio. Chiaramente non è una situazione ideale, ma fanno quello che possono.
Una cosa che non apprezzo molto è il monologo interiore in corsivo. I pensieri del protagonista sono “segnalati” al lettore, e io lo trovo molto artificioso.
Al tema ti attieni solo in parte: c’è un cambiamento, ma non è al centro del racconto, secondo me. Inoltre, poi, siamo piuttosto lontani dal “l’unica verità duratura è il cambiamento”.
Insomma, nemmeno io sono del tutto soddisfatto o convinto, ma secondo me non c’è il grosso difetto di trama che hanno fatto notare gli altri.

Donne stufate, di Roberto Masini
C’è un punto preciso nel quale si perde il filo del racconto e ci si chiede se si ha dimenticato qualcosa o se l’autore ha sbagliato qualcosa. È quello in cui “Therese” diventa “Annabelle”. “Aspetta – riflette il lettore – si chiamava Annabelle?” E ancora: “Ma guarda, porta prima Therese nella casa, poi però porta la sua amica, quella con cui stava parlando all’inizio. Ah no, si chiamava Henriette” e infine “Forse non è lo stesso uomo…?”. La transizione che credo tu volessi creare, ad indicare la “serialità” di quello che appunto alla fine è un serial killer, sarebbe riuscita benissimo a livello cinematografico. Il protagonista che prende per mano una signora per accompagnarla nella sua dimora, e poi, nella scena successiva, lo stesso signore, con un’altra signora, mai vista ancora in scena, differente dalle altre. Un film avrebbe potuto usare per le prime quattro scene, quattro donne diverse, e si sarebbe capito tutto, e sarebbe stato figo. Per un racconto è molto più difficile. Per un racconto così breve, forse è impossibile. A complicare le cose, poi, il fatto che il protagonista non abbia nome. Quando appare “Gaston”, è verosimile che sia il protagonista delle quattro sequenze precedenti. E invece no, altra confusione.
Nonostante lo stile sia apprezzabile e pulito, lo spaesamento del lettore – o almeno di me lettore – è un problema insormontabile. Anche in un altro racconto ho dovuto rileggere prima di capire qualcosa, però ad una seconda lettura il racconto mi ha dato molto a livello di immedesimazione e di emozione. Questo invece doveva funzionare subito, o non funzionare. A mio avviso, non ha funzionato.
«Se avessimo anche una Fantastica, come una Logica, sarebbe scoperta l'arte di inventare» (Novalis, Frammenti)

Avatar utente
antico
Messaggi: 7171

Re: Gruppo DE BELLO ALIENO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#6 » lunedì 28 dicembre 2020, 12:22

Avete ricevuto quattro classifiche, ve ne dovranno arrivare altre quattro.

Avatar utente
Luca Nesler
Messaggi: 709
Contatta:

Re: Gruppo DE BELLO ALIENO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#7 » lunedì 28 dicembre 2020, 18:36

Eccomi!

CLASSIFICA
1 - Il primo urlo
2 - Modi di dire
3 - Esodo
4 - Omeostasi
5 - Il clown
6 - Il palloncino in chiesa
7 - Dark Room
8 - Panta rei
9 - Donne stufate

COMMENTI

Omeostasi
► Mostra testo


Panta rei
► Mostra testo


Dark Room
► Mostra testo


Il Clown
► Mostra testo


Modi di dire
► Mostra testo


Il palloncino in chiesa
► Mostra testo


Il primo urlo
► Mostra testo


Esodo
► Mostra testo


Donne stufate
► Mostra testo

Avatar utente
Alessio
Messaggi: 195

Re: Gruppo DE BELLO ALIENO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#8 » martedì 29 dicembre 2020, 10:43

Sono alla mia prima partecipazione e ammetto di essermi sentito molto imbarazzato nel dover commentare i testi di persone molto più esperte e capaci di me. Penso che sia successo a tutti e anche questo fa parte della gara, quindi, ecco il risultato del mio disagio.

1) Panta rei
2) Modi di dire
3) Esodo
4) Il primo urlo
5) Omeostasi
6) Il clown
7) Il palloncino in chiesa
8) Dark room
9) Donne stufate

PANTA REI, di Wladimiro Borchi
► Mostra testo

Modi di dire, di Edoardo Foresti
► Mostra testo

Esodo, di Filippo Sassi
► Mostra testo

Il primo urlo, di Alessandro Canella
► Mostra testo

Omeostasi, di Gabriele Dolzadelli
► Mostra testo

Il clown, di Isabella Valerio
► Mostra testo

Il palloncino in chiesa, di Davide Mannucci
► Mostra testo

DARK ROOM, di Andrea Spinelli
► Mostra testo

Donne stufate, di Roberto Masini
► Mostra testo

Avatar utente
Filippo Santaniello
Messaggi: 116
Contatta:

Re: Gruppo DE BELLO ALIENO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#9 » martedì 29 dicembre 2020, 11:23

Ciao a tutti,
in questa edizione mi sono imbattuto in numerosi racconti cyberpunk e fantascienza, non proprio il mio pane quotidiano, perciò non è stato semplice giudicarli e mi scuso se la valutazione non è in linea con la tendenza delle altre classifiche. Ecco la mia:

1) Panta rei, Wladimiro Borchi
2) Omeostasi, Gabriele Dolzadelli
3) Donne stufate, Roberto Masini
4) Dark Room, Andrea Spinelli
5) Esodo, Filippo Sassi
6) Il clown, Isabella Valerio
7) Modi di dire, Edoardo Foresti
8) Il palloncino in chiesa, Davide Mannucci
9) Il primo urlo, Alessandro Canella


Panta rei, Wladimiro Borchi

Ciao Wladimiro,
bel racconto cinico e crudele, mi è piaciuto! Mi ha ricordato il Welsh più spietato quindi non posso che farti i complimenti. Il personaggio è caratterizzato molto bene e la prima persona facilita l’immedesimazione così come le descrizioni ben congegnate delle sue bastardate. Diciamo solo che si entra davvero nel racconto troppo tardi, infatti il capovolgimento dell’azione è ravvicinato al finale. Forse sarebbe stato meglio asciugare la prima parte e soffermarsi di più sul cambiamento, sulla sorte del protagonista. Ma non è che questo infici più di tanto sulla valutazione del racconto, che rimane una bella staffilata. Complimenti!

Omeostasi, Gabriele Dolzadelli

Ciao Gabriele,
non conoscevo il significato della parola omeostasi, grazie per avermelo fatto apprendere attraverso un racconto ben costruito, molto carveriano nello stile e nell’equilibrio della forma, in cui la scrittura è misurata, non si accede quasi mai, ed è simpatica anche la trovata finale che lascia quel pizzico di agrodolce che è sempre gradevole in racconti brevi di questo tipo. L’unico inconveniente che è trovato sta nell’incipit, nelle prime battute di dialogo, dove ho fatto fatica a capire chi stesse parlando, quindi all’inizio il racconto non è andato giù scorrevolissimo per poi riprendersi subito dopo e filare via bene fino alla fine. Buona prova! Bravo!

Dark Room, Andrea Spinelli

Ciao Andrea,
si legge bene il tuo Dark Room, frasi brevi, dritte al punto, però la storia non mi ha fatto impazzire. Diciamo che ho capito subito, non appena ho letto del braccialetto, che sarebbe stato un elemento decisivo alla storia, però come si fa a essere certi che la donna nel buio sia tua moglie toccando un semplice braccialetto? Poteva essere qualsiasi altra donna con un bracciale simile. Perciò avresti dovuto trovare un escamotage diverso, anche una cicatrice sul corpo della moglie forse poteva andar bene. Nemmeno il finale mi ha fatto impazzire, leggendo avevo l’impressione che era proprio quello in finale verso cui stavamo andando. Elencati i difetti, ti faccio i complimenti per la scrittura. Stile implacabile e asciutto come piace a me. Felice di averti letto, alla prossima!

Il clown, Isabella Valerio

Ciao Isabella,
è stato un piacere leggere il tuo racconto anche se mi ha lasciato un po’ freddino. Diciamo che ho fatto fatica a empatizzare col protagonista e in generale le sue vicende mi sono sembrate un po’ troppo strampalate. Tutto accade frettolosamente e tante azioni sembrano non avere un nesso logico. Soprattutto il momento in cui il dottore sceglie il protagonista/clown per dare conforto al bambino. Il punto dolente della storia però è il finale. L’ho letto e riletto, ma non ho capito cos’è successo e il momento in cui il protagonista sarebbe morto. Ti faccio invece i complimenti per lo stile di scrittura, hai una bella penna che darebbe il meglio di sé se riuscissi ad avere più controllo sulle idee che decidi di esprimere. Alla prossima, ciao!

Modi di dire, Edoardo Foresti

Ciao Edoardo,
mi sa che è la prima volta che leggo qualcosa di tuo e dai commenti precedenti vedo che sei un cultore del genere cyberpunk, genere che io non frequento affatto, e forse è per questo che ho trovato difficile immergermi nella lettura del tuo racconto. Lo stile è ineccepibile, non c'è che dire, ma le mie difficoltà sono nate quando mi sono scontrato col vero significato del testo. Sono troppo brutale se dico che ci ho capito poco? Forse dovrei rileggerlo una seconda volta ma non credo che il mio giudizio cambi di molto. Spero di rileggere al più presto qualcosa di tuo, ciao!

Il palloncino in chiesa, Davide Mannucci

Ciao Davide,
ti faccio i complimenti per lo stile asciutto e secco come una frustata in grado di veicolare emozioni potenti e contrastanti, però devo muoverti delle critiche sulla capacità di esporre una storia comprensibile per il lettore. In certi punti della lettura mi sono dovuto fermare e tornare indietro, perciò non è stata una lettura semplicissima. Per fortuna ci ha pensato Alexandra con la sua sinossi a riassumere il significato del testo perché io, ripeto, ho fatto fatica a districarmi nella trama. Non sto qui a riportare i passaggi più ostici del testo, non avrebbe senso, ti consiglio però, per la prossima volta, di pensare anche al lettore il quale non vive nella testa dello scrittore e non può conoscere certi dettagli che per l'autore sono scontati. Comunque lo stile c'è, bisogna solo lavorare la forma per un connubio che ha potenzialità davvero esplosive!

Il primo urlo, Alessandro Canella

Ciao Alessandro,
è stato un piacere leggere il tuo racconto di cui ho apprezzato l'impostazione fantascientifica e lo stile netto e visionario anche se, come nel caso dei due racconti letti precedentemente, ho notato che molte cose chiare nella tua testa non emergono a sufficienza per concretizzarsi anche nella mente del lettore, il quale arriva al termine della lettura non solo spaesato ma anche mentalmente spossato per aver cercato di decifrare il senso del testo. Per me pollice su per lo stile ma inclinato verso il basso per scelta di trama ed esposizione. Alla prossima, ciao!

Esodo, Filippo Sassi

Ciao Filippo,
felice di aver letto il tuo racconto. Anche se non sono un appassionato di fantascienza l'ho trovato solido e ben costruito. A differenza degli altri racconti di fantascienza letti in questo gruppo il tuo è l'unico che mi ha trasmesso qualcosa poiché la trama è chiara e non ci sono troppi punti oscuri anche se il numero eccessivo di personaggi ha reso la lettura un po' difficoltosa. Ho notato che qui nell'arena ci sono molti appassionati di fantascienza, genere per me ostico che però gradisco quando comprendo il mondo che viene tratteggiato, e tu ci sei riuscito, perciò ti faccio i complimenti sperando di leggere nuovamente qualcosa di tuo.

Donne Stufate, Roberto Masini

Ciao Roberto,
del tuo racconto ho apprezzato il dark humour che mi ha fatto sorridere in un paio di punti ma non posso che essere d'accordo con Jacopo quando ti fa notare che c'è un cambio di prospettiva che "ammazza" letteralmente il racconto quando passi da Therese ad Annabella, così, di botto! Peccato perché questa scelta ha reso la mia lettura dissonante. Andava tutto a meraviglia e di colpo mi sono sentito spaesato come avessi ricevuto un colpo in testa. A parte questo resta una buona prova anche se, secondo punto dolente, non ho trovato attinenza col tema del cambiamento. A presto ciao!

Avatar utente
antico
Messaggi: 7171

Re: Gruppo DE BELLO ALIENO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#10 » giovedì 31 dicembre 2020, 17:34

Avete ricevuto sette classifiche, ve ne manca una.

Avatar utente
Puch89
Messaggi: 228

Re: Gruppo DE BELLO ALIENO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#11 » sabato 2 gennaio 2021, 0:04

Classifica:

1) Il primo urlo - Alessandro Canella
2) Wladimiro Borchi - Panta Rei
3) Il palloncino in chiesa - Davide Mannucci
4) Esodo - Filippo Sassi
5) Modi di dire - Edoardo Foresti
6) Omeostasi - Gabriele Dolzadelli
7) Isabella Valerio - Il Clown
8) Donne Stufate - Roberto Masini
9) Dark Room - Andrea Spinelli


Commenti:


Omeostasi - Gabriele Dolzadelli
Ciao Gabriele.
Racconto piacevole il tuo, anch'io non conoscevo il termine omeostasi, l'ho trovato un buon escamotage per costruirci attorno una storia attinente al tema. Ora, la storia per l'appunto, non è che sia poi così brillante, ma il modo in cui l'hai gestita spicca grazie alle tue proprietà di interpretazione e quindi nell'insieme risulta gradevole, ma ho letto roba tua molto più bella; sono dell'idea che il tema di questo mese sia stato duro per tutti, quindi non me la sento di sparare a zero (io ho fatto un lavoro pessimo ad esempio, pur di non rinunciare). Il finale è apprezzabile, gioca sull'equivoco e ti strappa un sorriso, però non mi è piaciuto molto il salto di punto di vista al figlio, ma ci stava come soluzione alla fin fine. Tema centrato, racconto discreto, ma sai far di meglio.
Alla prossima

Wladimiro Borchi - Panta Rei
Ciao Wladimiro!
Scommetto che ti sei divertito un sacco a scrivere questo racconto. E' vero, forse pecca per nebulosità di ambientazione e non contestualizza molto il dove e il come, lasciando quasi tutto lo svolgimento nella testa del protagonista; un'intenzione azzardata per chi non sa gestire bene quel tipo di flusso, ma tu non sei di certo un principiante e ci sei riuscito alla grande.
Hai inserito dei punti forti (volutamente, credo) per far salire l'asticella del fastidio/odio nei suoi confronti quel tanto che basta per renderlo proporzionale all'appagamento che si prova quando il bastardo fa la stessa fine dei suoi pazienti, e non solo, il suo infermiere è stronzo tanto quanto lui (dev'essere una bella clinica dove alloggiare).
Mi è piaciuto molto, anche se per quanto mi riguarda non lo annovero tra i migliori da te scritti, ma rimane comunque godibile, perché oltre alla soddisfazione di trovarsi tra le mani un testo scritto bene, ti fa provare qualcosa mentre leggi e già questo per chi scrive significa adempiere a metà del suo lavoro, per come la vedo io.
Il tema è centrato, i miei apprezzamenti.

Andrea Spinelli - Dark Room
Ciao Andrea, lieto di leggerti.
Sarò crudele, ma il tuo racconto non mi è piaciuto proprio per niente, ma la colpa non è dell'idea di per sé che ci può stare, ma del modo in cui l'hai sviluppata e costruita. I dialoghi sono poco credibili, risultano forzati e per niente naturali. Il narratore onnisciente non è ben gestito; io non sono un estremista del "usa la terza persona limitata soggettiva o non se ne fa nulla", rimango forse uno dei pochi qui dentro che sa apprezzare il narratore onnisciente quando viene utilizzato con sapienza, soprattutto quando ha un guizzo interessante che sa tenere incollato il lettore nonostante il distacco col protagonista, ma qui non c'è. Entri ed esci senza una reale consapevolezza dal pdv di Claudio. Non c'è un minimo di show, e anche qui, non sono un estremista, penso che il tell sia necessario quanto lo show nel giusto equilibrio, ma qui zero proprio, e lo dico perché ci sono momenti in cui un po' di show avrebbe aiutato moltissimo. Poi, il fatto che Claudio incontrasse sua moglie nella dark room era telefonatissimo, anche se poi non sappiamo davvero se fosse lei o meno.
In ultimo, la frase finale:

"Lei strabuzzò gli occhi: era lo stesso uomo di inizio serata?
No che non lo sono, Gloria. Sono tornato alle origini."

No. Proprio no. Lei sta pensando se lui fosse lo stesso uomo, quindi c'è un improvviso cambio di pdv improvviso che disorienta, e lui non può rispondere a quel pensiero, proprio perché è un pensiero. Questo è sicuramente l'errore più grave di tutto il testo.
Per il resto il tema è centrato. Alla prossima.

Isabella Valerio - Il Clown
Ciao Isabella!
Racconto assai particolare il tuo, devo dirtelo francamente: mi hai rapito con testi sviluppati meglio di questo.
Bada bene, ho detto "sviluppati". Ciò significa che l'idea di base mi è piaciuta in verità, sebbene non avessi capito minimamente che Claudio fosse già morto nel momento in cui è tornato in macchina dopo aver acquistato il vestito (e onestamente avrei preferito che si fosse sacrificato, in un qualche modo, ma questa è solo una mia preferenza). Il punto è come hai costruito il racconto; a mio avviso il problema maggiore è la troppa fretta con cui si sono svolti gli eventi, e questa è la conseguenza diretta del pretesto di trama. Hai dovuto mettere carne al fuoco per dare un senso al travestimento di Claudio in clown, ma i caratteri son quel che sono e alla fine ti sei ritrovata con pochissimo spazio a disposizione. Fossi in te avrei cercato un modo che mi avesse tolto meno caratteri per introdurre la cosa, prendendo più spazio invece sull'introspezione di Claudio e sul suo malessere, dando un senso più profondo al suo sacrificio o comunque al suo "sogno post mortem". Rivisto in questo senso avrebbe un gran bel potenziale. Messo così il tema non è neanche molto centrato, o meglio lo sarebbe ma impostato così il racconto sembra parli più di fatalità che non di cambiamento, questo perché non hai dato il giusto spazio a ciò che provava Claudio.
A presto rileggerti!

Modi di dire - Edoardo Foresti
Ciao Edoardo, lieto di leggerti.
L'intenzione è lodevole, io amo il cyberpunk quindi sono anche un po' di parte, difatti sto facendo una gran fatica ad essere realmente obiettivo. Il racconto è buono, ma c'è una seria sovrabbondanza di infodump che va a minare l'immersività, che di per sé è anche buona e l'hai gestita bene ma il lavoro fatto va a perdersi quando poi interrompi bruscamente il tutto con troppe informazioni inutili. Che poi io riesco ad apprezzare l'infodump, quando ben inserito e nelle giuste dosi, e come qualcun altro ha già detto nel cyberpunk è più tollerato, così come nella fantascienza in generale, se vista alla vecchia maniera.
Un altro problema è il finale; non è chiaro. Cioè, lo si intuisce grandi linee, ma solo perché conosco il tema e perché, tutto sommato, un po il pretesto finale si lascia intendere, ma l'ho trovato molto scialbo e non c'è nulla che mi appaghi o che mi lasci felice di essere arrivato fino alla fine. Il tema è centrato. Spero di leggere altro di tuo perché lo stile non mi dispiace.

Il palloncino in chiesa - Davide Mannucci
Ciao Davide.
Racconto intenso il tuo, ti prende per mano e ti porta lungo un viale di grande sofferenza, specialmente se certe esperienze sono state vissute personalmente, come è accaduto a me; per questo ho colto subito il riferimento al palloncino in chiesa, sin dal titolo. Ti dico subito che l'ho apprezzato, il tema c'è, lo stile c'è, il flusso di coscienza però è a tratti un po confuso, forse anche per una gestione dei punto a capo non molto buona e perché a volte si fa fatica a capire chi sono i soggetti di determinate riflessioni, ma una seconda rilettura mi ha permesso di capire meglio il tutto. Ho impiegato un po' a capire che il protagonista fosse una lei, ma credo sia voluto, l'inizio ti getta dentro alla situazione senza troppe spiegazioni e spiazza un po', diciamo che, in linea generale, gestirei meglio l'elevata mole di informazioni che fuoriescono dal flusso; è uno stile che va gestito molto sapientemente o il rischio di estraniare il lettore dal tutto è dietro l'angolo.
Nel complesso una buona prova!

Il primo urlo - Alessandro Canella
Ciao Alessandro, lietissimo di leggerti.
Il tuo racconto è forse il più interessante del girone, in termini di ambientazione e di stile, ma soprattutto per le varie sfaccettature che suscitano riflessioni profonde nel lettore. Prima di leggere la tua spiegazione esaustiva, avevo diversi dubbi sul perché e sul come, questo ha generato in me curiosità ma anche delusione, perché il testo mi aveva preso a tal punto da rimanerci male da non poterne sapere di più; ma andava bene lo stesso, per chi è abituato a leggere certe tipologie di storie sa che è proprio il mistero il punto forte di certi stili. Aver letto anche la tua spiegazione mi ha portato però ad appagare quella voglia di conoscenza, e ne sono rimasto assai soddisfatto. Hai creato una discreta base su cui sviluppare un racconto ben più lungo di questo, che potresti sfruttare con un po' di sana voglia e fantasia nel colmare i vari plot che si andrebbero a creare.
Il racconto di per sé però pecca del fatto che, almeno in parte o se non si è abituati a certi stili, necessiti di una spiegazione. Questo va un po a sfavore, ma rimane il più brillante in termini non di esecuzione ma di ispirazione, complimenti. Tema ovviamente centrato. Alla prossima!

Esodo - Filippo Sassi
Ciao Fillippo.
Ho notato parecchi racconti di fantascienza in questa edizione, ciò mi rende felice. Il tuo spicca specialmente per il duplice messaggio (la continuità di un gruppo a discapito dei più deboli), e per il tema che è centrato all'ennesima potenza, non da tutti e non da poco in un contest con così pochi caratteri a disposizione. Ora, il nocciolo del problema risiede soprattutto in questo, secondo me. Troppa roba in poco spazio, il che è l'errore più frequente quindi ci sta. Quando si inizia a scrivere a ridosso del limite di tempo e caratteri si rimane preda del discernimento fondamentale di ciò che hai in testa e ciò che è necessario riversare sul foglio per trasformare l'idea in un plot fruibile e che funzioni: una macchina ben oliata e perfettamente funzionante, pochissimi ci riescono. Il tuo racconto gira ma cigola parecchio sulla gestione del pdv e sulla frammentazione delle scene e della quantità notevole di personaggi che ne prendono parte; per quanto hai gestito le cose con una certa capacità, rimane confusione nel lettore nel tentare di dare un contesto a quello che sta succedendo. Si salva per molto grazie all'ultimo paragrafo, dove riesci a coinvolgere emotivamente e dare un senso di appagamento, ma rimane una nota amara per non aver ben delineato il tutto nella propria mente. Prova discretamente buona, avrei piacere nel leggere altro di tuo in futuro.

Donne stufate - Roberto Masini
Ciao Roberto,
se non sbaglio non è la prima volta che utilizzi personaggi e cronache di storie realmente accadute, le romanzi e ci tiri fuori dal cilindro qualcosa; a volte escono bene, a volte male. Diciamo che l'ultimo che lessi qualche tempo fa mi era piaciuto di più di questo, sia per svolgimento sia per "rielaborazione" della storia. Ho apprezzato molto il black humor, dopotutto da un pizzico piacevole alla vicenda e non hai esagerato, la giusta dose. Lo stile un po' antiquato non dispiace, anche se a forza di studiare e seguire le scuole più recenti pian piano mi sto allontanando dal narratore onnisciente (una sorta di maledizione, prima mi piaceva e ora sempre meno, Gambarini ne sarebbe entusiasta), quindi a meno che non sia gestito in maniera esemplare mi vien da storcere il naso, e purtroppo in questo caso non è stato così. Non hai gestito poi bene il cambio di scena che frammenta e confonde troppo, costringendo il lettore a tornare indietro per capire e non perdere il filo, quando la matassa e già bell'e che scivolata via. Il tema secondo me non è centratissimo, e rimane il problema più grande in un contest. Boh, forse non lo trovo io, ma credo tu abbia voluto inserire troppa roba e in maniera troppo frettolosa, lasciando qualcosa per strada. Peccato. Spero in un prossimo racconto migliore, alla prossima!

Avatar utente
antico
Messaggi: 7171

Re: Gruppo DE BELLO ALIENO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#12 » sabato 2 gennaio 2021, 10:57

Avete ricevuto tutte le classifiche.

Avatar utente
antico
Messaggi: 7171

Re: Gruppo DE BELLO ALIENO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#13 » domenica 3 gennaio 2021, 9:53

Ecco a voi la mia classifica per il vostro gruppo.

1) Panta rei, di Wladimiro Borchi
Parto dal tema perché, per come la vedo, in questa edizione poteva essere anche semplicemente un messaggio per il lettore senza che il protagonista ne fosse consapevole, ma si limitasse a subirlo e qui succede proprio questo. Passando al racconto, mi ha convinto al netto di qualche passaggio poco chiaro (tipo quello delle boe che mi è proprio sembrato avulso dal contesto). T'immergi nel tuo protagonista e lo fai bene, anche al costo di farci arrivare tardi il suo lavoro e il contesto, ma alla fine arriva tutto. Ottimo il momento di svolta, reso in modo perfetto. Molto buona la chiusa. Pollice quasi su, per me.
2) Omeostasi, di Gabriele Dolzadelli
Molto bello lo spunto iniziale e l'idea della chiusa, il racconto mi è piaciuto molto. C'è però un MA ed è rappresentato dalla gestione della reazione della madre ai sospetti del marito con conseguente virata verso una deriva drammatica dell'equilibrio famigliare: mi sembra troppo netta, poco gestita in rapporto a quello che era il tono fino a quel punto e che avrebbe potuto mantenersi dopo il disvelamento dell'origine di quella prima parola. In effetti, la madre reagisce come se fosse colpevole. Vedila così: se i due coniugi avessero iniziato una discussione e poi avessero deciso di portare il bambino dal fratello e qui avessero subito sentito la canzone di Vasco sarebbe stata una chiusa perfetta con tensioni cmq venute a galla, ma un equilibrio apparentemente ritrovato che, a mio avviso, sarebbe stato il finale giusto per questo tuo pezzo. Riguardo al tema: lo affronti in modo adeguato anche se lo sviluppi poco proprio in quel finale che si allontana dalla parola omeostasi. Concludendo, per me un pollice tendente verso l'alto in modo brillante, ma non a livello di un quasi su perché, lo ripeto, mi sembra tu abbia perso il controllo del finale che, pur rimanendo buono, appare forzato.
3) Esodo, di Filippo Sassi
Un racconto crepuscolare su un'umanità che fa di tutto per sopravvivere, ma che, per farlo, deve anche lasciare indietro qualcuno. Da un certo punto di vista, sfiori anche l'attualità. Il problema, sottolineato da molti, sta nelle tante scene per così poco spazio e nel fatto che tu fossi a 6000 caratteri terminata la prima stesura. A conti fatti, la scena con il dialogo con il Colonnello è sacrificabile e potrebbe essere inglobata in quella dell'addio ai ragazzi. Andrebbero asciugate anche le due d'inizio e di chiusa, sempre con l'intento da dare respiro a quella centrale. Nulla che una revisione non possa fare. Direi un pollice tendente verso l'alto anche se non brillante e in classifica va davanti a DARK MOON perché, tra tutti i parivotati, questo mi sembra, paradossalmente, quello strutturalmente più a posto (si tratta solo di taglia e cuci, alla fine).
4) Dark Room, di Andrea Spinelli
Sono molto combattuto perché ho trovato la lettura molto piacevole, ma il racconto mi sembra forzato nei suoi punti di svolta. Forse il problema principale sta nel fatto che non dai spazio al rapporto con la moglie, nel senso che non capiamo il perché del suo rifiuto, non è contestualizzato. Alla fine di tutto il carosello, sì, ci si arriva al fatto che il cambiamento è necessario anche per mantenere la passione e l'interesse, ma ci si arriva attraverso dei punti di svolta eccessivamente forzati seguendo un iter decisamente imposto e questo non può non incidere nella valutazione finale che per me si attesta su un pollice tendente verso l'alto, ma senza picchi, non brillante.
5) Il palloncino bianco, di Davide Mannucci
Il racconto è potenzialmente una bomba, solo che mi sembra sia in una fase ancora decisamente revisionabile. Jacopo Berti lo ha capito in pieno e io attraverso lui, ma il tuo lavoro di revisione dev'essere orientato ad aumentare il numero di lettori cui arriva direttamente. In primis, probabilmente è un racconto che richiede più spazio. A seguire, appunti sparsi: ho faticato a capire fosse una ragazza e credo andrebbe chiarito subito, la nota sul ragazzo è ridondante perché lui non ha funzione apparente, la funzione del palloncino bianco andrebbe spiegata prima della fine del racconto, va esplicata meglio la sua decisione di curarsi con conseguente accettazione della realtà, dall'ultimo punto ne deriva un più approfondito lavoro sul suo rapporto con Gloria e quindi sulla sua psiche lacerata, meno ripetizioni MANGIAPILE e PRETE FIGO che in un testo così breve arrivano a dare noia. In buona sostanza, credo che anche in 4242 caratteri, eliminando il superfluo e concentrandoti su certi aspetti, potresti ottenere un risultato più efficace, ma ribadisco che in fase di revisione puoi sbattertene dei limiti e quindi lavorare anche sul doppio dei caratteri. Concludendo, per me un pollice tendente verso l'alto, ma non in modo brillante e in classifica finisce dietro al pari votato DARK ROOM, più giusto nelle dimensioni rispetto a questo.
6) Il primo urlo, di Alessandro Canella
Anche qui, devo ammettere che Jacopo Berti ci ha preso in pieno nella lettura e nella comprensione, ma, di nuovo, questo non è sufficiente perché un racconto così breve deve trovare il modo di arrivare a più lettori possibile e qualcosa qui non funziona. La discesa e il breve scambio di battute con il padre mi sembra inutile, risparmiavi spazio a farlo entrare immediatamente nel primo antro (a proposito, il chiamarlo ARCA lascia un po' in tempo che trova e alla fine del racconto, con un nuovo sogno, avresti dovuto mostrare che aveva assunto un nuovo nome). Bene lo scambio di battute con il messaggero, male la chiusa appena risvegliato, credo servirebbe un secondo scambio di battute tra lui e il nuovo arrivato e questo sarebbe determinante per la comprensione. Allo stato attuale, direi un pollice su per l'idea e un ni per la resa, mi posiziono su un tendente verso l'alto in modo al pelo. Assolutamente da sistemare perché qui c'è un raccontone "che non ha bocca e vorrebbe (tanto) urlare".
7) Modi di dire, di Edoardo Foresti
Un racconto che mi appare in una sua forma ancora embrionale, nel senso che con dovuta revisione può oliare i meccanismi e aumentare l'incisività perché va bene che non si capisca molto del protagonista se non che sta fuggendo da una probabile condanna, ma il finale non colpisce come dovrebbe e neppure c'è un approfondimento del tema fondante del racconto perché davvero il protagonista s'è dovuto spingere volontariamente fino a spegnere la propria coscienza? Non è come morire? Possibile che non si ponga la questione neppure una volta in tutto il testo se non nell'avvertimento blando di Wit? Il tema dell'edizione: lo vedo come suggerito, ma poco "lavorato". In definitiva, per me questo è un pollice tendente verso l'alto, ma in modo poco brillante.
8) Il Clown, di Isabella Valerio
Secondo me in questo racconto hai sbagliato strategia. In prima lettura ho notato un certo tuo sottolineare il prendere la macchina e partire, come se gli stesse per succedere qualcosa, ma poi prosegui senza variare lo stile e accelerando per stare dietro agli eventi che si susseguono senza sosta e l'impressione del lettore è che tu stia faticando a starci dentro quando invece, con ogni probabilità, ti stavi concedendo qualcosa di diverso proprio in funzione di quello che stava accadendo realmente. Solo che non arriva e non colpisce. E anche il tema rimane distante, poco "lavorato" all'interno del racconto e solo suggerito in fase d'intro. Direi che questo è il tipico racconto "Polo", quelli che escono senza il buco, capita. Come valutazione devo stare su un pollice ni tendente verso il positivo.
9) Donne stufate, di Roberto Masini
Sì, dici tutto con l'ultimo messaggio però ho comunque apprezzato che tu abbia fatto il tentativo perché, a prescindere, è esercizio in più che si accumula e, alla fine, pagherà. Hai provato a ovviare alla mancanza di tempo strutturando il racconto per punti e già questo contribuisce a dargli un carattere. Peccato che poi i passaggi non siano gestiti in modo ottimale e che, forse, ne sarebbe servito qualcuno in più, come tessere di un puzzle che, alla fine, avrebbero dovuto mostrare il quadro generale. E quella sarebbe potuta essere una strategia, ma di certo avrebbe, paradossalmente, richiesto più tempo della stesura di un racconto più classico. Ovviamente pollice ni al pelo, ma bravo per avere scritto. Ps: titolo geniale.

Torna a “148° Edizione - Davide Del Popolo Riolo Edition - la Quarta dell'Ottava Era (Dicembre 2020)”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 6 ospiti