L'Appeso

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SilviaCasabianca
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L'Appeso

Messaggio#1 » martedì 19 gennaio 2021, 0:14

Quando la mamma e il papà cominciarono a discutere con animo, Matilde sentì come se la sua pancia prendesse fuoco. Arrivava sempre quella domenica. Matilde lo sapeva e si fidava dei copioni della vita, perché tutto nella sua vita aveva un copione che si ripeteva ciclicamente.
Corse e pianse, pianse e corse per tutto il Luna Park. Sgattaiolò, con quelle zampette da giunco, fra le torri gemelle e la ruota panoramica, tra il chioschetto dei gelati e la pesca fortunata. Restò inerme alla svampa di arrosticini, però poi le venne un po' da vomitare quando questo odore si mescolò a quello di zucchero filato. Una grande nausea accentuata dai nuvolotti bianchi, troppo simili a quello zucchero filato all'odore di carne appena scottata. Fino a quando non andò a sbattere il muso contro una piccola tenda, double-face di colore viola e dorato come certi incarti di caramelle. Il drappo della tenda si confuse con quello della gonna di una signora in ghingheri e monili. Dalla tasca cadde una carta a terra, con la figura ben rivolta verso l’alto.
Matilde si bloccò un attimo, come intontita dallo scontro con la cartomante. Portò la mano sulla fronte a massaggiarsi quello che poche ore dopo si sarebbe manifestato come un bernoccolo. Quando hai dieci anni però, hai ancora il dono di scordarti presto della disperazione.
Matilde si chinò e raccolse la carta.
“Signora, ha perso questa figurina” disse alla donna.
Si voltò: sulla faccia le grinze di un vissuto intenso, sugli occhi lo scintillio di chi cerca la verità, a suo modo.
La donna lanciò uno sguardo al tarocco, poi lo posò su Matilde alzando un sopracciglio.
“L’appeso” disse annuendo. “ Bah. Tienila pure ragazza. Quando le carte saltano via come grilli, è perché hanno urgenza di dirti qualcosa”. spiegò.
Matilde ripulì la carta dal fango. Non le dispiaceva affatto portarsi a casa un regalo.
“E cosa vuole dirmi?” domandò catturata dalla scoperta che figure di carta potessero prendere simili iniziative.
“Devi vedere le cose che ti preoccupano da una prospettiva diversa.”
“E che cos’è una prospettiva?”
“Così come le vede lui: l’appeso” disse ticchettando l’unghia finta su quell'omino in calzamaglia rossa, capovolto da un lazzo alla caviglia e con un grande sole attorno alla testa.
“insomma un modo opposto di vedere le cose” aggiunse.

Dopo cena, come in qualsiasi copione che si rispetti, il torpore dei termosifoni e il chiacchiericcio alla televisione non lasciavano presagire l'improvviso tuono che avrebbe mandato in vacca la serata. L’amore uscì dalla porta, scacciato via da schiaffi, corde vocali spezzate in due da urla indemoniate e maledizioni. Quando i genitori di Matilde cominciavano a litigare, lei non sapeva mai su cosa stessero battibeccando. Si perdeva nel tentativo di decifrare parole come soldi - banche - debiti e cassa integrazione.
Si sedette sulle scale e stando bene attenta a reggersi sul parapetto, allungò le gambe verso l’alto, poggiando la testa su di un cuscino e allungando i piedi in su, direzione secondo piano. Fra la scala e il corrimano infilò la testolina. I capelli corvini penzolavano come ali di pipistrello.
La posizione dell’appeso, da cui guardare quell’amore perdersi e tornare, da cui assistere alla trasformazione di quei suoi eroi in antagonisti l’uno per l’altro. Il papà, con i piedi attaccati al soffitto muoveva le braccia verso il pavimento come un’acrobata che sta per fare una giravolta. La mamma aveva gli angoli della bocca stirati verso l’alto, in un ebete sorrisone. La lampadina di design si ergeva al cielo, come un palloncino spinto in alto dall’aria. I menti delle facce erano nasi di creature del mare e le sedie decorazioni da soffitto.
Matilde pensò “in un mondo così non ci si potrebbe neanche sedere, tutti dovremmo volare!”. Piano piano le urla divennero il suono delle onde che si infrangono sul mare, la testa le sembrò comprimersi e vibrare e poi cadde in un sonno profondo.
Quel sorriso con cui si addormentò Matilde, a sua madre sembrò tanto un ghigno triste da cartone animato su quella faccia a testa in giù. Non poté che rispecchiare il suo dolore.
Ultima modifica di SilviaCasabianca il martedì 19 gennaio 2021, 0:25, modificato 1 volta in totale.



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antico
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Re: L'Appeso

Messaggio#2 » martedì 19 gennaio 2021, 0:18

Ciao Silvia e benvenuta nell'Arena! Caratteri e tempo ok, buona SPECULARIA EDITION! Ps: se ancora non ci sei, ti consiglio di entrare nel gruppo fb di Minuti Contati ;)

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maurizio.ferrero
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Re: L'Appeso

Messaggio#3 » mercoledì 20 gennaio 2021, 14:55

Ciao Silvia, e benvenuta tra noi! :)

Il tuo racconto è ricco di sentimento e la storia presentata presenta un buon filo conduttore, se visto dagli occhi della bambina protagonista. Mi sfuggono alcuni dettagli (tipo la bambina che all'inizio fugge nel luna-park, dove non si è capito come sia arrivata; probabilmente si trovava lì con i suoi, ma poi non c'è nessun dettaglio che faccia intuire che l'abbiano cercata).
Gli elementi descrittivi che sottoponi sono ricchi di fascino, e giochi bene sugli odori e sulle sensazioni visive.
Purtroppo, da un punto di vista più tecnico, lo stile utilizzato non è chiaro e questo problema rende tutto il racconto piuttosto pesante. Nella stessa scena passi a utilizzare un narratore onnisciente (es. "Si voltò: sulla faccia le grinze di un vissuto intenso, sugli occhi lo scintillio di chi cerca la verità, a suo modo." qui sei chiaramente tu che parli, non può essere un pensiero della bambina) a uno più focalizzato sul personaggio ("Matilde ripulì la carta dal fango. Non le dispiaceva affatto portarsi a casa un regalo."). Se avessi tenuto il PDV focalizzato su quello di Matilde la narrazione ne avrebbe senza dubbio giovato, anche se rappresentare bambini piccoli coerentemente risulta sempre molto difficoltoso.
Il tema è rispettato, anche se devo confessare che ci ho messo più di una lettura a vederlo. Lo specchio simbolico rappresentato dall'Appeso, la soluzione ai problemi di Matilde, è più vicina di quanto sembri a una prima vista.

A presto!

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SilviaCasabianca
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Re: L'Appeso

Messaggio#4 » mercoledì 20 gennaio 2021, 17:00

Ciao Maurizio!!

Ti ringrazio innanzi tutto per aver rotto il ghiaccio su questa mia prima prova!

I leganti che ti sfuggono risentono, aimè, di una scelta considerata in poco tempo. Quella di operare dei veri e propri tagli nel racconto. Pensavo così di rientrare nel numero di caratteri massimale e contemporaneamente di alleggerire la storia, togliendo pezzi di narrazione ininfluenti ai fini della premessa.
Evidentemente la scelta ha un po' fallito in questo senso. Rileggendola a me tornava tutto, ma evidentemente per un lettore al primo approccio col testo non è così. Questo è probabilmente qualcosa su cui devo lavorare. Se metto troppo, risulto pesante. Se taglio, il lettore si perde. Mi manca capire la misura in questo senso.

Comunque a carattere informativo, quello che intuisci è corretto: Matilde va al Luna Park con i genitori. Loro cominciano a discutere e lei reagisce molto male scappando via. Nell'arco del pomeriggio Matilde viene ritrovata e tornano a casa senza particolari conseguenze per il comportamento della bambina. Tutto anzi sembra essersi rasserenato, se non che la sera il copione torna.

Riguardo al PVD capisco cosa intendi ma come dici tu restare coerente col pensiero di una bambina di 10 anni sarebbe stato un po' complicato, quindi ho più considerato il narratore onnisciente, però, e hai ragione, nel farlo poi mi è venuto spontaneo più volte immergermi dentro il personaggio "telecamera" appunto, e questo ha portato incoerenza.

Ad ogni modo, di nuovo grazie!
Ultima modifica di SilviaCasabianca il giovedì 21 gennaio 2021, 10:37, modificato 1 volta in totale.

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MatteoMantoani
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Re: L'Appeso

Messaggio#5 » mercoledì 20 gennaio 2021, 18:35

Ciao Silvia, piacere di leggerti e benvenuta su Minuti Contati. Ecco il mio commento al tuo pezzo.

Prime Impressioni. La prima cosa che ho notato, è il tuo stile, cui cambierei qualcosina. Per il resto la trama mi è piaciuta, col ribaltamento della prospettiva creata da Matilde che si appende alla scala, che rivela il suo stato d’animo rispetto alla sua situazione famigliare (la bocca che diventa triste, dimmi se ho colto il succo)

Aderenza al tema. Il ribaltamento rimanda alla riflessione dello specchio, ma per quanto mi sforzi fatico a trovare riferimenti agli oggetti lontani/vicini. Forse sono i problemi famigliari, che paiono cose lontane, o che Matilde tende ad allontanare, ma in realtà sono cose che la riguardano, come scandito dal cambio della sua espressione data dalla prospettiva. Dimmi che ne pensi.

Punti di miglioramento. Al di là della trama, che mi è piaciuta, ti consiglierei di iniziare a prendere in mano le tecniche narrative dello show don’t tell (in questo forum le tecniche in questione stanno spopolando, e spesso e volentieri chi arriva a buone posizioni le usa ad ampie mani nei suoi racconti).
Ti porto un esempio di qualche frase che secondo me, al di là dell’uso del mostrato/raccontato, cambierei ad ogni modo: Quando hai dieci anni però, hai ancora il dono di scordarti presto della disperazione. Questa frase non è un pensiero di Matilde, ma proprio un’intromissione dell’autore. Frasi del genere sono spesso causa di una rottura dell’immersione, cioè sottolineano al lettore che sta leggendo una storia, scritta da qualcuno, e l’illusione di vivere una vicenda in prima persona nei panni dei personaggi si rompe.

Punti forti. Il rimando a una realtà famigliare turbolenta, le ansie di una ragazzina che vive in prima persona i litigi dei suoi genitori, e il risveglio della madre dopo la follia di appendersi per i piedi di Matilde, sono ottime idee che se ben sviluppate possono condurti a scrivere una storia veramente coinvolgente. Il lettore prova empatia per Matilde, percepisce le sue sofferenze e vuole anche lui trovare una soluzione ai suoi bisogni.

Conclusioni. Bella la storia, bella l’idea. Non trovo tutti i riferimenti al tema della gara, ma magari qui aiutami tu. In generale, se avessi usato una narrazione un pochino più indirizzata all’immersione del lettore, avrei apprezzato il pezzo molto di più. Insomma: a mio parere le basi ci sono, adesso puoi solo giovare dallo studio delle tecniche narrative che porteranno vero lustro alle tue storie. Se invece sai già di cosa parlo, allora chiedo venia.
Naturalmente, l’uso del raccontato vs mostrato è uno dei temi caldi che affrontiamo nelle nostre discussioni, e i miei sono solo pareri personali, tu puoi tranquillamente sentirti soddisfatta del tuo lavoro, e continuare così. Buona fortuna!

Andrea J. Leonardi
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Re: L'Appeso

Messaggio#6 » giovedì 21 gennaio 2021, 17:28

Ciao Silvia, piacere di leggerti.

Ti lascio i miei commenti da novizio del forum.

Tema. Da solo non sono riuscito a percepire il tema dello specchio. Ho letto nei commenti un’interpretazione secondo cui la carta è lo specchio, è forse può aver senso pensare che, malgrado l’immagine sia fissa, basta l’idea che l’osservatore vede sé stesso nel significato della carta per renderlo uno specchio. Da qui, la vicinanza segue subito. Il fatto che io non l’abbia capito da solo, non implica che non sia presente e coerente; considerando anche l’invito di ampliare il tema ed interpretarlo in maniera libera, lo valuto positivamente.

Trama. La “sottotrama” è ben chiara: due genitori che litigano parecchio, e di ciò ne risente la figlia. Per quanto riguarda la trama effettiva, ci sono un paio di salti di scena che lasciano il dubbio su quando e dove stia accadendo tutto, il tutto trasmette un’idea di fatti isolati che avvengono un po’ sospesi nel vuoto. In generale, avresti potuto renderla più chiara ma l’idea mi sembra valida.

Stile. Uno stile che mantiene le distanze dalla vicenda e permette di sfiorare ciò che accade, lasciando più spazio al pensiero. Ti propongo due consigli specifici che, durante le letture, mi sono venuti in mente:
    - Un punto di vista più forte, ad esempio: “Matilde si bloccò un attimo, come intontita dallo scontro con la cartomante donna” – Il lettore lo capisce (o lo capirà a breve) che la donna è una cartomante, ma Matilde sembra non conoscere questo nome. Un’alternativa economica (in chiave Minuti Contati) potrebbe anche essere di fermarsi dopo “scontro”, senza specificare con chi è avvenuto perché tanto sappiamo lo sappiamo già. Aiuta a eliminare la sensazione di narratore onnisciente (a meno che non fosse tua idea volerlo usare).
    - Dire, spiegare, annuire, spesso accompagnati da azioni al gerundio, rallentano la lettura. Prova a trasformare il gerundio in un’azione che meglio accompagna il dialogo:
      o “L’appeso” disse annuendo Annuì.
      o Spiegò potresti eliminarlo senza perdere nulla.
      o “E cosa vuole dirmi?” domandò catturata dalla scoperta che Davvero figure di carta potessero potevano prendere simili iniziative?
      o disse ticchettando ticchettò l’unghia finta su quell'omino

Generale. Lo trovato la lettura un po’ pesante dal punto di vista tecnico. Dal punto di vista contenutistico, la definirei invece ricca.

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SilviaCasabianca
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Re: L'Appeso

Messaggio#7 » giovedì 21 gennaio 2021, 17:38

MentisKarakorum ha scritto:Ciao Silvia, piacere di leggerti e benvenuta su Minuti Contati. Ecco il mio commento al tuo pezzo.

Prime Impressioni. La prima cosa che ho notato, è il tuo stile, cui cambierei qualcosina. Per il resto la trama mi è piaciuta, col ribaltamento della prospettiva creata da Matilde che si appende alla scala, che rivela il suo stato d’animo rispetto alla sua situazione famigliare (la bocca che diventa triste, dimmi se ho colto il succo)


Ciao!!
Allora innanzi tutto sono contenta ti sia piaciuta la trama. Ti chiedo subito: cosa cambieresti dello stile? Hai parlato piu avanti di lettura immersiva, mostrato e PVD. C'è qualche esempio specifico che vuoi portami? O altri elementi che non ti hanno convinto?

MentisKarakorum ha scritto: Aderenza al tema. Il ribaltamento rimanda alla riflessione dello specchio, ma per quanto mi sforzi fatico a trovare riferimenti agli oggetti lontani/vicini. Forse sono i problemi famigliari, che paiono cose lontane, o che Matilde tende ad allontanare, ma in realtà sono cose che la riguardano, come scandito dal cambio della sua espressione data dalla prospettiva. Dimmi che ne pensi.


il concetto è un po' contorto, mi rendo conto. Volendolo spiegare: la carta dell'appeso rappresenta un uomo appeso per i piedi che ha un sole attorno alla testa, come a voler dire: prova a vedere le cose da un punto di vista ribaltato e vedrai che tutto ti sembrerà più vicino, più "tuo". In pratica quando ti esce questa carta in un giro di cartomante, il messaggio è questo: Ti senti impotente, incapace di agire (legato)? Ok, è inutile che ora agisci. E' inutile che cerchi di rincorrere il problema, di avvicinarlo, di trovare una soluzione. E' necessario che tu ora rifletti (e tieni a mente il doppio senso di riflettere) sulla situazione. E' come dire: se ti allontani dal problema, invece di rincorrerlo, alla ricerca di risposte, vedrai che la soluzione che rincorri si avvicinerà di botto (tipo Maometto e la montagna). Quindi se cambi prospettiva, se rifletti (nel duplice significato) ti si illumina la testa, cioè risolvi il problema. Ora Matilde è una bambina, quindi paradossalmente nel suo non riflettere troppo sul significato arcano e metaforico della carta, prende alla lettera il consiglio. Si mette a testa in giu e tutto in effetti appare capovolto, quindi divertente, felice, adatto ad una bambina. La madre, d'altro canto, quando vede il sorriso di Matilde, essendo la bambina a testa in giù, vede un ghigno triste, perché "riflette" il suo proprio dolore e il suo proprio punto di vista! Diciamo che ho interpretato il tema in maniera molto metaforico-filosofica, però sai quando hai un'idea che ti preme e se non lo metti giù ti tormenta? :P Quindi ho voluto seguire l'intuizione. Magari a classifiche finite potrei prendere questo racconto e migliorarlo, se pensate che ci sia del valore!

MentisKarakorum ha scritto: Punti di miglioramento. Al di là della trama, che mi è piaciuta, ti consiglierei di iniziare a prendere in mano le tecniche narrative dello show don’t tell (in questo forum le tecniche in questione stanno spopolando, e spesso e volentieri chi arriva a buone posizioni le usa ad ampie mani nei suoi racconti).
Ti porto un esempio di qualche frase che secondo me, al di là dell’uso del mostrato/raccontato, cambierei ad ogni modo: Quando hai dieci anni però, hai ancora il dono di scordarti presto della disperazione. Questa frase non è un pensiero di Matilde, ma proprio un’intromissione dell’autore. Frasi del genere sono spesso causa di una rottura dell’immersione, cioè sottolineano al lettore che sta leggendo una storia, scritta da qualcuno, e l’illusione di vivere una vicenda in prima persona nei panni dei personaggi si rompe.

Punti forti. Il rimando a una realtà famigliare turbolenta, le ansie di una ragazzina che vive in prima persona i litigi dei suoi genitori, e il risveglio della madre dopo la follia di appendersi per i piedi di Matilde, sono ottime idee che se ben sviluppate possono condurti a scrivere una storia veramente coinvolgente. Il lettore prova empatia per Matilde, percepisce le sue sofferenze e vuole anche lui trovare una soluzione ai suoi bisogni.

Conclusioni. Bella la storia, bella l’idea. Non trovo tutti i riferimenti al tema della gara, ma magari qui aiutami tu. In generale, se avessi usato una narrazione un pochino più indirizzata all’immersione del lettore, avrei apprezzato il pezzo molto di più. Insomma: a mio parere le basi ci sono, adesso puoi solo giovare dallo studio delle tecniche narrative che porteranno vero lustro alle tue storie. Se invece sai già di cosa parlo, allora chiedo venia.
Naturalmente, l’uso del raccontato vs mostrato è uno dei temi caldi che affrontiamo nelle nostre discussioni, e i miei sono solo pareri personali, tu puoi tranquillamente sentirti soddisfatta del tuo lavoro, e continuare così. Buona fortuna!


Ti ringrazio per avermi fatto notare in maniera molto diretta, portando degli esempi, cos'è questa cosa della lettura immersiva e del PDV. Conosco le tecniche di cui parli ma solo in teoria, in effetti mi mancava metterle in pratica, e soprattutto avere qualcuno che mi dicesse: eh no, vedi? Qua hai sbagliato. Fase fondamentale per imparare una tecnica! Quindi ti ringrazio e...AHAHAHAH no, non mi sento affatto soddisfatta del mio lavoro. Il fatto che ho dovuto spiegare tutti i riferimenti al tema ti fa capire quanto io sia poco abituata a lavorare con un tot di tempo. Sicuramente potevano essere rese meglio con dei passaggi strategici. Spero comunque sia arrivato l'impegno, l'idea, il coraggio di provarci.

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Debora D
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Re: L'Appeso

Messaggio#8 » giovedì 21 gennaio 2021, 18:11

Ciao Silvia, piacere di leggerti.
L’idea mi è piaciuta e ho colto abbastanza bene il tema richiesto dalla sfida. La carta diventa lo specchio.
I punti di forza stanno in alcune immagini colorate, soprattutto nel momento in cui avviene l’incontro scontro con la cartomante.

Noto anche io l’intromissione del narratore esterno che non apprezzo in generale nei racconti. In questo caso soprattutto perché finisce per pasticciare dei tocchi davvero delicati e vividi che avevi raggiunto restando dentro Matilde.

Pure io sono una fautrice della narrativa immersiva, che ritengo davvero efficace, spero di farti piacere nell’indicarti alcune caratteristiche dello stile su cui lavorerei.
(Tutte le osservazioni che seguono si basano sull'assunto che io ritengo show don't tell e mostrato la via da seguire. Ovvio che qualcuno di opinione contraria direbbe diversamente.)

Vedo che hai una penna ricca, un’aggettivazione copiosa e una predilezione per la subordinazione. Il tutto porta a un risultato un poco barocco. Lo capisco perché sono partita da un gusto molto simile. Chi ha una proprietà lessicale e delle immagini potenti come le tue è come un grande fiume in piena e travolge il lettore.
Accompagnare il grande fiume con alcuni accorgimenti stilistici potrebbe aiutarti.
Immagina non solo l’effetto estetico della frase, ma anche ciò che accadrà nella mente del lettore durante l’esperienza di lettura.

Ti riporto alcune frasi e i ragionamenti che ho fatto.
Una grande nausea accentuata dai nuvolotti bianchi, troppo simili a quello zucchero filato all'odore di carne appena scottata.
quello che poche ore dopo si sarebbe manifestato come un bernoccolo

Questa è una frase sospesa priva di predicato seguita da un'altra frase introdotta da un pronome con addirittura un'anticipazione del futuro! Si comunica al lettore che arriverà un bernoccolo ore dopo. La cosa è utile per la fruizione? Concentrarsi sul dolore terrebbe il lettore presente e legato alla scena che avviene qui e ora. L'atto di Matilde di massaggiarsi è trasparente, lo possiamo immaginare. Il resto è autore che parla. Ma tutto potrebbe diventare fraseggio interiore del personaggio e rimanere ancorato al presente.

Dopo cena, come in qualsiasi copione che si rispetti, il torpore dei termosifoni e il chiacchiericcio alla televisione non lasciavano presagire l'improvviso tuono che avrebbe mandato in vacca la serata.
Non ho colto bene il significato, la frase è così articolata che per comprenderne bene la consecutio l'ho riletta tre volte. Potresti anche dire: "ma che razza di competenza di comprensione del testo hai?", ma noi siamo al servizio del lettore e il nostro obiettivo è farci capire anche da quelli che non hanno una competenza narrativa sopra la media.
Inoltre trovo, in modo del tutto soggettivo, che mandare in vacca sia una stonatura rispetto al resto del tono che hai tenuto.

Si voltò: sulla faccia le grinze di un vissuto intenso, sugli occhi lo scintillio di chi cerca la verità, a suo modo
Frasi come questa sono difficili da usufruire appieno. Creano una nebbia. Il lettore si ferma e dice: “che bella frase”, ma deve rileggerla per capirla e l’immagine nella sua mente è scomparsa. Insomma, così il narratore onnisciente dichiara che la donna è una che cerca la verità, non lo mostra lasciando che sia il lettore ad arrivarci. La sua dichiarazione non ci mostra il volto della donna.
Mi restano le grinze e uno scintillio. Ma cosa deve immaginare il lettore? Gli occhi sono scavati, lucidi di lacrime? Cosa significa per una bambina capire che questa donna cerca la verità a suo modo?

Dal punto di vista puramente formale noto due aspetti.
Il primo è la gestione del dialogo.
In questo caso:
Matilde si chinò e raccolse la carta.
“Signora, ha perso questa figurina” disse alla donna.

Usi il dialogue tag disse che è ridondante. Non ne abbiamo bisogno perché Matilde è l’ultimo personaggio in azione, perciò a lei sta il diritto di parola. Inoltre è lì con la donna e a chi altro dovrebbe parlare?
Basterebbe fare questo.
Matilde si chinò e raccolse la carta. “Signora, ha perso questa figurina”.
Trasformando quindi l’azione di Matilde in un beat per la battuta.

“ Bah. Tienila pure ragazza. Quando le carte saltano via come grilli, è perché hanno urgenza di dirti qualcosa”. spiegò.
Anche qui c’è ridondanza. Non abbiamo bisogni di sapere che la donna sta spiegando a Matilde dopo che lei ha effettivamente spiegato.

Il secondo elemento riguarda le subordinate temporali. Mi soffermo solo su quelle introdotte da Quando. Le usi sette volte in un racconto così breve. Questo, per me, rende monotono lo schema stilistico.

Conclusione: idea buona, tema centrato in modo figurato. La scrittura mostra una gran ricchezza lessicale. L’uso del punto di vista misto onnisciente/immersione rende un poco disarmonico il tutto.
Un inizio promettente, comunque.
Spero di averti incuriosito e di esserti stata utile. Il confronto fra noi vorrei fosse sempre il più sincero possibile.
E aggiungo che sto studiando narratologia e stile da un anno soltanto quindi prendi quello che dico come le parole di una appassionata che è ancora sull'irta strada del miglioramento.

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EricaMartelli
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Re: L'Appeso

Messaggio#9 » sabato 23 gennaio 2021, 16:49

Ciao Silvia, piacere di leggerti! Sono nuova, alla prima prova, quindi perdona un commento che non sara’ esaustivo come chi ha piu’ esperienza. Il tuo racconto l’ho letto volentieri, l’ho trovato semplice da seguire e con una trama chiara. Ho colto bene il tema dello specchio come ribaltamento/dualismo. Forse avrei sviluppato un po’ di piu’ la seconda parte del racconto, in particolare il finale, rispetto all’introduzione del tema del luna park iniziale (che capisco fosse necessaria a contestualizzare l’incontro con la zingara e l’apparizione della carta). In generale pero’ mi e’ piaciuto il ritmo narrativo, la logica dell’appeso spiegata dalla zingara in quel contesto e come sia riapparsa nel finale. Un piccolo appunto sull’introduzione: il fatto che la descrizione si incentri sull’esperienza del luna park della bambina crea un po’ l’illusione che il racconto vada da un’altra parte (e’ sola? Accompagnata? Scappata? Che fa al luna park?), ma poi non e’ cosi e sembra un po’ persa. Complimenti in ogni caso per un racconto davvero carino.

Giulio_Marchese
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Re: L'Appeso

Messaggio#10 » sabato 23 gennaio 2021, 17:48

Ciao Silvia, benvenuta.
Il tuo racconto non mi dispiace. In sostanza racconti un giorno tipico del ciclo infinito e che caratterizza la vita della piccola Matilde. Il racconto scorre fluido ma, secondo me, non colpisce nel segno a causa di una narrazione distaccata.

Punti di forza: La trama, nella sua semplicità, ci permette di capire in modo chiaro quello che accade. Alcune frasi sono evocative e fai un buon uso di immagini che arricchiscono il testo.

Punti deboli: La scelta del narratore onniscente ci tiene a distanza dagli eventi narrati, non si riesce ad empatizzare con la piccola protagonista perché non viviamo nei suoi panni. Ho letto commentatori che mi hanno preceduto e non sono assolutamente d'accordo con il discorso del pdv traballante. Il pdv è solido: solidamente fuori dalla storia che quindi ci viene raccontata anziché fatta vivere.

Come lo migliorerei: Mettendo il punto di vista fisso su Matilde. Certo, saltano alcune considerazioni del narratore esterno come ad esempio: "L’amore uscì dalla porta, scacciato via da schiaffi, corde vocali spezzate in due da urla indemoniate e maledizioni." Ma, secondo me, è un sacrificio di poco conto rispetto al vantaggio che, nello specifico, darebbe uno stile più focalizzato.

In conclusione un buon racconto inficiato solo dalla scelta di un narratore esterno un po' troppo invadente, tutto chiaro ma a livello emotivo arriva poco. Complimenti comunque, a rileggerci!

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MatteoMantoani
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Re: L'Appeso

Messaggio#11 » sabato 23 gennaio 2021, 18:16

Magari a classifiche finite potrei prendere questo racconto e migliorarlo, se pensate che ci sia del valore!

Assolutamente sì, puoi portare il tuo racconto al Laboratorio, applicare i nostri suggerimenti e di volta in volta migliorarlo. Il Laboratorio esiste per questo :) anche se è poco usato.
Se vuoi imparare a usare le tecniche di scrittura immersiva, c'è molto materiale in internet e qualcosa di cartaceo (io stesso sono sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo). Un manuale molto popolare e gratuito online è il manuale di Marco Carrara, alias Duca di Baionette (lo trovi googlandolo) e se vuoi esempi delle tecniche in tempo reale segui il canale di YouTube di Livio Gambarini.
Spero che queste risorse possano esserti utili.

Ti ringrazio per avermi fatto notare in maniera molto diretta, portando degli esempi, cos'è questa cosa della lettura immersiva e del PDV. Conosco le tecniche di cui parli ma solo in teoria, in effetti mi mancava metterle in pratica, e soprattutto avere qualcuno che mi dicesse: eh no, vedi? Qua hai sbagliato. Fase fondamentale per imparare una tecnica! Quindi ti ringrazio e...AHAHAHAH no, non mi sento affatto soddisfatta del mio lavoro. Il fatto che ho dovuto spiegare tutti i riferimenti al tema ti fa capire quanto io sia poco abituata a lavorare con un tot di tempo. Sicuramente potevano essere rese meglio con dei passaggi strategici. Spero comunque sia arrivato l'impegno, l'idea, il coraggio di provarci.

I miei sono solo pareri personali, e sinceramente sono io stesso molto scettico rispetto all'uso esclusivo delle tecniche di mostrato in un racconto (banalmente, i grandi scrittori sia italiani che americani hanno sviluppato un loro stile che spesso e volentieri rompe le regole). Però, al di là di disquisizioni filosofiche, è innegabile che la lettura di un lavoro di narrativa è molto più scorrevole e coinvolgente usandole. Quindi, il mio consiglio, è quello di imparare a padroneggiarle, tanto imparare qualcosa in più è solo una bella cosa. Dopo, la cosa più ardua sarà creare un tuo stile, che ti renda unica. Questa è la cosa che sto cercando di fare anche io, con alti e bassi.
In questo forum ci sono altre gare (La Sfida) che ti danno la possibilità di progettare il tuo racconto anche per un mese, eliminando tutti i problemi derivanti dalla fretta.
Spero che continuerai a farci leggere i tuoi lavori, e a giovare dalla lettura degli altri.

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Re: L'Appeso

Messaggio#12 » sabato 23 gennaio 2021, 21:08

Debora D ha scritto:... Vedo che hai una penna ricca, un’aggettivazione copiosa e una predilezione per la subordinazione. Il tutto porta a un risultato un poco barocco. Lo capisco perché sono partita da un gusto molto simile. Chi ha una proprietà lessicale e delle immagini potenti come le tue è come un grande fiume in piena e travolge il lettore.
Accompagnare il grande fiume con alcuni accorgimenti stilistici potrebbe aiutarti.
Immagina non solo l’effetto estetico della frase, ma anche ciò che accadrà nella mente del lettore durante l’esperienza di lettura.
...
Spero di averti incuriosito e di esserti stata utile. Il confronto fra noi vorrei fosse sempre il più sincero possibile.
E aggiungo che sto studiando narratologia e stile da un anno soltanto quindi prendi quello che dico come le parole di una appassionata che è ancora sull'irta strada del miglioramento.


Ciao Debora,
Ogni tua correzione è per me preziosa e proverò a farne tesoro! Hai colto in pieno il mio "dramma" di dover contenere una ricchezza di linguaggio e un bombardamento visionario di immagini. Non amo chi definisce la scrittura "un vomito di parole", e infatti cerco di tagliare moltissimo i miei testi, solo che normalmente riesco a farlo a mente lucida quando rileggo il giorno successivo. In questo caso la mia rilettura era troppo vicina alla prima bozza e dunque non avevo il giusto distacco, quello che ti regala uno sguardo quasi nuovo.
Hai assolutamente fatto bene ad essere sincera, non farti problemi e grazie!

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Re: L'Appeso

Messaggio#13 » domenica 24 gennaio 2021, 20:26

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Ultima modifica di SilviaCasabianca il domenica 24 gennaio 2021, 23:52, modificato 1 volta in totale.

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Re: L'Appeso

Messaggio#14 » domenica 24 gennaio 2021, 20:39

Andrea J. Leonardi ha scritto:...



Ciao Andrea, ho letto il tuo commento. Il tema dello specchio come avrai visto è stato spiegato in qualche commento precedente. Quanto al resto dei tuoi appunti, sono abbastanza d'accordo. Prendo infatti tutti i vostri suggerimenti come buoni e proverò a modificare il racconto e vedere come suona. Grazie!

EricaMartelli ha scritto:..Un piccolo appunto sull’introduzione: il fatto che la descrizione si incentri sull’esperienza del luna park della bambina crea un po’ l’illusione che il racconto vada da un’altra parte (e’ sola? Accompagnata? Scappata? Che fa al luna park?), ma poi non e’ cosi e sembra un po’ persa. Complimenti in ogni caso per un racconto davvero carino.


Ciao Erica,
Ti ringrazio di cuore per la tua valutazione super-positiva! Rispondendo al tuo dubbio, direi che sei molto perspicace perché si, hai colto in effetti un problema nella struttura, dovuto al fatto che all'inizio c'era un pezzo in più, dove veniva spiegata meglio la dinamica del litigio e dove c'era un'altra scena. Ho dovuto tagliarla perché sforavo coi caratteri e tutto sommato direi che non è stata una scelta malvagia. Solo che resta questa sensazione di taglio netto che potrebbe disturbare, in effetti. Avete ragione...

Giulio_Marchese ha scritto:... La scelta del narratore onnisciente ci tiene a distanza dagli eventi narrati, non si riesce ad empatizzare con la piccola protagonista perché non viviamo nei suoi panni. Ho letto commentatori che mi hanno preceduto e non sono assolutamente d'accordo con il discorso del pdv traballante. Il pdv è solido: solidamente fuori dalla storia che quindi ci viene raccontata anziché fatta vivere.

Come lo migliorerei: Mettendo il punto di vista fisso su Matilde...


Ciao Giulio, grazie innanzi tutto. Si diciamo che la scelta era quella di un narratore onnisciente, ma che guidasse movimenti e pensieri di Matilde, quindi con pdv fisso su di lei. Come tanti altri tu mi hai consigliato di puntare su altro, e va bene. Quello che mi chiedo però è: è un appunto che fate a questo tipo di racconto, oppure siete dell'idea che il narratore onnisciente sia sempre una scelta sbagliata? Questa domanda ovviamente non è solo per te, ma per tutti, e forse andrebbe approfondita altrove, però mi chiedo: è il male assoluto questo povero onnisciente, oppure c'è qualche situazione in cui lo salvereste?

Giulio_Marchese
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Re: L'Appeso

Messaggio#15 » lunedì 25 gennaio 2021, 8:38

è il male assoluto questo povero onnisciente, oppure c'è qualche situazione in cui lo salvereste?


Detta così sembra ci sia una regola fissa, mentre non esistono regole fisse ma principi da applicare per ottenere un certo risultato. Personalmente ritengo che ogni scelta possa essere valida se non è arbitraria, cioè se è argomentabile. "Per questo pezzo utilizzerò il narratore onnisciente perché..."
Poi, volendo fare qualche esempio, il narratore onnisciente si adatta bene alle storie di stampo comico, proprio perché tende a tenere il lettore a distanza e a ridurre l'empatia. Immagina di vivere le disavventure di Fantozzi dal suo punto di vista, sarebbero tutto fuorché divertenti. Oppure nelle fiabe, i bambini sono di per sé più empatici degli adulti, quindi un immersione troppo profonda potrebbe essere deleteria. In più se sono i genitori a raccontare (leggere) la storia è più naturale che questa sia narrata con una certa distanza e con un uso importante del raccontato (in contrapposizione al mostrato che amplifica l'immersione). Sono solo due esempi fatti con generi letterari, poi si può ragionare la scelta di opera in opera. Dipende molto dall'effetto che vogliamo creare. L'importante è che la scelta non sia casuale ma dettata da uno specifico ragionamento a monte. Per altro questo non vuol dire di per sé che la scelta sarà apprezzata dal lettore (o da tutti i lettori).
Tutto sto papello per dire: "dipende". Va ragionato da storia a storia; di solito nella narrativa moderna, che vuole far vivere una "vita alternativa" al lettore, il narratore onnisciente è in effetti il male. Ciò non significa che in una specifica opera, con uno specifico intento, non possa trovar spazio più che dignitosamente.
Questa è la mia opinione, in soldoni :)

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Pretorian
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Re: L'Appeso

Messaggio#16 » martedì 26 gennaio 2021, 23:24

Ciao Silvia e piacere di leggerti.
Un racconto malinconico, che mi ha colpito molto positivamente. A livello di stile, direi che ci stiamo avviando verso una terza persona immersiva, in cui esprimi le emozioni e i pensieri della protagonista sia tramite le sue azioni che tramite l'espicitazione diretta degli stessi. Si può scuramente fare di meglio: se posso darti un consiglio, cerca di "asciugare" quanto più possibile la narrativa, puntando quanto più possibile al pensiero mostrato, limitandoti a esplicare i pensieri quando ti permettono di dare una pennellata di colore in più. Limita fino a eliminare espressioni come "catturata dalla scoperta": non è qualcosa che si "vede", perciò meglio descrivere l'espressione allibita della bambina. Inoltre, ricorda che, una volta che segui un punto di vista, non puoi cambiarlo senza creare un nuovo paragrafo: per dire, nel finale, se ti sembra necessario passare al POV della madre, apri un paragrafo apposito, in modo che sia evidente questo passaggio.
A livello di storia, non c'è niente da aggiungere: è un racconto a mio giudizio valido, non eccezionale, ma che mi ha strappato un sorriso amaro.

Alla prossima!!

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Eugene Fitzherbert
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Re: L'Appeso

Messaggio#17 » mercoledì 27 gennaio 2021, 20:28

Ciao, SIlvia,
probabilmente è il primo racconto tuo che leggo. Benvenuta qui su minuticomtati.
Hai scelto di scrivere un racconto estremamente onirico, filtrato dal punto di vista di una bambina che cerca di venire a capo di una situazione più grande di lei e che non riesce a comprendere del tutto. La realtà drammatica colorata dagli occhi della bambina colpisce per l'attualità.
Ma al di là della tematica, dura come quella delle famiglie che si disgregano per motivi economici, c'è da tenere d'occhio anche la tua prosa. Purtroppo, alcuni passaggi sono oscuri: all'inizio c'è questo luna park comparso dal nulla, tanto che avevo pensato che fosse la figlia di qualche circense. D'altronde in questa parte c'è un buon uso delle percezioni multisensoriali.
La parte sottosopra è onirica e malinconica, ed è l'ultimo rifugio della bambina in cerca di serenità. Bella.

Mettendo insieme tutti i pro e i contro, posso dirti che a fronte di un bella idea, hai bisogno di un po' più di spazio per riuscire a far navigare il lettore in mezzo al mare di immagini che hai creato. Una riscrittura con un buon focus sulla protagonista potrebbe giovare: per focus sulla protagonista si intende che dovresti scrivere come se stessi vedendo tutto dagli occhi della ragazza, senza commentare né indulgere in aggiunte che verrebbero da un punto di vista esterno alla vicenda. In pratica, dovresti fare il doppio lavoro di pensare in prima persona e scrivere in terza. Perché non provi a compilare tutto in prima persona, per vedere come ne viene fuori? (Semplice suggerimento, niente di personale!)
Alla prossima.

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SilviaCasabianca
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Re: L'Appeso

Messaggio#18 » venerdì 29 gennaio 2021, 1:01

Ciao Pretorian
Rispondo al tuo feedback. Innanzi tutto grazie per le esternazioni positive. Si, ho molto da imparare e da mettere in pratica. Se ho capito bene il problema di "catturata dalla scoperta" è che spiega troppo, qualcosa che con un'espressione o forse già solo con la frase precedente era chiara nella mente del lettore.
Giusto l'appunto sul cambio di POV sulla madre! Non ci avevo pensato.

Ciao Eugene
Rispondo al tuo feedback. Ti ringrazio innanzi tutto per avermi letto. Quando ho iniziato a scrivere il racconto c'era una scena introduttiva, con Matilde, il suo entusiasmo, e i genitori. L'ho tagliata per una questione di caratteri. Ho pensato che non fosse importante spiegare l'antefatto. Far vedere direttamente Matilde che corre piangendo poteva essere più "asciutto". Evidentemente ho sbagliato valutazione. Quanto ai commenti sullo stile, focus ecc, è un appunto che mi hanno fatto tutti, quindi sicuramente è qualcosa che va cambiata. Spero di riuscire a migliorare in fretta. (figurati! le critiche vostre sono tutte costruttive, quindi grazie!).

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antico
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Re: L'Appeso

Messaggio#19 » mercoledì 3 febbraio 2021, 16:55

Vedo uno stile ancora acerbo, ma tanta voglia di imparare e questo è assolutamente positivo. Penso che uno studio della narrativa immersiva potrebbe aiutarti nel controllare la tua narrazione e qui puoi trovare molti spunti, ti consiglio di leggere soprattutto i commenti degli altri partecipanti perché dalle loro analisi ai vari testi puoi cominciare a disegnarti una mappa mentale e posizionare delle coordinate. Per passare al tuo racconto, un'idea che denota grande sensibilità, ma troppo spesso passi, appunto, dalla protagonista a note a margine e non dico che sia un errore, ma va fatto consapevolmente e non senza saperlo. C'è troppo stacco tra la prima parte e la seconda, soprattutto in termini di informazioni che arrivano al lettore perché, davvero, come ci sia finita la bambina in quel Luna Park rimane un mistero. Il tema è ben declinato, dopotutto. Direi un pollice tendente verso il positivo anche se al pelo e in classifica finisci dietro al parivalutato racconto di Nesler proprio per le incertezze che hai dimostrato. Ecco, Nesler può essere proprio uno degli autori da cui partire nell'analisi dei suoi commenti e t'invito a cercare sia quelli di questa edizione che di quelle recenti. Gli altri autori li scoprirari da te :)

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SilviaCasabianca
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Re: L'Appeso

Messaggio#20 » mercoledì 3 febbraio 2021, 22:33

Ciao Antico,
ti ringrazio dei tuoi consigli e del tempo che ti preso preso per leggermi e commentarmi.
Confesso che sono un po' scoraggiata da quanto prodotto, però magari, spero, fra qualche racconto riuscirò anche io a fare miglioramenti visibili.
Grazie ancora a tutti!

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