Vite allo specchio

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EricaMartelli
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Vite allo specchio

Messaggio#1 » lunedì 18 gennaio 2021, 22:48

La casa finalmente vuota, le chiacchiere degli amici che hanno lasciato posto al silenzio. Ecco che finalmente posso godere della parte migliore della serata: aprire le finestre, spegnere le luci, respirare l’odore della notte primaverile, tendere l’orecchio ai rumori della strada là sotto.
Come ogni sera, quando mi ritrovo sola in compagnia di me stessa, la mente vaga. E si ritrova spesso ad elaborare gli stessi pensieri.
Sono sempre stata consapevole che il mio corpo non era mio, che stavo vivendo l’esistenza di un altra. Ho provato in tutti i modi a sfuggire a questo ciclo perpetuo di morti e rinascite, senza mai riuscire a spezzarlo. Ogni volta che morivo, tornavo come qualcun’altra, ricordando tutto delle mie vite precedenti.
Ma non voglio vivere per sempre, condannata a vivere in tanti corpi che non sono il mio, adattarmi ad esistenze sempre diverse. E, dopo tanti tentativi andati a vuoto, forse stavolta so come riuscirci.
Nacqui in Francia nel XVII secolo, figlia di un proprietario terriero e di sua moglie. Ebbi un’infanzia felice, circondata da fratelli e sorelle, senza nessun pensiero se non quello di godere di tutte le bellezze che la natura e la vita avevano regalato alla nostra famiglia: una grande dimora, tante varietà di animali, ettari di terreni boschivi in cui giocare. E proprio in quelle foreste, in cui avevo passato gli anni più spensierati della mia giovinezza, trapassai inesorabilmente e inaspettatamente alla mia seconda vita.
Uscii di casa quel primo giorno di maggio per raggiungere gli amici allo stagno. Era primavera, quando le giornate erano già lunghe e tiepide e la voglia di affrontare avventure all’aperto batteva quella di ricamare in casa. Dopotutto, l’inverno quell’anno ci aveva chiusi in casa più del previsto, tra nevicate e gelate improvvise.
Arrivai in ritardo, in affanno perchè sapevo che gli amici avrebbero già potuto iniziare a rincorrersi e nascondersi senza di me. Non mi piaceva essere l’ultima ad arrivare, mi dava un senso di inadeguatezza, sentimento che faceva capolino sempre più spesso nella mia testa dodicenne.
Non vidi nessuno nel nostro solito posto, nè udii le loro voci da dietro gli arbusti. Ma, come spesso succede a chi non ha esperienza della vita e non ha mai avuto motivo di sentirsi in pericolo, non diedi peso all’assenza dei miei amici. Non ebbi nemmeno tempo di elaborare il mio orrore quando vidi i loro corpi a terra, coperti di sangue. Il tempo di trattenere il respiro, alzare lo sguardo, vedere i mantelli neri dell’esercito inglese, sentire una lama gelida sulla gola e la mia prima vita finí in un attimo, li nella foresta che mi era cosi familiare.
La mia seconda vita si svolse secoli dopo, in Italia. Ritornai come monaca, in un convento sulle colline umbre. Avevo cinquantadue anni, e perso quattro decenni in un istante. Dopo il primo momento di adattamento, la scoperta di sapermi esprimere e poter pensare in una lingua diversa, il dover fare i conti con un corpo meno agile e veloce, realizzai che la perdita più grande non fosse il mio involucro terreno, ma il mio tempo. E sopraggiunse la rabbia. Non ebbi avuto modo di vedere nulla del mondo, di conoscere l’amore, di creare la mia strada! Quando, nel maggio dello stesso anno dell’arrivo nel mio secondo corpo, sopraggiunse improvvisamente la morte, non ne fui dispiaciuta.
Visitai molti corpi nei secoli successivi, vissi molte vite. Fui figlia, madre, nonna, bambina, vecchia, bracciante, scrittrice, nutrice, insegnante. Sperimentai allegria, piacere, soddisfazioni, sconforto, pietà, dolore. Ebbi vite piene, altre miserabili.
Ma una cosa sola restò costante: la data delle mie morti e delle successive rinascite, il primo giorno di maggio.
La serata ora sta rinfrescando. Apprezzo il profumo dei primi fiori della bella stagione, ma so che non vedrò un’altra estate. Mi dirigo verso il balcone ma lo sguardo mi cade sullo specchio alla parete. E mi vedo, di nuovo, ragazzina dodicenne senza pensieri.
Cosi voglio ricordarmi, cosi voglio finire, in questa tiepida serata di fine aprile. Raggiungo il balcone, mi sporgo a guardare il vuoto, sollevo i piedi, volo. Buona notte vie mie.



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antico
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Re: Vite allo specchio

Messaggio#2 » lunedì 18 gennaio 2021, 22:51

Ciao Erica e benvenuta nell'Arena! Caratteri e tempo ok, buona SPECULARIA EDITION! Ps: se ancora non ci sei, ti consiglio di entrare nel gruppo fb di Minuti Contati ;)

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Sirimedho
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Re: Vite allo specchio

Messaggio#3 » mercoledì 20 gennaio 2021, 16:53

Buonasera Erica,

Credo che sia la prima volta che leggo un tuo scritto.

Il tuo racconto pervaso da una vena di malinconia. C’è poi una parte centrale in cui si racconta la prima vita della nostra eroina, per poi scoprire che era il primo passaggio verso una sorta di occupazione di altri corpi, fino ad arrivare alla fine, mi sembra di capire, ad un suicidio che avrebbe posto fine a questa catena.
Ho trovato il racconto facile da leggere ma non ha lasciato una grande impressione. All’inizio l’ho trovata molto “casual”, così la “bomba” che l’eroina muore e rinasce nel corpo di qualche altra donna (solo donne, o mi sbaglio?) passa un po’ sottotono. Anche il racconto della morte della ragazzina scorre facilmente ma senza in realtà darmi emozioni, anche a fronte di un assassinio così efferato e, al tempo stesso, inutile.
Ho trovato interessante la rinascita nel corpo di monaca, con quella rabbia di cui sarebbe stato interessante saperne di più. Le altre vite sono solo un elenco, nulla portano al racconto se non il senso di tragica ripetizione.
Alla fine si ritorna sul tono “casual” iniziale, anche se è prodromico alla sua morte che, visto che arriva prima del consueto primo di maggio, potrebbe essere l’ultima e definitiva.
Sono rimasto perplesso di fronte a queste rinascite “a metà”, durante la vita di qualcun altro, che ho trovato ipotesi ardita.
Complessivamente idea interessante, ma da sviluppare con molto più spazio, lasciando spazio alle difficoltà di vivere in questo strano modo.

Buon contest!

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filippo.mammoli
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Re: Vite allo specchio

Messaggio#4 » venerdì 22 gennaio 2021, 13:41

Ciao Erica, ben trovata nell'Arena.
Non so se questa sia la tua prima volta qui a minuti contati e se ti sia approcciata alla scrittura da poco tempo.
Senza stare a girarci troppo intorno, ti dico che il tuo racconto è un po' acerbo da molti punti di vista.
Se da una parte l'idea di fondo poteva essere buona, soprattutto per il fatto dello specchiarsi in altre vite passate, dall'altra non mi ha convinto affatto per la forma narrativa.
Il tuo è un lungo monologo, un racconto di sensazioni e cose accadute nel passato senza che ci sia nessun azione nel presente dello svolgimento. Ti dico subito che io non sono un maniaco dello "show don't tell", ma qui succede davvero pochino, a parte il finale che non mi è dispiaciuto.
Altre segnalazioni che devo farti riguardano refusi quali "un altra" senza apostrofo, o "vie" invece di vite. Mi ha stonato di più il verbo "ebbi avuto" che esiste come trapassato remoto ma che non credo di aver mai utilizzato da quando scrivo.
Se avevi bisogno di indicare un'azione precedente rispetto al passato remoto, "avevo avuto" al trapassato prossimo, anche se con sfumature diverse, sarebbe andato più che bene.
Spero tu prenda questi consigli nel modo giusto, cestinandoli se lo ritieni opportuno.
Alla prossima.

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GiulianoCannoletta
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Re: Vite allo specchio

Messaggio#5 » venerdì 22 gennaio 2021, 16:31

Ciao Erica, piacere di averti letto.
L'idea di fondo mi è piaciuta, come il tragico escamotage che la protagonista sceglie per porre fine all'eterno ciclo di resurrezioni.
Il modo in cui la hai presentata però non mi ha coinvolto particolarmente, pare più un elenco distaccato di avvenimenti in cui ho fatto fatica a immedesimarmi. Forse sarebbe servito più spazio, per permettere di approfondire ed empatizzare con le molte vite, o forse differenti eventi e caratteristiche delle varie vite su cui focalizzare il racconto avrebbero creato maggior coinvolgimento.
Comunque complimenti, a rileggerci presto!
Giuliano
“Uno scrittore argentino che ama molto la boxe mi diceva che in quella lotta che si instaura fra un testo appassionante e il suo lettore, il romanzo vince sempre ai punti, mentre il racconto deve vincere per knock out.”
Julio Cortázar

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EricaMartelli
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Re: Vite allo specchio

Messaggio#6 » sabato 23 gennaio 2021, 17:03

Grazie per tutti i commenti ricevuti, davvero utilissimi!
Si, sono alla prima esperienza e devo ancora farmi le ossa, ma apprezzo tantissimo lo spirito di collaborazione di questo forum.

Ho partecipato a questa prima volta senza preparazione e con l'obiettivo di 1) forzarmi a scrivere 2) abituarmi a scrivere in italiano 3) sfidarmi a creare una trama in un tempo ridotto 4) capire quali fossero le sfide e i miei punti deboli.

Alla luce del fatto che sono qui a discutere con voi, direi di aver centrato quattro su quattro dei miei obiettivi iniziali!

Chiedo perdono per l'apostrofo dimenticato, che mi imbarazza enormemente. E dall'altra parte mi insegna la lezione di rileggere, rileggere e rileggere. Sull'uso del tempo verbale....il mio secondo punto sull'abituarmi a scrivere in italiano va decisamente migliorato. Sono un po' arruginita, ma spero che anche in futuro continuiate a farmi notare gli errori, in modo da darmi modo di studiarli e correggerli.

Grazie infine per i commenti sulla semplicita' del racconto per se'. Da lettrice, e a posteriori, non posso che concordare. Grande e' stato lo sforzo di fantasia per arrivare a dare una trama logica, che l'entusiasmo per quel piccolo successo non mi ha fatto andare oltre. In un orario in cui solitamente gia' riposo le mie stanche membra, aver messo insieme una storia che avesse senso, del numero di parole necessarie, ha offuscato ogni altro sforzo! Praticamente mi sembrava di aver gia' vinto il Nobel per la letteratura! Sicuramente i prossimi passi saranno una rifinitura del mio stile narrativo, un'attenzione migliore a evitare refusi e piu' empatia nel coinvolgere il lettore.

Per ora un enorme grazie di cuore a tutti per avermi dedicato il vostro prezioso tempo!

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Gennibo
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Re: Vite allo specchio

Messaggio#7 » sabato 23 gennaio 2021, 19:41

Ciao Erica e piacere di averti letto per la prima volta, dopo i tuoi commenti mi sto chiedendo quale sia la lingua che usi abitualmente. Del tuo racconto mi è piaciuta l'idea di un'anima che passa da un corpo all'altro, anche se non capisco la ragione per cui si ritrova in mezzo all'esistenza di un'altra persona, invece di ripartire daccapo, ma ci sta, soprattutto perché anche la protagonista non sembra capire cosa le stia succedendo. Curioso che invece che pensare di avere un'altra possibilità e forse chissà quante altre di vivere, visto che la sua vita è stata stroncata così presto, pensa al tempo perduto, visto che la monaca è molto più vecchia della ragazzina che era stata fino a poco prima.
Il troppo raccontato in modo così generale, e le ragioni che adduce, non mi hanno fatto empatizzare molto con la protagonista.
Ti auguro una buona Edition e spero di rileggerti presto

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Gabriele Dolzadelli
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Re: Vite allo specchio

Messaggio#8 » martedì 26 gennaio 2021, 15:37

Ciao Erica. Piacere di leggerti.
Non sono riuscito molto a entrare in sintonia con il testo né a empatizzare a dovere con la protagonista. Forse un po' è colpa del raccontato, il dover riassumere qualcosa di molto vasto in poche righe (si parla infatti di una moltitudine di vite). Le 4000 battute non hanno giocato a tuo favore e forse non è stata la scelta più azzeccata.
Un secondo problema sta nelle fondamenta stesse del testo. Lei muore e si ritrova in un'altra vita, ma questa vita, prima del suo arrivo, che cos'era? In genere, nella reincarnazione, si riparte dalla nascita, non in una vita già in corso. Ho faticato a capire il meccanismo, quindi, di quello che tu avevi in mente. Il nuovo personaggio, seppur vecchio, risulta "nuovo" per chi interagisce con lui? O lei entra di prepotenza nella vita di un altro? Non so se mi spiego, ma è una cosa molto nebulosa.
Il terzo e ultimo punto riguarda il finale. Perché lei si uccide? Non si comprende nemmeno questo. Perché è stanca di reincarnarsi? (non credo, perché morendo si reincarnerebbe ancora) Allora è forse insoddisfatta dell'ultima vita vissuta? Vuole semplicemente rispettare il rituale del primo maggio? Credo ci siano troppe domande lasciate incompiute, che lasciano pensare tu sia andata un po' a braccio e a sentimento, senza progettare bene le fondamenta del racconto. Nel mio piccolo posso consigliarti, la prossima volta, di lavorare anche su questi dettagli che possono dare solidità alla tua storia. A rileggerci!

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Mauro Lenzi
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Re: Vite allo specchio

Messaggio#9 » mercoledì 27 gennaio 2021, 17:48

Nota per tutti i membri del gruppo T-REX.
Con l’eccezione di un esordio (meritevole di grande rispetto), le vostre opere sono tutte di buon livello. Per cui troverete pochi complimenti; spero non me ne vogliate, ma ho pensato che vi sarebbero più utili le osservazioni. Queste, in buona parte, le ho interpretate come suggerimenti per un’ipotetica seconda stesura.
Ho scritto i miei commenti a caldo durante e subito dopo la lettura, e poi ho guardato la parte dei commenti successivi ed eventualmente aggiunto qualcosa.
Visto l’alto livello del vostro gruppo, in classifica le posizioni dalla prima alla penultima rappresentano comunque una valutazione positiva dell’opera.


Ciao Erica,

Benvenuta e complimenti per i tuoi obiettivi. Vediamo se posso dare un contributo, anche se molto ti è già stato detto dagli altri.
Se il tuo scopo è migliorare avrai bisogno di un panorama più ampio di questo racconto, che a parer mio non può rappresentare un esempio completo: come ti è stato fatto notare presenta aspetti che lo possono annoverare come acerbo. E naturalmente non c’è nulla di male, perché abbiamo iniziato (ed eventualmente ri-iniziato) tutti da qualche parte.
In ogni caso. L’idea mi è piaciuta, pur che fatico a trovare l’attinenza con la traccia trattata. Se ho capito bene, la protagonista cerca di spezzare questo ciclo suicidandosi prematuramente.
Ciclo che, più che di reincarnazioni, direi di possessioni. Anch’io ho infatti avuto la perplessità di una vita che non ricomincia da zero, piuttosto che si innesta in vite già precedenti. Ma poi possessione è una mia ipotesi, infatti non è chiaro se le coscienze già formate vengono azzerate e sopraffatte dalla coscienza della protagonista.
C’è poi il problema principale, a mio avviso, che si propone sia nello stile che nella trama. Noi lettori stiamo assistendo a un racconto sia di forma che di sostanza di un paio di aneddoti della protagonista. Per cui non ci coinvolge molto né quello che ci spiega (al di là dell’apprezzare l’idea) né come lo fa.

Premesso, credo che mi si possa annoverare tra i fanatici dello “show don’t tell.” Io non credo che questo termine rispecchi il mio modo di vedere la questione, ma forse questa è proprio una conferma del mio fanatismo :D Ma te lo dico perché tu prenda la mia opinione con beneficio d’inventario.

Però, faccio comunque un esempio. Per aumentare il coinvolgimento di chi legge, avresti potuto iniziare dalla scena nel bosco. Narrata come se fossimo la protagonista stessa. Vediamo e sentiamo quello che nota lei, senza intermediazioni di lei che ci spiega cosa accade. Possiamo assistere a qualche suo pensiero, ma solo se è pertinente al contesto.
(Se narri in prima persona, almeno per le prima volte ti suggerisco di farlo al presente. E se sei indecisa tra la prima e la terza, che vanno comunque bene, ti consiglio di iniziare con la prima.)
Poi arriviamo al punto della sua morte. E si ritrova sul balcone.
Mostrando non puoi fare riassunti e non puoi spiegare così la vita scialba che ha vissuto nel monastero. A meno che non trovi il mondo per cui sia plausibile. Se lei è da sola, lo sta pensando; e lo fa perché, ad esempio, è incerta se uccidersi o meno. Allora ripensa a quella vita passata, e non vorrebbe più sopportare qualcosa del genere, e compie il passo.

Ora, questo non necessariamente sarà un buon racconto, ma spero sia funzionale come esempio.

Cosa mi è piaciuto di più: credo che nei panni della protagonista, io mi sarei divertito un sacco. Ma tu hai saputo farmi capire che potrei sbagliarmi...



Se vuoi migliorare a livello stilistico, il mio suggerimento è di fare pratica con il mostrato, e cioè:

1 - Leggere racconti e romanzi scritti così.
Alcuni racconti anche qui dentro, pur che non si tratta di stili rifiniti per la natura stessa del contest, ci sono autrici e autori che padroneggiano già bene questa tecnica. Non ti faccio i nomi qui perché poi mi dimentico qualcuno e mi faccio dei nemici (sì ci sono bruttissime persone qui dentro, scappa finché sei in tempo!). =D
2 - Leggerti guide e ascoltare video che spiegano questa tecnica.

Sia per i punti 1 e 2, se ti interessano, sentiti libera di mandarmi un messaggio privato

3 - Pratica! Qui non ho un metodo unico da suggerirti al di là della pratica deliberata; ma senz’altro MC è un’ottima palestra e ti consiglio di venire sempre qui per un raffronto (però se hai tempo, non limitarti a queste prove ed esercitati tu).
Qui su MC nella sezione Laboratorio puoi sperimentare: però stai attenta perché ci gira gente come @Alessio e @JohnDoe che sono veramente pessimi! Ma se sopporti le loro critiche allora sei pronta a tutto ^___^
Ultima modifica di Mauro Lenzi il mercoledì 27 gennaio 2021, 22:02, modificato 1 volta in totale.

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Re: Vite allo specchio

Messaggio#10 » mercoledì 27 gennaio 2021, 21:06

Mauro Lenzi ha scritto:Qui su MC nella sezione Laboratorio puoi sperimentare: però stai attenta perché ci gira gente come @Alessio e @JohnDoe che sono veramente pessimi! Ma se sopporti le loro critiche allora sei pronta a tutto ^___^

"Una lode è un doblone, una critica è la mappa di un tesoro" (cit.) E qui abbiamo tutto Google Maps a vostra disposizione per servirvi. ;-)
Ma va' che sono talmente niubbo che non alcun titolo per essere cattivo!
E guarda che non mi sono dimenticato che hai un racconto in canna in Laboratorio. Quando avrò un po' di tempo per dedicarmici con la dovuta calma avrai mie notizie!

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Re: Vite allo specchio

Messaggio#11 » giovedì 28 gennaio 2021, 0:21

Mauro Lenzi ha scritto:Qui su MC nella sezione Laboratorio puoi sperimentare: però stai attenta perché ci gira gente come @Alessio e @JohnDoe che sono veramente pessimi! Ma se sopporti le loro critiche allora sei pronta a tutto ^___^


Ehi, io non sono cattivo, è che mi disegnano così!
Che poi, se Alessio e il sottoscritto sono "kattivi", meglio evitare di farsi fare un line editing serio*. Avendolo provato tempo fa sulla mia pelle, posso assicurare che è un'esperienza mistica, al termine della quale, senza sapere nemmeno come ci sei finito, ti ritrovi sotto la doccia, in posizione fetale, mentre canti un mashup tra "Killing Me Softly" e "All by myself".

* E non intendo quelli del bravissimo Gambarini citato dal collega qua sopra, visto che i suoi sono, volutamente, una versione edulcorata e focalizzata su alcuni aspetti specifici dei brani letti, al solo scopo di spiegare i principi della buona narrativa.

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Comunque, già che c'ero, ne ho approfittato per leggere il tuo racconto.
Non mi dilungherò troppo sugli aspetti tecnici, visto che chi mi ha preceduto ha già colto il segno: il raccontato, che piaccia o meno, è SEMPRE meno efficace del mostrato, soprattutto se lo scopo è quello di creare empatia con il personaggio e non soltanto trasmettere un messaggio o dar vita a un buon intreccio. Oltretutto, l'idea delle "possessioni" (per dirla alla Mauro) è potenzialmente una bomba! Peccato che compressa in un racconto da 4k caratteri non venga minimamente valorizzata.

Detto questo, da utente della vecchia guardia di MC tornato su questi lidi soltanto da pochi mesi, posso dirti questo: vedi MC (il concorso, non il sito) come una palestra con cui imparare ad automatizzare l'applicazione dei principi del corretto scrivere (e sottolineo corretto, non necessariamente bello). Riuscire a scrivere un buon racconto in così poco spazio e in sole 4 ore è roba da mettere in difficoltà anche un professionista. Una volta appresi i principi (e se la scrittura per te è qualcosa di più di un semplice passatempo, il mio consiglio è di darci sotto anche con i manuali di scrittura creativa, a partire dai testi di Robert Mckee, Dara Marks e John Truby), mettiti alla prova con "La sfida a...". A mio modo di vedere è quello il vero banco di prova per dimostrare le proprie capacità. My 2 cents ;)
Ultima modifica di Alessandro -JohnDoe- Canella il giovedì 28 gennaio 2021, 13:22, modificato 1 volta in totale.
lupus in fabula

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Re: Vite allo specchio

Messaggio#12 » giovedì 28 gennaio 2021, 12:13

JohnDoe ha scritto:Detto questo, da utente della vecchia guardia di MC tornato su questi lidi soltanto da pochi mesi, posso dirti questo: vedi MC (il concorso, non il sito) come una palestra con cui imparare ad automatizzare l'applicazione dei principi del corretto scrivere (e sottolineo corretto, non necessariamente bello). Riuscire a scrivere un buon racconto in così poco spazio e in sole 4 ore è roba da mettere in difficoltà anche un professionista. Una volta appresi i principi (e se la scrittura per te è qualcosa di più di un semplice passatempo, il mio consiglio è di darci sotto anche con i manuali di scrittura creativa, a partire dai testi di Robert Mckee, Dara Marks e John Truby), mettiti alla prova con "La sfida a...". A mio modo di vedere è quello il vero banco di prova per dimostrare le proprie capacità. My 2 cents ;)

Invece io la vedo al contrario. Nella Sfida hai tempo per pensare a quello che fai, curare bene il testo e correggere eventuali errori. MC invece per me è il banco di prova: non hai tempo di riscrivere, come viene viene. Se hai interiorizzato un certo modo di scrivere, allora ti viene da solo, senza pensare. :-) La Sfida la vedo più come un banco di prova per la costruzione della storia, MC per lo stile. Ora però la smetto di spammare nei topic altrui. :-D

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antico
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Re: Vite allo specchio

Messaggio#13 » martedì 2 febbraio 2021, 20:11

Il racconto non mi è dispiaciuto, ma non ci ho trovato un perché forte. La descrizione della prima vita mi sembra troppo lunga in rapporto ai caratteri complessivi e non ho capito perché rinasca a vite già iniziate, senza tra l'altro porsi questioni morali sul fatto di averle rubate ad altre anime. La sua stanchezza da immortale non mi è pervenuta anche perché arriva da una serata con amici e si mette a riflettere all'aria aperta, poco pathos insomma. In più non ci vedo il tema. Detto questo, la lettura mi è stata gradevole e il pollice è tendente verso il positivo anche se al pelo. Finisci dietro ai parivalutati soprattutto per la questione tema, ma anche per non avermi trasmesso un motivo fondante il racconto stesso.

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