La prospettiva di Gaia

Avatar utente
Marcod
Messaggi: 3

La prospettiva di Gaia

Messaggio#1 » lunedì 18 gennaio 2021, 23:41

LA PROSPETTIVA DI GAIA

Esisto. Qui, nello spazio e nel tempo.
Penso.
Ho coscienza di me. So di esistere.
Anzi, esisto perché so di esistere. Da tempo immemore.
Ma per quanto ancora?
I miei primi pensieri sono stati confuse scariche di fulmini che saettavano da una nuvola all’altra, prima di scaricarsi sul suolo sterile e proseguire la loro corsa nelle rocce.
Eone dopo eone, quei lampi sono diventati un sistema unitario. Nella densa coltre di anidride carbonica e vapore acqueo che fasciava la mia pelle neonata, ho iniziato a percepirmi.
Freddo. La prima sensazione nitida. Sopra, sotto, in qualsiasi direzione percepivo solo freddo. E la sua vastità mi atterriva ieri come oggi.
Movimento. Non riuscivo a stare ferma. Mulinavo senza sosta in una danza cosmica condotta secondo arcane geometrie siderali.
Caldo. La terza percezione in ordine è stata il calore del mio cuore, un impasto di rocce e magmi in continuo rimescolio dentro di me.
Bagnato. La sensazione di viscido dell’acqua che cadendo dalle nubi ricopriva la mia pelle ancora tiepida, raccogliendosi là dove le imperfezioni del terreno creavano una conca.
Infine il vento, ora una carezza delicata, ora uno schiaffo sferzante.
Ho percepito tutto questo, e nient’altro, per lunghi eoni. Nella mia lunga danza planetaria attorno al centro di gravità del nostro sistema ero in compagnia di altri mondi e di rocce più piccole; eppure nessuno di loro era come me.
E intanto i fulmini continuavano a percorrere la mia atmosfera, cadendo sulla terra e sui mari. Nelle acque aleggiava il prodotto di quelle collisioni, la brodaglia frutto delle reazioni fisiche e chimiche.
Ho desiderato a lungo porre fine alla mia solitudine, e alla fine ciò è accaduto. La mia essenza vitale era troppa perché la contenessi tutta: è sgusciata in quelle pozze d’acqua neonate, dove le fertili molecole ristagnavano in attesa di ricevere la vita.
I semi della mia anima hanno attecchito così facilmente!
E allora sono rimasta a contemplare la moltiplicazione di quella vita. Man mano la materia si autoplasmava in forme sempre più complesse. Ho lasciato che sciamassero sopra di me colonizzando i mari e poi le terre emerse, i cieli, le grotte, i ghiacciai.
Come potrei esprimere la bellezza di quel processo di diversificazione in una miriade di forme? E tutto ciò era tanto più bello quanto più serrata e accanita si faceva la lotta per la sopravvivenza. Dall’alto della mia lunga vecchiaia mi domandavo come potessero simili esserini così fragili spendere tante energie per perpetrare la propria progenie. Fino a che punto erano consapevoli di condannarla a ripetere la stessa esistenza breve e grama?
A un certo punto, sono arrivati i parassiti bipedi. Non è stata una cosa improvvisa, così come nulla è stato davvero improvviso nella mia lunga vita.
Inizialmente non erano diversi da qualsiasi altra creatura avesse visto la luce su di me. Sciamarono sulla mia pelle, innocue come tutti coloro che le avevano precedute. Anzi, devo ammettere che il loro cammino mi venne presto a noia: era interessante vederli impegnarsi e penare, penare, penare per sopravvivere come ogni altra specie; ma quando per loro divenne troppo facile prendere il sopravvento sulle altre creature e valicare i limiti che la natura aveva loro imposto, non ci fu più gusto.
Li sottovalutai anche allora. E mi sbagliai. Dapprima piccole punture, poi divennero fitte di dolore. Provai per la prima volta una sensazione che avevo visto miliardi di volte sui volti delle piccole creature che popolavano il mio corpo, ma che non avevo mai sperimentato. I parassiti perforarono la mia pelle, riversarono le proprie sozzure nelle mie vene, mescolarono veleni al mio fiato.
Sopportai, e sopporto ancora. D’altronde un’entità grande e grossa come me non deve abbassarsi al livello di simili omuncoli, vero?
Di tanto in tanto, gli spasmi sono così forti che devo contorcermi, eruttare il mio dolore, e allora qualche migliaio di quei parassiti muore; ma poi torna la calma, e mi illudo che possano capire quanto preziosa sia la loro vita, ma immancabilmente ripetono gli stessi errori.
Ho visto una lunga esistenza. Sono un piccolo, vecchio mondo sconquassato. Esisto perché so di esistere. Da tempo immemore.
Ma per quanto ancora?

Marco Daniele



Avatar utente
antico
Messaggi: 7171

Re: La prospettiva di Gaia

Messaggio#2 » lunedì 18 gennaio 2021, 23:51

Ciao Marco e benvenuto nell'Arena! Caratteri e tempo ok, buona SPECULARIA EDITION! Ps: se ancora non ci sei, ti consiglio di entrare nel gruppo fb di Minuti Contati ;)

Daniel Travis
Messaggi: 443
Contatta:

Re: La prospettiva di Gaia

Messaggio#3 » martedì 19 gennaio 2021, 13:18

Un buon testo che soffre un po' per la scelta di una cornice narrativa abusata.

Punti deboli: la Terra viva e sofferente, come monito per la scellerata umanità, è complicata da gestire perché ripetuta così tanto da appesantire di banalità anche un prodotto altrimenti originale.

Punti di forza: diverse scelte espressive sono eccellenti, vedi la serie di sensazioni nella prima parte, quasi ritualistica nell'esposizione.
C'è una vena né gentile né indifferente nella tua Gaia, un "Chissà se sanno che li ho condannati a un'agonia destinata a spegnersi nel buio", che accende parte del testo, se non di unicità, perlomeno di una decisione inusuale. Mi piacerebbe vederla più sviluppata.

Al di là di commenti e classifiche, sono curioso riguardo la tua interpetazione del tema: l'umanità come riflesso di sé sottovalutato da Gaia, o qualcosa che mi è sfuggito?
Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.

Avatar utente
VecchioCallagan
Messaggi: 15

Re: La prospettiva di Gaia

Messaggio#4 » martedì 19 gennaio 2021, 16:11

Caro Marco, credo tu ti sia messo il bastone tra le ruote due volte: umanizzare qualcosa di non umano è sempre mooolto rischioso; dar voce al pianeta Terra falcidiato dall'essere umano è un tema (come ti hanno già fatto notare) abusato. Per quanto dunque possa riconoscerti di avere una buona scrittura e di aver anche disegnato delle immagini belle e interessanti (e inquietanti), questo purtroppo non basta. Il risultato è un racconto "telefonato", una "lamentela" del pianeta Terra che, ormai, stanca il lettore d'oggi.
Personalmente, dovendo fare lo sforzo di prendere come verosimile una riflessione del genere fatta dal mio Pianeta, ho grosse difficoltà. Per caso, ho in lettura "Sapiens. Da animali a dèi" di YN Harari che si apre con una Cronologia che qui calza a pennello:


ANNI FA
13,5 miliardi Appaiono materia ed energia. Inizio della fisica. Appaiono atomi e molecole. Inizio della chimica.
4,5 miliardi Formazione del pianeta terra
[...]
2 milioni Gli umani si diffondono dall'Africa all'Eurasia. Evoluzione di specie umane diverse.
200.000 Homo Sapiens si evolve nell'Africa orientale
500 Rivoluzione scientifica. L'umanità ammette la propria ignoranza e comincia ad acquisire un potere senza precedenti.

Quindi, immagina: leggendo il tuo racconto io ho pensato "cosa sono poche centinaia d'anni in confronto ai miliardi di anni che conta il pianeta Terra?", e poi "l'uomo non sta mettendo in pericolo la vita della Terra, ma la sua esistenza sul pianeta Terra".

Anche per questi motivi ho trovato il racconto un poco ingenuo.
Conta inoltre che un essere (?) di 4,5 miliardi di anni non ha la percezione del tempo di un uomo (cosa che invece si evince dal tuo racconto).

Il consiglio che mi sento di darti, se mai vorrai prenderlo in considerazione e se mai vorrai ritornare su questo racconto, è quello di disumanizzare il protagonista ed evitare di cadere nella trappola della facile e fallace retorica. Credo tu sia in pieno possesso di tutti i mezzi per riuscirci.

Spero di rileggerti presto

Avatar utente
Stefano Impellitteri
Messaggi: 94

Re: La prospettiva di Gaia

Messaggio#5 » giovedì 21 gennaio 2021, 1:11

Ciao Marcod, molto piacere.
Il tuo è un testo che fatico a giudicare con obiettività. Lo stile è molto ricercato e ampolloso, non è di per sé un errore, solo non trova i miei gusti. Il tema trattato è senza dubbio abusato, per fare la differenza su questo argomento serve una idea tremenda, il monologo interiore della madre terra che si racconta penso non lo sia. Non riesco a empatizzare con lei, e nemmeno con l’uomo che prende il ruolo dell’antagonista, in pratica non riesco a empatizzare. Questo pezzo forse può essere apprezzato da un pubblico più rivolto alla poesia, purtroppo non trova il mio gusto. Soprattutto, io penso che il tema richiesto sia proprio lontano.
Mi dispiace, spero comunque di rileggerti. :)

Avatar utente
Proelium
Messaggi: 293
Contatta:

Re: La prospettiva di Gaia

Messaggio#6 » giovedì 21 gennaio 2021, 12:03

Ciao Marco,
piacere di leggerti e, se sei appena arrivato, benvenuto su MC.
A differenza di chi mi ha preceduto, ho letto il tuo testo volentieri. Lo stile non era così ampolloso, almeno per me; certo la sintassi è pesante, va sicuramente resa più agevole spezzando i periodi e sfrondando gli aggettivi.
Ho comunque apprezzato lo sforzo di sottrarre il monologo al muro di testo.
Tema preso con onore, ma anche con tutti le asperità del caso: sproporzione tra contenuto e caratteri a disposizione, prevedibilità della vicenda, ambientalismo rispettabile ma un po' ingenuo nella stesura.
Ti va comunque riconosciuta la proprietà lessicale e una piacevole vena lirica. Non tutti la apprezzano, ma almeno con me caschi bene.
Un consiglio? Quando stai per scrivere, pensa ai destinatari del testo. Questo è il tipo di racconto sensibilizzante che non sfigurerebbe in un'antologia di scuola media, o simili. Non perché sia infantile, ma perché più affine alla sua vocazione. Qui nell'Arena si è un po' bischeri, dovrai farci il callo ;)

Alla prossima sfida, buona Edition!

Francesco

Avatar utente
Hayà
Messaggi: 79

Re: La prospettiva di Gaia

Messaggio#7 » venerdì 22 gennaio 2021, 14:48

Ciao Marco, è un piacere leggerti.

Mi trovo un po’ in difficoltà a giudicare questo testo.

Voglio partire dalle note positive: lo stile l’ho trovato buono e traspare una certa padronanza dell’argomento dalla tua parte, il che è sempre una cosa positiva.
Però – e qui vado un po’ sul soggettivo, lo ammetto – anche se lo stile mi è piaciuto, il registro usato nella prima parte mi è sembrato troppo preciso e scientifico per la narrazione. Mi riferisco in particolare alle frasi come “Nella densa coltre di anidride carbonica e vapore acqueo che fasciava la mia pelle neonata, ho iniziato a percepirmi” e "Mulinavo senza sosta in una danza cosmica condotta secondo arcane geometrie siderali" dove non ho avuto l’impressione di un “pianeta” che parlava.
Sopratutto perché dopo c’è la frase “I semi della mia anima hanno attecchito così facilmente!” che va a toccare un lato “immateriale”, in contrasto con quello fisico e scientifico delineato prima.

Però, su questo dettaglio potrebbe essere un bias mio, lo ammetto. Ma volevo comunque farlo presente :)

Detto questo, vorrei anche esprimere il mio dubbio riguardante il tema: temo di non averlo colto.

Ho letto gli altri commenti e voglio dire che l’idea di fondo mi è piaciuta. Sarà anche abusata, ma mi fa sempre piacere leggere diversi “take” di un’idea.

Per concludere: lo stile mi è piaciuto e l’idea anche, però ho dubbi sul tema e sul registro utilizzato.

Avatar utente
Andrea Lauro
Messaggi: 596

Re: La prospettiva di Gaia

Messaggio#8 » domenica 24 gennaio 2021, 7:49

Ciao Marcod e benvenuto nell’arena.
Il racconto in stile cosmogonia nasconde un terribile vulnus: non costruisce empatia con il lettore. Hai cercato di caratterizzare la personalità di un mondo che prende coscienza di sé; hai tentato di affibbiargli una mentalità antropomorfa (solitudine, sofferenza), ma è uno sforzo che non ripaga. Ne ho letti diversi di questo stampo: se non hai l’uomo, non avrai il lettore. Si perde in partenza, perché quello che desideriamo è immedesimarci. Sapere che la vita del protagonista è come la nostra, pure quando si parla di supereroi, pure quando si parla di cattivi. Vogliamo che le scelte di vita del protagonista siano conflittuali al punto da renderci tutti uguali.
A presto, buona edition
andrea

Avatar utente
Emiliano Maramonte
Messaggi: 1034
Contatta:

Re: La prospettiva di Gaia

Messaggio#9 » domenica 24 gennaio 2021, 12:30

Ciao Marco! E' la prima volta che ti leggo. Benvenuto a MC!
Ecco un buon testo didattico, che non sfigurerebbe in un libro scolastico. Viene esposta la genesi del nostro pianeta, con tutto quello che ne consegue. Ma non c'è altro, purtroppo. Il colpo di grazia il lettore lo riceve ancor prima di cominciare la lettura, ossia con il titolo: "La prospettiva di Gaia". Si capisce all'istante che parlerai molto probabilmente di eventi occorsi alla Terra. E dalle prime righe si afferrano anche il registro e la tipologia del racconto. E allora si resta poco pazienti in attesa che arrivi la conclusione con la terribile sensazione di un "già visto", "già sentito". Mi vengono in mente quei documentari su Focus o Discovery Channel dove viene mostrato il nostro pianeta martoriato dalle eruzioni vulcaniche, e poi gli oceani, e poi i primi esseri striscianti... Alla lunga stancano.
Il punto è che ho intravisto una padronanza tecnica e una perizia narrativa notevoli; se le avessi poste al servizio di una struttura narrativa più "canonica", con un vero personaggio, con una vera vicenda, con un conflitto, sarebbe venuto fuori un ottimo pezzo.
Ti consiglio inoltre di non abbondare con gli aggettivi ("arcane geometrie siderali", et similia...): è una "bacchettata" che mi hanno dato nella scorsa Edition, e ne sto facendo tesoro. La lettura dev'essere un processo di acquisizione di input e stimoli semplice, non pesante e frustrante.
Non so neanche se il tema sia preso o no e questo penalizza ulteriormente la tua prova.
Al prossimo giro, prova a gettarti nella mischia con una storia e vedrai che tutto andrà meglio (i mezzi ce l'hai!).

In bocca al lupo!
Emiliano.

Edoardo Foresti
Messaggi: 132

Re: La prospettiva di Gaia

Messaggio#10 » domenica 24 gennaio 2021, 20:08

Ciao Marco, e benvenuto su MC! Spero che il mio personale commento possa risultarti utile.
Hai scritto un racconto che, nonostante il sapore lirico e la ricercatezza lessicale, non è riuscito a colpirmi del tutto.
Mi spiego meglio: c'è da dire che il tuo stile, per alcuni fin troppo ampolloso, dà un certo tono a un'entità come il pianeta Terra, un tono austero che trovo si addica al contesto. Anche il ritmo delle frasi è ben dosato e la prima parte in particolare ha una musicalità ben riuscita.
Purtroppo, però, il problema sta a monte e va a inficiare sulla lettura. La costruzione di empatia verso un'entità non umana è una questione complessa e difficile da gestire in soli 4k caratteri, in primis. A questa fonte di distacco tra pov e lettore trovo si aggiunga la narrazione "a posteriori", un racconto non nel "qui e ora", ma proposto a posteriori diventando un secondo "filtro" tra storia e lettore.
Al netto di queste considerazioni, ho avvertito una voce particolare e ben definita. Sono sicuro che, se dovessi rileggerti, troverò sempre meno queste problematiche tecniche e una valorizzazione degli elementi più personali presenti nei tuoi racconti.
A presto!

alexandra.fischer
Messaggi: 2862

Re: La prospettiva di Gaia

Messaggio#11 » lunedì 25 gennaio 2021, 19:43

LA PROSPETTIVA DI GAIA di Marcod Tema centrato in modo originale. La Gaia della tua storia non è altro che la Terra, che ripercorre la propria nascita e la propria evoluzione, dalla quale è scaturita la vita. Punti forza: buona la forma. Trovo giusto il linguaggio solenne con il quale la Terra analizza prima se stessa, poi gli elementi che la compongono, la sua posizione nel sistema solare, dove, rispecchiandosi in altri pianeti, vede la sua unicità. Infine, si rispecchia nell’Uomo, sempre immerso negli stessi errori, gravi al punto da arrivare ad avvelenarla. E allora, lei si è difesa come ha potuto. E vede la sua esistenza lunghissima come qualcosa che per ora sta durando.
Punto debole: in caso di vittoria, ti rimangono però poche strade. Una che io prenderei, per continuare il racconto, sarebbe di introdurre un personaggio, nello stile del “Dialogo fra la Natura e un islandese” di Leopardi, perché non essendoci personaggi e poca azione, mi pare l’unica possibile. A meno che, visto che l’hai personificata, tu non scelga la strada di farla interagire con un’Intelligenza Artificiale che intende riparare al suo attacco per difendersi.

Avatar utente
antico
Messaggi: 7171

Re: La prospettiva di Gaia

Messaggio#12 » venerdì 29 gennaio 2021, 14:06

Le idee sono già tutte state utilizzate (o perlomeno la magior parte) e allora a fare la differenza è il come vengono esposte. Il problema qui è che il racconto è imperniato su un'idea tra le più sfruttate soprattutto e non aggiunge molto, pur essendo scritto bene e piacevole alla lettura. In più, come ti ha fatto notare il Vecchiocallaghan, tendi a sovradimensionare l'uomo dandogli più spazio di quello che merita per una Terra che ha vissuto crisi anche ben peggiori di quella attuale (che crisi, semmai, è per l'uomo stesso che vede modificarsi le condizioni che gli sono necessarie per vivere quando le stesse non sono mai state date per certe e assolute nella storia e anzi si sono verificate in contemporanea con l'adattamento della nostra specie). Tema ben trattato. Per me un pollice ni che tende verso il positivo per il bello stile che dimostri.

Torna a “149° Edizione - Specularia Edition - la Quinta dell'Ottava Era (Gennaio 2021)”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 5 ospiti