L'antagonista

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Andrea76
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L'antagonista

Messaggio#1 » lunedì 18 gennaio 2021, 23:37

Corro in camera di Patrizia per recuperare le sigarette nel cappotto. In salone i ragazzi cantano: ♫ Perché è una brava ragazza
Fanno baldoria senza di me.
perché è una brava ragazza
Entro e richiudo la porta alle mie spalle.
nessuno lo può negar
Sul letto di Patrizia, una pila di soprabiti. Di fronte a me, un ragazzo che non credo di conoscere.
In genere uno che entra in una stanza e ci trova qualcun altro lo saluta. E in genere quell’altro lo risaluta. Io e quel tipo invece ci fissiamo, come nel gioco del Chi ride per primo perde.
Lui ha dei capelli color spaghetto che culminano in una specie di cresta di gallo.
Dov’è Roberto? in salone qualcuno chiede di me.
Se voglio essere il padrone della festa, devo fare tre cose: 1) due passi verso il letto; 2) trovare il cappotto; 3) prendere le sigarette. Un gioco da ragazzi, peccato che quel tipo…
È un belvedere, niente da dire.
I suoi occhi sono di un verde che tende al giallo, in pratica le fiamme di due torce. Il completo gli calza a pennello, le spalle sono larghe, la barba ben curata.
Lo guardo meglio.
Tutto in lui è proporzionato: l’inclinatura del naso, le venose solcature in mezzo alle labbra, la conformazione volitiva delle mascelle. La sua comparsa in salotto farà bagnare le mutandine di tutte le femmine.
È lui il padrone della festa.
E io, invece?
Io niente, le mie ambizioni muoiono qui. Al massimo potrò strappare un bacio con la lingua a Carla Tagliaferri, una secchiona con più occhiali che anima.
Mister Bellezza qui davanti, invece, si prenderà il meglio: Tamara la Cloaca, Marika la Pescivendola, Cristina la Doppia Piastra.
Qualcuno in salotto avanza un’idea: Facciamo uno strip poker?
Un’ovazione accoglie quella proposta: Che bello, sì!
Se voglio dare un senso a quella serata, ora o mai più…
Faccio un passo verso il letto, ma lo stesso fa lui dall’altra parte.
Dio, che camminata da maschio! La sua andatura è compiaciuta (mento alto, schiena dritta), oltre che impreziosita dal luccichio di un paio di francesine che gli brillano ai piedi.
Questo confronto comincia a darmi sui nervi. Mi accosto al bordo del letto, allungo una mano e cerco il cappotto sotto la coltre dei soprabiti. Lo trovo e pesco le sigarette. Rialzo lo sguardo. Il ragazzo è fermo dall’altra parte del letto. Mi fissa, sempre sprigionando quel fottuto sorrisetto da fotomodello.
Ora gli dico due paroline. – Che cazzo ti ridi, eh? – lui si fa serio, come un becchino. – Credi di farmi paura? Vuoi sfidarmi?
Niente. Questo spaventa-passere non risponde alle mie domande.
Chi si crede di essere?
Lo so, è un tipo figo. Così figo che può trombare anche senza parlare. Ricordo una showgirl che disse di essersi appartata nei bagni di un aereo con uno con il quale neanche aveva parlato, ma solo scambiato degli sguardi. Ecco, lui è un tipo del genere. Questo però non gli permette di prendersi gioco di me.
In salone un bicchiere va in frantumi.
Giro i tacchi e vado alla porta. Proprio all’ultimo mi volto: anche lui sta uscendo. Da un’altra porta, sul lato opposto della stanza.
– Vieni anche tu alla festa?
Mi è uscito un filo di voce. Gli occhi di fuoco del ragazzo puntano sui miei: c’è qualcosa in me che non va. È questa informazione che mi sta comunicando con il suo sguardo.
Ma cosa?
Un pelo troppo lungo nel naso?
Un accenno di alopecia sulla mia cute?
Abbasso le mani lungo i fianchi. – Come sto?
Nessuna risposta.
– Non… non vado bene?
I suoi occhi si dilatano come quelli di un gatto in amore.
– Faccio così schifo, Cristo santo?!
Lui storce il naso, al che il mio stomaco ribolle come una pentola a pressione.
Di corsa attraverso la stanza. Il ragazzo mi viene incontro. Lo raggiungo e gli sferro un pugno: la sua faccia si sbriciola tra le mie dita.
È tutto finito: i dubbi, i complessi, le pippe mentali.
Torno in corridoio e faccio un lungo respiro.
Perché è una brava ragazza, perché è una brava ragazza
In salone hanno ripreso a cantare. Una mano mi fa male, dalle mie dita sgocciola del sangue. Frammenti, schegge, spuntoni di qualcuno che ho avuto la premura di dimenticare.
Con l’altra mano mi sistemo la cresta da gallo e vado in salotto.
Appena mi vedono, parte l’applauso.
Roberto! Roberto! Roberto! le ragazze, all’unisono, invocano il mio nome.
Sono il padrone della festa.



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Re: L'antagonista

Messaggio#2 » lunedì 18 gennaio 2021, 23:43

Ciao Andrea! Tutto ok con i parametri, buona Specularia Edition!

alexandra.fischer
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Re: L'antagonista

Messaggio#3 » martedì 19 gennaio 2021, 19:38

Tema centrato. Storia liceale con tanto di compleanno della bella di turno e la rivalità fra Roberto e il belloccio della classe. Punti di forza: l’atmosfera che riesci a creare con la canzone di compleanno e l’accenno piccante allo strip-poker. Hai anche usato nomi divertenti per le ragazze preda del belloccio (Tamara la Cloaca, Marika la Pescivendola, Cristina la doppia piastra). E anche la descrizione di Mister Bellezza (alto, occhi verdi, fisico da fotomodello, cresta da punk Anni Ottanta). C’è anche l’esagerazione di Roberto nel sentirsi sminuito rispecchiandosi nell’altro (ma intanto, alla festa chiedono di lui e ci sarebbe la secchiona per lui, Carla Tagliaferri, malgrado a lui però, piaccia la bella Patrizia). Bello il finale. Roberto, pur di vincere, massacra il belloccio di pugni e diventa Re della Festa suo malgrado (ma con un fondo di brivido per il lettore; non vorrei essere al suo posto quando gli invitati entreranno nella stanza dei cappotti). Stile molto scorrevole.
Punti deboli: nessuno

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Fagiolo17
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Re: L'antagonista

Messaggio#4 » mercoledì 20 gennaio 2021, 19:48

Ciao Andrea e piacere di leggerti.
Che il nostro Roberto si stesse guardando allo specchio è chiaro fin dalle prime battute.
Hai reso bene l’atmosfera festosa, i nomignoli alle ragazze molto azzeccati, però non ho capito dove volessi andare a parare. Tutti i dettagli che Roberto denota nella sua immagine allo specchio gli appartengono? È lui Mister bellezza o è come potrebbe essere? È già l’anima della festa, quindi credo sia proprio lui e questo mi crea qualche dubbio.
Mi piace il conflitto che tiri in ballo, il mostrare la sua insicurezza, ma arrivato in fondo al racconto qualcosa non mi torna.

Un piccolo appunto:
Se voglio dare un senso a quella serata, ora o mai più…

Qui probabilmente sarebbe più adatto QUESTA serata.

Complessivamente un racconto ben scritto che mi è piaciuto leggere, anche se non ho colto qualcosa che mi faccia dire “ah ecco, è questo che voleva dire.”

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Andrea76
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Re: L'antagonista

Messaggio#5 » giovedì 21 gennaio 2021, 16:10

Fagiolo17 ha scritto:Ciao Andrea e piacere di leggerti.
Che il nostro Roberto si stesse guardando allo specchio è chiaro fin dalle prime battute.
Hai reso bene l’atmosfera festosa, i nomignoli alle ragazze molto azzeccati, però non ho capito dove volessi andare a parare. Tutti i dettagli che Roberto denota nella sua immagine allo specchio gli appartengono? È lui Mister bellezza o è come potrebbe essere? È già l’anima della festa, quindi credo sia proprio lui e questo mi crea qualche dubbio.
Mi piace il conflitto che tiri in ballo, il mostrare la sua insicurezza, ma arrivato in fondo al racconto qualcosa non mi torna.

Un piccolo appunto:
Se voglio dare un senso a quella serata, ora o mai più…

Qui probabilmente sarebbe più adatto QUESTA serata.

Complessivamente un racconto ben scritto che mi è piaciuto leggere, anche se non ho colto qualcosa che mi faccia dire “ah ecco, è questo che voleva dire.”


Ciao Luca, e grazie per il tuo commento. Effettivamente hai colto una problematica di cui ho avuto timore sin dal primo invio: e cioè che l'idea che sta alla base di quello che ho raccontato, sia rimasta più nella mia testa piuttosto che essere verbalizzata. Nelle mie intenzioni il significato del racconto (che non svelo in ragione di chi deve ancora commentarmi) sta nella riflessione finale di Roberto condensata nelle parole: "Frammenti, schegge, spuntoni di qualcuno che avevo avuto la premura di dimenticare". Se il senso di questa frase è sfuggito a te, che sei un lettore competente oltre che un bravo scrittore, forse vuol dire che non è stato scritto sufficientemente bene.

Ho una domanda per te, se puoi rispondermi: a tuo avviso, sarebbe stato sin da subito così scontato il fatto che Roberto si confrontasse con uno specchio, qualora tu avessi letto questo racconto decontestualizzato da un contest sugli specchi?

Un saluto, e a rileggerci presto.

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: L'antagonista

Messaggio#6 » sabato 23 gennaio 2021, 1:32

Ciao Andrea.
Avendo (ri)letto il tuo brano subito dopo quello di DandElion, ho trovato i vostri testi quasi speculari (giusto per rimanere in tema di specchi). Da una parte c’era una buona idea penalizzata da uno stile poco incisivo, nel tuo caso ho rilevato invece un’ottima padronanza stilistica in grado di elevare un’idea forse meno originale, quantomeno nel suo strato superficiale. Attenzione però: se pensi che ciò sia poco, sappi che per il sottoscritto la perizia tecnica viene prima di quella tematica.
Nutro però qualche perplessità riguardo questo passaggio:
La sua andatura è compiaciuta (mento alto, schiena dritta), oltre che impreziosita dal luccichio di un paio di francesine che gli brillano ai piedi.

Il dubbio è questo. Lo specchio si trova dall’altra parte del letto (letto, oltretutto, coperto di cappotti). Com’è possibile allora che Roberto veda i piedi del suo doppione? Per la cronaca, la mia camera da letto ha una disposizione pressoché identica, avendo un armadio con ante a specchio all’altro lato del letto. Tuttavia, mettendomici di fronte, non riesco a vedere i miei piedi. L’unica risposta che mi sono dato è la camera descritta nel tuo racconto sia molto più grande della mia e che l’unico problema dipenda dal solo fatto che sono povero. XD

Per concludere, mi permetto di rispondere alla domanda che hai fatto a Luca. A mio avviso sì, gli indizi che spargi tra le righe fanno tutti propendere per l’ipotesi specchio. Oltretutto, da questo punto di vista, il brano perderebbe ulteriormente punti originalità nella resa “visiva” del tema dell’insicurezza interiore, in quanto io, lettore di MC, posso dire “ok, hai deciso di parlare di uno specchio che è davvero uno specchio, ci sta”, mentre un lettore esterno potrebbe pensare “scommetti che si scopre che è solo uno specchio? aspetta… ecco, sì, avevo ragione. che scarsa originalità”. A mio avviso avresti potuto rischiare calcando la mano, esplicitando sin da subito che Roberto si sta davvero specchiando e che magari pure lui ne è consapevole, ma che questo non gl’impedisce di affrontare la propria insicurezza. Mi rendo però conto che ne sarebbe uscito un brano assai diverso.
Alla prossima.
lupus in fabula

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Fagiolo17
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Re: L'antagonista

Messaggio#7 » sabato 23 gennaio 2021, 10:00

Andrea76 ha scritto:
Fagiolo17 ha scritto:Ciao Andrea e piacere di leggerti.
Che il nostro Roberto si stesse guardando allo specchio è chiaro fin dalle prime battute.
Hai reso bene l’atmosfera festosa, i nomignoli alle ragazze molto azzeccati, però non ho capito dove volessi andare a parare. Tutti i dettagli che Roberto denota nella sua immagine allo specchio gli appartengono? È lui Mister bellezza o è come potrebbe essere? È già l’anima della festa, quindi credo sia proprio lui e questo mi crea qualche dubbio.
Mi piace il conflitto che tiri in ballo, il mostrare la sua insicurezza, ma arrivato in fondo al racconto qualcosa non mi torna.

Un piccolo appunto:
Se voglio dare un senso a quella serata, ora o mai più…

Qui probabilmente sarebbe più adatto QUESTA serata.

Complessivamente un racconto ben scritto che mi è piaciuto leggere, anche se non ho colto qualcosa che mi faccia dire “ah ecco, è questo che voleva dire.”


Ciao Luca, e grazie per il tuo commento. Effettivamente hai colto una problematica di cui ho avuto timore sin dal primo invio: e cioè che l'idea che sta alla base di quello che ho raccontato, sia rimasta più nella mia testa piuttosto che essere verbalizzata. Nelle mie intenzioni il significato del racconto (che non svelo in ragione di chi deve ancora commentarmi) sta nella riflessione finale di Roberto condensata nelle parole: "Frammenti, schegge, spuntoni di qualcuno che avevo avuto la premura di dimenticare". Se il senso di questa frase è sfuggito a te, che sei un lettore competente oltre che un bravo scrittore, forse vuol dire che non è stato scritto sufficientemente bene.

Ho una domanda per te, se puoi rispondermi: a tuo avviso, sarebbe stato sin da subito così scontato il fatto che Roberto si confrontasse con uno specchio, qualora tu avessi letto questo racconto decontestualizzato da un contest sugli specchi?

Un saluto, e a rileggerci presto.


Ciao Andrea eccomi qui.

la frase incriminata, che mi ha fatto capire che si parlava di uno specchio è questa:

Faccio un passo verso il letto, ma lo stesso fa lui dall’altra parte.


Se mi era sorto il dubbio nelle prime frasi questa mi ha dato la conferma. Ma il testo funziona anche se il lettore se ne accorge, non è necessario che salti fuori per forza alla fine. non è un plot twist quanto l'occasione per il protagonista di mettere a nudo la sua insicurezza.

Rileggendolo una quarta volta, quello che stranisce è vederlo parlare allo specchio e notare delle differenze, come se fosse il Roberto di un'altra dimensione e non un vero e proprio specchio.

Ora gli dico due paroline. – Che cazzo ti ridi, eh? – lui si fa serio, come un becchino. – Credi di farmi paura? Vuoi sfidarmi?
Niente. Questo spaventa-passere non risponde alle mie domande.


Lascia aperta la porta a una interpretazione "sbagliata" che arrivato alla fine del racconto ti fa domandare se hai capito esattamente cos'è successo. Il tuo tema voleva essere l'insicurezza? allora devi spingere l'acceleratore in quella direzione

Questa frase:

Frammenti, schegge, spuntoni di qualcuno che ho avuto la premura di dimenticare.


Passa sottotono. anche solo per come è posizionata nel testo. Già se l'avessi messa a capo avrebbe avuto più rilievo e sarebbe balzata agli occhi.

Spero di esserti stato d'aiuto e ripeto: è un buon racconto!

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Davide Di Tullio
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Re: L'antagonista

Messaggio#8 » sabato 23 gennaio 2021, 22:36

Andrea76 ha scritto:Corro in camera di Patrizia per recuperare le sigarette nel cappotto. In salone i ragazzi cantano: ♫ Perché è una brava ragazza
Fanno baldoria senza di me.
perché è una brava ragazza
Entro e richiudo la porta alle mie spalle.
nessuno lo può negar
Sul letto di Patrizia, una pila di soprabiti. Di fronte a me, un ragazzo che non credo di conoscere.
In genere uno che entra in una stanza e ci trova qualcun altro lo saluta. E in genere quell’altro lo risaluta. Io e quel tipo invece ci fissiamo, come nel gioco del Chi ride per primo perde.
Lui ha dei capelli color spaghetto che culminano in una specie di cresta di gallo.
Dov’è Roberto? in salone qualcuno chiede di me.
Se voglio essere il padrone della festa, devo fare tre cose: 1) due passi verso il letto; 2) trovare il cappotto; 3) prendere le sigarette. Un gioco da ragazzi, peccato che quel tipo…
È un belvedere, niente da dire.
I suoi occhi sono di un verde che tende al giallo, in pratica le fiamme di due torce. Il completo gli calza a pennello, le spalle sono larghe, la barba ben curata.
Lo guardo meglio.
Tutto in lui è proporzionato: l’inclinatura del naso, le venose solcature in mezzo alle labbra, la conformazione volitiva delle mascelle. La sua comparsa in salotto farà bagnare le mutandine di tutte le femmine.
È lui il padrone della festa.
E io, invece?
Io niente, le mie ambizioni muoiono qui. Al massimo potrò strappare un bacio con la lingua a Carla Tagliaferri, una secchiona con più occhiali che anima.
Mister Bellezza qui davanti, invece, si prenderà il meglio: Tamara la Cloaca, Marika la Pescivendola, Cristina la Doppia Piastra.
Qualcuno in salotto avanza un’idea: Facciamo uno strip poker?
Un’ovazione accoglie quella proposta: Che bello, sì!
Se voglio dare un senso a quella serata, ora o mai più…
Faccio un passo verso il letto, ma lo stesso fa lui dall’altra parte.
Dio, che camminata da maschio! La sua andatura è compiaciuta (mento alto, schiena dritta), oltre che impreziosita dal luccichio di un paio di francesine che gli brillano ai piedi.
Questo confronto comincia a darmi sui nervi. Mi accosto al bordo del letto, allungo una mano e cerco il cappotto sotto la coltre dei soprabiti. Lo trovo e pesco le sigarette. Rialzo lo sguardo. Il ragazzo è fermo dall’altra parte del letto. Mi fissa, sempre sprigionando quel fottuto sorrisetto da fotomodello.
Ora gli dico due paroline. – Che cazzo ti ridi, eh? – lui si fa serio, come un becchino. – Credi di farmi paura? Vuoi sfidarmi?
Niente. Questo spaventa-passere non risponde alle mie domande.
Chi si crede di essere?
Lo so, è un tipo figo. Così figo che può trombare anche senza parlare. Ricordo una showgirl che disse di essersi appartata nei bagni di un aereo con uno con il quale neanche aveva parlato, ma solo scambiato degli sguardi. Ecco, lui è un tipo del genere. Questo però non gli permette di prendersi gioco di me.
In salone un bicchiere va in frantumi.
Giro i tacchi e vado alla porta. Proprio all’ultimo mi volto: anche lui sta uscendo. Da un’altra porta, sul lato opposto della stanza.
– Vieni anche tu alla festa?
Mi è uscito un filo di voce. Gli occhi di fuoco del ragazzo puntano sui miei: c’è qualcosa in me che non va. È questa informazione che mi sta comunicando con il suo sguardo.
Ma cosa?
Un pelo troppo lungo nel naso?
Un accenno di alopecia sulla mia cute?
Abbasso le mani lungo i fianchi. – Come sto?
Nessuna risposta.
– Non… non vado bene?
I suoi occhi si dilatano come quelli di un gatto in amore.
– Faccio così schifo, Cristo santo?!
Lui storce il naso, al che il mio stomaco ribolle come una pentola a pressione.
Di corsa attraverso la stanza. Il ragazzo mi viene incontro. Lo raggiungo e gli sferro un pugno: la sua faccia si sbriciola tra le mie dita.
È tutto finito: i dubbi, i complessi, le pippe mentali.
Torno in corridoio e faccio un lungo respiro.
Perché è una brava ragazza, perché è una brava ragazza
In salone hanno ripreso a cantare. Una mano mi fa male, dalle mie dita sgocciola del sangue. Frammenti, schegge, spuntoni di qualcuno che ho avuto la premura di dimenticare.
Con l’altra mano mi sistemo la cresta da gallo e vado in salotto.
Appena mi vedono, parte l’applauso.
Roberto! Roberto! Roberto! le ragazze, all’unisono, invocano il mio nome.
Sono il padrone della festa.


Ciao Andrea

piacere di leggerti. Parti da un idea interessante. Quella del doppio è un tropos letterario che resta di grande attualità.Lo stile è abbastanza fluido, ma le note tra le parole e la numerazione in cifre interferiscono con il processo immersivo della lettura. La semina poi, è stata condotta ottimamente fino a metà del racconto ma poi hai commesso un piccolo errore che ha svelato l' arcano (capita, è sucesso anche a me in questa edizione), riducendo il potenziale di sorpresa del racconto.
Nel complesso quindi un buon racconto, ma con qualche pecca stilistica e di progettazione che ne ridimensionano l' efficacia

a rileggerci!

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Luca Nesler
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Re: L'antagonista

Messaggio#9 » domenica 24 gennaio 2021, 15:42

Ciao Andrea. La vicenda del tuo racconto non regge. Stilisticamente mi sembri puntato sullo “show”, ma ci sono margini di miglioramento che ti segnalo.

La prima frase: “Corro in camera di Patrizia per recuperare le sigarette nel cappotto.” È tell. Forse era meglio cominciare dalla camera di Patrizia mostrando il protagonista che pensa “dov’è il mio cappotto? Ho bisogno di fumare.”
Poi le note musicali. Sperimentale, non c’è che dire. Fanno un po’ fumetto e mi hanno fatto sorridere. Certamente richiamano alla mente del lettore il fatto che siano brani cantati e in questo è efficace al 100%. Di contro hanno che si fanno troppo notare e ti buttano immediatamente fuori dal testo. Il mio personale parere è che il gioco non valga la candela.
“Sul letto di Patrizia, una pila di soprabiti. Di fronte a me, un ragazzo che non credo di conoscere.” Non è male. Il fatto che tu abbia omesso i predicati può dare un effetto di immediatezza e funziona. Mi fanno storcere il naso due elementi: il primo è che il ragazzo sia “di fronte a lui”, quindi senza nessun’altra connotazione spaziale (tipo dietro al letto o davanti alla finestra); la seconda è quel “non credo di conoscere”. In primo luogo dovrebbe dire “non lo conosco”, senza il “credo”. In secondo, non lo dovrebbe dire. Dicendo “c’è un ragazzo” è subito evidente che non lo conosce o l’avrebbe riconosciuto.
“In genere uno che entra in una stanza e ci trova qualcun altro lo saluta.” Qui il protagonista sta riflettendo sul proprio comportamento e ci sta (magari potrebbe farlo in modo più chiaro per non lasciare dubbi al lettore)
“E in genere quell’altro lo risaluta.” Come sopra: un pensiero. Funziona.
“Io e quel tipo invece ci fissiamo, come nel gioco del Chi ride per primo perde.” Qui abbiamo quel “invece” che chiarisce che la voce narrante sta parlando direttamente al lettore e ci fa uscire dal testo. Il “ci fissiamo” lo è altrettanto, perché restando nel PDV del protagonista, lui sarebbe consapevole che l’altro lo fissa, ma non del fatto che anche lui fa lo stesso. Questo è più esterno. La similitudine funziona, ma non l’avrei messa in corsivo. Odio il corsivo. Pensaci: è un modo goffo e superfluo di far notare la presenza dell’autore.
“Lui ha dei capelli color spaghetto che culminano in una specie di cresta di gallo.” Tutto bene. So che in queste cose risulto, se possibile, ancora più fastidioso, ma ti faccio notare solo la parola “culminano” che mi risuona un po’, perché non è di uso comune e non mi sembra un vocabolo da frase pensata.
“Se voglio essere il padrone della festa, devo fare tre cose: 1) due passi verso il letto; 2) trovare il cappotto; 3) prendere le sigarette. Un gioco da ragazzi, peccato che quel tipo…” L’elenco puntato lancia il lettore decisamente fuori dalla storia e gli ricorda che legge. Un po’ come le note. Qui poi non mi è chiaro in che modo il tipo sia un ostacolo al far prendere il proprio cappotto a Roberto.
“I suoi occhi sono di un verde che tende al giallo, in pratica le fiamme di due torce” Di che torce parliamo? Ho pensato a quelle di fuoco e a quelle elettriche, ma nessuna delle due mi sembra verde/gialla.
“Lo guardo meglio.” Questo lo puoi levare. Esci dall’interiorità del protagonista per dare un’informazione che è già chiara dal contesto, perché la descrizione continua.
Tutta la descrizione successiva mi sembra un po’ ingessata, ma “le venose solcature in mezzo alle labbra” non l’ho proprio capita.
“Al massimo potrò strappare un bacio con la lingua a Carla Tagliaferri, una secchiona con più occhiali che anima” Qui mi viene un dubbio sull’età del protagonista. È un ragazzo/adulto che fuma, possibile coetaneo di uno con la barba o è un ragazzino delle medie che dà della secchiona a una compagna e parla di “bacio con la lingua”? C’è una sorta di incoerenza.
“Qualcuno in salotto avanza un’idea: Facciamo uno strip poker?
Un’ovazione accoglie quella proposta: Che bello, sì!” Qui hai usato una modalità diversa da quella che hai usato in precedenza quando qualcuno chiamava Roberto. Nel senso che allora, Roberto aveva sentito la voce e poi aveva capito che arrivava dal soggiorno. Qui fai il contrario: anticipi cosa sta per sentire Roberto. Sarebbe meglio che il protagonista prima sentisse quello che viene dal soggiorno e poi spiegasse a se stesso cosa sta succedendo (intrepretando gli stimoli esterni)
“Se voglio dare un senso a quella serata, ora o mai più…” Immagino che “quella” sia un refuso.
“Faccio un passo verso il letto, ma lo stesso fa lui dall’altra parte” qui la frase sembra intendere che lo stesso fa il letto. Inoltre non ho riferimenti per come sia messo il tipo e a che distanza sia, non intuisco le sue intenzioni e non mi spiego le preoccupazioni di Roberto.
Con l’analisi dettagliata mi fermo qui.
Nel complesso il racconto non è credibile. È davvero poco probabile che Roberto non si riconosca nello specchio o che, comunque, non arrivi mai a capire che succede. Se fosse in uno stato alterato dovresti specificarlo prima, per rendere la cosa più sensata, anche se dubito che basterebbe.
Insomma, l’idea non funziona, il testo mi risulta un po’ ingenuo e migliorabile, ma sei senz’altro sulla strada buona.
Alla prossima!

Dario17
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Re: L'antagonista

Messaggio#10 » domenica 24 gennaio 2021, 17:37

Il tema non lo ritengo sodisfatto: non c'è un vero e proprio confronto tra diversi punti di vista o diverse prospettive, se non quelle letterali di una superficie riflettente come uno specchio da camera. Che nemmeno da l'illusione di essere troppo vicino, ma solo di dare al pov un'immagine tanto realistica quanto improbabile.
Inserire le note musicali tramite codice ascii o cpincolla che sia non da un bell'effetto al corpo della narrazione, fa troppo commento sui social con le emoticon. Sebbene non sia un errore grammaticale o di sintassi, eviterei le liste numeriche.
La prosa si fa leggere ed è scorrevole, peccato che succeda pochino pochino.
Ok l'introspezione del protagonista ( del quale però non sappiamo nemmeno sia un uomo o una donna fino a metà del brano) ma i pensieri indiretti sono troppi e danno poco al lettore. Sono pensieri arguti e realistici di un adolescente, ma non possono monopolizzare il racconto.
Troppo facile capire dove si vada a parare, anche. Chiudendo un occhio sulla sospensione dell'incredulità fiacca e quindi giustificando un individuo normodotato che non si riconosce allo specchio, con "faccio un passo verso il letto, ma lo stesso fa lui" è fin troppo palese il trucchetto.
Può anche starci se la cosa venga ben presentata, tipo con il pov in preda ad alcool o droghe varie, ma non è questo il caso.
Le voci che vengono da fuori danno una chiara indicazione del tempo che passa ed è davvero troppo per uno che si blocca in una stanza da solo a guardarsi allo specchio e non capendolo.
Finale che non porta nulla, soltanto una mano fracassata che a quanto pare non sciocca nessuno dei partecipanti alla festa.

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SilviaCasabianca
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Re: L'antagonista

Messaggio#11 » domenica 24 gennaio 2021, 22:44

Ciao Andrea,
Piacere di leggerti.
Del tuo racconto mi è piaciuta la chiarezza espositiva di quello che accade. Hai uno stile piuttosto asciutto e, anche se io non lo prediligo, mi rendo conto che questo rende la lettura molto scorrevole.
Belli anche i dettagli descrittivi, l'idea dello strip-pocker e in generale questa sensazione di superficialità e apparenza che permea l'ambientazione.
Quello che mi sembra non arrivi qui è, come ti hanno già detto altri. il fatto che non si comprende come mai questo personaggio faccia una cosa del genere: è ubriaco? drogato? Ha una malattia mentale? Questa cosa purtroppo non si percepisce e questo rende tutto il racconto un po' fine a se stesso, o almeno questo è l'effetto che fa a me. Non mi sofferto su appunti tecnici, primo perché non sono una scheggia, secondo perché già ci hanno pensato altri autori che sono qui da un po' di tempo. A rileggerci!
Mi piacerebbe leggere qualche altro tuo racconto, magari.

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Davide_Mannucci
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Re: L'antagonista

Messaggio#12 » lunedì 25 gennaio 2021, 12:53

Ciao Andrea, piacere di leggerti.
Il tuo racconto mi è piaciuto molto perché, grazie anche a uno stile asciutto, fluido e immerso, mi sono calato all'istante nel disagio del protagonista e il fatto di aver capito subito che si trovava davanti a uno specchio non mi ha disturbato affatto, anzi!
Ok, si capisce ma quello che mi coinvolgeva durante la lettura era così emotivamente intenso da rendere un dettaglio fondamentale lo specchio. Per me, per come la vedo io, averlo capito ma semi nascosto è un valore aggiunto.
Un ottima prova, secondo me.
A presto
Davide Mannucci

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antico
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Re: L'antagonista

Messaggio#13 » domenica 31 gennaio 2021, 10:41

Il problema grosso credo stia nel fatto che non fornisci al lettore indizi circa la sua fragilità. Lui vede un ragazzo sicuro, bello, per cui prova timore e forse anche invidia e la risoluzione finale ci porta alla conclusione che si sia ritrovato, ma perché? Cos'era successo? Perché stava perdendosi? Non abbiamo ulteriori semine che ci diano chiavi corrette per l'interpretazione e, anzi, viene chiamato dalla festa, è desiderato, le pippe mentali sembrano essere solo sue, ma perché? Ed è un peccato perché il testo è scritto bene e si legge con piacere, solo che si rimane con quel punto interrogativo in testa circa il suo quid che non può non penalizzarlo. Per me un pollice tendente verso l'alto in modo solido, ma non brillante e in classifica finisci dietro al parivalutato racconto di Moretto che, invece, si basa su un quid più manifesto e sviluppato.

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